1. La crisi dell'ordoliberismo totalitario €uropeo è, nell'accelerazione delle evidenze fattuali, avviata ad una sua fase, per molti versi, finale.
Come avevamo già anticipato il tramonto dell'euro non potrà che essere rabbioso - per il timore di non riuscire a completare in tempo il definitivo ridisegno degli assetti sociali e della stessa "natura umana" che l'oligarchia neo-liberista si era prefisso.
Perciò, questa fase crepuscolare diviene ancora più pericolosa, per le residue vestigia delle democrazie dell'eurozona (e non solo, come testimonia il livore quotidianamente speso contro la Brexit e la ridicola etichetta di "estrema destra xenofoba" affibbiata all'Ungheria di Orban).
2. Che un'organizzazione internazionale dotata di immensi poteri, peraltro acquisiti in violazione delle norme fondamentali della nostra Costituzione (e, naturalmente, non solo), si trovi dinnanzi alla prospettiva di perderli di fronte alla contestazione di fatto da parte del suo substrato sociale (cioè i "popoli" che non riescono più a tollerare il sistematico, intenzionale e programmatico perseguimento della "durezza del vivere", dell'altissima disoccupazione strutturale, della accentuata distruzione del welfare, concretamente e in modo sempre più vasto), conduce ad una naturale reazione autoconservativa.
Dopo che l'eurozona è vissuta, specialmente nell'ultimo decennio, all'ombra di uno "stato di eccezione" praticamente permanente, e rivelatore del fatto che l'UE-M serve essenzialmente a spostare la sovranità dagli Stati, democratici e pluriclasse, ai "mercati", segnatamente finanziari e privati, - realizzando con ciò una concentrazione di potere oligarchico che non ha praticamente precedenti nella Storia dell'Europa moderna-, questa reazione autoconservativa tende, e tenderà sempre più, ad assumere caratteri spiccatamente autoritari, rivelando, al contempo, la "costituzione materiale" della costruzione €uropea; vale a dire, gli effettivi rapporti di forza instauratisi all'interno dell'organizzazione internazionale.
2.1. Come conferma anche la vicenda più recente delle dichiarazioni della Merkel sull'€uropa a due velocità, (segno di un'intransigenza indisponibile a qualsiasi mediazione)-, questa costituzione materiale definisce, scontatamente, il dominio continentale della stessa Germania, totalitario in quanto basato sul neo-ordoliberismo.
Un dominio, e non può essere trascurato sul piano storico e della "effettività" dei trattati, sempre però basato sull'appoggio essenziale delle elites ordoliberiste e finanziarie francesi.
Quello che ora emerge come conseguenza prevedibile di questa Costituzione materiale, è che ne discenderà un reazione autoritaria facente capo alla finanza tedesca e, in parte minore ma non trascurabile, francese; da cui l'essenzialità della difficile "partita" che sarà presto giocata nelle elezioni presidenziali francesi.
3. Svolgo allora un richiamo a coloro che seguono l'ipotesi frattalica, che si impernia sulla "omotetia" (v. punto 7) di concatenazioni storiche istituibile tra la sequenza dei fatti svoltisi in Italia nella parte finale della seconda guerra mondiale e la sequenza dei fatti riconoscibile in periodi contemporanei, equivalenti, che sono tutt'ora in corso.
In questa ottica peculiare (non comprensibile per definizione alla sub-cultura degli €uropeisti acritici), una volta trasposto il conflitto intraeuropeo sul piano del dominio della finanza privata (sugli Stati nazionali), la vicenda che, nella seconda guerra mondiale, si era invece svolta sul piano della conquista e dell'occupazione militare imperialista, diviene un deja vu fenomenologico, non meno drammatico dello svolgimento della seconda guerra mondiale, ma caratterizzato dal carattere "farsesco" della ripetizione dello schema.
4. Perché farsesco?
Perché non solo questo è il carattere delle "ripetizioni" cicliche secondo l'intuizione di Marx (riferita ai vari "Napoleoni"), ma anche perché la finanziarizzazione del conflitto, privatizzato negli interessi-guida (come già, peraltro, nella II guerra mondiale si poteva dire rispetto al complesso militar-industriale dei monopoli tedeschi interessati dal riarmo di Hitler), pone la questione sul piano del gigantesco scontro tra creditori e debitori, in un balletto, spesso assurto a toni ridicoli, che vede protagonisti politici che nulla più rappresentano che burattini dei poteri finanziari e oligopolistico-industriali, come tali fortemente finanziarizzati, per lo più resi occulti alle masse.
I "burattinai", a loro volta, sono caratterizzati dall'uso prevalente di strumenti di guerra orwelliani, cioè posti sul piano del condizionamento del linguaggio e del pensiero di massa, e quindi che utilizzano essenzialmente strumenti mediatici e accademico-culturali.
5. Si tratta dunque di una reazione autoritaria che si afferma, e si manifesterà in modo crescente, attraverso la pronta realizzazione, da parte della politica "formale" (istituzionale €uropea, in primis), di norme, standards, regolazioni, e specialmente della soft law, tutte funzionali a autoconservare, in un crescendo di autoritarismo inquisitorio e fortemente moralistico, il potere totalitario "pop" conquistatosi dalle istituzioni €uropee (e dai paesi che ne sono i controllori secondo la segnalata realtà della costituzione "materiale").
In particolare questa soft-law, tipicamente teorizzata come la normatività informale, ma pretesamente vincolante al massimo grado, che si ascrive ad ogni possibile manifestazione di pensiero/opinione (e non solo di volontà) esternata in ogni "batter di ciglio" da qualunque istituzione €uropea, (a prescindere persino dalle competenze legali e di merito), sta rivelandosi tipica di questa fase di minacciosa e autoritaria auto-conservazione di potere.
Draghi: per uscire da euro bisogna chiudere saldi Target 2. Italia ha un passivo di 359 miliardi
5.1. Sottolineiamo, perciò, la prassi €uropea della soft-law: essa realizza, infatti, l'influenzamento dei comportamenti politico-sociali in base a fonti non pienamente rispondenti alla rule of law (che impone una preventiva tipizzazione delle fonti, prestabilendone la forza giuridica e le procedure di adozione), ma nondimeno si rivela di grande efficacia condizionante, una volta entrate nel complementare circuito mediatico-culturale di "controllo sociale", servente il paradigma sovranazionale del federalismo €uropeo.
6. Il circuito mediatico-culturale è certamente, (almeno nella facciata che si vuol mantenere), un fatto privato, sia pure di grande "potenza" sociale, come a suo tempo evidenziò perfettamente Gramsci: non di meno, esso costituisce un apparato - costruito dal disegno dominante della finanza transnazionale che ne è proprietaria in senso giuridico-imprenditoriale-, pervasivo in ogni realtà nazionale singolarmente considerata ed agevolmente coordinabile, una volta accordatisi sulla predetta "costituzione materiale" insita nei trattati.
Questo apparato "coordinato", su interessi di vertice privati naturalmente convergenti, come sta diventanto sempre più drammaticamente evidente, realizza un controllo sociale che, non a caso, è stato minuziosamente teorizzato dai "grandi" pensatori neo-liberisti come Hayek e Lippmann.
Questo "fatto (compiuto) privato" conferisce dunque una forza supernormativa "consuetudinaria" alla soft law €uropea - classicamente realizzabile proprio nell'applicazione dei trattati internazionali - che diviene il terreno di elezione della volontà di condizionamento espressa dalla elite finanziaria, con una frequenza e una continuità che solo l'alta informalità e lo sprezzo per procedure partecipate e l'ordine legale delle competenze possono consentire.
7. Di questo fenomeno ci aveva dato una definizione Lucio Gallino, proprio con riguardo al "pensiero neo-liberale", in un'intervista rilasciata poco prima della sua morte.
Ve ne sottopongo i passaggi specifici sul tema perché, al di là delle manchevolezze del quadro che egli delinea (su cui torneremo in seguito e proprio in omaggio ad un pensiero cui mancava poca strada per arrivare alla "completezza"), costituiscono una sorta di testamento morale che non andrebbe dimenticato e che, semmai, dovrebbe essere portato compimento fino alla sue logiche conclusioni:
"Secondo lei, il quadro è immutabile o esiste ancora una exit strategy? La via d’uscita è il superamento del pensiero neoliberale sotto i vari aspetti a cominciare da quello economico. Noto con interesse che, recentemente, si stanno sviluppando esempi di resistenza e pensatoi di studiosi che riflettono su ipotesi di discontinuità ma siamo lontani da un effettivo cambiamento dello status quo. È necessario un segnale di rottura anche nella scuole e nell’università che, negli ultimi decenni, hanno subito un attacco da parte dei governi a colpi di riforme orientate a espellere il pensiero critico dai luoghi della formazione: l'intero sistema doveva essere ristrutturato come un'impresa che crea e accumula "capitale umano". Bisogna correggere il tiro".
8. Quanto espresso in tali chiari termini da Gallino rieccheggia la ancor più chiara radiografia, dataci da P.Barcellona (qui, nota 8), circa il legame tra pensiero dominante (appunto mainstream) e imposizione posticcia della "meritocrazia" realizzata, - anch'essa, posta all'interno del paradgima linguistico neo-liberista-, sul piano di un continuo conformismo accademico-culturale la cui prima "denuncia" risale a Schopenauer:
“…la parola meritocrazia è soltanto uno strumento arbitrario per
realizzare diseguaglianze e appiattire le attitudini singolari.
Tornano alla mente le sempre attuali
riflessioni di Schopenhauer sul sapere istituito e strutturato in modo
sistematico dagli statuti disciplinari delle università, funzionale a cacciare
fuori dal recinto del potere il Genio che interrompe la sequenza conformistica
delle logiche quantitative e incrementali.
Nel passaggio dal concetto di merito
all’attuale formula della meritocrazia ad ogni costo c’è uno slittamento
semantico che ha profonde implicazioni: il merito era stato introdotto in una
visione che tendeva a contestualizzare le abilità di una persona in rapporto
alle situazioni concrete in cui si svolgeva la sua vita, viceversa la meritocrazia
è un sistema generale e astratto…
Di fatto, la meritocrazia è uno strumento
di emarginazione sociale, la cui perversione efficientista assume uno standard
astratto e uniforme, impone di prescindere dalla personalità di chi deve essere
valutato, dalle sue origini familiari, dall’ambiente in cui si è formato e
dell’attività che ha svolto.
È quindi uno strumento di riproduzione, come
classe dirigente, della casta dei meritocrati, la nuova «aristocrazia» che
costruisce un criterio di selezione, non certo per realizzare il miglior
governo possibile della società, ma per garantire la continuità del proprio
dominio”.
9. Questa lunga premessa sarebbe stata, nelle intenzioni originarie, funzionale ad un post su come e perché avvenga la finanziarizzazione di società un tempo democratiche, - anzi di un intero continente, in un recente passato esponenziale della forma più avanzata di democrazia sostanziale- e su come e perché sia fuorviante parlare di "finanza-cattiva", senza collegarla al concreto disegno normativo del federalismo €uropeo, dalla sua genesi alle sue estreme manifestazioni che, appunto, sono quelle che si stanno verificando nella reazione autoconservativa e autoritaria ai nostri giorni.
Parleremo dunque, in un ulteriore post, di come l'attuale costituzione materiale dell'Unione europea, intesa come insieme di trattati, sia formata sul "piacere della crudeltà" e di come il tutto si connetta all'idea liberista della "elargizione della fiducia" e della efficiente allocazione delle risorse "limitate".
10. Quanto finora premesso, ci consente tuttavia di scorgere, fin da adesso, nel complessivo fenomeno dei trattati, il viatico per un medioevo prossimo venturo, divenuto sempre più autoritario proprio per via della segnalata progressiva perdita di controllo del processo, orwelliano, di mutazione antropologica dell'essere umano (europeo), che si sta oggi manifestando.
Magari un medioevo con tracce di un neo-privilegio castale iper-tecnologico, ma che per masse sterminate di esseri umani significherà rimpiombare nella miseria e nell'assoggettamento all'arbitrio sempre più sconfinato delle nuove caste superiori, autoinvestitesi di tale ruolo grazie alla costruzione €uropea e alla sua mistica della legittima sofferenza da infliggere ai più deboli, ai "falliti" e unfit, e grazie all'instillazione, in voi, voi tutti, del "senso di colpa (p.2, b)".
Questa oggi è la vera posta in gioco: e, sebbene nella versione riproposta in forma farsesca, come abbiamo visto in ottica "frattalica", il pericolo non è minore di quello che l'Europa correva per il caso di un esito funesto della seconda guerra mondiale.
dalla recensione del libro di Maione "Lo stato regolatore"vista su "Tempo fertile"http://tempofertile.blogspot.it/2016/07/a-la-spina-g-majone-lo-stato-regolatore.html "Lo scenario più probabile ci lascia intravedere giurisdizioni parzialmente sovrapposte, pluralismo giuridico, estesa delega di poteri ad organizzazioni transazionali: in breve un ‘nuovo medioevo’”. Una delle conseguenze è che la legittimità degli organi incaricati di prendere decisioni “concernenti l’efficienza” non può avere a che fare con la procedura seguita per la loro formazione (dato che è un trasferimento di potere al fondo illegittimo, determinato dalla forza), “bensì con i risultati che esse sono in grado di ottenere, conformemente agli obiettivi assegnati loro dalla legislazione”"
RispondiEliminaDalla recensione del libro di Maione e Spina"Lo stato regolatore" :"Quale la conclusione del libro del 2000? La seguente: “anche ammettendo che l’integrazione economica e monetaria andrà di pari passo con una maggiore integrazione politica, magari sollecitata da minacce e turbolenze esterne, non vi è alcuna ragione di pensare che le architetture politiche e costituzionali del futuro rispecchieranno fedelmente il disegno istituzionale dello Stato-nazione. Lo scenario più probabile ci lascia intravedere giurisdizioni parzialmente sovrapposte, pluralismo giuridico, estesa delega di poteri ad organizzazioni transazionali: in breve un ‘nuovo medioevo’”. Una delle conseguenze è che la legittimità degli organi incaricati di prendere decisioni “concernenti l’efficienza” non può avere a che fare con la procedura seguita per la loro formazione (dato che è un trasferimento di potere al fondo illegittimo, determinato dalla forza), “bensì con i risultati che esse sono in grado di ottenere, conformemente agli obiettivi assegnati loro dalla legislazione”.http://tempofertile.blogspot.it/2016/07/a-la-spina-g-majone-lo-stato-regolatore.html
RispondiEliminaQuello che sostiene Maione è in realtà un po' diverso da quanto detto nel post.
EliminaDa "scienziato politico" evidenzia, - in termini estrinseci rispetto agli esiti macroeconomici e sociali-, la strutturale non sovrapponibilità dell'ordinamento dei trattati alle funzioni-fini essenziali di uno Stato nazionale, assunto come modello "completo".
Perciò non fa che ripetere la teoria della "effettività" per poteri impliciti e "de facto" dell'ordinamento europeo: il suo è un medioevo in senso istituzional-formale.
Quello inteso dal post lo è con riguardo alla struttura sociale e al modo, definitivo, di risolvere il conflitto distributivo: crescita zero nei secoli e asservimento della massa di ex-cittadini nello "status" di neo-servi della gleba (adeguati ai tempi: quello che una volta era caratterizzato solo dal possesso della terra, ora lo sarà in termini di accesso alle tecnologie...almeno in un primo tempo).
OT: il corso di sei mesi di cui parlavi scherzando il 22 in un intervento perfetto io lo seguirei volentieri, anzi mi dispiace non aver saputo prima dell'incontro. Tra l'altro bellissimo quel duetto fuori video con Pozzi e l'elenco degli economisti che fa smarrire il presidente. Vedo che non sono la sola a arrendersi davanti al fatto che tu sai comunque e hai conunque già detto tutto :P
RispondiEliminaP.S.: sarà mica Luci[an]o Gallino?
Il mercato a correre e lo Stato ad inseguire (=adeguarsi supinamente):
RispondiElimina“… ciò di cui ora si ha bisogno è di ACCELERARE IL TEMPO CHE LE ISTITUZIONI IMPIEGANO A PRODURRE ORDINE E PREVEDIBILITÀ, in un mondo che, per dirla con North , sta diventando sempre meno ergodico e che, per di più, appare sempre più sottoposto al solito incalzante susseguirsi di novità…Il dato da cui bisogna prendere le mosse è quindi che IL MERCATO DEI BENI SI STA SEMPRE PIÙ VELOCEMENTE TRASFORMANDO NEL MERCATO DELLA CONOSCENZA (E VICEVERSA), E CHE LE ISTITUZIONI FATICANO A REGGERE IL PASSO. Tutto ciò induce a chiedersi cosa potrebbe succedere al sistema della catallassi se le informazioni di cui dispongono gli individui, ed i fini che perseguono, fossero tanto diversi da dar vita ad un sistema di prezzi così diversificato e frammentato da non costituire più un modello di orientamento.
Negli ultimi decenni si sta così manifestando più che una crescente lentezza del mercato a produrre spontaneamente regole (il problema, semmai, è che ne produce tante, ma di breve durata), UNA MAGGIORE DIFFICOLTÀ DELLO STATO AD ASSOLVERE IL COMPITO TRADIZIONALE DELLA PRODUZIONE DI LEGISLAZIONE E DI BENI NEL PROPRIO SPAZIO TERRITORIALE. Sia in relazione ai costi sempre più alti di tale produzione; sia in relazione al fatto che i risultati, per svariati e sovente contraddittori motivi, appaiono sempre meno soddisfacenti. QUESTA INCERTEZZA DELLA POLITICA FINISCE PERÒ PER TRASMETTERSI AL MERCATO.
Infatti, anch'esso, come la politica, deve fare i conti con una situazione in cui una serie di circostanze, tra le quali: –il restringimento del lasso di tempo che intercorre tra una qualsiasi scoperta scientifica e la sua diffusione ed applicazione sociale; –la circostanza che il tempo impiegato dalla politica a compiere delle scelte collettive è in costante e generale crescita; –la tendenza delle aspettative individuali a formarsi in contesti socio-culturali che finiscono per avere sempre minori relazioni con quelli in cui si esprimono politicamente; –il fatto che la grandi innovazioni e modificazioni riguardanti la vita individuale e sociale tendono a realizzarsi fuori dalla sfera pubblica, impongono un ripensamento sulla politica come attività prevalentemente di government e del rapporto tra politica, diritto e mercato. tutto ciò induce a pensare seriamente alla possibilità di distinguere la politica dalla forma istituzionale: LO STATO, IN CUI SI È FINORA ESPRESSA, ALLA POSSIBILITÀ CHE SI POSSA FARE A MENO DELLA POLITICA, E ALLA REALE POSSIBILITÀ DEL MERCATO DI PRENDERNE IL POSTO.
La circostanza che la politica si trova nella spiacevole condizione di dover subire scelte e cambiamenti cui, al massimo, ha soltanto contribuito non può tuttavia comportare la rinuncia ad una progettualità di medio e lungo periodo. SE NON ALTRO PER QUANTO RIGUARDA LA PRODUZIONE DI ‘NORME SOFT’…” [SOFT LAW E HARD LAW NELLA PROSPETTIVA DELL’‘AUSTRO-LIBERALISMO’http://www.societalibera.org/it/documdi/documdi_20090217_cubeddu.html]. (segue)
Il mercato e le merci corrono troppo velocemente e lo Stato-lumaca-brutto, con le sue istituzioni (democratiche) non riesce a star dietro a questi cambiamenti. Meglio sostituirlo con carbonerie tecnocratiche, masnade internazionali nate “spontaneamente” e in maniera informale. Sorgono (beninteso, sempre per il nostro bene!) organizzazioni informali che producono soft law (ossimoro) perché teoricamente non normative, ma che nella sostanza vincolano gli Stati e incidono sul contenuto delle costituzioni (G.10, G.20, Comitato di Basilea, Financial Stability Board, anche la singola scoreggia di un banchiere dragone). Le decisioni assunte da queste “autorità” (altro ossimoro) vincolano le fonti interne dello Stato e le politiche economiche del medesimo. Pertanto incidono sia sul sistema delle fonti che sullo sviluppo economico e sulla sostenibilità e sul grado di tutela dei diritti sociali predisposto da ciascun ordinamento democratico. UN DIRITTO-NON DIRITTO CHE SOSTITUISCE IL VERO DIRITTO (COSTITUZIONALE).
RispondiEliminaIl paese che non recepisse le regole di soft law è “democraticamente” sottoposto alla procedura c.d. di named and shamed (attivata dal Financial Stability Board) che comporta l’iscrizione del paese in questione in una sorta di black list considerata molto rischiosa perché indice di non affidabilità finanziaria.
Lelio Basso le chiamava tendenze autoritarie (fisiologiche) del capitalismo: “… la società borghese, sempre secondo le definizioni di Marx, è un mondo rovesciato e ci fa apparire le cose all’opposto di quelle che sono, attraverso una mistificazione della realtà…la dimensione internazionale dell’economia prevale su quella nazionale, e si istituzionalizza anche attraverso la costruzione dell’Europa comunitaria, lo spazio di manovra della democrazia all’interno di un paese capitalistico è fortemente ridotto” [L. BASSO, Introduzione a Tendenze autoritarie del capitalismo sviluppato, in Problemi del socialismo, aprile-settembre 1978, nn. 10-11-, 5-9].
“… Se si vuole esprimere tutto questo con una formula più generale, si può dire che IL REGIME È CARATTERIZZATO DA UN CENTRO DI POTERE EXTRA-COSTITUZIONALE CHE SI SOVRAPPONE E SI SOSTITUISCE AI POTERI COSTITUZIONALI, creando confusioni di organi e di funzioni, e che questo centro di potere e rappresentato da una oligarchia, formata da grandi esponenti … delle potenze economiche …donde in ultima analisi il prevalere di poteri irresponsabili che paralizzano l’azione degli organi legali…che fanno sparire i confini fra il lecito e il libito, che distruggono le basi dello Stato di diritto e della sovranità popolare.
Come ulteriore conseguenza ne deriva che, siccome IL POTERE DI FATTO NON COINCIDE CON IL POTERE LEGALE, le difese legali della democrazia, i meccanismi costituzionali, i freni e contrappesi previsti dal nostro ordinamento non funzionano più o funzionano in modo inadeguato e praticamente inefficiente, sicché IL POTERE DI FATTO NON SOLO PUÒ SEMPRE ESTENDERE LA PROPRIA USURPAZIONE, senza incontrare né i controlli ne gli ostacoli previsti, ma, soprattutto (ed e questa caratteristica essenziale del regime) senza ammettere la possibilità di un’alternativa…” [L. BASSO, Verso il regime? in Problemi del socialismo, febbraio 1959, n. 2, 83-98]. (segue)
E noi ancora a trastullarci con la disputa preistorica tra monismo e dualismo, quando di fatto è operante in via esclusiva un ordinamento unitario autoritario, del tutto autoriproducentesi. I diritti fondamentali – “tutelati” (la risata è obbligatoria) dalla teoria dei controlimiti tendenti a preservarne un evanescente “nucleo essenziale” - rappresenta una succosa burletta, autentica materia da dopolavoro ferroviario.
RispondiEliminaScusate: ma vi pare possibile che la Corte Costituzionale non abbia capito nulla di questo autentico bordello in lenta decomposizione?
Quanto alla prospettiva frattalica, Presidente, pensavo all’Operazione Achse…
Elabora, elabora: ma tieni d'occhio il calendario. Del 1943...
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RispondiEliminaVi invito a leggere sulla sua pagina Facebook la confessione probatoria di Ugo Gumpel, una dichiarazione di guerra all'Italia anzi l'ammissione a posteriori di una guerra che ci stanno facendo non dichiarandola ma anzi dissimulando con la propaganda i veri obiettivi. Adesso verrà il bello , l'impegno richiesto a ciascuno e' massimo e tutti nel proprio campo dovranno contribuire, ma soprattutto nella innovazione e nella produzione manifatturiera ci sarà battaglia. Udo non ha idea di cosa siamo capaci 😎 e se ben guidati e motivati i tecnici, i progettisti e i lavoratori italiani sono i migliori al mondo. Lo dico per certo avendo 20 anni di esperienza in aziende di produzione globali e avendo avuto modo di confrontarmi con realtà europee, asiatiche e americane. https://t.co/cv8M8DKc4w https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10212096758763399&id=1507948316&refid=52&ref=m_notif¬if_t=group_r2j_approved&_ft_=top_level_post_id.10212096758763399%3Atl_objid.10212096758763399%3Athrowback_story_fbid.10212096758763399%3Athid.1507948316
RispondiEliminaFUGGEREI
RispondiElimina(otc, come spesso, ma oggi è domenica e si va a messa)
Nel gergo di una certa classe sociale, gli untermenschen, potrebbe essere il condizionale presente di un allontanamento precipitoso e segreto sotto minaccia di un pericolo (anche + di, da, p.e.: un edificio in fiamme) per mettersi in salvo e rifugiarsi dentro le mura dell' antica edilizia popolare del mondo tra i cittadini bisognosi della bavarese Augusta e pagare con un fiorino renano e tre preghiere al giorno l'affitto al filantropo di turno.
Quel fiorino ricavato dalla sublimazione dello zolfo giallo bollente col mercurio facendo attenzione a non esporsi troppo ai vapori tossici prima di raccogliere il rosso cinabro da rivendere al buon Tiziano per far concorrenza ai minatori castigliani e correre a “velocità doppia” a casa perché i cancelli delle mura chiudono presto.
Richiamare gli effetti neurotossici dei vapori di mercurio sulla corteccia cerebrale è poca cosa rispetto a quelli violenti gastrointestinali che surclassano le purghe siberiane.
In effetti, stare troppo a lungo nel tunnel fa male e quando si vede un poco di luce sul fondo vien quasi voglia di tornare dentro.
Che dire, PIU€UROPA e intonare COME TU MI VUOI o, come direbbe lo “smemorato di Collegno”, AS YOU DESIRE ME
ps: emetico ermetismo guardando la s/composizione del target2 dal bollettino economico BdI n. 1 / 2017 (un occhio veloce alla fig. 27 - pag. 31) poi qualche riflessione rimirando la versione POP del FIORINO da 5 n€uro per saldare le spese condominiali.
pps: ormai l'inverno del nostro scontento si fa estate sfolgorante, forse, ma intanto giungono strani messaggi da @gmail.com.
TIREMM INNANZ!!
Ciao Quarantotto, sono anch'io d'accordo con Francesco per quanto concerne l'operazione Achse, in prospettiva frattalica. A questo punto però mi viene da porti una domanda che scaturisce dalla disperazione: Ma il Paese era più protetto da un'invasione dei Panzer tedeschi dalla casta militare d'allora ( le famose Elites) oppure è più protetto adesso dalla casta politico/finanziaria/bancaria da una invasione finanziaria tedesca attraverso il prezzare la rischiosità dei titoli di Stato? Ascoltando Taddei, temo che stavamo meglio nel 1943.
RispondiEliminaIl rating dei titoli pubblici, divenuto ormai una posizione ufficiale della Commissione in vista dell'adozione di un regolamento apposito, mi pare misura da avviare a tamburo battente solo dopo che sarà terminato il QE.
EliminaIn chiave frattalica, perciò mi pare che sia cosa che avverrebbe a operazione Achse conclusa: si tratterebbe infatti di effetti finanziari (pubblici) equivalenti alla depredazione industriale-economica che conseguì all'occupazione militare.
Credo pertanto che l'operazione Achse in sè, a ripetizione frattalica, stia proprio nella proposta dell'UE a 2 velocità, con il nostro governo e buona parte della nostra classe dirigente ansiosi di aderire a quella più ristretta ed "esclusiva" (l'operazione Achse, in effetti, viene giustificata in origine come estremo rilancio dell'alleanza italo-tedesca e, quindi, ex parte italiana, come aiuto militare all'imminente sbarco angloamericano in Sicilia, mentre i tedeschi la concepivano come rimedio indispensabile alla ormai evidente precarietà del regime fascista).
Letta, e altri filoeuropeisti hanno già preso chiara posizione sul punto...