1. Nel marasma greco, si affaccia una notizia dell'ultima ora, riportata dal Financial Times on line: con una lettera inviata nella notte del 30 giugno, a scadenza già spirata della rata di rimborso dovuta al FMI, Tsipras si sarebbe detto disposto ad accettare tutte le condizioni della proposta dell'Eurogruppo-"Istituzioni"..."con una serie di correzioni minori".
Posta in questi termini, se corrispondenti a verità, la situazione dovrebbe condurre ad un revoca del referendum: questo perchè non ci sarebbe più una posizione ufficiale del governo ellenico di rifiuto di quel "piano", così come non ci neppure sarebbe più la contrarietà della linea del governo stesso a quella sostenuta dalle opposizioni parlamentari che, appoggiate da manifestazioni di piazza, propugnano il "sì" al referendum.
In Grecia, di fatto, si sarebbe così ormai raggiunto un accordo politico trasversale (di unità nazionale)...di accettazione della proposta (che, ribadiamo, non si sa bene se sia effettivamente mai stata valida e tutt'ora, comunque, accettabile: circostanza che rendeva, già in partenza, il refendum una iniziativa intrinsecamente contraddittoria nei suoi esiti pratici)
2. Tuttavia, in attesa di eventuali sviluppi sulla revoca dell'indizione del referendum, le variabili in gioco sono molteplici:
a) il referendum, ricordiamo, è stato indetto non solo perchè Tsipras riteneva che la non accettazione del nuovo accordo di "salvataggio" esigesse una base di consenso più ampia del bacino elettorale ottenuto alle elezioni di gennaio, ma anche perchè lo stesso premier riteneva che le condizioni dell'accordo fossero contrarie ai trattati europei.
Più esattamente, la proposta ultimativa di questo fine settimana sarebbe risultata, secondo Tsipras, contraria ai "valori" europei? E ciò in quanto imponeva di "accettare pesi insopportabili che avrebbero aggravato la situazione del mercato del lavoro e aumentato le tasse";
b) come abbiamo altrettanto visto, Tsipras non si è appellato dunque alla contrarietà dell'accordo, o in generale del sistema istituzionale e normativo della moneta unica, alla Costituzione ellenica, bensì proprio ai principi (non meglio indicati) del diritto europeo;
c) altrettanto singolare, poi, è che, contro la posizione assunta collettivamente dalle istituzioni e dai paesi creditori (direttamente o indirettamente attraverso le prime), il governo greco, almeno fino a ieri, ventilasse un ricorso alla Corte europea di giustizia, per l'appunto, lamentando la violazione dei trattati anche perchè gli stessi non prevedono procedure di espulsione o "esclusione" di un paese dalla moneta unica (dunque, non perchè non prevedano un sistema di uscita volontaria e unilaterale di un singolo Stato, cosa che sarebbe stata molto più logica per un paese che avesse realmente preso atto della insostenibilità dell'euro!);
d) a completamento di questo quadro, veramente paradossale, c'è che è invece l'opposizione greca ad appellarsi alla incostituzionalità del referendum, in quanto, oltre che indetto con un preavviso insufficiente, esso verterebbe sulla materia fiscale.
3. Ci vorremmo soffermare su quest'ultimo punto: ricercando nella Costituzione greca, abbiamo rinvenuto solo una previsione in tema di referendum (oltre al rinvio, ad essa, contenuto nelle competenze della Corte Suprema speciale, in base all'art.100, visto nel precedente post). Questa è inscritta nell'ambito dei poteri del presidente della Repubblica:
Art. 44. – [1) In circostanze eccezionali di necessità urgente ed
imprevista, il Presidente della Repubblica può, su proposta del Consiglio dei
ministri, emanare dei decreti con valore di legge. Tali decreti devono essere
sottoposti, in virtù delle disposizioni dell’articolo 72 paragrafo 1), alla
ratifica della Camera dei deputati entro i quaranta giorni che seguono la loro
emanazione o entro i quaranta giorni seguenti la convocazione della Camera dei
deputati. Se essi non sono sottoposti alla Camera dei deputati entro il termine
suddetto, o se essi non vengono ratificati da questa entro tre mesi a partire
dal giorno in cui sono stati depositati, decadono, fatti salvi gli effetti per
il passato.]
2) Il Presidente
della Repubblica può indire con un suo decreto un referendum su gravi
questioni nazionali.
Una norma impeditiva del referendum in questa materia, potrebbe essere l'art.75:
Art. 75. – 1) Tutti i progetti e tutte
le proposte di legge che gravino sul bilancio preventivo presentate dai
ministri non sono messe in discussione se non sono accompagnate da una
relazione della Direzione generale della contabilità pubblica che definisce la
spesa ch’esse implicano; quando la proposta è presentata dai deputati, è inviata, prima di ogni discussione,
alla Direzione generale della contabilità pubblica, che è tenuta a presentare la sua relazione entro quindici giorni. Alla
scadenza di tale termine, la proposta di legge è messa in discussione anche senza la suddetta relazione.
2)
La stessa norma vale per gli emendamenti, allorché i ministri competenti lo
richiedano. In tal caso, la
Direzione generale della contabilità pubblica deve sottoporre
la sua relazione alla Camera entro il termine di tre giorni. È soltanto alla
scadenza di tale termine che il dibattimento si può iniziare, anche in mancanza
della suddetta relazione.
3) I progetti di legge che comportano una spesa o
una diminuzione delle entrate non sono posti in discussione se non sono
accompagnati da una relazione speciale vertente sul loro recupero, firmata dal
Ministro delle finanze.
Questa norma parrebbe porre l'obbligo di deliberare i progetti di legge in materia fiscale e finanziaria solo mediante discussione e voto parlamentare.
Ma si può facilmente obiettare che la proposta dell'Eurogruppo non è ancora tradotta in un disegno di legge incidente sul bilancio dello Stato.
Si tratta infatti di un atto di provenienza estranea alle istituzioni greche e rilevante per esse solo come potenziale accordo internazionale da ratificare nelle forme richieste, secondo il caso, dalla Costituzione: cioè in quanto implichino, come implicano, una restrizione della sovranità (certamente rispetto alla situazione di precedente discrezionalità del governo nel proporre le sue autonome proposte di politica economica e fiscale).
Dunque, se non ci è sfuggita qualche previsione costituzionale (per mancanza di sufficiente tempo..), non ci sono ostacoli allo svolgimento di un refendum su quella che è, ora più che mai, una "grave questione nazionale".
4. A questo punto, tuttavia, il referendum dovrebbe comunque essere svolto, se non altro perchè la Merkel, e in generale esponenti delle istituzioni europee, avrebbero affermato, secondo le fonti di stampa, che comunque il programma di "aiuti" finanziari (rectius: di fornitura di liquidità per consentire alla Grecia di restituire il debito oggi intercorrente con FMI, EFSF e BCE), non potrebbe riprendere se non dopo lo svolgimento del referendum stesso.
Il marasma giunge così al suo limite estremo: non solo esponenti dell'UE, come Juncker, ovvero del governo tedesco come Schauble (come pure di altri governi), esplicitamente caldeggiano una vittoria del "sì" alla proposta (che sostanzialmente, poi, affermano non essere mai venuta ad esistenza in assenza di accordo), ma si giunge al punto da non accettare più alcun negoziato se prima la Grecia non facesse svolgere il referendum.
L'interferenza sulla sovranità politica ellenica, da parte di Stati esteri e dell'UE, giunge così a livelli quasi folli: l'effetto complessivo è che addirittura, un atto discrezionale del Presidente della Repubblica greca, divenga oggetto di un implicito diktat UEM-Istituzioni, evidentemente nella prospettiva più che fondata che prevarrebbe il "sì" e che così sarebbe lo stesso corpo elettorale greco a sfiduciare il governo Tsipras. Col non trascurabile vantaggio di non poter, formalmente, essere accusate, le "Istituzioni", di aver agito direttamente per abbattere un governo democraticamente eletto ma "sgradito" ai creditori.
5. Tuttavia, in questa situazione, c'è da chiedersi se a Tsipras non convenga formalmente togliere di mezzo la consultazione stessa, percorrendo una più lineare strada di riapertura della trattativa con effetto immediato: i creditori istituzionali non potrebbero, sul piano logico, obiettare a tale decisione autonoma e a tale ampissima disponibilità a negoziare, (peraltro già enunciata sulle nuove basi dell'accettazione praticamente integrale del nuovo memorandum in un primo tempo considerato "contrario ai valori UE" e ora, dopo una contraddittoria rimeditazione,...non più).
Questa mossa, infatti, ributterebbe la palla nel campo dei creditori e li costringerebbe a dire che il termine del 30 giugno era inderogabilmente perentorio, rispetto non tanto al rimborso del debito (sempre prorogabile in base all'accordo delle parti), ma, a vedere le cose con chiarezza, rispetto alla stessa permanenza della Grecia nell'euro!
E' pur vero che una parte della maggioranza di governo, l'ala più radicale di Syriza, (c.d. cenacolo di Iskra, il cui leader è il ministro Lafazanis, quello che tiene i rapporti "energetici" con la Russia e che sostiene la posizione di rifiuto di Varoufakis; quest'ultima, peraltro, non si sa neppure se sia ancora attuale), sarebbe ancora ferma sullo svolgimento del referendum stesso.
Ma è anche vero che se è stata fatta la proposta conciliativa "notturna" di adesione a quanto prospettato dai creditori sabato scorso, ciò significherebbe che tale opposizione interna alla maggioranza è stata in qualche modo superata.
6. Ma una cosa emerge con chiarezza e senza equivoci da questa situazione: la sovranità greca è già irreversibilmente compromessa, dato che ogni singola decisione e mossa del governo greco che non sia conforme ai desiderata dell'Eurogruppo-Trojka, è soggetta ad ogni tipo di pressione, imposizione e interferenza che le rende del tutto condizionabili da autorità estranee al quadro costituzionale.
Ed è in fondo evidente che l'intero processo elettorale greco, cioè la sua democrazia (minima), - in quanto aveva espresso il governo e avallato il programma di Tsipras- è soggetto ad una prevalente ed ossessiva condizionalità eteronoma.
Stupisce dunque che l'attuale maggioranza, eletta appena a gennaio, non si ponga in radice il problema della preservazione (estrema e "finale") della sovranità nazionale quale configurata dalla Costituzione greca che, appunto, vieta le restrizioni di essa che non siano corrispondenti ad un importante interesse nazionale e che ledano i diritti dell'uomo nonchè la condizione di reciprocità e di eguaglianza tra le parti di un trattato (come enuncia chiaramente l'art.28 della Costituzione greca).
Non si scorge alcuna reciprocità nella condizione di chi, se indice un referendum secondo le proprie norme costituzionali interne, si trova ad essere tacciato di aver interrotto delle trattative che, per definizione, una tale iniziativa risulta voler proseguire in modo legittimo secondo le proprie norme costituzionali interne; mentre se poi accetta la posizione espressa dalla controparte nella trattativa, viene costretto a svolgere comunque il referendum, a pena di non considerare più in alcun modo vincolante quella proposta negoziale!
Che la si voglia affrontare dal punto di vista costituzionale,economico,matematico,e chi più ne ha più ne metta,l'unica cosa che si può constatare è lo smarrimento di ogni logica.
RispondiEliminahttp://www.zerohedge.com/news/2015-07-01/leaked-troika-documents-show-greece-needs-huge-debt-relief
A) o le pressioni/minacce subite da TSI in questi 2/3 giorni sono state tali da ricondurlo all'ovile (99%)
RispondiEliminaB) o TSI è un genio che, fingendo di sottomettersi alla Troika, neutralizza il terrorismo europeo contro il popolo Greco e punta alla vittoria del NO! (1%)
Totò
Potrei fare solo un ipotesi? Questa (se la notizia è attendibile) somiglia molto ad una Salò. Se il referendum Greco, nell'ipotesi di vittoria del "no", dovesse acuire quel contrasto fra gli interessi di USA e Germania potrebbe (il condizionale è d'obbligo) verificarsi un analogo "sbarco in Grecia", invece che in Sicilia, necessario agli USA per contrastare l'avvicinamento della Grecia ai concorrenti eurasiatici. Forse la mia è solo un illusione che gabbia finalmente salti, ma lo sapremo in poco tempo.
RispondiEliminaoh bè gli USA son bravi a preparare colpi di stato... i colonnelli per esempio
EliminaGli USA organizzano anche le guerre come in Ucraina, ma solo dal confronto fra il blocco atlantico e quello eurasiatico verrà una eventuale rottura della gabbia in cui siamo. Di questa prospettiva non si può non tenere conto.
EliminaIn tutta onestà e dal basso della mia profonda ignoranza giuridica, a me sembra che Tsipras
RispondiEliminaa) Non abbia ancora capito niente del significato intrinseco racchiuso nei trattati €uropei
b) Lo abbia capito, ma in tal caso continui a mentire perchè quando leggo cose come
queste
non posso non notare la totale contraddizione del suo percorso filologico.
Difatti, quando mai l'opzione democratica è stata il nucleo della tradizione europea? Soprattuto, quando mai l'€uropa è stata democratica?
A me Tsipras sembra un povero gaglioffo che non sa che pesci pigliare e che finirà col dare all'€uropa quella legittimità pseudodemocratica attraverso la vittoria del si nel suo pseudoreferendum.
Con buona pace di tutti coloro che hanno cercato di spiegare per bene come stanno veramente le cose.
Ovviamente spero di sbagliarmi, ma purtroppo ho una cattiva sensazione.
Il problema è che si continua ad argomentare nei confronti nei confronti di Tsipras e del suo Governo come se fosse un Governo "no-euro" convenuto vigliaccamente a più miti consigli dopo le elezioni... quando non è così!
RispondiEliminaTsipras ha vinto le elezioni su una posizione politica molto chiara: superare l'austerità rimanendo nell'euro.
Ora, non v'è dubbio che la posizione in questione sia completamente fasulla sul piano teorico in quanto l'euro si pone rispetto all'austerità in rapporto di mezzo a fine, ma tant'è. Quella era la posizione di Tsipras, quella era la posizione di Varoufakis (ci sono fior di video su youtube a testimoniarlo) e quella era la posizione della maggioranza di Syriza.
Hanno vinto, sono andati al negoziato e hanno tenuto sino a quando non si sono ritrovati in un vicolo cieco: o chiudevano l'accordo violando il mandato popolare (in quanto avrebbero perpetuato l'austerity) o uscivano dall'euro violando il mandato popolare (in quanto avevano detto che non lo avrebbero fatto). E' a questo punto che Tsipras si gioca la carta del referendum: per uscire dal vicolo cieco. Il referendum ovviamente non sarà sull'accordo del 25/06 (che tra l'altro non è neanche più sul tavolo) ma su Tsipras medesimo: con il referendum chiede un'ulteriore legittimazione popolare per fare al limite anche quel che aveva detto che non avrebbe fatto in campagna elettorale o comunque per gestire con piena legittimità qualunque sviluppo della crisi.
Si può criticare l'impostazione teorica originaria della posizione politica di Tsipras e di Syriza (e mi associo).
Ma sul fatto che questi signori abbiano tenuto duro in condizioni di crisi che vi assicuro essere durissime dimostrando di avere, scusate la volgarità, le palle non quadrate ma addirittura cubiche non credo ci possano essere dubbi.
E anche la mossa del referendum mi pare azzeccata...e le reazioni della cricca europea mi paiono in tal senso eloquenti.
Detto questo saluti e complimenti per l'ottimo blog che seguo da tempo (in silenzio).
Chissa come andrà a finire... resta il fatto che in questi giorni si sono fatte le prove generali, con chiusura banche e controlli. Sta di fatto che in Grecia i fronti sono due: Syriza e opposizione. Il fronte del no ed il fronte del si. Le bombe mediatiche saranno forti, l'Unione Europea caldeggia il si, caldeggia pertanto per i predecessori di Tsipras (Papandreou, Samaras)... i greci credo abbiano ben capito chi sono questi figuri... visto che li hanno appena mandati a casa durante le ultime elezioni... Chissa che non sia come dice, condivisibilmente, Anonimo 01 luglio 22:54. Se vince il SI, Tsipras avrà la legittimazione per poter fare ciò che vuole... anche l'impensabile (secondo Sapir)... vedremo... sta di fatto che ora scende in campo il FMI parlando di un grosso haircut... possibile sponda degli USA? Chissaà...
RispondiEliminaCiao Flavio, cosa intende Sapir su Tsiprias,se vince il si' ?
EliminaIl sondaggio che era circolato era un falso http://scenarieconomici.it/flash-falso-il-solo-sondaggio-greco-che-dava-il-si-in-vantaggio/
comunque sembra martellante in Grecia la campagna stampa e tv per il si. A questo si aggiunge il fatto che hanno privato parecchi pensionati della possibilita' di prelevare il loro denaro, facile che si sono spaventati...io comunque punto un cent che in ogni caso non succedera' nulla dopo il referendum...i padroni del vapore, Usa, fmi, e Bruxelles si organizzano sempre dando prima il calcio al barattolo, naturalmente l'orizzonte temporale e' sempre qualche mese...e cosi' via(per ora). Poi c'e' da tenere a bada anche il default di Puerto Rico, che minaccia piu' direttamente wall street.
Sì, li terranno dentro comunque vada: una tagliatina agli interessi, una scadenzona nelle restituzioni e si guadagna qualche mese.
EliminaAlmeno finchè ai greci qualcuno non dica la verità sul sogno meraviglioso che ancora Tsipras ritiene irrinunciabile e democratico...l'euro. Proprio l'euro.
E nessuno che si interroghi, ancora oggi e neppure in Grecia, perchè agli USA stia benissimo.
Che forse sia questa la POSTA IN GIOC(g)O
EliminaBuongiorno a tutti. @Caposaldo: scusami, scrivendo in velocità ho confuso la "risposta". Chiedo venia. Intendevo: se "vince il NO". Su Sapir avevo letto questo...
EliminaUn primo interrogativo me lo pongo sul valore politico interno del referendum. Tsipras non godeva già della legittimità data dalle politiche? Perché "rifugiarsi" in un referendum dall'esito incerto? Forse per fuggire dalle responsabilità di una scelta politica?
EliminaQuand'anche lo strumento referendario fosse stato usato come mossa tattica per fare pressione sui creditori e sull'UE, non so quanto possa essere felice come mossa. La propaganda della controparte è arma potente. Aggiungiamoci che, in linea di principio, la gente tende sempre a scegliere il noto per l'ignoto.......
Io -sperando di essere smentito- credo che alla fine vinceranno i si. In quel caso, Tsipras non avrà altra scelta che le dimissioni e lo stesso Syriza potrebbe spaccarsi.
In ogni caso, se l'esito fosse questo, la Grecia diverrebbe sostanzialmente un protettorato, un paese -di fatto- in regime di occupazione.
E non so nemmeno se sarebbe una vittoria per l'UE stessa. Un'Europa "costruita" così, a colpi di "shock economy" e di tensioni sociali represse dalla paura, altro non è che una nuova Yugoslavia, e, tra 40,50,60 o 70 anni, come la Yugoslavia finirà. Con separazioni violente, scontri etnici, e così via. ......
Che sia, poi, la "cultura" tedesca a non concepire altra europa se non quella nata da qualche forma di violenza (armata od economica che sia)? Comincio a sospettarlo.......
Mah, alla fin fine credo che abbia ragione 48. Non facciamoci illusioni, basta guardare le ultime dichiarazioni del duo Tsipras - Varoufakis... povera Grecia... Io spero lo stesso vinca il NO... ma non perchè abbia speranza... ma per capire come poi si comporteranno nel "dopo"... La mossa del referendum non so se intederla come estremamente brillante, o estremamente stupida (politicamente parlando)... Syriza così innanzitutto si para le spalle... Se vince il SI, i greci rimetteranno in mano ai suoi precedessori, gli stessi burattini comandati da Troika (ora: Istituzioni) che hanno creato il disastro in corso, le sorti del paese. Syriza quindi si troverà nella posizione di poter dire: l'avete scelto voi. Se vince il NO, Tsipras e Varoufakis avranno la legimittazione ulteriore del loro popolo nelle trattative. Non so fin dove si spingeranno e quanto potranno battere i pugni sul tavolo (ma gli riconosco che, almeno loro a differenza nostra, lo hanno fatto) ma sarà interessante capire fin dove arriveranno. Se vince il NO andranno avanti solo dal lato dell'haircut? Oppure chiederanno in crescendo altre cose, andando a finire per "farsi buttare fuori"? Chissà... Sta di fatto che loro appunto sono "pro-Euro", ma non riesco a capire se lo siano fino in fondo o se questi mesi di trattative li abbiano messi su altro piano logico... Ciò che dice Sapir a riguardo è secondo me interessante...
EliminaInteressante anche questa analisi di Zingales, sul fatto che Atene sia quasi "forzata ad uscire dall'euro"
Eliminahttp://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/03/grecia-zingales-atene-quasi-forzata-ad-uscire-dalleuro-per-creare-un-precedente/1836120/
Certo che il panorama, in realtà, è straordinariamente complesso........
A Francoforte e Strasburgo premono per un cambio di regime in Grecia, per avere a che fare con persone più malleabili. Resta comunque il fatto che Syriza è "pro-Euro", stante soprattutto la mole di debito sotto legislazione estera (64% sovrano, 57% settore finanziario, 86% settore non finanziario). Credo che vedendola sotto questo aspetto non si possa che affermare la sostanziale, credo, morte per asfissia del paese. Dipende se i Greci vorranno farlo da "liberi" o "coloni"...
EliminaIl ragionamento non mi sembra corretto.
RispondiEliminaLa sovranità greca è compromessa sul piano sostanziale, nel senso che l'economia e quindi la vita del paese sono in mano ai poteri forti globalizzatori. Ma per riacquistare questo tipo di sovranità bisognerebbe non soltanto uscire dall'euro, ma anche dalla UE e dalla NATO, e più in generale distruggere la globalizzazione stessa distruggendo l'impero statunitense che l'ha creata e la tiene in piedi.
Sotto il profilo formale invece, i diktat della Trojka non intaccano il piano costituzionale; operano sul piano economico e del diritto creditizio, che è campo di piena spettanza dei creditori. La Merkel non dice "non fate il referendum" ma "finché non è fatto il referendum non trattiamo sul vostro debito".
Il problema è che in un mondo interamente sottomesso al potere di Mammona (la plutocrazia anglosassone) tutte le sfere in cui tradizionalmente si articolava la vita dei popoli vengono assorbite da quella economica, e questa risulta dominata dalla finanza predatrice, al punto che il diritto contrattuale - nella sostanza, non nella forma - finisce per dominare quello costituzionale.
Il ragionamento non ti sembra "corretto" ma fai obiezioni a ragionamenti che qui non sono svolti.
EliminaLa sovranità, com'è stato spiegato fin dagli esordi in questo blog, va intesa come potere dello Stato di perseguire i diritti fondamentali del popolo (appunto, sovrano).
Questo se la si intende nel senso moderno, posteriore alla seconda guerra mondiale, di democrazia "necessitata": la Grecia, che ha una Costituzione "giovane", l'ha infatti ispirata a quella italiana senza peraltro avere avuto un dibattito culturale cosciente ed approfondito, e prima ancora un momento di consapevolezza politica generale sulle cause strutturali delle crisi delle democrazie (cioè il liberismo nelle sue varie fasi di conservazione del potere istituzionale), come quello che si svolse in Costituente.
In tal senso, il vincolo esterno, di tipo monetario e rigidamente fiscale, sin dall'origine (con l' entrata nell'UEM, così come per l'Italia) si manifestava come una limitazione (nel caso "restrizione") formale e sostanziale della sovranità, i cui effetti sarebbero stati inevitabilmente l'impossibilità di curare il livello di benessere dei cittadini imperniato sul diritto al lavoro e la piena occupazione (per espressa previsione della Costituzione greca), mentre la privazione della sovranità monetaria non consente nè di ripagare autonomamente i debiti esteri contratti (a livello commerciale, importando), nè di svolgere politiche economico-fiscali correttive del ciclo negativo (consistente in una sostanziale crisi di bilancia dei pagamenti).
Inoltre la Merkel - e non solo- ormai impongono (NON "si oppongono" a) lo svolgimento del referendum (manifestazione sovrana per eccellenza, devoluta alle prerogative del presidente della Repubblica greco), esattamente come qui è detto. Quindi qui si sottolinea che non solo non sussistevano le condizioni costituzionali per arrivare all'adesione alla moneta unica, causa efficiente della crisi, ma che, di conseguenza, poi, deprivati di già della sostanza legale-costituzionale della sovranità, i greci, comunque vogliano agire nel loro quadro costituzionale, non possono più adottare alcuna manifestazione formale della sovranità senza che sia subordinata a questo ormai avvenuto svuotamento della sovranità stessa.
La finanza cattiva anglosassone non c'entra molto, nell'attuale concreta vicenda, con le banche francesi e tedesche che hanno imposto l'attuale assetto che è una diretta conseguenza dell'adozione dell'euro.
Il problema è che i greci, o neglio Tsipras, fanon di tutto tranne ciò che mette in contestazione genesi e meccanismi di deprivazione della sovranità: cioè l'adesione all'UEM.
Per comprendere i passaggi che precedono consiglio di leggere i numerosi post sulla incompatibilità delle democrazie costituzionali del welfare con la struttura ordoliberista dei trattati, sulla "condizionalità" come modello FMI penetrato in Europa grazie, e solo grazie, alla moneta unica, nonchè sul trilemma di Rodrik.