1. Ecchevelodicoaffa??
La Repubblica ci delizia con l'immancabile storia per cui, secondo imprecisati (e collettivamente parlanti) "economisti", gli immigrati non sono il problema ma la soluzione visto che "non si fanno più bambini" e quindi abbiamo bisogno di 42 milioni di "nuovi europei" entro il 2020 e, ancor più, di altri 250 milioni entro il 2060.
2. A proposito di crisi demografica, cioè del "perchè", prima gli italiani sono indotti a non fare figli e poi ciò gli viene imputato come colpa giustificatrice dell'obbligo (altamente "etico"?) di accettare l'immigrazione, ci pare giusto, preliminarmente, rammentare che tutto ciò:
"...presuppone l'avvenuto consolidamento del sistema di "costituzione materiale" neo-liberista globalizzato, che sancisca, (ordoliberisticamente in UEM):
a) la "durezza del vivere", (del cittadino, da privare delle sue parassitarie "sicurezze") come nuovo principio eticamente sano, da imporre extra e contra Constitutionem ai propri cittadini; non a caso tale durezza è implicitamente esaltata, come grund norm del nuovo "ordo", dalla corrente culturale €uropeista che discende da Ventotene.
a) la "durezza del vivere", (del cittadino, da privare delle sue parassitarie "sicurezze") come nuovo principio eticamente sano, da imporre extra e contra Constitutionem ai propri cittadini; non a caso tale durezza è implicitamente esaltata, come grund norm del nuovo "ordo", dalla corrente culturale €uropeista che discende da Ventotene.
Quindi smantellamento progressivo, e intensificabile, dello Stato sociale, mediante tetti al deficit e politiche monetarie deflazioniste, e, inevitabilmente, svuotamento del diritto al lavoro e all'abitazione, nonchè alla piena assistenza sanitaria pubblica, sanciti dalla Costituzione: artt.1, 4 32, e 47 Cost., elementi che non possono non essere alla base di una ben prevedibile crisi demografica, determinata
dall'obiettivo scoraggiamento della natalità (che, infatti, inizia a
manifestarsi proprio con l'affermarsi del vincolo esterno, all'inizio
degli anni '80);
DA NOTARE COME IL RECENTE INCREMENTO "RELATIVO" DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE, cioè NON
DEI NATI DI CITTADINANZA ORIGINARIA ITALIANA, SI COLLOCHI IN PIENO IN
TEMPI DI EURO, CIOE' DI VINCOLO ESTERNO €UROPEO INTENSIFICATO, E QUINDI
DI ACCELERAZIONE DELLA DE-SOVRANIZZAZIONE DEMOCRATICA ITALIANA.
Aggiungiamo una serie di eloquenti dati complementari.
Le nascite in Italia diminuiscono col minor benessere delle famiglie (coincidente con il "più €uropa"):
Aggiungiamo una serie di eloquenti dati complementari.
Le nascite in Italia diminuiscono col minor benessere delle famiglie (coincidente con il "più €uropa"):
Il benessere delle famiglie è inversamente proporzionale, dunque, a politiche deflattive e aumento della disoccupazione.
Ecco la curva di Phillips demografica da "più €uropa":
b) il senso di colpa per la non accettazione di quel grado di "durezza del vivere", mediante la comparazione ("tu sei un privilegiato, pensa a chi sta peggio di te") dello status di cittadino con la condizione dei migranti (cittadino,
naturalmente, anche reso colpevole dell'invecchiamento e della crisi di
denatalità, sulle cui cause ci si guarda bene dal fare la connessione
con la spinta ideologica sovranazionale alla "migrazione di ricambio")".
3. Ma per La Repubblica, siamo di fronte al più classico dei TINA: cioè, ovviamente, accettare un indiscriminato reinsediamento da altri paesi di gente disperata, a vario titolo, e quindi naturalmente disposta a lavorare a qualsiasi livello retributivo, è l'UNICA soluzione senza alternative.
Altrimenti, dobbiamo dire addio al "generoso sistema pensionistico" europeo, questo gigantesco apparato parassitario, di gente, che, scandalosamente, non serve altro che ad "aspettare ogni mese...l'assegno dell'INPS".
Perciò: "O si tagliano le pensioni, o si aumentano i contributi in busta paga o
si trova il modo di aumentare il numero di persone che pagano i
contributi."
L'impressione è che tutto questo battage, alla fine, miri proprio al definitivo smantellamento del sistema pubblico pensionistico, divenuto un intollerabile parassitismo senza meriti, anzi decisamente "immorale". Che diamine!
E infatti, l'intero ragionamento si aggira a cercare di oggettivare con pseudo-dati "espertologicizzati" questa conclusione.
4. E insomma, gli immigrati "non tolgono posti agli italiani" (o a qualsiasi altro €uropeo).
Viene inevitabilmente ripetuta la solita storia che gli immigrati prevalentemente svolgono i lavori che gli italiani tendono ad abbandonare (peraltro, proprio perchè la presenza degli immigrati attesta le retribuzioni a livelli tali che gli italiani non sarebbero in grado di mantenersi a livelli accettabili se non peggiorando notevolmente il proprio tenore di vita...); insomma, appunto, italiani choosy e per di più ostinatamente dediti a non fare figli.
A riprova incontestabile, ci viene dato in pasto, da Repubblica, l'inevitabile studio OCSE per cui il contributo in tasse e contributi versati dagli immigrati è superiore a quanto ricevono in prestazioni sociale e spesa pubblica.
5. Ma sarà poi vero?
Parliamo degli immigrati che, pagando tasse e contributi, sono quindi già insediati regolarmente in Italia: questi, secondo i dati 2014 combinati con quelli precedenti, risulterebbero in circa 2,5 milioni di lavoratori (attenzione: non di "residenti", come vedremo), cioè poco più del 10% degli occupati totali.
L'articolo in commento ci racconta trionfalmente che questo insieme di lavoratori "regolari" (altrimenti non pagherebbero tasse e contributi...), versa circa 6,8 miliardi di imposte. Una "fondazione Leone Moressa" sostiene che tra tasse e contributi gli immigrati danno allo Stato 4 miliardi più di quanto ricevono (!)
6. Facciamo una serie di verifiche, (sempre avvertendo che, se si tenesse conto degli immigrati irregolari coinvolti nel lavoro in nero, i risultati cambierebbero in peggio): il gettito medio pro-capite, a titolo di imposta sul reddito, dei lavoratori - beninteso regolari- immigrati sarebbe dunque pari a 2720 euro (6,8 miliardi/2,5 milioni di lavoratori-contribuenti).
La spesa pubblica media pro-capite italiana (ce lo dice l'Eurostat, non la stampa italiana ordoliberista unificata), pur essendo tra le più basse di Europa (al contrario della tassazione) è, invece, di euro 13.479.
Anche se aggiungessimo i contributi versati da tali lavoratori, non ci saremmo: mancherebbero all'appello molti euro pro-capite. Di certo non è evidente come possano gli immigrati, rispetto al bilancio statale italiano, essere contribuenti netti...
Anche se aggiungessimo i contributi versati da tali lavoratori, non ci saremmo: mancherebbero all'appello molti euro pro-capite. Di certo non è evidente come possano gli immigrati, rispetto al bilancio statale italiano, essere contribuenti netti...
7. Il ragionamento, che fa sogghignare in trionfo gli espertoni ital-mediatici, è che questi lavoratori in minima parte percepiscono una pensione; il che è ovvio, dato che sono ancora lontani, in gran parte, dall'aver maturato i requisiti di età e di contribuzione per percepirla.
Questo elemento del tutto contingente, fa dimenticare che, in qualche modo, se gli immigrati non torneranno a casa loro, saranno anch'essi futuri pensionati: se rimarrano in tale condizione in Italia, graveranno sulla spesa pensionistica in base a un profilo retributivo e contributivo molto basso, come attesta il gettito medio e la tipologia di lavoro che, (fieramente), viene ad essi attribuito (come merito della...disperazione, laddove è solo la costrizione che li fa "scalzare" gli italiani, che avrebbero l'assurda pretesa di paghe minimamente dignitose per quegli stessi lavori).
8. Ma i pensionati immigrati, sarebbero (divenuti) ovviamente (e badate parliamo sempre di quelli regolari) degli "anziani", nella gran parte, obiettivamente poveri: ergo, dovrebbero necessariamente essere destinatari in pieno della spesa pubblica sanitaria, di assistenza agli anziani, di soccorso nell'abitazione per la fasce di popolazione più povere.
Quindi se già oggi, non essendo - non potendo essere-, destinatari di pensioni pubbliche, la loro contribuzione "regolare" per imposte e contributi è largamente inferiore alla spesa pubblica media, in futuro, col mero passare del tempo, la situazione è destinata ad aggravarsi e di molto.
9. Ed infatti entrano in gioco due fattori:
a) se, come sarebbe per loro stessi ben più ragionevole (potendo), tornassero nei paesi di provenienza per godersi la magra pensione, questi trasferimenti di spesa pubblica diverrebbero trasferimenti di reddito all'estero (sottraendosi al PIL e alla base imponibile italiana);
b) la spesa pubblica pro-capite è calcolata su tutta la popolazione residente e non solo sui lavoratori attivi (cioè tralasciamo il problema della forte disoccupazione che, negli ultimi anni, ha inevitabilmente colpito pure gli immigrati...che, anche se meno, hanno perso il lavoro).
Ma i residenti "non italiani" sono 5 milioni e tutti, in forza di tale residenza, hanno diritto alle prestazioni sanitarie ma non solo: e sono anche utenti dei vari servizi pubblici, a pagamento o meno che siano (pagamento che, quando dovuto, di fatto, anche un "regolare", dati i livelli di reddito, potebbe non essere in grado materialmente di effettuare).
Parliamo di pubblici servizi e pubbliche funzioni quali trasporti (che dovrebbero essere pagati), viabilità e sua manutenzione, illuminazione, pubblica, pubblica istruzione e edilizia scolastica e "ricreativa" in generale, servizi e funzioni generali di tipo pubblicistico quali l'attività di polizia e ordine pubblico, quella giudiziaria, quella, persino, e non va purtroppo sottovalutato, di mantenimento del sistema carcerario.
Persino la spesa per la difesa, che la si può detestare quanto si vuole ma è una utilità pubblica generale i cui costi si spalmano indifferenziatamente su tutti i residenti (a meno che non siano al servizio di potenze straniere ostili all'Italia e lavorino contro la tutela della indipendenza e sovranità italiane...).
10. Dunque, la spesa pubblica media pro-capite per gli immigrati, tutti e 5 milioni, lavoratori o meno, e in futuro, divenendo anziani, destinatari di basse pensioni contributive (su basi retributive evidentemente ai livelli più bassi), ovvero, comunque, di pensioni sociali al minimo (comunque, date le inevitabili ricadute degli evidenziati aggregati di spesa), può obiettivamente essere ascritta, interamente e a pieno titolo, a ciascuno dei residenti (sempre "regolari") di cittadinanza non italiana (se non altro, come prevede la Costituzione democratica, madri e bambini, anche se non occupati e non italiani, ma residenti, saranno certamente coinvolti nella dovuta assistenza sanitaria in modo consono a tali condizioni "sensibili", come pure nell'istruzione scolastica).
Quindi, una decina di miliardi tra versamenti di imposte sul reddito e contributi, non potrebbero mai pareggiare il conto con la spesa pubblica procapite in media loro ascrivibile a pieno titolo: nel senso che la "media" potrebbe essere un criterio di calcolo per difetto date le condizioni di disagio sociale che determina proprio la condizione di lavoro, e di reddito, in cui sono per lo più relegati.
E, ripetiamo, la mancata attuale percezione di pensioni è solo una condizione transitoria rispetto ad una traiettoria che, agli attuali trend di programmata disattivazione della spesa sociale, potrebbe in un futuro non lontano rivelarsi socialmente destabilizzante e, comunque, socialmente drammatica.
11. Il calcolo è presto fatto: 10 milardi di "contribuzione", forse elevabili a qualcosa di più, - calcolando il pagamento di IVA e altre imposte indirette, in funzione di consumi che, peraltro, non possono essere molto elevati, dati i redditi, e ignorando il problema dell'evasione dell'IVA e di altre imposte in certe condizioni di semi-miseria prevalente-, si contrappongono a 67,395 miliardi di spesa pubblica corrispondenti (5 milioni x €13.479), in base ad un prudente apprezzamento, alla condizione di "residente".
E sempre senza calcolare le "rimesse" che gli immigranti fanno nel paese di origine, sottraendo spesa (privata) effettuata in Italia in base al (magro) reddito disponibile, e quindi sottraendo spesa (privata) e base imponibile, e quindi copertura fiscale, per la stessa spesa pubblica di cui pure hanno fruito nei modi inevitabili che si sono visti.
E poi abbiamo gli studi OCSE che si raccontano il contrario.
Da non crederci! Appunto...
Intanto la Repubblica dovrebbe spiegare che non sono economisti ma demografi (dell'ONU) a sparare le cifre dei milioni di migranti "necessari", come ho spiegato qui.
RispondiEliminaE dire anche che le migrazioni sono create ad arte e fungono da arma demografica contro i paesi democratici restii a piegarsi al NWO, come ho rispiegato qui.
L'avevo letto, naturalmente.
EliminaMa fare debunking ormai è come turare uno scolapasta con le dita di una mano... :-)
Il vero problema, è che la stragrande maggioranza degli italiani, guarda la "tivvu" o legge i quotidiani che danno questi dati farlocchi (anche fra le persone acculturate); è dura far capire che alle informazioni che riceviamo dobbiamo riservare un'attenzione critica.
Eliminama santo cielo.
RispondiEliminaPerciò: "O si tagliano le pensioni, o si aumentano i contributi in busta paga o si trova il modo di aumentare il numero di persone che pagano i contributi."
voglio dire....quale malato mentale, con disoccupazione giovanile UFFICIALE al 42% penserebbe mai che la soluzione al problema sia l'importazione di disperati?????
vogliamo 10 milioni di migranti? vuol dire che ci servono 13 milioni di disoccupati per avere un mercato del lavoro adeguatamente flessibile....
I piddini, tutto chiacchere e cashmere... non meno superficiali di quelli che cantavano #menomalchesilvioc'è ma con più boria immotivata, perché magari hanno la Laurea in qualcosa... e quindi sono #sottuttoIO.
EliminaUnico filo logico possibile dietro questo evidente delirio senza sbocco è: spremere tutto il possibile finché possibile. Non vedo altro. Pensare che esista qualcuno, chicchessia, che ritiene che attraverso questo rutilante gioco al massacro sopravvivrà tuttavia l'economia, sembra essere una barzelletta per grulli. Non c'è un piano coerente per l'economia così come non c'è un disegno coerente sui fini e sul destino dell'umanità.
RispondiEliminaResta una curiosità da chiarire, però, se i beneficiari di cotanto acume ritengano di potersi trasferire su Marte o, più prudentemente, su un pianeta di una stella di Anromeda quando inizierà l'inevitabile mattanza.
Ritengano, forse, di poter reggere i contraccolpi delle sempre più gravi lacerazioni sociali semplicemente perpetuando l'attuale incontrastato dominio dei mas media?
Ma forse no. Forse fanno affidamento sul fatto che anche i carri armati hanno un prezzo.
Nella storia è sempre stato così.
I carri armati, i droni, le portaerei, i missili a testata nucleare...diciamo il manifatturiero che induce "sana" spesa pubblica (l'unica per la quale ammettono un moltiplicatore realistico http://orizzonte48.blogspot.it/2014/05/fortezza-europa-2-droni-road-map.html) per portarci fuori della deflazione...
EliminaCredo, Matteo, che tu abbia centrato la risposta nella prima parte dell'intervento. E' un mondo plasmato sulla rendicontazione del tempo dei banchieri cocainomani: arraffare il possibile finché possibile e domani si vedrà. L'orizzonte temporale arriva al prossimo bilancio semestrale o annuale.
EliminaForse una spiegazione semirazionale c'è: il sistema è diventato talmente complesso, aggrovigliato e "creativizzato" (in senso finanziario) che i padroni del vapore sanno di non essere in grado di rabberciarlo. Si limitano a mettere qualche pezza sperando che rotoli il più a lungo possibile prima di scoppiare. E francamente mi sembra lo stesso atteggiamento adottato dalla parte un po' più pensante del gregge: camparla finché dura. E' il portato della decadenza: così si ragionava nel tardo impero romano e così si ragiona oggi.
Non sanno che pesci pigliare e negano pervicacemente, arrampicandosi sugli specchi, approfittando della demenza ormai radicata in una buona fetta della gente. Dopo di loro, il diluvio.
EliminaIl ragionamento è corretto, ma penso che i numeri siano diversi.
RispondiEliminaSe uno dei termini di paragone è, giustamente, la spesa pubblica complessiva, dall'altra parte non possiamo mettere le sole imposte dirette (IRPEF); ci vanno i contributi INPS, l'INAIL, l'IVA, le imposte locali, le varie tasse sui servizi pubblici, ecc.
Non penso che questo possa inficiare la logica del discorso, ma bisogna metterci tutto, altrimenti il confronto non ha molto senso.
Magari se lo rileggi (e vedi come sono arrotondati e scontati al "netto di" i numeri), ti rendi conto che tutto ciò è stato espressamente considerato
EliminaDossier statistico caritas migrantes 2008.
RispondiEliminaCOSTI E BENEFICI DELL'IMMIGRAZIONE: ENTRATE 10,8 MILIARDI. USCITE 9,9.
Quattro milioni di persone per avere 1 miliardo (anzi 900 milioni per la precisione) netto annuo.
Dite al giornalaio di eziolino mauro di comprarsi una calcolatrice. Con una semplice equivalenza (se è laureato in una qualsiasi prestigiosa università italiana è sicuramente in grado di farlo) potrà capire che se il gabinetto che piace tanto al suo editore e direttore fa arrivare 1 miliardo e 200 milioni di persone, la spesa pensionistica di 270 miliardi, è assicurata.
[IMG]http://i62.tinypic.com/32zj61c.jpg[/IMG]
Ancora una volta: le "uscite" per voci mirate e espressamente dedicate di spesa pubblica (ai fenomeni di immigrazione e di assistenza sociale ai senzatetto, peraltro agevolati se extracomunitari), non sono pienamente e correttamente riferibili ai 5 milioni di residenti "regolari".
EliminaAlmeno questo se il processo di inserimento, attestato teoricamente dal rilascio del permesso di soggiorno e dal suo rinnovo, è giunto al suo momento finale: infatti, se si cammina per le strade italiane, se si consuma comunque in Italia (alimenti, acqua, elettricità, gas, ad esempio), se si è utenti di servizi generali e funzioni pubbliche indifferenziate italiane, puntualmente citate nel testo, il riferimento dovrebbe essere, com'è qui compiuto, alla spesa media pro-capite tout-court.
E' questa, d'altra parte, quella che giustifica l'imposizione sul reddito, per TUTTI coloro che hanno residenza, appunto fiscale, in Italia.
Le situazioni transitorie di soccorso-inserimento-alloggio a carico pubblico di primo intervento, dovrebbero normalmente corrispondere a uno stato di bisogno transitorio in assenza di lavoro regolare: qiundi a una condizione di NON CONTRIBUZIONE (=non pagamento di imposta sul reddito, quantomeno) per definizione.
Almeno in teoria.
Le due situazioni, di prima accoglienza e di inserimento lavorativo, possono avere delle sovrapposizioni: ma questo rende valido "a maggior ragione", quanto qui sostenuto, per l'evidente fatto che il protrarsi di programmi di spesa di accoglimento si SOVRAPPONE alla fruizione dei servizi e funzioni generali che danno luogo alla spesa pubblica complessiva.
Grazie. Ora ti daranno del nazista, così saremo in due!
RispondiEliminaSospetto che esistano persone capaci di pensarlo...Ma mi rifiuto di credere siano italiane,
EliminaSCHERZO!
In Irak è Siria, il messaggio della Merkel ha scatenato è stà tutt'ora per scattenare un incredibile euforia verso la germania. La Merkel ha provocato con il suo messaggio lo stesso effetto che ha scatenato il Pontifex Maximus Francesco un paio di anni fà a Lampedusa. Decine di migliaia di masse umane si stanno mettendo in viaggo con destinazione Germania. Attenzione sè la Merkel dovesse tirare indietro le su promesse che ha fatto, farà incazzare tutte queste masse di migranti è farà incazzare anche i buonisti in germania, che dilagano come in Italia.
RispondiEliminaPosso anche sbagliarmi, ma mi sà che la Merkel stavolta ha aperto il vaso del pandora.
Integrare tutte queste masse nel sistema lavorativo tedesco mi sembra alquanto utopico. È poi i tedesci dove vanno ? si attaccano al tram ? :-)))
Mi preocupo un pò per gli Ungeresi.
I tedeschi non si attaccano ai tram: tendono a riunirsi in birrerrie e poi a sfasciare parlamenti e a bruciare libri...
Elimina"I tedeschi non si attaccano ai tram: tendono a riunirsi in birrerrie e poi a sfasciare parlamenti e a bruciare libri..."
Eliminapenso sia esattamente l'obiettivo degli illuminati, in Europa: creare comunita' non integrabili in lite tra di loro , per essere ancora meglio controllabili, sulla base del dividi et impera. Quanto a noi, saro' razzista ma non ci serviva nessuno, neanche per i lavori piu' umili e ce la saremmo cavata anche per le pensioni (tanto non ci andremo piu') . Pertanto, ai nuovi extracomunitari arrivati gli insegnerei ..il tedesco.
Fermo restando che le pensioni, allo stato, si pagano ampiamente da sole, dato l'enorme carico del cumulo tra contributi e imposte che subiscono, unita alla prospettiva di continua contrazione (in termini reali)e agli inevitabili tagli su cui prospera la campagna ordolivorosa del futuro
Eliminahttp://orizzonte48.blogspot.it/2015/04/i-qe-flirting-with-disaster-gli.html
Nessuno in Italia, a parte tu ed il prof. Bagnai (suo post il pensionato e il libberista del 30 giugno 2014) ricorda che appunto le tasse in Italia sono lorde , e ad es. nel 2012 i pensionati hanno pagato 46 miliardi di tasse, lo Stato in quell'anno tra versamenti lavoratori attivi e pensioni nette erogate ci ha guadagnati 25 mld netti, come sottolineavi. Purtroppo la gente, disinformata, pensa il contrario...
EliminaArticolo da condividere a manetta, diffondiamolo... serve andare oltre le "emozioni" negative o positive, un po' di razionalità è acqua nel deserto su questo tema. Anche se mi rendo conto che è utopico sperare in un cambiamento positivo della coscienza pubblica...
RispondiEliminaqui una chicca che supporta ancor piu il suo discorso.
RispondiEliminahttp://www.mycaf.it/mobile/it/novita-fiscali-e-tributarie/fisco-dai-nati-allestero-6-miliardi-di-entrate_1205_news/?IDNL=
CITTADINI NATI ALL’ESTERO – Va comunque specificato che l'analisi in questione non si riferisce esclusivamente agli immigrati, ma più precisamente coinvolge tutti i cittadini nati all'estero che pagano le tasse in Italia. Non è una differenza di poco conto, anche se, come spiegato da Valeria Benvenuti della Fondazione Moressa, nella maggior parte dei casi le due cose coincidono. Nelle dichiarazioni infatti, scrive il Sole, "non viene indicata la cittadinanza del contribuente, ma solo lo stato di nascita, rilevato dal codice fiscale. Non è escluso, perciò, che nell'insieme dei nati all'estero, accanto ai lavoratori entrati in Italia per lavoro da paesi comunitari o extra Ue, vi siano anche emigrati italiani di seconda generazione (figli cioè di emigranti, ndr), nati ad esempio in Svizzera, Francia o Germania" e rientrati successivamente in Italia. In ogni modo, commenta Benvenuti, "non c'è dubbio che per la quasi totalità dei casi si tratti proprio di immigrati".
Insomma si basa tutto sulle ultime cifre del codice fiscale quelle che indicano dove sei nato non la nazionalita' (H501roma)
Per capirci Lapo Elkan se ha la residenza in italia e paga un qualsivoglia di tasse in italia viene considerato straniero poiche' nato a parigi, ed e' calcolato nelle liste da lei prese in esame, cosi' come il padre nato a NY ed il fratello e la sorella nati anche loro a parigi.
Chissà se paga le tasse in Italia. Sarebbe una rarità per la crema dell'elite...
Eliminasembra che abbia optato per la cittadinanza italiana:
Eliminahttp://www.lapresse.it/gossip/lapo-elkann-ho-scelto-di-essere-italiano-e-qui-pago-le-tasse-1.268578
come persona fisica ne pagava poche, un po' datato, 2009...poi il resto boh...
"...i due fratelli John e Lapo Elkann, per esempio, sono separati da alcuni zeri. Il primo, all’epoca vicepresidente della Fiat, denunciava 2,2 milioni di euro, mentre il secondo ne dichiarava «solo» 74mila..."
http://www.ilgiornale.it/news/ecco-quanto-dichiarano-agnelli.html
http://www.milanofinanza.it/news/finanza-le-dichiarazioni-dei-redditi-degli-agnelli-panorama-200910011810011375
p.s. John e lapo sono nati a new york ,Ginevra Elkann a Londra, mio errore :-(
avevo letto che risultasse quasi nullatenente qui.
EliminaL'ottimo Panagiotis Grigoriou ci propone questa descrizione agghiacciante della situazione nelle isole dell'Egeo.
RispondiEliminaNon credo che bastino i calcoli balordi sulla contribuzione futura o sull'esercito di riserva (argomenti demoliti sopra da Luca Tonelli 16:05) a spiegare l'accelerazione (indotta) del fenomeno.
Per rimanere nel lessico di Panagiotis,tempo di venti malvagi (di guerra?civile?),e di criminali che soffiano sul fuoco.
L'attacco al sistema pensionistico pubblico (iniziato nei primi anni anni 90) aiuta a metterci a contatto con la "durezza del vivere" ed è profondamente eversivo: non puoi pianificare nulla a lungo termine perchè il tuo reddito futuro è incerto, non esistono regole giuridiche che ti possano difendere dalla "ragione economica".
RispondiEliminaRazionalmente due trentenni prima di filiare dovrebbero pensare seriamente se investire circa 170.000 euro nei prossimi 18 anni per un figlio oppure farsi una pensione integrativa.
E in questi termini possoon averci già pensato dagli anni '80 (cioè dall'inizio delle politiche deflazioniste...con eccettuazioni, ben note, clientelari); a maggior ragione negli anni '90 e 2000.
EliminaOra, però, ci devono ragionevolmente aggiungere pure l'assicurazione sanitaria, specie dopo che i tagli delle prestazioni, susseguitisi a quelli delle strutture eroganti, non consentono più adeguate diagnosi e prevenzione tempestive. E, ovviamente, il tutto è destinato a peggiorare (non ti dico poi se introdurranno il reddito di cittadinanza...)
per principio sarebbe da non pagare alcuna assicurazione sanitaria.
Eliminadel resto io ho 27 anni. per ora non mi dovrebbe servire. quando sarò vecchio...ma voglio veramente esser vecchio? penso che nel mondo prefigurato da essi vivere oltre i 70 anni sarà, oltre che difficile, una sofferenza inutile.
il krumirismo globale avanza a tutta birra ... prossimo slogan della "sinistra ": "krumiri di tutto il mondo unitevi ! " :-)
RispondiEliminaA parte l' amaro umorismo faccio i miei complimenti all' autore per lo stomaco di aver cosi' ben rivoltato tutta la merda che ci viene propinata ogni giorno da una massa di "chierici traditori del popolo " mai vista nella storia cosi' compatta , ma anche cosi' stupida, visto che pensano che alla loro casta non toccheranno mai le bastonate che essi incessantemente richiedono per tutti gli altri.
Ciao Luciano. Mi era venuto un colpo quando avevi annunciato di prenderti una pausa dal blog. Comunque, scrivo perché l' altro giorno, mentre pensavo al combinato Schengen/Dublino mi sembrava di essere finito nel romanzo Comma 22. Se è frutto della mia ignoranza, mi spiace farti perdere del tempo.
RispondiEliminaSe non ho capito male i trattati, per poter circolare liberamente secondo Schengen, devi essere registrato. Ma secondo Dublino devi risiedere nel pAese in cui sei stato registrato. Mi manca qualche pezzo?
La pausa era determinata dall'esigenza di scrivere il libro: con un certo ritardo, siamo comunque riusciti a completare l'opera durante questa estate. Insomma, na faticaccia produttiva...
EliminaLa registrazione in un paese di origine è un sistema logico per accertare in modo reciprocamente riconoscibile la legittimazione a fruirne (mediante rilascio di documento). Da questa base di partenza, poi, appunto, gli aventi diritto possono muoversi all'interno dello spazio unificato.
L'alternativa, molto più costosa era un'anagrafe e una certificazione centralizzate tra i paesi aderenti (che non sono tutti UE, tra l'altro)
OT(?!)
RispondiEliminaFilm: I nostri ragazzi
Interpreti :
avvocato amico della Costituzione della Repubblica italiana (Gasman)
immigrata integrata, moglie del suddetto (Bobulova)
medico piddino fin nei precordi (Locascio)
élite ordoliberista sobillatrice e mandante del piddino, sua moglie (Mezzogiorno)
Cambia il vento?
Pensa che per "orore" non l'ho preso in considerazione. Mi hai incuriosito. Indagherò...
EliminaOrore legittimo (a priori). Se ci fosse stato da pagare un biglietto d'ingresso non l'avrei visto.
EliminaIn effetti, confermo
EliminaMi complimento per il post che pone lucidamente delle questioni che per qualcuno non dovrebbero avere alcuna cittadinanza politica. Prendiamo per esempio il tema della crisi demografica italiana. Siamo tra i paesi meno prolifici al mondo, il tasso di natalità è inferiore al 10% quasi costantemente dal 1986, nel 2014 il n. di nuovi nati è stato il più basso dall'unità d'Italia. Ciò nonostante nessuna forza politica - anche quelle che si ergono a paladine della famiglia tradizionale - sembra avvertire il problema, che è naturalmente la principale concausa dell'invecchiamento della popolazione e delle difficoltà di mantenere un sistema previdenziale in equilibrio.
RispondiEliminaEvidentemente un po' tutti - sinistra in primis - pensano che l’unica soluzione sia l'immigrazione!
Per quanto riguarda il problema della spesa pubblica per i servizi erogati agli immigrati, vorrei solo aggiungere un dato, che mi sembra non sia stato contemplato nel post. Tutti gli stranieri extracomunitari possono usufruire anche delle prestazioni assistenziali connesse ad uno stato di invalidità. Si badi che parliamo di assistenza, non di previdenza che è erogata a certe condizioni e solo in presenza di versamenti contributivi (in genere all’INPS). Quello che colpisce dell’attuale situazione non è certo che lo straniero con regolare permesso possa usufruire di servizi assistenziali, ci mancherebbe altro, ma sono le particolari condizioni che, per effetto di decisioni della Corte Costituzionale, consentono di averne diritto anche solo dopo la permanenza di un solo anno sul territorio nazionale!
Riporto i riferimenti delle sentenze e le relative provvidenze economiche (ripreso dal sito Handylex):
sentenza n. 306/2008 e n. 40/2013: indennità di accompagnamento agli invalidi civili totali
sentenza n. 11/2009 e n. 40/2013: pensione di invalidità agli invalidi civili totali
sentenza n. 187/2010: assegno mensile agli invalidi civili parziali
sentenza n. 329/2011: indennità di frequenza ai minori invalidi civili
sentenza n. 22/2015: pensione e indennità speciale ai ciechi parziali
Grazie alle citate sentenze - che dichiarano incostituzionali, e contrarie all’14 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), una serie di norme che dettavano maggiori limiti temporali di soggiorno (almeno 5 anni) e alla dimostrazione di un reddito annuale minimo - è sufficiente il permesso di soggiorno di almeno un anno e l’iscrizione all’anagrafe del comune di residenza per poter richiedere l’accertamento di minorazioni da cui possono poi derivare le relative provvidenze economiche di natura assistenziale.
Tutto ciò di fatto equipara il disabile straniero da un solo anno residente in Italia (a prescindere anche dal fatto che abbia o meno un lavoro retribuito), al disabile cittadino italiano. Una scelta di civiltà, non c'è alcun dubbio, degna di un prospero paese occidentale quale noi un tempo eravamo ... Ma oggi?
In un momento di così grave difficoltà economica e di declino (euroindotto) queste condizioni di favore mi sembrano una generosità davvero fuori luogo, anche perché non c’è alcuna garanzia di reciprocità con i paesi di provenienza degli stranieri extracomunitari beneficiati.
L'evenienza di una sovrapposizione tra programmi di spesa dedicati e la condizione di residente legittimo, e quindi fruitore dei generali benefici e flussi di spesa sociale, è stata considerata in termini di aggregato complessivo (pro capite).
EliminaIl problema che viene ora posto riguarda un aspetto delicato: in effetti, una volta che il permesso di soggiorno sia rilasciato, gli artt.38 e 32 Cost. non parrebbero porre delle precondizioni per l'estensione di assistenza per lavoratori stranieri (e loro familiari "regolari") affetti da invalidità.
Dunque la Corte ha applicato uno standard difficilmente eludibile.
Ma ciò conferma che di certo la massa di residenti non cittadini non solo fruisca in pieno della spesa media pro-capite ma, anzi, sia particolarmente predisposta al suo effetto redistributivo (attestandosi frequentemente ben sopra la media ed escludendo ciò, a fortiori, che come aggregato essi possano costituire una voce attiva, in afflusso di entrate, per il bilancio dello Stato).
La Corte, peraltro, dovrebbe verificare se lo standard rigoroso così utilizzato non debba essere applicato anche a norme finanziarie "per il risanamento" dettate dall'Europa che portano alla deflazione salariale mediante austerità fiscale induttiva di maggior disoccupazione, violando gli artt.4, 35 e 36 Cost. (fra gli altri) e, tra l'altro, limitando redditi e capacità contributiva di tutti.
Questo aspetto è, come si suol dire, pregiudiziale: non è la guerra tra poveri e impoveriti, dettata dal politically correct sporadico in applicazione della Costituzione, che può ripristinare la legalità costituzionale rispetto all'intera società italiana.
La sensibilità ai diritti fondamentali costituzionali non dovrebbe dipendere da contingenti "input" mediatici e da slogan europei di carità pelosa ed ipocrita...
Ringrazio per la cortese replica. Pur essendo un lettore tutt’altro che occasionale di questo blog, di cui apprezzo il rigore e la profondità con cui vengono trattati argomenti così complessi, specie in relazione all’esiziale rapporto Costituzione-democrazia-trattati Ue, non mi ero mai avventurato in commenti. Vorrei solo aggiungere che la mia precedente nota intendeva solo inserire un’ulteriore voce in quelle di cui al punto 9) lett. b) del post, dove sono elencati i pubblici servizi e funzioni generanti la spesa sociale, e quindi dare ulteriore supporto alle Sue condivisibilissime tesi. La spesa assistenziale derivante dall’invalidità, come noto, è piuttosto elevata (circa 17 miliardi di euro nel 2013 sec. il bilancio sociale INPS) e nel suo complesso è tutta a carico della fiscalità generale: dunque si ritrova a pieno titolo nella spesa pubblica-pro capite.
EliminaDetto questo, ricordo solo che la C. Cost. nelle sentenze citate non riconosce nuovi diritti o elimina palesi discriminazioni in tema di assistenza ai residenti stranieri, lavoratori o inattivi che siano. Infatti, abolendo una parte della normativa, semplicemente riduce i requisiti temporali per ottenere le stesse prestazioni assistenziali spettanti ai cittadini italiani nel settore delle invalidità civili.
Tali requisiti temporali erano stati inseriti, penso, al solo scopo di contemperare le giuste esigenze di tutela sociale – garantite da principi sacrosanti e basilari del nostro ordinamento – con il bilancio dello Stato, che potrebbe ricevere un duro colpo dall’accesso indiscriminato a tali prestazioni da parte di cittadini stranieri soggiornanti solo per breve periodo.
Del resto sono precauzioni normative dello stesso tenore di quelle che in altri settori – come quello degli ammortizzatori sociali - cercano di limitare il c.d. “turismo assistenziale o del welfare” agli stessi cittadini della Ue. Si veda in proposito la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea (11.11.14) che statuisce che per poter accedere ad alcune prestazioni sociali i cittadini di altri stati membri dell’Ue possono rivendicare la parità di trattamento con i cittadini dello stato membro ospitante solo se il loro soggiorno soddisfa i requisiti previsti dalla direttiva “cittadino dell’Unione” (direttiva n. 2004/38/CE). Si legge nella sentenza che “quando la durata del soggiorno è superiore a tre mesi ma inferiore a cinque anni la direttiva subordina il diritto di soggiorno alla condizione che le persone economicamente inattive abbiano risorse proprie sufficienti. Si intende in tal modo impedire che cittadini dell’Unione economicamente inattivi utilizzino il sistema di protezione sociale dello Stato membro ospitante per finanziare il proprio sostentamento.”.
Se questa è la normativa europea in tema di ammortizzatori sociali per gli stessi cittadini dell’Ue “economicamente inattivi” per lo stato ospitante, a mio modesto avviso suona ancora più incongrua e velleitaria (nel senso che non tiene conto degli obiettivi limiti di spesa del già malconcio sistema del welfare italiano) la possibilità concessa a tutti gli stranieri extra-Ue, anche inattivi e non particolarmente desiderosi o capaci di trovarsi un lavoro essendo invalidi, di poter accedere a prestazioni economiche dopo solo un anno di residenza in Italia.
Sul piano della logica UE, tanto più proprio in quanto limitativa degli effetti "assistenziali" nel paese di insediamento, pur nell'ambito della sbandierata mobilità delle persone, non c'è dubbio che le cose stiano così: sta peraltro agli Stati sia regolamentare eventualmente in melius gli standard "sociali", sia, comunque regolare la condizione dello straniero (extraUE).
EliminaL'UE, in generale, subordina i diritti sociali alle esigenze di bilancio fiscale che sono il suo prioritario obiettivo per rimodellare le società europee in senso neo-liberista.
Quello che dunque è un regime univoco di limitazione-neutralizzazione, programmatica. del welfare si scontra naturalmente con la nostra Costituzione: la cosa "curiosa" è che la nostra Corte lo ravvisi rispetto al disagio degli stranieri, sia pur inabilitati al lavoro, ma non abbia altrettanta prontezza nel ravvisare il contrasto stesso rispetto alle forti limitazioni che subiscono, ormai da decenni - caratterizzati da "emergenzialità" fiscale praticamente irrisolvibile (nell'evidenza dei fatti)-, i diritti sociali dei cittadini italiani (primo il diritto al lavoro, inteso come obiettive politiche di piena occupazione, e non di flessibilizzazione-precarizzazione, per finire a quel sostegno ai redditi, e alla stessa occupazione, che è il welfare, sanitario e pensionistico).
E' quasi incredibile, alla luce dello standard costituzionale, che per i cittadini l'emergenza finanziaria pubblica e il pareggio di bilancio, proprio in quanto voluto dall'UE, divengano prevalenti sui diritti sociali costituzionalmente sanciti.
E' un processo non ancora compiuto (del tutto), ma, ultimamente, avviato con una certa decisione...
Gli analisti di J.P. Morgan c’è l’avevano detto: non ci possiamo più permettere la ns. Costituzione. Nel noto paper del maggio 2013 (The Euro area adjustment: about halfway there) hanno indicato la road map, che qualcuno sta laboriosamente e pedissequamente seguendo: rafforzamento dell’esecutivo, riduzione delle autonomie locali, riduzione dei diritti dei lavoratori costituzionalmente garantiti, abolizione di una camera e parlamentari in gran parte nominati col pretesto di contrastare il clientelismo/corruzione, and last but not least: limitazione/abolizione dell’inconcepibile (per J.P. Morgan ma non solo) diritto a protestare contro la trasformazione della nostra democrazia in un regime autoritario.
EliminaAssertor10 settembre 2015 23:06
EliminaMa tu non ci credere : Si PUÒ FAREEEEEEE!
http://www.repubblica.it/speciali/politica/data-journalism/2015/09/14/news/data_journalism_immigrazione_integrazione_forza_lavoro_italia_europa_scolarizzazione-122592126/?ref=HRER1-1
RispondiEliminaAppunto: dati che confermano l'analisi qui compiuta, attinendo ad aspetti perfettamente compatibili di mera statistica, che nulla tolgono al calcolo del contributo netto (fantasticato).
EliminaTra l'altro, parliamo sempre di "regolari" (essendo scontato che ulteriori immigrati economici, privi dei requisiti legali per il permesso di soggiorno, possono solo rafforzare l'esercito di riserva, già nella fondamentale componente "in nero"), e dobbiamo sempre scontare che certe occupazioni sono in ambito privato al posto di ciò che viene tagliato, o non più effettuato e sviluppato, nell'ambito dell'assistenza pubblica.
Una trasformazione irresistibile che va verso la deflazione salariale degli italiani e l'arretramento dei livelli retributivi di accesso: il "ri-accesso" di italiani su certi profili lavorativi e mestieri, su questi nuovi e minori livelli retributivi, sconta un inevitabile lag temporale, ma è un processo scontato (già in atto peraltro).
Dunque, non bisogna "disperare": è solo questione di tempo e il mercato del lavoro, dato il livello di disoccupazione e di prospettive insostenibili di vita che vi si connette, farà tornare gli italiani a più miti consigli...
Esattamente come si voleva.
Com'è scontato che sia
Insomma, tutte le strade statistiche portano alla stessa conclusione. Che piaccia o no. La sostituzione demografica è in atto; l'organizzazione sociale, normativamente globalizzata, riduce i livelli del welfare e della quota salari.
EliminaSi poteva seguire un'altra strada?
Sì, se non si fosse scelta la deflazione come primo drive di ristrutturazione del modello socio-economico. A costo di quello costituzionale.
C'è a chi piace; ma c'è un problemino di legalità "complessiva"...