1. Da "The walking debt" traiamo questo interessante grafico:
Per commentarlo, ci limitiamo a rammentare che l'output gap è il minor reddito che consegue a una situazione (nel periodo di riferimento) di mancato pieno impiego dei fattori della produzione.
2. Nel grafico sopra riportato c'è tutta la storia delle politiche €uropee nella loro (intenzionale) "inevitabilità".
Prima della crisi del 2008, il credito allegro dei paesi del "Nord" europa, esportatori con vantaggio di cambio (che prima non avevano), crea un'illusione di piena crescita: all'arrivo della crisi finanziaria si vede la fragilità del modello di crescita all'interno dell'UEM (cioè ottenuto mediante indebitamento dei paesi "periferici", con effetti negativi sulle loro partite correnti estere); una conseguente minor crescita (da rientro verso i creditori) che si aggrava con l'introduzione dell'austerità; poi, fa registrare un piccolo miglioramento "medio" (nell'area) per effetto della "distruzione della domanda interna", che limita le importazioni; quindi la situazione della crescita "ripeggiora" una volta che l'austerità porta ai suoi effetti strutturali permanenti di deindustrializzazione e disoccupazione; infine, assistiamo a un piccolo recupero che altro non è che l'allentamento dell'austerità, cioè l'attenuazione (non omogenea) dei limiti al deficit spending nei vari pesi debitori UEM, tranne, appunto, che in Italia.
3. L'output gap, infatti, è il figlio prediletto della correzione, spostata sul solo mercato del lavoro, - e quindi innescata da un innalzamento strumentale della disoccupazione (che, per chi volesse capirlo, significa chiusura e minor impiego di impianti produttivi)-, che si impone in UEM non perchè la crisi è arrivata da "oltreoceano", ma perchè l'euro funziona così.
Esso, cioè genera, di per sè, degli squilibri commerciali, che non sono correggibili mediante trasferimenti finanziari pubblici, come se si fosse in un unico Stato federale e per di più democratico (cioè che garantisce livelli omogenei di diritti e prestazioni essenziali in tutta l'area interessata).
I trasferimenti, infatti, sono vietati dai trattati e, fin dall'inizio della loro applicazione, gli scontati squilibri commerciali tra Stati aderenti all'UEM vanno compensati (o avrebbero dovuto essere compensati) mediante la deflazione salariale interna (cioè il solito meccanismo: aumento la disoccupazione e, irresistibilmente, gli occupati, o aspiranti tali, accettano compensi inferiori, anche nominalmente e in modo costante e crescente).
4. La situazione italiana è poi andata peggio (in termini di output gap), proprio perchè si trattava (un tempo) di un paese sia tradizionalmente orientato all'export manifatturiero, sia portatore di una divergente inflazione STRUTTURALE, (di certo non patologica, come ci vorrebbero far credere) conseguente al suo modello costituzionale, di democrazia - più- avanzata, e alla sua conformazione geografica e demografica.
Quanto peggio, in stretta conseguenza del record (mondiale) di saldo primario registrato in Italia, lo possiamo vedere qui sotto:
5. Su come questa storia si sia riversata, tramite le politiche €uropee, sulla struttura economica italiana, lo possiamo vedere, ancor prima della introduzione "ufficiale" dell'euro, negli effetti di Maastricht nel costringerci al mitico avanzo primario di bilancio pubblico (si tratta di risparmio, pubblico, per definizione non convertito in investimenti, e quindi in crescita del PIL, destinato a ripagare creditori finanziari, privati, essenzialmente esteri):
Ecco il saldo primario comparato dei primi 5 Stati membri dell'UE. NB: BASTA DA SOLO A SPIEGARE "PERCHE' CRESCIAMO MENO". Perchè siamo in UEM (e prima abbiamo fatto il "divorzio" perchè eravamo nello SME...insomma il vincolo esterno), just like that, nothing else:
Ecco il saldo primario comparato dei primi 5 Stati membri dell'UE. NB: BASTA DA SOLO A SPIEGARE "PERCHE' CRESCIAMO MENO". Perchè siamo in UEM (e prima abbiamo fatto il "divorzio" perchè eravamo nello SME...insomma il vincolo esterno), just like that, nothing else:
Ora, a voler essere seriamente preoccupati, considerando che il "problemino" deriva dal paradigma liberoscambista e valutario (cambio fisso in area valutaria intenzionalmente non solidale, con pesanti limitazioni del bilancio fiscale fino al pareggio di bilancio), è mai possibile pensare che il reddito di cittadinanza sia una soluzione?
Finchè, evidentemente, si deve ripagare, attingendo sui mercati, l'onere del debito pubblico in pareggio di bilancio, infatti, finanziare questa "cura degli effetti" non lascia scampo a sanità pubblica, copertura pensionistica (dignitosa) e al risparmio delle famiglie (che è poi la possibilità di avere un'abitazione per chiunque).
La risposta, dunque, può essere positiva solo a condizione di considerare irrinunciabile l'euro e il pareggio di bilancio come drives alla crescita export-led, e , quindi, considerando altrettanto irrinunciabile la conseguente de-industrializzazione e alta disoccupazione in Italia. E non lo dico io: lo dimostra Dani Rodrik.
6. Insomma, a quanto pare c'è sempre qualcuno che vuole arrendersi alla CONDIZIONALITA':
"Se dunque la "condizionalità", stile FMI, è ovviamente orientata a imporre un certo sistema di leggi e regole in campo economico e sociale che risulti conforme a tali interessi prevalenti, originariamente NEI CONFRONTI DEI PAESI DEL C.D. TERZO MONDO, o comunque "in via di sviluppo", il suo irrompere in Europa è dovuto essenzialmente all'adozione del trattato UE-UEM, in particolare della modalità, non certo indispensabile e coessenziale, della moneta internazionalizzata priva di un governo e di una fiscalità federali.
Questo tipo di moneta, come teorizzato da Hayek e dagli ordoliberisti della scuola di Friburgo fin dagli anni '40 (almeno), crea quello stato di necessità, per il paese debitore, cui lo Stato medesimo non può porre alcun rimedio, essendo privato della sovranità monetaria e del riequilibrio normalmente raggiungibile con la flessibilità del cambio.
A
dimostrazione inoppugnabile di ciò, gli Stati che pure aderenti all'UE
siano fuori dall'UEM, non risultano coinvolti in questo meccanismo di
stato di necessità e condizionalità programmatico e, infatti, possono
crescere..."
diversaal di là di quelli prigionieri dell'eurozona.
diversaal di là di quelli prigionieri dell'eurozona.
7. Insomma, parlare di "reddito di cittadinanza" quando, e fino a che, si sia assoggettati alla condizionalità sovranazionale, - che vieta politiche di piena occupazione e anzi impone di strutturare il suo contrario cioè la "piena occupazione" neo-classica, liberista, dei trattati europei,- è una resa che può essere coerente solo con il pieno sostegno a questo stesso sistema sovranazionale.
Se così non fosse, si considererebbe assolutamente prioritario il ripristino della legalità costituzionale, tralasciando di cercare soluzioni sui soli effetti e vantaggiose solo per pochi e, anche per i "pochi", per un breve periodo.
Si agirebbe, cioè, sulle cause, combattendo per la democrazia economica prescritta, come obbligo per le istituzioni, da parte della Costituzione.
8. Ma questo presupporrebbe di aver compreso cosa comporti veramente la legalità costituzionale e, dopo attento e lungo (ma essenziale) studio, implicherebbe di avere in essa quella fede "illuminata" dal "raggio di fede" di cui parla Merighi nell'Assemplea Costituente:
"Ci lasci, onorevole Nitti, e con lei
tutti quelli che non credono, ci lasci illuminare questa Costituzione con un
raggio di fede; che non sarà una gran fede nelle nostre modeste possibilità
scientifiche, ma sarà però, ed è, una grande fede nella nostra missione di
medici e di organizzatori socialisti" (Applausi)."
In questo contesto, ecco che il nostro Presidente del Consiglio si ricorda che bisogna dire: "No al reddito di cittadinanza perché la Costituzione “parla di diritto al lavoro” e per combattere la povertà bisogna puntare sull’incremento dell’occupazione."
RispondiEliminahttp://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/30/renzi-no-al-reddito-di-cittadinanza-per-combattere-la-poverta-serve-il-lavoro/2083172/
Con questo intervento, penso che la demagogia del PD tocchi nuove e inaspettate vette. Loro, quelli del "morire per Maastricht", della guerra al "debitopubblico" e dell'elegio della "durezza del vivere", vengono ora a dirci che le "supply side" non servono, perché il problema è la tutela reale del reddito da lavoro (che hanno però distrutto con €uro-deflazione e Jobs act).
O siamo al massimo dell'ignoranza (e si dicono parole in libertà), o dell'ipocrisia (perché si usa la verità per difendere la bugia).
Un po' mi attendevo che saresti intervenuto per sottolineare questa paradossale strumentalizzazione di una verità per dissimulare il perseguimento di interessi opposti ad essa:-)
EliminaProprio perchè l'obiezione è giusta, il danno che arreca (la sua provenienza) è ancora maggiore.
Quello, cioè, di far identificare (ad un'opinione pubblica in mano alla propaganda ordolivorosa) le politiche attualmente seguite come di "piena occupazione" (anzichè di deflazione salariale strisciante...e neanche troppo, ad averci capito qualcosa) e a far risaltare la questione del reddito di cittadinanza come un rimedio, addirittura, "democratico".
Anzi: umanitario perchè "altrimenti la situazione dei disoccupati diventa drammatica e nessuno ci pensa".
Ma è "umanitario" esattamente quanto il (notorio) pensiero di Hayek.
Intanto che il suo paradigma disumano si afferma con la cooperazione di sistema e (presunto) antisistema: uniti nel distruggere la sostanza della Costituzione...
Opto senza esitare per l'ambivalenza e la coesistenza delle due proposizioni: siamo al massimo dell'ignoranza e al massimo dell'ipocrisia (e poi inizia a comparire anche qualcosa che ha a che fare con la criminalità). Scrivevo proprio oggi a un amico: "Il bocconcino avvelenato: ti introduco in un meccanismo che tu poi riconosci essere irreversibile (secondo i principi che lo hanno generato e che tu hai sottoscritto), così posso chiederti ciò che voglio, perché paradossalmente me lo chiedi tu."
EliminaIn effetti, la struttura logica (...?) è questa
EliminaIl reddito di cittadinanza è la proposta forte di Grillo (e non solo).
EliminaMi pare di rivedere lo schema Berlusconi - Prodi: contrapposizione feroce, "riforme" a turni alterni, e ciascuna si aggiunge a quelle precedenti.
E, un calcio con un piede e uno con l'altro, la palla è andata avanti...
Infatti il vero problema è che la Costituzione si "legge", ma non si studia a fondo come si dovrebbe...
RispondiEliminaInfatti "Euro e(o?) democrazia costituzionale" ha questo esatto "incipit": "Per comprendere a fondo la Costituzione..." :-)
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