domenica 1 marzo 2015

"DERIVATI DI STATO": CHI FRUISCE VERAMENTE DELLA COPERTURA DEL RISCHIO?

Mario Monti e Mario Draghi

1. Ho aggiornato questo post di Poggiopoggiolini annettendovi un commento alla successiva audizione parlamentare della responsabile ministeriale del debito pubblico, in data 26 febbraio 2015, relativa ai contratti in "derivati" stipulati dalla Repubblica italiana.
Quello che "parrebbe" chiaro è che, variandone il "nozionale" (cioè il valore di mercato), tali contratti determinerebbero attualmente una differenza NEGATIVA, -in relazione alla capitalizzazione del flusso in entrata (nelle casse dello Stato) e del flusso negativo in uscita (nelle casse delle banche) -, di circa 42 miliardi
Questa perdita ("in conto capitale") non sarebbe corrispondente (pare) a un esborso attuale, a meno che la controparte non possa far valere un diritto di recesso (più che di risoluzione), derivante dal contratto volontariamente accettato dal nostro Tesoro. Cioè, in questi casi, la perdita statale viene consolidata in una corrispondente plusvalenza privata.
I casi concreti in cui ciò possa accadere non sono "conoscibili" perchè i relativi contratti sono "secretati" e non resi neppure disponibili al Parlamento.

Inoltre, è senz'altro ammesso, - ma senza precisarne la misura effettivamente erogata annualmente-, che tra i flussi in entrata e quelli in uscita può esservi, di anno in anno, una differenza: quest'ultima, tuttavia, se negativa, non può che implicare una copertura mediante emissione di debito pubblico addizionale.
A quanto poi, questa copertura di "differenziale" negativo, tra flussi in entrata e in uscita, sia corrisposta (nel caso sia stata, COME PARE DAI NOZIONALI ATTUALI, a saldo COMPLESSIVAMENTE NEGATIVO) non è dato sapere.

2. NON APRITE QUELLA PORTA

"Il film che state per vedere è un resoconto della tragedia che è capitata [..]; il fatto che fossero giovani rende tutto molto più tragico, le loro giovani vite furono stroncate da eventi così assurdi e macabri che forse neanche loro avrebbero mai pensato di vivere... per loro [..] si trasformò in un incubo e i fatti [..] portarono alla scoperta di uno dei crimini più efferati della storia .."
(voce narrante all'apertura della proiezione del horror-indi film, regia Tobe Hopper, 1974)
Ci sono abitatori che preferiscono l’horror, altri meno anche quando l’horror è”indi”, cioè indipendente.

Con qualche dubbio che gli invitati avessero storia e cognizione dei fotogrammi proiettati il 10 di febbraio 2015 dalla dr.ssa Maria Cannata, da sempre direttore del debito pubblico del Tesoro del Bel Paese, rititolati, nel remake, "INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI STRUMENTI FINANZIARI",  fugacemente interrotti dal “buon cuore” dell'on Capezzone, presidente della VI Commissione Finanze, nelle aule Parlamentari.
Sfogliando le pagine, appaiono le figure e, sempre, lo stupore nel verificare che il MI(ni)STERO DELL’ECONOMIA E FINANZA del Bel Paese ricorra alle referenze di US Bloomberg per certificare l’andamento storico dei tassi EURIBOR confrontati ai BOT 6M (ref pag 14), quando le tabule dei Supplementi della BdI potrebbero riportare “imparzialità e attentibilità” istituzionale.



Sarebbero – Alalà al “pellerossa” - da commentare i differenziali del 2007-2008 e i picchi 2011-2012 dei tassi di interesse EURIBOR (l’interbancario soggetto di manipolazione) ed i "richiesti/concessi" delle obbligazioni BOT  ma s’aprirebbero litigiosità antiche di comari litigiose separate – consensuale o meno, richiesta/dovuta - tra Banca d’Italia e governo dell Bel Paese.
Ella, tirata per la gonnella,  comincia a mostrare qualche lato “approssimativo” del carico finanziario dei contratti OTC conclusi dallo Stato del Bel Paese:
·          prodotti “derivatives” Statali:                  circa € 159,6 mld

o         14% di cross currency swap (assicurazione sulla fluttuazione del rischio di cambio di titoli emessi in valuta estera)
o         72% interest rate swap (assicurazione sulla variazione dell’interesse contrattualizzato FISSO/VARIABILE espressi dal “libero” mercato)
o         12% swaption (opzioni contrattuali tra creditore e debitore per  “entrare” nell’applicazione di un tasso d’interesse fisso in un determinato momento al variare del tassi – Linneo non l’aveva ancora censito)
o         2% collaterale di INFRASTRUTTURE SpA (società finaziaria, parte di C.DD.PP., per il finanziamento attraverso obbligazioni, mutui e cartolarizzazioni di opere infrastrutturali pubbliche, ) 
·          prodotti “derivatives” Enti Locali:             circa € 25 mld
·          aggiornamento dei totali in “rosso”:         circa € 36,87 mld (+ € 21 mld rispetto al 2013 .. ahah)
·          varie non legate al debito “pubblico”:        circa € 3,5 mld 3

I “grigi” tabulati del bollettino statistico n. 6/2015 della BdI riportano in dettaglio il portafoglio in strumenti derivati della Repubblica Italiana.

C’è da credere che agli “auditor” frettolosi, - senza minimamente ridurre il significato del BLITZKRIEG ALLA COSTITUZIONE ITALIANA, (c'è chi lo chiama golpe)-, siano sfuggite POSTILLE, recanti i CONCETTI e i COSTI DI RISOLUZIONE ANTICIPATA UNILATERALE (in english: “additional termination event”) della “contrattualistica” ISDA MASTER ancorata alle valutazione dei “derivatives”.
Il tutto con i voti (=quotazione di mercato) decretati dalle AGENZIE DI RATING; sebbene con qualche conflitto di interesse tra gli azionisti (in comune) degli istituti di credito/fondi di investimento “privati” e delle agenzie. Quella è l’ufficialità internazionale della LEX MERCATORIA & LAW FORM...

Come lo stupore non sarebbe mai troppo nel leggere di VINCOLI e CONDIZIONALITA’ - “break clauses” e “credit events”, ovviamente interconnesse alle categorie del “merito del credito” dagli analisti s/prezzolati delle agenzie di rating- che consentono l’attivazione della risoluzione anticipata con un ragionieristico calcolo.

3. C’è poi da rammentare che - qualche settimana dopo l’insediamento dei "monti...salvatori" - dopo dati e notizie della US SEC nella calza della Befana 2012, gli italiani, tronfi  di un natalino silente,  hanno sborsato US$ 3,4 md per il  pagamento della clausola di risoluzione anticipata, chiesta unilateralmente da Morgan Stanley  su contratti “derivatives” conclusi qualche decennio prima dagli allora DG del Tesoro; "monti salvatori" che inviano il “povero” maestro elementare (il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria) a rispondere su interrogazioni parlamentari per avvallare € 60 mld di risorse del Bel Paese erogate per garantire i crediti di “alleati” €urisici. 
E la risposta all'interrogazione chiarisce:
"Ad oggi il nozionale complessivo di strumenti derivati a copertura di debito emessi dalla Repubblica italiana ammonta a circa 160 miliardi di euro, a fronte di titoli in circolazione, al 31 gennaio 2012, per 1.624 miliardi di euro. Quindi, il nozionale ammonta, per rispondere alla domanda, a circa il 10 per cento dei titoli in circolazione.
Degli strumenti derivati in essere, circa 100 miliardi sono interest rate swap, 36 miliardi cross currency swap, 20 swaption e 3,5 miliardi degli swap ex ISPA
I 36 miliardi di euro di nozionale dei cross currency swap corrispondono alla quasi totalità dei titoli emessi nel corso degli anni in valuta non euro, sotto il programma delle missioni internazionali. Pertanto, la quasi totalità delle missioni estere sono state coperte dal rischio valutario.
In data 27 dicembre 2006 l'insieme delle passività contratte da ISPA, sia in forma di titoli sia di mutuo, nonché i contratti derivati a loro associati, sono stati trasferiti, per legge, alla Repubblica. 
In particolare, gli interest rate swap presentano un tasso a pagare medio ponderato a carico della Repubblica che è inferiore a quello pagato sul debito di durata comparabile. Con questi swap il Tesoro si è immunizzato, dunque, dai rialzi dei tassi di interesse sulla parte di nozionale interessata, contribuendo all'allungamento della durata finanziaria del proprio debito.
Risulta, peraltro, fuorviante associare ai derivati, nella forma e nelle modalità utilizzate dal Tesoro nell'ambito della gestione del debito pubblico, il concetto di guadagno o perdita. Infatti, coerentemente con la finalità di utilizzo dei derivati e in considerazione del loro limitato ammontare relativo allo stock di debito esistente, per ogni anno si sono verificati - e si verificheranno in futuro - differenziali positivi o negativi tra quanto pagato e quanto incassato, derivanti dall'andamento dei parametri di indicizzazione della gamma variabile (generalmente l'Euribor), che sono riportati annualmente con chiarezza nei documenti statistici ufficiali.
In merito al valore di mercato del «portafoglio derivati» della Repubblica italiana, si precisa che lo stesso è definito come il valore attuale dei flussi futuri scontati al presente e che varia continuamente al variare sia del livello dei tassi di mercato sia della conformazione della curva dei rendimenti. Appare evidente che lo stesso è, quindi, un valore in continuo mutamento, la cui rilevanza per uno Stato sovrano risulta essere limitata.
Qualora un titolo di Stato dopo la sua emissione, a seguito di una diminuzione dei tassi di mercato, si trovasse a presentare un prezzo al di sopra della pari - 100, che è il valore di rimborso e quello a cui viene contabilizzato il debito contratto dallo Stato con la sua emissione -, allora si dovrebbe contabilizzare a tale valore superiore, definendo così un aumento del debito che non corrisponde ad un incremento effettivo dell'impegno dello Stato nei confronti dei creditori.
Specularmente, si verifica l'opposto in caso di aumento dei tassi di mercato.
Appare evidente l'incongruità, dato che il debito è sempre pari a cento, a meno che non si proceda ad un riacquisto pagando il prezzo di mercato sotto la pari.
A differenza di un titolo di Stato, gli swap di tasso d'interesse non sono debiti che devono essere ripagati a scadenza, ma solo scambi di flussi su un nozionale convenzionale, la cui chiusura anticipata può essere effettuata esclusivamente su base volontaria e consensuale, da parte di entrambe le controparti coinvolte, a meno di precise clausole contrattuali che predetermino un evento di chiusura anticipata.
Per quanto riguarda, in particolare, la vicenda relativa alla Morgan Stanley, riportata da alcuni organi di stampa e richiamata nell'interpellanza, si fa presente che, alla fine del 2011 e con regolamento, il Ministero dell'economia e delle finanze, in data 3 gennaio 2012, ha proceduto alla chiusura di alcuni derivati in essere con Morgan Stanley (due interest rate swap e due swaption) in conseguenza di una clausola di «Additional Termination Event» presente nel contratto quadro (ISDA Master Agreement) che regolava i rapporti tra la Repubblica Italiana e la banca in questione.
Tale clausola, risalente alla data di stipula del contratto, nel 1994, era unica e non presente in nessun altro contratto quadro vigente tra il Ministero e le sue controparti, e non è stato possibile, nel corso degli ultimi anni, rinegoziare la stessa.
In virtù di tale clausola, si è proceduto alla chiusura anticipata di alcuni derivati con Morgan Stanley, regolandone il controvalore in 2,567 miliardi senza il coinvolgimento di terze parti.

In merito alle affermazioni ed alle questioni poste a proposito dei cosiddetti "credit default swap" riguardanti la Repubblica italiana come emittente di debito, si riporta una tabella aggiornata al 24 febbraio 2012 (stessa fonte dei dati riportati nell'interpellanza e nei citati articoli di stampa), dalla quale risulterà evidente come non ci sia una particolare rilevanza delle posizioni nette in credit default swap circolanti sul debito italiano, con Paesi come la Francia e la Germania che, oltre ad avere un nozionale dello stesso ordine di grandezza di quello italiano, mostrano un rapporto sul debito esistente maggiore del caso italiano


PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi dichiaro in parte soddisfatto e in parte no. In parte soddisfatto perché finalmente abbiamo alcuni dati precisi che il sottosegretario ha elencato e che ci fanno capire che, comunque, il nostro Paese ha un'esposizione in derivati che non è piccolissima: alla fine, parliamo di circa il 10 per cento dell'ammontare complessivo dei titoli e, in un periodo in cui i derivati possono portare a situazione di difficoltà, certamente qualche problema e qualche necessità di monitoraggio immagino che vi sia.
Non sono, invece, soddisfatto della risposta che riguarda la chiusura anticipata e spiego perché. 
Quasi sempre in quel tipo di contrattazioni è lasciata la possibilità di una chiusura anticipata e volontaria - quindi dipende dalla volontà delle parti di procedervi - e non dobbiamo dimenticare che in quel particolare momento, un momento molto difficile per il nostro Paese, anche altri Paesi avevano cercato di liberarsi delle posizioni debitorie verso di noi, la Germania, le banche tedesche, in particolare - mi pare - di qualcosa come 7 miliardi di euro, quindi di qualcosa di assolutamente rilevante.
Dunque, l'idea che ci sia stata una chiusura volontaria anticipata della posizione può dare adito a qualche riflessione che tiene conto anche dei soggetti interessati da questa operazione.
Per carità, nessuno pensa che sia un delitto il fatto che il figlio del Presidente del Consiglio lavori per Morgan Stanley e che il capo country manager per Morgan Stanley in Italia sia Domenico Siniscalco, che è stato Ministro dell'economia e delle finanze in un precedente Governo Berlusconi. Lei esclude che ci sia una terza parte, qualcuno parlava di Banca Intesa il cui amministratore delegato oggi è Ministro di questa Repubblica.
Certo, la trasparenza in questi casi è necessaria perché da qui ad un ipotetico conflitto d'interessi - che basta che sia ipotetico per essere negativo - qualche ragionamento dovrebbe pur essere fatto
.

4. Come non rilevare, senza stupore, la divergenza del MARK-TO-MARKET (il valore attuale dei flussi futuri), che definisce la differenza tra il tasso che si paga e il tasso che si riceve, nel corso della durata dell’obbligazione riportata nei grafici successivi  (pag 25)
                               
2006 

2014



"Madre” di tante guerre in nome della “democrazia”: nel Bel Paese, in Kosovo, in Bosnia, in Siria, in Libia, in Afghanistan, in Iraq ...



L’unica cosa certa sui derivati sottoscritti dal Ministero dell’Economia è che non c’è certezza su niente. Gli unici veri dati che sono venuti fuori dalla nuova audizione (ieri) della dottoressa Maria Cannata alla Commisione d’indagine parlamentare sono:
a)   l’ammontare totale dei derivati sottoscritti dal Tesoro è di 152 miliardi di euro;
b)   il mark to market è negativo per 42 miliardi;
c)   sono state vendute opzioni sui tassi d’interesse;
d)  i parlamentari non hanno e non avranno accesso ai contratti;

In queste quattro verità c’è tuttavia un indizio importante su come si sia sviluppata negli anni la gestione dei derivati della Repubblica italiana.

Il primo dato è che i parlamentari italiani votano un bilancio di cui non conoscono i documenti sottostanti alla sua formazione. Il secondo è che chi ha gestito il debito pubblico sino ad ora è riuscito a produrre una perdita del 30% sul portafoglio dei derivati, un record assoluto se vogliamo credere che i derivati non nascondano in realtà dei prestiti camuffati contratti dallo Stato italiano con le banche.

Il terzo è che la vendita di opzioni non è qualificabile come copertura di rischio: la dottoressa Cannata ha dunque nei fatti smentito il ministro Padoan che tramite il suo portavoce aveva sostenuto che i derivati dello Stato italiano erano stati sottoscritti solo per copertura “come assicurare un’auto contro in rischio di furto ed incendio “  (http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/italia-deriva-ti-padoan-prova-dissociare-contratti-derivati-91416.htm). 
In questo caso il Mef ha venduto un’assicurazione a qualcuno, invertendo completamente il senso della copertura.

Quindi o il Ministro ha mentito oppure non era informato dagli uffici competenti, in entrambi i casi conferma un’ampia zona d’ombra sul bilancio dello Stato. 

Questa zona d’ombra è stata perpetuata dal diniego dell’accesso agli atti opposto dal Mef ai parlamentari della commissione finanza. La Cannata motiva tale diniego con “possibili giochetti” degli speculatori contro le posizioni del Tesoro. 
Francamente con una perdita del 30% sul portafoglio si potrebbe dubitare che uno speculatore riuscirebbe a fare meglio di così.

La dottoressa Cannata dimentica volontariamente che fondi d’investimento e banche d’affari sono piene di ex direttori generali del Tesoro, quindi l’assurdo è che mentre le banche conoscono le posizioni in derivati del Tesoro il Parlamento italiano non le può sapere
La commissione d’indagine sui derivati finirà così a tarallucci e vino fra un Ministero reticente ed i parlamentari che in realtà non vogliono o non sanno fare le domande giuste."


  
Me cargo en el amor

è un mondo difficile ..
è vita intensa ..
felicità a momenti ..
futuro incerto

Basta esserne consapevoli
Tiremm innanz... !
                                                                                         




4 commenti:

  1. lavoro in una piccola banca (BCC) che fa un limitato ricorso a derivati di copertura sul rischio di tasso.

    Onestamente, non mi spiego l'elevato importo di derivati della specie sottoscritti dal Ministero del Tesoro, se non pensando male.

    In particolare segnalo questo: i risparmiatori privati preferiscono di gran lunga conoscere il tasso per tutta la durata del titolo che comprano e quindi non capisco perché emettere titoli a tasso variabile e poi coprirli con un IRS, invece di emettere direttamente titoli a tasso fisso.

    Una risposta potrebbe essere che alcuni investitori istituzionali hanno interesse a comprare titoli a tasso variabile e questo spiegherebbe la posizione del MEF; ma, allora, perché non sottoscrivere derivati con le banche italiane che hanno prevalentemente una posizione di segno opposto ? Ovvero, emettono prestiti a tasso fisso per la loro clientela e sottoscrivono derivati per trasformare il tasso fisso in tasso variabile, per bilanciare meglio la composizione di attivo e passivo.

    Non resta quindi che pensare male e l'evidente conflitto di interessi fra Dirigenti (passati e presenti) del Ministero e le solite banche d'affari anglosassoni non può che confermare le nostre perplessità.

    Già che ci sono, segnalo un altro aspetto che ho notato dopo che gli articoli e le discussioni di Marcello Foa mi hanno fatto capire un po' come funziona la disinformazione strutturata:

    Di tanto in tanto, appaiono articoli sulla solita stampa di regime che incensano la grande competenza e professionalità della signora Maria Cannata.

    Così gli Italiani pensano di essere in buone mani e non si rendono conto di quanta parte delle loro tasse va ad arricchire le solite banche d'affari ed a favorire la carriera di Uomini di Stato e dei loro brillantissimi rampolli !

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    1. @romano rubbi

      c'è da sottolineare quanto due, quattro, sei .. mani conoscenti e consapevoli riescono a produrre e divulgare l'INFORMAZIONE VERITIERA
      ;-)

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    2. E la telenovela CONTINUA, - ma SOLO sull'unico episodio (intatto lo status e il balance al presente, e la storia dei flussi negativi annuali e delle altre clausole eventuali, e della vendita delle "opzioni")
      http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/califfi-rating-2011-italia-pag-senza-fiatare-miliardi-95488.htm

      "...Al pm che le chiede se le risultasse la partecipazione di Morgan Stanley o altre banche controparti del tesoro in agenzie di rating la dirigente risponde: «Non credo proprio». E sul perchè non si aspettò l’esito delle indagini sulle agenzie di rating conclude: «Non c’è nemmeno una sentenza di primo grado ...»."

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  2. speriamo che un giorno Claudio Borghi possa accedere agli atti ,
    e farci sopra una bella indagine, dalla poltrona più importante del MEF

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