domenica 1 ottobre 2017

L'IPOTESI CALAMANDREI: LA PROSSIMA LEGISLATURA E L'INSTABILITA' DE L€UROPA


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1. Se adottiamo il punto di vista del ritorno alla legalità costituzionale della "Repubblica fondata sul lavoro", in contrapposizione a "l'antisovrano", si rafforza la prospettiva che la prossima legislatura sarà inutile. E sarà sicuramente tormentata dall'applicazione del massimo sforzo teso alla conservazione della  (pseudo)costituzione materiale fondata sui trattati.

2. L'osservazione che precede non è affatto un giudizio politico, ma un sillogismo giuridico-costituzionale che discende direttamente dalle parole dei migliori giuristi che, (appunto, consapevolmente), fissarono certi principi inderogabili e pensarono che non sarebbe stato possibile, sul piano dell'azione politica delle future "forze regressive" (così esplicitamente Ghidini in sede costituente), arrivare a disapplicarli e modificarli. 
Lo stesso Ghidini aveva enunciato (qui, p.4) un principio "precauzionale":  
"Noi abbiamo il dovere di immaginare anche il peggio, anzi le leggi son fatte in previsione del peggio, perché se le cose dovessero sempre andare nel migliore dei modi, sarebbe perfettamente inutile che ci fossero dei codici e si formassero delle leggi. Ora, fate l'ipotesi che la nostra rappresentanza fosse completamente eliminata e sedessero in questa Camera solo rappresentanti della Nazione aventi un orientamento politico regressivo, e volessero formare una legge la quale contrastasse questi diritti al lavoro, li limitasse, o li annullasse. La Corte costituzionale dovrebbe dichiarare l'incostituzionalità di questa legge".

3. Ma una volta che la "prevalenza" di queste forze regressive avesse superato, come è in effetti accaduto, ogni salvaguardia di garanzia, e in particolare i trattati avessero riplasmato la cultura giuridica istituzionale in senso abrogativo della tutela del diritto al lavoro quale configurato in Costituzione, si verifica appunto, "l'ipotesi Calamandrei": negati i diritti fondamentali sanciti nella Costituzione, "la Costituzione non sarebbe semplicemente modificata, ma sarebbe distrutta; si ritornerebbe, cioè, allo stato di fatto, allo stato meramente politico in cui le forze politiche sarebbero di nuovo in libertà senza avere più nessuna costrizione di carattere legalitario, e in cui quindi, i cittadini, anche se ridotti ad una esigua minoranza di ribelli alle deliberazioni quasi unanimi della Assemblea nazionale, potrebbero valersi di quel diritto di resistenza che l'articolo 30 del progetto riconosce come arma estrema contro le infrazioni alla Costituzione".

4. Questa situazione di stato meramente politico, è già vigente, ma è rimasta seminascosta dietro la labile facciata della asserita continuità dello Stato di diritto costituzionale ante e post irruzione del "vincolo esterno". Da cui, poi, la sostanziale enunciazione meramente formale dei (mai applicati) controlimiti.
Con la prossima legislatura, e la prospettiva del governo, (possibilmente di legislatura), istituzionale-tecnico-di grande coalizione, questa facciata formale verrà esplicitamente meno.
Era già intuibile ad inizio anno, di fronte alle possibili maggioranze sulla legge elettorale, (divenute poi larghissima maggioranza sulla...non-legge elettorale). La "saldatura in nome dell'€uropa" si stava già rivelando come una via senza alternative.

5. I successivi eventi istituzionali e politico-economico-monetari del 2017, le evoluzioni che preannunziano, confermavano questa "via":
"...Draghi ha un mandato che scade alla fine del 2018: è vitale interesse dell'€stablishment italiano che rimanga in carica fino all'ultimo giorno?
Forse...
O forse, potrebbe nascere un neo-governo di grande coalizione, "tecnico", nella primavera inoltrata del 2018, - dopo mesi di trattative che saranno punteggiate da emergenze migranti, bancarie e, possibilmente anche di crollo delle infrastrutture (ormai abbandonate a se stesse da decenni)- e che potrebbe, in un crescendo parossistico contro l'inadeguatezza delle istituzioni costituzionali, procedere alla patrimoniale straordinaria (già avallata in un "casuale" obiter dictum da un recente sentenza della Corte costituzionale; v. qui sui "prelievi eccezionali" come...rimedio alla crisi economica).

Ciò anticiperebbe gli effetti...di Weidman insediando alla BCE, e accontenterebbe le banche (ormai sistema a controllo estero), con il sollievo dall'eccessivo (secondo Leuropa) carico di titoli del debito pubblico, apprestando contemporaneamente una provvista adeguata per ricapitalizzazioni e salvataggi a carico dei contribuenti (dicendo di voler salvare i risparmiatori).
Una manovra del genere, se condotta con l'adeguata copertura mediatica e istituzionale, potrebbe portare a una formula di governo praticamente inamovibile per un'intera legislatura...
Nel frattempo, nel corso della nuova legislatura, sarebbe pure adottata la riforma dei trattati voluta dalla Merkel.

Sicché il PdR pro-tempore (all'incirca allo scadere della prossima legislatura), si ergerebbe in un ruolo ridisegnato e accresciuto rispetto ad ogni altra istituzione, svuotata, dal neo-trattato, di ogni autonomia di indirizzo politico: il ruolo, ovviamente, sarebbe quello di garante-vigilante UEM nella provincia Italia.

Questo nuovo ruolo, formalizzato dalla prevalenza dell'acquis comumitario sulla Costituzione, stante il potere (de facto, già oggi) esclusivo di decidere dello scioglimento della camere (qui, p.1), sarebbe centrale per assicurare la continuità di parlamenti votati esclusivamente per garantire la "governabilità": cioè per fornire la fiducia ex post (rispetto alla "investitura" extra-elettorale) a "commissari pro-trojka" a durata quinquennale forzata, formati da tecnici ultra-€uropeisti designati dal consensus dei mercati sovranazionali.

Della stessa presenza di questo o quel parlamento, cioè delle sue possibili composizioni e della loro adeguatezza rispetto all'orientamento politico divergente eventualmente manifestabile dall'elettorato, non si accorgerebbe più nessuno.
Infatti, in una progressione prevedibilmente "strutturale", si penserebbe piuttosto ai continui stati di eccezione ed emergenze-paese, che indurrebbero le Camere, sotto la spinta della grancassa mediatica, sempre più violenta e demonizzatrice di ogni dissenso, a votare laqualunque.

Per evitare "momenti di riflessione" pericolosi, tra un "fate presto!" e l'altro, basterà inserire da subito nell'agenda della prossima pseudo-legislatuta, una tormentata riforma del welfare con introduzione del reddito di cittadinanza, intrecciandola con il connesso problema della cittadinanza e dei "migranti".
Questa combinazione di politiche legislative, infatti, spaccherebbe l'opposizione alla grosse koalition, e inscenerebbe una gigantesca versione del conflitto sezionale, che metterebbe comunque in ombra l'approvazione delle "grandi riforme" (adeguatamente mixate tra patrimonialone e tagli "risolutivi" della p.a.) per la riduzione "drastica" del debito pubblico.
Mix, che, opportunamente miscelato in provvedimenti emergenziali "prendere o lasciare", sarebbe oltretutto gradito sia alle vaste forze tea-party che alle sinistre altro€uropeiste: come sempre marciano divisi per colpire uniti in nomine euri ac gold standard."

6. Di tutto questo, - naturalmente al netto delle implicazioni costituzionali già evidenziate e dei contenuti e delle finalità delle "riforme indispensabili" per rimanere in €uropa-, ci dà contezza questo articolo de La Stampa: considerate, leggendo l'articolo, che la momentanea "impossibilità" di nuove elezioni immediate, una volta iniziati gli "appuntamenti" legati agli "indissolubili impegni presi con l'UE", diviene agevolmente una "impossibilità" per la durata dell'intera legislatura. Come ci insegnano gli eventi di quella in scadenza, che è sopravvissuta, alla insanabile illegittimità costituzionale della sua composizione, fondandosi sulla insostituibilità di questi, e proprio questi, parlamentari (nella loro identità di persone fisiche), perché se fossero stati altri (diverse persone fisiche), a seguito di nuove elezioni, sarebbe venuta meno, a quanto pare, la "continuità degli organi costituzionali" (...?).
Analoghe previsioni sulla futura legislatura, (sempre al netto di...), le trovavate già qui.

7. Come abbiamo visto (qui, p.5):
Questa  "curiosa" prorogatio, infatti, può (ormai) indifferentemente operare sia che si tratti di composizione costituzionalmente illegittima delle Camere, sia che si tratti della diversa ipotesi dell'impossibilità di funzionare in una certa composizione
In ogni caso, il governo fiduciario delle Camere in qualsivoglia composizione (anche in ipotesi che ne dovrebbero sancire la cessazione e quindi nuove immediate elezioni) non potrà che trarre dai "mercati" la sua sostanziale legittimazione".

8. Ora questa situazione è altamente instabile: ma non (soltanto) perché si ratifica il ritorno allo stato meramente politico, cioè agli equilibri dettati dai puri rapporti di forza economici, e quindi il modello neo-liberista dei trattati, quanto perché la saldatura in nome dell'€uropa risentirà della instabilità crescente causata dalla destabilizzazione sociale che si persegue con l'euro
In Italia si fanno calcoli e alleanze politiche dimenticando un ben preciso "dettaglio" (almeno, e senza alcuna sorpresa, a livello mediatico): L€uropa può andare solo nella direzione di un inesorabile inasprimento del suo "ordine internazionale dei mercati", e ogni sua riforma non può che risolversi in un "Piano Funk 2.0".

9. Tutti i calcoli e le previsioni ital-mediatizzate non possono spostare di un millimetro il destino di un progetto folle, destinato a finire male proprio perché ogni follia si contraddistingue per la impossibilità di autoriconoscersi:
"La miseria dilagante di troppi impedirà che reductio ad hitlerum e reductio ad stuprum, o ad corruptionem, siano più armi credibili. Si capirà la grande attualità del regime pinochettiano per descrivere il presente.
Il vero sconfitto (ma non vinto) dei rivolgimenti elettorali - provocati dai problemi del gold standard- è proprio il "sistema di controllo mediatico" del capitalismo sfrenato, che nasconde il conflitto sociale dietro la cortina censoria ed antistorica delle varie "reductiones".

Nel momento in cui il capitalismo sfrenato perde tale controllo, facendo emergere la sua vera natura, antidemocratica, essendo perciò costretto a forme di autoritarismo, si capisce veramente, e senza equivoci, cosa sia "destra" e cosa sia tutela della democrazia sociale.
E le maschere mediatiche cadono...
Questo significa che, in termini di povertà materiale, miseria morale e emersione dei peggiori istinti sociali sia di REAZIONE che di REPRESSIONE, "finirà male".
Finisce male perché non si comprende mai in tempo dove va a parare la propaganda tecno-pop neo-liberista e quanto sia facile, una volta che domini la sua pre-determinazione del voto, perdere la democrazia; cioè la libertà per tutti".
Coloro (pochi) che ne sono coscienti si potranno domandare: "come rimediare a tutto ciò?". La risposta è banale: domandandoselo TUTTI. Ma i "tutti" non lo faranno in tempo per le prossime elezioni (e Gramsci aveva ben indicato perché)...
 

34 commenti:

  1. Intanto si organizzano i Guardiani della Controrivoluzione: http://www.forzaeuropa.it/
    Che almeno giocano a carte scoperte, e dunque si rendono evitabili e soprattutto non votabili.

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    1. @Maurizio Reina

      Son un'aulico, cioè di corte, anche prosaico ma ..

      Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
      E questa siepe, che da tanta parte
      Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
      Ma sedendo e mirando, interminati
      Spazi di là da quella, e sovrumani
      Silenzi, e profondissima quiete
      Io nel pensier mi fingo; ove per poco
      Il cor non si spaura. E come il vento
      Odo stormir tra queste piante, io quello
      Infinito silenzio a questa voce
      Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
      E le morte stagioni, e la presente
      E viva, e il suon di lei. Così tra questa
      Immensità s'annega il pensier mio:
      e IL NAUFRAGAR ME DOLCE IN QUESTO MARE

      PUNTO, cioè punto !!!

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  2. "Domandandoselo TUTTI"

    La questione non è banale. E' difficile anche 'darsi' le domande giuste. Negli ultimi anni, anche grazie a questo e altri canali di divulgazione, mi sono reso conto che perdiamo perchè usiamo le categorie del nemico. Tendiamo troppo (mi ci metto anche io) a quantificare, raramente a qualificare, le categorie economiche e politiche.

    Stavo giusto ora guardando un video in cui si ripeteva, per l'ennesima volta, che la nostra economia è in crisi perchè usiamo una moneta troppo forte per noi e troppo debole per la Germania. Sarà pur vero, ma chi, dilettante (non per colpa), si interessa al dibattito e ascolta ripetutamente una cosa del genere può convincersi che l'unico parametro-TINA che caratterizza una moneta sia QUANTO prezza rispetto alle altre, condito magari da qualche altro numero come il tasso di interesse della BC, o il CONTO delle partite correnti.

    In maniera analoga il voto, inteso come CONTO delle preferenze e CALCOLO delle alleanze politiche, viene visto come l'unico momento in cui la democrazia si rivela.

    Si perdono il vero nesso tra l'istituzione e gli effetti sul nostro modo di vivere, e l'importanza degli aspetti qualitativi che ci possono difendere dal "peggio". Finirà probabilmente male, ma voglio sperare ancora in un colpo di reni del Popolo italiano, se ancora non sono state spezzate. Se tale colpo ci sarà, non sarà ALLE prossime elezioni ma ENTRO. Ci aspetta altrimenti un aspro percorso. Che sia, lo si farà insieme.

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    1. Tutto puoi dire tranne che questo riduzionismo sia stato propugnato in questa sede. Sia sulla natura della democrazia non riducibile alla "numerazione" (idraulica), sia sull'importanza dell'elemento istituzionale nel qualificare l'assetto economico: cioè la struttura dei rapporti sociali.

      Anzi, in questo il blog è ancora alquanto isolato rispetto ad altre voci "critiche": ma temo che non lo rimarrà a lungo...
      (Rinvia anche alle risposte sottostanti...e alla lettura del blog...e dei libri).

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    2. Sì, infatti il commento è sia come un ringraziamento da parte di chi ha sempre avuto una visione un po' troppo numerica delle cose, sia una preghiera affinchè i tecnici e la classe dirigente, capaci e in buona fede, per lo meno valutino quanto esponi nel blog. Ormai ogni aspetto della vita sta diventando un gigantesco foglio excel gestito da scribacchini, almeno Matrix era una simulazione ben fatta.

      Forse era anche uno sfogo perchè ho terrore di quello che potrebbe accadere nella prossima legislatura. Rischiamo di tornare indietro di 1500 anni, ma al tempo stesso abbiamo la possibilità di fare un balzo in avanti spettacolare (la tecnica c'è, basta coglierla nel modo giusto come da Carta).

      Speriamo nella teoria del 2025, ma mi auguro che le cose accennino a cambiare in meglio già dal 2018 o 2017 (non è finito ancora!). Preferivo i frattali.

      Tra l'altro faccio fatica a collegare questo articolo con il precedente, che ho letto molto piacevolmente perchè mi è sembrato più ottimista, in cui accenni ad un possibile "emendamento delle cose guaste" già a partire dal 2018, mentre qui, soprattutto in quel "finirà male" per gli istinti, mi pare di leggere solo di uno sfintere ma non delle stelle dopo. Rileggerò entrambi.

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    3. "L'emendamento delle cose guaste" è una fase prevalentemente drammatica di emersione di "ciò che fu rovinato dal padre". Una situazione di "pericolo". E "alla fine salute": nella comprensione dei segni il consiglio è di leggere il commento alla linea (nel caso la 5a) che costituisce il "signore del segno" (cioè l'ipotesi di evoluzione più favorevole).

      Nel segno n.18 è particolarmente eloquente e consiglio vivamente di leggersela nella versione "Wilhelm".
      Però bisogna essere un po' attivi, e non passivi (cioè genericamente ottimisti) nello spirito di ricerca.

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  3. nel quadro descritto, credo s'inserisca molto bene la recente involuzione dei 5S. L'ala liberale - iper-maggioritaria ed egemone a livello direttivo, e minoritaria a livello degli elettori - ha dunque deciso di gettare la maschera, e di trasformare il "movimento" in un "partito", ossia una forza caratterizzata da un'ideologia politica unificata. In questo caso, ahiloro, l'ideologia liberale. E' molto opportuno che ciò sia avvenuto adesso: siamo a inizio ottobre, e mancano ancora oltre 5 mesi alle prossime elezioni. Tutto il tempo perché una persona non particolarmente accorta come Di Maio possa riuscire a convincere gli elettori non-liberali dei 5S - che stimo spannometricamente nei due terzi del totale - ad abbandonare il neo-partito.
    Il che, appunto, rafforza l'idea che la prossima legislatura sarà "inutile" e, speriamo, la più corta della storia. Con questo, le "forze popolari" guadagnano un po' di tempo in più per prendere coscienza di sé e, auspicabilmente, organizzarsi come si conviene...

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    1. Il meccanismo che acutamente evidenzi, corrisponde ad una fenomenologia analoga a quella che ha attinto i giuristi: accettazione per sentito dire, e in totale "fiducia", di alcune "verità" non razionalmente questionable.

      Per una possibile reviviscenza dei partiti di massa, in tutto il caos istituzionalizzato che ne seguirà, specie, appunto, nella prossima legislatura, sarei moderatamente pessimista.
      Vedo più probabile la costrizione a reagire determinata da eventi esterni che anticipino il momento finale di una crisi di modello sociale che, altrimenti, le maggioritarie forze politiche italiane perseguirebbero senza mai avere dubbi o cercare spiegazioni (alla rapida perdita verticale di consenso).

      Torniamo alla consueta mancanza delle "risorse culturali": allo stato, l'unica previsione sicura sono alcuni anni che passeranno nel "buttarla in caciara". Tanta caciara...

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    2. Sono da tempo convinto che il m5s sia eterodiretto. Alla luce di ciò, credo che la scelta di Di Maio, e la sequenza di esternazioni che sta mettendo in campo, facciano parte di una strategia di auto-screditamento intenzionalmente studiata al fine di limitarne la resa elettorale. Oggi fa comodo un m5s che si posizioni sotto il 20%, per svolgere la funzione che fu del PCI negli anni 70-80: quella di fattore K. In tal modo, l'unica soluzione per un governo sarebbe una riedizione (mutatis mutandis) dei governi quadri-penta partito, che tanto onore si fecero nel contribuire alla distruzione della I Repubblica.

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    3. caro Fiorenzo,
      non credo che il M5S sia eterodiretto, anche se è possibile, certo. Temo, invece, che la dirigenza di quell'ex movimento sia sempre stata, in realtà, "pannelliana", ossia libertarian nel senso anglosassone del termine (anarcocapitalista, cosmopolita ecc ecc) e che il loro "piano", per così dire, sia sempre consistito nel fare i pannelliani col ... degli altri, e in particolare con quello dei "comunisti". Ma le bugie, e le furbate, hanno le gambette corte.
      C'è però un elemento che potrebbe forse corroborare la tua ipotesi, ed è relativo alla loro proposta di UBI (Universal Basic Income). So per certo, avendo parlato con diversi di loro, che l'UBI che propongono sarà aperto anche agli immigrati. Che farebbero la parte del leone, essendo naturalmente in media i più poveri. Inutile dire che la Lega se ne deve essere per forza accorta, e credo si tenga questa bomba per quando la campagna elettorale entrerà nel vivo. Ora, alla mia obiezione che questo li distruggerà, i 5S rispondono, e sono serio, "ce lo chiede l'Europa". Giuro. E quindi, forse, l'ipotesi dell'eterodirezione...

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  4. E’ curioso, ma forse no, che alcuni tra i più percettivi nel cogliere la natura di “uovo di cuculo” dei Trattati europei siano stati proprio i giuristi liberisti (naturalmente col loro linguaggio).

    Ho già citato Bognetti, ma sentite un po’ Merusi (Democrazia e autorità indipendenti, Il Mulino, Bologna, 2000, pagg. 13-14):

    Ad uccidere l’art. 41, o quanto meno l’interpretazione che di questo articolo era sempre stata data, erano stati Alcide De Gasperi, in qualità di mandante, e Antonio Segni e Gaetano Martino in qualità di esecutori. Non da vivi, ma da morti. E con un piano criminoso degno dei gialli più sofisticati.
    Il governo italiano, infatti, promuovendo (il mandante) il - e aderendo (gli esecutori) al - Trattato di Roma sulla istituzione della Comunità economica europea aveva introdotto nel «sistema di governo» italiano una bomba ad orologeria che, una volta scoppiata, lo avrebbe radicalmente distrutto e, conseguentemente, costretto a rigenerarsi in maniera diametralmente opposta: il mercato comune era fondato sugli istituti del mercato e della concorrenza e la progressiva trasformazione della Comunità in una federazione di Stati avrebbe introdotto anche nello Stato federato italiano il mercato e la concorrenza al posto dell’interventismo nell’economia.


    In un commentario alla Costituzione è immaginabile che abbia trovato [il soggetto è un ipotetico ricercatore, personaggio fittizio usato per illustrare un percorso di indagine sul rapporto fra autorità indipendenti e democrazia] anche la spiegazione del perché la «rottura della Costituzione» non era stata accompagnata da accadimenti costituzionali, come referendum modificativi della Costituzione; pronunciamenti della Corte Costituzionale sui limiti della sovranità dello Stato; assalti delle Prefetture o dei luoghi comunque costituzionalmente simbolici, come si fa, ad esempio, nella prassi costituzionale francese, e simili. La Costituzione italiana prevede già in sé lo strumento per la propria eutanasia, o, quanto meno, per l’eutanasia delle norme che disciplinano l’economia: il rinvio previsto dall’art. 11 alle «limitazioni di sovranità» permette l’adesione ad un ordinamento federale, le cui norme possono «spezzare» le norme federate. Nel nostro caso il mercato e la concorrenza, nel momento in cui divengono progressivamente «federali», spezzano l’intervento pubblico nell’economia, o come vuole più eufemisticamente qualcuno, cambiano il significato alle parole, trasformando l’utilità sociale in mercato concorrenziale, il che, per chi non vuol fare dei sofismi, è lo stesso.

    La domanda però allora diventa: è mai possibile attribuire all’art. 11, in base a un qualsiasi procedimento che possiamo ancora chiamare “interpretazione”, il senso di un dispositivo di autodistruzione della Costituzione? La risposta parrebbe ovvia, eppure...Torniamo allora appunto a Calamandrei, citato in una nota di un lavoro di Dogliani (Indirizzo politico, Jovene, Napoli, 1985, pag. 14): “v. P. Calamandrei, La certezza del diritto e la responsabilità della dottrina, in « Rivista di diritto commerciale », 1942, I, 345, 357, il quale afferma che «l’opera chiarificatrice del giurista è essenzialmente ... lotta contro l’arbitrio» e che essendo «il diritto ... perpetuamente in pericolo » può essere garantito solo « dalla... volontà di prenderlo sul serio... ».

    E’ evidente che se siamo a questo punto di tale volontà non son stati davvero in molti a dar prova.

    (Scusate, son stato tagliato fuori da Internet per due settimane).

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    1. Considerazioni analoghe, in verità, sono state condivise, e ampiamente esposte, in gran parte delle opere del mainstream giuspubblicistico degli ultimi 20-25 anni.

      Inutile dire che l'errore di prospettiva nell'intendimento dell'art.11 è lo stesso post a base della "incomprensione" della Corte: muovendo dall'idea che "il mercato" sia una formula organizzativa, per di più ottimale, dell'economia, non direttamente incidente sui "rapporti politici" e sui "diritti fondamentali" (anzi: come è noto l'inflazione colpisce i ceti più deboli, no?), si prospetta la neutralità della formula rispetto alla sostanza della democrazia stessa.
      Ma è chiaro che la si intende come mero "processo elettorale" e la si scinde dal ruolo necessitato della Costituzione.

      E' chiara la in-coscienza degli effetti economici del libero mercato, con scambi internazionalizzati, sulla crescita, sulla distribuzione del reddito, sulla formazione del risparmio, e sulla coesione sociale.

      In particolare, l'accettazione dei "vantaggi comparati" e della legge di Say (e quindi del crescente degrado economico-sociale italiano), discende da sintesi passivamente recepite, puro sentito dire...da altri, in cui si riponeva, e si ripone, una totale fiducia.

      Da questo non può essere disgiunta una totale SFIDUCIA nel senso letterale, logico, e sistematico, della Costituzione del 1948; che pure è agevolmente coglibile dai lavori preparatori (a condizione, sempre, di avere una sufficiente autonomia di giudizio in materia macroeconomica).
      Diciamo due ideologie convergenti che esauriscono e preorientano qualsiasi interpretazione giuridicamente corretta.

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    2. Certo è che salta all'occhio l'importanza delle parole, e l'importanza che hanno queste sulla coscienza.

      Che l'utilità sociale prevista in una costituzione fondata sul lavoro possa quanto mai essere affidata al "mercato", è effettivamente inquietante quando tradotto dal metalinguaggio liberale.

      Libera concorrenza = libera concorrenza tra lavoratori e massima concentrazione oligopolistica con relativa "allocazione paretiana".

      Allocazione ed efficienza in termini paretiani = Grossi e grassi rentiers e un dito nell'occhio alle plebi

      Concorrenza perfetta = forte competizione che porta il lavoratore ad ottenere un salario giornaliero tendente al prezzo della sbobba che gli permette di sopravvivere e lavorare. (Vedi progetti pilota dei campi di lavoro nazisti)

      Utilità = Ofelimità.

      Sociale = abbellimento politically correct per gli agitati che credono nella « metafisica socialista » e nella « religione umanitarista »

      Mercato = entità divina coincidente con gli oligopoli finanziari. (Consultare i dirigenti di Goldman Sachs per ulteriori definizioni e sinonimi di Dio e Perfezione)

      Coraggioso, innovativo e spericolato imprenditore =

      1- redditiero con le pezze al culo che vive di sovvenzioni statali

      2 - corsaro con lo yacht alle Barbados

      3 - usuraio

      (Ricordando poi il mitico Bognetti del Gruppo di Milano del prof. Miglio

      Federalismo, secessione, e autonomia dal governo centrale = liberismo sfrenato, guerra civile, conflitti sezionali, spogliazione di ogni residuo potere politico in favore della leisure class cosmopolita

      Virile = essere umano che soffre ogni tipo di privazione mentre il banchiere celebra strani riti dionisiaci.

      Cittadino = rentier

      Cittadino del mondo = rentier avvezzo ai viaggi alle Barbados - rigorosamente con jet privato (o sfigato che non riesce a prendere Ryanair perché gli viene cancellato il volo il giorno prima)


      Riassumendo, dal vocabolario del perfetto liberale:

      Utilità sociale = « oggettivo effetto benefico di cui gode una entità metafisica ottenuto scientificamente da usurai, monopolisti e redditieri con le pezze al culo che si trovano periodicamente a celebrare strani riti dionisiaci alle Barbados mentre la plebaglia si scanna col sottoproletariato per non morire di stenti »

      Chapeau

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    3. Ineccepibile (forse manca la considerazione della sottocategoria dei "cittadini del mondo" erasmus-precarizzati che si identificano, non corrisposti, con la condizione dell'elite dei rentier)

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    4. Ci avevo pensato, poi cassato, perché potrei andar avanti per giorni; comunque:

      Cittadino del mondo =

      1 - rentier avvezzo ai viaggi alle Barbados - rigorosamente con jet privato

      2 - sfigato che ha fatto l'Erasmus e a cui Ryanair cancella il volo per non farlo atterrare in ritardo.

      3 - lavoro-merce

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    5. Però, come ti dicevo Bazaar, i nazisti non sono stati certo gli apripista: gli inglesi erano arrivati molto prima. (E Latouche e i decrescisti buoni ultimi).

      Ma, se gli operai potessero campare d'aria, non li si potrebbe nemmeno acquistare a un prezzo qualsiasi. La loro gratuità è dunque un limite in senso matematico, un limite che non si raggiunge mai benché ci si avvicini sempre. È tendenza costante del capitale di comprimerne il prezzo fino a questo livellonichilistico. Uno scrittore del secolo xvIII che ho spesso citato, l'autore del-l’Essay on Trade and Commerce, non fa che tradire il segreto più geloso dell'anima del capitale inglese, quando proclama missione storica dell'Inghilterra quella di abbassare i propri sa- lari al livello della Francia e dell'Olanda.

      Ingenuamente egli dice fra l'altro:

      «Se però i nostri poveri» (termine tecnico per operai) «vogliono vivere nel lusso… è naturale che il loro lavoro debba essere caro… Si consideri soltanto l'enorme quantità di cose superflue» (the heap of super-fluities) «che i nostri operai manufatturieri consumano, come l'acquavite, il gin, il tè, lo zucchero, la frutta d'importazione, la birra forte, le stoffe stampate, il tabacco da fiuto e da fumo ecc.»

      E cita lo scritto di un fabbricante del Northamptonshire, il quale piagnucola, gli occhi levati al cielo:

      «In Francia, il lavoro è di un buon terzo meno caro che in Inghilterra: perché i francesi poveri lavorano sodo e, quanto a cibo e vestiario, si trattano duramente; il loro consumo è principalmente costituito da pane, frutta, erbaggi, radici e pesce secco; è rarissimo che mangino carne e, quando il grano è caro, consumano pochissimo pane». «Al che», prosegue l’essayist, «si aggiunge che bevono acqua o simili liquori deboli, cosicché in realtà spendono straordinariamente poco… Certo, introdurre un tale stato di cose è difficile, non però impossibile, come dimostra in modo palese la sua esistenza sia in Francia che in Olanda»[nota 1].

      Una ventina d'anni dopo, un ciarlatano americano, lo yankee baronificato Benjamin
      Thompson (alias conte Rumford), seguì la stessa linea filantropica con gran compiacimento al cospetto di Dio e degli uomini. I suoi Essays sono un libro di cucina contenente ogni sorta di ricette per mettere dei surrogati al posto delle normali, costose vivande della mensa operaia. Una ricetta particolarmente riuscita di questo singolare «filosofo» è la seguente:

      «Cinque libbre d'orzo, cinque libbre di granturco, aringhe per 3d., sale per Id., aceto per Id., pepe ed erbaggi per 2d., — totale 20d. e tre quarti,
      — dànno una minestra per 64 persone; anzi, ai prezzi medi delle granaglie, il prezzo può ridursi a un quarto di penny» (neppure tre pfennig) «a testa»[nota 2]
      ”.

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    6. [nota 1]: “Op. cit., pp. 70, 71. Nota alla 3a ediz. Oggi, grazie alla concorrenza che da allora si è sviluppata sul mercato mondiale, si è fatto un bel pezzo di strada. «Se la Cina», dichiara ai suoi elettori il deputato Stapleton, «diventasse un grande paese industriale, non vedo come la popolazione operaia europea potrebbe sostenere la lotta senza precipitare al livello dei suoi concorrenti» (” Times», 3 sett. 1873).
      Salari non più continentali, ma cinesi; ecco, oggi, la mèta alla quale il capitale inglese sogna di pervenire.
      ”.

      [nota 2]: “BENJAMIN THOMPSON, Essays, politicai, economical, and philosophical etc., 3 voll., Londra, 1796-1802, vol. I, p. 294. Nel suo The State of the Poor, or an History of the Labouring Classes in England etc, vol. I, Libro II, cap. II, p. 503, sir F. M. Eden raccomanda vivamente ai sovrintendenti alle workhouses la rumfordiana zuppa da accattoni e impartisce agli operai inglesi il monito severo che, «in Scozia, molte sono le famiglie che vivono, per giunta assai bene (and that very comfortably too), non già di grano, segala e carne, ma per mesi e mesi di tritello di avena e farina d'orzo, unicamente misti a sale ed acqua». Analoghi «ammonimenti» nel secolo xIx; per esempio: «I lavoratori agricoli inglesi non vogliono mangiare miscele di cereali di genere scadente. In Scozia, dove l'istruzione è superiore, questo pregiudizio è probabilmente sconosciuto» (CHARLES H. PARRY, M. D., The Question of the Necessity of the existing Cornlaws considered, Londra, 1816, p. 69). Lo stesso Parry, tuttavia, si rammarica che oggi (1815) l'operaio inglese sia molto decaduto in confronto ai tempi di Eden (1797).” (K. Marx, Il Capitale, vol. I, UTET, Torino, 1996, pagg. 766-8)

      Pare prossimamente dovremo superare anche noi qualche pregiudizio verso gli insetti o chissà cos’altro; intanto in molti han già superato quello verso i bidoni della monnezza.

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    7. Ma certo che i nazisti non sono stati gli apripista. Poi capisci anche Victor Hugo e anche perché la brutalità coloniale non fosse altro che la trasposizione/esportazione di questa "cultura" ai popoli controllati. (E se vuoi capisci anche i quadri del naturalismo e dell'espressionismo francese: tante rivoluzioni fallite; e ancora non hanno una Costituzione "sociale").

      Per meri motivi commerciali e di sedazione sociale, peraltro, oggi abbiamo il famoso spiazzamento della produzione a basso valore aggiunto e a salario minimo verso i servizi alimentari e di ristorazione.
      Ergo, i nuovi woorking-poveri si contraddistinguono per essere sovrappeso. E perciò anche colpevoli di gravare sul servizio sanitario...

      Tra l'altro l'ossessione USA per l'alcolismo, superstigmatizzata dalla morale cinematografico-televisiva odierna, nasce proprio da questa determinazione "di sussistenza" del costo del lavoro: i liquori costano troppo, per chi non appartenza all'elite e, per di più, rendono "inaffidabile", cioè improduttivo, l'esponente della working e middle class (oggi non c'è più distinzione, nei fatti).

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  5. “IL COSTITUENTE HA PRONUNCIATO UNA CONDANNA DEL PRESENTE E INDICATO CON CHIAREZZA I DOVERI PER L’AVVENIRE …”

    Francesco Maimone9 settembre 2016 20:22

    “Mi permetto di aggiungere che il Basso giurista, ovviamente in simbiosi con Crisafulli citato dall’ottimo Arturo, in tal senso sottolineava che “… l’aspetto dinamico dell’assetto politico-sociale previsto dalla Costituzione” che “… ha preso il posto dell’immobilismo giuridico codificato nelle vecchie costituzioni liberali. La Costituzione non deve soltanto conservare e garantire un ordine in cui si muovano liberamente gli interessi privati, ma deve fornire allo Stato gli strumenti e gli scopi per muoversi in una determinata direzione, che, nel caso specifico della nostra Costituzione, è una profonda trasformazione della struttura del nostro paese. Assegnando alla Repubblica, cioè allo Stato-apparato, strumento esecutore della volontà sovrana del popolo, il compito di rimuovere i denunciati ostacoli di natura economica e sociale, IL COSTITUENTE HA PRONUNCIATO UNA CONDANNA DEL PRESENTE E INDICATO CON CHIAREZZA I DOVERI PER L’AVVENIRE … Sta in questo forse l’aspetto più originale della nostra Costituzione. “L’elemento di originalità che si è notato le è invece conferito da UN SUO PIÙ PRECISO FINALISMO, da una più chiara consapevolezza della situazione di transizione alla quale la sua regolamentazione si riferisce, del difetto che in essa si verifica dei presupposti necessari al pieno attuarsi del regime di democrazia al quale si voleva dar vita, della necessità di imprimere all’azione dello Stato che sorgeva una funzione di mediazione dinamica tra le forze sociali in contrasto, diretta a realizzare un diverso equilibrio intorno al sistema di fini che si ponevano a base dell’ordine nuovo. “Si è efficacemente interpretato siffatto orientamento costituzionale, questa presa di posizione nei confronti dell’ordine sociale in atto e della sua insuscettibilità di soddisfare l’esigenza postulata, di far concretamente valere per tutti gli uomini, quale che sia la loro condizione sociale, i valori connessi alla persona, la dignità che è ad essa propria, quando si è detto che la nostra Costituzione NON AFFERMA SOLO (come accade per quelle che pongono un ordine nuovo), LA SUA POSIZIONE DI ANTITESI RISPETTO AL REGIME TOTALITARIO che l’aveva preceduta, MA POLEMIZZA CONTRO IL PRESENTE, CONTRO IL SISTEMA DEI RAPPORTI ESISTENTE, CHE ESSA NON PUÒ ELIMINARE, MA CONSIDERA TUTTAVIA INCOMPATIBILE CON LA META DA RAGGIUNGERE… (in nota Mortati, Ispirazione democratica, 407-408)”.

    E richiamando ancora Crisafulli, Basso continua “… La nostra è quindi una COSTITUZIONE DINAMICA, una Costituzione cioè che, come dice Crisafulli, contiene in sé “LA PROSPETTIVA E IL SENSO DI UN MOVIMENTO DELLO SVILUPPO DELLA SOCIETÀ STATALE IN CERTE DIREZIONI SCHEMATICAMENTE PREVISTE DALLA COSTITUZIONE” e “pertanto complessivamente considerata, CI DÀ NON SOLTANTO LA FIGURA ESSENZIALE DI UN MODO DI ESSERE ATTUALE (previsto e disciplinato come attuale) dell’ordinamento considerato, MA ANCHE ED INSIEME LA FIGURA ESSENZIALE DI UN MODO DI ESSERE FUTURO DELL’ORDINAMENTO MEDESIMO previsto, cioè, e disciplinato come possibile ed anzi come necessario ossia come giuridicamente doveroso” (in nota Crisafulli, La costituzione e le sue disposizioni di principio, 1952, 36)”. [L. BASSO, Il Principe senza scettro, Feltrinelli, Milano, 1958, 193-194].

    http://orizzonte48.blogspot.it/2016/09/chianciano-16-18-settembre-e-i-suoi.html?showComment=1473445349771#c6540299427541372145

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  6. Avevo letto qualche anno fa il passo sconcertante riportato da Arturo nel libro di Merusi. Ovviamente tra le autorità indipendenti l’Autore annovera, nemmeno a dirsi, anche la Banca Centrale intesa come “istituto di della democrazia economica, in quanto volto ad assicurare la parità delle armi nell’esercizio della libertà economica…” (pag. 46).

    Dipende sempre da cosa si intende per “democrazia (economica)”; Merusi, a conclusione delle sue discettazioni, non può che affermare coerentemente “… Se l’essenza della democrazia è il processo e la libertà economica è una libertà processuale, le autorità amministrative indipendenti sono uno strumento organizzativo e funzionale della democrazia economica…”” (pag. 93). E il cerchio inevitabilmente si chiude, mandando in soffitta 150 anni di storia. Però:

    La serie delle dichiarazioni si apre con quella consacrata nell’art. 1, la quale, qualificando l’Italia “repubblica democratica fondata sul lavoro”, enuncia il motivo, o meglio l’idea-forza cha ispira e nello stesso tempo riassume in efficace sintesi tutte le altre, cosicché da essa si rende possibile ricavare gli elementi essenziali tanto della forma si stato quanto quella di governo. Infatti, il richiamo al lavoro quale fondamento della forma di governo repubblicano, mentre serve meglio individuare il tipo di reggimento voluto instaurare, pone il più generale criterio regolativo dell’intero sistema dei rapporti dei cittadini tra loro e con lo stato: il criterio, cioè che, PONENDOSI AL VERTICE DELLA GERARCHIA DELLE NORME, determina il grado da assegnare a ciascuna e ne consente la più esatta interpretazione.

    Collocando a base dello stato il lavoro, pertanto, non si è inteso solo riepilogare le molteplici disposizioni costituzionali che lo prendono ad oggetto, ma si è piuttosto ubbidito all’intento polemico di esprimere una volontà di netto distacco dalle costituzioni del passato (le quali riflettevano strutture sociali basate sulla proprietà privata dei beni di produzione, proclamata e tutelata come bene “sacro e inviolabile” ) e così INVERTIRE il valore attribuito ai due termini del rapporto proprietà-lavoro, conferendo la preminenza a quest’ultimo sul primo.

    Non è necessario ricordare come lo stato liberale, mentre non era riuscito a conseguire il fine del massimo benessere collettivo invocato a giustificare la pienezza della libertà concessa alla proprietà ed all’inizitiva economica privata, aveva visto compromessa la propria saldezza dalla frattura determinatasi fra parte e parte della popolazione. Lo Stato di diritto…si era rivelato impotente a mantenere un minimo di coesione sociale, perché l’abissale ineguaglianza delle posizioni di effettivo potere determinatosi fra i cittadini rendeva apparente la parità che la legge assicurava alle parti dei rapporti sociali, e privava la massa della popolazione del godimento delle libertà astrattamente riconosciute
    . (segue)

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    1. Direi più di 150: l’equivalenza mercato = democrazia manda al macero almeno un paio di migliaia di anni di pensiero politico.

      Il dettaglio più grottesco, però, evidentemente aggiunto con intento derisorio, è che Merusi sostiene di aver derivato questa sua personale concezione di democrazia da…Carlo Lavagna!! Il quale, nel tentativo di inviduarne un minimo sindacale, si esprimeva in questi termini:

      La generica espressione governo popolare, suscettibile di esprimere il duplice significato, di governo « di formazione » popolare e governo « ad azione » popolare, può essere rifusa, infatti, in un’espressione unica e molto più significativa: cioè in quella di governo ad azione popolare garantita. Come questa garanzia debba essere, in concreto, attuata non interessa la nozione-base di democrazia. Quel che interessa è che un sistema di garanzie, ancorché imperfetto, esista: talché democratici potranno e dovranno dirsi solo e tutti quei sistemi i quali risultino in qualche modo diretti, se non proprio atti, a garantire la conformità dell’azione governativa alle esigenze della intera collettività popolare e non di una sola parte.”. (C. Lavagna, Istituzioni di diritto pubblico, UTET, Torino, 1982, pag. 535).

      Orwellismo giuridico.

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    2. Purtroppo niente di nuovo, caro Arturo. Avevo segnalato lo scritto di un professore che utilizza Mortati per giustificare la pretesa costituzionalita' di un ipotetico reddito di cittadinanza!!

      Storie di ordinario mercato delle coscienze

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  7. Si rendeva quindi necessario promuovere condizioni di vita associata idonee a ricostituire quel minimo di omogeneità della società sottostante allo stato, cui è legata la vita democratica di ogni regime democratico…” [C. MORTATI, Enc. del diritto, Milano, 1962, XI, voce Costituzione della Repubblica italiana, 214-215]. L’art. 11 (di per sé già chiaro) non può che essere letto alla luce della “idea-forza” richiamata da Mortati. Argomentazioni ovvie per chi segue il blog.

    Detto ciò, come ci ricorda Quarantotto, la Costituzione è e purtroppo rimarrà “sospesa”, conservandoci in quella situazione meramente “pregiuridica” delineata da Calamandrei. Potremmo dire con Gramsci che man mano che la classe dominante perde consenso, essa non potrà più dirsi “egemone”, ma unicamente dominante, cioè “detentrice della pura forza coercitiva, [e] ciò appunto significa che le grandi masse si sono staccate dalle ideologie tradizionali, non credono più a ciò in cui prima credevano ecc. La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”.

    E in questo “interregno”, in attesa del nuovo (recupero della legalità costituzionale) sarà inevitabile il “meccanico impedimento posto a chi potrebbe dirigere di svolgere la sua missione… Intanto la depressione fisica porterà a lungo andare a uno scetticismo diffuso e nascerà una nuova “combinazione” in cui per es. il cattolicismo diventerà ancora di più pretto gesuitismo... Anche da questo si può concludere che si formano le condizioni più favorevoli per un’espansione inaudita del materialismo storico. La stessa povertà iniziale che il materialismo storico non può non avere come teoria diffusa di massa, lo renderà più espansivo. La morte delle vecchie ideologie si verifica come scetticismo verso tutte le teorie e le formule generali e applicazione al puro fatto economico (guadagno ecc.) e alla politica non solo realista di fatto (come è sempre) ma cinica nella sua manifestazione immediate” [A. GRAMSCI, Quaderni del carcere, Quaderno 3, § 34].

    Non ci rimane che studiare modalità e tempi di esercizio del “diritto di resistenza” altresì richiamato (non a caso) nel post e che trae titolo di legittimazione dal principio di sovranità popolare, consapevoli ancora una volta che questa è però basata “…sulla partecipazione attiva dei cittadini ai valori consacrati nella Costituzione [e che] non può non abilitare quanti siano più sensibili ad essi ad assumere la funzione di una loro difesa e reintegrazione…” [C. MORTATI, Commentario della Costituzione, a cura di G. Branca, Principi fondamentali, 1-12, Bologna, 1975, 32].

    Di certo – e ne sono convinto anch’io - non in vista delle prossime elezioni

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    1. Anche perchè una diffusa "partecipazione attiva dei cittadini ai valori consacrati nella Costituzione" non mi pare presente e, anzi, si sta verificando tutt'altro (come ben illustra l'immagine iniziale del post circa la "anger management" abilmente operata in via mediatica).

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  8. Il sottinteso era proprio quello. E l'ho scritto con la morte nel cuore, mi creda

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    1. Grazie a te, Luca.

      Mi preoccupo solo che questo tipi di commenti - che non possono non avere un esempio concreto e storico-politico, proprio perché le scienze sociali sono scienze e, quindi, vanno "empiricamente" fondate - non si traducano in uno spin a favore o contro un partito e i suoi elettori tout court.

      Non è così.

      Soprattutto, come sai, il "commento" è un "post" differente dall'articolo e, magari, usa una espressività che può avere un senso nello stimolare la discussione ("flame", in senso buono) sull'argomento elaborato dall'autore.

      È vero poi che Orizzonte48 è un laboratorio particolare per cui gran parte dei commenti, o sono analisi, o sono supporto filologico volto a dare un contributo scientifico in quel particolare (ed efficace, efficiente ed economico) metodo organizzativo che, nel mondo digitale, è stato chiamato a "bazaar" (da cui il mio nick...:-)

      (Che non vuol dire "incasinato"... citofonare a Linus Torvalds e alla Difesa statunitense che usa i "suoi" prodotti da vent'anni! :-) )

      Ciò non toglie che è importante contestualizzare ciò che viene postato.

      Ecco, lo dico poiché, in questo momento in cui ci sono forti tensioni antisovrane e anticostituzionali in Spagna, non vorrei che questo possa essere interpretato come, o una negazione del "disagio catalano", o, come in questo caso, una stigmatizzazione di un partito italiano e i suoi sostenitori.

      (Credo insomma che sia un momento in cui bisogna abbassare i toni e selezionare accuratamente "espressioni" che, se in passato potevano avere anche una loro accettabilità, contestualizzazione e, magari, una loro "efficacia", ora, coi tempi che corrono, è importante adeguare la comunicazione. Insomma, ciò che è accaduto a Sapir deve metterci in guardia per far di tutto nel rimanere imparziali e rimanere ben ancorati alla fenomenologia e all'analisi scientifica. Lasciamo scannare "coloro che sanno di sapere" in preda all'emotività che tanto piace agli esperti di marketing e agli ingegneri sociali...)

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  10. capisco... vorrei anche cancellare il commento.... ma non so come fare :)

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  11. Hai ragione Bazaar… comunque sono preoccupato… non vorrei sbagliare.. ma forse stiamo andando verso questa direzione: (non lo so… è una cosa che penso da giorni)

    “Cominciamo allora proprio dal ribadire questo, caposaldo di von Hayek:
    Hayek pensa ad una federazione di Stati, e la cosa davvero interessante è la sua discussione, come dice appunto il titolo, delle conseguenze economiche di una tale federazione.
    Con logica stringente, Hayek dimostra che una federazione fra Stati realmente diversi porta necessariamente all'impossibilità di un intervento statale nell'economia, e quindi alla vittoria di politiche economiche liberiste (il che ovviamente dal suo punto di vista è un bene).
    Infatti una federazione per essere stabile ha bisogno di un sistema economico comune e condiviso, e quindi della libera circolazione di merci e capitali, e questo porterà ovviamente a una perdita di controllo dei singoli Stati sulle loro economie. Si potrebbe allora pensare che il controllo statale si sposti al livello federale.
    Il nuovo super-stato federale si riprenderebbe quei poteri di controllo sull'economia che i singoli Stati avranno perso. Hayek risponde di no. Perché l'intervento statale sull'economia presuppone la capacità di mediare fra interessi contrapposti, di accettare compromessi ragionevoli, che non ci sono, o sono più difficili, fra popoli di Stati diversi. Come scrive Streeck riassumendo Hayek:
    "...in una federazione di stati nazionali la diversità di interessi è maggiore di quella presente all'interno di un singolo stato, e allo stesso tempo è più debole il sentimento di appartenenza a un'identità in nome della quale superare i conflitti stessi (…). Un'omogeneità strutturale, derivante da dimensioni limitate e tradizioni comuni, permette interventi sulla vita sociale ed economica che non risulterebbero accettabili nel quadro di unità politiche più ampie e per questo meno omogenee (pagg.121-122 di The Economic Conditions of Interstate Federalism", F.von Hayek, 1929, cit. da Streeck)"

    http://orizzonte48.blogspot.com/2014/02/gli-oscuri-frammenti-di-un-discorso.html?spref=tw

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    1. Luca, come avrai forse constatato la situazione è abbastanza degenerata...ma senza divenire seria.

      Transeat: entro i prossimi pochi anni molte cose si chiariranno e altri arriveranno a dire, sull'onda degli eventi (scontati) le cose che sono state qui analizzate e anticipate.
      E se le autoattribuiranno in esclusiva...

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    2. La cosa più singolare è l'incapacità di sapersi collocare. Poi internet ha il problema di rendere orizzontale la gerarchia delle competenze...

      Poi c'è la questione dall'opinionismo.

      Pensa che una persona con cui mi capita di discutere mi rimprovera di essere "insicuro" e di "non avere un pensiero proprio" perché argomento le mie posizioni con molte citazioni...

      Quando si parla di "appartenenza" politica, poi, la gente sbarella.

      Ieri sono andato a trovare i miei per la festa dei nonni e, in bella mostra sul comodino, che ci vedo?

      Il volantino per il "referendum" finalizzato all'autonomia del lombardo-veneto.

      Ho già fatto sapere che i nonni dovranno astenersi dal dare "insegnamenti" ai nipotini. Per motivi politici? No! Per Giove: per motivi morali.

      Quella santa e cattolica donna della nonna insegna che "ogni opinione è rispettabile". Io penso invece che sia immorale il suo permeismo.

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    3. Caro Presidente sono arrivato a questa conclusione rileggendo i commenti del post “CATALUNYA”…. (per come la vedo io…. in questo periodo non ha più senso stare su twitter per tanti motivi….

      Poi per il resto ho capito e concordo con lei… ma non è la prima volta che i meriti “se le autoattribuiranno in esclusiva” altri )

      D’altronde sono quelli che fino a poco tempo fa… erano convinti che la frase

      “Gli stati esistenti sono polvere senza sostanza.
      ...Esisterà ancora un territorio italiano; non più una nazione, destinata a vivere come unità spirituale e morale solo a patto di rinunciare a una assurda indipendenza militare ed economica”.”

      (Fosse di Spinelli…. E ho detto tutto)

      Per Bazaar che dire… (non so se è la stessa Nonna) :).. però qui condivido quello che dice…..altro tema che mi sta a cuore… e che per un certo verso è collegato al commento di Hayek che ho postato prima (ma non aggiungo altro perché non voglio “buttarla” in politica… ma forse il Presidente mi ha capito)

      Ma il pensiero non può non andare alla magnifica definizione proposta dal mitico Matteo in rif. a Spinelli: menti elementari

      “Qual è il prodotto finale più classista della propaganda pop? La produzione massiva di "menti elementari".

      Di fronte all'evidenza per cui non esiste alcuna "guerra fra civiltà", ma interessi materiali di classe, ci sono ancora delle "menti elementari" per cui entrambi le proposizioni sono vere. Non riescono, non ce la fanno a scorgere la contraddizione: non avvertono dissonanza cognitiva. È vero che l'immigrazione è un'arma di distruzione di massa, MA, è anche vero che la Fallaci aveva ragione.

      Non ce la fanno: essendo loro la grande maggioranza della minoranza rumorosa, e muovendosi per appartenenza - pavloviani - difficilmente riscontrano feedback negativi dall'ambiente esterno. Non hanno nessun confronto diretto per cui si evidenzi la fallacità patologica del loro pensiero: inano perché illogico. Promosso da emotività stupida e deficiente.

      Sono gli elemente naturali su cui gli ingegneri sociali edificano le sovrastrutture ideologiche, gli slogan virali, i frame e le trappole cognitive.

      Ma il problema della "mente elementare", non è di carattere meramente intellettivo, di potenzialità cognitiva: è di carattere emotivo, dove la vera scelta ha luogo. È un problema di intelligenza emotiva, e, facilmente, di etica.

      Voglio dire: ma se non hai studiato, perché parli? anzi, "urli"?

      Mia nonna aveva la quinta elementare, ma era molto sapiente. Silenziosa, parlava al momento opportuno e difficilmente si sbagliava negli argomenti in cui interveniva.

      (Lo Stato sociale ha un problema: per mantenere l'ordine sociale e contestualmente limitare la democrazia - che, come noto, "non può limitare se stessa", è necessario il "consumismo senza senso": questo sistema non è più ecologicamente sostenibile. TINA. Keynes necessita una democrazia sostanziale: quindi è meglio una lenta asfissia per deflazione, una violenta repressione o un'orwelliana guerra permanente... chi è a capo dell'ISIS? Osama Bin Goldstein?)”

      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/11/il-terrorismo-la-durezza-del-vivere-e.html?showComment=1447758390902#c1906745458652614412

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    4. No Luca... la "nonna" con cui (silenziosamente) polemizzo è mia madre... Istruita, osservante e con i santini di Ida Magli e Miglio....

      Che dire?

      So' soddisfazioni.


      (mia nonna adorava Silvio, mentre i miei nonni, uno partigiano e l'altro soldato in marina e tutta la vita nenniano... Ho pure un fratello ordonazista! Nemo propheta in patria...)

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