giovedì 7 novembre 2019

BILANCIO UE: L'ITALIA S'E' PESTA (E DERISA)

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1. Insomma, l'Italia darà all'Ue 15,27 miliardi annuali nel periodo di bilancio (quadro finanziario pluriennale - QFP), quindi 2,52 miliardi all'anno in più rispetto al settennato precedente, ma..."beneficierà" per via "della appartenenza al mercato unico" di ("ben) 81,63 miliardi...all'anno (si precisa: pari al 4,33% del Rnl). 
Ma questo beneficio (enooorme) ACCOSTATO così, esplicitamente, alla cifra della AUMENTATA contribuzione annua, CERTA, al bilancio Ue, mi pare un tantinello fuorviante. 
Potrebbe forse generare l'equivoco che mamma-Ue ci versi  81,63 miliardi all'anno. 

Quando, invece è del tutto evidente che la nostra contribuzione all'Ue è, da decenni, NETTA: cioè, sul piano finanziario è PROGRAMMATA affinché l'Italia versi più di quanto non riceva , al meglio della sua ideale e regolare applicazione. Che, peraltro, include una consistente quota di cofinanziamento dei programmi Ue con ULTERIORI risorse nazionali, autonome dal bilancio Ue, cioè aggiuntivamente tratte dalle tasche dei contribuenti oltre a quelle, appunto, della contribuzione.

2. Forse, era il caso di spiegare come sia stimato questo "beneficio" dell'appartenenza al mercato unico; che cos'è, il volume dell'interscambio aggiuntivo con il resto dell'Ue, naturalmente lordo? Cioè NON considerando se vi sia una situazione di saldo positivo, in tale interscambio, nei confronti il complesso di tali paesi Ue. 
Di certo non è un saldo netto, cioè un accrescimento del PIL italiano in tale misura (4,22 del PIL), poiché il saldo annuale netto italiano delle partite correnti con l'estero (qui, p.2) ammonta (ad agosto) a 2,9 % del PIL, secondo l'ultimo Bollettino ufficiale Bankitalia. 
Ma, piccolo particolare, questo è il saldo attivo verso TUTTO IL RESTO DEL MONDO; e dentro, piccolo particolare, c'è un saldo commerciale verso gli USA pari a circa 26,4 miliardi (v. qui, p.2).

Insomma, a qualcuno è sfuggita una cifra, buttata là; e per non dire che, in termini di finanza pubblica nazionale:
a) la contribuzione annuale aumenta;
b) COMUNQUE, resterà una contribuzione netta, cioè certamente superiore a quello che mai riceveremmo dall'Ue; e ciò, sempre "al meglio" dell'efficienza di un sistema co-finanziato con risorse nazionali autonome (derivanti da ulteriori tasse e tagli alla spesa pubblica, dato il carattere strettamente obbligatorio della realizzazione dei programmi di bilancio Ue).

3. La stessa Corte dei Conti (Relazione annuale 2018, pagg.42-43) precisa come va ragionevolmente calcolato il contributo netto italiano al bilancio Ue, e specifca, quanto al "beneficio addizionale" arrecato dalla spesa europea, che ciò "risente dell'assenza di una definizione stabile" del concetto di "valore aggiunto europeo"; a sua volta cosa diversa dall'ancor più "misterioso" beneficio dell'appartenenza al mercato unico, sulla cui complessiva realtà macroeconomica - quanto a crescita, demografia, distribuzione del reddito, de-industrializzazione -, rinviamo a questo post


Le risorse destinate all’Unione rappresentano un onere, se viste nella prospettiva dei bilanci nazionali. Ancorché il mero conteggio aritmetico del dare e dell'avere non esaurisca la valutazione dei benefici del progetto europeo sul piano economico complessivo, fintantoché il meccanismo di finanziamento del bilancio europeo rimarrà ancorato a fonti di derivazione diretta dai bilanci nazionali, è inevitabile che il risultato della partecipazione di ciascun Paese venga calcolato in termini di differenza tra versamenti e accrediti, così da contrapporre i Paesi “beneficiari netti” ai Paesi “contributori netti” (questi ultimi sovente alla ricerca di un ideale "giusto ritorno", che è all’origine dei numerosi abbattimenti e correzioni sulle entrate)34. L’orientamento della riforma in corso verso risorse che prefigurino una fiscalità realmente europea potrebbe contribuire in futuro ad attenuare tale percezione e le tensioni che ne derivano.
D’altra parte, la quantificazione del beneficio addizionale arrecato dalla spesa europea risente dell’assenza di una definizione stabile del concetto di “valore aggiunto europeo”. Nel Paper sul “Futuro delle finanze dell’Unione europea”, pubblicato a febbraio 2018, la Corte dei conti europea ha invitato la Commissione a darne una solida definizione, che possa servire di base per individuare i casi in cui è opportuno intervenire con gli strumenti finanziari messi a disposizione dall’Europa35 .
Per l'Italia, la seguente tabella mostra che la differenza tra i versamenti e gli accrediti determina ogni anno un “saldo netto negativo”. Esso ammonta nell’esercizio 2017 a quasi 4,4 miliardi, valore sostanzialmente stabile rispetto a quello registrato nel 2016. Il saldo netto negativo era più elevato negli anni meno recenti, con una punta di –6,6 miliardi nel 2011.

Il valore cumulato dei saldi netti per l’Italia, nel settennio 2011-2017, è negativo per 36,1 miliardi. In tale periodo, l’Italia ha perciò contribuito alle finanze dell’Europa con un saldo medio di 5,1 miliardi l’anno.

Riportiamo anche la nota 34 perchè interessante circa le modalità di calcolo dei saldi effettivi:

34 Nel proprio Rapporto finanziario annuale, più volte citato, la Commissione calcola anche altri saldi: fra questi, in particolare, il saldo operativo di bilancio, che differisce dalla somma algebrica fra versamenti e accrediti, presa in considerazione nel testo, in quanto esclude dal conteggio le risorse proprie tradizionali (che non passano per i bilanci nazionali, essendo riscosse dagli Stati membri per conto dell’Unione) e “aggiusta” le singole contribuzioni nazionali tenendo conto delle spese di amministrazione (che vanno “spalmate” tra i vari Paesi proporzionalmente alla loro quota relativa) in modo tale che la loro somma e quella degli accrediti totali ai bilanci nazionali sia pari a zero. Tale calcolo costituisce la base per determinare gli “squilibri di bilancio”, che sono utilizzati per il calcolo delle varie correzioni conseguite nel tempo da alcuni Paesi (in particolare, il Regno Unito). Tuttavia, per le finalità della presente Relazione si è preferito utilizzare la nozione di contributo netto determinata come differenza tra versamenti totali e accrediti totali, perché, oltre ad essere di più immediata lettura, essa dà conto in modo più aderente alla realtà della “sostanza” dei vantaggi e dei sacrifici finanziari dell’appartenenza all’Europa (questi ultimi comprendono infatti anche la rinuncia alle risorse raccolte per conto dell’Unione, ancorché esse non transitino per i bilanci nazionali)

4 commenti:

  1. Meraviglioso: l'eurozona, definita il «buco nero della crescita mondiale», farebbe miracolosamente guadagnare fantastiliardi.

    E le cose, allargate alla UE, notoriamente vanno alla grande.


    Capiamo tutti che chiedere all'oste se è buono il vino è fare una domanda inutile.

    Ma qui siamo di fronte alla definizione ontologica dell'osceno.

    Ti deindustrializzano, ti mandano in povertà, ti sottraggono sovranità popolare, ti «distruggono la domanda interna», ti rendono la vita un inferno... ti fanno pagare per farti partecipare al tuo macello (chiamato eufemisticamente «mercato unico») e... e poi ti dicono che hai fatto un affare incredibile.

    Mi chiedo cosa debba ancora succedere per vedere un minimo di risposta dignitosa da parte degli italiani.

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    1. Ma dici che se lo chiedono pure abbastanza italiani e abbastanza seriamente?
      A me pare che ci siano molti "strateghi" (elettorali) in giro.
      Ma ben pochi che i fanno le domande giuste...

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    2. Gli italiani sono la dimostrazione vivente di come si possa togliere tutto a un popolo- lentamente e con giudizio- senza che questo riesca mai a ribellarsi coscientemente come soggetto "altro" rispetto ad essi.

      Troppi servi, troppi gatekeeper, troppa solitudine e alienazione.

      Tanto il mondo di ieri tra vent'anni lo ricorderanno in pochi, e tra cinquanta non esisterà più. Ai miei coetanei va benissimo essere i camerieri della razza padrona, o i loro lacché in giro per il mondo.

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  2. Presidente ha ragione.
    È una cosa umiliante.
    Ho avuto modo di dialogare -ascoltare due senatori di alcuni anni fa, ma non secoli fa.
    Sai quelle conversazioni mentre fumi una sigaretta fuori da un teatro?
    Ebbene ho il sospetto o meglio la quasi certezza che questi due senatori, area udc democristiana e forza Italia, non ci abbiano capito nulla.
    Non poco.
    Nulla.
    Non comprendono minimamente come funzioni la moneta unica e il metodo euro.
    Quasi mi vergognavo di tanta ignoranza e di tanta laqualunque con uno spruzzo di corruzione, evasione e autorazzismo.
    Che tristezza.

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