sabato 10 settembre 2016

MACCHINE OSSIDIONALI: LA MINACCIA DELLA TROJKA


http://3.bp.blogspot.com/-p7y8VvvSwOY/UdmxPyF5wmI/AAAAAAAAB0o/u9uSqFbXj4c/s1600/nascita_capitalismo_rivoluzione_anno_mille_02.jpg
1. Oggi ho visto, su un canale televisivo in servizio permanente effettivo di talk-show di informazione ordoliberista, un espertone che, grazie all'introduzione ad hoc del conduttore, tirava fuori i "dati" che spiegherebbero la minore crescita italiana rispetto al resto dell'eurozona (in realtà anche rispetto all'UE, perché in queste trasmissioni non si distingue troppo sull'importanza di avere l'euro o no: se si è virtuosi, produttivi e competitivi, lo si è e basta. L'euro, si sa, "è solo una moneta"). Dunque, quali dati hanno estratto dal cilindro? 
Ci si poteva aspettare che fossero quelli relativi al rispetto dei limiti imposti dal trattato o, peggio, dal fiscal compact al deficit pubblico

http://www.infodata.ilsole24ore.com/wp-content/uploads/sites/82/2015/02/20150226-Bilanci-Eu.png

o quelli sul minor aumento della spesa pubblica (= calo della spesa reale), realizzato in Italia

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHkRZyjXLCFWfhQXNX8KDNYiqtFS9o9-1qiDyFIJYYJfN1rP4ST5-M6f29PDGHpwAJTTwZtMRUklAEK6Sh8F5YY-ExDiuXGq7tZv_Jwp_cVpLWzAD6ExEEO69PgMJuhXHYV1AyBl0RaF2-/s1600/sp-reale.png
Dato relativo alla spesa, su cui, - come le tivvì stranamente ignorano - abbiamo pure l'interpretazione autentica del Ministro più qualificato dell'attuale governo, che è stato responsabile economico dell'OCSE e s'è occupato di Argentina quando stava al FMI:




o, ancora, quello sul calo delle retribuzioni reali (e quindi della spesa privata, cioè dei consumi, e dei risparmi e, quindi, degli investimenti):

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnx6WONNGTIHnoCuoZB0-1uXx7V9XuoM-xABaY7qEwETUsvVP4YHccEytPqXv2JQ6fEhnZOiuTOU1lBi-iPWl48VDdCfcDcVMG3M0IEYxD0wQ-VyzOR1N-KU67H6438u_iIB-fglAP2Kdu/s1600/Screenshot_3.png

No: l'espertologo si era preparato il dato sulla spesa pensionistica "mostruosa" italiana, adducendo che era la più alta d'€uropa rispetto al PIL. Conseguenza inevitabile: per tornare a crescere dobbiamo tagliare le pensioni ponendo un tetto massimo di 3000 euro, a prescindere dall'ammontare dei contributi versati nel corso della vita lavorativa. 

2. Rammentiamo anzitutto la controvertibilità del dato comparato circa la presunta "maggior" spesa pensionistica italiana (che considerata la maggior aspettativa di vita italiana, al di là degli ormai abrogati regimi di pensionamento anticipato, avrebbe pure un significato positivo, circa il funzionamento complessivo del nostro welfare...in passato); e lo faremo ricorrendo alle parole, già viste, dell'economista che studia più seriamente la questione, il prof.Pizzuti:
"Anche in Italia si è verificata la stessa illusione statistica; attualmente la spesa sociale è pari al 28,4% del Pil, in linea con i valori medi europei
Tuttavia, se confrontiamo il valore pro capite, il nostro paese registra un forte e crescente divario negativo: fatto pari a 100 il valore medio dell’Unione a 15 nel 1995, quell’anno il dato italiano era 84,1, ma da allora è calato fino a 75,8 del 2011
In tutti i paesi europei, tranne l’Irlanda, la voce di spesa più importante è la previdenza (15,1% nell’EU-16); questa voce in Italia è pari al 18,8%, in Francia al 16,5% e in Germania al 13,6%. 
La superiorità del nostro dato previdenziale di 3,7 punti rispetto alla media europea è tuttavia viziata da diverse disomogeneità presenti nelle statistiche.
I. Ad esempio, l’Eurostat include nella spesa pensionistica italiana i trattamenti di fine rapporto (pari all’1,7% del Pil) che non sono prestazioni pensionistiche
II. C’è poi che le spese pensionistiche sono confrontate al lordo delle ritenute d’imposta, ma le uscite pubbliche sono quelle al netto
Tuttavia, mentre in Italia le aliquote fiscali (sulle pensioni) sono le stesse che si applicano ai redditi da lavoro, per un ammontare trattenuto pari a circa il 2,5% del Pil, in altri paesi spesso sono inferiori e in Germania sono addirittura nulle, cosicché i confronti operati al lordo sovrastimano i nostri trasferimenti pensionistici che, in realtà, non sono affatto anomali. 
In ogni caso, dopo le riforme del 1992 e 1995, fin dal 1998 il saldo tra le entrate contributive e le prestazioni previdenziali nette è sempre stato attivo; l’ultimo dato, del 2011, è di ben 24 miliardi di euro. Dunque, il nostro sistema pensionistico pubblico non grava sul bilancio pubblico, anzi lo migliora in misura consistente (pari a sei volte le entrate Imu sulla prima casa!)".

3. Soggiungiamo che comunque la spesa pensionistica è una componente positiva del PIL e quindi appare curioso predicare una maggior crescita italiana tagliando una componente del PIL; che tra l'altro, è appunto anche una componente complessivamente attiva del bilancio dello Stato, consentendo, in teoria, ove non si dovessero realizzare continui avanzi primari, record del mondo, il reimpiego di tale surplus in altri settori di intervento pubblico. 
Ma gli avanzi primari record, quelli sì, spiegano la minor crescita italiana, cioè il maggior output-gap
MA DI QUELLI NON SI PARLA. 
Almeno in televisione (se non per illudere la massa che si tratterebbe di un evento positivo: facciamo più saldo primario e...torneremo a crescere!).



4. Senza ulteriormente approfondire, visto che nel mondo mediatico neo-orwelliano degli espertologi, i dati sono quello che sono, cioè strumenti di propaganda velenosa, priva di ogni collegamento coi meccanismi causa/effetto, in questo clima, nuovamente accelerato, si parla, come di una prospettiva ineludibile, dell'arrivo in Italia della trojka: l'unica entità dotata dell'alto profilo moralizzatore tale da poter imporre il taglio delle pensioni, la patrimonialona, e magari una disciplina stringente della contrattazione aziendale, legalmente autorizzata a regolare il rapporto di lavoro secondo le concrete esigenze della singola azienda (eliminando dal campo la stessa funzione dei contratti di solidarietà, che hanno l'immorale difetto di attenuare fiscalmente, cioè con l'odiata spesa pubblica "sociale, per un certo periodo transitorio, la brutale riduzione delle retribuzioni).

5. Ebbene, non temo l'arrivo in Italia della trojka. 
Semplicemente perché, oggi più di ieri - in tempi di referendum che rischia di andare "storto" e di ricapitalizzazione MPS che va tirata per le lunghe in modo da andare al 2017, perpetuando così un ricatto emergenziale incombente sull'intervento pubblico, (discrezionalmente già interdetto "su misura" per l'Italia)- dobbiamo rammentare che la trojka è già qui
"Ormai, infatti, mancano le risorse culturali collettive, e non esiste più quasi nulla che si opponga al dominio totalitario della versione infeudata 2.0. del Quarto partito...
Abbiamo una trojka autoctona, incorporata con la sua religione, dentro alla parte più profonda delle istituzioni, del pensiero accademico, di ogni possibile comunicazione mediatica".
http://scenarieconomici.it/wp-content/uploads/2016/01/PicsArt_01-11-09.55.24-1024x741.jpg 
6. Più semplicemente, dobbiamo considerare che l'attuale governo, partiva da una piattaforma, il cui contesto generativo riassumemmo esattamente tre anni fa, incentrata su riduzione della spesapubblicabrutta e su misure supply side. 
Ora, l'andamento della (non) crescita, - tutto sommato abbastanza scontato e connesso alla ottusa ostinazione diffusa in tutta l'eurozona nel seguire la pianificazione economica neo-ordo-liberista-, nonché il dispiegarsi degli effetti di ristrutturazione geo-economica determinati dall'Unione Bancaria, inducono a una certa circospezione nel proseguire questa linea,  inasprendola nelle forme imposte dalle regole €uropee cui abbiamo zelantemente aderito.
Quindi, ci vuole una nuova emergenza su sprechi, spesa pubblica mostruosa e "abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità", per imporre, nel terrorismo mediatico mandato al massimo della sua potenza, l'attuazione brutale "autogestita" delle condizionalità €uropee come "male minore" rispetto al mitologico "arrivo della trojka".

7. Bisognerà vedere chi gestirà questa nuova fase di inasprimento: naturalmente "al riparo dal processo elettorale".
Ma in fondo, non ha neppure troppa importanza: tutti i salmi finiscono in gloria e ogni singolo elemento della "comunicazione brutale", che ci attende nei prossimi mesi, sarà volto a risolvere la fase finale dell'assedio:
Il pericolo non è l'arrivo della trojka che, come dovremmo ormai aver capito, è, nei fatti, già qui da un bel pezzo, (Monti ipse dixit); e forse non è neppure l'inasprimento inevitabile delle politiche attualmente imposte dall'€uropa ad opera del consueto governo tecno-pop, che farebbe ciò che sarebbe stato comunque fatto, solo con un po' più di brutalità nella comunicazione.
Il problema è che non c'è nessuno, ma proprio nessuno, capace di offrire un'alternativa risolutiva a questo scivolare verso il baratro. Peggio: è che non c'è nessuno, ma proprio nessuno, che sarebbe capace di trovare una linea di resistenza diffusa ed efficace a quella "comunicazione brutale" che  sarà il perno della propaganda, già dilagante, dell'ennesima "svolta".  
Una comunicazione che, come diceva Orwell, assume la forma dell'assedio.
http://it.manuelcappello.com/wp-content/uploads/2012/03/habermas-potere-comunicativo-IMG_4868.jpg


26 commenti:

  1. Una delle altre supercazzole che i nostri media divulgano, al pari di quella della spesa pubblica pensionistica "mostruosa", o quella della popolazione formata dal 90% di laureati viziosi che non vorrebbero sporcarsi le mani a zappare la terra dei buoni feudatari che danno tanto lavoro agli iMMIIGRATi mentre noi lo rifiutiamo, è quella che in Italia ci sarebbero più dipendenti pubblici rispetto a tutti gli altri paesi europei, se non rispetto a tutti le altre nazioni del Sistema Solare, e la spesa totale per questi dipendenti sarebbe maggiore di quella di tutti i dipendenti pubblici della Galassia messi assieme. Perché, €ssi ci dicono, nel nostro paese sarebbe in atto da decenni una pericolosissima deriva comunista autoritaria capitanata dalle "sinistre" che avrebbero in mano tutti i posti chiave dello Stato. E tutto ciò bloccherebbe la crescita del nostro paese.

    Così, gli ultraliberisti occultano la loro reale identità e le loro reali intenzioni alla popolazione in stato "€urocatatodico", sbandierando la retorica dell'onestà e della giustizia contro la diabolica CoRRuZZiOOnEE della macchina pubblica, e denunciando questa "questione morale" al fine di riportare, a loro dire, il paese sulla "virtuosa" RETTA VIA della pura competitività della giungla senza più l'intralcio di questa ciurma impiegatizia nullafacente di stampo sovietico fermatrice dello sviluppo economico. Ma basta guardare qualche dato per capire che anche questa "deriva comunista" è l'ennesimo mito divulgato dagli estremisti globalisti antistatalisti, che l'hanno sapientemente impiantata nelle povere menti dei sudditi: CONTINUA

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  2. "Dallo studio pubblicato recentemente da Eurispes e Uil-Pa, intitolato “Dalla Spending review al ritorno del Principe”, emerge che fra i tanti miti che ci sono in Italia c’è anche quello relativo al numero esagerato dei dipendenti pubblici. In realtà le cose non stanno esattamente così. La spesa per il pubblico impiego in Italia pesa per l'11,1% del Pil. Nel nostro Paese si contano 58 impiegati nella Pubblica amministrazione ogni mille abitanti, ai livelli della Germania (54), in Svezia sono 135. L'Italia risulta l'unico paese in cui, negli ultimi dieci anni il numero dei dipendenti pubblici si è ridotto: meno 4,7%. Nel resto d'Europa, gli addetti nel pubblico impiego sono cresciuti, soprattutto in Irlanda e in Spagna dove si è registrato un aumento rispettivamente del 36,1% e del 29,6%. Altri paesi mostrano incrementi vicini al 10% (Regno Unito 9,5% e Belgio 12,8%). Infine, un altro gruppo di paesi mostra un trend crescente ma contenuto (in Francia del 5,1%, in Germania del 2,5%, nei Paesi Bassi del 3,1%). I Paesi nei quali la spesa per il pubblico impiego grava maggiormente sul Pil sono: la Danimarca, con un rapporto del 19,2% sul Pil, seguita dalla Svezia (14,4%), dalla Finlandia (14,4%), dalla Francia (13,4%), dal Belgio (12,6%), dalla Spagna (11,9%), dal Regno Unito (11,5%), dall'Italia (11,1%), dall'Austria (9,7%), dai Paesi Bassi (10%), e per finire dalla Germania con il 7,9 per cento. La situazione italiana è quindi perfettamente in linea con la media europea. Nella ricerca viene anche confrontato il rapporto tra il numero dei lavoratori nel pubblico impiego e il totale dei residenti nei diversi paesi europei. È significativo il dato della Svezia, dove la Pubblica amministrazione conta circa 135 impiegati ogni mille abitanti, in Germania invece si contano 54 impiegati ogni mille abitanti. Gli altri Paesi posti nelle posizioni intermedie sono la Spagna con 65 impiegati ogni mille abitanti, la Francia con 94 dipendenti ogni mille abitanti, l'Italia con 58 impiegati ogni mille abitanti e il Regno Unito con 92 dipendenti ogni mille abitanti. «È evidente che la Pubblica amministrazione italiana i “compiti a casa li ha già fatti” – osserva Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes – Mentre i dipendenti pubblici da noi calavano, nel resto d’Europa assumevano. La verità è che, anche per la Pubblica amministrazione, senza un vero e proprio progetto non si va da nessuna parte e di soli tagli si muore."
    http://eurispes.eu/content/eurispes-uil-pa-italia-falso-mito-su-numero-eccessivo-dipendenti-pubblici

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  3. "Non sono troppi: i dipendenti pubblici in Italia (14,8% rispetto al totale degli occupati) sono in numero minore sul totale degli occupati se raffrontati agli altri Paesi (Francia: 20%, UK 19,2%) e sono molto meno anche in termini assoluti: 3,4 milioni (5,6% pop) in Italia contro i 5,5 milioni in Francia (8,3% pop.) e i 5,7 milioni in UK (10,9% pop.)"
    http://www.forumpa.it/riforma-pa/i-dipendenti-pubblici-in-italia-sono-troppi-una-ricerca-di-forum-pa-sfata-alcuni-miti-dot-dot-dot
    "Al 2011 i dipendenti pubblici italiani come percentuale della forza lavoro totale sono sotto la media OCSE, ed il loro numero è già in diminuzione dal 2001! Inoltre, se vogliamo guardare bene, i dipendenti pubblici italiani come percentuale della forza lavoro totale sono di molto inferiori a quelli dei paesi nordici come la Norvegia, che fuori da euro ed Europa si può permettere un 30% di dipendenti pubblici sul totale della forza lavoro; sono inferiori a quelli della Svezia e Danimarca (fuori dall’euro); a quelli della Finlandia del virtuoso Olli Rehn e dell’altrettanto virtuosa Francia (nell’euro). Ancora, i dipendenti pubblici come percentuale del totale della forza lavoro in Italia sono anche inferiori a quelli di paesi che, non si capisce perché, visto appunto i dati, vengono considerati essere quelli con meno “pubblico”, come Regno Unito e Stati Uniti (di questi al 2011). Un’ultima nota: guardate la Grecia, è tra i paesi che al 2001 aveva meno dipendenti pubblici (meno che nel 2011 e meno della Germania anche) ma questo non l’ha salvata dal finire in profondissima crisi; e la soluzione a cui è stata obbligata?! Tagliare i dipendenti pubblici!

    Visto il grafico, sembrerebbe abbastanza chiaro che quella dei “troppi dipendenti pubblici” sia la solita “sparata” pro ciclica – si perché lor signori hanno delle sparate pro cicliche, nel senso di una serie di quelli che ormai possiamo chiamare luoghi comuni (la spesa pubblica elevata, la difficoltà di licenziare, i troppi dipendenti pubblici, ecc. ecc.) che vengono continuamente ripetuti, ed una volta arrivati all’ultimo, come fosse un nastro, si ricomincia dal primo; e come se a forza di sentirceli ripetere noi ne potessimo essere convinti – che prescinde dai dati reali per scaricare sempre verso il basso i costi e, così, le presunte responsabilità di un macchina statale troppo costosa."
    https://www.forexinfo.it/Dipendenti-Pubblici-Italia-sotto

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    1. I dati, disaggregati per "categorie" e tipo di contrattazione cui sono soggette, erano già stati esaminati, e confermati, dall'OCSE
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/06/lurgente-rilancio-delloccupazione-col.html

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  4. Avere 135 dipendenti pubblici ogni 1000 abitanti, come in Svezia, equivale a quanto riportato da Alberto Bagnai in questo post:
    "Il paese più egualitario, però, è la Svezia, con un Gini (medio su 2001-2010) di 25, e posizionato al 12 posto nella graduatoria dello sviluppo umano: è quindi un paese altamente sviluppato."
    http://goofynomics.blogspot.it/2014/09/disuguaglianza-e-sviluppo.html
    Se è vera quindi l'equivalenza più dipendenti pubblici=minore disuguaglianza allora si capisce benissimo perchè €ssi vogliano una limitazione numerica di questa categoria.
    Ma a noi non servono più dipendenti pubblici, abbiamo già la Caritas e tutto il carrozzone del volontarismo straccione: CONTINUA

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  5. "Nonostante, grazie alla compiacenza dei mezzi di informazione, godano di un’immagine senza eguali nell’ambito del volontariato, le Caritas sono ampiamente finanziate dai Comuni. Alcuni casi sono addirittura eclatanti: dal Comune di Roma che devolve loro le monetine lanciate nella Fontana di Trevi (chi le ruba viene invece arrestato), al Comune di Treviso, che ha emanato un’ordinanza anti-mendicanti per cui i soldi loro sottratti dalla polizia municipale finiscono alla struttura cattolica, fino al Comune di Caserta, che ha promesso che quanto otterrà con il Cinque per Mille lo girerà interamente alla Caritas. Troviamo facilmente le Caritas negli albi dei beneficiari dei Comuni: le amministrazioni sono tenute per legge a rendicontare a chi danno anche solo un centesimo, ma le Caritas non sono obbligate a rendicontare come utilizzano i fondi pubblici che ricevono. Non sembrerebbero nemmeno tenute a dare particolare pubblicità ai loro bilanci: quantomeno online, se ne trovano pochissimi. Non siamo stati capaci di trovarli sui siti della Caritas di Roma e di quella ambrosiana. E anche il denso rapporto 2014 di Caritas Italiana, che pure enumera tante iniziative meritevoli, non entra però nel merito delle entrate e delle uscite. Quando siamo fortunati a trovare un rendiconto (come quello della Caritas di San Miniato) e lo analizziamo, notiamo che i fedeli offrono poco, e poco finisce ai bisognosi. La gran parte delle entrate arriva infatti dall’Otto per Mille (cioè dallo finanze pubbliche). Diverse diocesi risultano peraltro ricorrere anche al servizio civile, quindi con ulteriori oneri a carico delle finanze pubbliche.
    Una forza lavoro che il governo vorrebbe ora addirittura incrementare. Sulla falsariga del servizio civile, nei giorni scorsi il ministro del lavoro Giuliano Poletti ha proposto il “lavoro comunitario”. Bisogna fare in modo, ha affermato, che “nessun italiano in buone condizioni di salute che riceve un sussidio, per ragioni diverse, resti a casa a non fare nulla. Chi riceve legittimamente un aiuto dalla comunità perché ha perso temporaneamente il lavoro, sarebbe giusto che offrisse la sua disponibilità per quello che io chiamerei un ‘servizio comunitario’. Per fare un esempio potrebbe rendersi disponibile a distribuire i pranzi alla Caritas o assistere gli anziani”.
    Se quest’ultimo esempio zoppica (che fine farebbe l’accompagnamento?), quello della Caritas è indicativo dei riflessi condizionati clerical-pavloviani dei nostri politici. A Poletti non viene proprio in mente che ci sono numerosi servizi di pubblica utilità a cui potrebbero essere dedicate queste persone? Che fine ha fatto l’assistenza sociale? Non ritiene, il ministro, che un servizio comunitario pagato da uno Stato laico dovrebbe essere improntato a laicità? Perché lo Stato deve costringere un bisognoso non cattolico a chiedere la carità a una struttura cattolica? Domande per ora senza risposta. Pare proprio che la frequentazione del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione da parte di Poletti abbia dato anche in questo caso i suoi frutti.....

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    1. E "i fedeli offrono poco": la soluzione del libero mercato, come "bene comune" intriso di carità spontanea, non funzionerebbe senza la "mano visibile" dello Stato (neo-liberista).

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    2. Buongiorno. per " STOPMONETAUNICA". qui solo perchè ( ovviamente) si cita il minlavoro&compagnia cantante #associazionisticacooperativisticasolidalidale# e perchè il minlavoro è emiliano(imola). E da emiliana (reggio emilia) non posso non evidenziare i "maestri" ispiratori del "nostro&compagnia bella ", e dove ci porteranno CON IL TERZO SETTORE.. ( anzi ci portano). Qui sono piu' di due anni( veramente direi una trentina di anni) che questo " pensiero alto- di stampo UE- ovviamente " viene trasmesso in ogni salsa ed in ogni "istituzione". Io non aggiungo altro, essendo super impegnata nella liquidazione della ns. piccolissima srl di servizi professionali visto il " grande successo della responsabilità, solidarietà, bla bla bla, di cui la ns. regione è...permeata e che regalerà 4 disoccupat, me compresa, i in piu' alla nazione... ...." Dei video che allego il secondo e'veramente " ISTRUTTIVO "
      "PASSAGGIO DAL WELFARE DISTRIBUTIVO AL WELFARE GENERATIVO- stefano zamagni " Perle vere da...tenere agli atti. E se qualcuno fosse interessato il medesimo professore accademico ZAMAGNI terrà un "interessante" convegno al FESTIVAL DELLA FILOSOFIA DI MODENA
      Modena VENERDI 16 SETTEMBRE ORE 20,30
      20.30
      lezioni magistrali
      Stefano Zamagni
      Concorrenza
      Concorrenza versus competizione nella stagione della quarta rivoluzione industriale

      Lectio "Confindustria Modena"
      Piazza Grande - Sito Unesco BUON ASCOLTO http://www.fundraisingschool.it/lectio-magistralis-l-innovazione-nelle-cooperative-sociali/

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    3. Zamagni, come Prodi, Monti, Draghi e compagnia cantante, d'altronde arriva dalle stesse "SACRE" fonti:
      "Negli anni giovanili ha fatto parte della GIAC della Diocesi di Rimini collaborando con don Oreste Benzi al suo progetto educativo fra i pre-adolescenti[1]. Si è laureato nel 1966 in economia e commercio presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con votazione 109/110, dopo aver vinto una borsa di studio per il collegio Augustinianum. Si è specializzato nel 1973 presso il Linacre College dell'Università di Oxford. Tornato in Italia, iniziò ad insegnare presso l'Università di Parma, ottenendo poi nel 1979 l'ordinariato di economia politica all'Università di Bologna. Due anni prima aveva iniziato ad insegnare "International Trade Theory", "Microeconomics", "Quantitative Methods for Economics" e "Public Sector Economics" alla Johns Hopkins University, Bologna Center, dove a tutt'oggi è Adjunct Professor of International Political Economy, e di cui è vice-direttore. Ha collaborato con il Social Trends Institute (New York-Barcellona) nella riunione di esperti 'Family Policies in Western Countries', tenuta a Roma nell'aprile 2004[2].

      Dal 1985 al 2007 ha insegnato Storia dell'analisi economica alla Bocconi di Milano, mentre negli anni ha lavorato anche per la Scuola superiore della pubblica amministrazione, sede di Bologna.
      Nel 1991 divenne consultore del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, e successivamente membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Nel 1999 venne ammesso alla New York Academy of Sciences. Un articolo apparso su “Belfagor” del 31 marzo 1996, firmato da Federico Varese, mostrò come Stefano Zamagni fosse responsabile di più di un caso di plagio.[6][7]. Nel 2002 gli venne conferita la cittadinanza onoraria di Rosario (Argentina).

      Nel 2007 il governo Prodi II lo nomina presidente dell'Agenzia per le Onlus, un ente governativo con funzioni di vigilanza e controllo, promozione, consulenza a Governo e Parlamento in materia di associazioni no profit. Ha ricoperto il mandato dell'Agenzia (che nel frattempo ha cambiato nome in "per il terzo settore" ed è poi stata soppressa) con scadenza nel 2011. In quanto consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, fra il 2007 ed il 2009 è tra principali collaboratori di Papa Benedetto XVI per la stesura del testo dell'Enciclica Caritas in veritate[8].

      Il 9 novembre 2013 è stato nominato da Papa Francesco membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze.[9]"
      https://it.wikipedia.org/wiki/Stefano_Zamagni
      I più estremisti liberisti italiani, oramai lo sappiamo, almeno qui, sono democristiani di destra e piddini desinistra che frequentano o hanno contatti diretti, con le più alte sfere Pontificie, e/o sono stati educati nelle scuole private cattoliche, oltre, naturalmente, ad aver studiato e frequentato le più "prestigiose" scuole neoliberiste private nostrane, come la Bocconi, e quelle anglosassoni english speaking; il dato, tenendo presente che il Vaticano non è un'istituzione religiosa, (perché qui, su questo blog, sia chiaro, non stiamo parlando di guerre di religione ma di guerre di classe), ma è un'azienda multinazionale detentrice del maggiore patrimonio immobiliare nel paese e non solo, non è in contraddizione con la massima hayekiana ripresa dalla gesuitica Scuola di Salamanca:"TOGLIETEMI TUTTO MA NON IL MIO PROPERTY RIGHT!". Massima che la Corporation Chiesa s.p.a. fa propria per il proprio tornaconto e i propri interessi molto poco spirituali.

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    4. "(perché qui, su questo blog, sia chiaro, non stiamo parlando di guerre di religione ma di guerre di classe), ma è un'azienda multinazionale.........." ringrazio STOPMONETAUNICA per avere esteso in modo chiaro il concetto. Di cio', ahimè, se ne coglie assai poco in giro (media, social, nei bar, nelle conversazioni che si ascoltano ed altro,) tutto tende ad essere invece ridotto a " guerre di religione". E cio' contribuisce ad " obnubilare" le menti e a deviare l'attenzione. Quando ad es. affermo che voto NO a questo referendum perchè il "blocco di potere" che sostiene il si è formato da: confindustria, unindustria, cooperazione, banche, consorzi finanziari e clero gli " anatemi e i fulmini " si rovesciano sulla mia misera persona.Cordiali saluti Bruna

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  6. Il più grande proprietario immobiliare del paese, che dispone di tante chiese sempre meno frequentate e di tanti conventi ormai vuoti, chiede che siano messi a sua disposizione gli edifici inutilizzati dello Stato. In tal modo la Chiesa potrà continuare a chiedere ai Comuni stessi cambi di destinazione d’uso che le porteranno ulteriori profitti: come è accaduto a Ravenna, dove il vescovo è finito indagato, e come sta accadendo a Genova, nella diocesi guidata dal capo dei vescovi italiani.

    L’articolo 97 della Costituzione stabilisce che “i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”. Erogare contributi a realtà di parte che non rendono conto di come li utilizzano e che non spiegano quale forza lavoro utilizzano e a quali condizioni contrattuali ne costituisce una violazione evidente. Non esistono altre realtà a cui sia concesso tanto. Sappiamo tuttavia che è un tema scomodo. Tanto scomodo che nessun organo di informazione trova il coraggio di denunciarlo."
    https://blog.uaar.it/2014/04/17/fare-caritas-con-soldi-tutti/

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  7. Sono assolutamente d'accordo e non da oggi sulla presenza della trojka in Italia da Monti in poi; quando seppi chi avrebbe sostituito il precedente presdelcon provai un brivido nient'affatto gioioso. Del resto il concordato Sacconi, la stessa nuova contabilità "pubblica", non andavano forse nella medesima direzione?

    Impossibile non vedere già nel 2011 che la lettera della BCE riprendeva le richieste dei nostri imprenditori ripetute da anni e anni, anche se oggi preferiamo dimenticarlo, tutte contro il lavoro e contro il welfare. D'accordo anche sul meccanismo di propaganda all'opera e sulla fallacia del ragionamento che attribuirebbe alla troika chissà qual magia moralizzatrice che certo non è nella sua natura né nei suoi interessi. L'alternativa troika/si al referendum è una perversione logica che cela solo una profonda perversione politica: come tale da rigettare e smascherare. Né il nostro voto potrebbe cambiare in conseguenza di questa campagna del terrore dai toni brexici.

    Per quanto ingenuo possa sembrare, è tuttavia possibile temere, e molto, che, aldilà di qualsiasi risultato al referendum, ma a maggior ragione con la vittoria del "sì", ora, magari grazie alla crisi bancaria, si vada oltre, o forse semplicemente fino in fondo a quel "memorandum", come altrove accade, indipendentemente da chi salirà pubblicamente sul palco a impugnare la scure (del resto non si scriveva proprio qui della centralizzazione a Bruxelles dei controlli sui bilanci?), e esserne terrorizzati? per la propria sopravvivenza e quella dei propri cari, dei propri vecchi?

    Sì, lo so che non bisogna scatenare allarmi, tuttavia la situazione questa è e non pare fermarsi.
    Tanto vale saperlo, non nasconderselo.
    "l'attuazione brutale "autogestita" delle condizionalità €uropee come "male minore" rispetto al mitologico "arrivo della trojka".


    Bisognerà vedere chi gestirà questa nuova fase di inasprimento: naturalmente "al riparo dal processo elettorale".
    L'unico che un sì al referendum salverebbe è il precario Renzi, cosa che francamente importa relativamente poco, giacché pare molto interessato a sé stesso ma totalmente incapace rovesciare il tavolo e tirarci fuori dal pantano. Più trombone che tribuno.

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    1. Tanto più che quel "memorandum" dell'estate del 2011, come nelle usanze che risalgono al primo governo Moro di centro-sinistra (1963), è stato scontatamente pre-compilato in via "autoctona", per fare il solito andata e ritorno contro la parvenza di istituzioni democratiche ancora in piedi (a fatica).

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    2. Il memorandum BCE 2011 riflette perfettamente le richieste della nostra classe dirigente, compresa la parte imprenditoriale, e i compiti sono stati svolti abbastanza bene.
      Dunque dal loro punto di vista dovrebbero finalmente trovarsi in una situazione molto buona, con la strada spianata e in discesa mente "le cose si stanno mettendo a posto". E invece l'economia va per stracci.
      Gli imprenditori PMI, che non hanno mai capito nulla della politica di spesa pubblica e pieno impiego, hanno sempre visto se stessi come degli eroi che riuscivano a volare sulle onde in mezzo alla tempesta, a crescere nonostante un contesto politico a loro massimamente sfavorevole, e naufragherebbero adesso che il vento gira a favore?
      Certo, è proprio quello che sostiene il frame, che da diversi anni batte (anche) sulla pochezza della classe imprenditoriale.
      Penso che lo stesso senso di colpa e inadeguatezza - diciamo popolare - investa poi allo stesso modo la fascia sociale superiore (non la più alta, ovviamente).
      Vero trionfo di un progetto narrativo unitario e organico.

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    3. In effetti l'evoluzione della condizione delle PMI dovrebbe, per loro, essere motivo di perplessità (a meno che non siano dei convinti sostenitori dello "export only").

      Ma non è facile farsi domande quando si pensa, senza nutrire alcun dubbio, che tante tasse siano "contro la cultura dell'impresa", mentre sono un'ovvia politica ordoliberista di finanza pubblica virtuosa e pro-mercato (perché funzionale a quella "riduzione del perimetro dello Stato" che dovrebbe scatenare un inferno di investimenti).

      In compenso, possiamo essere, per così dire, fieri di un'altra circostanza: ci deve (per forza) essere una parte del nostro capitalismo che ha un'enorme presa culturale; addirittura sa "indirizzare" i paper di Jp.Morgan...(ma non credo che questa parte alberghi nelle PMI: ed è questa le sintesi del dramma italiano).

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    4. "una parte del nostro capitalismo che ha un'enorme presa culturale; addirittura sa "indirizzare" i paper di Jp.Morgan...(ma non credo che questa parte alberghi nelle PMI)".
      Appunto.

      Logica conseguenza è che la stessa parte sapesse perfettamente che "l'economia sarebbe andata male", forse meno per loro però. Ricordiamoci sempre quel che disse Prodi sulle crisi dovute all'euro. Sapevano e volevano, salvo poi fare magari fagotto in lidi sicuri dopo aver fatto da apripista. Se l'euro è il mezzo tecnico con cui dare il colpo finale al welfare europeo (ormai resiste solo qualche legislazione come la Costituzione di fatto esautorata), e ai diritti del lavoro, ora siamo molto vicini al risultato cercato. La Francia era credo l'ultimo grande paese a non essere passato per quella strada, ma tra botte, stati d'emergenza e procedure d'eccezione ormai le Macron Valls sono state approvate; si parla anzi di inasprimenti nel breve periodo.

      L'euro ha svolto il suo compito, o almeno si è spinto molto avanti; qualche controindicazione, come tutti i farmaci forti, ce l'ha; opposizioni significative organizzate non ce ne sono; competenza cultura e cultura politica per costruirle su vasta scala men che meno, o han le mani legate dalla mancanza di mezzi e ascolto; insomma hanno vinto sostanzialmente.

      Qualcuno potrebbe cominciare a pensare a una fase diversa, non necessariamente più generosa per noi, perché l'economia non corra troppi rischi?

      @Quarantotto 15:15
      Grazie. Non so se sia più inquietante ricevere la conferma che non sognavo quando mi dicevo in solitudine queste cose nel 2011, o trarre le conseguenze di questa realtà.

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    5. Fortunatamente, nessuna vittoria è mai definitiva.
      Il totalitarismo è pur sempre un'utopia non solo anti-umana (in visione statica), ma anche anti-storica.
      Il Tempo...

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  8. ...e ci dicono che piove.

    Va bene: saremmo colpevoli di non portare l'ombrello.

    Ma fuori c'è il sole e dai piani alti di una casa ci sono dei porci col cilindro che fanno i loro bisognini.

    A certe persone ripeto da anni le medesime cose: niente, insistono col fatto che è un fenomeno normale, piove aranciata....

    Mi dichiaro apota.

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    1. Vedi? Hanno completamente alterato il criterio della normalità!
      L'aspettativa veramente razionale sarebbe che i loro bisognini li facessero...nel cilindro (e poi se lo rimettessero in testa). In fondo, se è aranciata, che male gli fa?

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    2. In tutto ciò, nota di colore: c'è chi dice che il bail-in è costituzionale...

      https://it.finance.yahoo.com/notizie/perch%C3%A9-bail-in-%C3%A8-costituzionale-060000630.html

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    3. … verrebbe del tutto spontaneo aggiungere "governo ladro" per la grande felicità dei suini con cilindro

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  9. Ma Bruening avrà pensato similmente al nostro benemerito "Tu passi ma il Gold Standard resta" ?

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  10. Mi frullano sempre in testa le parole di Gramsci: “L'Italia è diventata un mercato di sfruttamento coloniale, una sfera di influenza, un dominion, una terra di capitolazioni, tutto fuorchè uno stato indipendente e sovrano. [...] Quanto più la CLASSE DIRIGENTE ha precipitato in basso la nazione italiana, tanto più aspro sacrificio deve sostenere il proletariato per ricreare alla nazione una personalità storica indipendente” (A. Gramsci, L'Ordine nuovo, 1919-1920, Torino, 1954, 262-263). E pensare che queste cose le scriveva negli anni ’20. Poi si sarebbero materializzati il fascismo ed il nazismo.
    Quallo che mi inquieta è il modo in cui le oligarchie sono in grado di creare quella che Barcellona chiama la “seconda realtà” “… Nonostante ogni tanto si levi qualche voce di denuncia degli effetti devastanti che le attuali politiche economiche, sostenute dai governi europei e incoraggiate dalla cosiddetta troika e dagli economisti tedeschi, stanno producendo sul funzionamento effettivo della democrazia, HO L’IMPRESSIONE CHE IL PENSIERO DOMINANTE LASCI SEMPRE MENO SPAZIO ALLA PENSABILITÀ DI ALTERNATIVE POSSIBILI. Dalle politiche economiche comunitarie viene sostanzialmente neutralizzata ogni opzione di sovranità popolare rispetto ai vincoli rigidamente imperativi che riguardano le questioni del bilancio pubblico; le gerarchie tecnocratiche impongono a tutti i cittadini europei le loro inderogabili direttive, la sovranità popolare è messa fuori campo e le forze politiche trasformate in attori di una sceneggiata senza alcuna effettiva pratica…
    In questi ultimi anni il pensiero economico…è diventato dominante. Su tale pensiero unico, che attribuisce all’economia il ruolo centrale nella società globalizzata e ai mercati il ruolo di criterio ultimo cui affidare la misura di ogni scelta di governo, producendo accettazione passiva e rassegnazione a un andamento che penalizza le condizioni di vita dei più deboli, bisogna puntare la lente di ingrandimento per capire lo spirito del nostro presente. LA FORZA DI PENETRAZIONE DEL NUOVO IMPERATIVO EPOCALE DI CORRISPONDERE ALLE ESIGENZE DEI MERCATI È TALE DA INFLUENZARE PERSINO I CRITICI DELLE ATTUALI SCELTE ECONOMICHE…
    L’ACCETTAZIONE PASSIVA E DI MASSA richiama, ancora, le parole di Walter Benjamin, che notava come «la progressiva proletarizzazione degli uomini d’oggi e la formazione sempre crescente di masse sono due aspetti di un unico e medesimo processo. Il fascismo cerca di organizzare le recenti masse proletarizzate senza però intaccare i rapporti di proprietà»: è la lucida analisi, purtroppo assai attuale, di Eric Voegelin… le cui lezioni sulla nazificazione della Germania, svolte a metà degli anni Sessanta, anticipano la drammaticità dei processi degenerativi in atto anche nella realtà occidentale nostro tempo. Voegelin sostiene, infatti, che il processo di nazificazione accompagna l’ascesa di Hitler ma non ne è il prodotto, poiché riflette un lungo periodo di decadenza morale e intellettuale del popolo tedesco, caratterizzato da fenomeni tuttora diffusi nella mentalità europea: LA DISUMANIZZAZIONE DEGLI INDIVIDUI, IL PROGRESSIVO ABBANDONO DI OGNI COSCIENZA MORALE, LA DERESPONSABILIZZAZIONE E L’INDIFFERENZA CHE SPINGONO AD ACCETTARE PASSIVAMENTE TUTTO CIÒ CHE VIENE COMUNICATO DA FONTI CONSIDERATE AUTOREVOLI SULLA BASE DI UNA COSTANTE MANIPOLAZIONE PROPAGANDISTICA. La spersonalizzazione di ogni regola di condotta e la sua legittimazione in base a una presunta autorità della fonte di comando destituiscono ogni spazio di libera decisione e ogni capacità critica. La manipolazione da parte del bombardamento sistematico di false informazioni, costruite al fine di creare una «seconda realtà» rispetto a quella effettiva, rende gli individui, come afferma testualmente Voegelin, veri e propri «idioti»… (segue)

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    1. « In questi ultimi anni il pensiero economico…è diventato dominante. Su tale pensiero unico, che attribuisce all’economia il ruolo centrale nella società globalizzata e ai mercati il ruolo di criterio ultimo cui affidare la misura di ogni scelta di governo, producendo accettazione passiva e rassegnazione a un andamento che penalizza le condizioni di vita dei più deboli, bisogna puntare la lente di ingrandimento per capire lo spirito del nostro presente. »

      Infatti cita Eric Voegelin.

      La tradizione conservatrice va sicuramente conosciuta: per la grande qualità culturale delle riflessioni, sia per la patente ingenuità.

      Si può definire "ingenua" la tradizione di Burke e De Maistre che passa da Strauss e Voegelin?

      Certo, politicamente sì: nel momento in cui per motivi di grande spessore culturale si ostentano i tratti essenziali del pensiero reazionario, si fornisce un assist alle forze progressive.

      È verissimo che il pensiero liberale appare come pensiero povero: ma è in grado di paludare con la tecnica della "doppia verità" gli interessi della classe dominante.

      Chi veniva "rincorso" a Chicago dagli studenti "liberal", era Leo Strauss, non Hayek, idolatrato come paladino della libertà.

      Poco importa se né Vogelein - anche lui amico di Hayek - né Strauss avrebbero mai appoggiato un regime del terrore come quello di Pinochet.

      Il pensiero tradizionalista e conservatore rimane sempre funzionale al liberalismo più nichilista, come quello dell'establishment del credito.

      Il problema secondo costoro è "il pensiero economico": ma se fosse così significa che la soluzione è sostituire "il pensiero economico" con qualche forma di pensiero esoterico-religioso che rifonda un senso escatologico agli individui e, di conseguenza, un ordine morale e valoriale diverso.

      Questo è il pensiero di coloro che si prestano a diventare gli utili idioti del capitale finanziario.

      Pensiero economico e pensiero religioso non sono mutuamente esclusivi: il pensiero economico non ci può non essere.

      Il punto è che viene iniettato in modo totalitaristico quello del parassitismo bancario nelle menti dei subalterni.

      Ma cosa è questo se non proprio una religione monoteistica?

      Un pensiero che impatta sulle strutture sociali è attivamente ravvisabile soltanto in pensatori geniali come Carl Schmitt, in quanto raffinatissimi giuristi.

      Voglio dire: Leo Strauss era contrario al mondialismo ed è riuscito a fornire sia il pensiero, sia strumenti di prassi, per promuoverlo.

      Alla fine, come concorda anche Arturo, tutti i vari "tradizionalisti" e "conservatori", scava scava, e vedi che sono infarciti di cultura liberale.

      Questa è una scelta che deve fare la politica russa: abbracciare il tradizionalismo ortodosso, senza riscoprire il socialismo ortodosso, non fornisce agli assetti globali una reale alternativa alla pornocrazia bancaria.

      Le tanto temuta quinta colonna oligarchica, nel '17 avrebbe sostenuto "i bianchi"...

      Ed entro il 7 novembre dell'anno prossimo sarebbe meglio fare una scelta, e chiarire da che parte stare: il rossobrunismo è di converso un altro assist al liberalismo.

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  11. Ogni crimine oggi avviene per via amministrativa in nome di un management delle cose al quale non si può dire di no soltanto per una colpevole stupidità. Il pifferaio magico del nostro tempo conduce i topi nel fiume perché ha falsato un bilancio, ha imbrogliato una proiezione di mercato, ha frainteso gli umori del popolo, e però la maggior parte degli uomini non si trova di fronte una camicia bruna in stivaloni ma solo un capodipartimento qualificato come tecnico assolutamente competente. Si somministra il male e il danno ai più deboli in via democratica, si fa male con l’ordinaria amministrazione. Non c’è nessuna grandezza ma solo banalità dell’osservanza…
    Voegelin non limita la propria analisi alla denuncia della pericolosa persistenza di una tendenza strisciante alla nazificazione del senso comune, ma la affida a una puntigliosa e dettagliata considerazione dei diversi aspetti della vita collettiva. Con l’espressione sindrome di buttermelcher (Voegelin chiama così questo fenomeno ispirandosi al nome di una qualsiasi strada, in cui abita l’uomo medio) definisce la diffusione, nel senso comune popolare, dello spirito piccolo-borghese dell’ipocrisia sociale delle buone maniere, prerogativa per l’inserimento nella società del consenso di massa e scelta di rinuncia totale ad ogni critica della «seconda realtà» di finzione e menzogna…

    L’aspetto più interessante dell’analisi di Voegelin riguarda come il processo di ANNICHILIMENTO DELLA VITA INTERIORE SIA ACCOMPAGNATO DA UN MUTAMENTO DELL’ORIZZONTE DEI SAPERI, orientati sempre più verso una rappresentazione dell’individuo come mero prodotto della Storia biologica: una sorta di cultura del «neonaturalismo scientista», che abolisce totalmente il problema del significato della vita in rapporto a tutte le «verità che non siano empiricamente dimostrabili», un’ottusa immanenza nella VITA QUOTIDIANA CHE SI RISOLVE NELLA GESTIONE DEI PROPRI INTERESSI PARTICOLARI SENZA ALCUN SENSO DI RESPONSABILITÀ E SENZA ALCUNA CAPACITÀ DI METTERE IN DISCUSSIONE CIÒ CHE APPARE COPERTO DALL’AUTORITÀ DEL POTERE…” [così P. BARCELLONA, Parolepotere, Roma, Ed. Le Navi, 2013, 61-64].

    In una tale situazione di idiotizzazione generale, la “seconda realtà” (quella della propaganda mediatica) diventa LA REALTA’ che finisce per legittimare il pilota automatico sventolato orgogliosamente da Draghi. Accettazione passiva indotta per inculcare il determinismo. (segue)

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  12. Però rileggo ancora Gramsci “… La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e LA MASSA IGNORA, PERCHÉ NON SE NE PREOCCUPA. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività A QUEI GRUPPI DI CITTADINI CHE, APPUNTO PER EVITARE QUEL TAL MALE, COMBATTEVANO, DI PROCURARE QUEL TAL BENE SI PROPONEVANO …” [A. GRAMSCI, La città futura reperibile all’indirizzo https://www.marxists.org/italiano/gramsci/17/cittafutura.htm#c].

    Già, oggi il problema è che “non c'è nessuno, ma proprio nessuno, capace di offrire un'alternativa risolutiva a questo scivolare verso il baratro… non c'è nessuno, ma proprio nessuno, che sarebbe capace di trovare una linea di resistenza diffusa ed efficace a quella comunicazione brutale...”. Mi permetto umilmente di dissentire: Lei, Presidente, ci sta provando ad offrire un’alternativa, insieme al prof. Bagnai ed a quei gruppi di cittadini che nel silenzio, grazie a Voi, ogni giorno prendono coscienza. La rivoluzione non si fa dall’oggi al domani. I conti li faremo alla fine (se non saremo tutti morti) o leccandoci le ferite (se avremo la fortuna di sopravvivere) :-)

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