domenica 19 febbraio 2017

NON E' RILEVANTE (GRAMSCI, LA CONTA E IL GOVERNO TECNICO "RESPONSABILE")


http://www.altrodiritto.unifi.it/ricerche/minori/adduci/image25.gif
http://www.altrodiritto.unifi.it/ricerche/minori/adduci/cap3.htm

1. Tra le grandi questioni sulle quali trepidano, in questi giorni, telegiornali, radiogiornali e giornaloni, non v'è nulla di veramente rilevante.
Non è rilevante che i partiti europeisti siano 5, 6, 7 o 8 (magari, differenziando l'offerta mediante scissioni, riescono ad allargare il "bacino di utenza"). 
Tanto si alleeranno comunque tra di loro. 
Anche se qualcuno di questi dovesse rimanere fuori dall'alleanza perché non si vuole..alleare o perché, magari, gli altri, messi tutti insieme, non hanno bisogno di spartire il potere e i suoi vantaggi anche con questo. Ognuno poi, si sa, ha un suo "altroeuropeismo", come operazione di marketing elettorale (privo di qualsiasi effetto concreto) e lo sfrutta come se fosse il brevetto su un prodotto offerto sul mercato elettorale.

2. Quindi non è rilevante se si voterà con un tipo di legge elettorale o l'altra: ci sarà sempre, preventivamente o, più probabilmente, dopo le elezioni, una Große Koalition.
E questa esisterebbe, per una necessità di autoconservazione più o meno già implicita e consapevole, anche se non venisse dichiarata prima delle elezioni.
Chi oggi non ha già fatto autocritica sull'adesione all'euro e sulle politiche del piano inclinato verso la distruzione che esso comporta, sa di poter vincere la gramsciana "conta" (qui, p.3.1.), cioè le elezioni idrauliche orwellianamente mediatizzate, ma non di poter vincere il "dopo elezioni". 

3. E, quindi, con ogni probabilità, come ogni volta che si deve distruggere in nome dell'€uropa la sovranità e il benessere del popolo italiano, si farà un governo tecnico, infarcito di appelli allo straniero e di "esaltatori acritici degli scambi internazionali" nonché condito di "unità nazional€" e di "r€sponsabilità".

4. Dunque è irrilevante che si faccia passare come svolta "sociale" o addirittura keynesiana la futura concessione di redditi di inclusione o di varie forme di redditi di cittadinanza
Questa misura è comunque obbligata, nell'ottica della stessa necessità di autoconservazione, dalle ulteriori politiche economiche fiscali imposte comunque dall'europeismo, tra solenni investiture di governo tecnico e magari qualche altro nuovo piantarello.
E' irrilevante che ci si opponga o meno a ulteriori privatizzazioni quando sono la logica delle risorse scarse e del debito pubblico come causa della crisi economica italiana a dominare.

5. Ed è persino irrilevante che la "beffa" di un governo tecnico - che si succeda alle elezioni "politiche", dopo un'intera legislatura (o quasi: la differenza è anch'essa irrilevante) di governi supportati da maggioranze elette con una legge elettorale dichiarata incostituzionale-, possa indicare che nessuno può vincere il dopo-elezioni, perché nessuno può più esercitare la sovranità e perseguire gli interessi generali del popolo italiano, indicati dalle norme fondamentali della Costituzione.
E' irrilevante perché la sovranità non esiste più già oggi, per rinuncia (illegittima) già preventivamente compiuta e il dibattito politico è solo un lunare susseguirsi di alibi preventivi, e di false prospettive di concessioni, per nascondere l'asfalto, con cui ricoprire definitivamente il benessere e la democrazia, che continuano a impastare senza alcuna remora o ripensamento.

22 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lei non legge questo blog e interviene ignorando, e obiettivamente negando, ciò che qui viene esposto.
      Il suo commento si riduce a due affermazioni:
      a) "facciamocome";
      b) spesapubblicadebitopubblicoStatoburocraziafannullonibrutto.
      Le rispondo solo per farle comprendere perché, essendo oltretutto il commento del tutto OT, questo verrà cancellato.

      Questa non è una tribuna libera per esprimere pensieri in libertà svincolati da ogni seria analisi istituzionale ed economica.

      Elimina
  2. Io, se fossi il presidente del consiglio di un governo tecnico sostenuto da una maggioranza il cui partito di maggioranza relativa è il pd di Renzi, non dormirei sonni tranquilli neanche un po.
    Renzi non può stare lontano dalle luci della ribalta...non ce la fa...e personalmente non lo vedo sostenere esecutivi tecnici se dovesse valutare che il loro operato danneggia le proprie ambizioni personali.

    RispondiElimina
  3. L’insistenza di Renzi per andare ad elezioni anticipate – obiettivo che sembra orami sfumato – nasceva proprio dalla consapevolezza che, in caso contrario, il Governo in carica si dovrà intestare a ottobre l’ennesima manovra lacrime e sangue, con probabile patrimoniale. Ovvio che andare dopo tre mesi (febbraio 2018) ad elezioni comporta per il PD la certezza di una nuova, devastante batosta. Questo la sinistra piddina o non lo capisce (Bersani, Cuperlo, Speranza), o crede comunque che tutto si possa far digerire al popolo bue (D’Alema, Orlando, Emiliano), in nome dell’euro e della cieca fede nei Trattati. Per quanto arrogante e insopportabile, Renzi mi sembra uno che almeno si pone – ovviamente nel suo interesse - il problema di come parlare agli elettori, per questi altri ormai c’è solo il TINA. In ogni caso, anch'io penso che finiremo dopo le elezioni nelle mani di un nuovo governo tecnico, sostenuto da tutti (tranne Lega e 5 stelle), per “fare le riforme” e “tagliare il debito pubblico”. Governo naturalmente portato a Palazzo Chigi a colpi di spread e di "Fate presto" da parte dei giornaloni filogermanici, sempre più entusiasti di poter colpire stipendi, pensioni, case degli italiani. Sembra un incubo, ma purtroppo è la nostra realtà

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    2. Scusa ma la fonte di questo virgolettato? E poi, data la terminologia utilizzata è il caso di dargli risalto?

      Elimina
    3. La fonte era il primo link.

      Il risalto era dato per l'efficacia con cui in geopolitica - lato Eurasia - viene denunciata senza mezzi termini la connessione tra le sinistre "liberal", il neonazifascismo e il terrorismo islamico.

      Elimina
    4. Questo l'avevo capito: intendevo "se" potesse considerarsi una fonte di fatti esposta in modo tale da poter giustificare certi giudizi in modo conseguenziale ed adeguato.
      Ciò presupporrebbe una lunga analisi storica, degli assetti socio-economici e del pensiero politico che, come ben sai tu, - che hai fatto ben altri tentativi di illustrarla (con ben altre terminologie)-, dovrebbe rifuggire da valutazioni perentorie e "ad effetto": ne va della credibilità sul piano delle scienze sociali che qui, tutti insieme, cerchiamo di preservare.

      Per informare alla consapevolezza: cosa che è ben difficile suscitare con la ferocia retorica.

      Elimina
  4. Ogni tanto penso all'immorale imbecillità del gregge di sinistra che bela "la sovranità è rivendicata dalla destra".

    La sovranità logora chi non ce l'ha.

    Ad iniziare dalla sovranità intellettuale.

    RispondiElimina
  5. Ritornando alle norme fondamentali della Costituzione...
    Non guardo la tv da una vita, anche per non rovinarmela ulteriormente, la vita. Quindi sono sono quasi mai aggiornato sulla quota di livore e propaganda che essa diffonde quotidianamente col fine di assoggettare una massa informe priva di risorse culturali e spirito critico. Ho adottato però una tecnica di ricerca inversa: di solito, invece di guardare la tv a casa, parlo con le persone e ascolto i loro pensieri in ogni luogo che mi capita di visitare; dopo ricerco sul web i loro "memi" principali per verificare se c'è stato qualche grande evento massmediatico di propaganda da cui si sono originati.
    Nei giorni passati, infatti, era tutto un ascoltare di persone che parlavano di LEGGI RESPONSABILIZZANTI, oppure se ne andavano orgogliosamente dicendo che LORO, quando erano GGiovani, in quanto dipendenti, NON SI ERANO MAI PERMESSI DI CHIEDERE UN GIORNO DI FERIE, perché loro prendevano il lavoro seriamente, e non come quegli scansafatiche dei GGiovani d'oggi, che fanno tutti finta di lavorare, soprattutto nei posti pubblici...e meno male che il governo è intervenuto...
    Ricerco sul web e scopro poi che c'è stato, a Sanremo, il passaggio di un impiegato modello che ha raccontato la sua storia "virtuosa" di stakanovista che non si concede né ferie né malattie:

    "A Sanremo, ospite d’onore del più spettacolare evento del servizio pubblico, si è scelto di invitare «L’impiegato modello» che in 40 anni non ha mai fatto un giorno di malattia. A quale scopo? Fare sentire in colpa chi sta facendo la chemio? «L’impiegato modello» orgoglioso dei suoi 239 giorni di ferie non godute. Invitarlo perché? Per fare propaganda anticostituzionale?
    Che se per caso avessimo ricordato ai lavoratori, dalla prima serata di Raiuno, che la Costituzione non solo stabilisce il diritto alle ferie del lavoratore ma anche che il lavoratore non può rinunciarvi (forte, eh? Dice proprio così: «Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi». Ferie, e pure retribuite! Che buontemponi questi padri costituzionali!)… se per caso lo avessimo fatto ve la immaginate la delusione dei precari sfruttati che quel diritto se lo vedono negato a ogni rinnovo di contratto, nei due mesi di buco, mesi di disoccupazione spacciati per vacanze? Devono aver pensato: «No, meglio l’impiegato modello che lavora gratis, vedrai che abboccano, che tanto questi credono a tutto quello che dice la televisione»."
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/09/sanremo-2017-dite-a-limpiegato-modello-che-le-ferie-sono-un-diritto/3379082/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. questa propaganda dello stakanovismo torna utile agli imprenditori che in nome della "salvezza del posto di lavoro"non fanno fare le ferie ai propri dipendenti:non è sentito dire ma bensì una nota autobiografica(faccio il dipendente... )

      Elimina
    2. Ne succedono di tutti i colori caro gilberto; io sono stato "assunto" per due anni e mezzo con un "contratto" a prestazione occasionale e se stavo a casa per malattia semplicemente non venivo pagato, così come se decidevo di prendermi qualche giorno di "ferie".
      Qui di seguito ho trovato un esempio eclatante di umiliazione padronale.
      -----------
      Novara, mette alla gogna i più assenti. La replica: curarsi è ancora un diritto
      L’iniziativa del re dei rubinetti scatena le polemiche in fabbrica. I lavoratori: eravamo malati, non siamo ”furbetti del cartellino”

      http://www.lastampa.it/2016/01/31/edizioni/novara/novara-mette-alla-gogna-i-pi-assenti-la-replica-curarsi-ancora-un-diritto-PGt2WnZouTh1yLhPpYCwCL/pagina.html

      I lavoratori “premiati” per l’assenteismo: “E’ stato vergognoso umiliarci così”
      La replica dei dipendenti della Nobili di Suno (Novara)
      “Mi hanno operata alla schiena, ci hanno tolto anche questo diritto?”
      «Quando verso le 10 ho visto che stavano montando una sorta di podio coi pallet e sentito che avrebbero dato dei premi “ironici” ai dipendenti con più assenze mi sono messa a piangere: ero stata operata, ho pensato che poteva capitare a me. Le mie colleghe mi hanno rassicurato e mi hanno detto che non era vero niente, che ci sarebbe stato il classico discorso di auguri prima di Natale, e mi sono un po’ tranquillizzata. E invece ho sentito il mio nome».
      A parlare è una delle lavoratrici «premiate» alla rubinetteria Nobili di Suno con la «coppa dell’assenteista». Non ha voluto ritirarla e ha reagito subito: «Ho detto al titolare che era inammissibile che ci trattasse in questo modo, che nessuno si poteva permettere di umiliarci in questa maniera: mi sono alzata dalla sedia, ho fatto un passo e mi sono messa a gridare. Il pianto di prima mi aveva liberato, adesso potevo dire tutto quello che mi sentivo in dovere di rispondere davanti a un gesto così provocatorio. Non so quante volte ho detto che era una vergogna, perché le mie assenze non sono per vacanze ma causate da una patologia certificata».
      Sei ernie con invalidità
      Un altro dei «candidati al podio» risponde mostrando i certificati medici: «Ho un’invalidità riconosciuta al 50 per cento e mi sono state accertate ben sei ernie. I dolori alla schiena sono diventati fortissimi, e li ho curati anche con analgesici e cortisonici. A tutto questo si devono aggiungere problemi familiari sempre per motivi di salute. Non basta tutto questo a giustificare assenze per malattia?»
      Al sindacato il lavoratore dice che nel momento in cui è stato chiamato in pubblico era talmente arrabbiato da non riuscire quasi a parlare, poi è esploso, ha gridato «Vergogna!» e se ne è andato verso gli uffici, a chiedere spiegazioni.
      http://www.lastampa.it/2016/01/31/edizioni/novara/i-lavoratori-premiati-per-lassenteismo-e-stato-vergognoso-umiliarci-cos-h56ioCHzenoPMP9ZIeoPnN/pagina.html

      Elimina
    3. Interessante anche questo articolo che riprende la vicenda sopra citata ed aggiunge qualche dato statistico:
      "Non esistono molti studi comparati sulle assenze per malattie in Europa, ma nel 2009 in un’indagine pan-europea Health & Benefit 2008 di Mercer ha intervistato 800 aziende in 24 paesi europei. La relazione mostrava un tasso di assenze in linea con Germania e più basso di quello francese e belga e minore della media dei Paesi oggetto dell’indagine. E ancora, una comparazione internazionale delle assenze per malattia condotta nel 2004 ("Work absence in Europe" di Bonato-Lusinyan), rileva un tasso di assenze dei lavoratori italiani minore dei colleghi tedeschi, olandesi, norvegesi, inglesi. Una conferma arriva anche dall’Osservatorio europeo della vita lavorativa, che nel 2010 affermava che per l’Italia “l'assenteismo non sembra essere un problema all'ordine del giorno delle parti sociali a causa di tassi relativamente bassi”. E le indagini sul lavoro di Confindustria mostrano che il tasso di assenze per malattia è rimasto invariato tra il 2010 ed il 2014.

      Pare sufficiente per affermare che il problema, come avanzato dalla classe imprenditoriale, esprime la volontà padronale di restringere i diritti dei lavoratori ed avere maggiori libertà nell’esercizio del comando sul lavoro. Un comando che su questo tema si estende fin dentro la vita privata dei lavoratori, sempre più spiati anche attraverso agenzie di spionaggio che crescono numerose per offrire i propri servizi alle aziende che vogliono controllare i lavoratori praticamente fin dentro le loro case. E poi umiliati, come nel caso dei premi alla Nobili di Suno, ed esposti al confronto tra buoni e cattivi: questi ultimi, quelli che si assentano e non sacrificano la propria salute; quegli altri quelli che si mostrano sempre ligi al proprio dovere di produttori di profitti aziendali. In un gioco di disgregazione della classe lavoratrice, non nuovo, certo; ma che oggi si avvale anche della debolezza delle organizzazioni dei lavoratori e di una legislazione, come il Jobs act, che tra l’altro frantuma sempre più quel che rimane dell’unità di classe."
      http://www.clashcityworkers.org/documenti/articoli/2226-assenteismo-novara-marchionne.html

      Elimina
  6. Nella propaganda €urotelevisiva i diritti costituzionali sacrosanti di tutti i lavoratori, sia pubblici che privati, come le ferie e l'assenza per malattia, si sono trasfigurati in privilegi, sotterfugi, scappatoie alla VITù SUPERUMANA e alla RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE; e, d'ora in avanti, sarà visto come moralmente superiore l'andarsene in giro a vantarsi DI ESSER DEGLI SCHIAVI, di lavorar come dei muli senza PRETENDERE nulla in cambio, nemmeno qualche giorno di sacrosanto riposo pagato. Nelle nostre città "meticce" poi, ad alimentare il senso di colpa dei lavoratori "viziati" e "privilegiati", abbiamo sempre i cari "virtuosi" immigrati che, a differenza degli autoctoni bamboccioni, NON SI LAMENTANO anche se li fai lavorare 14 ore al giorno per 365 giorni all'anno!

    Come scritto nell'articolo sopra citato, il diritto ad un periodo annuale di ferie retribuite costituisce un principio costituzionale, sancito dall’art. 36, comma terzo, Cost. Ita., che ne prescrive l’irrinunciabilità: “Il lavoratore ha diritto … a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”.
    Riposarsi e godersi un po la vita sono diritti irrinunciabili di noi tutti. Siamo uomini, non siamo delle macchine.

    L'art 38 afferma poi che "I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria." A sto mondo ci sarà sicuramente qualche SUPERUOMO con una salute di ferro che non si è mai preso un raffreddore in vita sua e non ha perciò mai fatto un giorno di malattia, ma fare assurgere codesti personaggi a MODELLI DI VITA VIRTUOSA è completamente folle e insultante nei confronti di tutti coloro che devono affrontare cure, con conseguente periodo di riposo, dovute a malattie invalidanti, talvolta anche molto gravi.
    Ma la cosa che mi rende stupefatto è l'accettazione supina di tale €uropropaganda. QUI SIAMO ALLA PIÙ BECERA PROPAGANDA ANTIUMANA E SCHIAVISTA e ben pochi sembra che lo notino.

    RispondiElimina
  7. Nessuno ci salverà.
    Nessuna nostra forza politica rilevante (singola o coalizzata) ha preso una netta posizione contro l'€uro, penso per calcoli elettorali legati a sondaggi su intenzioni di voto (veritieri, poi?).
    Si aspetta pavidamente, da una parte, che il sentimento antieuro salga da solo, man mano che la situazione andrà peggiorando, dall'altra si cerca di domarlo con tesi risibili, sorretti dal valium dei mezzi d'informazione, dei social e dell'intrattenimento. Quanti politici accolgono le indicazioni, gli sforzi di questo blog e di altri simili?
    Penso all'impietoso paragone con la Francia: lì almeno, nel bene e nel male, la Le Pen ha preso una posizione netta, da noi è tutto un grigiume, un indistinto chiacchierio, una melassa di cazzate irrilevanti.
    Si aspetta che la via si tracci da sola, che la mandria si muova più chiaramente, nessun coraggio, nessun rischio di schierarsi chiaramente, il cambio di casacca sempre pronto, la vigliaccheria che ci accompagna da quasi cent'anni.
    Quello che mi spaventa però, è la Grecia: se nemmeno in quella tragedia si riesce a creare un'onda di ribellione, da noi quanti anni dovranno passare? A che livello di danni e di rabbia si dovrà arrivare, prima di avere una reazione utille a sovvertire quello che sta accadendo?
    E allora molto probabilmente, dovrà scorrere il sangue. Questo è quanto ci stanno apparecchiando.

    Alessandro Petrucci

    RispondiElimina
  8. Al posto dell' affermazione "Facciamo come!"sarebbe stato più utile che si fosse diffusa la domanda "Come facciamo!":sarebbe questa domanda l' indizio d 'un avvicinarsi alla consapevolezza della nostra condizione.L'assuefazione all' illegalità costituzionale ,che inizia dalla fine degli anni 70( Sme e defenestrazione di Baffi da BankItalia )è talmente prolungata che lascia,per ora, a chi ha recuperato un po' di consapevolezza un solo modo per poter "testimoniare" ila proprio disagio :quello di scegliere alle elezioni il peggior nemico del peggior nemico di turno della Costituzione.Purtroppo non vedo all' orizzonte una formazione politica che rivendichi come SOLUZIONE del problema che ha la nostra Nazione quanto disposto dalla Costituzione.Ciò per la difficoltà ad organizzare le "non elite"in un partito di massa ,in una società deindustrializzata con la logica dei "vantaggi comparati".Certo che il risultato del referendum corroborato dalla grande affluenza ,mi fa sperare in una diffusa rinascita della sensibiltà verso la politica e una nuova legge elettorale,anche se limitatamente proporzionale ,potrebbe dare spazio a formazioni che rivendichino gli strumenti (moneta nazionale e banca centrale alle dipendenze del Tesoro)per realizzare le politiche di piena occupazione che sono la sostanza del diritto al Lavoro che a sua volta è la sostanza dell 'uguaglianza sostanziale di tutti i cittadini.Non posso fare a meno di commuovermi (mi starò invecchiando)ricordandomi del discorso sull' argomento di Lelio Basso alla costituente fatto il 6 marzo del 1947" Noi pensiamo che la democrazia si difende, che la libertà si difende non diminuendo i
    poteri dello Stato, non cercando di impedire o di ostacolare l'attività dei poteri dello Stato, ma al
    contrario, facendo partecipare tutti i cittadini alla vita dello Stato, inserendo tutti i cittadini
    nella vita dello Stato; tutti, fino all'ultimo pastore dell'Abruzzo, fino all'ultimo minatore della
    Sardegna, fino all'ultimo contadino della Sicilia, fino all'ultimo montanaro delle Alpi, tutti, fino
    all'ultima donna di casa nei dispersi casolari della Calabria, della Basilicata. Solo se noi
    otterremo che tutti effettivamente siano messi in grado di partecipare alla gestione economica e
    politica della vita collettiva, noi realizzeremo veramente una democrazia"

    RispondiElimina
  9. "Lo Stato borghese è lo Stato liberale per eccellenza. OGNUNO PUÒ IN ESSO ESPRIMERE LIBERAMENTE IL SUO PENSIERO ATTRAVERSO IL VOTO. Ecco alla lunga a che si riduce la legalità formale nello Stato borghese: all'esercizio del voto. La conquista del suffragio alle masse popolari è apparsa agli occhi degl'ingenui ideologi della democrazia liberale la conquista decisiva per il progresso sociale dell'umanità. Non s'era mai tenuto conto che la legalità aveva due facce: L'UNA INTERNA, LA SOSTANZIALE; l'altra esterna, la formale.

    Scambiando queste due facce, gli ideologi della democrazia liberale hanno ingannato per un certo periodo di anni le grandi masse popolari, FACENDO CREDERE AD ESSE CHE IL SUFFRAGIO LE AVREBBE PORTATE ALLA LIBERAZIONE DA TUTTE LE CATENE CHE LE LEGAVANO. In questa illusione disgraziatamente non sono caduti soltanti i miopi assertori della democrazia liberale. Molta gente che si reputava e si reputa marxista ha creduto che l'emancipazione della classe proletaria si dovesse compiere attraverso l'esercizio sovrano della conquista del suffragio.

    Qualche imprudente si è persino servito del nome di Engels per giustificare questa sua credenza. Ma la realtà ha distrutto tutte queste illusioni. La realtà ha mostrato nel modo più evidente che LA LEGALITÀ È UNA SOLA ED ESISTE FIN DOVE ESSA SI CONCILIA CON GL'INTERESSI DELLA CLASSE DOMINANTE, VALE A DIRE, NELLA SOCIETÀ CAPITALISTICA, CON GL'INTERESSI DELLA CLASSE PADRONALE...”.

    Fintanto che questa messinscena del voto non farà danni - come più volte abbiamo argomentato sul blog - €SSI lasceranno che l’illusione si perpetui. Però ci avvertiva che anche questa mera facciata di democrazia potrebbe essere eliminata:

    “… La classe operaia giovandosi del suo diritto di voto aveva conquistato per sé un grande numero di comuni e province. Le sue organizzazioni avevano raggiunto un potente sviluppo numerico ed erano riuscite ad imporre patti vantaggiosi per gli operai. Ma il giorno in cui il suffragio e il diritto di organizzazione sono divenuti mezzi di offesa contro la classe padronale, QUESTA HA RINUNZIATO AD OGNI LEGALITÀ FORMALE ED OBBEDITO SOLO ALLA SUA VERA LEGGE, ALLA LEGGE DEL SUO INTERESSE E DELLA SUA CONSERVAZIONE. I comuni sono stati strappati ad uno ad uno con la violenza alla classe operaia; le organizzazioni sono state sciolte con l'uso della forza armata; la classe operaia e contadina è stata scacciata dalle sue posizioni, dalle quali minacciava troppo l'esistenza della proprietà privata. E' SORTO COSÌ IL FASCISMO, IL QUALE SI È AFFERMATO ED IMPOSTO, FACENDO DELLA ILLEGALITÀ LA SOLA COSA LEGALE...” [A. GRAMSCI, Legalità, su L'Ordine Nuovo, 28 agosto 1921]. (segue)

    RispondiElimina
  10. Di “legalità interna e sostanziale” parlava Gramsci nel 1921. La stessa (la “sovranità”) per la quale si è battuto anche Lelio Basso:

    “… sia ben chiaro che non ci limitiamo a considerare la democrazia solo sul piano formale, ma la intendiamo anche e soprattutto nel senso sostanziale per cui LA DEMOCRAZIA PER NOI NON CONSISTE IN UNA LEGGE CHE IMPONE DI CONVOCARE OGNI QUATTRO O CINQUE ANNI LE ELEZIONI. Una democrazia in senso sostanziale è soltanto quella nella quale il popolo partecipa veramente e direttamente alla gestione della cosa pubblica: e ciò richiede in primo luogo la RISOLUZIONE DEI PIÙ GRAVI PROBLEMI SOCIALI, PERCHÉ CHI HA FAME, CHI NON È IN GRADO DI PROVVEDERE AL PROPRIO SOSTENTAMENTO, CHI DEVE COMBATTERE CONTRO LO SPETTRO DELLA MISERIA O DELLA DISOCCUPAZIONE non è evidentemente in grado di partecipare veramente alla gestione della cosa pubblica…

    Non c’è quindi democrazia fine a che questi problemi non sono risolti... NON BASTA ANDARE ALLE URNE OGNI QUATTRO O CINQUE ANNI, bisogna che tutta la vita collettiva…sia veramente democratica. Ogni lavoratore deve sapere, in altre parole, che i suoi problemi li decide da solo, che dipende veramente da lui, dalla sua decisione, dai suoi voti la risoluzione dei problemi di ogni giorno. Solo se faremo progredire veramente la classe lavoratrice in questo senso riusciremo a realizzare una democrazia vera nel nostro paese, LA QUALE APPUNTO PER ESSERE DEMOCRAZIA VERA, NON PUÒ ESSERE DISGIUNTA DAL SOCIALISMO…

    Noi non ci accontentiamo che un articolo di legge dica che i cittadini debbono votare …perché la società borghese concede quello che non può non concedere, il suffragio universale, tiene però le armi per fare in modo che questo suffragio universale torni a suo vantaggio. NON UNA DEMOCRAZIA FORMALE CHE SI LIMITI A CONCEDERE IL VOTO E POI DIA AD UNA RISTRETTA OLIGARCHIA DI PLUTOCRATI E DI BANCHIERI CAPITALISTI IL DOMINIO DELLE FORZE DI PRODUZIONE E L’EFFETTIVO POTERE POLITICO, noi vogliamo. Non è questa la democrazia che ci interessa…” [Il discorso del compagno Basso, su L’Idea, 8 marzo 1947, n. 10, 1].

    Io non ho niente da aggiungere

    RispondiElimina
  11. con il mio ragazzo riflettevamo su due punti, il primo è che il destino dell euro è ora in mano alle classi operaie francesi, le quali se si esprimessero secondo la linea emersa prima nel referendum inglese e confermata dopo alle recenti elezioni americane, premierebbero al ballotaggio la Le Pen, ponendo una seria ipoteca sulla fine dell euro. Il secondo punto consiste in un certo scetticismo che la dissoluzione dell euro avvenga realmente per via democratica: sarebbe troppo facile uscire dallo "stato di eccezione permanente" , dalla dittatura dei mercati "semplicemente" recandosi alle urne in Paesi ormai ex democratici e assoggettati ad un potere esterno. Buona domenica.

    RispondiElimina
  12. IN VINO VERITAS

    " .. Non è rilevante che i partiti europeisti siano 5, 6, 7 o 8 (magari, differenziando l'offerta mediante scissioni, riescono ad allargare il "bacino di utenza"). 
    Tanto si alleeranno comunque tra di loro ..."

    Quelli che doveva succedere è già accaduto (la tragedia greca, il "salvataggio" dei crediti francesi e tedeschi, la doppia(cea) velocità, il T2, la Brexit e quant'altro ancora ..) e anche Jean-Claude si prepara a ritornare al astello.

    Quello che rimane da fare è coordinare e gestire le macerie rimaste prima che anche quelle siano svendute al rottamaio di turno e ancora una volta: ci sono le risorse e capacità per farlo? .

    http://www.repubblica.it/esteri/2017/02/20/news/ue_rivoluzione_a_bruxelles_il_presidente_juncker_pronto_a_dimettersi-158727432/

     

    RispondiElimina
  13. Condivido totalmente la realistica visione espressa dal Presidente sull’ inevitabile fatalità di scelte che derivano dall’aver sposato il verbo €urista. E’ più evidente ormai che niente e nessuno potrà fermare il franoso cammino verso i funesti esiti di una maggiore integrazione dell’ €urozona. Una frana che assume sempre più dimensioni cataclismiche e che la maggior parte si sforza di ignorare quando non si perita , addirittura , di descriverla come un luminoso progresso. Mai come ora sembra appropriato il motto “Dio fa impazzire chi vuole perdere” .

    RispondiElimina