giovedì 25 agosto 2016

AMATRICE ERA UN BORGO ITALIANO, MOLTO ANTICO (SUMMA VILLARUM). MA ORA C'E' LA "SOLIDARIETA'" €UROPEA

1. Non farò un vero e proprio post sul terremoto nel centro d'Italia: vi darò delle tracce da seguire.
Anzitutto rinvio al post di Alberto su Goofynomics: conscio del fatto che molti di voi lo avranno già letto.
Sottolineo che, ad esempio, come da titolo, l'antichissima Amatrice fu già colpita da eventi simici: ma nel '600 fu possibile ricostruirla e portarla di nuovo in vita. Non seguendo le norme antisismiche, al tempo non esistenti, ma almeno fu ricostruita. E anche restaurata in ciò che di più antico vi era.

http://www.visitlazio.com/documents/563196/597231/amatrice_8.JPG/6846efb0-72fa-43cf-86ff-cd76a7c7f90e?t=1392130270963?t=1392123070963&imageThumbnail=3

Con la "Grande Società" €uropea, dichiaratamente governata dai "mercati", di ciò c'è molto da dubitare, vista anche l'esperienza de L'Aquila.
Quest'ultima, pur essendo un capoluogo di regione, e potendo quindi contare sulla localizzazione "istituzionale" di uffici pubblici, statali e regionali, si trova nella situazione di città ricostruita in tempi tali - un processo che durerà ancora 10 anni-, che il suo destino rimane segnato dal concomitante svilupparsi antropico della irr€versibile crisi economica italiana:  
"La città ha avuto uno sviluppo molto forte quando è diventata capoluogo di regione, quando si è sviluppata l’università e con l’arrivo delle multinazionali sostenute dalla Cassa del Mezzogiorno. 
Quando c’è stata la scossa già c’era stata la deindustrializzazione, la digitalizzazione aveva colpito la città amministrativa, l’università era in una fase di stallo.
...La città fisica ora è il doppio della città sociale. All’Aquila potrebbero abitare 150 mila persone, gli abitanti però sono appena 70 mila.
...Il primo problema è mettersi con attenzione a decidere che città fisica si vuole. Quelle sono scelte irreversibili perché non si può poi abbattere le case costruite. Il punto di partenza della riflessione però deve essere nazionale, visto che la ricostruzione la paga l’Italia. A oggi la città sociale e quella economica possono essere travolte dalla città costruita. Basti considerare le case che sono state edificate e che ora sono vuote."

2. Ma quale punto di vista "nazionale" si può assumere nell'ambito del vincolo €sterno che sta lentamente togliendo la ragion d'essere stessa di ogni vitalità del territorio?




3. Aggiungo, poi, altri tweets dotati di links che mi pare giusto segnalarvi.
Su come sia stata riformata la Protezione civile in tempi di pareggio di bilancio e di "la presente legge non comporta nuovi oneri per il bilancio dello Stato":





Su come l'emergenza sia stata circoscritta al semplice primo intervento in termini temporalmente limitati e improrogabili:


4. E questo insieme di "misure", virtuose e in pareggio di bilancio, naturalmente, dipende dal "lovuolel'europa" come massima regola ordinamentale ammissibile, di fronte ad ogni problema della società italiana. Ed al lordo: cioè anche includendo i fantasmagorici "fondi €uropei" (che sono la parziale restituzione di una nostra ben superiore contribuzione):
Perché, in Italia, ma proprio in Italia, di UEM e di divieto degli aiuti di Stato si muore, socio-economicamente, prima ancora che fisicamente...Altrove si prospera:
Sicché si attaglia particolarmente il finale del post di Alberto citato all'inizio:
5. I contenuti del post appena citato, si riallacciano agli "estratti" da questo post di qualche anno fa (oggi attualissimo): 

"La corruzione, comunque la si voglia vedere, è il prezzo attribuito a titolo privato ad un pubblico decidente come compenso di intermediazione per l'assetto di interessi= "effettiva distribuzione della ricchezza", conseguente ad una concreta decisione del pubblico potere.
Ora, più elevato è il numero delle opzioni alternative insite nella decisione, cioè più numerosi sono i momenti di discrezionalità (tecnica e amministrativa), più elevata è la probabilità e la stessa organizzazione del fenomeno corruttivo.
Facciamo un esempio; se occorre costruire una strada o una linea ferroviaria da un luogo pianeggiante ad un altro, passando per una pianura (appunto), e, si badi bene, senza che in mezzo vi sia una ampia serie di insediamenti industriali (manifatturieri o anche agricoli) o di insediamenti civili aventi un particolare valore giuridicamente tutelato (storico, archeologico, architettonico, paesaggistico), la probabilità che l'opzione decisionale del pubblico potere sia limitata ad un'unica soluzione tecnicamente razionale (con limitate varianti), condurrà ad una bassa probabilità di corruzione.
In tutti i casi in cui ricorrano diverse condizioni, o meglio, come in Italia, ricorrano simultaneamente tutte le condizioni di massima variabilità delle opzioni e di massima comprensenza di interessi rilevanti, e variamente comprimibili, nell'ambito della decisione da assumere, le probabilità di corruzione, cioè di compensi di intermediazione per il perseguimento di un assetto piuttosto che un altro, sono molto elevate.
Ma anche supponendo, in questa situazione di complessità di "variabili", che non vi sia alcun accordo illecito e si applichino solo le regole previste per l'adozione della decisione (cioè decisione puramente legale), si avrà probabilmente:
a) connaturale -quindi inevitabile- complessità (normativa, ma prima ancora, "di fatto", cioè nella realtà naturale) del processo decisionale e quindi sua conseguente lunghezza temporale;
b) controvertibilità elevata della decisione assunta;
c) alto margine di erroneità nel merito (cioè tecnico-razionale) della decisione stessa;
d) spostamento della correzione degli errori o delle violazioni di legge (non dolose), che hanno importato indebito e irrazionale sacrificio di taluni interessi in luogo di altri,  nella sede giurisdizionale;
e) esito della verifica giurisdizionale di legittimità-razionalità (ragionevolezza e attendibilità) della decisione pubblica dipendente da vari sottofattori:
- e1) volume delle risorse dedicate dall'ordinamento alla predisposizione del controllo giurisdizionale, cioè sufficiente in base a realistiche considerazioni di politica della giustizia;
- e2) tendenza inevitabile al prevalere degli interessi economicamente più forti che possono dedicare maggiori risorse sia alla introduzione delle loro ragioni nel contenzioso-processo, sia a precostituire momenti decisionali pubblici di difficile sindacabilità nel merito da parte dello stesso giudice.
...Quali che siano le risposte che un ordinamento fornisce a tutte queste problematiche - e in Italia, afflitta dalla trentennale crociata contro spesa corrente e investimenti pubblici, è facile immaginare quale sia il "livello" sub-ottimale di risposta- un fenomeno sarà comunque registrabile con certezza: l'assetto perseguito, cioè gli interessi materiali sottostanti, saranno sempre realizzabili a costi più elevati rispetto a realtà geo-politiche che non soffrano di una comparabile situazione di "congestione-complessità" degli interessi in conflitto
... 
Tutto questo per dire che, realisticamente, se non è possibile avere i costi, e quindi l'inflazione che hanno altri paesi, più poveri di storia, di arte, di bellezza e di esigenze composite di tutela, del nostro, non si entra in un sistema di moneta unica con questi paesi.
Anche perchè poi questi stessi paesi, accortisi di questa ricchezza collettiva, che si riflette anche in quella privata (un appartamento sul Canal Grande, a Fiesole, o a Piazza Navona, vale necessariamente di più di uno comparabile di Magonza, per quanto questa sia una bellissima cittadina...ricostruita), invece di cooperare alla sua tutela, sopportandone i costi come la pretesa natura politico-unitaria dei trattati UE imporrebbe, vorranno appropriarsene, spingendo per la liquidazione di tali beni come garanzia dei loro crediti (determinati dai differenziali di inflazione deliberatamente perseguiti!). 

E questo a meno che, dal giorno dopo l'entrata nell'UEM, non si fosse deciso che deportazioni di insediamenti umani, senza indennizzo se non meramente simbolico, abbandono antropico di siti storici e paesaggistici (dalle coste a Pompei), e irrilevanza della tutela della salubrità e dell'ambiente urbano e lavorativo, sarebbero stati immediatamente portabili a compimento in nome della moneta unica e quindi, "dell'Europa".
Il che, in fondo, è sempre meglio del raggiungere, mediante un prolungato stillicidio di tagli e austerity, gli stessi risultati, ripetendo ipocritamente "lovuolel'europa", sperando che la gente non se ne accorga.
O, meglio ancora, che pur accorgendosene, debba stare zitta perchè colpevole di "aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità".
Perchè questo è quello che sta accadendo da trent'anni, da quando cioè si è innalzato il "vincolo esterno" al di sopra della Costituzione.

6. Dal che per ogni evento che il pubblico interesse del popolo di uno Stato democratico e sovrano può dover fronteggiare, torniamo a Keynes:


7. Questa, in due tweets, comunque, è l'offerta di solidarietà effettiva pervenuta dall'€uropa: nel giorno del terremoto!
La prima è il massimo dell'ostilità anticooperativa possibile al di fuori della guerra armata, chiaramente realizzabile solo dentro l'euro, e cioè grazie ai magici trattati della "pace" (ne avevamo già parlato qui); la seconda è la militarizzazione mercatista del lavoro fino all'estremo più..."consigliato" dall'ordoliberismo:






14 commenti:

  1. Chiedo venia, ma l'articolo 2 D.L. 59/2012 non è stato soppresso?

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    1. Sì, certo: ma il resto della disciplina è rimasta, in sede di conversione, quella del d.l.(cioè la parte enfatizzata qui, dove non si fa cenno alcuno all'art.2 e all'obbligo asssicurativo; tra l'altro sprezzantemente reinvocato dalla Commissaria UE proprio nella controversia relativa agli "aiuti di Stato" per l'Aquila)

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    2. Traggo da una delle fonti linkate (il link è attivo) in uno dei tweet riportati nel post:
      "Nel corso dell’esame in sede referente, è stato soppresso l’articolo 2 che, al fine di consentire l’avvio di un regime assicurativo per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali sui fabbricati, a qualunque uso destinati, e garantire adeguati, tempestivi ed uniformi livelli di soddisfacimento delle esigenze di riparazione e ricostruzione di beni immobili privati destinati ad uso abitativo, danneggiati o distrutti da calamità naturali, prevede la possibilità di estendere ai rischi derivanti da calamità naturali le polizze assicurative contro qualsiasi tipo di danno a fabbricati di proprietà di privati. Si ricorda che il comma 2 di tale articoloprevede l’emanazione, entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto, di un regolamento di delegificazione volto alla definizione di modalità e termini per l’attuazione del comma 1 senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.Lo stesso comma detta i seguenti criteri per l’emanazione del decreto:estensione della copertura assicurativa del rischio calamità naturali nelle polizze che garantiscono i fabbricati privati contro qualsiasi danno;esclusione, anche parziale, dell’intervento statale per i danni subiti da fabbricati;incentivazioni di natura fiscale nel rispetto del principio dell’invarianza di gettito, tramite regimi agevolativi all’imposta sul premio di assicurazione ovvero o la deducibilità, anche parziale, del premio dalla base imponibile ai fini IRPEF e IRES dell’assicurato;previsione di un regime transitorio, anche a fini sperimentali ovvero di prima applicazione".

      E qui viene il "bello":
      "Si ricorda che l’art. 1, comma 202, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (finanziaria 2005) ha previsto l’istituzione di un Fondo di garanzia (gestito da Consap S.p.A.), con una dotazione di 50 milioni di euro per l’anno 2005, finalizzato ad avviare un regime assicurativo volontario per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali sui fabbricati a qualunque uso destinati, attraverso la sottoscrizione di una quota parte del capitale sociale di una costituenda Compagnia di riassicurazioni finalizzata ad aumentare le capacità riassicurative del mercato. Lo stesso comma 202 prevedeva l’emanazione di un regolamento recante disposizioni di attuazione, tra cui soprattutto quelle relative alla disciplina del Fondo e alla costituzione della citata Compagnia di riassicurazioni.
      Tali norme attuative tuttavia non sono mai state emanate."

      Chissà perché poi "mai emanate"...


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    3. A scanso di equivoci, il mio dubbio non era determinato dalla lettura del suo post, ma dell'articolo sul sole24ore che faceva riferimento al DL. Seguendo i link su twitter non sono riuscito a dirimerlo, peraltro purtroppo per me ho solo scarni rudimenti di giurisprudenza. La ringrazio per il chiarimento e per il suo tempo prezioso. Con stima, Roberto Orrù

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    4. Alla luce del testo dell'art. 2 DL 59/2012 mi sembra evidente che "qualcuno" volesse che le norme attuative del comma 202 legge 30 dicembre 2004, n. 311 non venissero mai emanate... piuttosto, mi chiedevo come mai l'art. 2 di cui sopra sia stato soppresso. Forse il terreno non era ancora fertile?

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    5. Seguirà ricostruzione normativa integrale: non sarà semplice (per i non addetti al lavoro di interpretazione giuridica), ma pare necessario, dato che in giro sono scatenati incompetenti, incapaci di decodificare sistema normativo volutamente oscuro: e questo per coprire il fatto che la ricostruzione (ove mai una legge futura la prevesse) si effettua in pareggio di bilancio e che l'assicurazione non è stata ritenuta praticabile, ancorché "volontaria" ESCLUSIVAMENTE PER NON DOVER ATTUARE NORMA PRECEDENTE CHE PREVEDEVA SUSSIDIO A CARICO DELLO STATO PER I PREMI DI POLIZZA...

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    6. Ora il quadro mi è chiaro, mi scusi se l'ho indotta ad usare il maiuscolo per rimarcare il concetto. Purtroppo, da profano, certe logiche spesso mi sfuggono, come è successo in questo caso. Ancora grazie, sia per la delucidazione che per la sua opera preziosa.

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  2. Ieri sera alle 20.30 circa, rincasando dal lavoro, ascoltavo filodiretto su radiouno, trasmissione interamente dedicata al terremoto. Il conduttore, riportando i messaggi di solidarietà espressi da Obama e dagli altri leaders internazionali, ha chiosato il messaggio della Merkel sottolineando come lo stesso fosse “non di circostanza”. Lo speaker ha motivato la sua convinzione sulla genuinità del messaggio della Merkel affermando che sicuramente l’Europa farà sentire il suo aiuto “stringendo i cordoni della solidarietà”
    Pochi minuti di trasmissione epperò molto significativi. Provo a ricapitolare:
    1) lo speaker ha sentito la necessità di garantire la genuinità della solidarietà della Merkel (excusatio non petita).
    2) Lo stesso speaker ha immediatamente prospettato la posizione della Merkel come espressione della posizione europea (ciò che Angela vuole Bruxelles esegue).
    3) L’UE non ci farà mancare il suo aiuto “stringendo i cordoni della solidarietà”. (lapsus estremamente eloquente)
    Due personali riflessioni:
    a) Il clima di sfiducia verso l’€uroprogetto è sempre più avvertito
    b) Mi sarebbe piaciuto avere con me in macchina il dottor Freud per scambiare due chiacchiere, soprattutto sui cordoni della solidarietà

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  3. Mi scusi, ho provato anche a leggermi il testo della legge citata nell'articolo del sole24ore, ma non riesco a capire cosa lo stato pagherà nei 60+40 giorni dopo l'evento. Perchè volendo (ed è tutto da dimostrare che lo vogliano fare) il tempo almeno per risarcire i danni a chi ha l'abitazione rasa al suolo vi sarebbe o la legge lo vieta esplicitamente e quindi comunque se la dovranno cavare da soli?

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  4. Hayek, che non delude mai, offre elementi chiarificatori anche stavolta:

    "La discriminazione per assistere i più sfortunati non sembrava vera discriminazione. (Recentemente si è coniato il termine senza senso di "meno privilegiati" per mascherare tale discriminazione.) Per mettere in una posizione materiale più eguale gente inevitabilmente molto diversa nelle condizioni dalle quali in gran parte dipende il loro successo nella vita, è necessario trattarle in modo ineguale.
    Tuttavia, rompere il principio di eguale trattamento sotto l'impero della legge anche per motivi caritatevoli, aprì inevitabilmente le porte all'arbitrio, e per mascherarlo ci si affidò alla formula "giustizia sociale"; nessuno sa precisamente a cosa si riferisca tale termine, ma proprio perciò servì da bacchetta magina per spezzare tutte le barriere, in favore di misure parziali. Dispensare gratifiche a spese di qualcun altro che non può essere identificato facilmente, divenne il modo più facile per comperare l'appoggio della maggioranza. Tuttavia, un governo o un Parlamento che diventi un'istituzione benefica si espone inevitabilmente al ricatto. Spesso non è più un "compenso" ma diventa esclusivamente una "necessità politica" determinare quali gruppi devono essere favoriti a spese di tutti.
    Questa corruzione legalizzata non è colpa dei politici; essi non possono evitarla se vogliono guadagnare posizioni in cui poter fare qualcosa di buono; diventa una caratteristica intrinseca di ogni sistema in cui l'appoggio della maggioranza autorizza misure speciali per soddisfare particolari malconenti."
    (Hayek, Legge, legislazione e libertà, EST (Il Saggiatore), Milano, 2000, pag. 477). Come per esempio il "malcontento" dei terremotati.

    Quindi ogni deviazione dall'uguaglianza formale e dall'allocazione di mercato è corruzione. La solidarità è corruzione. Corollario è che dev'essere politicamente neutralizzata ogni comunità in grado di alimentarla, cioè di rendere accettabile agli occhi delle maggioranze che venga favorito qualcuno (pongasi: i terremotati) "a spese" di tutti, "inganno di cui gli agenti degli interessi organizzati hanno imparato molto bene a sfruttare l'efficacia." (Ibid., pag. 295).

    L'universalismo à la Hayek dev'essere quindi inteso non come un allargamento della solidarietà a tutti, ma come uno svuotamento di quella limitata, ma effettiva, che già esiste o può esistere: "Può a prima vista sembrare paradossale che il progresso della morale porti a una riduzione delle obbligazioni specifiche verso gli altri; tuttavia deve augurarselo chiunque crede che il principio del trattamento uguale di tutti gli uomini, il quale è probabilmente l'unica possibilità per mantenere la pace, è più importante dell'aiuto speciale alla sofferenza tangibile".

    E appunto con la pace il cerchio si chiude.

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    1. Letteralmente da brivido. Se non ci fosse la storia a ricordarci che i deliri ideologici possono spingersi oltre ogni limite (spesso anticipando le relative applicazioni 'pratiche'), anche tecnicamente parlando non saremmo distanti dalla psicopatologia conclamata.

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    2. Eppure questa sostanza paralogica, corrispondente a una forma "conclamata" di psicosi, è la premessa implicita, e largamente condivisa, della morale diffusa che guida il processo normativo e amministrativo con cui si provvederà ai terremotati, ai disoccupati, all'infanzia privata di scuole decenti, ai prossimi inevitabili alluvioni e via dicendo.
      Un crescendo di ipocrisia e di vuote formule cosmetiche, peraltro,, dissimula, nel culto mediatico delle lacrime e nella pornografia del dolore, il nocciolo duro di questa mostruosa visione economico-ideologica.

      Ma entro pochi mesi, nelle intenzioni, dovrebbe persino seppellire la nostra Costituzione.

      Queste previsioni e queste intenzioni politiche sono tragicamente attuali: mai come in questo momento.

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    3. (Ho dimenticato l'indicazione della fonte dell'ultimo segmento: Ibid., pag. 296).

      Proprio così. Il capo della Protezione civile ha già detto: "dovete assicurarvi".

      Altro esempio: quante volte abbiamo sentito qualcuno dire: "ma perché con le mie tasse devo pagare per il servizio pubblico X se tanto io di X non usufruisco?"? Esempi: perché devo pagare per le scuole pubbliche, se tanto non ho figli?; perché devo pagare per gli ospedali, se tanto sto bene?. (Allora anche: perché devo pagare per i cimiteri, se tanto non sono morto? come diceva il Pedante...).

      E' già senso comune. Con Hayek possiamo almeno riuscire a isolare il virus, vederlo nella sua forma pura.

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  5. Quello che colpisce è il contrasto tra la nitida coerenza, nella sua manifestazione sincronicamente e diacronicamente diffusa, del processo delirante (al di là delle contingenti deviazioni tattiche o da errori di calcolo) e l'incapacità generale non dico di percepirne, ma quanto meno di SOSPETTARNE l'esistenza, nonostante le abbondanti attestazioni dello stesso
    sia a livello di elaborazione teorica che di implementazione fattuale. È un dato di cui soprattutto qui sono state fornite molte valide spiegazioni, ma l'irriproducibilta del percorso di acquisizione dello stesso è qualcosa che, per quanto mi riguarda, non smette mai di interrogarmi.

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