Ci sono dei giorni in cui senti quanto sia profonda l'incomprensione generale (eccettuati coloro che staranno leggendo questo post...per definizione), della gravità del problema di democrazia derivante dalla prolungata e profonda disapplicazione, pressocchè totale, della Costituzione (quella fondata espressamente e sistematicamente sul "diritto al lavoro", inteso come "piena occupazione", garantito come compito prioritario dalle istituzioni democratiche della Repubblica).
Una volta che il corpo sociale abbia passivamente accettato un sistema che rinviene le sue regole supreme, incidenti sulle vostre vite, in un trattato internazionale di natura economica, legittimando (nelle apparenze procedurali di "investitura", ormai però svincolate dai valori cardine che sono la sostanza costituzionale), l'autoapplicatività delle norme internazionali con prevalenza illimitata sui principi fondamentali della stessa Costituzione, una volta che ciò accada e si consolidi come prassi dell'azione di governo, il liberismo oligarchico può fare praticamente ciò che vuole.
E un simile meccanismo diverrà operante, d'ora in poi, per qualsiasi trattato economico che intenda (ri)modellare la struttura socio-economica italiana in funzione di interessi (privati) estranei a quelli considerati al vertice della scala di valori democratico-costituzionale: e questo perchè con l'adesione a Maastricht abbiamo varcato la soglia di "non ritorno" e ormai la Costituzione - nella sostanza, al di là delle procedure che appassionano i nostri media e la nostra politica- è divenuta, senza che il corpo sociale se ne sia reso conto, poco più che carta straccia.
Esattamente come se fossimo occupati militarmente dall'esercito di una potenza straniera che, certa del suo dominio, lasci in vita una struttura servente di autorità autoctone che rispondono strettamente ai suoi interessi.
Perciò, la sovranità (in questo caso) democratica è "sospesa" esattamente come nella parte finale della seconda guerra mondiale (anche se il mio amico Cesare Pozzi sostiene, con seri argomenti, che la nostra situazione assomiglia di più a quella del 1919-1922).
E questa notazione ci riporta all'ipotesi frattalica, la quale, come saprà chi ne segue gli aggiornamenti, è stata "shifted forward" di un anno rispetto alla formulazione iniziale.
Il fatto che sia stata spostata di un anno mi ha portato a verificare quale fosse l'argomento del blog esattamente un anno fa; così, per curiosità.
E, con grande soddisfazione predittivo-frattalica, ho realizzato che, esattamente il 23 febbraio di un anno fa, era un sabato, era iniziato il ciclo "Osservatorio PUD€- cronaca di un cetriolo annunciato". Ciclo che, guarda caso, riguardava il pensiero economico di Pier Carlo Padoan.
Da questa specifica serie di post - la cui lettura integrale consiglio per fare anche un opportuno inquadramento delle teorie economiche che ne risultano "classicamente" esposte-, riproduciamo degli estratti significativi della visione di Padoan, con relativi commenti:
"The
EU is right in seeking a sustainable correction of fiscal imbalances. A
critical aspect that requires stronger tools in this context is the
quality of consolidation programmes. These should be centred much more
on permanently lower growth of current public expenditures, efficiency
and growth-enhancing reform of entitlements (pensions), and unemployment
support schemes (active labour market policies). A strengthening of
relevant provisions in the Stability and Growth Pact legislative texts
before Council and Parliament seems in order.
Non
si torna indietro dalla strada della compressione dei bilanci statali.
Devono essere compresse le spese correnti del bilancio dello Stato. In
particolar modo le pensioni e i cosiddetti ammortizzatori sociali.
Niente di nuovo rispetto a quanto abbiamo visto sotto il precedente
governo che attraverso la riforma delle pensioni (ed il conseguente
fenomeno degli esodati) e la riforma del lavoro, ha contribuito ad
aumentare la disoccupazione
(http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2013-01-08/novembre-tasso-disoccupazione-giovanile-094206.shtml?uuid=AbaPtEIH)
ed il lavoro in nero (http://www.loccidentale.it/node/119776).
...To this effect a much stronger role must be played by structural reforms. There
is a need for labour-market reforms aimed at increasing flexibility
that would allow real wages to respond more efficiently to competitive
pressures. Increasing employment rates among women and young people can
add significantly to the labour force and strengthen potential output.
Flessibilità, flessibilità,
flessibilità, anche se I dati empirici dimostrano che non esista
correlazione tra maggiore flessibilità del lavoro e maggiore occupazione
(http://keynesblog.com/2012/02/10/aumentare-la-precarieta-del-lavoro-non-produce-occupazione/), o peggio ancora tra maggiore flessibilità e maggiore produttività del lavoro/crescita (http://www.aiel.it/bacheca/UDINE/free/Lucidi.pdf ) .
...Moreover,
services liberalisation can boost investment including in countries
where current-account surpluses reflect a low level of investment with
respect to savings, thus addressing the structural determinants of
external payment imbalances. By opening the services sector to
competition we would create enormous opportunities for domestic
investment and productivity increases, which would translate into higher
domestic incomes, as well as strengthen our industry with lower-cost
and higher-quality services. Critical in this context is the
liberalisation and full integration of energy markets, still fragmented
into closed national gardens and controlled by national monopolists
reaping hefty rents by imposing very high costs on industry and
consumers.
Liberalizzazione,
liberalizzazione, liberalizzazione (e privatizzazione) dei servizi
nazionali perchè questo dovrebbe riflettersi in maggiori investimenti e
maggiore produttività. Diciamo che l’esperienza italiana del settore
bancario, dei trasporti autostradali, energetico e telefonico dovrebbe
forse aver insegnato qualcosa (forse a loro no) (http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=590799&IDCategoria=2687 ).
A five-point strategy to ensure a good equilibrium
A
strategic response that will bring the Eurozone towards a good
equilibrium is based on five mutually reinforcing points (European
Commission 2011)1:
- Undertake credible economic adjustment in vulnerable member states.
- Establish an adequate firewall against contagion in sovereign-debt markets.
- Ensure that EU banks are sufficiently capitalised.
- Reform the framework for economic governance in the Eurozone.
- Implement policies to boost growth and address imbalances.
Substantial
progress is being made on all five elements, with a decisive
breakthrough achieved in the past three months. However, the pace of
implementation is not uniform and failure to make sufficient progress on
any single element – possibly motivated by complacency over recent
developments - would undermine the overall strategy. The possibility of
falling back towards a bad equilibrium is still uncomfortably high and
requires strong determination at the national level and high vigilance
by EU institutions.
- I
"credibili aggiustamenti economici" sono l'austerity fiscale e le
"riforme strutturali", essenzialmente tese a flessibilizzare il lavoro
con la diminuzione dei salari (acuendo la caduta della domanda interna
fino alla deindustralizzazione e vanificazione della ragione stessa
della pretesa "riforma risanatrice"..."desertificante");
- il "firewall" è la politica concordata (ESM) che addossando ulteriore indebitamento a carico di TUTTI INDIFFERENZIATAMENTE i paesi dell'euro zona,
acuirebbe il debito di "partecipanti" già indebitati e interverrebbe
comunque solo sugli effetti, lasciando in piedi i differenziali di
competitività-inflazione;
- la
"sufficiente capitalizzazione delle banche" è una "petizione di
principio": non si dice da dove potrebbe sorgere la "fiducia" per i
sottoscrittori delle ricapitalizzazioni, che, rispetto ai paesi debitori
UEM, sarebbero dunque necessariamente "esteri" data la corrente crisi
di insolvenza-liquidità; mentre farebbe ricadere, nei paesi creditori
UEM (il cui sistema bancario
certamente non ride), l'onere sugli stessi governi, aumentando,
contraddittoriamente alle premesse, il relativo debito pubblico;
- la
riforma della "governance" è un vago modo di dire che "forse", "un
poco", "quando ci sarà un accordo"...con la Germania (cioè MAI), si
dovrebbe provvedere a rendere operativo un sistema di "trasferimenti";
- la "spinta per la crescita" in questa visione, appare essenzialmente una visione di "supply side" (sussidi alle imprese, ma senza soldi per i paesi che ne veramente avrebbero bisogno, Moavero docet, e, al più, aumenti sistematici dell'IVA per cercare di tamponare le importazioni). Inutile
anche dire che "nessun progresso" sostanziale è stato fatto, e non è
provocabile da nessuna di queste misure, tanto che ormai il contaggio recessivo è arrivato, com'era inevitabile, anche alla Francia.
What a good equilibrium would look like
Figure 1 below
illustrates numerically how a ‘typical’ Eurozone country in distress
would recover. In a baseline without policy action, adverse developments
in growth, interest rates and debt mutually reinforce each other,
trapping the economy in a perpetuous downturn (notare che è accaduto esattamente il contrario ndr.) Unlimited (but
conditional) financial backstops that achieve a cut in market bond
yields of the order of 500 basis points would sunstantially slow down
the economic contraction and contain the rise in the debt burden (appunto: la realtà è risultata opposta ndr.).
Next, structural reform
that manages to close the gap from the OECD average economic performance
within 20 years would boost growth by 0.75% per year and bring support
for fiscal sustainability (OECD 2012). A once-and-for-all cut in the
primary fiscal deficit of the order of 6% of GDP would then suffice to
stabilise the debt ratio and secure sustainable growth and low interest
rates.
Importantly, in a
medium-term timeframe the trade-off between ‘austerity’ and growth
vanishes. However, as depicted in Figure 1, in the very short-run it
does exist (growth is initially lower with than without fiscal
consolidation), and this is complicating the political economy of fiscal
consolidation. This is why it is necessary for countries attempting to
escape from a bad equilibrium to be able to benefit from a ‘confidence
bridge’ through financial backstops while implementing credible
structural adjustment.
Figure 1. How a ‘typical’ Eurozone country can recover...
Qua il discorso si fa un pò misterioso: hanno lanciato là un backstop, che garantisca il debitore da immediate crisi di liquidità e insolvenza sovrana, senza menzionare l'ESM, ma probabilmente immaginando che, di lì a poco, Draghi avrebbe salvato VERAMENTE il gioco dell'OCA zoppa
("avulsa" da Mundell), cioè l'euro, attraverso il sostegno "per tutto
quanto sarà necessario" ai titoli del debito pubblico dei paesi in
crisi.
Rompendo però, nella "loro" matrice teorica, la facciata della "politica monetaria credibile", cioè che si limita a reprimere i prezzi (recte:
salari), ma guadagnando il tempo necessario a non far percepire con
eccessiva intensità nel tempo le riforme strutturali e l'austerity.
Chiariscono che il backstop-garanzia, ben oltre lo schema provvisorio di Draghi, debba strutturarsi nella "condizionalità".
Cioè bisogna comunque, per gli autori, vincolare i debitori a questi "aggiustamenti strutturali credibili"
(tagli spesa pubblica, tasse, e deflazione salariale indotta da massima
flessibilità, svendite, nonchè privatizzazioni e liberalizzazioni: non
lo elencano espressamente in questa sede ma lo ritrovate qui,) una volta calmati gli spread.
Questi ultimi, peraltro, (come termine comparativo con l'onere di interessi sostenuto da altri paesi che adottano la stessa moneta), non sono legati all'ammontare dei deficit e dei debiti pubblici, ma significano che i mercati non credono alla sostenibilità di una moneta unica che amplifica gli squilibri commerciali-posizioni creditorie tra i paesi partecipanti.
Questi ultimi, peraltro, (come termine comparativo con l'onere di interessi sostenuto da altri paesi che adottano la stessa moneta), non sono legati all'ammontare dei deficit e dei debiti pubblici, ma significano che i mercati non credono alla sostenibilità di una moneta unica che amplifica gli squilibri commerciali-posizioni creditorie tra i paesi partecipanti.
Una volta che la
garanzia+condizionalità abbia garantito l'effettuazione dei suddetti
(misteriosi) "aggiustamenti credibili", per gli autori, scatta la "nuova
età dell'oro": per 20 anni austerity fiscale e deflazione salariale
garantiranno una crescita annuale dello 0,75% (...!) all'anno,
assicurando la sostenibilità fiscale: cioè la diminuzione del debito che
calerebbe, in questa ipotesi, grazie a questa fantastica crescita "credibile" che non avrebbe certo effetti neutrali sulla distribuzione dei redditi.
E questo considerato che, per i mainstream, una crescita consentita da interventi statali di sostegno alla domanda aggregata e fruendo dei naturali aggiustamenti dei cambi flessibili, è evidentemente "incredibile": anche se adesso vaglielo a spiegare ai Aso-Abe e a Obama e poi anche ai francesi.
E questo considerato che, per i mainstream, una crescita consentita da interventi statali di sostegno alla domanda aggregata e fruendo dei naturali aggiustamenti dei cambi flessibili, è evidentemente "incredibile": anche se adesso vaglielo a spiegare ai Aso-Abe e a Obama e poi anche ai francesi.
E come lo dimostrano? Ma con la figura 1 (che vi invito ad andarvi a vedere sull'articolo in originale)!
Che non riporta i dati di come effettivamente vada l'economia che so,
della Grecia, dell'Irlanda o dell'Italia, a partire dalla crisi e
dall'adozione degli aggiustamenti credibili, ma quelli di un astratto
lungo periodo di applicazione del fiscal compact.
E avrebbe potuto benissimo basarsi sui dati effettivi, perchè in effetti le politiche di riduzione del deficit pubblico, pro-cicliche, in essenza, sono state seguite almeno dal 2011. E gli andamenti sono stati analizzati per il passato e anche in proiezione dallo stesso FMI.
E avrebbe potuto benissimo basarsi sui dati effettivi, perchè in effetti le politiche di riduzione del deficit pubblico, pro-cicliche, in essenza, sono state seguite almeno dal 2011. E gli andamenti sono stati analizzati per il passato e anche in proiezione dallo stesso FMI.
Ci parlano invece di un
ipotetico paese tipo dell'eurozona, "avulso" dalle serie storiche
effettivamente registrabili nei paesi in cui si stanno già applicando
queste teorie.
Cioè si ipotizza un
risultato, si accoppiano indici, tipo un "moltiplicatore fiscale"
rigorosamente "dedotto" sulla carta e non legato ai fattori strutturali che "nella realtà" lo determinano (secondo
il FMI!), e inevitabilmente il risultato è quello ipotizzato in
partenza. Una specie di ipotesi autodimostrativa. E si chiama
"deduttivismo".
Per capire che gli effetti
delle riforme strutturali non sono quelli ipotizzati e che l'austerity
ha invece gli effetti determinati dai "veri" moltiplicatori fiscali,
senza spendere ulteriori confutazioni teoriche, basta guardare alle ben
diverse "curve" della crescita registrate nella realtà nei paesi
sottoposti a terapia in questo studio, (lo so, è keynesiano, sarà grave?) nonchè dal FMI sopra citato, fondati sulle serie storiche registrate nella realtà, da cui si possono trarre conclusioni del tutto diverse con metodo "induttivo".
Le rispettive curve, che rinviano necessarimente a una pretesa quanto
aleatoria "crescita" nel primo caso, "stranamente", non assomigliano
affatto a quelle studiate sui dato reali: che una delle due "versioni"
non sia rigorosamente scientifica?
4) A questo quadro vale la pena di aggiungere il dossier che il blog "Appunti" di Giorgio DM ha raccolto sulle analisi e predizioni economiche di Padoan all'OCSE, sottoposte al vaglio implacabile di Krugman. Altra lettura succosa (e per noi deprimente).
Capite bene, allora, perchè abbiamo l'uomo adatto ad eseguire, in una "durevole stabilità", il "Piano" così tratteggiato:
Capite bene, allora, perchè abbiamo l'uomo adatto ad eseguire, in una "durevole stabilità", il "Piano" così tratteggiato:
Il Piano politico è, attualmente, abbastanza chiaro: lasciare passa' a nuttata per sbandierare (provvisoriamente) una ricrescita fenice, magari emersa dalle nebbie di nuovi criteri di calcolo del PIL, e, intanto, giustificare tagli alla spesa pubblica come misure per la crescita, ma senza esagarare, dato che, sempre più, in una forma strisciante, di "Hartz" all'italiana, si punterà a generalizzare la deflazione salariale sui grandi gruppi con l'intervento dei contratti di solidarietà e misure analoghe: cioè a carico pubblico (ma solo per i gruppi "importanti" agli occhi dei politici;
gli altri, le odiate PMI, saranno costretti al suicidio se non riescono
a esportare col forzato dumping salariale, ed in condizioni di credit crunch). Poi comunque si passerà a ratificare all'unanimità le vere e proprie Hartz e anche il reddito di cittadinanza che ne è il complemento direttamente adiacente.
...un imprenditore, a Piazza Pulita, dando ragione della nuova tattica
renzian-movimentista-tutti d'amore-e-d'accordo, sindacati inclusi: "ora stai in cassa integrazione a 800 -invece di 1400-, non accetteresti di riprendere a lavorare per 900?"
Ecco, il "reddito di cittadinanza" sostitutivo della cassa
integrazione, funziona esattamente così: fissa la soglia, il bench-mark
automatico - e, per di più, variabile in pejus via via che si
materializzano gli effetti del fiscal compact sui conti dello Stato-,
appena al di sopra del quale sarai costretto a lavorare dovendo pure
ringraziare (l'euro e la classe politica tutta, asservita al suo
implacabile disegno, "opposizione" inclusa).
Per mantenere gli obiettivi di gradualità nella instaurazione della Grande Società "vH", in tono ortodossamente ordoliberista, sempre più condiviso dalla generalità delle forze politiche, si farà una inevitabile super-patrimoniale, che Bundesbank predica come
provocazione per far saltare il banco, ma della cui proposizione i
nostri piddo-puddini vedranno entusiasticamente solo la parte di illusione finanziaria: quella in cui si dice che
tale misura servirebbe a correggere una disparità di distribuzione
della ricchezza "intollerabile", laddove, invece, in Italia tale
distribuzione, naturalmente al netto dei capitali dei più ricchi, da
anni spostati all'estero, è particolarmente "equa", quasi al limite dello schema ideale.
E badate, non mi importa della "fonte", perchè il calcolo, nei presupposti enunciati, è corretto: ed infatti, lo studio non parla nè del vero scandalo della distribuzione che riguarda solo il primo 3%,
- e quindi non l'intero decile investito dalla demagogia
redistributiva...basata sulla crassa ignoranza-, nè del patrimonio
occultato e non più "residente", perchè prontamente già esportato fuori
dall'Italia: perchè poi tutto si risolverà solo in impoverimento senza crescita, anzi, (come poi abbiamo visto in dettaglio) ulteriormente recessivo.
In aggiunta, sono in dirittura d'arrivo col tetto alle pensioni,
fissato su dei lordi che, attualmente, nella proposta in discussione,
includono pure le prestazioni assicurative volontarie che, col proprio
risparmio privato, il cittadino si paga da sè, espropriandolo così, a
doppio titolo, dei contributi già pagati al sistema pubblico in
sovrabbondanza, che rimarranno allo Stato (anche per la parte pagata ad
assicurazioni private): la prestazione pensionistica ne risulterà
così tagliata sia del risparmio "pubblico",a titolo di contributi
gravanti per decenni, su chi ha lavorato, per una misura di pensione che non riceverà mai, sia a titolo di risparmio privato volontario (per una prestazione che non potrà più aggiungere alla tagliata prestazione pubblica!); così s'impara.
Intanto il gerarca di Bruxelles Olli Rehn, parlando del nuovo ministro Padoan, ha commentato : "lui sa cosa deve essere fatto", mentre Draghi non ha mancato di spronare Renzi a "fare le riforme". Il quadro, per chi vuole capire, è chiarissimo. Ma purtroppo non per il 90% degli italiani.
RispondiEliminaTutto molto chiaro, purtroppo.... e stesso tenore negli articoli in goofynomics (ripurtroppo). vediamo pero' le possibilita' che restano, ci sono poi alcune cose che devo capire. Pare che Renzi sia stato chiamato (avrebbe preferito stare al coperto), probabilmente perche' con Letta avrebbero preso una cenciata alle elezioni....ok, quando il bildelberg chiama e' scortese rifiutare, pero' nei primi giorni Renzi faceva resistenza, mi pare di aver letto che voleva Delrio all'economia. Poi va beh, le pressioni....ma l'ambizione(o boria) finisce qui, cosi'? Altra cosa: non si era detto che dietro Renzi c'era la fazione favorevole agli Usa? In una intervista sul sussidiario a Sansonetti , lo stesso pensava che tra Napolitano e Renzi il vincitore e' Renzi e la fazione favorevole agli Usa. Ok, poi ci venderanno alle multinazionali con l'accordo di libero scambio ma, un problema alla volta, non e' piu' sperabile che ci si liberi dai tedeschi, cioe' dall'euro? Voglio poi vedere i piddini del pd (ammassati in gran numero tra quelli che l'euro non li ha granche' danneggiati) quando gli abbassano lo stipendio e la pensione. Insomma, data anche la crescente stanchezza generale, e non solo in Italia: non inciampano mai in una buccia di banana?
RispondiEliminaAltro che buccia di banana: tra i consigliori mainstream neo-cons (o lib-lab che è la stessa cosa) e Padoan, si va verso il Maelstrom...Poi sì che persino i lobby-operators del Ttip avranno "orore di ste stessi" e tenderanno a salvare il salvabile (mercati risparmi-pensioni-sanità) dalla furia distruttiva dei crucchi: ora non rislata questa rotta di collisione perchè i mainstream USA influnencers non credono al moltiplicatore e non sanno la differenza tra crisi da domanda e...crowding-out. Ma "un giorno verrà una crisi..."
EliminaPardon, a proposito di Usa e dello stato attuale della Ue, solo ora leggo questo articolo che, chiaramente, non sfuggira'..... http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2014/2/23/GEO-FINANZA-Italia-la-carta-americana-per-cambiare-l-Ue/470878/
RispondiEliminaA proposito di omotetie...
RispondiEliminaOne, two, three, four...
«The working class must treat very seriously the return of German imperialism and militarism. The past century saw two world wars, fascist dictatorship and the Holocaust. To prevent another such catastrophe, the struggle against war must be combined with the fight against unemployment and cuts in social spending and be carried out on the basis of an international socialist programm»
Rock 'n' Roll?
Considerando l'evoluzione finanziaria-tecnologica, l'aggressività del MERCANTILISMO può considerare oggi il militarismo praticato un sistema rozzo e inefficace. C'è tanto bene l'internazionalismo della finanza...
EliminaInsomma, la guerra nelle forme ritenute appropriate è già iniziata da un bel pezzo
Ciao Quarantotto, quello che non riesco proprio a capire è come pensano le elites di eludere il problema del debito? Mi spiego abbiamo un livello di debito aggregato elevatissimo, come pensano che verrà ripagato attraverso una moneta deflazionistica e distruggendo la domanda interna dei paesi debitori? Se poi aggiungiamo che ci può arrivare adosso come un uragano un crisi finanaziaria dalla Cina e che i listini americani sono in bolla peggio che il 2007, temo proprio che prima o poi la situazione gli possa sfuggire completamente di mano. Abbiamo a che fare con menti geniali e diaboliche, oppure con dei pazzi incoscienti? L'immagine che meglio potrebbe descrivere la situazione è quella di un treno lanciato ai 300 km orari senza più macchinisti, ho paura che nemmeno queste benedette elites sappiano effettivamente dove andremmo a finire.
RispondiEliminaBisogna distinguere il piano del disegno politico da quello economico: per il primo sono stati abili e con un'idea inflessibilmente chiara che li ha guidati; per il secondo, sono in effetti dei pazzi incoscienti. Ma proprio perchè tali "non sanno" di esserlo e agiscono in base ad un quadro cognitivo che, iniziato come manipolazione (per la conquista del potere) non sanno più distinguere come strumentale e che hanno innnalzato a verità (per loro) inoppugnabile.
EliminaIn altri termini, gli economisti di cui si sono serviti da strumento sono diventati strateghi cui si affidano in base ai risultati convenienti, senza essere più in grado culturalmente di controllare la "rotta"
Esemplificando:
Eliminahttp://orizzonte48.blogspot.it/2013/05/la-precomprensione-dei-banchieri.html (schema teorico)
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/fed-che-flop-la-banca-centrale-americana-allinizio-non-cap-nulla-della-crisi-2008-72403.htm (riscontro pratico)
Mi par di capire che la compagine Renziana, in fondo, rimanga (al momento), molto filo-tedesca. Significativo il fatto che il titolare dell'Economia sia il frutto -a quanto si legge in giro- di una mediazione con il Presidente della Repubblica. Strano, perché sui manuali di diritto costituzionale io leggo che il predetto CERTIFICA la volontà delle forze politiche, non che la DETERMINA. Ma evidentemente in casa PD possono fare a meno anche della democrazia come "procedura".
RispondiEliminaSono pessimista di natura, ed infatti mi colloco nella scia di Pozzi. In realtà, vedo l'attuale momento storico simile alla prima fase di consolidamento del fascismo, dal 1922 al 1925, ormai sempre più spostata verso la parte finale.
Le riforme "fascistissime" (stato minimo, reddito di cittadinanza, compressione del welfare, privatizzazione di ogni servizio, il tutto "garantito" da un apparato mediatico già schierato e da una forma di Governo semi autoritaria, connotata da forte prevalenza dell'esecutivo sugli altri poteri), sono, infatti, ormai all'orizzonte.
Mi permetto una piccola chiusura. Mi ricordo, in passato, che la nostra massima carica dello Stato aveva espresso grande insofferenza nei confronti degli emendamenti ai decreti legge. Molti piddini che sento, concordano nel dire che il potere emendativo del Parlamento andrebbe ridimensionato.
Bene. Sapete dove è scritto, il principio della inemendabilità dei decreti-legge? Nel "Piano di rinascita democratica" della P2! Proprio lì. Assieme a tante altre cose, come il bicameralismo imperfetto (pensato comunque meglio rispetto alla becera proposta Renzi-Boschi), la soppressione/ridimensionamento delle province, il controllo della stampa al servizio del potere. Il tutto condito dal ridimensionamento del diritto di sciopero e del ruolo dei sindacati.
20 anni ad imputare a B. la tessera della celeberrima Loggia, nel mentre se ne implementava, nei fatti, buona parte del programma. Certo che la "sinistra" italiana è veramente splendida!!!
http://web.tiscali.it/comunisti-pistoia/Memoria/RinascitaDemocratica.htm
Anzi, a dirle la verità, in quel documento si esprimeva preoccupazione per " lo spostamento dei centri di potere reale dal Parlamento ai sindacati ed al Governo ai padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria.". That's incredible: dovrei dedurre che i piduisti di allora erano più progressisti dei piddini di oggi??? Veramente mi cadono le braccia.......
Sulla seconda parte: se ci sarà da divedere in pejus l'ipotesi frattalica, purtroppo, si dovrà.
EliminaQuanto al filotedeschismo; finchè è in ballo una patrimoniale (e la smentita sulla tassazione rendite lo conferma: era su un reddito e coinvolgeva valori degli assets bancari), il taglio della spesa pubblica e l'abrogazione secca dell'art.18, ci troviamo di fronte a tipica materia di trattativa "sul" liberismo sistemico. Cioè la parte vera e UNICA (mica i trattati) della trattativa coi crucchi. Quello che POI ne potrebbe discendere, anche in termini di allentamento di tetti e tempi del rientro del deficit, è del tutto compatibile coi tempi e i modi della svolta Ttip.
Solo allora, compiuto il processo di assetto istituzionale nelle parti essenziali, si inizieranno a scoprire le carte
Io vorrei comprare l'ipotesi frattalica più ottimistica... ma oltre "l'omotetia africana dei crucchi" abbiamo questa angosciante segnalazione...
EliminaSarebbe interessante sapere a che punto stia il lavoro di Riccardo Seremedi che abbiamo già apprezzato tanto nella "prima puntata"...
Aspettiamo e cerchiamo di capire meglio: non è mai tutto così definito come ce lo vogliono mostrare. Facciamo un es; e se nei prossimi mesi, la zona euro, a partire dalla Germania, incontrasse una crisi industriale (da sovraproduzione) e finanziaria (da insolvenza bancaria di sistema)? I simpatici neonazi troverebbero tutto questo consenso anche in assenza di soccorso finanziario UEM (imposto dalla GER), divenuto praticamente impossibile?
EliminaE poi, sicuramente rischiano di avere molto freddo...
"sicuramente rischiano di avere molto freddo..."
Elimina:-)
Grazie Quarantotto
RispondiElimina