1. Una delle fenomenologie più sconcertanti di cui siamo stati costretti a occuparci è quella del corto-circuito tra condizionamento mediatico (in specie quello televisivo, il più insidioso) e apporto degli "espertologi".
Senza dover ancora ripercorrere le varie analisi sulle origini e le pesanti implicazioni di tutto ciò, con riguardo alla stessa sopravivenza della democrazia (sostanziale), rammentiamo qui una piccola sequenza di post, che partono dal quadro generale del senso "pop" tecnocratico del sistema di potere mediatico e arrivano al corollario del test di Orwell, applicato agli "espertoni" utilizzati dal potere mediatico stesso:
2. Siccome di questi tempi, come ogni persona minimamente ragionevole, se non "consapevole", può aver realizzato, il condizionamento mediatico è in netta intensificazione, il nostro auspicio è che questi post siano riletti, diciamo, per rafforzare le...difese immunitarie.
E, ovviamente, anche per non dimenticare che l'attuale intensificazione, parossistica, non può che essere dovuta all'esigenza di nascondere un fallimento sempre più evidente, pensando di farla franca attraverso l'accelerazione ulteriore del mutamento coattivo della pubblica opinione.
Lo stesso ripetersi di ondate scandalistiche di CORRUZIONE, riproposte come emergenza mediatizzata ogni pochi mesi, appare il rafforzamento propagandistico di una deriva irresistibile verso l'auspicata democrazia idraulica (cioè a risultato "sondaggistico" precostituito dai controllori mediatici), funzionale alla finale disattivazione della democrazia costituzionale.
Ma anche di questo ci siamo già abbondantemente occupati (e mi auguro possiate trovare giovamento dalla rilettura dei links ora riproposti).
3. In margine al fenomeno degli "espertoni" (...lottatori per una società più giusta ed efficiente, "secondo loro") vi riportiamo però un interessante antecedente fenomenologico, quale analizzato da una delle menti più brillanti mai apparse nel mondo dell'economia, Thorstein Veblen.
Questi - come ci dice Galbraiith nella sua "Storia dell'economia" (pagg.194-195), compie, nel libro "The Higher Learning in America- a Memorandum on the Conduct of Universities by Business Men", un esame "mirabilmente corrosivo" del mondo accademico americano.
"I colleges e le università americani...erano controllati molto rigidamente dagli interessi commerciali di società che facevano sentire i loro voleri attraverso i consigli di amministrazione. Le opinioni dei docenti venivano esaminate con grande attenzione alla ricerca di possibili eresie, le quali venivano definite come qualsiasi cosa si opponesse ai bisogni percepiti dalle grandi società industriali"
Aggiunge Galbraith. "Benchè nel frattempo le cose siano molto cambiate, un'eco di quegli atteggiamenti un tempo dominanti si avverte nella convinzione tuttora persistente che l'orientamento ultimo della cultura accademica debba essere fornito da uomini d'affari - oggi dirigenti dei grandi gruppi societari- in quanto dotati di una formazione adeguata nell'amministrazione pratica..."
Ebbene, chiunque si trovi ad effettuare il test di Orwell sui vari espertoni mediatici, specie di estrazione accademica, si troverà a realizzare come le cose siano alquanto peggiorate, in Italia, (rispetto ai tempi - circa 30 anni fa- in cui Galbraith ipotizza che fossero, invece. "molto cambiate"): più esattamente, a livello di espertoni mediatici, non è più possibile distinguere tra accademici divenuti "dirigenti di grandi gruppi societari" (o costantemente aspiranti tali) e "dirigenti di grandi gruppi societari" divenuti tout-court - e in base a tale esclusiva qualificazione- docenti universitari: con immancabile proiezione mediatica.
Ma allora sei complottista... Gli accademici sono tutti autorevoli, credibili e, soprattutto, immacolati come gigli.
RispondiEliminaE' un mondo complottista: Veblen, Galbraith e persino Stiglitz quando parla di capture delle BC indipendenti. Ma tanti altri ancora: diciamo tutti gli storici, in pratica.
EliminaSe vogliano tutti i giuristi (almeno fino agli anni di instaurazione del regime del "vincolo").
Se tutti diventano complottisti, rimarrranno "autorevoli e credibili", per autoinivestitura mediatica, solo gli autori del complotto? ?Nziamai!
«Il più bel trucco del Diavolo sta nel convincerci che non esiste».
EliminaPer esperienza diretta, posso dire che gli storici, per quanto ne ho capito io, sono abbastanza conformisti. Nel senso che, essendo il campo talmente vasto e talmente ampio, non c'è altra possibilità che, rispetto alla verifica, il basarsi su quanto "studiato" e "scritto" in precedenza da altri. Mi sono accorto, nel mio piccolo, che la Storia, quella vera, è molto diversa da quello che ci viene raccontato. E non parlo di complottismo. Parlo di interpretazione, ed omissioni. La maggior parte degli storici interpreta soggettivamente l'argomento dello studio ed omette certi passaggi, che magari sembrano meno importanti, ma lo sono eccome (ad. esempio, motivi economici). Ci si immedesima poi. Chi in un modo, chi nell'altro. E ne fa da padrone la grancassa mediatica che ci circonda. Prendo un esempio, anzi, più di uno. Non so voi, ma sul brigantaggio italiano, quanto si è detto e scritto? Poco, nulla? E come lo si è studiato, cioè, mi spiego, quale parte ha scritto la storia di quel periodo? Chi ha vinto? Chi ha perso? O come la si è interpretata? Ci è stato spiegato come era la situzione pre-unitaria del Sud? Ci è stato spiegato perchè si sviluppa questo fenomeno? E perchè viene definito brigantaggio e non, come dovrebbe essere, prima guerra civile italiana (la seconda è la 1943-'45 post 8 settembre). Identico discorso potremmo farlo per la prima guerra mondiale, per il secondo conflitto, per la Shoah. Perchè un giorno Gavrilo Prinzip si alza e decide di uccidere l'Arciduca Francesco Ferdinando? Perchè l'Austria Ungheria invia un ultimatum alla Serbia che sa di quasi di "colonizzazione" ed ingerenza? Perchè un giorno Hitler decide di invadere la Polonia e di sterminare gli ebrei? Perchè ci sono così tanti dubbi su Pearl Harbour, sulla Shoah stessa (in termini di mero numero)? Perchè ci sono così tanti dubbi su Hitler e la sua fine, mentre invece Mussolini fu di fatto lasciato allo sbando e giustiziato?
EliminaStendo inoltre velo pietoso sui sedicenti storici. Magari lo sono pure io, non v'è dubbio. Ma fanno il "male" della materia. Ci sono personaggi che, anche qui dove vivo, ancora hanno il coraggio di negare l'estistenza, ad esempio, delle bande di italiani che, al soldo dei tedeschi, andavano a caccia di partigiani per torturarli e giustiziarli. Dall'altra parte però, c'è ancora chi accumuna la destra ed il nazionalismo al fascismo, e quindi di conseguenza tutto ciò che proviene da destra non è nemmeno degno di essere ascoltato o letto. Così facendo si penalizza la storia, ma soprattutto il sapere e, come sempre, la consapevolezza. Solo un popolo còlto e consapevole può a mio modo di vedere imparare dai propri errori e dare un contributo migliore alla storia. Ma tale speranza pare essere, come sempre, un miraggio.
Be', caro Flavio.
EliminaSe gli storici non fossero (in gran maggioranza) conformisti, l' arcinoto detto "la storia la scrivono i vincitori" non avrebbe fondamento...
E, secondo me, fondamento ce l' ha.
Ciao Marco. Eh si, c'hai proprio ragione. E c'ha pure ragione Francesco Maimone, che ringrazio per i lucidi commenti, di cui condivido praticamente tutto il pensiero strutturale. Ricordo che quando dovevo prepararmi alla tesi triennale, ero convinto di voler procedere su un percorso diverso dal solito. Volevo cercare di vedere, capire, scavare la storia da un'altra prospettiva. Da quella dei cosiddetti "vinti" italiani (che poi, a conti fatti, lo fummo tutti in ogni caso) della secondo guerra mondiale. Il professore che mi seguì mi guidò relativamente bene nella mia scelta. E mi rese disponibile una soluzione interessante. Fui preso da un entusiasmo mai sentito prima. Mi rintanavo ore all'interno degli archivi della mia città o all'interno dei centri studi sulla liberazione. Lessi atti di processi (molti dei quali ancora rimasti colà e rimasti senza visibilità), visionai fotografie, utilizzai quanti più libri possibili. Il lavoro fu soddisfacente, tanto che accarezzai l'idea di poterlo un giorno anche fare di mestiere. La tesi e poi il libricino che mi chiesero di pubblicare fu davvero un'esperienza unica. Poi mi chiesero di presentare nel mio Comune il piccolo libro che ne scaturì. Grande fu la mia sorpresa nel vedere innanzitutto come, durante le domande che il pubblico accorso in sala comunale mi pose, ci siano ancora così tante cose da sapere su questo periodo che avevo studiato (il 1943-'45 della mia zona e le polizie anti-partigiane di questi luoghi) e su come, grande amarezza, da una parte si neghi, come dicevo in precedenza, l'esistenza di queste bande al soldo dello straniero che terrorizzavano la popolazione locale. Dall'altra però vidi come non esistesse che una sola verità, una sorta di pensiero unico che rendeva tutto meno aperto al dialogo, alla discussione, alla riflessione. Non parlavo di revisionismo, ma solo di cercare di capire il perchè qualcuno avesse scelto di stare dalla cosiddetta "parte sbagliata". Ma ogni tentativo di riflessione non fu possibile. Esisteva una sola verità, perchè a scuola ci insegnano così, e così dicevano tv e libri. Altro non vale. Alla fin fine, se una certa parte rifiuta il fatto siano effettivamente esistite delle cellule italiane al soldo dello straniero che si infiltravano all'interno dei CLN per catturare, torturare ed uccidere i partigiani, dall'altra si vive sempre sul fatto che "non esiste altra verità" e sulla "leggenda" della guerra vinta. Ciò per dire che, nel lungo dispiegarsi della storia, la sinistra italiana è (e se continua così, purtroppo per noi, rimarrà) prigioniera dei suoi peggiori incubi. L'associazione mentale nazionalismo=destra=fascismo=guerra c'ha portato dritto, come accaduto ai confronti sui "vinti", alla negazione di qualsiasi dibattito sulla veridicità dei vincoli economici che stanno alla base dell'Euro. Stante ciò, e stando al fatto che essi da sempre sono stati i primi difensori dell'economia sociale propugnata dalla nostra Costituzione, fa' ancora pià strano vederli erigersi a strenui difensori di un Unione Europea che di fatto sta agli antipodi rispetto alla nostra carta fondamentale. E' il cortocircuito perfetto a cui ci ha portato, come ben dice Francesco Maimone, la piovra del liberismo.
EliminaMolto bello il ragionamento di Flavio.
EliminaIn effetti, la sinistra italiana è un triste specchio a due facce (tanto per rimanere nel tema del bis-linguaggio): da un lato, si ritengono detentori della cultura "vera" e si ritengono del pari gli "unici" in grado di affrontare le problematiche della storia con approccio critico; dall'altro sono -allo stesso tempo- prigionieri di un pensiero massimalista e dogmatico che gli impedisce di farlo per davvero.......
Caro Flavio, la Storia non può essere compresa senza la Filosofia (vedi alla voce "doppia verità", doxa e aletheia...).
EliminaQuarantotto aveva chiuso l'articolo "autoinganno del tecnicismo pop" con questa frase:
RispondiEliminaSuvvia, perdere si può, ma non per mano di pensatori di questo livello.
Ciao Quarantotto parole tanto VERE quanto AMARE.
Forse OT. Intanto l'ANM si "accorge" che anche con il governo "di sinistra" le cose non cambiano.....
RispondiEliminahttp://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2015/03/17/tangenti-scontro-renzi-anm.-il-premier-falso-dire-che-stato-accarezza-i-corrotti_2d465c25-5c58-4e0e-b010-8c554518bb36.html
Chissà che non riescano ad aprire almeno un occhio.......
Non capisco molto bene l'ANM. Sono mesi, se non anni, che si preannunciano queste stesse cose che oggi avversano. E in base ad argomentazioni a mio parere non del tutto perspicue: non potrebbero cercare veramente di capire cosa rappresenti la corruzione e quale ruolo l'ordoliberismo assegna loro, delimitandone la legittimazione fuori dal quadro costituzionale?
EliminaCome abbiamo evidenziato tante volte qui, per i giuristi è particolarmente difficile realizzare le vere dinamiche della crisi e del ridisegno della società voluta dall'€uropa. E i magistrati stentano a rendersi conto di esserne coinvolti a pieno titolo...in pejus naturalmente
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RispondiEliminaDalla citazione di Willy Coyote e dei fratelli Dalton indovino l'appartenenza ad una generazione ancora in grado di fare una comparazione tra il prima e il poi e di constatare gli effetti crescenti del totalitarismo soft (che ritengo all'insegna del pop). :-)
EliminaOggi, i personaggi da cartoon sono ancora più vincolati alla vacuità in termini di coscienza sociale e al moralismo dei diritti cosmetici. In una parola; ipocrisia instillata da un anestetizzante (o viceversa).
Per osservazioni così interessanti, un invito a separare i periodi per rendere meglio scomponibile e fruibile il tutto....
mi scuso per tolomaico al posto di tolemaico
RispondiEliminaassolutamente pop :-) Seguirò il Suo consiglio di staccare i periodi...
RispondiEliminaSul fatto che anche oggi, Presidente, la situazione non sia cambiata rispetto a quella descritta da Thorstein Veblen come citato da Galbraith, segnalo un articolo di Graham Bowley sul rapporto sempre più intimo tra università-aziende apparso sul NY Times nel 2010 (http://www.nytimes.com/2010/08/01/business/01prez.html?th&emc=th) dal titolo il “complesso accademico industriale”. Riporto solo una parte dell’articolo “… Phyllis M. Wise, direttrice amministrativo dell’Università di Washington, è membro del Consiglio di Amministrazione della Nike. Quando le fu chiesto quali fossero i suoi contributi specifici per quella compagnia, la Wise rispose candidamente: “ne so qualcosa, di come la pensano gli studenti, so che cosa potrebbe spingerli ad avvicinarsi ai prodotti Nike”.
RispondiEliminaAppare alquanto evidente come l’ordoliberismo svolga un ruolo fondamentale nella creazione di un corporativismo dell'istruzione universitaria. E se qualcuno non la pensa come il professore-consigliere di amministrazione? Beh, peggio per lui, non farà carriera pur meritandolo (nelle università italiane non è molto dissimile, anche se lo si camuffa da nepotismo) . Il liberismo è una piovra che va al di là del sistema economico e che allunga i propri tentacoli su ogni aspetto umano: è una scienza dell’educazione pubblica, insegna come si pensa, come ci si comporta, in che cosa credere e come vivere, utilizzando ogni potere a disposizione (compresi, ovviamente, gli organi di disinformazione di massa e la macchina cinematografica con i suoi oscar, che chi più ne ha più è fesso).
Tutto deve poter essere posseduto e controllato in nome degli interessi privati (le privatizzazioni non sono altro che questo, i trust del cibo lo stesso e così via) e del mercato, anche nell’immaginario (debiti e crediti formativi, risorse umane, manager scolastici). Un totalitarismo soft che indottrina ad una visione tolemaica della realtà comunemente accettata ormai passivamente come vera, naturale e soprattutto immutabile (l’indottrinamento comincia sin da piccoli con cartoni animati innocenti e divertenti come Billy il coyote e, in maniera più esplicita come i Dalton. Il seguito è adattarsi al mondo, anche se non piace, di cartesiana memoria).
Le giovani menti non vengono educate alla critica ed alla domanda; in Italia la scuola delle tre “i” ha trasformato i professori in erogatori e gli studenti in consumatori di istruzione, questi ultimi allenati a sviluppare una intelligenza rigorosamente convergente e non divergente: prove invalse, domande a risposta multipla alle quali si risponde sì, no, al massimo non lo so! E se non bastasse, ci sono i programmi da traino del telegiornale a fare il resto. Le materie umanistiche sono destinate a scomparire, non mi faccio tante illusioni. Questa è l’inquietante stato di fatto. Si può essere copernicani in un mondo tolemaico? Iniziative come questo blog tengono viva la speranza e fanno sentire meno soli
Perfetto!
EliminaSe riuscissi a convincere pure Arturo :-)
Ma io son già convinto: il problema è che fatico molto a mettere in pratica. :-)
EliminaQuesta discussione sul totalitarismo mi ha fatto venire in mente una proposta interpretativa avanzata dal vecchio Sheldon Wollin per provare a chiarire i punti di somiglianza, ma anche di profonda differenza, fra la contemporanea "democrazia" neoliberista e il totalitarismo classico: con riferimento agli Stati Uniti ha coniato l'espressione "inverted totalitarianism". Mi sembra un'idea interessante.
"More solito" grazie della segnalazione.
EliminaLa teoria, mutatis mutandis, rammenta molto quanto qui sostenuto sulle democrazia idraulica dell'euro-tecnicismo pop. La formula definitoria, con gli opportuni adattamenti di contenuto descrittivo, merita un approfondimento...
Era il 1994, avevo 21 anni ed ho visto per la prima volta al Maurizio Costanzo show Carmelo Bene nella puntata “uno contro tutti”. Soggetto strano, quel Carmelo Bene, dall’incedere anarchico, ermetico al punto giusto. Confesso di non aver capito quasi nulla di quello che aveva detto quella sera. Mi colpirono, però, un paio di battute: la prima nella quale, citando Derrida, auspicava la libertà non dell’informazione, ma “dall’informazione”, che come sempre “non informa sui fatti”, ma “informa i fatti”; la seconda aveva a che fare con il linguaggio: “il linguaggio vi fotte e voi non ve ne accorgete” disse. Ovviamente, non compresi nemmeno quella che era sembrata una frase buttata nel mezzo della discussione. A distanza di vent’anni (meglio tardi che mai!) tutto è più chiaro. Certi meccanismi pop, nonostante si tenti di controllarli, sono automatici e vengono fuori ugualmente!
RispondiElimina@Francesco Maimone
EliminaDapprima il personale ringraziamento per i significanti contributi, poi le coniugazioni INFORMAZIONE & FORMAZIONE
Grazie
;-)