venerdì 27 marzo 2020

L'IMPASSE DELL'EUROZONA A DETRIMENTO DELLA RISOLUZIONE DI UNA CRISI EPOCALE: UNA ROAD MAP PER SUPERARLA E PRESERVARE LA PACE E LA COOPERAZIONE IN EUROPA

Questo post è la riproduzione, con piccole modifiche apportate nello sforzo di renderlo ancora più chiaro, pur nella sua sinteticità, di un thread pubblicato su twitter.
Ogni passaggio è stato in realtà in precedenza ampiamente illustrato, analizzato e approfondito, nelle sue premesse giuridiche ed economico-monetarie, in precedenti post su questo blog.

Per i già "informati" sarà dunque chiara la struttura logica (negoziale, e quindi politica, giuridica, ed economica) del percorso suggerito.
Per i "non informati", potrà invece costituire un approccio, auspicabilmente semplificato e ridotto nella lunghezza, che li orienti, e li agevoli, a compiere un approfondimento dei numerosi punti critici della disciplina dell'eurozona che, in questi giorni, più che in passato, emergono come ostacoli gravissimi ed insormontabili all'adozione di una risposta tempestiva ed adeguata della Repubblica italiana agli eccezionali problemi posti, sul piano economico e sanitario, dall'emergenza epidemica.

Il "percorso" illustrato più sotto muove dalla notizia, che in vari modi è stata percepita da tutti gli italiani, dell'impasse conseguita, ieri (ma non solo) alla ennesima infruttuosa riunione del Consiglio Ue (e dell'Eurogruppo.
Ne tracciamo il "sunto" sulla base di un articolo di Fubini riprodotto da Dagospia:

LA POSTA IN GIOCO È L'EURO: È UNA VERA MONETA O UN MATRIMONIO D'INTERESSE PER SEMPRE PRECARIO, APPESO SOLO ALLE INIEZIONI DELLA BCE? LA MERKEL PRENDE TEMPO PERCHÉ TANTO COL SUO PACCHETTO DA 750 MILIARDI PUÒ SALVARE CHI E COME LE PARE, MENTRE ITALIA E SPAGNA NON HANNO UN MINUTO NÉ UN CENT DA PERDERE - IL FRONTE DEL NORD: CHI VUOLE SOLDI LI CHIEDA AL MES, CON CONDIZIONI TIPO TROIKA. CON L'AGGRAVANTE CHE I CREDITI DEL FONDO HANNO PRIORITÀ SU QUELLI DEI NORMALI INVESTITORI, CHE PERDEREBBERO VALORE METTENDO IL PAESE ''SALVATO'' SEMPRE PIÙ IN BALIA DELLO STESSO MECCANISMO EUROPEO

La sensazione, che avverte ogni italiano, che questa impasse sia insostenibile per il sistema sociale ed economico nazionale, è corretta e la sua alternativa, proponibile dalla Germania e dai suoi satelliti, è sotto sintetizzata: si tratta di uno sviluppo politico praticamente scontato che è comunque per noi insostenibile.
Ognuno può dunque comprendere che tale alternativa, in concreto, è inaccettabile perché per noi estremamente dannosa; e quindi non è praticabile.



1. Il blocco dei cosiddetti paesi "Med", cioè Italia, Spagna, Portogallo e, sostanzialmente la Francia, sostiene un obbligo a contrarre (cioè ad accordarsi su modifiche di regole essenziali dell'eurozona) fondato sulla presunta esistenza di un principio interstatale (rafforzato dalla presente emergenza) di solidarietà finanziaria contenuto nei trattati: questi invece la vietano espressamente.

Normalmente, a tali impasse nella esperienza societaria e commerciale comune a tutti i paesi del mondo civilizzato, consegue la (profonda) rinegoziazione del "patto societario" (o, nel caso, "sociale") ovvero la liquidazione dell'ente (principalmente per l'impossibilità sopravvenuta di raggiungimento dello scopo che ha giustificato l'originario accordo tra le parti che discende da un'evidente e irreversibile impossibilità di funzionamento deliberativo degli organi comuni).

2. Una precisazione al riguardo è importante: "l'ente" in questione è la moneta unica, cioè la istituzione interstatale interna all'Unione europea, governata essenzialmente dalla BCE.
Non l'intera organizzazione internazionale denominata appunto Unione europea.
La complessiva regolazione della moneta unica è ormai motivo di rabbiosi comportamenti anticooperativi che minacciano di travolgere anche il mercato unico, cioè il trattato Ue nel suo complesso (o quel che ne resterà dopo questa crisi; ma è discorso da vedere in un 2° momento).

3. Se si volesse perciò salvare ciò che si considera ancora un quid utile, la regola della buona fede (che significa anzitutto: correttezza reciproca nel venirsi incontro sulle esigenze manifestate dalle altre parti nei limiti di un ragionevole sacrificio), regola espressa in plurimi principi del diritto internazionale dei trattati, dovrebbe guidare verso un'euro-dissoluzione ordinata, in base a una volontà cooperativa (sarebbe, non sorprendentemente, l'unico momento cooperativo dell'unione monetaria europa: la sua stessa fine.)

Un euro-break ordinato sarebbe anche più VELOCE poiché la cooperazione, in questo frangente, oltre a por termine a tensioni dannose, crescenti e PREESISTENTI fra i paesi dell'eurozona (che appunto si susseguono da anni in crescendo), consentirebbe, ai singoli Stati, di recuperare l'autonomia indispensabile a fronteggiare la grave crisi economica e sociale.

4. Nessuno ci rimetterebbe e anzi tutti ci guadagnerebbero, il che dovrebbe essere comprensibile anche ai più idealisti degli assertori della mitologia dell'Europa unita: trovato un accordo di massima su questo obiettivo, cioè sull'esigenza di una dissoluzione ordinata dell'eurozona, gli step progressivi sarebbero facilmente concordabili.
Per provvedere nell'immediato a restitituire agli Stati gli indispensabili spazi di manovra fiscale a salvaguardia delle proprie necessità sanitarie e di finanziamento, basterebbe una delibera unanime sull'attivazione immediata di norme dei trattati che GIA' consentono determinati poteri eccezionali "di crisi" agli Stati, nonché l'accordo, altrettanto immediato, di sospensione temporanea di altre, ben note, norme dei trattati e del diritto europeo in senso lato (in particolare di quelle che fondano l'intera impalcatura di regole e organismi che disciplinano l'eurozona).

5. Ciò darebbe a tutti gli Stati il tempo per concordare, in spirito cooperativo ritrovato, le norme sostitutive di quelle sospese e da abrogare, nonché le procedure di liquidazione ordinata dei vari (costosi) istituti dell'eurozona; intanto riconoscendo, solo per ciò, dei crediti liquidi agli Stati (che questi organismi hanno creato fornendogli la contribuzione iniziale per decine di miliardi di euro a proprio carico).
Poi si procederà a un assetto finale che restituisca autonomia monetaria e fiscale agli Stati, preservando, e anzi migliorando, di conseguenza, le restanti norme dei trattati sul funzionamento del mercato unico-in specie quelle sugli aiuti di Stato-, da adeguare al sostanziale mutamento delle condizioni produttive globali, che sta intervenendo, a causa della crisi globale del coronavirus.
Il mercato unico, nella sua ideale aspirazione a promuovere opportunità di benessere cooperativo tra gli Stati europei, ne uscirebbe migliorato e aggiornato all'attuale ristrutturazione economica mondiale (che entro pochi anni, se non mesi, emergerà come inevitabile).

6. SE si assume la comunità dei paesi coinvolti nell'eurozona come implicitamente convergente verso il rafforzamento di cooperazione e democrazia, i principi di buona fede e del rebus sic stantibus (per cui ogni trattato va adeguato quando ne muta oggettivamente la base storicamente giustificativa propria del tempo della sua conclusione), - principi che governano tutti i trattati secondo il diritto internazionale generale "raccolto" nella Convenzione di Vienna -, dovrebbero naturalmente portare i vari governi a questo tipo di accordo.
E dunque, la "pausa di riflessione" decisa ieri dovrebbe essere utilizzata per promuovere alacremente questa procedura concordata con contatti negoziali tra tutti gli interessati.
Ma senza indugi, perché pensare che ci sia un'altra soluzione farebbe solo perdere tempo prezioso

7. Per quanto possibile psicologicamente per il "cittadino-elettore" comune, c'è un ulteriore aspetto che occorre considerare a complemento della breve esposizione che precede. E anche questo lo esponiamo in sintesi, sperando gli siano presenti tutti gli elementi essenziali per coglierne il senso:
"Sconsiglierei in partenza ogni parallelismo con la Brexit, inutilizzabile per questa situazione. La Brexit è atto unilaterale di un paese CON UNA PROPRIA MONETA E UNA PROPRIA BANCA CENTRALE; e ha determinato uscita dall'Unione tout-court (ancora a effetti indefiniti). Diverso è ACCORDO di REVISIONE NECESSARIA dei trattati che tale Unione hanno istituito allo scopo di preservarli e migliorarli".

8. Naturalmente sono a disposizione di chiunque voglia approfondire i vari passaggi e le condizioni concrete di fattibilità di questo percorso, delineato necessarimente per linee generali a scopo divulgativo.

13 commenti:

  1. Grazie, Presidente.
    Sempre chiaro, esaustivo, illuminante!

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  2. Leggo sempre con molta attenzione i post di questo blog e li considero interessanti e illuminanti. Tuttavia un passaggio di questo post mi rende particolarmente perplesso "Nessuno ci rimetterebbe e anzi tutti ci guadagnerebbero." E perché i paesi del Nord, Germania in testa, dovrebbero guadagnarci da una dissoluzione ordinata?

    Questa pausa di riflessione non la vedo sinceramente come un'opportunità ma come una prova di forza. Io sono più preoccupato di ieri, perché la Germania e i paesi del Nord attendono pazientemente che gli altri Paesi capitolino definitivamente, infatti loro hanno tutto il tempo e gli spazi di manovra che vogliono.

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    1. Ci guadagnerebbero rispetto a una dissoluzione disordinata: perché questa è tecnicamente realizzabile in modo uniltaerale (secondo certi accorgimenti che, ovviamente, non è opportuno siano esplicitati e che qualunque governo di interesse nazionale dovrebbe usare riservatamente nelle negoziazioni).

      Inoltre ci guadagnerebbero perché, fino a ieri, si erano lamentati di non poter alzare i tassi, deflazionare i propri assets patrimoniali (bolla immobiliare e quella notoria dei bund), aumentando la redditività del loro disastrato sistema bancario e inoltre potendo ricominciare a deflazionare, cioè a ridurre i tassi di cambio reale, mediante la consueta svalutazione interna, partendo proprio dai tassi più alti che una loro banca centrale potrebbe praticare. Insomma, è "a contrario", la convenienza che loro stessi affermano di avere criticando il fatto di essere nella stessa unione monetaria coi Med. E chi siamo noi per contraddirli quando ci conviene?

      Ovvio, poi, che a regole invariate e invariabili, la pausa di riflessione va tutta a loro vantaggio: ma è proprio questo il motivo per cui VA SFRUTTATA PER UN'AMPIA SERIE DI NEGOZIATI CON I PAESI COINTERESSATI.
      Quest'ultima prospettiva non è "disponibile", dato che non crediamo che l'attuale governo la contempli e sia in grado di progettare i contenuti di una serie i ben possibili accordi bilaterali o multilaterali con altri paesi "vicini" dell'EZ:
      Questione di capacità di leadership, abbandonata da troppi anni, e di risorse culturali disponibili.

      In pratica, si può fare molto di più di quanto non si creda: basta non avere un'idea immaginaria del contenuto dei trattati e un sano istinto di preservazione dell'interesse del popolo che si rappresenta.

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    2. Molto più chiaro, grazie.
      Tutto questo presupponendo che si rendano conto che il loro sistema bancario sia disastrato. Sappiamo ormai da tempo che l'inazione nel breve termine la fa da padrone ormai, perché il lungo termine non interessa agli affaristi, oppure perché si crede ancora che il sistema reggerà.
      E anche se le loro banche rischiassero di fallire, poi a loro non basterebbe utilizzare soldi statali pur rimanendo nella stessa situazione? Senza alcun bisogno di dissoluzione ordinata?

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  3. Grazie Presidente, un manifesto chiaro e conciso, da diffondere e riproporre. Un appello riassumibile, questa volta è davvero il caso di dirlo, in due parole: 'fate presto!' ;-)

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  4. Ottimo articolo, ho scoperto ora questo blog, ma lo seguirò infuturo con attenzione.
    Una domanda le voglio fare:
    Ma sarebbe così negativo fare ricorso al Mes?
    Il governo e tutti i grandi economisti lo hanno difeso, bollando come populista senza fondamento chi ne era contrario.

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    1. Il blog ha parlato molto dei problemi dell'ESM; consiglio di consultare gli ultimi post di questo mese, e gli altri che si sono succeduti almeno da ottobre

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  5. Con rabbia e sgomento leggo le dichiarazioni del tesoriere del PD, Luigi Zanda ,che dice di ipotecare tutti gli edifici dello Stato e enti locali per darli in garanzia in cambio di finanziamenti necessari per la crisi sanitaria e economico-finanziaria : da chi, poi, BCE o MES ? non c'è niente da fare, questa classe politica, peraltro molto navigata, è completamente allo sbando e con essa vi ha condotto anche il Paese. Questo il link dove sono riportate le sue dichiarazioni.

    https://www.diariodelweb.it/politica/articolo/?nid=20200328-546301&utm_source=onesignal&utm_medium=push&utm_campaign=scenari

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  6. Faccio fatica a considerare questo pezzo nel contesto dell'intero blog, se non come volo pindarico o wishful thinking. Da lettore silenzioso di orizzonte48, e ammiratore della profondità di analisi degli interventi, non posso che dubitare che questo sia un esito possibile, visti gli scopi e l'ideologia di chi ha fattivamente costruito e collaborato all'unione. Spero di sbagliarmi...

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  7. Di primo acchito , vedrei due grosse criticità pratiche nelle more temporali di un processo di dissoluzione ordinata dell'eurozona :la prima sarebbe che in queste more temporali la BCE dovrebbe operare illimitatamente per bloccare la speculazione sui titoli dei paesi "deboli", paradossalmente agendo da lender of last resort però in veste di "esecutore testamentario". La seconda criticità sarebbe la gestione ( coordinata ? ) delle fughe di capitali dai paesi " deboli " . Sono fuori strada ?

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    1. E' evidente che le sospensioni di norme pattizie, e l'applicazione invece di altre norme che consentono agli Stati "poteri eccezionali", si riferiscano, anzitutto, ma non solo, a questi due eclatanti aspetti problematici.

      Naturalmente, se avessi ritenuto opportuno entrare nel merito e nel dettaglio delle soluzioni, lo avrei fatto.

      Ma non l'ho ritenuto opportuno: e ci sono delle very good reasons che non dovrebbero essere spiegate, in questa situazione

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  8. Ricordo bene che Itrattati prevedono che un Paese membro possa disapplicare addirittura norme pattizie sulla concorrenza per fini interni economici ancora più sociali. E di salute pubblica

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  9. Ci si augura che veramente qualcuno voglia infine sfruttare la miniera di sapere appassionato che puoi mettere a disposizione.

    Bisognerebbe riuscire a uscire anche dagli anni '90 però. Tornare a Tremonti, come probabilmente si farà prima o poi, non sarebbe un vantaggio che per una ben piccola parte di popolazione.
    Qui del resto lo si è sempre detto.

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