lunedì 9 marzo 2015

L'€PITAFFIO: BANCHE CENTRALI, INCORREGGIBILI ABUSI DI MERCATO E "TOO BIG TO SAVE".

Market abuse directive and market manipulation

1. Rammentate il post sui...derivati del tesoro?
Non si tratta dell'unico caso in cui, a distanza di anni, le autorità inquirenti di uno Stato cercano di chiarire cosa sia successo veramente, al di là delle storielle che raccontano i giornali, invariabilmente a sostegno dell'azione degli istituti bancari e colpevolizzando i cittadini contribuenti, ("incisi" col pagamento di tasse crescenti a garanzia dei debiti contratti in nome del lo vuole l'europa...)

Il market abuse

Nel Regno Unito, si stanno facendo indagini su analoghe questioni. La scorsa settimana è emerso che la Bank of England (udite, udite!) è stata messa sotto inchiesta, per la prima volta nella sua storia, dal Serious Fraud Office. I commentatori lamentano la "reticenza" del governatore Mark Carney, che si sarebbe limitato a emettere un breve comunicato senza dettagli o particolari sui fatti oggetto dell'inchiesta.
E si è sottolineato come la BOE abbia così dato l'impressione di un'istituzione che abbia qualcosa da nascondere proprio mentre, con un'iniziativa clamorosa e senza precedenti, il parlamento aveva commissionato (appunto al Serious Fraud Office) un'investigazione a tutto campo su cosa sia andato male prima e dopo il crack Lehman Brothers e su come varie istituzioni lo abbiano affrontato.
Nel mirino del SFO e del parlamento, i sospetti abusi sui collaterali che le varie banche, alla disperata ricerca di liquidità, avevano offerto alla stessa BOE. 

Nonostante la BOE fosse abituata a confortevoli "conversazioni davanti al camino" coi vari executive bancari, la rivelazione di crescenti dettagli sulle operazioni avvenute in quei giorni tumultuosi, e anche successivamente, ha indotto Carney a segnalare 50 casi di potenziali "abusi di mercato" (cioè di titoli offerti come collaterali alterandone il valore rispetto ad una corretta stima mark-to-market, problema molto frequente in ogni caso di operazione di rifinanziamento condotta dalle banche centrali "indipendenti").

Regulators to focus on market abuse

"Britain could be doomed to repeat the same mistakes that caused the 2007 financial crisis because the Government doesn’t fully understand the banking sector’s risks, MPs have said."
Un  report dell'influente Public Administration Select Committee ha evidenziato che le banche britanniche sono ancora “too big to fail” nonostante l'impegno preso dal Cancelliere George Osborne di riequilibrare l'economia..
Investito del report del Comitato, il parlamento inglese ha osservato che il "Tesoro" ha un “urgent gap” nella sua comprensione di ciò che può accadere di "sbagliato" nella City.
[The Committee] has not seen sufficient evidence that HM Treasury has absorbed a key lesson of the 2007-08 financial crash: how best to prepare for a future financial crisis that may occur as a consequence of the interconnectedness of financial uncertainty with wider risks and uncertainties."
Alti funzionari del tesoro hanno ammesso davanti al Comitato inquirente che il dipartimento del tesoro ha avuto problemi nel comprendere i rischi del settore finanziario.

Ma la cosa peggiore, secondo le valutazioni parlamentari del report, è che non ci sono evidenze che il Governo e la City siano attivamente impegnati a prevenire e, eventualmente, risolvere diversamente, - facendo tesoro dell'esperienza del 2007-2008-,  una nuova crisi finanziaria.
Ciò, secondo il presidente del Comitato avrebbe conseguenze catastrofiche, perchè "non sarebbe possibile salvare i banchieri una seconda volta a causa della mancanza di fondi".
Da una situazione in cui le banche insolventi erano too big to fail, si arriva alla prospettiva che divengano TOO BIG TO SAVE.

"Intervenendo al Foreign Correspondents' Club of Japan a Tokyo, il premio Nobel per l'economia Robert Shiller (attualmente Sterling Professor of Economics a Yale) ha anzitutto sgombrato il campo dall'equivoco secondo cui lui sarebbe un catastrofista: se la prossima crisi finanziaria è una questione di tempo – non si tratta di “se” ma di “quando” – in quanto la storia ci insegna che le crisi ci sono sempre state da molti secoli, “non vorrei sembrare pessimista: non sto predicendo che sia dietro l'angolo”. Tuttavia ha segnalato come un potenziale fattore destabilizzante il mercato obbligazionario (specie negli Usa), dove a tassi sui minimi storici corrispondono prezzi altissimi nonostante – e questa è la differenza rispetto ai precedenti di esuberanza – l'attesa di ritorni non sia affatto alta, anzi.  (- Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/mOggES).
 
4. Dato tutto questo, - e l'indubbio significato che assume in termini di arrogante irresponsabilità, a livello globale, di un'avida governance finanziaria che cattura le istituzioni di governo (ex)democratiche e divora la ricchezza collettiva per mantenere se stessa al vertice della piramide predatoria-, rammentiamo:
"...vista anche l'evoluzione della situazione mondiale, che implica un progressivo cedimento della "facciata" marmorea di una governance mondiale affidata alla grande finanza, ormai irreversibilmente screditata. 
In una situazione, cioè, in cui il capitalismo finanziario finisce per essere come un condannato con la "condizionale",  questa sorta di "epigrafe", vale nell'orizzonte del breve periodo. 
Al massimo, può ancora durare fino a quando una probabile nuova crisi finanziaria imporrà di prendere quelle misure che dopo il 2008 non si ebbe il coraggio di attuare: limitazione della libera circolazione dei capitali e superamento del modello di banca universale (almeno). 
Certo non sarà senza traumi un simile "rappel a l'ordre", ma almeno implicherà la profonda revisione della composizione della governance mondiale: ne verranno travolti e dunque ripensati, FMI, WTO e la stessa UEM.
E si dirà basta con i banchieri al potere...ovunque
Avranno perso ogni legittimazione anche di mera facciata, e il controllo mediatico non basterà più: come potranno i giornalisti di regime e i banchieri istituzionalizzati chiedere ancora alle masse di disoccupati e lavoratori precari, spogliati di ogni sicurezza sociale e dei loro risparmi (e prospettive di risparmio) di sopportare ancora i costi della crisi che "loro" avranno nuovamente provocato?"
 
 Questo stesso discorso aveva questa conclusione, che vale anche COME UN EPITAFFIO PER LA FOLLIA DELL'EURO:
"...Ci sarà da divertirsi (in un senso del tutto eufemistico), perchè "alla prossima" salteranno anche "loro".
E il "loro" potere di ricatto sarà enormemente diminuito, fino a scemare: in fondo, dovrebbero saperlo che quando si fa sentire una massa "colpevole" e la si mette con le spalle al muro, poi non avrà più molto da perdere. 
Mentre "loro" avranno avuto, sì, "tutto"....ma poi tutto da perdere."
 
 
 
 



24 commenti:

  1. ÀGGIO
    (s. m. [prob. dal gr. ἀλλάγιον «cambio» (cfr. il venez. ant. lazo)])

    Parrebbe che gli “orizzonti” stiano assumendo la significanza di un “benckmark” (per gli “zotici&volgari”, un punto di riferimento) della divulgazione di informazioni e quanto solerti e potenti siano le “veline” del MinCulPop - verrebbe da “giuntare un “trash” al pop – ad inertizzare e sedare la comunicazione.

    Parrebbe che - tanto in economica quanto in comunicazione - il “cambio di valore” (ovvero l’aggiotaggio, la manipolazione di informazioni e dati per interessi individuali) siano cadute in “prescrizione” prima culturale che penale.

    Tiremm innanz ..!

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    1. Verissimo, ma credo sia opportuno sottolineare che abbiamo a che fare - come al solito, in fondo - con una nuova "grande narrazione". Grande e grossa, direi, visto il dispiego di mezzi.
      Lyotard indicava come "grandi narrazioni" l'illuminismo, l'idealismo e il marxismo, roba che ormai ci siamo lasciata indietro avendo raggiunto il "disincanto" (ma come siamo disincantati!). (Lyotard introduceva anche il termine "postmoderno". Non sono qualificato per valutare quante idee interessanti siano state sviluppate sotto questo cappello, ma, da uomo della strada, mi pare che le ipotesi di lavoro fossero orientate in direzione splendidamente opposta a come sono poi andate le cose.)
      Le grandi narrazioni citate erano solenni, annunciate con enfasi, presentate con "manifesti" piuttosto evidenti e perentori. Al contrario la narrazione liberista in cui ci troviamo immersi si presenta in sottotono, come espressione dell'ovvio, del buon senso, del bravo padre di famiglia (pensiamo alle "prediche" einaudiane) e questo "buonsenso" è stato l'elemento comune e rassicurante dei recenti protagonisti della politica italiana. Da Prodi a Bersani, da Berlusconi a Renzi, le differenze sono state nel linguaggio più o meno "franco e diretto" e nel piglio più o meno "deciso" nel "prendere di petto" la situazione, ma il buonsenso di fondo è stata la costante di TUTTE le strategie di persuasione. Un buonsenso opaco, indiscusso e indiscutibile perché fondato su assiomi ("verità di per sé stesse evidenti") indimostrabili ("uno stato è come una famiglia") o dalle connessioni inspiegate ("adesso c'è la Cina").
      Quali siano le origini storiche di questo armamentario ideologico è stato qui ampiamente discusso; vorrei sottolineare la forza e il dispiego di mezzi con cui questa "kulturkampf" è stata portata avanti, presentando l'insieme come una non - ideologia, e dunque una non - narrazione, adatta, appunto, a tempi "disincantati" (DAR). Tale strategia si è dimostrata molto efficace.
      Sopra e attorno a questo nucleo molto corposo si è poi costruito tutto lo spettacolo: pop & trash, colpi di scena, effetti speciali e quant'altro. Ma questo è solo l'aspetto effimero e contingente.

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    2. @Frank

      Nella "coniugazione" tras/h)endente mi permetto di "giuntare alla NARRAZIONE la potenza della SUGGESTIONE di "boschi" (cedui) e delle "madie" (stantie) così care, nel Bel Paese", come la e "madonna" .. ;-)
      "ma domani arriverà lo stesso .." :-)

      ps: un abbraccio sincero

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  2. Epilogo inevitabile. Il "privato" tende alla grande dimensione che fornisce adeguato potere e vicinanza proattiva con il governo dell'economia e della società. "Mettersi nelle mani" del privato di grande dimensione è folle (o colpevole) perché dispone di un solo risultato operativo: il profitto. In mancanza usa la vicinanza proattiva con il governo per ribaltare scadenti risultati di bilancio o per incrementare senza altri meriti propri il profitto.
    Nel primo caso non suonano i campanelli di allarme nei consigli di amministrazione (eccezione che conferma la regola Lehman: ma, appunto, eccezione) nel secondo si ottengono gli stessi risultati finali: enormi squilibri economici e sociali.
    L'azienda pubblica di solito non piace ai privati di grandi dimensioni. E' comprensibile: dispone di due risultati utili ed è meno impegnata in estenuanti e costose proattività verso il governo. Per giunta (ciò che più è inviso) lo rafforza.

    Stai inanellando una sequenza di milestone posts: siamo a tiro?

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    1. Rammento questa tua analisi sviluppata già un paio di anni fa :-)
      E concordo, trattandosi del fenomeno della inutilità economica dello spiazzamento visto da un altro punto di vista (la inevitabile dinamica di ri-pubblicizzazione, abusiva e pro-domo propria, del potere economico privato).

      E d'altra parte, come evidenziato nella teoria generale della corruzione, nulla è così corrotto come uno Stato "minimo" e liberista, dove tutti i flussi di ricchezza vanno dalla collettività alla oligarchia e lo Stato serve solo come sede di legalizzazione formale di accordi tra la stessa oligarchia e il potere politico (da essa "preposto"), in danno della collettività...

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    2. Ed a proposito di "stato minimo" invocato dall'ordoliberismo €uropeo, mi permetto un piccolo excursus storico nel liberalismo ottocentesco d'altri tempi.

      "Coloro che parlano delle nostre finanze [...] avrebbero voluto che il disavanzo dei nostri bilanci sparisse senza nessun aggravio d'imposte, col solo ridurre le spese della pubblica amministrazione, e quindi parlano sempre di risparmi, senza rendersi conto se a questi vi sia un limite segnato dalle pubbliche necessità, senza rendersi conto se certi risparmi non fossero pagati a troppo caro prezzo, e senza pensare nemmeno se certi risparmi fossero consentiti dalle leggi organiche tutt'ora vigenti.
      [...]
      Queste cose ho voluto dire [...] per dedurne che il campo più pericoloso [..] è quello della finanza, essendo più facile il discorrere di risparmi che non lo sia effettuarli; e che anzi le difficoltà di conseguirli senza scompiglio dei pubblici servigi, crescono in ragione diretta della soverchia facilità nell'averli promessi."

      (Leopoldo Galeotti- La prima Legislatura del regno d'Italia, studi e ricordi, Firenze, 1866, pag. 220-221)

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  3. Come sempre grazie! Posto solo per dare qualche spunto. E' di qualche giorno fa la notizia (passata in sordina) del bail-in di Hypo che già diede molti grattacapi ad Austria e Germania in passato. Repubblica ci dice che potrebbe ora esserci un piccolo effetto contagio guardando a Dexia, e quindi Francia e Belgio.

    Nel frattempo vediamo il prezzo del petrolio che abbozza una risalita, ma nel cui orizzonte ogni "inversione di tendenza" è possibile, con seguenti ricadute, occupazionali e di PIL, per USA e Canada vista l'onda lunga di
    fallimenti che si staglia all'orizzonte...

    Nel frattempo diamo uno sguardo alla produzione industriale italiana a gennaio (-2,2%), ed al fatto che i NPL (non performing loans) siano arrivati all'astronomica cifra di 350mld circa. Visto ciò mi chiedo: ma quanto ci sentiamo presi per i fondelli quando sentiamo parlare di ripresa? Non credo basti la scala di riferimento 1 a 10…

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    1. Per la ripresa, aspirano a qualcosa che assomigli almeno a una crescita piatta, per il primo trimestre, da rivendersi come inversione di tendenza: ovviamente in vista delle elezioni regionali. E perciò qualcosa si inventeranno.
      Ovviamente a modo loro (cioè senza saper fare i conti): siccome non hanno capito (i politici "esecutorI" mica i mandanti) che il jobs act porta a mere sostituzioni di lavoratori più pagati con altri meno pagati, poco potranno i fantomatici numeri della falsa occupazione aggiuntiva.

      Suppongo che qualcosa come gli 80 euro sarà presto buttata sul mercato del consenso (cazzaro).
      Tanto poi eventuali coperture (in pareggio di bilancio) saranno lasciate alla seconda parte dell'anno, quando la recessione potrà tornare...vigorosa, ma l'attenzione generale sarà riportata (dai soliti media) sulla fantastica riforma costituzionale e sul referendum che dovrebbe sancire la svolta epocale e "originalissima": l'Esecutivo che governa con un parlamento ridotto a passacarte.
      Bella la mod€rnità,no?

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    2. Bella m...a mi vien da replicare... (naturalmente chiedo venia). Stamattina sentivo parlare a Radio 1 la coppia "Azzi" (Giavazzi e Paolazzi), che sul filone di Scalfar(azz)i, parlavano delle mirabolanti gesta del nostro eroico Super-Mario e sulle salvifiche conseguenze del QE. Qui su di esso si è già disquisito in lungo e in largo. Mi pare interessante anche questa analisi, soprattutto questo paragrafo: "All’interno del percorso di integrazione monetaria, la supervisione bancaria unica intende imporre alle banche private dell’eurozona regole uniformi con l’obiettivo, tra gli altri, di recidere il “nesso diabolico” tra banche e governi: i bilanci delle banche sono oggi pieni di titoli pubblici, cosicché una crisi del debito pubblico si trasmette immediatamente al sistema bancario. Per evitare ciò, sono state propostealcune regole mirate a limitare la quantità di titoli pubblici che ciascuna banca privata potrà detenere. In primo luogo, i titoli pubblici saranno progressivamente considerati, alla stregua di tutte le altre attività finanziarie, titoli rischiosi: in questo modo si impone alle banche di accantonare, diversamente da quanto avviene oggi, capitale di base a fronte degli investimenti in titoli pubblici, che perdono così parte della loro convenienza. In secondo luogo, quei titoli non sarebbero più considerati ‘liquidi’ a prescindere dal loro rating: verrà così meno un ulteriore incentivo a sottoscrivere quei titoli, quello che proveniva dalla mera necessità di ottemperare ai vigenti vincoli di liquidità. Infine, si sta predisponendo un tetto alla quantità di titoli pubblici di ogni singolo stato che ciascuna banca potrà detenere, in analogia con il limite del 25% del capitale di base che già si impone ai prestiti verso i debitori privati. L’insieme di queste misure avrà l’effetto di indurre una massa di vendite di titoli del debito pubblico che Fitch stima – in un rapporto del novembre 2014 citato dal Financial Times – in poco più di mille miliardi di euro: un ordine di grandezza identico al QE promosso da Draghi, tanto che la BCE viene considerata come il naturale compratore dei titoli di cui le banche private sono costrette (dalla stessa BCE, nella sua funzione di supervisore del sistema bancario) a liberarsi.

      Gli acquisti della BCE sono dunque il necessario complemento alle vendite imposte alle banche private dalla nuova supervisione bancaria." . Ah, quanto è bello e buono Draghi...

      Segnalo inoltre quanto disse Fernando Vianello: "“La politica monetaria (e del cambio), vista un tempo come qualcosa che si pone al servizio della società – qualcosa che asseconda la libera determinazione dei comportamenti sociali, che tiene conto delle caratteristiche della struttura produttiva e della stratificazione sociale, del grado di conflittualità delle relazioni industriali, dell’esistenza o meno di aree depresse o di un distacco d’industrializzazione da colmare – è ora concepita come qualcosa che detta legge alla società, che fornisce un quadro di riferimento astratto entro il quale il corpo vivente della società deve comprimersi, come in una camicia di forza, non importa a quali costi.". Sa molto di "Costituzione"...

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    3. Senza dimenticare che l'acquisto della BCE avviene attraverso la creazione di crediti in liquidità (euro M0) che le banche centrale dovranno restituire e che, bada bene, in caso di euro-break non potrà essere convertita secondo la lex monetae e svalutata; tutto questo debito (derivante dal QE e gravante per almeno l'80% sulle bc nazionali) entra nel grande e misterioso calderone di Target2 e amplifica il potere di dissuasione verso gli Stati che pensassero di liberarsi dal giogo...

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    4. Però... questa mi era proprio sfuggita... se è così, siamo proprio nella melma... Se fossi Dante non saprei in che Girone catalputarli...

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    5. https://ilcontagio.wordpress.com/2015/03/10/sorpresa-la-produzione-industriale-crolla-a-gennaio-2015-lavoltabuona-2/

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    6. pare da alcune fonti che i miliardi BCE su quelli teoricamente destinati all'Italia saranno 20 su 150.

      ovvero il 14%....quindi sempre meno. se confermato.

      per me va a finire come col piano juncker....dovevano essere 300 poi diventarono 16 di cui 8 già finanziati.

      per qui ci ritroviamo, dopo lo scempio greco, a dover garantire il 100% di questo bel QE. toh magari il 95% giusto per salvare le apparenze.



      ma sul referendum per la modifica costituzionale come la vediamo? abbiamo già perso anche lì? alla fine gli astenuti sono pur sempre circa un 40% dei votanti....se si riuscisse a mobilitarne una parte....alla fine è l'unico ma davvero l'unico modo che resta (escludendo sempre l'evento esterno) per impedire a renzi di governare fino al 2023.

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    7. Ecco, questo credo proprio fosse il punto sollevato da Savona in questa intervista.

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    8. Nel referendum costituzionale non è previsto quorum

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    9. Quello che focalizza pure Savona è in effetti inquietante. Ovvio che la BC indebitata (per volumi e tipologie di titoli non da essa decisi!) risponda col patrimonio "solvibile", cioè oro e riserve.
      Per il resto, però, non siamo così d'accordo con Savona sulla sua visione dell'euroexit e delle "storture" della situazione italiana (non certo dovute a condizioni meteorologiche o a problemi strutturali indipendenti dal vincolo esterno...)

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    10. PARETO .. 20/80

      ricordiamo che l'80 solvente è a carico delle BC nazionali non soggetto lex monetae nazionale ..
      che drago ...

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    11. Visto il QE e visto l'Italicum, possiamo affermo amaramente che l'Italia è ormai (s)fatta...
      Segnalo inoltre contributo CDP a piano Juncker...

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    12. sì altra vergogna. notare che abbiamo contribuito con 8 miliardi esattamente come la francia, e contro i 10 della germania.
      cioè in maniera, come al solito, nettamente superiore in proporzione al PIL rispetto agli altri paesi.

      non ci sono i soldi per gli investimenti interni ma ci sono per quelli europei che non sappiamo se mai rivedremo.

      c'è poco da fare la nostra classe dirigente è la più europeista di tutte e si vede.

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  4. " in caso di euro-break non potrà essere convertita secondo la lex monetae e svalutata"
    già, ma questo non viene sbandierato ai quattro venti.
    Se riescono anche in questa mossa direi che siamo abbastanza nei guai (come se ora non ci fossimo già!): ci sono scappatoie?

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  5. Ciao Quarantotto, mi sembra se la memoria non m'inganna che dal divorzio Tesoro/Bdi, lo Stato Italiano abbia speso la modica cifra di 3100 milardi di euro in interessi. Molti dicono che è causa divorzio, altri sostengono che la politica dei tassi alti era dovuta al fatto di compensare i defcit delle partite correnti, altri ancora sostengono che l'esplosione del nostro debito fu causata dalla politica deflazionistica dei tassi alti inaugurata da Paul Volker.
    Una cosa è certa, che dal 1981 al 1992 periodo in cui decolla il nostro debito pubblico, i disavanzi primari diminuiscono, fino ad azzerarsi fra il 1991/92, nel contempo vediamo che il costo del servizio del debito esplode, fino ad arrivare al 12% del Pil.
    Allora mi viene da pensare, anche Francia e Germania avevano la banca centrale indipendente, anche loro hanno subito la politica dei tassi alti inaugurata da Volker, e in quegli anni avevano una spesa pubblica superiore alla nostra, eppure alla firma di Maastricht il costo del loro servizio del debito si aggirava intorno al 3% contro il nostro 12%
    Mi chiedo se il comportamento degli Istituti bancari alle aste sul mercato primario non sia una delle cause del fenomeno italico. Ricordo che la Banca d'Italia non aveva più l'obbligo, ma nemmeno il divieto di partecipare alla aste per comprare il non collocato. Non è che le emissioni dei titoli di Stato Italiani, sia stato il più grande fenomeno corruttivo del nostro Paese, che coinvolgeva Tesoro, Banca d'Italia, e grandi istituti bancari, in una sorta di triangolo omertoso? Spero vivamente che le indagini della Procura di Trani possano disvelare quello che è successo in questi ultimi 34 anni.

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    1. Il tasso ufficiale di sconto doveva essere tenuto alto, da parte di bankitalia, per controllare l'inflazione, obiettivo, come sappiano, apertamente dichiarato e ritenuto indispensabile all'interno dello SME.
      A quel punto, proprio perchè non c'era un tetto al deficit, divenne una pacchia per i sottoscrittori del debito pubblico, praticamente certi di ottenere tassi reali positivi. Il pendant fu poi quello di un aumento vertiginoso della pressione fiscale (nello stesso periodo crebbe di circa 10 punti di PIL).
      Ma anche questo, abbiamo imparato cosa significhi: la miglior garanzia di solvibilità del debito pubblico è proprio il flusso delle ritenute d'acconto sui vari tipi di prestazioni lavorative.

      Almeno finchè disoccupazione strutturale e deflazione accelerata (cioè l'euro, nel suo manifestarsi più "maturo") non hanno portato all'attuale disegno di abbandono delle precedenti "posizioni", verso uno Stato che smantellerà il welfare e farà pagare ai correntisti i default bancari...

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    2. IL PADRONE DEL VAPORE

      Dall'ultimo bollettino quadrimestrale della banca centrale inglese (BoE 2015/1 sopra linkato)qualche "quadro" di aggiornamento per spunti di riflessione.

      :-)

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    3. Ci pensi che fine farebbero questi grandi istituti se tutti gli Stati più importanti prendessero a monetizzare il deficit pubblico annuale, ripristinassero repressione finanziaria (di buon senso) e ricapitalizzassero, per investimenti produttivi ad alta tecnologia, vasti poli di industria pubblica?

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