martedì 28 febbraio 2017

HUMANA PIETAS E CRUDELTA' ISTITUZIONALIZZATA DEL CREDITORE: QUALE CREDIBILITA'?


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1. Da questo post di circa un paio di anni fa, di fronte alle priorità che mostrano gli attuali spin mediatici, possiamo trarre una lezione: l'individualismo metodologico serve sempre e comunque a creare delle illusioni di libertà; delle libertà che sono normalmente proporzionali alla condizione economica di chi le rivendica e, allo stesso tempo, a dissimulare il fatto che tutte le immaginanbili libertà sono negate, e sempre più potenzialmente negabili, dalla distruzione del solidarismo comunitario che si accompagna allo smantellamento degli Stati sovrani-democratici in nome dei mercati.
La humana pietas non dimora nel mondo del "libero mercato", - che ne è la cosciente negazione-  e non è credibile che sia essa a guidare le scelte politiche generali allorché sia definitivamente affermata l'istituzionalizzazione dell'ordine dei mercati.

2. Ogni soluzione corretta di problemi che non siano "costruttivisticamente" legati alla dimensione (posticcia) di individui scientemente atomizzati, come impone l'ordoliberismo €uropeista, deriva già dagli articoli fondamentali della nostra Costituzione e si sarebbe già imposta con una disciplina conforme alla loro "interpretazione naturale".
L'art.2 Cost. enuncia che la Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell'uomo e perciò richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà...sociale, per consentire lo svolgimento della personalità umana; a complemento indispensabile di ciò, il fondamentale art.3, comma 2, della stessa Cost. (qui illustrato dal suo autore, Lelio Basso), impone alla Repubblica di attivarsi per rimuovere gli ostacoli che limitano "di fatto" la libertà e l'eguaglianza dei cittadini" e "impediscono il pieno sviluppo della persona umana". 
Anche di fronte alla crudeltà della malattia, che può negare, nella parte finale del suo arco di sviluppo, la dignità e il pieno svolgimento della personalità umana, questi criteri devono prevalere. 

3. Certe applicazioni farmacologiche e terapeutiche, che portano la condizione umana verso confini che violano con evidenza eclatante il diritto a una vita dignitosa, - cioè espressiva di quel pieno sviluppo della naturale dimensione sociale della vita umana-, disattendono inevitabilmente gli artt.2 e 3: sia perché l'individuo vede necessariamente negati tutti i diritti inviolabili più elementari che definiscono la sua "personalità", sia perché di fronte alla negazione di quest'ultima, lo Stato non interviene per rimuovere l'ostacolo "di fatto" costituito da questa deprivazione dei diritti inviolabili, condotta in nome di un solo inerziale "vincolo": quello dei mercati, nel caso della farmacologia, che prescindono dal senso esistenziale della diagnosi
Si prescinde, cioè, dalla condizione vitale in cui effettivamente versa il malato, e riducono l'individuo alla mera funzionalità specialistica di quel trattamento farmacologico e del suo effetto scisso da ogni aspetto della sua "personalità", privando la persona umana di ogni scelta circa il proprio valore nella comunità solidale e circa la propria espressione di libera volontà al riguardo.
La sofferenza legata alla malattia non è eliminabile, ma neppure può esistere un obbligo, eticamente accettabile, a rendere irrilevante la volontà dell'individuo di fronte alla sua libertà di fronteggiare la morte conservando il senso profondo della propria dignità umana.

4. Ecco la radiografia della società attuale che si vorrebbe accentuare e portare alle sue estreme conseguenze, in nome del cosmetismo elitario, ovvero, per usare la felice espressione di Lorenzo, delle "ideologie di secondo livello":
"Il progetto politico di "Essi" pare quindi consistere in:
a) l'instaurazione di un governo sostanziale "nascosto", perché comunque i veri governanti (la grande finanza), non assumono direttamente -agli occhi dei governati- la responsabilità delle politiche che decidono, nascondendosi dietro al politico di professione, titolare formale (ma non sostanziale) del potere e ridotto a mero prestanome (sotto questo aspetto era meglio perfino il "vecchio" ancien regime: anche se "non votato da nessuno", un Luigi XVI era chiaramente identificabile come responsabile dal governato:come aveva statuito suo nonno, lo Stato.... era LUI. E infatti, alla fine, raggiunto il punto di rottura la società lo chiamò a rispondere!).
b) la creazione di una non-società "universale, multietnica, multiculturale, globale", composta da una massa povera, abbrutita, incolta, disorientata e senza valori di riferimento (e come puoi averne senza una cultura a cui riallacciarti, una terra a cui legarti, una famiglia di cui far parte, una politica da valutare, fin anche un dio in cui credere?). Sotto questo aspetto, è incredibile la sinergia tra quelle che Diego Fusaro chiama la "Destra del denaro" e la "Sinistra del costume". 
Basti pensare alla comune condivisione del relativismo dei valori, della "guerra" contro la famiglia tradizionale (ossia contro il welfare privato che esiste da sempre: famiglia non è forse uguale a mutuo soccorso?), dell'anticlericalismo stereotipato etc....
c) un'opera di sviamento delle coscienze (e in una non-società frammentata e senza punti di riferimento è oggettivamente facile), dai problemi autenticamente politici verso delle "ideologie di secondo livello" (es. gender,femminismo ultra-radicale, animalismo, veganesimo,etc....), identificando falsamente in esse la nuova frontiera della (non) lotta politica.

Personalmente credo che un progetto del genere capisca poco l'uomo in sè, che alla fine la "società dei disorientati" esploderà come una bomba ad orologeria, anche perché, rimanendo "terra-terra", per quanto tu sia un informatore bravo, sarà difficile far credere all'infinito ad un poveraccio che il suo slum sia "il migliore dei mondi possibili" (anche se il teleschermo orwelliano glielo ripeterà dalla mattina alla sera), e perché, tanto per dirne un'altra, la "dittatura delle minoranze" è la peggiore forma di tutela che si possa dare alle stesse, in quanto presupposto per l'esplodere violento della maggioranza.....
E' un progetto pericoloso, perché costruito sulla non politica, sulla neutralizzazione del consenso e su un'ipocrita morale di cartapesta, per la quale, tanto per dirne una, un morto va in prima pagina ed un altro no a seconda di dove muoiono ed in quale contesto e a seconda dell'utilità che ha la notizia.
Il problema, è che coloro che si definiscono "intellettuali", hanno seppellito il proprio spirito critico per credere in tutto questo". 

5. Insomma, come possono essere credibili nel voler tutelare la "fine" della vita umana, in continuità col perseguimento per intero di una esistenza libera e dignitosa, coloro che considerano, come principio cardine della neo-società del totalitarismo dei mercati,  il legittimo esercizio della "crudeltà del creditore", cioè l'espressione più estrema, ma inscindibile dalle sue premesse, dei rapporti di forza che si instaurano sul mercato, regolato in modo da far prevalere le sue forze irresponsabili in quanto, per definizione, "naturali"?

6. Dunque, le libertà degli individui atomizzati, e passivi recettori della dinamiche del mercato, sono indipendenti dalla volontà e dalla dignità del singolo essere umano: questi disporrà esattamente del grado di libertà che la sua vincolata dimensione individuale ha conquistato nei rapporti di forza del mercato "liberalizzato" e depurato dell'intervento solidale dello Stato.
«le identità personalistiche ed etniche dominano a scapito della solidarietà di classe»: free trade, vantaggi comparati, cambi fissi e favorimento attivo e passivo delle migrazioni.
...Mi autocensuro, e, all'analisi che sopprimo, sostituisco il pensiero cosmopolita del mio filosofo morale preferito...

Friedrich Nietzsche: Genealogia della morale
«The debtor made a contract with the creditor and pledged that if he should fail to repay he would substitute something else that he “possessed,” something he had control over; for example, his body, his wife, his freedom…

Let us be clear as to the logic of this form of compensation: it is strange enough. An equivalence is provided by the creditor’s receiving, in place of a literal compensation for an injury (thus in place of money, land, possessions of any kind), a recompense in the form of a kind of pleasure—the pleasure of being allowed to vent his power freely upon one who is powerless, the voluptuous pleasure “de faire le mal pour le plaisir de le faire,” the enjoyment of violation….In “punishing” the debtor, the creditor participates in a right of the masters….The compensation, then, consists in a warrant for and title to cruelty.»

(Corey Robin 2015, sulla Grecia)
"Il debitore ha concluso un contratto con il creditore e si è impegnato nel senso che, se non dovesse restituire il dovuto, darà in sostituzione qualcos'altro che possiede, qualcosa su cui ha il controllo, per esempio, il suo corpo, sua moglie, la sua libertà...
Chiariamo la logica di tale forma di compensazione: è alquanto singolare. 
Un'equivalenza è stabilita dall'atto del ricevere del creditore, in luogo di una letterale compensazione (monetaria ndr.) per qualsiasi danno (da inadempimento) (così, al posto del denaro, terra, possedimenti di ogni tipo), un vantaggio apprezzabile nella forma di un tipo di piacere - il piacere di essere autorizzato a dar liberamente sfogo al suo potere sopra chi ne sia totalmente privo, il piacere voluttuoso "di fare il male per il piacere di farlo", il godimento del violentare...Nel "punire" il debitore, il creditore partecipa del diritto (illimitato) dei padroni...La compensazione, allora, consiste in una garanzia "di" e in una legittimazione "a" la crudeltà"
7. Ripetiamo: in una società dominata da questa idea istituzionale ed ossessiva, come può essere credibile qualsiasi humana pietas se non per fini distrattivi che siano, al tempo stesso, un attacco di delegittimazione del (voluto) non-Stato, e la riaffermazione di un'etica dell'indifferenza verso il fondamento solidale della personalità umana? 

13 commenti:

  1. Nel caso del creditore-banca, tutto diventa più perverso alla luce della recente dichiarazione di Bankitalia sulla creazione del denaro e dei depositi: http://iassem.blogspot.it/2017/02/bankitalia-allonvillarosa-sulla.html

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  2. Bellissimo post. Sì, non sono credibili.
    C'è un precedente: ce le ricordiamo le auto-mutilazioni di Angelina Jolie per "prevenire" possibili tumori, subito esaltate dai maître à penser come "libertà di disporre di sé stessi" nonché come grande vittoria della medicina preventiva (bella medicina quella che ti dice "auto-mutilati per prevenire, perché io non so -ne probabilmente saprò- curare....... Ammesso che l'atto fosse, allo stato attuale delle conoscenze, necessitato (come rilevato dal prof. Veronesi), elementare buon senso suggerirebbe comunque di non porvi sopra l'accento perché tutto è tranne che una "vittoria"....)?
    Adesso abbiamo la (complementare) crociata per la "libertà di morire". Per l'amor di Dio, sono io il primo a dire "abbasso l'accanimento terapeutico" ed a sostenere l'eutanasia in particolari e dolorose condizioni, di fronte alle quali la consapevole scelta di una morte dignitosa (operata dall'individuo stesso o dalla sua famiglia) può e deve essere rispettata. Ma allo stesso tempo, il fatto che questo presunto "diritto" venga 'urlato' dalla grancassa mediatica in un momento storico in cui la sanità pubblica è oggetto di ripetuti tagli -compresa la ricerca- e di critiche di fondo e dove, contemporaneamente, si auspica l'avvento di una sanità privatizzata (e per sua natura non accessibile a tutti), mi fa sorgere più di un sospetto.
    Non vorrei che alla fine passasse il (distorto) concetto che se la lotta per l'esistenza non ti premia e se il tuo nuovo status di povero indebitato a vita non ti piace, hai sempre il sacrosanto diritto (a costo zero) di farla finita".....

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    1. In sintesi:
      a) no all'accanimento terapeutico (applicazione di terapie farmaceutiche o di macchinari che non sono oggettivamente volti alla guarigione, secondo lo stato di conoscenza della medicina, ma che perpetuano indefinitamente una condizione di sopravvivenza che si accompagna alla sofferenza fisica costante ed alla privazione di ogni elementare diritto fondamentale esercitabile nella capacità di scelta del soggetto umano);
      b) no alla disponibilità della vita e del proprio corpo in assenza delle condizioni espresse al punto a), e comunque avulse da una valutazione concreta affidata al riscontro oggettivo della volontaria iniziativa del soggetto interessato (il problema si pone, ed è difficilmente risolvibile, quanto questi non possa in alcun modo esprimere la propria volontà: ma in questo caso, i famigliari possono ben valutare il venir meno, stabile e irreversibile, della stessa "riconoscibilità" della personalità umana in precedenza posseduta dal congiunto. In una valutazione concreta, rigorosamente caso per caso, medici e famigliari "sanno" riconoscere la situazione, dopo un periodo di tempo univoco circa la inguaribilità unita alla sofferenza);

      c)inconfigurabilità di un regime normativo astratto e generale, a condizioni prestabilite che possano essere interpretate come automatismo, circa il "diritto" a por fine alla propria vita.

      Si tratta piuttosto della facoltà di rifiutare (v. sotto sub art.32 Cost.) cure che si presentino col carattere della INUTILITA', non solo rispetto alla guarigione ma anche al possibile sollievo dello stato di sofferenza estrema, e della CRUDELTA', percepibile anzitutto dal soggetto e poi dal suo contesto sociale "affettivo".

      Ebbene, tutto questo è insito negli artt. 2 e 3 della Costituzione; ma, e va aggiunto rispetto al post, anche nell'art.32 Cost.

      Non può essere né "diritto dell'individuo" né "della collettività" un concetto di salute che si compia nell'inflizione di sofferenza scevra dalla guarigione e, anzi, unita a un progressivo annichilimento della persona sociale: non a caso lo stesso art.32, comma 2, Cost., afferma che "nessuno può essere obbligato a u determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. E LA LEGGE NON PUO' IN NESSUN CASO VIOLARE I LIMITI IMPOSTI DAL RISPETTO DELLA PERSONA UMANA".

      Ora è chiaro che, se non ci si basa sui sommi principi costituzionali, si teorizza qualcosa di più insidioso e pericolosamente arbitrario nelle sue potenziali applicazioni future: e tutto ciò, appunto, MENTRE SI RESTRINGE INESORABILMENTE LA SANITA' PUBBLICA - e quindi si distrugge un sistema di prevenzione EFFETTIVO e si riducono FINANZIARIAMENTE le cure più costose e la stessa RICERCA PUBBLICA-, giungendo, volenti o meno, ad affermare qualcos'altro.

      In sintesi: non è possibile isolare questo problema etico dall'insieme delle altre condizioni che caratterizzano l'art.32 Cost. e parlare di "diritto al fine vita" mentre si propugnano il pareggio di bilancio e il lavoro-merce...

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    2. Come sempre la risposta sta nella Costituzione. Bene o male quel modello sociale funziona ancora per le esigenze attuali, proprio perché almeno nei loro principi ha dato loro voce e contribuito a modellarle per oltre mezzo secolo.

      Una cosa agghiacciante è invece la legge sulla "eutanasia" approvata in Olanda dove è previsto il suicidio anche per i casi di chi ritiene di avere completato la vita = depressione? solitudine? miseria? cioè situazioni in cui le cause esterne possono avere un peso non indifferente. Quanti sarebbero meno depressi se potessero fare una vita meno disperata? E quanto siamo buoni e aperti noi che gli diamo la possibilità di togliersi dalle scatole e levarci un problema "perché è una scelta e io la rispetto" - sia mai?

      Ad ogni modo parlare di eutanasia mentre si taglia la Sanità e si limita l'accesso ai farmaci innovativi a seconda dei soldi disponibili perché, ovviamente, celochiedelaUE fa pensare molto, troppo, solo male.

      Vaccini, palliativi, suicidio, gioco (qui a Parigi il métro è pieno di pubblicità di scommesse) e psicotropi: ecco gli ingredienti del progressismo "attuale". Solo a me ricorda Gin lane di Hogarth?

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    3. Leggi come quella olandese hanno l'intrinseca razionalità dei mercati.

      Dopo aver bombardato di psicofarmaci una società impoverita e precarizzata (per sedare gli effetti e acuire le cause della durezza del vivere), si opera un test costi/benefici tra eliminazione fisica dei malati di sindromi depressive e assistenza di lunga durata agli stessi.
      Quindi, stabilisco che costa meno la "cura definitiva e finale" una tantum, piuttosto che l'assistenza pubblica e tutto il suo apparato organizzativo (ovvero l'impopolarità di abbandonare privatisticamente al loro destino questo tipo di malati da disagio sociale: €indotto)

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    4. Senza contare che, brutalmente, una persona che "ritiene di aver completato la vita" a 40 anni è una pensione in meno da pagare.

      Sembra veramente l'evoluzione finale del metodo dei ghetti e dei lager, mascherato dalla cosmesi dei "diritti civili":vivi in uno slum, precario e senza prospettive, ma hai la sacrosanta "libertà" di decidere quando farti mandare al forno crematorio. La cosmesi è veramente invidiabile e fa apparire come "diritto" quella che, nei fatti, altro non è che una condanna......

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    5. Forse più che di un'evoluzione parlerei di un ritorno alle origini cosmeticamente aggiornato.

      Di nuovo infatti non mi pare ci sia molto: prendiamo per esempio uno dei padri del liberismo inglese, figura di passaggio tra l'economia classica e il marginalismo, ossia Nassau William Senior, uno dei bersagli favoriti di Marx nel primo libro del Capitale.

      All'epoca della grande carestia in Irlanda il nostro ebbe a rammaricarsi che essa "would not kill more than one million people, and that would scarcely be enough to do any good". Non perché ce l'avesse in particolare con gli irlandesi, come ci informa wiki (anzi, pare gli dispiacesse pure), ma perché era un fedele seguace della logica del mercato.

      Se le risorse non ci sono (col sospirino, come fa Floris) e bisogna avere la fiducia dei mercati per poter muovere un passo, perché mai dovrebbe essere possibile soddisfare il bisogno di vivere piuttosto di qualsiasi altro? Non si può! Tanto vale indorare un po' la pillola, predisporre una corsia oliata e via.

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    6. Beh, tra la concezione della schiavitù come obbligo di "manutenzione" della Hazard Circular, alle fole malthusiane che partono dall'800 e arrivano fino al club di Roma, non c'è nulla di cui stupirsi.

      Ma finché si finanzia la qualunque col traffico internazionale di supefacenti - e la ricerca che elabora nuove molecole- ottenendo armi e stragi da un lato, e sedazione (corredata da festini con omicidio rituale) dall'altro, siamo nell'ambito dell'ordinario cinismo del mercato (ovviamente pre-istituzionale, e sommamente affidato alla "Legge", perché a quello istituzionalizzato, della "legislazione", ci pensano i trattati).

      Ma qua si vuole formalizzare il tutto sub specie di "diritto civile" e acclamazione coram populo dentro i parlamenti convocati all'istante.

      Siamo di fronte alla costituzionalizzazione, via mediatica (già perché ORA e non in un altro momento? Magari sotto il referendum non c'erano viaggi in Svizzera?) della sedazione della vita: definitiva e a condizioni legali estensibili in modo direttamente proporzionale allo smantellamento dello Stato sociale, in definitiva...

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  3. Leggendo mi è venuto in mente "Il mercante di Venezia".

    https://it.m.wikipedia.org/wiki/Il_mercante_di_Venezia

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  4. « la riaffermazione di un'etica dell'indifferenza verso il fondamento solidale della personalità umana » non è altro che la riaffermazione del dominio di una classe sulle altre, in quanto la humana pietas non è parte dell'etica storica delle classi egemoni.

    L'egemonia viene raggiunta da chi è privo di questo istinto morale innescato dall'empatia.

    La riaffermazione de «l'etica dell'indifferenza » è strutturale poiché è espressione della morale della classe che possiede materialmente i mezzi di produzione culturale e dei costumi.

    I costumi sono infatti in primis "morale" nel senso etimologico del termine, ossia sovrastruttura dei rapporti di produzione, ossia il "soprabito" che pensiamo di indossare credendo di aver "dei gusti propri".

    (È l'umiltà l'agente primo, a livello esistenziale, che apre le porte della cognizione e della consapevolezza! Da Socrate a Husserl!)

    Il punto scorretto nel dar per scontata l'etica giudaico-cristiana della humana pietas, è proprio di credere quella che esiste una sola etica. Non è così! Nietzsche non ha fatto che ricordare l'ovvio - ossia il tema filosofico per eccellenza dal tempo della antica civiltà greca - all'incolta borghesia e aristocrazia terriera europea, ovverosia che esiste una dialettica tra l'etica di Trasimaco - quella del tiranno - e l'etica di Socrate (da Nietzsche da associare alla morale gesuana), ossia quella degli schiavi.

    Dalla "Età del ferro", da quando nascono le barbari sementi della civiltà organizzata in classi - o in "caste" svincolate dalla vocazione e dalla reale capacità, energia, dynamis, delle persone - la morale dello schiavista imposta dalla tirannia della violenza sanguinaria, o dalla pavida crudeltà dello strozzino internazionale, è la naturale espressione del potere materiale.

    "Potere" non significa altro - ricordando il genio di Orwell - che la capacità « di infliggere dolore ».

    Questa è la morale dei rentiers, dei grandi azionisti e manager dei grandi oligopoli, o dei tecnocrati delle istituzioni private.

    Perché, signori, per chi non lo avesse capito: nel concetto stesso di privato, e quindi di exclusive, su cui si fonda monoteismo liberale, si eleva il più alto urlo di vendetta della humana pietas.

    L'immoralità sta nella morale degli Einaudi,degli Sturzo, degli Spinelli, dei monoteisti di qualsiasi confessione che accetti un sistema di valori non fondati sull'Uomo ma, di fatto, sui benefici materiali delle classi parassitarie: ossia, di coloro che non vivono del proprio lavoro.

    (Che come rammenta Schmitt, e come sbandierano orgogliosamente quei geni del Club di Roma, viene espressa come morale della "responsabilità degli integerrimi che sacrificano qualsiasi cosa per un [sempre diverso] "bene superiore")

    (Certo, solo una delle due morali è strutturalmente adatta alla vita della specie umana; ma bisognerebbe cominciare a parlare di fenomenologia e fondazione fenomenologica della filosofia morale. Ossia dell'economia. Ossia dei rapporti giuridici di produzione. Ossia della soluzione politica dei puri rapporti di forza)

    « Ogni persona squisita tende istintivamente alla sua rocca e alla sua intimità, dove trovare la liberazione dalla massa, dai molti, dal maggior numero, dove è possibile dimenticare la regola « uomo », in quanto sua eccezione [...] », Nietzsche, "Al di là del bene e del male"

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  5. “… I droits de l'homme, i diritti dell'uomo, vengono in quanto tali distinti dai droits du citoyen, dai diritti del cittadino. Chi è l'homme distinto dal citoyen? Nient'altro che il membro della società civile. Perché il membro della società civile viene chiamato "uomo", uomo senz'altro, perché i suoi diritti vengono chiamati "diritti dell'uomo"? Donde spieghiamo questo fatto? Dal rapporto dello Stato politico con la società civile, dall'essenza dell'emancipazione politica.

    Innanzi tutto costatiamo il fatto che i cosiddetti diritti dell'uomo, i droits de l'homme, come distinti dai droits du citoyen non sono altro che i diritti del membro della società civile, cioè dell'uomo egoista, dell'uomo separato dall'uomo e dalla comunità. La costituzione più radicale, la costituzione del 1793 può dire: "Déclar. des droits de l'homme et du citoyen": Art. 2.: "Ces droits, etc. (les droits naturels et imprescriptibles) sont: l'égalíté, la líberté, la sûreté, la propriété".

    In che consiste la líberté?
    Art. 6.: "La liberté est le pouvoir qui appartient à l'homme de faire tout ce qui ne nuit pas aux droits d'autrui", secondo la Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1791: "La liberté consiste à pouvoir faire tout ce qui ne nuit pas à autrui".

    La libertà è dunque il diritto di fare ed esercitare tutto ciò che non nuoce ad altri.Il confine entro il quale ciascuno può muoversi senza nocumento altrui, è stabilito per mezzo della legge, come il limite tra due campi è stabilito per mezzo di un cippo. Si tratta della libertà dell'uomo in quanto monade isolata e ripiegata su se stessa… L'utilizzazione pratica del diritto dell'uomo alla libertà è il diritto dell'uomo alla proprietà privata?

    In che consiste il diritto dell'uomo alla proprietà privata?Art. 16, (Const. de 1793): "Le droít de proprieté est celui qui appartient à tout citoyen de jouir et de disposer à son gré de ses biens, de ses revenus, du fruit de son travaìl et de son industrie".Il diritto dell'uomo alla proprietà privata è dunque il diritto di godere arbitrariamente(à son gré), senza riguardo agli altri uomini, indipendentemente dalla società, della propria sostanza e di disporre di essa, il diritto dell'egoismo. Quella libertà individuale, come questa utilizzazione della medesima, costituiscono il fondamento della società civile.Essa lascia che ogni uomo trovi nell'altro uomo non già la realizzazione, ma piuttosto il limite della sua libertà. Ma essa proclama innanzi tutto il diritto dell'uomo "de jouir et de disposer à son gré de ses biens, de ses revenus, du fruit de son travail et de son industrie"
    . (segue)

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  6. Restano ancora gli altri diritti dell'uomo, laégalité e la sûreté.
    L'égalité, qui nel suo significato non politico,non è altro che l'uguaglianza della libertà sopra descritta, e cioè: che ogni uomo viene ugualmente considerato come una siffatta monade che riposa su se stessa. La Costituzione del 1795 stabilisce così il concetto di tale uguaglianza, conforme al suo significato…

    E la sûreté? Art. 8 (Const. de 1795): "La sûreté consiste dans la Protection accordée par la société à chacun de ses membres pour la conservation de sa personne, de ses droits et des ses propriétés".
    La sicurezza è il più alto concetto sociale della società civile, il concetto della polizia, che l'intera società esiste unicamente per garantire a ciascuno dei suoi membri la conservazionedella sua persona, dei suoi diritti e della sua proprietàIn tal senso Hegel chiama la società civile: "Lo Stato del bisogno e dell'intelletto". Per il concetto di sicurezza la società civile non si innalza oltre il suo egoismo. La sicurezza è piuttosto l'assicurazione del suo egoismo.

    Nessuno dei cosiddetti diritti dell'uomo oltrepassa dunque l'uomo egoistico, l'uomo in quanto è membro della società civile, cioè individuo ripiegato su se stesso, sul suo interesse privato e sul suo arbitrio privato, e isolato dalla comunità. Ben lungi dall'essere l'uomo inteso in essi come specie, la stessa vita della specie, la società, appare piuttosto come una cornice esterna agli individui, come limitazione della loro indipendenza originaria. L'unico legame che li tiene insieme è la necessità naturale, il bisogno e l'interesse privato, la conservazione della loro proprietà e della loro persona egoistica…”
    [K. MARX, La questione ebraica, https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1844/2/questione-ebraica.pdf]

    La libertà analizzata da Marx è quella predicata dai neo-ordoliberisti e dal costituzionalismo liberal-politico. Essa non c’entra proprio nulla con la libertà del costituzionalismo democratico e socialista. Il diritto di proprietà (che può declinarsi anche come diritto di credito, cioè quanto che mi spetta per legge), il diritto a godere a proprio arbitrio dei propri beni, senza riguardo agli altri uomini e indipendentemente dalla società, fonda indiscutibilmente la schiavitù e la “crudeltà istituzionalizzata”. Intesa la libertà in questo modo, non può esserci alcuna pietas che presuppone pur sempre un dovere verso i propri simili.

    In fondo, come sostiene R.H. Tawney nel suo “La società acquisitiva”, allorché l’individualismo metodologico diventa di Stato, esso si chiama nazionalismo (da €SSI confuso con il patriottismo)

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  7. La malattia ,la sofferenza e la fine sono esperienze di cui sono stati testimoni un po'tutti e i media usano il coinvolgimento derivante da queste esperienze comuni per distrarre con efficacia la parte residua di comunità ,dai pericoli "concreti"per la sua qualità stessa di comunità.Gli individui,la massa informe ottenuta da mercato raschiando la comunità nazionale con lo strumento del "lavoro merce" ,ormai non hanno neanche consapevolezza di se e per le elite,che controllano i media,è utile distrarre la residua comunità con delle guerre di "religione".Nel periodo successivo al bail-in delle banche locali(sono anconetano ed ho provato di persona le "delizie"di quel provvedimento), fecero infatti un gran polverone sulle unioni civili e la possibilità ,per le coppie omosessuali di adottare.Ora ,i media,hanno tirato fuori il problema dei medici obbiettori di coscienza sull' aborto e del fine vita con la prospettiva di sollevare un gran polverone :per coprire cos' altro?Non voglio significare il mio orientamento personale su questi temi:certo che non sarebbero così divisivi se godessimo della realizzazione,anche parziale ,della uguaglianza sostanziale.Due sono le considerazioni amare che mi vengono .La prima è che il pensiero dominante influisce anche sui miei cari(gli uomini somigliano più al loro tempo che ai loro genitori) : non capiscono il mio attaccamento alla partecipazione democratica ,che presuppone il sentirsi membro della comunità, perchè catturati dall' individualismo imperante.La seconda come si possa essere manipolati ,grazie alle proprie convinzioni,da chi fa comunicazione per conto delle elite. Tra l' altro convinzioni,giuste se inserite nella realizzazione di un' uguaglianza tra tutti i cittadini,diventano un avvallamento di previlegi ,nel contesto odierno d' una "ex società"liberista nella quale il censo può permettere ad un ego desiderante qualsiasi capriccio.Un fatto ,di cui sono stato testimone diretto mi viene in mente:mia suocera avrebbe voluto evitare le sofferenze della malattia che l' ha uccisa,ma non poteva, con la sua pensione ,permettersi il "fine vita"all' estero

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