giovedì 24 ottobre 2013

LE FORME FRATTALICHE OPACHE E LA "FEDE" INCROLLABILE DEI GIANNIZZERI DEL PUD€

Mi avvedo che alcune interessanti e approfondite discussioni su questo blog e non solo, ripropongono l'esigenza di aggiornare l'ipotesi frattalica. O meglio quel che, alla luce delle forme "frattaliche" che si affacciano dagli eventi, ne può essere una interpretazione coerente con i fatti.
In questo post avevo fatto una precisazione che a molti, - che mi scrivono anche delle mail, rimanendo fermi a uno schema in cui l'8 settembre coincide con la fine dell'euro, come se ciò possa rappresentare in sè la svolta epocale (questione dibattutissima, nei termini di "uscita da destra o da sinistra"), pare sfuggire:
Sto cominciando a maturare la convinzione che, in assenza di stalinismo alle porte, è impossibile replicare la stagione keynesiana-costituzionale post 1943.
Al massimo si potrà recuperare la flessibilità del cambio e una certa limitata cooperazione delle BC (sempre nei limiti dell'interesse bancario nazionale).
E sarebbe già tanto.
La democrazia redistributiva pluriclasse probabilmente è già morta, nel momento in cui è caduto il muro di Berlino (o giù di lì): senza una forza contraria e simmetricamente minacciosa i capitalisti si riprendono tutto il maltolto (secondo loro). E siccome il capitalismo si sviluppa per oligopoli sempre più grandi e transnazionali, non vedo come si possa trovare una forza capace di neutralizzare il loro dominio, in presenza delle loro strategie di manipolazione dell'informazione.
...la spinta propulsiva della Rivoluzione d'ottobre agì, in definitiva, molto più in Occidente e sul capitalismo che nell'est europeo e sul socialismo reale, il quale degenerò in stalinismo e, successivamente, in burocratismo centralista, sul piano interno, e imperialista puro (cioè a base essenzialmente nazionalista, come predicò espressamente Stalin) sul piano internazionale.
Il prodotto di tale "spinta" sui paesi capitalisti, altrettanto evidentemente, sfociò nelle democrazie pluriclasse redistributive, quelle cioè in cui il profitto non era l'unico fine ammesso e la struttura dei mercati non ipotizzata sulla libera determinazione della domanda e dell'offerta: cioè non vigeva (più) un'ipocrita idealizzazione dissimulatrice della superiorità del capitalista sul resto dell'umanità (al contrario di oggi, in cui questa ipocrisia è ridivenuta un dogma generalizzato per tutta la classe politica)
L'ipotesi frattalica, naturalmente, è imperniata sull'Italia e sui suoi rivolgimenti; ma di certo implica l'interdipendenza con uno scenario planetario in cui le forze più importanti agirono da cornice "attiva", anzi determinante. Gli USA, lo sbarco anglo-americano, gli eventi ad est, con l'avanzata russa in occidente, la stessa liberazione della Francia da parte degli alleati sempre anglo-americani.
Questi macroeventi di scenario, se riferiti all'euro-break o exit, non li ritroviamo. E quindi l'ipotesi frattalica, definita da taluni "atlantista", si rivelerebbe un vicolo cieco.

Ma se noi ci imperniamo sul diverso evento costituito dalla fine dell'ideologia "von Hayek" nelle sue complessive propaggini(non necessariamente della sua specifica dottrina economica), le cose cambiano alquanto.
La questione "Le Pen" in Francia, consistendo in un recupero dichiaratamente keynesiano dell'interesse nazionale, realizzato nell'interventismo socio-economico dello Stato, assume un senso del tutto diverso.
Allo stesso modo, la nostra alleanza con la valorosa "guida" alemanna, ci fa comprendere come, seppure in modo contraddittorio e imperfetto, la nostra dottrina ossessiva della "costruzione europea" costituisca lo strumento di dissipazione definitiva della stagione costituzionale dei diritti sociali.
Quindi, non certo la manifestazione di una fede "internazionalista" cooperativa che, come i fatti attestano prepotenti, in sostanza è l'ultimo dei problemi che si pone la Germania (e l'UEM in genere). Interessata piuttosto ad imporre la distruzione dello Stato "altrui" (il famoso von Hayek per fessi), la Germania instaura invece, al suo interno, un tipo di Stato nazional-liberista che, anche nei meccanismi assistenziali pubblici delle riforme Hartz, finisce per essere esclusivamente servente al mercantilismo imperialista.
Questi aspetti ci riportano ad uno strano quadro frattalico, ibridato di caratteristiche sia dello scenario che diede inizio alla prima guerra mondiale che di quello che, invece, pose fine alla seconda. Confesso, che elementi come il cerchiobottismo USA sull'Europa, riguardo al recupero della finalità di benessere democratico dell'intervento statale (quale definito da Minsky), frutto di un irrisolto scontro di potere al suo interno, tengono la situazione "in sospeso". Un indecifrabile e ormai surreale "sospeso".
E questo pur in presenza di prevalenti esigenze dettate dall'interdipendenza delle economie globali, che vedrebbero gli USA, come Stato-comunità, interessatissimi al recupero della crescita nell'area UEM, cosa che, per molte voci americane (parliamo dei premi Nobel Krugman e Stiglits, anzitutto), è chiaramente ottenibile solo con la dissoluzione dell'area euro ed il recupero di quella stessa capacità di intervento pubblico in deficit che, però, loro stessi si stanno precludendo.Un bel rompicapo, non c'è che dire.

Abbandonando, per attuale carenza di indizi sufficientemente chiari (almeno per ora) il riferimento frattalico alla seconda guerra mondiale, quello che risalta è la mancanza di un modello politico-economico, condiviso come praticabile a livello mondiale.
La teoria dello Stato "von Hayek", funzionale alla dissoluzione sovranazionale di ogni riconoscimento del conflitto sociale, è considerata (tranne che in Italia, dove peraltro si lamenta l'inefficiente ritardo nel realizzarla!), ormai recessiva, nei paesi avanzati. Gli USA stessi se ne rendono conto, pur avendone realizzate grosse porzioni; noi in Italia, non avendolo fatto, abbiamo classi di governo e dirigenti fanaticamente convinte di tale ideologia.

In generale, ci si sta rendendo conto che le implicazioni di una domanda sostenuta, e quindi l'occupazione e il connesso potenziale di consumi e risparmi che viene deprivato accogliendo la visione deflattiva e monetarista (gold standard shaped), svolgono (grande ri-scoperta!) un ruolo essenziale nella stabilizzazione del ciclo economico. E, anzi, persino, a essere realistici, rispetto alla stabilità finanziaria e bancaria, connesse, in definitiva, alla possibilità di ripagare i debiti e di ristabilire la fiducia, che non può più, ormai, essere sconnessa dalla crescita dei redditi degli esseri umani, e cioè, facendo di questi solo delle pedine seriali per i calcoli allucinati nelle stanze dei bottoni dei "mercati" prima e poi, a seguito della crisi, delle banche centrali, "catturate" dalle multinazionali del settore.

Si sa ormai, anche se viene dichiarato solo implicitamente nei G20, che la nuova macroeconomica classica non ha funzionato e ha prodotto solo danni ("lo si sa" sempre con l'eccezione dell'Italia e - ma con diversi presupposti- della Germania: questo restringendoci ai paesi economicamente più importanti nell'ambito delle democrazie "mature").
Tuttavia, una domanda: fino a quando l'Italia potrà continuare a fare "l'oca giuliva" che combatte con il massimo entusiasmo nelle fila di un esercito sempre più sfaldato, che appare potente digrignando i denti coi suoi comandanti, ma che nei ranghi è già sfaldato nel morale?Solo in Italia, sono così "gasati" e compattamente credono nella vittoria, contando su una falange mediatica e di orientamento politico che non ha pari.
Basti pensare a come è stato narrato, qui da noi, lo shutdown USA, senza mai menzionare che alla sua base c'era proprio l'attacco, abbastanza disperato, dei tea-party contro l'intervento pubblico a favore della crescita, nella ottusa fede nello spiazzamento a favore del privato come sistema di uscita dalle crisi.
Negli USA tutto ciò è oggetto di un dibattito aperto e violento.
In Italia neppure si sa che, a rigore (in tutti i sensi), tutte le nostre forze politiche sarebbero state decisamente sulla stessa linea dei tea-party. Molto più della classe politica della stessa Germania, che realizzando finora dei surplus esteri, ed avendo un basso livello di disoccupazione (certo, mascherata dalla sottoccupazione e definitiva emarginazione sociale di larghi strati della popolazione), si trova ben più lontana di noi -per ora- dalla situazione degli USA.

Ora questo vuoto di paradigma condiviso è certamente anche un fatto mediatico: la finanza sovranazionale controlla istituzioni di governo (finanziandone direttamente o indirettamente le forze politiche) e, più ancora, i media. Ma essa stessa è indecisa; tra backstop bancari, a carico pubblico, e deleverage - comunque a carico dei cittadini e proprio mediante la fiscalità statale-, sa di essere seduta sopra una bomba atomica e non vede come sfangarla.
O meglio, l'impressione è che coesistano diverse visioni. Ma tutte con lo stesso irrisolvibile dilemma (parliamo della classe oligarchica degli a.d. executive, che finora non ha visto dimunire i suoi vertiginosi compensi e, in paesi come l'Italia, ha visto anzi aumentare la propria "intangibilità" dalle conseguenze della congiuntura): posso sfangarla grazie allo Stato - includendo in ciò anche la natura essenzialmente pubblica dei POTERI lasciati alle banche centrali-, ma a fino a che punto lo Stato può sopravvivere ed avere queste dimensioni di intervento se ne distruggo il substrato comunitario e solidaristico?
Un mondo di disoccupati senza casa, e senza speranza, non può nè essere tassato, nè tosato dei suoi depositi bancari, nè essere ricattato su prospettive di lavoro che vengono definitivamente distrutte.
Non siamo ancora a questo punto, ma, specialmente in UEM, si rendono conto che è solo questione di tempo. Anche se non lo dicono.
Solo in Italia i giannizzeri del PUD€ credono ancora ad una realtà in via di dissoluzione (e che, in effetti, non è nemmeno mai esistita).

24 commenti:

  1. E' incredibile come le lezioni della Storia non vengano mai prese in considerazione. L'attuale appiattimento sulle posizioni tedesche rappresenta il terzo errore compiuto dalle classi dirigenti italiane nei confronti della Germania

    Alla fine dell'800 entrammo nella triplice alleanza. Riuscimmo a sfangarla all'ultimo momento ed entrammo in guerra, agli inizi del secolo successivo, dall'altra parte. Vincemmo.

    Ma negli anni '30, il mito tedesco si ripropose, tanto da abbagliare anche "l'uomo tutto d'un pezzo" di quei tempi. Benito Mussolini.
    Ciano aveva più di un dubbio, ma il capo dei capi sognava la "guerra parallela", al pari con l'alleato tedesco (quello che rifiutava ai nostri soldati in russia di salire sui suoi mezzi, lasciandoli appiedati).
    Che ovviamente si rivelò una pia illusione. "Svincolarsi" dal "fieren alleaten", tuttavia, non fu facile come la prima volta. E l'eredità fu costituita da un paese ridotto in macerie e da una "cobelligeranza" ed una resistenza non valutate adeguatamente dai vincitori, che ci trattarono, né più e né meno, come una nazione vinta.

    Oggi, nell'Europa dell'Euro a guida tedesca, ci siamo cascati un'altra volta. Forse, ragionando "frattalicamente", con la stessa illusione di "guerra parallela", sognando di essere considerati "alla pari" del Paese modello.
    E, allo stesso modo, abbiamo ricevuto una cocente delusione. Al massimo, oggi come allora, il nostro ruolo è secondario e defilato. Un indotto a basso costo per l'emergente "economia perfetta".

    La domanda che mi pongo è: quante altre lezioni dovrà darci la Storia per capire che, forse, non è guardando verso la Germania che l'Italia potrà ambire allo sviluppo ed al ruolo che merita? Non di egenonia, ma di semplice dignità. Come Paese e come popolo.

    P.S.
    Da poco, sono anche io possessore del libro! Per chi é su Roma, si sappia che la Feltrinelli di Largo argentina ne dovrebbe avere delle copie (a meno che quella che ho preso io non fosse l'unica!)

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    1. Questo elemento gioca anche in un altra direzione: se per noi,infatti, è la terza volta che commettiamo lo stesso errore in un secolo, per loro è la terza volta che sbaglierebbero modello imperialista, nel timing e nelle forme estremizzate.
      Se il loro regime (ma sulla distinzione tra oligarchia e popolo, data la frequenza con cui si compattano su queste tendenze, ho le mie riserve) stavolta la facesse franca, sarebbe sorprendente.
      Ma se non la facesse franca e fosse di nuovo "respinto con perdite", vorrebbe dire che (magari a livello di G20) qualcosa da oltreoceano stabilisca di dire basta.
      Non vedo altre soluzioni: persino la French connection, con il suo effetto di travolgimento dell'assetto UE attuale, esige un avallo USA, se non altro in un quadro geopolitico atlantista che, fuori dall'Europa vede già la Germania giocare per conto proprio e rifiutare lo "spirito" dell'alleanza (giusto o sbagliato che sia)...

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    2. Dai...
      E' scoppiato "il caso intercettazioni NSA-Merkel" (ma si puo' essere più ipocriti?) e quindi... «Penso che dobbiamo sospendere ora i negoziati per arrivare a un accordo di libero scambio tra Unione europea e Usa», ha detto Martin Schulz.

      Questa potrebbe essere Pearl Harbor

      E,
      Yanukovych, presidente ucraino apre alla UE (si noti Yanukovych, il, o l' ex filo-russo)

      Questa potrebbe essere la rottura dell' accordo Molotov-Ribbentrop. Come potremmo chiamarlo l' omologo odierno ? "Patto Shroeder-Gazprom" ? :-)

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    3. Sulla prima cosa, vediamo se si sviluppa a livello di posizioni negoziali ufficiali che devono essere proprie della UE. E tra l'altro avremmo conferma del fatto che la UE è "cosa loro" dei tedeschi se riescono a imporre un arresto al mandato dei negoziatori UE che promana da Consiglio e Commissione...
      Sulla seconda: siamo ancora alle schermaglie...

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    4. Comunque, il palesare una cosa ovvia, non ne rende altrettanto palesi le conclusioni.

      Ad ogni modo...

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    5. Più leggo, e più mi pongo domande.

      Ad esempio. L'amministrazione Obama è sicuramente "cerchiobottista". Forse, per certi versi, anche isolazionista? La maggiore attenzione alla politica estera delle amministrazioni repubblicane, non avrebbe fatto percepire di più il pericolo insito nella deflazione imposta all'Europa mediterranea?

      La politica estera rappresenta anche la "important divergence" Franco tedesca, come dimostrato dai diversi approcci tenuti dai due paesi nei confronti delle crisi mediterranee (come quella siriana). Isolazionismo tedesco vs interventismo francese.
      E l'Italia? Ebbene, l'Italia pare, come al solito, un caso a parte. Innanzitutto, a partire dal Kosovo (Governo PD), si è lanciata in una rilevante proiezione estera, che, a metà del decennio precedente, vedeva oltre 10.000 uomini impegnati fuori area (anche se i maggiori tagli lineari andavano sempre a incidere sulla Difesa). Il PD ha SEMPRE votato (con l'eccezione del solo Iraq), per la partecipazione alle missioni internazionali, appoggiate, nella sostanza, da gran parte dell'arco costituzionale.
      Ora: a) appiattirsi sulle politiche tedesche vede un sostanziale rovesciamento di questa tradizione politica e b) (e qui c'è la domanda), il sangue italiano versato all'estero non rappresentava, di fatto, un "credito politico" da potere e DOVER far valere, nelle opportune sedi, al momento della crisi, sia in Europa, sia soprattutto oltre oceano, per ricevere un trattamento ed un'assistenza migliore? Insomma: abbiamo voluto "il migliaio di morti per sederci al tavolo della pace", e, al momento di sederci a quel tavolo, ce ne siamo dimenticati!!! Mi sorprende come le classi dirigenti a partire dal 2011 abbiano sottovalutato questo "credito politico" derivante da un impegno estero più che decennale.....

      Come interpretare il datagate? Perché, onestamente, che la NSA si faccia cogliere così ingenuamente, come il bambino con la mano nel vaso dei biscotti, qualche dubbio me lo lascia. E' molto probabile che gli effetti dello scandalo possano concretarsi in un "raffreddamento" dei rapporti USA-UE/Germania. Chi ne beneficerebbe di più? Quelli che in America approfitterebbero di un'ulteriore debolezza di Obama? Quelli che in Europa, potrebbero provare a reprimere il "Frexit" con la scusa che bisogna essere tutti uniti di fronte allo "spione" d'oltreoceano?

      Sono domande da "uomo della strada", per carità. Ma, effettivamente, il panorama non è di facile lettura......

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    6. Ricordatevi che l'attacco a Pearl Harbor fu lasciato succedere per avere poi la scusa per, eccetera eccetera. Come direbbero i neocon, fu "l'evento catastrofico e catalizzatore necessario" .
      Anche la storia di Snowden non convince del tutto. Un pirla qualsiasi (con tutto il rispetto) che riesce a mettere in scacco l'NSA e tutto il cucuzzaro. Andiamo! A volte le cose che sembrano grandi rivelazioni sono lasciate trapelare apposta per saggiare la reazione degli interessati.
      In questo caso, anche bluffando, gli USA stanno dicendo agli europei "sappiamo cosa vi dite in privato".

      Del resto una deflazione conclamata in tutto il continente europeo sarebbe un evento gravissimo con ripercussioni mondiali ed ecco che forse gli USA hanno bisogno di un pretesto per intervenire.
      Per ricreare quel bipolarismo capace di rimettere in moto quel modello di sviluppo che giustamente vedi bloccato dall'apparente vittoria del modello Hayekiano (o shock economico) ci vorrebbe un'alleanza tra Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, con l'appoggio degli angloamericani con uscita dall'euro e perfino dalla UE da opporre al nuovo Patto Germania-Russia-Cina (tenendo presente che quando la Germania va ad Est ci si rompe sempre le corna).
      Uno scenario esplosivo, forse, ma in alternativa si può andare avanti così?

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    7. Cara Barbara,
      in fondo sei un'ottimista :-)

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  2. "Euro a guida tedesca"
    Si noti come "guida" in tedesco si dica "furer"...

    Questo euro "irreversibile" diventera' presto reversibile, cosi come il III Reich che doveva durare un millennio duro' una dozzina d' anni.
    E' la irrazionalita' dell ' "iper-razionalita'" alamanna che non puo' durare...come appunto la storia ci insegna...

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    1. Eh sì, siccome in Italia le decisioni importanti non si riescono a prendere (adesione a Maastricht, manovrone di convergenza, d.l. correttivi per 20 anni, fiscal compact, riforme del lavoro e delle pensioni), abbiamo una commissione decisionista per dar vita a una Costituzione decisionista...Così risolveranno tutti i problemi, tutti tutti

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  4. sarò uno stupido, ma secondo me fai un errore di impostazione. La tua domanda finale mi sembra retorica: - Fino a che punto lo stato può ecc.? Ma in realtà la risposta -a parere mio- è opposta a quella che dai tu. La mia risposta, cioè quello che io credo sia la realtà dei fatti, è che il punto di rottura è infinito. Cioè non esiste.
    -Un mondo di disoccupati senza casa non può essere tassato. Partendo dal presupposto che un'intera nazione per quanto mal ridotta non potrà mai essere disoccupata per intero, i pochi che lavorano potranno sempre esser tassati, e si potrà continuare a far debito per pagare i lavori e lavoratori pubblici, da far pagare a chi viene dopo, per un lunghissimo periodo, cioè fino a che i mercati -se il sistema resta quello odierno- decideranno -si fa per dire- che non saremo più autosufficienti e non potremo più ripagare il debito cresciuto oltre le nostre possibilità (che è un po' la situazione in cui si trova la Grecia oggi). Ma nel caso in cui si dovesse trovare in questa situazione Italia, quasi sicuramente insieme a Spagna Portogallo, allora l'intervento Europeo sarebbe impossibile, a meno di non trattare l'Euro come la Lira, svalutando e stampando. Non risolvendo comunque il problema degli squilibri interni. E distruggendo ciò per cui l'Euro era stato creato = l'anti-inflazione. E -crediamoci- la cooperazione.

    Poi sulla questione geopolitica, direi che la Germania può permettersi di fare l'imperialista con noi, di esportare il modello di kompetitività e pulizia, così come in Spagna Portogallo Grecia e altri stati Inferiori, con il corredo di automobili annesso -modello Roll's Royce in India- (chissà perchè l'Inghilterra se n'è stata fuori, forse ne sa qualcosa di imperialismo?) ma se inizia a dare agli Stati Uniti degli spioni, direi che sta cominciando a farla fuori dal vaso. E come al solito sarà la sua rovina. Dove i più rovinati saremo noi, e in buona compagnia. Come al solito. E sarà sempre e comunque troppo tardi.

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    1. Lei non pare aver ben compreso le conseguenze della prolungata compressione e riduzione della domanda aggregata. Nonostante la propaganda ufficiale, invece, gli stessi banchieri lo stanno comprendendo benissimo. Fare i banchieri in un'Africa allargata a tutta l'area mediterranea non è una grande prospettiva neanche per loro.
      Comunque, in effetti, la colpa è del debito creato per pagare i dipendenti e i lavori pubblici: tutta perdita di ricchezza, mannaggia! Debitopubblicocastaspesapubblicacorruzionebrutto!
      E meno male che c'è la cooperazione e la lotta all'inflazione che così beneficamente persegue l'UE: specialmente se ciò consente di esportare il modello tedesco di "pulizia".
      Adesso può andare sul blog del FQ, dove sicuramente le sue sofisticate e solidissime teorie saranno molto più apprezzate....

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  5. Buonasera,
    "In Italia neppure si sa che, a rigore (in tutti i sensi), tutte le nostre forze politiche sarebbero state decisamente sulla stessa linea dei tea-party".
    La popolazione italiana é per la maggior parte sulla linea dei tea-party, non solo la politica. Al solo sentire la parola "debito pubblico" si inorridisce. Tra l'altro in effetti con le regole attuali (euro) aumentare il debito aggraverebbe la posizione verso l'estero. Siccome non siamo un popolo da rivoluzione, il discorso "abbandoniamo l'euro così abbiamo più margini di manovra" risulta di difficile comprensione. Dobbiamo davvero sperare che la situazione economica in Stati Uniti e Giappone migliori in modo da avere esempi positivi da mostrare alle persone.

    Con stima,
    Gian

    PS: non so se vi capita mai di vedere il canale Euronews, mi piacciono i reportage, ma i dibattiti sulla costruzione europea fanno venire il voltastomaco, penso non ci credano nemmeno loro...

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    1. Eh sì, molta parte della popolazione ha una sofisticata cultura pienamente compiuta sui giornaloni e giornalini e trasmissioni a reti unificate. E crede che il problema sia il debito pubblico. Che strano! La propaganda oligarchica, diffusa per 30 anni, funziona! (come si può vedere poco sopra) :-)

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    2. Caro 48, noi crediamo che un risveglio degli italiani in tema di sovranita', prima che sia troppo tardi, ci sara'. Ma intanto, dato lo stato dell'economia mondiale, orientamoci noi singolarmente (per come possiamo) sui beni reali italiani, e lasciamo che la legge della selezione naturale faccia il suo corso
      http://www.ticinolive.ch/2013/09/18/la-verita-sulle-spaventose-cifre-delleconomia-mondiale/
      Si, cari piddini, visto che A VOI garbano tanto, CI CREDETE (e-crediamoci-la cooperazione) e NE SIETE PIENI, teneteveli pure, purche' beninteso FINO ALL'ULTIMO, i vostri euro colorati e filigranati, anti-inflazione (?).

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  6. Segnalo questa intervista (in francese) allo studioso di geopolitica Aymeric Chauprade. E' un giro d'orizzonte sulla situazione mondiale che trovo di grande interesse.

    http://www.realpolitik.tv/2013/10/entretien-daymeric-chauprade-sur-radio-notre-dame/

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  7. Personalmente, ancora non ho trovato risposta a due eventi accaduti uno insieme all' altro, ossia la guerra in Libia portata avanti dalla Francia, e la caduta di Berlusconi.
    Ho il sospetto che in quel momento, la posizione internazionale italiana sia notevolmente cambiata, anche perchè, è da quel periodo, che un' Italia, che aveva risposto egregiamente alla crisi economica internazionale, sprofonda in una grande recessione.
    Gradirei vostre interpretazioni a quell' evento.

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  8. (parte 1)

    Intanto.....
    Leggo che nel PdL sarà "resa dei conti" tra Berlusconi ed Alfano. Ma non c'era già stata, con il pagliaccio che poi aveva "come un grande" votato la fiducia a Letta?
    Il problema, in realtà, è proprio questo. Rimane, in questo Paese, Berlusconi come "presunta" opposizione. Che opposizione, ovviamente, non è.
    Siamo in un regime a partito unico (PUD€)? Probabilmente sì. Lo dimostra (come se non si fosse già dimostrato prima), l'approvazione in seconda lettura con i due terzi dei consensi della modifica all'articolo 138 della Costituzione, necessari ad evitare ciò di cui la (pseudo)democrazia €uropea ha una (fottuta) paura: la pronuncia del popolo sovrano (ancora per poco: a quando la re-introduzione del suffragio censitario?).
    Perchè, diciamocelo: una riforma costituzionale nata dall'Esecutivo, che la impone con tempi contingentati al Parlamento assicurandosi una maggioranza politicamente eterogenea ma bulgara nelle votazioni non è, bisogna riconoscerlo, un bel esercizio di democrazia. Rimango sempre più convinto, nella sostanza, della natura "pseudo-parlamentare" della fase che stiamo attraversando, che ricorda -per certi versi- quella che intercorse tra la marcia su Roma e le leggi "fascistissime" del '25. Le istituzioni democratiche sono ancora lì, formalmente al loro posto. Ma, la "sostanza politica" le sta rapidamente svuotando di ogni contenuto, ricusando, in primis, proprio la "ratio" posta a loro fondamento. Il resto, dalla forma di Governo, ai rapporti tra i vari attori istituzionali (con conseguente, e già affermata nei fatti, "deminutio" del Parlamento rispetto all'Esecutivo), viene, per così dire, da sé. E tacendo su una Presidenza della repubblica la quale, più che prendere atto degli indirizzi determinati dalle forze politiche -come Costituzione vorrebbe- contribuisce essa stessa a determinarli, se non addirittura ad imporli. A riprova di ciò, basta leggere le odierne agenzie di stampa: sembra desumersi, infatti, che, nella sostanza dei fatti, il Parlamento sarebbe chiamato ad una sostanziale "ratifica" di quanto deciso in sede "ristretta" presso le stanze del Quirinale, sulla modifica della legge elettorale!!!
    Ora, per carità: allo stesso modo in cui nel Medioevo si prendeva atto dell'imperscrutabilità dei disegni divini, oggi prendiamo atto di quella della mentalità piddina, che si arrocca a difesa di una democrazia sempre più "sui generis"...... "oligarchica", verrebbe da dire, così Scalfari è contento (ma in realtà, secondo me, si va anche oltre). Forse ancora peggio di un panorama "ottocentesco", come più volte evocato in questo blog.
    A partire dal 1848, infatti, il Parlamento fu anche teatro di approfondimenti, dibattiti, confronti. Mi vengono alla mente il dibattito sulla libertà di stampa del 1852, e lo stop alle leggi liberticide di Pelloux alla fine del secolo. Non era un Parlamento "ratificatore", tutt'altro. C'erano ingerenze, ovvio, se la prassi ammetteva che l'Esecutivo indicasse una propria candidatura all'elezione della Presidenza della Camera. Ma quella candidatura non era obbligatoria per l'Assemblea, tanto ciò vero che in due casi (1869, Menabrea, e 1878, Depretis), fu votata altra persona ed il Gabinetto si dimise.
    Magari, lo dico in maniera "dichiaratamente polemica", si tornasse all'800! Alla Camera, c'erano i socialisti con la S maiuscola, mica i piddini! E c'era una Camera che sapeva opporsi ai più o meno dichiarati tentativi di reprimere l'evoluzione della prassi in senso parlamentare. Oggi, invece, che cosa abbiamo?
    (segue)

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  9. (parte 2)
    Ecco che cosa abbiamo. Tempo fa, sentii un piddino pronunciare queste parole: "L'unico documento "riformista" che abbiamo avuto in 10 anni è stata la lettera della BCE dell'estate del 2011". Agghiacciante, vero?
    Riformista!? Più volte, in questo ed altri blog, si è (giustamente) lamentata l'indipendenza della Banca centrale dall'autorità politica e, soprattutto, la contemporanea ingerenza di quest'ultima nei confronti della prima, che dà luogo ad una pericolosissima a-simmetria non (solo) economica ma anche giuridico-politica. La BCE, infatti, non solo di arroga il diritto di dettare ad un organismo democraticamente eletto dei criteri di indirizzo della propria azione politica. Si rimanesse solo su questo piano, si potrebbe perfino -anche se con uno sforzo interpretativo decisamente tendente all'ipocrisia- cercare di ricondurre il tutto ad una dialettica tra i due fronti. No, la BCE, si permette di dettare, in maniera sostanzialmente imperativa, sia indicazioni sulla tempistica, sia sullo strumento legislativo da adottare (il decreto-legge), configurando ESPRESSAMENTE il Parlamento come organismo MERAMENTE RATIFICATORE- Non organo da cui promana la volontà legislativa, nemmeno un più sommesso "contrappeso" con (almeno dei) poteri di indirizzo e controllo. No: un semplice "notaio" (eletto dal popolo, giusto per salvare la faccia, o la facciata).
    Per chi non ci crede, ecco lo stralcio incriminato (lo stampatello è mio): " [...]Vista la gravità dell'attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per DECRETO-LEGGE, seguito da RATIFICA parlamentare ENTRO LA FINE DI Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.[...]"
    Ora, con tutto il rispetto per il piddino di cui sopra, ma questo non è un documento "Riformista". Questo è un documento ANTIDEMOCRATICO e LIBERTICIDA.
    E con tutto il rispetto per Scalfari, questa non è nemmeno più una "democrazia oligarchica". No: la "grundnorm" (perché tale è, nei fatti), costituita dalla lettera della BCE è la NEGAZIONE TOTALE E CONVINTA della DEMOCRAZIA. Di QUALSIASI democrazia, sia essa sociale, ottocentesca o "oligarchica". Rappresenta l'avvento della non-democrazia, di un sistema AUTORITARIO, perché tale è, nei metodi, qualsiasi sistema che mira ad imporre una volontà politica esautorando o neutralizzando gli organi costituzionali che sono espressione della volontà popolare.
    La mia (personale) opinione è che il nuovo ordinamento €uropeo che si concretizza in questo Paese sia, pertanto, non una democrazia oligarchica, ma, senza mezzi termini, un'oligarchia autoritaria. Lo si vede, come detto prima, da tante cose, prime fra tutte i principi e le modalità con cui stiamo modificando la nostra costituzione.
    Perdonatemi per il post a più puntate e lo "sfogo". "Sentivo" che questo era uno dei pochi posti dove me lo potevo permettere.... :-)

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  10. ERRATA CORRIGE: Nel secondo post, la frase "la contemporanea ingerenza di quest'ultima nei confronti della prima", va sostituita con "la contemporanea ingerenza della prima nei confronti di quest'ultima".

    Come dice la legge di Murphy, gli errori si notano solo dopo che hai schiacciato "send" ^_^

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    1. Si era compreso nel contesto :-)
      Come tutti gli autoritarsimi si basa su due grandi principi, solo apparentemente in contraddizione:
      a) l'adesione diffusa dei governati (almeno nella maggioranza):
      b) l'efficacia di una propaganda dell'irrazionale contrabbandato come valore etico censorio (cioè i cittadini sono i primi oppressori degli stessi cittadini col metodo del livore e dell'accusa reciproca di non sufficiente conformazione al paradigma etico-autoritario)

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  11. in effetti è quello che stavo pensando (anche se non così articolato )mi dicevo che se anche la le pen prendesse il 51 % alle prossime europee, i nostri politicicontinuerebbero inesorabilmente sulla via del " morire per maastricht ". E' notizia di stasera che la cara angelina ha proposto la blindatura dei bilanci nazionali attraverso il controllo degli organi comunitari, e siccome non credo alle coincidenze penso che il datagate lo si stia sfruttando in un'ottica filorussa-cinese......e penso alla cina che rimbrotta gli usa in merito allo shutdown e con la sua agenzia di rating squalifica il debito usa .......non c'è che dire scatole dentro altre scatole

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    1. Il fatto è che, le voci ufficiali dell'Amministrazione, non dico Obama ma Lew, Biden e Kerry, sono ben lontane da una posizione critica riguardo all'euro. Non è il tipo di "ingerenza" che prendono in esame...
      Anche perchè non saprebbero come giustificare le proprie stesse difficoltà nel realizzare un'inversione interna

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