sabato 13 luglio 2013

LA CRISI POLITICA, LA CORRUZIONE E LE "MISURE INDISPENSABILI": "TUTTO FA BRODO'" E IL PUD€ VA...

Sofia mi ha "sbroccato". Mi ha detto: "lo so che sono cose già dette e ripetute, ma nun je la faccio più e lo devo dire lo stesso".
E così la accontento ben volentieri, tanto più che ci segnala come per il PUD€, qualunque sia il frangente politico che "incidentalmente" si viene a creare, "tutto fa brodo": solo che la gallina in pentola siamo noi...

Dai giornali sembra emergere una costante e reiterata confusione, in questi giorni ulteriormente alimentata dalla bufera che si è abbattuta sul PDL con la fissazione dell’udienza del 30 luglio nel processo Berlusconi ma che, di fronte all’indubbia "abilità" del PUD€, si risolve in un espediente per distogliere l’attenzione dalle questioni concrete: il permanere del Paese in una situazione di di recessione e degli strumenti per salvarlo dalla morsa dell'euro.
In fondo, ogni tempesta politica è solo un altro modo per dare la colpa a qualcuno o qualcosa, di un malessere che ha le sue radici altrove.
E allora come non approfittare degli effetti di un “normale” iter giudiziario, che vede la fissazione di una udienza prima della prescrizione del reato, per rappresentare sul palcoscenico la sceneggiata della giustizia che non funziona, della magistratura corrotta?
Una sceneggiatura esattamente simmetrica e contraria a quella che voleva i politici "corrotti" quando hanno approvato leggi ad personam, tra cui...l'abbreviazione della prescrizione. Insomma l’origine di tutti i nostri mali è la CORRUZIONE in tutte le sue forme, quella che si accanisce nei confronti del politico potente(sì lo so, a rigore logico non c'entra, ma alla fine tutti i salmi finiscono in gloria), quella che non risolve il conflitto di interesse (qua potrebbe esserci entrata un pò di più...), quella che determina l’aumento della spesa pubblica e così via...
Il tutto alimentato da informazioni mediatiche battenti e dati statistici (le classifiche Transparency International ci vedono al 72 posto nel 2012, il rapporto OCSE, l’allarme della Corte dei Conti secondo cui la corruzione impedisce l’entrata di investitori stranieri) che non a caso fanno aumentare la percezione del problema, che esso sia concreto (almeno nei numeri che vengono pubblicati) oppure no.
E al di fuori dei battibecchi tra comari, e dichiarazioni di guerra a difesa di poveri perseguitati politici, di quale guerra si fa patrocinatore il PUD€ ogni giorno oltre alla indispensabile, improrogabile, essenziale "lotta alla corruzione" (i cui effetti benefici non è che proprio si stiano manifestando)?
La solita: i tagli alla spesa pubblica..."perché così si diminuisce il debito pubblico, si aumenta il PIL e si riesce a rilanciare l’economia e la crescita!".
Niente di più insensato, e a dircelo è stato proprio il declassamento di Standard & Poor's.
Letta lo prende quasi come un fatto personale, e insieme al Ministero del Tesoro sostiene che la scelta di S&P di abbassare il rating della Repubblica Italiana è una scelta "superata dai fatti" (intendendo cioè le manovre da ultimo fatte dal Governo). Ed invece S&P dei fatti di cui parlano Letta/Saccomanni hanno tenuto conto e come. Sono proprio quei fatti che hanno fatto ritenere a S&P che l'economia italiana si contrarrà quest'anno dell'1,9%, che il debito sarà al 129% alla fine del 2013 e che il "downgrade" dell'Italia è legato all'"ulteriore peggioramento delle prospettive economiche", tanto che c'è almeno una chance su tre che il rating possa essere ridotto ancora nel 2013 o nel 2014. "Nel 2013 gli obiettivi di bilancio in Italia sono potenzialmente a rischio per il differente approccio nella coalizione di governo" per coprire un disavanzo "frutto della sospensione dell'Imu e del possibile ritardo del pianificato aumento dell'Iva" (lo afferma Standard & Poor's).
Pare evidente, quindi, contrariamente a quanto sostiene Saccomanni che in pratica S&P ha tenuto conto dei "fatti", ma non ha trascurato (cosa che fa costantemente il PUD€) che quei fatti sarebbero rilevanti solo se ci fossero prospettive di crescita economica ed i flussi di cassa conseguenti consentissero all'Italia di stare in piedi ed invece così non è. O almeno così ritiene Standard & Poors che attraverso un'analisi indiretta della solidità dello Stato, in realtà si preoccupa solo di comprendere se l'Italia è in grado di pagare i suoi debiti.
L’agenzia di rating è perfettamente consapevole che la capacità dell’Italia di far fronte ai propri debiti non è affatto assicurata dalle politiche di austerità imposte nel paese, ma anzi ne è messa a rischio da queste.
Perché in fondo S&P, a differenza del governo italiano, con i numeri ci sa fare e sa che il PIL non è una entità astratta, ma è un dato numerico complesso, un misuratore dell’economia, la cui risultante dipende dal modo in cui si influisce sui fattori che lo compongono. E allora:
1) se si tiene bene a mente la relazione keynesiana secondo cui il PIL è il reddito nazionale percepito dalle famiglie e dalle imprese in un determinato paese ed equivale a Y = C + I + G + (X-M) dove (C) è la spesa per consumi finali, (I) le spese per investimento (G) le spese del governo e (X-M) le esportazioni nette (esportazioni totali meno importazioni totali);
2) se si considera che tutte le componenti del PIL sono spese che, laddove non effettuate non potranno che determinare una contrazione del PIL (diminuiscono i redditi, diminuisce la produzione delle imprese che vedono aumentare le scorte, diminuisce l’occupazione);
3) se si considera, infine, che certamente non è possibile incidere sul settore famiglie (fortemente indebitate, tassate, prese dall’incertezza e quindi con tendenza al risparmio "difensivo-assicurativo" per bisogni che temono di non poter più fronteggiare col reddito), né su quello delle imprese (l’incertezza dei mercati e il calo dei consumi non fa propendere per nuovi investimenti) e neppure si può sperare nella domanda estera (ammesso che il livello dell'euro lo consentisse, gli Stati Uniti sono in lenta ripresa, molti paesi emergenti stanno rallentando la loro crescita, e la maggior parte dei paesi dell’Eurozona sono in piena recessione o stagnazione). Parrebbe evidente che occorrerebbe puntare (bestemmia!) sulla spesa del Governo, non certo tagliandola come si sta invece facendo.
Insomma l’agenzia di rating è perfettamente consapevole che i tagli alla spesa pubblica produrranno una contrazione del PIL e non certo un aumento come sostengono i nostri politici: anche se si accompagnassero a, molto ipotetici, sgravi fiscali. E se pure fosse percorribile anche questa strada (quella, cioè, dei tagli alla spesa pubblica, che determinerebbe maggiore efficienza, appunto diminuzione delle tasse, sperato aumento dei redditi), resta il fatto che coi numeri il nostro Governo non ci sa proprio fare e nell’ostinato atteggiamento di continuare ad ignorare il moltiplicatore fiscale (che misura l’intensità con cui il reddito o prodotto interno lordo di un paese reagisce alla politica fiscale), sul conto si ritrova sempre il segno meno.
Quindi, tanto per tornare ad un discorso molte volte già fatto, la crescita del PIL è un fatto economico più che politico; ma certamente è "politica" la linea di austerità dell’eurozona, che impedisce di effettuare la spesa pubblica anticiclica (compresi i famosi investimenti "infrastrutturali", in una misura che non sia la ridicola spesa "restituita" dal bilancio UE...in acrobatico e misero "cofinanziamento"), aumenta le tasse ed impone il pareggio di bilancio. Che tutto ciò, di certo, non porti alla crescita del PIL, ma alla recessione, è qualcosa che, ormai, sfugge soltanto ai media e ai politici italiani.
Le politiche fiscali restrittive, deprimendo l’attività economica e generando disoccupazione, abbattono ancor più le entrate fiscali (legate al minore reddito prodotto). L’austerity aggrava cioè la situazione, anziché risolverla. Un effetto perverso che sarebbe facilmente risolvibile sulla base della teoria keynesiana. Se il moltiplicatore è maggiore di 1 (come sostengono i keynesiani), per risolvere il problema del debito bisognerebbe fare esattamente il contrario delle politiche di austerità: bisognerebbe cioè ridurre le tasse e aumentare la spesa pubblica,perché la crescita multipla del reddito che ne deriverebbe genererebbe poi il gettito fiscale aggiuntivo necessario a risanare le finanze pubbliche.
Ma siccome ci devono convincere a tutti i costi che il debito pubblico è brutto e cattivo, le informazioni mediatiche continuano a riflettere questa impostazione, mettendo in evidenza, - senza neanche più curarsi dei risultati ottenuti finora, che danno torto a linee di intervento ormai al limite del ridicolo-, tutto ciò che può avallare questa tesi.

Oppure tentano, come in questi giorni, di distrarci verso qualcos’altro: non vedete come addirittura l'albero storto dell'austerità sia sempre più proposto come una via di salvezza, resa semmai impraticabile da una crisi politico-mediatico-giudiziaria, di cui si arrivaerà a sperare che, una volta superatala, non ci sarebbe più nessuno ostacolo alle "indispensabili riforme"?
Addirittura, tirando un sospiro di sollievo, i cittadini bombardati dai media, potrebbero salutare con favore QUALSIASI COSA VERRA' ADOTTATA una volta che i media potranno annunciare la fine della "grave instabilità politica" che ci impedisce di fare" per RISANARE...ANCORA!?
Ed invece, quello che le agenzie di rating hanno ben chiaro è che l’Italia non ha esattamente un problema di debito, ma ha un problema di "debito su PIL", in cui quello che non va è...il PIL. Qualunque creditore infatti non si preoccuperebbe di quanto gli deve il debitore se il reddito di questo fosse alto, ma si preoccuperebbe solo se il reddito fosse incapiente rispetto al debito.
Nel caso di uno Stato, il reddito (e quindi il PIL) è proprio quello che permette di misurarne la capacità di ripagare il debito (anche attraverso la la sua capacità di tassare).
La scarsissima espansione del nostro PIL nell’ultimo decennio - tasso di crescita medio negativo- non fa sorgere il dubbio che l’alto rapporto debito PIL (per l'Ocse, che comunque è un altro "genius loci" che nega ostinatamente il moltipicatore, l'Italia avra' nel 2013 un rapporto deficit/pil al 3% che scendera' al 2,3% nel 2014; al contrario il rapporto debito/pil salira' dal 131,7% del 2013 al 134,3% nel 2014) sia dovuto non tanto alla crescita del debito quanto alla scarsissima crescita del PIL che a sua volta diminuisce il gettito fiscale e rende il rapporto tra Pil e debito sempre più insostenibile? No, non lo fa sorgere.
E' sempre più PUD€, proteiforme, nel rigenerarsi in ogni situazione, e onnipossente, nel riproporre la sua ortodossia della autodistruzione

23 commenti:

  1. Nei recenti accadimenti, ci sono elementi di accellerazione che oltrepassano l'accanimento autoconservativo del PUD€ italiano, il cui ruolo è sempre più assimilato al "protettorato" repubblichino di Salò.

    I più significativi:

    i. declassamento S&P del rating Italia e di 9 banche italiane
    ii. il declassamento Fitch del rating della Francia
    iii. inchiesta Bloomberg su Deutsche Bank e ruolo BuBa
    iv. la rivolta del PD e il documento dei 70
    v. le dimissioni di Lorenza Carlassare dal comitato dei saggi di Quagliariello per le "riforme" costituzionali

    Mi sa che si corre, rotolando, verso l'8 di settembre.

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    1. Come ho detto a Barbara "ce manca" sto benedetto 25 luglio (l'evidenza della sconfitta trapelante dai fatti rispetto a un regime che fa saltare il caposaldo di se stesso)...E ce vole pure che abbia a che fare co' la presa di posizione USA (ufficiale)...

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  2. I repubblichini di Maastricht non ammetteranno mai la sconfitta da parte della Storia del "fogno" e temo che non riescano nemmeno a vederla a causa di un impedimento fisico. Non a causa quindi della negazione psicotica della realtà ma per un fenomeno che in neuropsicologia definiremmo neglect.

    Anche adesso nei telegiornali (io seguo quello che ritenevo il meno peggio, il TG de La7) la pagina economica, se non si trattasse delle nostre vite, potrebbe essere considerata il siparietto comico.
    Ieri sera si meravigliavano che, nonostante la contrazione della domanda i prezzi aumentassero.
    Nessuno però ha proferito la bestemmia: stagflazione, che non può che derivare dalle politiche pro-cicliche degli ultimi due governi.
    Ma è possibile mentire fino a questo punto?
    Mi cresce una rabbia...

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    1. Ma se segui nel merito la7 ti si intorcinano le budella e pure i neuroni!
      Se vai il commento di sopra di Poggio, ricostruisce un pre-8 settembre senza che ci sia stato il 25 luglio.
      E invece il 25 luglio ci deve essere (dato che implica la sostanza materiale del pubblico crollo di una facciata e il panico del regime senza più poterlo nascondere)...ma non arriva.
      Ma luglio e agosto sono ancora lunghi (e i tempi non devono coincidere con esattezza ossessiva) :-)

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    2. Il 25 di luglio sarà 5 giorni dopo lla sentenza della Cassazione .
      Indipendente dalla sentenza, saprà il re napoletano a suturare con "5 o 10 punti" lo sgretolamento del governo della pacificazione?

      ps: notizie sul giudizio di costituzionalità del "porcellum"?

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    3. se volete cogliere i segnali dell'8 settembre, Mentana è di sicuro la "spia" che segnalerà il cambiamento del vento.
      la sua carriera è una lunga sequenza di "smarcamenti" "appena prima che il vento cambi" , sempre pronto a salire un minuto prima degli altri sul nuovo "carro del potere ascendente"....(da protagonista mediatico)

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    4. @Poggio: qualcosa del genere potrebbe in effetti essere il 25 luglio. Quanto a Napolitano, credo che più che a pensare a suturare, dovrebbe essere lui stesso a pensare alla sostenibilità della propria prolungata posizione...specie dopo che la "sua" riforma costituzionale vuole toccare, non poco, lo stesso art.138 Cost. (Sul porcellumm ne so quanto te...)
      @Bargazzino: su Mentana hai ragione. Se gli USA prevarranno, diverrà il neo-Nando Meliconi, in prima persona

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    5. @ quarantotto:
      concordo sulle responsabilità del re napoletano perché potrebbe essere costretto ad abdicare (i 5 10 punti di sutura sono ironicamente le "offerte" di filo penta-stellato con la pretesa di "tenere" la piazza di Reggio Emilia dopo la sentenza).
      Gli scenari del 30 di luglio:
      1. condanna:
      1a. ricatto della "grazia" da concedere ai turisti alloggiati in dacia sul mar Nero in cambio della "governabilità con tutto quello che succederebbe in caso di concessione
      1b. rifiuto della "grazia": fuoriuscita parlamentare di almeno una parte dei PDL con evidente delegittimazione della rappresentanza parlamentare già minata in attesa del giudizio della costituzionalità del "porcellum". Se funzionerà la "sutura" con i penta-stelle ci sarà la notte di S Valentino, in caso di fallimento si ritorna al tema dell'ingovernabilità.
      2. assoluzione: non oso pensare a quello che potrebbe accadere, per certo i venditori di forconi faranno affari
      3. "palla in corner": rinvio del giudizio, non so se tecnicamente possibile, prescrizione e vittoria "morale" che apre la "riforma" della giustizia con previo "libero" accesso alla modifica del art. 138 e alla tumulazione della nostra Carta Costituzionale.

      In queste "beghe" condominiali" occorrerà verificare si schiereranno gli "alleati" euristi e quelli, ora sempre più spazientiti, d'oltreoceano.
      Per certo, c'è sempre meno tempo e sempre maggior bisogno di "luce".

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  3. Brava Sofia.
    Certe cose bisogna ripeterle sempre.
    "il PIL non è una entità astratta, ma è un dato numerico complesso, un misuratore dell’economia, la cui risultante dipende dal modo in cui si influisce sui fattori che lo compongono"

    Ormai il Pude sa che la parola "debito" è un po' come il campanello per i cani di Pavlov: fa scattare subito il senso di colpa ed conseguente bisogno di espiazione.
    Invece il debito, se non rapportato al Pil non è un dato sufficiente. Questo concetto fai bene a ribadirlo all'infinito.




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  4. Però mi sembra che S&P suggerisca di affrontare la recessione con...-indovinate un po'...- "riforme nel mercato dei servizi e del lavoro"...
    ...Io sono ignorante, lo ammetto, ma secondo me, sono proprio queste "riforme" CHE IN REALTA' L' ITALIA HA MASSICCIAMENTE FATTO IN QUESTI ULTIMI 20 ANNI (contrariamente a quanto sostengono i media) ad aver affossato i redditi E QUINDI IL PIL.

    Altra nota:
    Ma qualcuno mi spiega come si fa a calcolare la corruzione?
    E addirittura il suo "costo"?

    Comunque; ancora la gente da credito a ste bubbole del debitopubblicobrutto (si noti l' insistenza con cui si parla del valore nominale, un dato DEL TUTTO INSIGNIFICANTE), le "riforme" del lavoro, la coruzzzione, l' evasione , i dipendenti pubblici "troppi" e improduttivi.....

    Ovviamente ce lo siamo detti 1000 volte quale era l' obiettivo:
    -(ulteriore) abbattimento di diritti e quindi redditi (già...proprio far calare il pil, se è vero come vero che il pil, in soldoni, è la somma dei redditi nazionali)
    -svendita a prezzo di realizzo del patrimonio pubblico.

    Ora, a me , che pure, ripeto, sono ignorante, sta cosa era ben chiara fin dai giorni dell' insediamento della junta Monti.
    Oggi ste cose stanno apparendo chiare a sempre piu' persone (nonostante, ripeto, vi sia ancora una sorprendente fiducia nel mainstream).
    Apparirà chiara quando la gente, l' ho già scritto altre volte, realizzerà che la spesapubblicabrutta è soprattutto....l' infermiera (magri moglie di un dottor livore impenditorotto "gianniniano").....le buche nelle strade (la cui manutenzione era affidata magari proprio all' imprenditorotto di cui sopra)...ecc. ecc....

    A quel punto, caro 48, di fronte alla violenza e alla evidenza della REALTA' che faranno questi?

    Non ci sono alternative all' instaurazione di un regime autoritario e APERTAMENTE autoritario.

    (come sai io frequento i bassifondi della blogosfera...diciamo che faccio da "sonda". Noto che con sempre maggior insistenza, in molti commenti si faccia passare il concetto:
    --
    bisogna tagliare la spesa pubblica, ma siccome troppi italiani non vogliono e siccome gli italiani (altri da me)sono dei ladri/cialtroni che "sguazzano" nella spesa pubblica, occorre che qualcuno (diciamo un simil-Pinochet) abbia "il coraggio" di fare "la cosa giusta"

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    1. Di fondo la cultura delle agenzie di rating (ma che voi fa'? Sofia ha preso una strada tutta sua :-)), è monetarista-von Hayek; e quindi hanno dei mantra rituali ogni qualvolta constatano la mancata crescita; invariabilmente, per loro, è colpa del mercato del lavoro e dell'esistenza del welfare; anche se i dati, che onn esaminano mai a fondo, dicessero il contrario...

      Quanto al regime autoritario: in realtà, come dirà il libro (rifacendo il punto di tanti post), se sterilizzi la Costituzione ti ci trovi inevitabilmente e in modo crescente. Se poi te la cambiano, modificando l'art.138, ogni cosa diviene possibile

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  5. http://www.ecostampa.net/servizi/imm2pdf/Image.aspx?imgatt=21ERQN&imganno=2013&isjpeg=&tiffout=N&imgkey=B1RZSZ9KE81IR&video=&small=&idart=&pr2k=&rsdoc=&ricercaparola=

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    1. Ottima ricerca del "sintomo": Verderami enfatizza la ripresa della sovranità monetaria nei prossimi 3 anni. Si tratta di un periodo ormai plausibile...certo, con tutto il tempo per completare una distruzione, che, però, può coinvolgere anche gli altri Stati UEM non crucchizzati e dunque, lascia spazio a riespansioni di "certe" produzioni (specie meccanica di beni strumentali) del residuo made in Italy (sempre che poi non entrino in gioco joint venture di tecnologia con paesi extra-ume; ma questo è un discorso ancora prematuro, finchè il PUDE impara)

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  6. A Venezia è saltato il tappo dei cantieri del M.O.S.E. e l'ex sindaco Massimo Cacciari, da gran paracubo, subito esprime la sua opinione sullo scandalo.

    Anche se il progetto delle dighe mobili ha attirato enormi quantità di capitali (e ancora non ha finito di fare), rimane un episodio lontano in una 'isolata' terra pudina-piddina (da circa 30 anni almeno). E quindi molto probabilmente poco significante per le sorti dell'Italia.

    Già, ma nessuno pensava che l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando avrebbe poi scritto la Storia. Guarda un po', tocca far anche affidamento sull'alea (allora vado a comprare un biglietto della Lotteria).

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    1. Come evidenzi, Venezia, quanto ad appetibilità e ritorno per capitali stranieri è un caso a parte. Paradossalmente è anche la dimostrazione che i mancati investimenti stranieri in Italia, - giustificati dagli stessi commentatori (anche da una giornalista USA di CNN) per la presunta combinazione di scioperi e corruzione (???), luoghi comuni grezzissimi che i nostri media si affrettano a enfatizzare-, sono in realtà dovuti alla incertezza della domanda e alla trappola della liquidità (se mi attendo ulteriore deflazione aspetterò invariabilmente un momento ancora più favorevole di depatrimonializzazione degli assets da "conquistare" e salari più bassi)

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    2. Sì lo è, Venezia, un caso a parte.

      Anche se si dovrebbe tracciare una distinzione tra Venezia Centro Storico (l'isola, insomma) e Venezia di terraferma (Mestre e Marghera, ma non solo, per intendersi).

      Bene, VECS invasa da 25 milioni di turisti ogni anno (e le previsioni al 2015 sono ancora 'peggiori') conta il proprio PIL per il 90% da esportazioni, mentre è quasi totalmente azzerata l'attenzione alla domanda interna (semplifico per riferirmi alle esigenze e necessità della popolazione residente, sempre più in calo e ormai sotto le 58 mila unità). Per VECS, paradossalmente, la moneta non è sufficientemente forte per proteggerla da un eccesso di esportazioni (aprile-maggio-giungo in città si è praticamente parlato solo francese e tedesco),(he è già nei fatti.

      Ma appena si attraversa il Ponte della Libertà e ci si addentra per i territori del Comune, beh, ecco che allora lo scenario è quello usuale, fatto di desertificazione, pmi in sofferenza (anche se la provincia di Venezia NON è all'altezza di quelle di Padova, Treviso o Vicenza, per quanto riguarda il tessuto imprenditoriale), esercizi commerciali chiusi o passati in mani cinesi ("non c'è UN bar che non sia gestito da cinesi", mi raccontava qualche sere fà un dipendente delle gdo rassegnato alla deflazione salariale).

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  7. Effettivamente, misurare la corruzione non è semplice e anche i link che erano richiamati nel post, ma che non compaiono per un problema tecnico, facevano riferimento non tanto ai dati concreti sulla corruzione o sugli effetti di questa sull'economia, ma sulla percezione delle persone del fenomeno, il che è tutto dire!
    e per comprendere l'aleatorietà e parzialità (per non dire inutilità)di questi dati basta leggere i titoli di oggi: "italiani sul lastrico, furti in aumento per colpa della crisi"; oppure "lo Stato non paga i debiti: un'impresa su tre chiude"; "bambini e salute: causa crisi, le famiglie diminuiscono i controlli"; "lavoro: Ciof 2012, aumentate mobilità e cessazione dal lavoro"; "effetto crisi: così la ricchezza si sposta nei paradisi fiscali". Titoli così, ovviamente, non possono che contribuire ad aumentare la percezione del MALE.
    ed inoltre 48 subito mi richiama all'ordine, ed in effetti io ho fatto delle considerazioni solo parziali con riferimento a S&P, ma l'intento era proprio quello di mettere in evidenza questo particolare aspetto, di come ogni giorno si fa una enorme fatica a discernere tra notizie vere e false notizie, tra propaganda e slogan e luoghi comuni, di come molti aspetti, problemi, drammi (assolutamente reali) vengano strumentalizzati, distorti, piegati ad una volontà di scientemente distogliere l'attenzione o dai problemi veri o dalle vere cause delle questioni trattate dai media o dalla politica.
    ed infatti scommettiamo che se ci andiamo a leggere ciascuno degli articoli che ho segnalato o non dicono niente di concreto o dicono banalità, ed in ogni caso nessuno di essi contiene le analisi che vengono fatte in questo blog?

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    1. Sofia nessuna critica: solo precisazioni :-)
      Sulla corruzione, misurata da elementi psicologici nelle chart pomposamente fatte a livello internazionale, dobbiamo tornarci.
      Il fenomeno concreto,infatti, porta in sè una contraddizione proprio in termini di "rilevazione" dei fatti. Se mi affidassi alla scoperta, perseguimento e punizione (processual-penale) di certi tipi di reato, un elevato numero di condanne potrebbe voler dire:
      a) che il sistema penale prevede reati ben congegnati per sanzionare i comportamenti più pericolosi;
      b) che l'apparato di repressione e di indagine è ben funzionante;
      c) che la società nel suo insieme tende a respingere il fenomeno e quindi risulta più agevole la raccolta delle prove (no connivenza e disponibilità a testimoniare-denunciare).
      Se invece il fenomeno dai dati processuali e polizieschi risulta trascurabile potrebbe significare l'inverso.

      D'altra parte, l'idea della corruzione diffusa è precostituita dai giornali, e sia "l'italiano" sia l'osservatore straniero, tenderà ad esagerare, condizionato da questa "precomprensione", ogni indizio del fenomeno in cui si imbatta a livello soggettivo.

      Inoltre, altro paradosso "legale", l'eccesso di normazione sugli aspetti più minuti di una realtà complessa, economicamente e tecnologicamente, attribuisce poteri burocratici tecnico-discrezionali molto vasti, crescenti; se a ciò accoppi il concomitante depauperamento professionale del personale della p.a., (per mancati investimenti e assunzioni, nonchè simultanea deflazione salariale che attrae e crea personale demotivato e non professionalmente all'altezza) avrò creato l'ambiente ideale per la corruzione, proprio con gli strumenti che gli hayekkiani e l'Europa stessa ci propinano come "rimedi"...

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  8. Sofia, hai ragione a richiamare il fatto che le agenzie di rating si preoccupano GIUSTAMENTE dell' andazzo del pil, piu' che dei deficit e dello stock del debito, solo volevo puntualizzare che i loro "rimedi" in stile montiano sono una pezza peggio del buco.
    Bisogna taglire le tasse e aumetare la spesa pubblica, ora come ora. PUNTO. Il resto sono elucubrazioni puramente ideologiche.

    Sulla corruzione: Non è difficile misurarla, E' IMPOSSIBILE, proprio per la sua natura.
    veniamo alla mitica classifica di "Trasperncy international" (che è quella piu' spesso citata).
    Queste associazioni , tipo anche "Freedom hause" (sulla libbbbertà di stampa) sono delle pure patacche, buone per i provincialotti esterofili italioti.
    "trasparency" redige questa classifica sulla base delle PERCEZIONI mi sembra (insomma, le sensazioni DICHIARATE dai potenziali corruttori..... e ho detto) tutto).

    E' come se chiedessero a un eschimese e a un brasiliano se fa caldo.
    Diciamo che la percezione del caldo tra un eschimese e un portoghese potrebbe essere rivelatrice della scarsa oggettività di tali "ricerche"...
    inoltre, ci sono fattispecie di reato di corruzione diverse tra stati e stati, per cui quello che è corruzione nel paese X potrebbe non essere considerato corruzione nel paese Y.
    Poniamo che vi sia un paese, regno del liberismo, ove non ci sono i "lacci e lacciuoli" e la "bbburocrazia" italiana , ove le regole sono veramente ridotte all' osso, insomma, un paese in cui si possa fare praticamente cio' che ci pare. In quel paese dunque, non ci sarà bisogno di corrompere nessun pubblico funzionario per, che so, buttare gli scarichi all' arsenico nel fiume. sarà un paese con pochissima corruzione...
    e poi, se per 30 anni ti ripetono a ogni ora del giorno e della notte che siamo dei corrotti (mentre in buona misura, siamo semplicemente piu' propensi a lavare i pani sporchi in pubblico, diciamo così), che vuoi che risponda la gente se non che ha la percezione che ci sia tanta corruzione in Italia?
    insomma queste stime sono qualcosa di veramente folle (propaganda allo stato puro), la corte de conti che spara ste fesserie da anni, ancora, deve spiegare come fa a calcolare il mitico, anzi mitologico costo della corruzione...

    La cosa sconcertante è che questi paladini della lotta alla corruzione (tipo scaccivilani, per fare un esempio tra 1000) sostengono contemporaneamente che bisogna fare la lotta alla coruzzzzione e favorire l' apertura della forbice dei redditi.

    ora te la do io la percezione della corruzione di "bargazzino":

    tanto piu' ci saranno differenze di reddito e di ricchezza, tanto piu' in quel paese vi sarà corruzione.

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    1. Bravo! (Ma non ne dubitavo).
      Proprio nel libro parlerà di aspetti simili a quelli da te evidenziati e connessi proprio alla struttura ordinamentale e all'orientamento legale di un determinato Stato(non dimentichiamo che la legge- la norma- è il frutto di una scelta inevitabilmente politica e che questsa discende da rapporti di forza, più o meno trasparenti).

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    2. Mi permetto un addendum.

      Tanto più si priva la politica nazionale della sovranitá, tanto più essa diventa un ente irresponsabile preoccupato solo di perpetuare secstesso, e tanto più diventa corruttibile.

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    3. Giustissimo Lorenzo!
      La storia del terzo mondo è piena di esempi che fotografano il tuo assioma.

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    4. Il più noto, il "caso di scuola" credo sia quello di Menem in Argentina. Tanto osannato dai liberisti del tempo (Monti incluso), e allo stesso tempo uno dei regimi più corrotti al mondo......

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