martedì 31 marzo 2015

SILLOGISMI E DEDUZIONI IN UN MOMENTO DI CRISI. (IL REDDITO DI CITTADINANZA E LO STATO COME UNA FAMIGLIA)


 http://memmt.info/site/sfatare-i-falsi-miti-con-la-memmt/

1. Quella che stiamo vivendo è la più grave crisi ECONOMICA della storia della Repubblica e, eccettuato il breve periodo finale della seconda guerra mondiale, la più grave di tutta la storia dell'Italia Unita.


2. La soluzione sarebbe questa:



"Non ci sarà nessuno che verrà a salvarvi dalla mafia, dalla corruzione, dalla massoneria. Nessuno ci toglierà dai piedi questi partiti dominati da finanzieri e affaristi se non lo fa da solo."

3. Da questa affermazione derivano alcune implicazioni logiche obiettive:
a)  se da mafia-corruzione-massoneria voi dovete essere "salvati", (essendo l'alternativa alla salvazione la "perdizione" o la morte), queste sono il problema principale e prioritario da risolvere sul piano politico-economico;
b) poichè disoccupazione e crisi economica sono obiettivamente il problema più grave ed evidente che dovrebbero risolvere i titolari dell'indirizzo politico (governo e parlamento), se ne deduce che la stessa crisi economica è dovuta alla presenza di mafia-corruzione-massoneria (che quindi sarebbero presenti solo in Italia, dato che altri Stati, non avendo pari misura di recessione-perdita del PIL, non dovrebbero avere massonerie, corruzione e criminalità organizzata...);
c) in connessione a ciò, dalla seconda parte dell'esortazione, si deduce che mafia-corruzione-massoneria producono i loro effetti nefasti attraverso partiti dominati da finanzieri e affaristi.

3. Dunque, ciò che conta non è ciò che si vuole fare per porre fine alla crisi economica e occupazionale.
Cioè non conta che si propugnino, acriticamente e senza saperle giustificare sul piano macroeconomico, politiche deflazioniste (pro-cicliche), basate sulla convinzione che la crescita si ottiene tagliando la spesa pubblica"-che-è-sempre-fonte-di corruzione" e semmai finanziando il reddito di cittadinanza (che è il perno essenziale della flexicurity, fondata sull'abolizione inesorabile del welfare costituzionale e sulla strutturazione di un alto tasso di disoccupazione come garanzia di deflazione salariale duratura).

Ciò che conta è "CHI" lo fa: se le politiche deflazioniste e di svalutazione interna del salario nonchè di limitazione dell'intervento pubblico a sostegno del diritto al lavoro, sono propugnate da partiti con dentro "finanzieri e affaristi", è..."brutto".
Se tali medesime politiche sono fatte da persone di tipo diverso, che ci dichiarano di non appartenere a mafia e massoneria, e si autocertificano come oneste - in virtù dell'unico ed estrinseco requisito "negativo" del non aver riportato condanne penali (e nemmeno rinvii a giudizio)-, allora va bene. SIAMO SALVI.
Anche se si pensa che lo Stato è come una famiglia e che la spesa pubblica sia un costo da sottrarre al PIL nonchè la causa dell'alta pressione fiscale.


4. Insomma la salvezza è "non" essere governati da mafia, massoneria e corrotti.

5. Mi piace concludere riproducendo questo brano...così..non guasta mai:
"...Col reddito di cittadinanza, o analoga formula di sussidio/emolumento generalizzato di "disoccupazione", non gli viene più perdonata la "volontarietà" della stessa determinata dal (rifiuto del) peggioramento retributivo e persino di qualifica, dato che non può rifiutare (choosy!) un qualsiasi lavoro che sia comunque retribuito ad un livello inevitabilmente prossimo allo stesso sussidio (o al "qualsiasi" livello che la legge può stabilire)

Che, poi, come abbiamo più volte detto, essendo quest'ultimo "spesa pubblica" sarà soggetto ad una tendenziale progressiva attenuazione del suo livello, per superiori ed ormai indiscutibili esigenze €uropee di pareggio di bilancio
Un elemento, il "pareggio" (costituzionalizzato, quindi molto strutturale) che, dato il calo della domanda che implica (se non addirittura la deflazione che stiamo constatando), fa sì che le risorse originariamente poste a copertura, saranno sempre e solo strutturalmente decrescenti sul calo della base imponibile, e quindi delle "entrate" previste, appunto, a copertura dell'onere per il suddetto reddito di cittadinanza. Salva una copertura successiva "aggiuntiva", per l'onere crescente determinato dallo stabilizzarsi se non dall'aumento della disoccupazione strutturale (ergo:con diminuzione delle entrate fiscali), mediante l'inevitabile (qua è tutto inevitabile e non trovo termine più appropriato), TAGLIO DELLA SPESA PUBBLICA per altre prestazioni sociali: in particolare delle pensioni e della sanità, intesa come prestazione pubblica universale.

Dunque, il reddito di cittadinanza, o qualunque provvidenza analoga, segna automaticamente il destino del welfare previsto in Costituzione, insieme con, abbiamo visto, la legalizzazione della deflazione salariale, in un mercato del lavoro che non intacchi il principio legislativo della precarizzazione."

 

45 commenti:

  1. Come dicevano sulla zattera della Medusa: "Offriamo da bere a tutti!"

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  2. Alla fine la montagna delle polemiche sulla "Fornero" partorira' il topolino del reddito di cittadinanza, che potrebbe essere elargito agli ultra 55 enni che hanno perso il lavoro, diciamo 500-600 euro mensili( di piu', ingrasserebbero troppo) e naturalmente in conto anticipo delle pensione che quindi sara' ancor piu' magra...chissa' se chiederanno anche gli interessi, ne sarebbero capaci..

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    1. L'introduzione di qualche fomra di reddito di cittadinanza è scontata da parte degli attuali reggitori dell'eurocrazia.
      Si connette alla flexicurity e alla sostenibilità "sedativa" di una prolungata e duratura deflazione salariale, portata fino al livello desiderato di pieno recupero della competitività (cioè correzione piena dei tassi di cambio reale).

      Oltre al suo scopo intrinseco e "convergente", verso la correzione "gold standard", coglie anche l'opportunità di neutralizzare l'opposizione che si gloria di questa stessa trovata ordoliberista, sia togliendole l'arma più efficace (e funzionale all'eurosistema), sia attraendone irresistibilmente i parlamentari verso l'area di maggioranza...

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  3. UCRONIA
    [s.f., in nessun tempo" (da οὐ = "non" e χρόνος = "tempo"), narrazione letteraria, grafica o cinematografica di quel che sarebbe potuto succedere se un preciso avvenimento storico fosse andato diversamente]

    Verrebbe quasi da svolgere una “narrazione” nello stile investigativo di Conon Doyle (padre di Sherlock Holmes e del genere “steampunk”) ma - con piedi “saldi” per terra – e dopo la lettura dei dati ISTAT su occupazione e PIL e qualche considerazione sugli indici degli “intermediari economici”, s’ha da ritornare alla lettura del del novello presidente (bocconiano) dell’INPS .

    S’hanno da prestare doverose distinzioni tra:
    • Reddito minimo di cittadinanza universalistico (RMG): un programma di contrasto alla povertà di tipo universalistico con la concessione del sussidio non subordinata a un accertamento delle condizioni economiche e patrimoniali dell’individuo
    • Reddito minimo garantito selettivo (RMGS): un programma universale e selettivo basato su regole a “tutele crescenti” subordinando la concessione del sussidio ad accertamenti su reddito e patrimonio di chi lo domanda. Questo è uno schema oggi esistente, pur in forme molto diverse, in tutti i paesi dell’Unione Europea a 15 (e in diversi nuovi stati membri).

    Fatti salvi i dati occupazionali sempre molto sensibili, le stime dei costi di ricaduta sul PIL potrebbe essere del 20% nel caso del RMG e dello 0,6-1,2% nel caso del RMGS, aprendo il “dibattito politico” sulla:
    • quantificazione del reddito minimo di cittadinanza “in grado di assicurare un’esistenza libera e dignitosa (art 36-39 Cost.)
    • definizione dei criteri discrezionali e delle soglie economiche di accesso al RMGS
    magari con una proposta referendaria dopo i “pronunciamenti” delle commissioni sovranazionali e dell’economia dei “liberi” mercati.

    Nel frattempo c’è da prestare attenzione a cosa succede a Mosca durante la visita della Grecia.
    :-)

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    1. Caro Poggio,
      dopo tutti i post in cui ho sviscerato la questione, ti confesso che mi pare un pochino (molto) riduttivo che il "dibattito politico" sia limitato ai punti da te indicati.
      L'impatto del rdc sui meccanismi della tutela collettiva prevista in Costituzione, sulla provvista (inevitabilmente) decrescente del welfare previsto in Costituzione (dovendosi finanziare il rdc), sullo stesso livello futuro dei redditi "medi" da lavoro nonchè delle pensioni e delle entrate dello Stato, è di gran lunga l'aspetto prevalente.

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    2. E' ironia del RIDUZIONISMO della democrazia che essi, cioè essi, conoscono bene e che "uomini soli al comando" applicano con efficienza, efficacia e produttività.

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    3. Prendo atto dell'...ironia.
      Rammentando, - specialmente ai faciloni del "non vedo perchè il reddito di cittadinanza debba influire sulla deflazione salariale, anzi migliora la posizione dei precari...",- che l'art.36 Cost e l'esistenza libera e dignitosa sono una prerogativa del lavoro: non dell'inattività forzata determinata dalla compressione della domanda interna, dalla decrescita di risparmio e investimenti, e dalla dequalificazione della manodopera rispetto ai pochi lavori per cui c'è domanda di assunzioni (all'estero).

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  4. Il nuovo commissario governativo alla spending review, Gutgeld (già consulente e poi dirigente della McKinsey& C), ha annunciato un taglio di spesa per dieci miliardi entro novembre. La reazione di giornali ed ‘espertoni’ è sostanzialmente unanime: speriamo che ci si riesca, ma sarà molto difficile, per le resistenze della casta, dei burocrati, dei sindacati, ecc. Nessuno, dal Fatto quotidiano a Libero, accenna ad una valutazione degli effetti di una tale ulteriore riduzione della spesa pubblica sul PIL, e del resto non vi è alcuna traccia dei dati sul saldo primario degli ultimi venti anni, costantemente in attivo (al netto degli interessi sul debito). Piuttosto, si continuano a pubblicare inchieste sui rimborsi agli assessori, su “quanto ci costa” il Parlamento, sull’altissimo livello di corruzione ‘percepita’ (?).
    Il punto, come più volte si è detto su questo blog, è che ormai l’idea dello Stato come famiglia, grazie all’incessante bombardamento mediatico, che non si ferma neanche nei giorni festivi (basti pensare all’Arena di Giletti), è parte integrante del pensiero unico dominante. E, soprattutto, risulta pienamente condivisa dalla stragrande maggioranza degli italiani, a partire da quelli che ne subiscono le peggiori conseguenze. Insegnanti sotto pagati, precari trentenni privi di ogni prospettiva, pensionati a 1200 euro al mese sono stati persuasi che la loro unica speranza è quella di uno Stato sempre più esangue e ridimensionato, e che le risorse risparmiate saranno il ‘volano’ per il rilancio dell’economia. Purtroppo, se si prova a fare opera di informazione ci si scontra con una ostinazione ideologica neo liberista (ovviamente inconsapevole) paragonabile forse a quella dei comunisti russi degli anni ’50. Loro almeno sapevano chi erano Lenin e Stalin, mentre gli italiani non conoscono affatto Von Hayeck o Friedman, ma solo i loro tristi e numerosi epigoni contemporanei.

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    1. Fino a quando pochi eletti( neanche tanto eletti, piuttosto poche persone , anzi una fascia infinitesima di popolazione), chi per estrazione socio economica , chi per interesse personale, chi per sfizio, chi per fede nella giustizia sociale, avranno la possibilità di farsi un'idea diversa rispetto a quella standard della gestione dell'economia e della politica del nostro paese, irreversibilmente passerranno tutte le peggiori manovre e riforme , e noi dovremo inghiottirle una per una e controvoglia ; se poi le elites intellettuali italiane folgorate dal Signore trovassero un giorno la dignità per usctre dal mondo dell'ipocrisia, dell'indifferenza e del disinteresse nei confronti di chi ha di meno , caratteristiche genetiche della cultura italiana a parte rari casi,e promuovessero una spinta culturale una rinascita Loro, morale ed etica, di cui io non ho ricordo almeno dal 1970, allora forse potremmo sperare in un cambiamento, ma nel frattempo, aspettando la folgorazione, possiamo dire anche un Requiem Aeternam.

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  5. Basic income e propaganda di retroguardia
    C’è una confusione mentale, e quindi terminologica, che invade le midolla degli ordoliberisti. Allorché questi signori parlano dell’ennesima elemosina stampo social card, non è dato capire infatti se intendano riferirsi al “reddito minimo garantito” o al “reddito di cittadinanza”; trattasi di elemosine diverse a seconda che vi siano o meno controllo ed esigenze di contropartite.

    A parte l’ambiguità terminologica, a me pare che l’idea dei citati Gentiluomini di introdurre un qualsiasi obolo rappresenti la solita propaganda (di lotta non si può nemmeno parlare) di retroguardia e, quindi, inevitabilmente al ribasso più becero. Misure come quelle di cui si parla sono infatti contemplate ipocritamente e con retorica nei Trattati europei (nuova formulazione dell’art. 6 TUE con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, in quanto sancito all’art. 34della Carta dei diritti UE alias Carta di Nizza). Tale evidenza, da sola, dovrebbe già far dubitare sulla bontà di una siffatta idea per tutte le ragioni che in questo blog sono state più volte ben sottolineate.

    E la nostra Costituzione (vero convitato di pietra) cosa dice al riguardo? Nella nostra Costituzione non c’è una norma che preveda in via diretta o indiretta un basic income (il Presidente eventualmente mi corregga al riguardo). L’art.38 prevede infatti “il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale” per i soli inabili al lavoro, assegnando ai “lavoratori” “mezzi adeguati di vita in caso di disoccupazione involontaria”. Trattasi di una dimenticanza o sbadataggine del Costituente? Ma nemmeno per sogno! Per i nostri Costituenti al centro di tutto c’era il lavoro; Elio Basso ebbe a dire “è chiaro che quello che noi desideriamo è che il lavoro sia finalmente soggetto e non oggetto della storia; che i lavoratori siano i veri protagonisti della vita politica” (Assemblea Costituente 6 marzo 1947, seduta pomeridiana). L’esistenza dignitosa che avevano in mente i Costituenti non è la stessa dei banchieri europei quando hanno abborracciato la Carta di Nizza: nella Costituzione non può parlarsi di dignità umana senza far riferimento al lavoro; nei Trattati ordoliberisti, invece, l’esistenza dignitosa è del tutto slegata da ogni riferimento al lavoro, e non è un caso. Trattasi di due galassie diverse ed anni luce distanti l’una dall’altra, due concezioni diverse di intendere l’essere umano.

    Negli anni ’50 anche Mortati aveva parlato di mezzi vitali, ma li aveva intesi come una sorta di risarcimento per la mancata attuazione dei precetti costituzionali, non come elemosina.
    Il reddito di cittadinanza si dimentica del lavoro come soggetto e lo trasforma in oggetto e rappresenta perciò una monetizzazione del programma costituzionale rimasto inattuato.
    L’introduzione di qualsiasi basic income sancirebbe così definitivamente il fallimento della politica nostrana ed un’altra ferita profonda al cuore della Costituzione ed a quella dignità che la stessa tutela.

    A così poco, Presidente, è possibile comprare la dignità degli Italiani?

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    1. Mi fai sovvenire che l'art.38 della Costituzione commisura, i "mezzi" di sussistenza da assicurare, alle "esigenze" dei vari soggetti - professionalmente differenziati e differenziabili- che possono incorrere nella "disoccupazione involontaria".
      Il che conferma l'ulteriore incostituzionalità dell'appiattimento, inevitabilmente verso il basso per la maggioranza dei lavoratori, indotto dal reddito di cinttadinanza.

      Ma vi è di più (e di peggio): l'art.38, unico possibile fondamento a un reddito di cittadinanza non "universale" tout-court ma unicamente ricollegabile alla (del tutto) residuale disoccupazione involontaria, considera tale (cioè "involontaria"), per interpretazione sistematica evidentissima, anche quella di chi rifiuti un lavoro la cui retribuzione non sia commisurata alla quantità e, specialmente "qualità" (in sostanza qualificazione professionale) del lavoro.

      Cioè, un incondizionato obbligo di accettare un lavoro a retribuzione prossima a quella "di cittadinanza", prescindendo dalla retribuzione "adeguata" (come solo la contrattazione collettiva potrebbe stabilire) alla qualità professionale, si porrebbe in contrasto con gli artt.36 e 38 Cost.

      Senza contare che contrasterebbe anche l'art.35 Cost. che, per ogni forma di lavoro, obbliga la Repubblica a curare la formazione e la ELEVAZIONE PROFESSIONALE dei lavoratori. Un'elevazione professionale ridotta alla riqualificazione nell'ambito della flexicurity, accompagnata dalla ricollocazione occupazionale a retribuzione invariata, ANZI DIMINUITA SUL BENCHMARK DEL REDDITO DI CITTADINANZA, sarebbe sicuramente violativo dell'obbligo di perseguire l'elevazione professionale di ogni forma di lavoro...

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  6. Grazie, come sempre. 21. Metto questo numero al principio dell'intervento perchè vorrei si tenesse a mente durante la veloce esposizione. Stamattina in auto ascoltavo RadioAnchio su RadioUno. Ospite in studio Tito Boeri (dove è andato a finire? Ah, presidente dell'Inps, ecco perchè al tempo non pubblicò qualcosa di qualcuno, ma è altra storia). Si parlava di INPS, pensioni, busta arancione in arrivo ecc... Viene mandato in onda l'intervento del prof. Felice Roberto Pizzuti, docente La Sapienza Roma, colui che cura annualmente il cosiddetto Rapporto sullo Stato Sociale. Bene, l'intervento è stato interessante, preciso, puntuale. Pizzuti ha definito una "bomba sociale" l'attuale piega che si sta prendere in Italia sul versante previdenziale e ha snocciolato diversi dati davvero interessanti, spiegando al paradosso per cui, di fronte a redditi medi e pensioni medie calanti, si continuino a lodare come salvifiche ulteriori modifiche che vanno a rendere ancora più insostenibile, in termini monetari così pure di disuguaglianza, il sistema previdenziale italiano. Attenzione poi è stata data al fatto che nella maggior parte delle volte, in Italia (sui media), si diano numeri a caso, agglomerando assieme dati previdenziali uniti a quelli per le prestazioni sociali (che sono ben altra cosa). Il dato che più mi ha colpito è stato un numero. 21, come i miliardi che lo Stato ogni anno incassa, dalla differenza fra entrate contributive (da leone fa il fondo dei precari, anche da me/noi finanziato) e prestazioni previdenziali (pensioni da lavoro, se non ho capito male). Quante manovre sono 21 miliardi? Vogliamo sommarle ai circa 100 di interessi sul debito pubblico? Quanto fa'?. Ecco, allora, a chi (stra)parla dicendo: "Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità", d'ora in avanti abbiamo anche un numero, +21mld, con cui rispondere prontamente. Per chi volesse approfondire, qui anche un articolo relativo, e qui un excursus del professore su Sbilanciamoci.

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    1. In realtà i miliardi dell'attivo sarebbero 24 :-) http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/La-favola-dell-equita-e-dello-sviluppo-25918

      Ma in passato prima delle "furbate" Fornero, ovviamente erano di più...
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/03/osservatorio-pud-4-i-dipendenti.html
      http://www.pmli.it/ballepensioniitaliane.htm

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    2. Si nel link del mio commento c'è la stessa cifra di 24, io ho riportato quello che ho sentito stamattina dalla sua voce. In ogni caso, siamo sempre in "avanzo primario", non trovi? ;)

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    3. Che poi, ecco qui il passaggio (mi piace molto l'ultima considerazione) "Anche in Italia si è verificata la stessa illusione statistica; attualmente la spesa sociale è pari al 28,4% del Pil, in linea con i valori medi europei. Tuttavia, se confrontiamo il valore pro capite, il nostro paese registra un forte e crescente divario negativo: fatto pari a 100 il valore medio dell’Unione a 15 nel 1995, quell’anno il dato italiano era 84,1, ma da allora è calato fino a 75,8 del 2011. In tutti i paesi europei, tranne l’Irlanda, la voci di spesa più importante è la previdenza (15,1% nell’EU-16); questa voce in Italia è pari al 18,8%, in Francia al 16,5% e in Germania al 13,6%. La superiorità del nostro dato previdenziale di 3,7 punti rispetto alla media europea è tuttavia viziata da diverse disomogeneità presenti nelle statistiche. Ad esempio, l’Eurostat include nella spesa pensionistica italiana i trattamenti di fine rapporto (pari all’1,7% del Pil) che non sono prestazioni pensionistiche. C’è poi che le spese pensionistiche sono confrontate al lordo delle ritenute d’imposta, ma le uscite pubbliche sono quelle al netto. Tuttavia, mentre in Italia le aliquote fiscali sono le stesse che si applicano ai redditi da lavoro per un ammontare trattenuto pari a circa il 2,5% del Pil in altri paesi spesso sono inferiori e in Germania sono addirittura nulle cosicché i confronti operati al lordo sovrastimano i nostri trasferimenti pensionistici che, in realtà, non sono affatto anomali. In ogni caso, dopo le riforme del 1992 e 1995, fin dal 1998 il saldo tra le entrate contributive e le prestazioni previdenziali nette è sempre stato attivo; l’ultimo dato, del 2011, è di ben 24 miliardi di euro. Dunque, il nostro sistema pensionistico pubblico non grava sul bilancio pubblico, anzi lo migliora in misura consistente (pari a sei volte le entrate Imu sulla prima casa!).".

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    4. Trovo sia uno scandalo che un Pizzuti debba considerare la verità un fatto specialistico di nicchia mentre un Boeri lascia capire che la maggior parte delle pensioni è ingiusta perchè non commisurata al contributivo ma che lui, per fortuna, le taglierà (anche se non si capisce chi gli attribuisca poteri di iniziativa legislativa di cui si vanta in continuazione) ...riportando i conti dello Stato a quelli del buon padre di famiblia.
      Cioè affossando domanda, base imponibile e, ulteriormente, il PIL di questa povera Italia in mano ai livorosi filo-esteri.
      Se non altro perchè vogliono la "competitività" in funzione dell'acquisizione di ogni industria ridivenuta "competitiva" da parte degli investitori esteri. Che siano questi a pagarli o, piuttosto, i soldi dei contribuenti italiani? Mah...

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    5. Ma come dovremmo definire chi continua a raccontare la balla del sistema pensionistico insostenibile? O chi parla di DEF espansivo con manovra dopo giugno in arrivo da 10mld per evitare tagliola clausola salvaguardia 2016 (tra cui aumento IVA)? O di occupazione in crescita, o di ripresa in arrivo? Traditore della patria?

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    6. Visti anche i chiari di luna in salsa USA, con possibile correzione azionario su base patrimoniale e salariale households già in condizione catastrofica. Non so te, ma io chi parla di ripresa mi verrebbe da prenderlo a pesci in faccia...

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    7. Lo sai che ti dico? Con tutta la simpatia per Bottarelli, preferirei una "analisi di rischio", sulle bolle in gestazione, fatta su tua istruttoria, con una varietà di fonti e di approcci critici un po' meno emotiva e un po' più "asciutta" :-)

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    8. Flavio ne avevamo parlato tempo fa.
      Aggiungo una nota alla disinformazione diffusa a piene mani.

      Si fa un gran parlare del fatto che le casse inpdap siano state accorpate a quelle inps.

      Cosi' prendono due piccioni (e anche piu') con una fava.
      Che ti pensa il piddino?

      Che lo hanno fatto perche' l' inpdap era al fallimento?
      E perche'?
      Il piddino formula due ipotesi a questo punto:
      Lo Stato non ha versato i contributi dei suoi dipendenti
      Castacriccacuruzzzzione se so magnati tutto

      Dunque. A noi lavoratori del settore privato ci tocca pure da mantene' quella pletora di scansafatiche dei dipendenti pubblici ipergarantiti.

      I due piccioni sono:
      Dagli allo Statoladro

      E, soprattutto

      Dagli con la guerra tra poveri.

      Il fatto e' non possono spiegargli che effettivamente si, le casse inpdap sono divenute insostenibile autonomamente (e qui piddino vi scorge un aggravante sul versante "clientelismo").
      Ma perche'?

      Semplice.
      Perche' i tanto invocati tagli al pubblico impiego sono stati gia' belle che fatti.
      (Ma per non farlo capire al piddino "multuculturale e cosmopolita" basta usar, al solito, una parola inglese, dunque di un paese "serio", nella fattispecie "tournover").
      A memoria, mi pare che i dipendenti pubblici di oggi siano qualcosa come mezzo milione in meno di 10 anni fa SU 3, 3 MILIONI!.

      Se i contribuenti sono qualcosa come il 15% in meno, come faranno mai a stare in equilibrio i saldi della cassa?



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    9. 300.000 circa in meno dal 2001.
      Tutti i tagli possibili e le riforme (im)possibili sono state fatte. Lo Stato ha reso insostenibile il proprio sistema e poi lo ha scaricato su l'INPS.

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  7. Grazie per le ulteriori e utili precisazioni. Stavo riflettendo quanto sia incredibile la coerenza logica dell’ordito costituzionale così come la cultura degli Uomini che l’hanno ideato e messo su carta.
    Purtroppo, ammesso che si introduca l’elemosina del panino quotidiano, prevarrà il sentimento dello “stato di bisogno” in cui versano ormai tanti disperati e l’intervento rischia di essere pubblicizzato ed acclamato beffardamente come riforma epocale nella direzione della giustizia sociale.

    Almeno finché l’affamato non si accorgerà che il panino, prima di essere addentato, dovrà essergli scippato causa pareggio. Illusionismo alla Copperfiel

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    1. La cosa più triste è che probabilmente la Corte costituzionale, per una realpolitik legata alla preferenza per la "resa al fatto compiuto", sosterrebbe giustificazioni simili a quelle che ipotizzi e si rassegnerebbe a mandare in soffitta la "coerenza logica" della Costituzione.
      Si ritorna sempre lì: ma ce la possiamo permettere? Ce la siamo mai potuta permettere?

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  8. Certo, abbiamo vissuto con una Costituzione al di sopra dei nostri mezzi!

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  9. Stavo riflettendo su quanto Lei ha scritto a proposito della probabile realpolitik che la Corte Costituzionale potrebbe propugnare in materia. Sarebbe un altro aberrante effetto che discende dall’equivoco della “costituzione materiale” contrapposta alla “costituzione formale”, cioè di quello che è stato definito dalla dottrina “giustificazionismo pratico” che legittima tutto in base alle contingenze.

    Anche sul punto, Mortati è stato chiaramente frainteso

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    1. Mortati precisò pure che i principi fondamentali e immodificabili rientranti nella copertura dell'art.139 Cost. non sono soggetti a manipolazioni e abrogazioni per via di fatti consuetudinari (non dimentichiamo che la Costituzione materiale è essenzialmente un fatto a rilevanza sociologica, di aiuto all'interpretazione e nulla più).

      Non a caso, tra i diritti di garanzia, ipotizza quello di "resistenza" - non codificato perchè inerente alla veste pre-formale, di Potere costituente, che permane in capo al popolo sovrano- e che sarebbe operativo proprio di fronte alla incapacità o intenzionale lesività delle azioni delle varie istituzioni, che producano (o non rimuovano) un ampio e manifesto stato di illegalità costituzionale...

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  10. Ciao Quarantotto, in attesa dell'analisi di Flavio ti dico la mia in base all'analisi tecnica sul nostro Indice. Al momento è long e solo long, con nessuna nube che appare all'orizzonte. Nella finestra temporale maggio/agosto dovremmo intercettare un massimo, area 25000/25700 di indice, poi si vedrà come scende se in modo correttivo o in modo impulsivo. Da un punto di vista teorico il long sul nostro lisitino potrebbe allungarsi per altro anno ancora. Comunque quando vedrò la prima nube all'orizzonte tu sarai il primo ad essere informato è il minimo che possa fare per tutto quello che mi hai insegnato e per quello che m'insegnerai ancora, attraverso questo meraviglioso blog.
    Un abbraccio a tutto il forum

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    1. Ma parte le sue autonome ciclicità (per conto loro inspiegabili, dato il livello dei profitti), il nostro listino non è meramente sussidiario delle dinamiche che, follemente, si stanno accumulando oltreoceano?

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  11. Il diritto di resistenza credo si leghi intrinsecamente anche al dovere di fedeltà di cui all’art. 54 Cost. e nel pensiero di Mortati doveva corrispondere ad una forma di esercizio della sovranità del popolo.

    Esso presupporrebbe che nell’Ordinamento retto da principi democratici tutte le forze poste a garanzia della Costituzione dovrebbero poter vivere dell’intervento cosciente e consapevole di ogni cittadino. Coscienza e consapevolezza presuppongono da un lato lo sforzo personale di ogni consociato e, dall’altro, anche una informazione ispirata al principio di verità. Su quest’ultimo fronte, tuttavia, sappiamo com’è l’andazzo e non credo che a breve potrà mutare.

    Non rimane che l’impegno personale e la passione civile dei singoli cittadini come dovere non soltanto di fedeltà, ma anche di difesa (almeno a me così piace pensarla, forse con qualche forzatura normativa dell’art. 52 Cost.)

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    1. Sul diritto di resistenza come intesa da Mortati
      http://orizzonte48.blogspot.it/2012/12/alcuni-punti-fermi-ipotesi-frattalica-e.html

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  12. Ciao Quarantotto, è vero che il nostro indice sale a rimorchio di Wall Street, anzi possiamo dire che è l'anello debole della filiera, per cui i primi segnali d'inversione li dovremmo avere sul nostro listino.
    E' altresì vero che l'indice americano è salito enormemente, anzi tanti analisti per dimostrare la follia di questo rialzo, postano grafici di lungo periodo ma lo fanno in maniera poco corretta, mostrano grafici lineari. Se guardi il Dow dal 1936 in scala logaritmica ti rendi subito conto che questo rialzo è una inezia rispetto al rialzo avvenuto nell'arco temporale 1981/1999. In quel periodo il Dow ha inanellato la bellezza di 18 anni consecutivi con minimi crescenti rispetto all'anno precedente.
    Per queste cose ho buona memoria e mi ricordo come fosse ieri quando all'inizio del 1996 il Presidente della Federal Reserve Alan Greenspan parlava di Euforia Irrazionale dei mercati, e molti analisti quotati ( solo perchè venivano pagati per scrivere sui giornali) prevedevano la Madre di tutte le inversioni. Risultato, la salita del Dow proseguì accelerando per altri 4 anni.
    I mercati sono totalmente scorrelati dall'economia reale e sono teleguidati dalle Banche centrali, però sono convinto che Loro faranno di tutto per mantenere questa follia. Se e quando scoppierà la grande bolla finanziaria finirà un' era con tutte le conseguenze del caso. Dovranno scendere dai loro troni dorati, ne sono consapevoli e fanno di tutto per procastinare l'evento.

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    1. Sì: l'impressione è che l'economia reale trovi il suo punto di (drammatica) riemersione non tanto sui corsi esagerati delle equities, quanto con la questione, - over the counter- di derivati/ABS strutturati sui vari crescenti livelli di indebitamento USA. Cioè in debt deflation il rischio di esplosione dell'insolvenza a catena si pone come quando si fuma dentro una polveriera.
      E proprio perchè non si è fatto nulla perchè sia prevenibile e correggibile l'eccesso di indebitamento che, i vari utenti dell'incubo del contabile, contraggono per mandare avanti la baracca di un capitalismo finanziarizzato senza via d'uscita...

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    2. Caro Mauro, spero mi leggerai in questa post-risposta.
      Che commento faresti a questa analisi?
      http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2015/4/2/SPY-FINANZA-Dagli-Usa-al-Giappone-il-crash-in-arrivo-sui-mercati/596519/ Hai tutto lo spazio necessario, compreso un post, con tutto il tempo di riflessione che riterrai...

      Quanto al quadro macroeconomico (e non meramente finanziario...rebus sic stantibus), rammentiamo questo recente post:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/03/l-equilibrio-della-sotto-occupazione-e.html
      Che si fa quando il mercato del lavoro, omogeneamente a livello mondiale (anche se il Giappone accenna a ravvedersi), rende vane persino le politiche fiscali espansive (che comunque in UEM rimangono una bestemmia)?
      A te, se vorrai, l'ardua risposta di sistema...

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  13. Per me l'aspetto ideologicamente più detestabile del reddito di cittadinanza è quello ricattatorio: "facile parlare per voi che avete ancora...(di questi tempi anche solo un tetto sopra la testa e due pasti al giorno son già una colpa): pensate al povero padre/madre di famiglia che senza un reddito rischia di finire sotto un ponte! Egoisti!".

    Qualche settimana fa ho visto un film francese: la storia, basata su fatti veri, è quella di una coppia a basso reddito, un figlio della quale si ammala di leucemia. Esauriti i giorni di ferie e di congedo famigliare per poterlo seguire, i genitori come possono evitare di lasciarlo solo? I colleghi si mettono una mano sul cuore e regalano al padre i propri giorni di RTT (réduction du temps de travail: sono i giorni di recupero che i datori di lavoro che non hanno ridotto l'orario settimanale a 35 ore sono obbligati a concedere ai dipendenti). Commozione e lacrime, finale in sospeso (un sussulto di pudore). Ed ecco un legislatore sensibile che interviene per trasformare in legge il ricatto morale verso tutti i dipendenti. "Lo volete capire? La coperta è corta. Per coprire chi non ne ha neanche un lembo gli altri devono scoprirsi un po' (di più)". E la trappola della solidarietà cosmetica è servita.

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    1. Eh sì: quel ricatto funziona, ovviamente, (sul piano psico-dialettico) ma è un autentico boomerang.

      Per ovviare a un problema (politiche di svalutazione salariale indotte da austerità fiscale che crei intenzionalmente alti livelli di disoccupazione) prima si rinunzia a combattere la causa del tutto (la svalutazione interna, che equivale a dire "euro"), poi si rinunzia anche a qualsiasi politica che produca effetti inversi (mantenimento e incremento del welfare costituzionale), per accettare un palliativo che è null'altro che un accelerazione degli effetti della svalutazione salariale.
      C'è qualcosa di incredibile nella miopia autolesionista che viene introiettata sula base del condizionamento mediatico.
      E dire che tutto origina dall'idea che "lo Stato è come una famiglia"...

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    2. Non so se l'avevate visto, ma questo articolo mi pare molto interessante su integrazione salariale da Jobs Act (che si ricollega a discorsi qui sopra)... I punti più importanti ripresi dall'articolo:
      A) impossibilità di autorizzare le integrazioni salariali in caso di cessazione definitiva di attività aziendale o di un ramo di azienda
      B) semplificazione delle procedure burocratiche attraverso l’incentivazione di strumenti telematici e digitali, considerando anche la possibilità di introdurre meccanismi standardizzati a livello nazionale di concessione dei trattamenti preceìvedendo strumenti certi ed esigibili che potrebbe l’integrazione salariale in un diritto soggettivo dell’impresa richiedente, azzerando la discrezionalità amministrativa sinora prevista, e disgregandone la funzione di strumento di governo dei mutamenti dei settori economici interessati
      C) Il terzo criterio, definito come “necessità di regolare l’accesso alla cassa integrazione guadagni solo a seguito di esaurimento delle possibilità contrattuali di riduzione dell’orario di lavoro, eventualmente destinando una parte delle risorse attribuite alla cassa integrazione a favore dei contratti di solidarietà” – ma i contratti di solidarietà prevedono sin dalla l. 863/1984 l’intervento della cassa integrazione a sostegno dei lavoratori il cui orario sia stato ridotto (art. 1, co. 1), e dunque l’inciso finale non ha un contenuto a meno che non si riferisca al finanziamento dell’aumento del trattamento – sembra qualificare l’integrazione salariale come extrema ratio
      D) Il quarto criterio dispone la “revisione dei limiti di durata da rapportare al numero massimo di ore ordinarie lavorabili nel periodo di intervento della cassa integrazione guadagni ordinaria e della cassa integrazione guadagni straordinaria e individuazione dei meccanismi di incentivazione della rotazione”
      E+F) una maggiore compartecipazione da parte delle imprese utilizzatrici”, e poi “riduzione degli oneri contributivi ordinari e rimodulazione degli stessi tra i settori in funzione dell’utilizzo effettivo. La riforma del finanziamento invece tende a diminuire gli elementi solidaristici, rafforzando il “bastonare il cane che affoga”: più un settore industriale – è ancora e sempre l’industria la maggiore utilizzatrice dell’integrazione salariale – è in crisi, e dunque ricorre all’integrazione salariale, più le imprese dello stesso settore già in difficoltà, ma non ancora utilizzatrici, saranno gravate di oneri contributivi per il finanziamento dell’integrazione salariale stessa. Si tratta dunque per il legislatore di accompagnare le tendenze del mercato, anziché usare l’integrazione salariale come strumento di compensazione per dare alle imprese coinvolte il tempo di adeguarsi e superare le difficoltà.

      La deindustrializzazione in corso ... viene dunque sostanzialmente assunta come fenomeno naturale. Credo che non serva altro per sottolineare la gravità di questi provvedimenti....

      Questo anche per rispondere a Marco e Caposaldo, e cioè per dire: loro sanno cosa fanno, sono stati messi lì per questo. Non ci dobbiamo meravigliare. Un sicario è pagato per uccidere.

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    3. Avevo già visto e constatato.
      Considera che i contratti di solidarietà (al di là della comune provvista finanziaria) tendono a stabilizzare la drastica diminuzione dei livelli salariali, dopo una fase di attenuazione del taglio dovuta appunto all'intervento fiscale. La CIG e la CIGS, invece, sono spesso connesse a ulteriori incentivi di mobilità (pro-lavoratori) e non vincolano alla futura operatività dell'azienda in deflazione salariale "concordata": chiaro il busilllis?

      Tutto il sistema di conferma con un acceleratore della deflazione salariale (la stessa deindustrializzazione come destino ineluttabile lo è, dato che implica aumento della disoccupazione in un settore ex contrattualizzato "forte")...

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    4. Chiedo scusa per la possibile incomprensione del commento, ma sono in velocità ed invito tutti a leggere invece il post dal sito di Economia e Politica che rende meglio il discorso centrale. Ieri sera, questa volta ritornando a casa da lavoro, ma sempre su RadioUno (stessa trasmissione), discutavano in studio altro professore (ci cui non ricordo il nome) e Mucchetti, sulla questione Pirelli, ma più in generale sulla questione IDE. Così come Ansaldo STS, anche per Pirelli si è detto in queste settimane che "il matrimonio (perchè così si dice, acquisizione risulterebbe troppo drastico, anche se tale è) renderà la società più forte". Io non ho mai visto un pesce piccolo che, una volta inglobato all'interno di uno più grosso, si sia rafforzato. L'ho visto sempre morto. In ogni caso anche in studio si è fatto lo stesso ragionamento (non è rafforzamento, ma acquisizione). Di Mucchetti mi è piaciuto (effimero) il passaggio in cui ha detto che, arrivati a questo punto, per onestà intellettuale - chi ce l'ha ancora, ha aggiunto - bisogna parlare di svendita all'estero, di decentramento delle attività decisionali fondamentali, di de-industrializzazione pesante e massiccia del nostro apparato produttivo. Si è parlato di IRI (seppur adducendo a "quando funzionava", cioè quando al comando non c'erano i neoliberal che ora guidano la campagna di svendita), di CDP e del loro ruolo. Laconico Mucchetti alla domanda: "Ma non potevano scalarla gli italiani" a cui ha replicato "Eh, già, ma con quali soldi?!?! Chi c'aveva 7 miliardi per comprarsi Pirelli?". Tranchat anche una frase di cui riporto il senso, per cui parlava che oramai è "nostalgia" il fatto di voler chiamare ancora l'Italia come la seconda manifattura d'Europa e che una politica industriale su industrie al cui capo ci sono oramai gli stranieri risulta alquanto effimera, se non inutile. Ma io dico: ma con tutti questi miliardi di avanzo primario pubblico e di INPS di cui parlavamo ieri, perchè non si è potenziata la CDP ed il Fondo Strategico Italiano per acquisire all'estero aziende o trattenere quelle a rischio scalata che sono (erano) appunto strategiche per l'interesse nazionale? Eh no, troppo facile, meglio ingrassare i soliti noti con l'immobiliare o con le banche, gli stessi che poi girano in Audi, Mercedes, BMW e hanno gli Iphone, e magari il loro lavoro giornaliero sono le telefonate e la presenza nei CdA. Mentre la gente non arriva a fine mese, spaccandosi la schiena 8 o più ore al giorno e, pur lavorando più dei propri genitori, non arrivano a fine mese e non risparmiano il becco di un quattrino. Che classe dirigente di m...a che ci ritroviamo...

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    5. Mucchetti non è nuovo a uscite su questa linea (coccodrillesca, alla luce della "fede €uropea", per quanto mezz-vacillante Al riguardo rammento un post di un paio di anni fa http://orizzonte48.blogspot.it/2013/04/mucchetti-alla-riscossa-rodota-che-fara.html).

      Su tutto il tuo discorso mi trovi ovviamente d'accordo: e come non potrei, dato che è perfettamente in linea con le analisi di Cesare Pozzi che si susseguono inutilmente da anni?

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    6. Caro Flavio, estendo a te la 2a risposta data a Mauro Gosmin.
      Il "nodo" globalizzato del problema mi pare evidente. Ora, non è tanto questione di SE ma di QUANDO il redde rationem si abbatterà su tutti noi...

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    7. Ok, vedrò cosa si può fare ;) non ti assicuro niente, anche perchè credo Mauro ne sappia molto più di me. Cmq un indizio: con una disoccupazione reale così in Italia, e con il 90% dei nuovi lavori in USA dati da:
      A) Shale Oil (scusa, ma le aziende che fine stanno facendo?)
      B) waiters & bartenders (avevo sentito che VIVONO con le mance, sbaglio?)
      cioè, ma chi vogliono prendere in giro?!?!? Bottarelli fa una analisi ineccepibile. Non vedo quindi come FED possa innalzare i tassi a queste condizioni, visto anche che BCE ha le "polveri bagnate".
      La minestra andrà avanti finchè non lo capirà la maggioranza della popolazione europea e americana. Cioè fino a quando non si inizieranno, qui, ulteriori tagli a spesa e sanità. Però può essere domani, dopodomani o chissà...

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  14. @Flavio --letto l'articolo del professore sui conti in attivo del sistema previdenziale. Ed e' chiaro che miglioreranno ancora , visto lo scalone dalla Fornero in poi; c'e' poi la (secondo me) balla della " aspettativa di vita dalla nascita" ....non penso che la vita si allunghi, visto i patemi d'animo, l'inquinamento, gli ospedali e cure mediche ridotte, le big farma che ostacolano le scoperte scientifiche economiche eccetera: piu' facile il contrario! Ma cosa vuol dire, come viene calcolata l' aspettativa di vita dalla nascita? Dovrebbero semplicemente prendere i deceduti nel 2014, e fare una media dell'eta' degli stessi all'atto del decesso. Lo fanno? Non credo proprio..dal sito istat, inoltre, mi pare che non vengono calcolati i decessi entro il primo anno di vita. Penso che piu' o meno la cosa funzioni come il calcolo dell'inflazione dei bei tempi andati...

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  15. IL grafico in testa al post fu ideato da Claudio Messora (Byoblu), già nel 2012: http://www.byoblu.com/post/2012/10/18/un-fiore-sulla-mia-tomba.aspx

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    1. Sì è così: è stato peraltro già citata la fonte in precedenti pubblicazioni del medesimo su questo blog.
      Va anche aggiunto che il grafico in questione pecca in realtà per difetto

      Infatti ai costi del "lo vuole l'Europa" occorrerebbe, a rigore, aggiungere:
      a) il deficit annuale di contribuzione verso il bilancio UE che, per l'Italia, oscilla, negli ultimi 20 anni tra i 6 e i 7 miliardi annui (ma la situazione di deficit risale in realtà agli anni '70, come attesta il celebre discorso di Luigi Spaventa in sede di approvazione dello SME, nel 1978!);

      b) la quantificazione dell'output gap (inclusa la recessione degli ultimi anni) determinato dalle politiche deflattive legate all'assunzione di un cambio fisso insostenibile ed ingiustificabile (se non con lo scopo, euristico, di arrivare appunto alla deflazione salariale); politiche che non si limitano al periodo di circolazione della moneta unica, ma risalgono alle manovre effettuate per la convergenza sui parametri di Maastricht.

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