6.
I contratti stupidi chiamati “intelligenti”
«Facciamo un esempio: supponiamo che l’automobile sia pagata a
rate. Se l’acquirente dovesse “bucare” una rata, grazie alla tecnologia blockchain il
contratto “intelligente” non
consentirebbe più l’uso dell’auto, la quale verrebbe bloccata a distanza, fino
alla regolarizzazione dei pagamenti.» beppegrillo.it
«Un
token è un asset digitale basato sulla blockchain che può essere scambiato tra due
parti senza che sia necessaria l’azione di un intermediario. Un token
può essere visto come un insieme di informazioni digitali che è in grado di conferire un
diritto di proprietà ad un soggetto sull’insieme stesso di informazioni che
sono registrate su una blockchain e che possono essere trasferite tramite un
protocollo. […] I token creati grazie a Ethereum hanno differenti
attributi che permettono la gestione di smart contracts allo scopo di fissare in modo sempre più
vincolante e sicuro l’accordo tra le parti.»
I
“contratti intelligenti” – aka “smart contracts” – sono così
“intelligenti” che non permettono di far nulla che richiederebbe l’intelligenza
umana se non blindare le obbligazioni tra parti contraenti: il discorso
sociologico è simile a quello fatto in precedenza.
La
retorica privatista non seduca: in un ordinamento a Costituzione
democratico-sociale “solo una cieca
credenza nelle massime individualiste consente […] di differenziare in modo
certo dal diritto pubblico” (A. Somma, Diritto comunitario vs.
diritto comune europeo, Giappichelli, Torino, 2003, pag. 39) il diritto
privato.
Quindi
la privatizzazione delle funzioni statali, ossia l’automatizzazione di procedure
sanzionatorie o premiali
in funzione della conformità che può essere imposta dalla parte forte
“statualizzata” al soggetto debole, con espulsione dell’intervento di controllo
di corrispondenza al diritto, anche costituzionale, esercitato dal giudice, ha
una portata intrinsecamente eversiva.
6.1 «Smart Contract fa
riferimento a degli standard
di comportamento e di accesso
a determinati servizi e viene messo a disposizione, accettato e implementato
come forma di sviluppo di servizi tradizionali»
Gli
“standard di comportamento” possono essere tanto quelli di un avvenuto
pagamento per usufruire di un particolare prodotto o servizio, oppure qualsiasi
altra prassi (come, ad esempio, l’essersi vaccinati) che vincolerebbe “l’accesso a
determinati servizi” (ad esempio al godimento di servizi sociali).
«Stop
alla frammentazione
dei sistemi informativi: servono strumenti nuovi.» – Tuona la «Direzione generale della
Prevenzione sanitaria del ministero della Salute». Chiaramente usare un
archivio per funzioni anagrafiche su blockchain, e, magari, attivarci
poi degli smart contract, è una tentazione a cui un sistema, per
vocazione totalitario come quello capitalistico-liberale, difficilmente potrà
resistere.
In questo video il prof. Oliver Hart – premio Nobel per le
ricerche condotte sulla contrattualistica –
è piuttosto tranchant:
In
sintesi: si può pensare che questa tecnologia possa «automatizzare alcune cose» come, ad
esempio, «alcuni contratti di assicurazione», ma, ovviamente, questa non
serve a risolvere quei problemi contrattuali complessi che preoccupano le
relazioni economiche più importanti; ovvero l’automazione non dà un aiuto sul come
scrivere i contratti, ovverosia su quali contenuti perfezionare.
Quindi
questi “contratti intelligenti” non servono a redigere contratti intelligenti:
allo scopo l’automazione è pressoché inutile.
A
che servono, quindi?
Sicuramente
a rendere automatiche, e quindi indiscutibili, una serie di obbligazioni con
condizionalità utili a disciplinare il comportamento secondo dettati normativi
imposti unilateralmente.
6.2 «Token di classe 3 – Si
tratta in questo caso di token che possono svolgere una funzione mista.
Sono token che rappresentano diritti di comproprietà ovvero
che rappresentano una proprietà ma conferiscono anche diritti diversi, come ad
esempio il diritto di voto,
o diritti di tipo economico per i rappresentanti legali o soci di una società,
etc. In questa tipologia di token il titolare non ha un diritto
esercitabile direttamente verso l’emittente del titolo o verso un terzo.»
Il
diritto di voto visto come un diritto di “comproprietà” è innanzitutto una
manifestazione di invasione del diritto privato nella regolazione del sistema elettorale: il più importante dei diritti
politici è il diritto di voto, e il suffragio universale è il fondamento delle
democrazie moderne.
Le
votazioni – qualcuno dirà – sono uno strumento decisionale che può essere usato
in tantissime situazioni e che – a parte alcune forme di sondaggistica on
line – non necessitano di particolari apparati tecnologici. Inoltre, è
scientificamente dimostrato che il voto elettronico è
intrinsecamente insicuro.
Eppure
c’è chi si è lanciato a promuovere questa tecnologia in nome della sua capacità
di rendere “più pulito” – altro ideologema neoliberista –
il processo elettorale.
6.3
«La emissione
e la gestione di ‘Token etichettati’
o Token+ o anche Labelled Token (LB) è una
procedura che associa ai Token una serie di metadata per i quali lo scambio
è condotto su un mercato secondario: […] è singolarmente e univocamente
etichettato ed è dotato di metadati associati;
1.
non
è frazionabile;
2.
‘esiste’ in forma digitale sulla blockchain;
3.
può
essere seguito anche singolarmente nel suo percorso/storia di ‘catena di
proprietà’;
4.
può
essere gestito con modalità diverse per singola etichetta in funzione del
significato/valore dei token»
Il
far west di possibilità che si aprono non lasciano presagire nulla di
buono per chi ha una minima coscienza dei problemi socioeconomici che investono,
da decenni, la stragrande maggioranza delle nazioni del pianeta e che non
trovano certo una soluzione nella tecnica: la soluzione – non si finirà
mai di sottolinearlo – rimane sempre e solo politica.
La
tecnologia, essendo pensata e promossa in una società oppressiva e nichilista
come quella neoliberale, può solo portare al parossismo totalitario un sistema
sommamente ingiusto, blindandolo dai contraccolpi degli immensi costi umani e
sociali che impone.
La
tecnologia viene usata per poter creare un’infrastruttura in grado di
supportare istituzioni totalitariamente repressive e, tramite l’occhiuta
sorveglianza propria di un panopticon globale, questa è in grado di
controllare l’energia esplosiva della sofferenza sociale.
«le
Permissioned Ledger rispondono alle necessità di un
aggiornamento diffuso su più attori che possono operare in modo indipendente,
ma con un controllo
limitato a
coloro che sono autorizzati. Le Permissioned Ledger
permettono poi di definire speciali regole per l’accesso e la
visibilità di tutti i dati. In altre parole le Permissioned Ledger introducono nella blockchain
un concetto di Governance
e di definizione di regole di comportamento.»
Il
fulcro rimane poi la possibilità per privati – e per strutture statali
privatizzate – di gestire anche tecnicamente, nel modo più unilaterale
possibile, il rapporto coi loro portatori di interesse.
Una
corporation potrà automatizzare procedure con cui disciplinare
automaticamente i portatori di interesse più deboli: tendenzialmente quelli
della classe lavoratrice.
Per
comprendere cosa si possa intendere con “disciplinare” si pensi a cosa
ha comportato la disciplina fiscale ed i relativi vincoli di bilancio nella
amministrazioni locali, vincoli impliciti nella privatizzazione dell’emissione
monetaria come codificato nelle strutturalmente deflattive crittovalute. Le
esigenze fiscali dei comuni, ad esempio, hanno portato ad un inasprimento del
livello sanzionatorio gravante sugli automobilisti tramite processi di automatizzazione
del rilevamento delle contravvenzioni: il fatto che ad un pubblico ufficiale
come il vigile urbano sia stata preferita una tecnologia proprietaria privata
ha comportato – come è esperienza comune – dubbi benefici alla collettività se
non, appunto, una maggior disciplina nella circolazione.
In
Cina un sistema che disciplina il comportamento di persone fisiche e giuridiche
– individuate da un codice identificativo di diciotto cifre – è già esistente: in questo caso il sistema di
crediti sociali rimane una prerogativa sovrana di uno Stato.
Con
la tecnologia blockchain il sistema dei crediti sociali potrebbe venire
privatizzato e globalizzato.
6.4 Premesse
«le
probabilità di vincere la Proof of Work [il sistema di certificazione]
sono direttamente
proporzionali alla capacità di calcolo di cui si dispone, si nota che la
blockchain Bitcoin è esposta un rischio di squilibrio in favore di coloro che possono disporre di
maggior potenza di calcolo»
Come
già si accennava, la “potenza di
calcolo” è monopolio del grande capitale finanziario: va da sé che questa
tecnologia abbia il pesante difetto di presentarsi ingannevolmente come fosse in
re ipsa una forma di democratizzazione mentre ha, in nuce, la
predisposizione al monopolio. Un monopolio che si eserciterebbe su
infrastrutture potenzialmente tanto invasive.
6.5 Il delirio
«lo
Smart Contract è basato su un codice che “legge” sia le
clausole che sono state concordate sia la condizioni operative nelle quali
devono verificarsi le condizioni concordate e si autoesegue automaticamente nel momento in cui i
dati riferiti alle situazioni reali corrispondono ai dati riferiti alle
condizioni e alle clausole concordate.»
«proprio
perché l’assenza di un intervento umano corrisponde anche all’assenza di un contributo
interpretativo lo Smart Contract deve essere basato su
descrizioni estremamente precise»
«Lo
Smart Contract è di fatto “figlio” dell’esecuzione di un codice da parte di un computer.
È un programma che elabora
in modo deterministico (con identici risultati a fronte di identiche
condizioni) le informazioni che vengono raccolte. In altre parole se
gli input sono gli stessi i risultati saranno identici. Questo punto è
estremamente rilevante perché se da una parte rappresenta una certezza e una
sicurezza in quanto garantisce alle parti una assoluta “certezza di
giudizio oggettivo” escludendo qualsiasi forma di interpretazione, dall’altra
sposta sul codice, sulla
programmazione, sullo sviluppo il peso e la responsabilità o anche il potere di
decidere.»
Quando «i contraenti lo accettano ecco che gli effetti non
dipendono più dalla loro volontà.»
Nel momento in cui, magari
tramite la logica del silenzio-assenso, o a causa di atti unilaterali da parte
di oligopolisti, la parte debole è costretta ad “accettare” i contenuti di un
contratto, i rapporti di forza verranno cristallizzati tagliando fuori la
protezione giurisdizionale che potrebbe essere offerta dal giudice alla parte
debole.
Paradossalmente, si potrebbe
valutare che l’asserzione hacker – piuttosto naïve
– per cui: «Bisogna riconoscere che con la crittografia nessuna illimitata capacità
di esercitare violenza potrà mai risolvere un problema di matematica» sia
sociopoliticamente da considerare nel suo aspetto dialettico: i liberali
classici – come tutti gli elitisti – concepiscono come unica e vera minoranza
da difendere dalla violenza e dall’arbitrio della maggioranza, quella della
classe agiata, dei rentier.
Si possono immaginare scenari
di rivolta degli oppressi a cui i dominanti assediati potrebbero rispondere:
“non ci possiamo fare niente: anche a volerlo non possiamo modificare il tal
evento”.
Una similitudine con la
realtà già in essere può essere ricercata con i contratti di fornitura di
energia o di servizi nel settore delle telecomunicazioni: qualsiasi problema
l’utente dovesse incontrare col servizio, questi dovrà confrontarsi con
infiniti processi automatizzati. Qualsiasi lamentela non avrà mai sfogo con una
persona umana, se non, dopo innumerevoli tentativi, con un anonimo operatore di
call center pagato per ascoltare invettive e proteste. (Operatore magari precario
e che non parla bene neanche la lingua dell’utente: la magia delle
delocalizzazioni nel mondo globalizzato...).
Gli scenari che si possono
ipotizzare sono infiniti e hanno tutti una cosa in comune: sono distopicamente
deliranti.
6.6 «Un esempio viene
dal mondo delle assicurazioni per autoveicoli che sulla base di dati
rilevati grazie ad apparecchiature Internet of
Things a bordo delle vetture sono in grado di fornire dati sul comportamento del
conducente che possono influire e creare determinate condizioni che
attivano o disattivano clausole di vantaggio o svantaggio. Ad esempio il
superamento di limiti di velocità determinati dal contratto possono essere
lette come condizioni di maggior pericolo e determinare un cambiamento
contrattuale delle condizioni applicate ad esempio nel valore del premio
assicurativo.
Un altro esempio arriva dal mondo dei media dove con i Digital Rights Management viene gestita la erogazione e l’accesso a determinati servizi multimediali.»
Un altro esempio arriva dal mondo dei media dove con i Digital Rights Management viene gestita la erogazione e l’accesso a determinati servizi multimediali.»
Tutta questa bella fitta
ragnatela di collegamenti tra la persona umana e le cose – l’Internet delle
Cose! – prevede lo sviluppo di una sempre maggior connettività radio: se non sono ben chiari gli
effetti di tutta questa esposizione alle onde radio, sono chiari quali sono gli
interessi economico-politici che spingono a non rispettare i principi di
precauzione.
Si prospettano scenari in cui
appare sempre più stringente la pretesa conformità dei comportamenti delle
persone ai desiderata degli oligopoli, come sempre più stringenti appaiono i
vincoli sulla proprietà intellettuale e le restrizioni che questa genera alla
libera circolazione di informazioni e conoscenze, che è il seme della
democrazia.
6.7 Una propaganda che non
è altro che un tripudio di idiozie per nerd.
«Ecco che in questo senso uno
degli orizzonti più importanti arriva dall’unione della ricerca tra il mondo
della blockchain e quello della semantica che aiuta i
sistemi ad avvicinare in modo sempre più preciso la comprensione dei
“significati”. Grazie alle soluzioni per il meta-learning
applicate al settore degli smart
contract si avvicinano Intelligenza Artificiale, machine Learning e blockchain.»
Ad interpretare questi
contratti diversamente intelligenti, e per dirimerne le controversie, non si ipotizzano
più, né un provvedimento giudiziario, né un arbitrato: si ipotizza l’uso di
quello che non è altro che, di base, un calcolatore.
(No, l’intelligenza
artificiale non può in alcun modo sostituire l’intelligenza umana:
un calcolatore non può trasformarsi in un essere “autocosciente, che si autoperfeziona”, teleologicamente
“autonomo”. Ciò non implica però che non possa fare disastri olocaustici il suo
combinato disposto con l’intelligenza umana, come nel caso di qualsiasi arma ad
alto contenuto tecnologico)
Sicuramente il giudizio di un
calcolatore potrebbe essere formalmente imparziale, non essendo turbato dalle
passioni umane… ma imparziale non è affatto l’algoritmo, che sarà ben scritto
da qualcuno. Il solo pensare di dirimere controversie grazie ad algoritmi, per quanto
complessi questi possano essere, non può che riflettere il portato di quanto
analizzato in precedenza: sotto il dominio culturale neoliberista, si opera
come se si volesse scrivere un “algoritmo” che regoli automaticamente la società negli interessi
della classe egemone. Gli uomini programmati come automi ed
il pianeta – Gaia – governato da un sistema operativo avranno sempre sopra di sé
altri uomini, non un Logos divino miracolosamente
incarnatosi, per dir così, in un software.
Piuttosto si deve dire che
chi scrive il “codice” e programma queste macchine acquista “una responsabilità”
sproporzionata e incontrollabile.
Essendo lo sviluppo del
codice in ultima analisi il prodotto di un lavoratore che risponde alle
esigenze di un management e, in fine, alle aspettative del grande azionariato,
va da sé che il proprietario della tecnologia acquista conseguentemente un
potere sproporzionato.
Non solo già esistono articoli scientifici sulle
importanti concentrazioni oligopolistiche nelle industrie dell’hi-tech, a dispetto della propaganda con cui
vengono celebrate, ma già dopo pochi anni gli stessi sviluppatori hanno dovuto
ammettere l’ovvio: il Bitcoin è «un
meccanismo
completamente controllato da poche persone» ha scritto
Mike Hearn, sviluppatore della
tecnologia e tra i più accesi sostenitori di Bitcoin.
6.8 «La blockchain è
poi utilizzata come piattaforma
per soluzioni che hanno lo scopo di gestire l’identità delle cose.
Grazie alla corretta identificazione di questa identità è possibile dare vita a
soluzioni di certificazione
delle filiere basate anche sui dati che arrivano dalle cose (IoT) e lavorare
alla certificazione di supply chain.»
Il risvolto sociopolitico è
evidente: la vera “certificazione” che interessa è quella che associa
l’identità digitale a quella fisica, ottenibile semplicemente con la prassi più
invasiva che l’Uomo abbia mai conosciuto, ovvero l’innesto di chip sottocutanei.
Una volta che la copertura
della connettività radio sarà capillare
ed efficace, non ci sarà momento e luogo in cui un chip non fornirà informazioni a quegli enormi
archivi centralizzati che sono
le blockchain.
La distribuzione fisica
dell’archivio non implica che questo non sia logicamente centralizzato: quello
della decentralizzazione, dell’anonimato, del codice sorgente aperto, e della
democrazia egualitaria è solo fumo negli occhi per distogliere l’attenzione dal
fatto che i risvolti socioeconomici e politici portano a una concentrazione, a
una sorveglianza orwelliana, e a una mancanza di trasparenza tipici di una
tirannia totalitaria.
7. Conclusioni
«La deflazione semantica del
termine intelligenza è di per sé un sintomo, vale a dire, è la scomparsa, o se
preferiamo, una semplificazione preoccupante dell'idea che l'essere umano ha di
sé stesso» Jean-Michel Besnier
«Oggi è importante rendere sempre più sicuro il
riconoscimento end-to-end di oggetti virtuali o fisici, perché è con
questi oggetti che si concretizza l’intermediazione delle persone stesse nelle
transazioni. Sono cioè gli
oggetti che in definitiva gestiscono le transazioni. Noi oggi grazie a
user ID e password o all’utilizzo di speciali certificati siamo in grado di identificare
le persone, ma le
persone si “fanno identificare” grazie a degli oggetti. In determinati
casi – sempre più frequenti – ci sono oggetti che hanno bisogno di farsi
identificare senza che dietro ci siano delle persone. Dunque se, grazie alla blockchain,
si riescono a identificare gli oggetti avremmo un nuovo strumento di identificazione, più sicuro, anche
per le persone.»
Se la privatizzazione della
sanità dovesse andare avanti, non si vede come il potere di monitoraggio consentito da blockchain e smart contract possa evitare la tentazione
irresistibile per le compagnie assicurative di legare la fornitura delle
prestazioni sanitarie a determinati comportamenti o “stili di vita”.
«i dati medici dei pazienti
attraverso un sistema condiviso, permetterebbe ai medici di condividere
informazioni sui pazienti in maniera sicura e veloce, e quindi aiuterebbe molto
la medicina e la sanità a migliorare il servizio fatto ai pazienti, con la possibilità di avere sotto
controllo l’intera cartella clinica di un paziente, e quindi di conoscere in
anticipo la storia del paziente»
«La blockchain è anche una
risposta in termini di compliance normativa (Gdpr, Nis Directive) in scenari
complessi che devono gestire la presenza e la interazione tra sistemi sanitari interregionali, tra
soggetti privati come possono essere i laboratori di analisi, le strutture
della sanità privata o
anche le assicurazioni.»
«Anche la blockchain nella Pubblica Amministrazione
trova ambiti di applicazione. La blockchain potrebbe infatti ad esempio aiutare
la Pubblica Amministrazione e i cittadini ad avere una vera identità digitale,
condivisa e implementata in questo sistema, con diversi vantaggi tra cui: rendere più difficile l’evasione
fiscale, avere un controllo maggiore dei cittadini e quindi combattere
la criminalità, servizi semplificati in tutti i settori della Pubblica
Amministrazione (invio di dati semplificato), e molto altro.»
La propaganda neoliberale,
con la sua lotta all’evasione e alla criminalità a giustificazione dello
smantellamento dei diritti inalienabili della persona, cammina sulle gambe dei
tecno-entusiasti, che evitano di porsi domande ovvie: la modernità è progresso
ed il progresso è bello. Non importa se l’unico “progresso” è costituito dal
perfezionamento di sistemi di controllo capillare tipici di sistemi totalitari.
Il culto della capitalistica
proprietà privata, nell’ecosistema digitale, è rappresentato poi dal Copyright:
«Grazie alla blockchain, agli smart contract e all’iniziativa di diverse
startup è oggi possibile automatizzare la remunerazione, in quota parte, della
filiera di autori e contributori ai brani musicali, a ogni nostra scelta
d’acquisto.»
Riassumendo:
«Accesso
e visibilità dei dati – I dati inseriti nelle blockchain sono
pubblici e accessibili da chiunque partecipi alla catena
·
Cancellazione dei dati –i
dati archiviati in una blockchain sono a prova di manomissione, quindi la loro
cancellazione non sarà possibile una volta che tali dati verranno immessi nella
catena distribuita;
·
Immutabilità dei dati nel tempo – i dati presenti nelle blockchain
sono conservati illimitatamente e non possono essere modificati, manomessi o
cancellati.
·
Controllo distribuito dei dati – le blockchain sono
distribuite quindi il controllo sui dati non può essere centralizzato ed è in
capo a tutti i partecipanti alla blockchain (è difficile cioè individuare le
figure di Data Protection Officer previste dal GDPR);
·
Processi decisioni automatizzati – con gli Smart Contract si
devono considerare anche processi
decisionali automatizzati ovvero una nuova tipologia di gestione dei
dati »
E
la chiave neoliberista di stampo hayekiano con cui è nata questa tecnologia è
presto detta: «il messaggio forte lanciato da Satoshi Nakamoto è ancora una volta apparentemente
tecnico e fortemente politico “We define digital coin as a
chain of digital signatures“:
La Blockchain Bitcoin
è una catena di relazioni basata sulla fiducia. Fiducia, Trust, è la parola chiave per
capire la blockchain.»
Le
vere “relazioni basate sulla fiducia” sono quelle per cui la classe egemone,
tramite i banchieri, valuta se concedere o meno credito: quella
tecnologica non è altro che una sovrastruttura che certifica la conformità dei
soggiogati ai soggiogatori, provvedendo ai fornire le informazioni necessarie
al controllo totalitario.
«La
Blockchain Bitcoin ha dimostrato che non è necessario avere un ente centrale per gestire le
transazioni.»
«in ogni caso la Blockchain è diventata un
simbolo politico»
Ecco riassunto il
concetto politico di liberalismo classico: non è più necessario uno Stato che
intervenga in economia e nel conflitto sociale e politico. Quello Stato, che
viene conteso tra chi lavora per vivere e chi vive di rendita grazie a diritti
di proprietà, può essere sostituito da software e hardware di
proprietà privata.
E i cittadini lavoratori?
Produrranno e si
riprodurranno secondo i desiderata di chi scrive gli algoritmi
con cui funzionano le macchine.
(Chi,
con qualche ragione storica, diffida dello Stato, farebbe bene a domandarsi se
la privatizzazione - che è cosa ben diversa dalla sparizione - delle sue
funzioni sia vantaggiosa o meno per l’autodeterminazione democratica della
maggioranza)
Mi sono accorto che non ho inviato l'introduzione a questa seconda parte in cui si faceva qualche considerazione sulle organizzazioni sovranazionali che promuovono la digitalizzazione delle PA e, in particolare, sull'identità digitale come ad ora promossa in Italia: ovvero SPID.
RispondiEliminaGli ideologemi neoliberisti sono facilmente riconoscibili: "trasparenza", "open government". ecc.
Esempio:
RispondiElimina"Unlike Western finance, where loans are usually paid in monthly installments, Africans are not given this same measure of trust. Rather, on top of a deposit, they must pay for their new loan (debt) on a daily basis. Perhaps this can be filed under “green energy racism”. Those that do not make their payments, will be punished accordingly: “Our loan officer is that SIM card in the device that can shut it off remotely,” says Chad Larson, M-Kopa’s finance director and its third co-founder. “We know that it’s important for them to keep their lights on at night, so they can be counted on to keep paying.” [Source] [“The pay-as-you-go feature is enabled by embedded machine-to-machine technology that allows M-KOPA to receive payments through the M-Pesa mobile money platform. M-KOPA can turn off the device remotely if the customer falls behind on payments. Repayments create a credit history for poor consumers that may give them access to other financial services.”
Naturalmente "Of further value for our white saviour entrepreneurs is the valuable metadata: ” M-Kopa’s current customer contract stipulates that the data the company amasses can be used only to improve customer experience, but the company has plans to collect listener and viewership data from its radios and televisions. ‘There’s data we can gather that practically no one else can,’ [Chad] Larson says.”
Tanti sacrifici valgono però il premio: "And what does the green energy revolution, wholly dependent on the furthering plundering of the Earth, actually bring to Africa, where more than 600 million people have zero access to electricity and more than 300 million have no clean sanitation? A solar oven? A toilet? Water filtration? Plumbing? Schools? Health clinics? Hospitals? Answer: the television."
La fonte, molto utile per capire quel che si agita dietro lo slogan della "rivoluzione verde" (solite forme di predazione, e cos'altro?), è questa.
Ossia non parliamo di fantascienza paranoica, ma del presente.
Testimonianza agghiacciante.
EliminaQuesto legame tra digitalizzazione e malthusianesimo green è invisibile solo ai culturalmente ciechi.
Nihil sub sole novum.
EliminaIn Inghilterra la luce negli appartamenti in affitto era (forse ancora è) come in questo video di Mr Bean.
https://www.youtube.com/watch?v=vZOJMZEITzg
Posso confermare che Mr Bean ha ragione, non si usan le monetine ma una tessera a credito. Tant'e' che a volte rimanevo senza gas quando il Landlord non la ricaricava
EliminaPer quanto riguarda la critica della tecnologia, mi pare ben scritto ed utile.
RispondiEliminaMi domando se esistono modi per un suo uso meno minaccioso e se qualcuno può illustrarceli così chiaramente.