1. A volerla considerare razionalmente, la questione dell'euro è che l'Europa, - quella che è sempre esistita prima di questa follia subculturale ammantata di elitismo solo in apparenza sofisticato-, non tollera squilibri. Intendiamoci: ciò non significa che essa "possa" o, peggio, "debba" trovare un equilibrio; in sè stesso, questo trovare una sintesi definitiva delle sue diversità culturali, è un compito che nessuna costruzione a tavolino potrebbe assolvere.
L'Europa, dopo la caduta dell'Impero d'Occidente e della sua unica matrice unificante "reale" (la cultura romano-ellenistica), è divenuta una miniera di pluralismo, proprio perchè si è andata evolvendo sull'innesto della (a suo tempo variegata) componente germanica sulla civiltà mediterranea. Un innesto che, durato almeno 5 secoli (prima di una certa stabilizzazione), non risultò certo solo distruttivo, come l'appiattimento della prospettiva storica a distanza di tempo ha sintetizzato, cioè come si tende ad ri-raccontarlo nella narrazione a posteriori degli ultimi due secoli, dove la componente "barbarica" si è autorivalutata grazie al capitalismo in cerca di legittimità.
2. Dunque, questo pluralismo, (arricchito da intrecci millennari, dalla presenza del Papato universale, ma eurocentrico, alla interazione con l'Impero Ottomano succedutosi ai fondamentali, ma dimenticati, bizantini), è tale, che quando viene negato, - generalmente per il prevalere di una forza egemone al suo interno-, ha costantemente manifestato un rigetto violento.
Un rigetto che non ha magari portato, poi, ad una stabilità duratura, come insegnano i tre Sacri Romani Imperi (Carolingio, tedesco e asburgico), che si reggevano, in realtà, su un pluralismo feudale alla cui ombra prosperarono tutti i localismi trasformatisi poi nella stagione della rivendicazione delle Nazioni.
3. Quel che è certo, è che la soluzione di Westfalia, cioè quella serie di trattati che iniziarono a dare forma all'equilibrio dinamico delle diversità incoercibili dell'Europa più prospera, non ha mai potuto essere abbandonata senza creare tragiche ripercussioni: ogni tentativo di affermare un'egemonia ha condotto alle conseguenze più tragiche.
Questa sintesi storica potrebbe essere discussa a lungo ed è sicuramente discutibile.
Ma la sua essenza fenomenologica - cioè l'incoercibilità del pluralismo culturale europeo- non è solo difficile da negare, ma anche pericolosa da coartare.
Come sapete, qui si sostiene che la saggezza più elevata dell'Europa post-ancién regime (cioè successiva alla stessa Westfalia e, a maggior ragione, alla esperienza universalistica del feudalesimo), è bensì costata due guerre mondiali (denominate tali perchè gli imperialismi in concorrenza, nati in Europa, erano stati "esportati" nella loro versione prima mercantilista e poi capitalistica libero-scambista), ma almeno aveva condotto al costituzionalismo democratico.
4. Non mi ripeterò a oltranza, sul punto: l'idea sbagliata di Ventotene che il male fossero gli Stati nazionali è intrinsecamente razzista (nel senso che tende a non accordare dignità e valreo all'esperienza storico-culturale a tutti i popoli che non fossero egemoni nel contesto internazionale dell'epoca).
Questa idea, cioè, identifica gli Stati-nazione col loro opposto, cioè i vari imperialismi vetero-europeocentrici (che le lotte indipendentiste dell'800avevano infatti combattuto), e trascura perciò, con indiretto ma evidente disprezzo, tutte le realtà nazionali che avevano dato senso all'idea di democrazia per la quale, pur tra molti tentativi e "torti", si era combatutto nell'800.
Chi sosteneva Ventotene aveva di fronte a sè solo l'idea degli Stati egemoni, dell'epoca mercantilista e liberoscambista, o quelli che aspiravano a diventarlo, reagendo ai primi, e ha ignorato tutti gli altri.
Cioè, l'idea dell'Europa di Ventotene, nasce da una superficiale visione storica e condannava in partenza tutto ciò che non corrispondeva alla sua idea sfalsata di identificare gli Stati-Nazione con gli Stati comunque imperialisti.
Cioè, l'idea dell'Europa di Ventotene, nasce da una superficiale visione storica e condannava in partenza tutto ciò che non corrispondeva alla sua idea sfalsata di identificare gli Stati-Nazione con gli Stati comunque imperialisti.
Non a caso le comunità nazionali che stanno soffrendo con più evidenza, (o che si tengono comunque maggiormente alla larga "da"), l'imperialismo razzista, intrinseco nella visione "europeista", sono quelle che nell'800 avevano dato la prova del più vivace spirito di autonomia nazionale, sempre connesso al (primo) costituzionalismo.
5. Come sia stato possibile che un'idea così imperfetta, implausibile, implicitamente razzista, e culturalmente limitata, abbia potuto prendere il sopravvento è un qualcosa che gli storici del domani avranno il compito di spiegare.
Quello che possiamo dire è che pensare che un accordo, come l'UE, tra Francia, impegnata a controllare "politicamente" Germania, e quest'ultima, impegnata a ridimostrare la sua schiacciante superiorità culturale per via economica, (contando sul fatto che la si volesse per forza "associare" sul piano politico, errore negoziale imperdonabile di Mitterand), non arrivasse a creare una sommatoria di riserve mentali delle due parti "principali" è, in retrospettiva, un pensiero di una incongruenza colossale. Un tale accordo avrebbe dovuto terrorizzare tutti gli altri paesi europei.
E' nella natura stessa dei trattati di libero scambio l'effetto di rafforzare chi li promuove a danno di chi vi aderisce sul presupposto di non avere molta scelta.
5. Il punto, solo apparentemente misterioso, è che i "non francesi e tedeschi", a quel momento, la scelta l'avevano.
Non a caso, sia al Castello Sforzesco nel 1985, sia in sede di equilibri successivi a Maastricht, la più forte e quindi più lucida ed accorta delle "terze parti" escluse (dal vero accordo sottostante), il Regno Unito, ha sempre prescelto l'opting-out. E lo sta ribadendo anche ora, nel momento più tragico di emersione della natura fallimentare dell'Europa di Maastricht costruita ottusamente sulla moneta unica.
Insomma, perchè è mancata la ovvia (in altre circostanze...) lucidità sul fatto che, come dice Cesare Pozzi riguardo agli investimenti diretti esteri (argomento strettamente collegato), i trattati di liberoscambio non si invocano si "subiscono"?
E, a maggior ragione, perchè è mancata la lucidità sul fatto che una moneta unica è ancora più colonizzatrice a favore delle forze prevalenti del trattato?
6. Credo che la risposta sia nell'influenza dominante degli USA nel promuovere quella che, per loro, nella rudimentale visione loro propria (non dimentichiamo che, a lungo, si sono considerati il melting pot principalmente di una ingannevole fusione delle culture etniche europee, affluenti come immigrazione a costituire la nascita della "loro" nazione...anglo-conformista), era la praticabilità degli Stati Uniti d'Europa.
Come etichette culturali di grande suggestione, data l'epoca storica in cui i fondamenti dell'europeismo hanno avuto luogo, gli Stati Uniti hanno potuto, con successo, spendere varie spinte già presenti: l'anticomunismo, in Europa particolarmente alimentato dalla vicinanza alla Cortina di ferro e dai suoi "contraddittori e misteriosi" anni finali del terrorismo rivoluzionario rosso, e la logica della efficienza dei mercati.
7. Gli europei, intesi come opinioni pubbliche, ci sono (mediaticamente) "cascati"; dimenticando che il primo fenomeno, la minaccia, era in realtà il perno del cinismo pragmatico di Yalta (che li aveva comunque protetti dalla minaccia stessa, molto più di quanto la pressione mediatica non gli avesse fatto credere); mentre il "valore" della "concorrenzialità" era solo una vaga rimembranza utopistica, dai cui enormi e letali pericoli li aveva protetti proprio il costituzionalismo keynesiano e del welfare. Cioè la soluzione, anch'essa scaturita dalle sofferenze inflitte e dai tragici errori commessi da una classe politica identificatasi col capitalismo sfrenato, che si ritrova proprio nel "secondo costituzionalismo", quello moderno della sovranità che coincide con la tutela dei diritti fondamentali e col perseguimento della eguaglianza sostanziale.
Una soluzione che era a sua volta stata assentita (dagli allora ben più "cauti" poteri del mercato) come assicurazione politica contro la rottura dell'equilibrio di Yalta. Si faceva cioè il conto che nessun trattato poteva reggere solo come vincolo giuridico e militare (la NATO) se il substrato sociale interessato fosse stato calpestato dalla irrefrenabile avidità di potere (più che di profitto) del capitalismo che si contrapponeva al socialismo reale.
Una soluzione che era a sua volta stata assentita (dagli allora ben più "cauti" poteri del mercato) come assicurazione politica contro la rottura dell'equilibrio di Yalta. Si faceva cioè il conto che nessun trattato poteva reggere solo come vincolo giuridico e militare (la NATO) se il substrato sociale interessato fosse stato calpestato dalla irrefrenabile avidità di potere (più che di profitto) del capitalismo che si contrapponeva al socialismo reale.
8. Ora, se gli USA si trovano ad essere i propulsori, dietro le quinte (from behind), di questo antistorico e inevitabilmente claudicante progetto, entrambe le etichette culturali suggestive in questione sono venute meno: l'anticomunismo, di fronte ad un'€uropa afflitta dalla disoccupazione più alta che nella fase seguente alla crisi del '29, si rivela una burletta anacronistica e buona solo per oligarchi "locali" che blaterano di sindacati e costo del lavoro, senza avere nemmeno più la contezza di cosa significhi il vincolo monetario e di cosa abbia significato il gold standard.
Il mito dei "mercati", ancor più tragicamente, non riesce a trovare alcun mezzo - e nè potrebbe essendone generatore- alla finanziarizzazione distruttiva, come attesta il tasso di crescita dell'eurozona comparato con la fase pre-Masstricht (e, se vogliamo, pre SME e era delle banche indipendenti centrali), e affligge gli stessi USA.
Come può un controllore from behind che ha rinunciato al proprio costituzionalismo e al proprio pluralismo sociale e culturale, oggi come non mai, riportare in Europa le cose sotto controllo?
Come può un controllore from behind che ha rinunciato al proprio costituzionalismo e al proprio pluralismo sociale e culturale, oggi come non mai, riportare in Europa le cose sotto controllo?
Semplicemente non può, allo stato delle risorse di cui attualmente dispone la sua stessa classe dirigente.
9. Per questo dico che l'unica soluzione praticabile- e prima sarà tanto meglio- è la abrogazione/estinzione di tutti i trattati a partire dall'Atto Unico a arrivando fino a Lisbona e la rifondazione di un'Europa cooperativa sulla base del costituzionalismo democratico. Cioè del riconoscimento della reciproca sovranità nel tutelare i rispettivi livelli dei diritti fondamentali, e nello stabilire di cooperare laddove è, con evidenza e trasparenza, conveniente farlo: in particolare nel settore della difesa, ma a livello politico, cioè di Stati sovrani - e non certo di settore di mercato delle multinazionali-, e, purchè la democrazia sia lasciata intatta nel suo senso sostanziale, nel connesso settore della politica estera.
10. Entrambe queste aree di cooperazione, di sicuro, hanno forti implicazioni economiche, altrettanto internazionali: ma, la funzionalità di una cooperazione in questi campi potrebbe aversi solo se vi fosse un ben delimitato alveo di obiettivi fondamentali comuni, la cui chiarezza potrebbe nascere solo da una crescente integrazione culturale.
E quindi tale integrazione può nascere, a ben vedere, solo dalla previa cooperazione scolastica, nella formazione e nella ricerca.
Questa precondizione essenziale potrebbe operare solo stabilendo una compatta omogeneità dei livelli di spesa pubblica pro-capite nei vari paesi europei, cioè attraverso la preliminare costituzione di un bilancio confederale mirato a tali tre settori (nell'ordine logico di costruttività: istruzione e ricerca, difesa, politica estera).
E tutto questo con i tempi e con l'accuratezza che l'attuale esperienza fallimentare (e, in buona parte, già tragica), dovrebbero consigliare a uomini saggi e intrisi dei valori del costituzionalismo democratico.
10. Entrambe queste aree di cooperazione, di sicuro, hanno forti implicazioni economiche, altrettanto internazionali: ma, la funzionalità di una cooperazione in questi campi potrebbe aversi solo se vi fosse un ben delimitato alveo di obiettivi fondamentali comuni, la cui chiarezza potrebbe nascere solo da una crescente integrazione culturale.
E quindi tale integrazione può nascere, a ben vedere, solo dalla previa cooperazione scolastica, nella formazione e nella ricerca.
Questa precondizione essenziale potrebbe operare solo stabilendo una compatta omogeneità dei livelli di spesa pubblica pro-capite nei vari paesi europei, cioè attraverso la preliminare costituzione di un bilancio confederale mirato a tali tre settori (nell'ordine logico di costruttività: istruzione e ricerca, difesa, politica estera).
E tutto questo con i tempi e con l'accuratezza che l'attuale esperienza fallimentare (e, in buona parte, già tragica), dovrebbero consigliare a uomini saggi e intrisi dei valori del costituzionalismo democratico.
11. Possono gli Stati Uniti avallare questa salvifica "ri-costruzione" europea?
Possono i banchieri e gli euro-tecnocrati compartecipare a questa nuova fase?
Possono i banchieri e gli euro-tecnocrati compartecipare a questa nuova fase?
La risposta, allo stato, è NO.
Ci vuole, in via pregiudiziale, un ravvedimento per la classe dirigente USA, che parta proprio dalla "risoluzione delle sue contraddizioni interne" (qui: parr.VI-VIII), e ci vuole un nucleo di "rifondatori" che, nel modo più assoluto, non sia, (più o meno consapevolmente), portatore delle aspirazioni di rivincita del capitalismo sfrenato.
Yalta è morta da un pezzo, la Cortina è crollata; rinnovare la mitologia negativa del nemico sull'attuale Russia non servirà in alcun modo a guarire dalle contraddizioni del capitalismo sfrenato e a porsi al riparo dalle crisi ricorrenti di una finanza che ha fatto "perdere il controllo della situazione" (TTIP o non TTIP).
La razionalità e il senso della Storia, del diritto e dell'economia, dovrebbero consigliare tutto questo: per quanto oggi appaia difficile da praticare.
L'alternativa sarà un disastro di proporzioni immani. ESSI non possono pensare di vivere in eterno e di condizionare secoli di sviluppo e miliardi di destini umani e ricavarne una qualche utilità: ma forse per capirlo devono perdere tutto. E ce la faranno di questo passo...
Insomma, per chiarire, l'Europa delle Patrie, come suggeriva De Gaulle?
RispondiElimina"La cooperazione ai pari", come suggerisce la democrazia del diritto internazionale NEL costituzonalismo.
EliminaIl che esclude che "l'economia" preceda l'integrazione culturale, e quindi la identificazione in orientamenti democratici cooperativi, oggettivamente vantaggiosi e non controllabili dalle banche
Per un post così posso aspettare ad iniziare a lavorare...
RispondiEliminaOra: un'analisi con una visione così multidisciplinare e "ad ampio respiro", storico, storico filosofico e del pensiero economico, etno-culturale, geopolitico, giuridico, economico e "psicologico", è un unicum nel panorama degli analisti.
Questa non è più divulgazione: è produzione di cultura.
L'estrema specializzazione che ha voluto il nuovo potere liberale e reazionario, ha creato in ambito accademico e di ricerca "super tecnici" che se non concentrati in un think tank non sanno neanche disegnare una "o" con un bicchiere: l'utilità?
Gli Ubermenschen del capitale oil&finance hanno massima spazio di manovra politica, contando su una specia di "supercomputer organico" formato dalla somma di questi isitituti di ricerca prevalentemente privati: una massa di dati, informazioni e scenari previsionali ad usum porci cum petaso.
Bene: oserei anche far notare che da quando si è specializzata le ricerca e si lavora in "equipe", veri "salti culturali" non ci sono più stati. Questo, in modo più o meno diversificato in tutti i campi dal secolo breve.
In pratica in unico post c'è gran parte del lavoro fatto in questi anni: mi soffermo su un paio di aspetti.
RispondiElimina1 - « Come sia stato possibile che un'idea così imperfetta, implausibile, implicitamente razzista, e culturalmente limitata, abbia potuto prendere il sopravvento è un qualcosa che gli storici del domani avranno il compito di spiegare. » Beh, una idea ce l'avrei...
2 - infatti: « se il substrato sociale interessato fosse stato calpestato dalla irrefrenabile avidità di potere (più che di profitto) del capitalismo che si contrapponeva al socialismo reale. » D'altronde soldi è potere, ma, come ricordava Kalecki: il fine ultimo del capitale, non è... il capitale. Ma il suo rapporto con i gruppi sociali e, in ultimo, con le stesse persone appartenenti dentro la stessa classe: ovvero non contano i "profitti", sacrificabili in quanto l'importante non è l'accumulo di per sé, ma l'indigenza delle classi subalterne che permette il pieno e LIBERO controllo delle istituzioni politiche. (Per chi continua a credere che Keynes e Roosevelt fossero "liberali" oltre al mero senso di virtù morale o appartenenza partitica... l'ideologia storica non è altro che questa!)
Il fine ultimo, come ben espresso da Orwell, è il potere assoluto che consiste nell'assoluto controllo e l'assoluta oppressione fisica e psicologica: lo "stivale che calpesta il volto umano".
Questa visione si concilia con quella malthusiana e darwinista, che considera il "keynesismo" e il consumo di massa ad esso collegato, incoltrollabile fonte di esternalità negative: come l'utile idiota dei banchieri chiamato Kissinger faceva notare nel famoso report in cui chiamava il "problema demografico" un "problema di sicurezza nazionale". (Un non mistero è come la "sicurezza nazionale americana" coincida con il controllo del sistema monetario finanziario e delle risorse energetiche che lo creano...)
La "grande società" hayekiana, non può che essere un sistema basato con le medesime dinamiche descritte da Orwell (che vediamo già bene in atto) ma, come già notato da Orwell stesso per quelle burle che fa la storia agli esseri umani (fu recensore di The Road to Serfdom), con l'aggiunta dell'irresponsabilità del "mercato": cosa c'è da capire?
Il Mercato È il Grande Fratello.
(Una grande società non è come una grande famiglia: per la Grande Società non ci vuole un fratello grande: ma un Grande Fratello)
Grazie Bazaar. A leggere certe note biografiche Altiero Spinelli sembrerebbe orfano o che i membri della sua famiglia non siano di alcun interesse. Ma spluciando qualche lavoro accademico si scopre che le cose non stanno esattamente così.
EliminaTratto da Altiero Spinelli e Albert Otto Hirschmann tra Europa e America (.pdf), di Piero S. Graglia:
«Altiero Spinelli era romano, figlio di una famiglia molto numerosa. I fratelli Spinelli erano otto e uno di questi era Veniero.
Veniero Spinelli ha una storia simile e sovrapponibile, per certi versi, a quella di Albert: emigrò a metà degli anni Trenta in Francia ma prima anch’egli, come il fratello maggiore, aveva conosciuto il carcere. Dopo un breve periodo in Francia si spostò in Spagna per prendere parte alla guerra civile, ovviamente per la parte repubblicana. Ebbe una vita molto avventurosa e combatté nell’aviazione repubblicana contro i franchisti, risultando il primo aviatore repubblicano italiano ad abbattere un aereo franchista con la squadriglia di Andrè Malreaux. Nel corso della sua attività di aviatore e mitragliere ne abbatté dodici. Su di lui fu pronunciata la condanna a morte da parte del governo repubblicano spagnolo. Alla caduta della repubblica spagnola rientrò in Francia, dove combatté contro i tedeschi. Caduta la Francia nel giugno del 1940, si arruolò nella Legione straniera per disertare quasi subito e imbarcarsi su una bananiera battente bandiera della Martinica.
Giunse così in America. All’imbocco del porto di New York si gettò in acqua per evitare di passare i controlli di frontiera per poi prendere contatto con gli ambienti antifascisti italiani presenti in città.
Dopo qualche tempo si sposò con una componente della famiglia dei banchieri tedesco-americani Warburg, Ingrid. Così Spinelli, che in quel momento era in Svizzera, si trovò imparentato con una famiglia molto importante e influente. Ingrid Warburg, impegnata attivamente nella Croce Rossa per l’aiuto agli esuli negli Stati Uniti, era molto amica di Eleanor Roosevelt, alla quale chiese tra l’altro sostegno per favorire il ritorno in Italia del marito Veniero come agente dell’Oss per operare sotto copertura a favore del movimento di liberazione italiano. L’aiuto fornito dalla moglie di Franklin Delano Roosevelt avvenne attraverso il contatto con un personaggio che nella vita di Altiero Spinelli avrà molta importanza in seguito: Walter Rostow, il quale peraltro aveva relazioni significative anche con Albert Hirchman. Anche se il tentativo di Veniero Spinelli di rientrare come agente segreto non ebbe il successo sperato, l’amicizia con Rostow era qualcosa che avrebbe caratterizzato anche l’attività del fratello maggiore in un affascinante incrocio di occasione e coincidenze che non cessa di stupire.»
Visto che viene menzionato l'OSS, predecessore della CIA, ricordiamone il ruolo nel promuovere un'Europa unita: OSS, CIA and European unity: The American committee on United Europe, 1948–60.
Eh sì, appunto. La ricostruzione storica dell' "US-from behind" non appare difficile, rispetto alla UE.
EliminaLa Storia futura, naturalmente, continueranno a scriverla i vincitori.
Quindi può darsi che nei, più o meno approfonditi, libri di Storia, questa significativa serie di eventi non apparirà mai.
Come pure (remota ma benefica eventualità) il contrario.
I punti 7-8 danno peraltro come acquisita la ricostruzione di questa connection così evidente, col metodo induttivo-deduttivo, cioè nella ricostruzione a ritroso della causa...partendo dagli effetti (affermaz del paradigma del libero mercato, dentro il relativo "nuovo ordine mondiale", e dell'anticomunismo)
Rimane poi tutto da vedere su quanto gli USA vedano una realistica attualità in questi due capisaldi ideologici: il secondo è un fantasma, sempre evocato in continue resurrezioni immaginarie; mentre il primo è esattamente il problema che gli USA potranno risolvere solo...rinunciandovi. Per il loro stesso bene.
O meglio del loro substrato sociale (il che ci fa capire perchè sia molto difficile che ciò accada....)
Certo: per comprendere l'inesistente frizione tra Paneuropa e i federalisti radical-piddini è necessario comprendere il cosmopolitismo della finanza internazionale a struttura dinastica.
EliminaInfatti la CIA finanzia i federalisti antieuropei, ma il programma che si realizza, guarda un po', è proprio quello di Paneuropa.
Il motivo, come emerge dalle argomentazioni di Quarantotto, sta proprio in quelle leggi delle scienze sociali che potevano portare solo in quella direzione: vedasi Hayek riguardo al federalismo interstatale.
Ma di che scienze sociali parliamo? di quelle promosse dalla suddetta cleptocrazia finanziaria che vengono abbracciate tanto dagli oligarchi del capitalismo, quanto dalla "nobiltà nera" rappresentata da Kelergi (che si rodeva il fegato per i finanziamenti), quanto dagli "europeisti" (che il grano privato in pubblico e quello pubblico in privato, se lo intascavano per i loro progetti di rivoluzionari con i soldi della mamma e dello zio Sam).
Infatti il piddinismo trova genesi nel "socialismo liberale" dei figli di papà come Spinelli che portano le "contaminazioni liberal" del pensiero socialdemocratico di Salvemini e, in particolare, di Carlo Rosselli.
Le evidenze sono ben descritte da Masini che sant'Arturo è andato a scovare.
Piddinismo che viene usato in tutta la sua crassa ignoranza e tracotante imbecillità nella propaganda post-sessantottina, di fatto anti-russa, ma in realtà anche anti-democratica, come ben argomentato in questi spazi.
Il colpo di grazia alla resisistenza sociale e democratica avviene con gli strumenti forniti da think tank come il Club di Roma: si concilia austerità e decrescismo anti-keynesiano.
Il tutto supportato dagli utili idioti del capitale che prendevano consenso dai lavoratori mentre praticavano politiche reazionarie: il modello "borghese" a cui "il consumismo" doveva ispirarsi era proprio quello dei "figli di papà" del Sessantotto, quelli che, "sulle orme di Lenin", veniva visto con disprezzo dal nostro Pasolini.
Alla fine Marx non ha fatto altro che rendere pubblico quello che le élite hanno sempre dato per scontato (altrimenti "élite" non sarebbero diventate...): la politica è sovrastruttura dell'economia (e quest'ultima è il mezzo per ogni nostro fine, ricordando le riflessioni sul "potere" prima esposte, e poi Hayek che ci ricordava il motivo dell'onnipotenza di coloro che controllano l'economia: quindi la "dottrina delle banche centrali", ecc.).
Ma, se la politica è sovrastruttura dell'economia, e i radicalchic-piddini come Spinelli e Rossi, che si dichiarano democratici-sinistrorsi a livello politico mentre, di fatto, promuovono il liberoscambismo antilavorista mascherato da "faderalismo" come da tradizione einaudiana, che giudizio storico possiamo dare di costoro? Gente cresciuta con Lionel Robbins e l'ordoliberista Röpke, che l'economia sociale di mercato - sociale!! - l'ha "inventata" e che ci troviamo contra constitutionem nei Trattati?
(Non mi esprimo sull'agiografia di Vaniero: ricordo che la miglior testimonianza storica sulla guerra civile in Spagna l'abbiamo ancora da George Orwell, che vedeva le cose da tutt'altro punto di vista... molto, molto, molto, meno "eroico")
Bazaar scusa, non ho capito questo passaggio: «la CIA finanzia i federalisti antieuropei, ma il programma che si realizza, guarda un po', è proprio quello di Paneuropa». In che senso "antieuropei"?
EliminaIl primo lavoro l'ho citato solo per evidenziare in quali rapporti erano i Warburg e Spinelli. Il secondo (OSS, CIA and European unity) cita Kalergi a pag. 185 (la terza del pdf):
«They [CIA] were responding to separate requests for assistance from Count Richard Coudenhove-Kalergi, a veteran Pan-European campaigner from Austria, and from Churchill.»
Ancora a pag. 189 (7):
«The origins of covert aid to European federalists may be traced back to Coudenhove-Kalergi. Like other prominent pan-Europeanists of the interwar period, typically Aristide Briand the French Foreign Minister, his ideas owed much to disillusionment caused by the First World War.»
Poi a pag. 190 (8) si sostiene che Kalergi viene messo da parte per l'emergere di un gruppo europeista di maggior prestigio e per il suo carattere pungente e difficile:
«Also in the summer of 1948 a rival group, the more prestigious International Executive of the European Movement, closely associated with Winston Churchill, arrived in New York to urge the formation of an American committee to support their own efforts for unification. This mission was led by the president of the European Movement's international executive, Duncan Sandys, and included its Secretary-General, Joseph H. Retinger and the head of the European Movement's finance sub-committee, Major Edward Berrington-Behrens. To avoid the embarrassment of two American committees supporting rival groups, Count Coudenhove-Kalergi, who had revealed himself as a rather prickly and awkward character, was sidelined amid much bitter recrimination.»
Scusami, ero antifrastico: considero gli europeisti "antieuropei". (Riferimento al titolo del post di Quarantotto, a proposito di "razzismo").
EliminaIn realtà quel documento che hai linkato lo conoscevo già bene, infatti mi rifacevo alle considerazioni sul "carattere di Kalergi" agli occhi dei funzionari americani: proprio il passo che riporti.
I finanziamenti "pubblici" del governo USA sono stati passati - "privatamente" - attraverso la CIA al movimento federalista capeggiato in origine da Churchill e poi dai fenomeni di Ventotene et alii, mentre i finanziamenti "privati" era "pubblico" (ovvero "noto") che fossero stati elargiti, tramite le fondazioni delle note famigghie, a Kalergi da subito, con primo finanziamenro proprio dai Warburg... di Spinelli.
In breve: il progetto europeista e, in generale, mondialista, è ab origine un progetto della grande finanza internazionale, con buona pace di Kant, Mazzini e Garibaldi... e tutta la fila di massoni al servizio della Corona... (o no? :-) Mi gioco 1000 lire che Wall Street non sbarcherà nella City...).
Nota Bene: FEDERALISMO ==> LIBEROSCAMBISMO ==> IMPERIALISMO
Se si va a spulciare la letteratura politica che conta, questo è pacifico anche tra i conservatori che spesso, per carenza di risorse culturali a livello "economico" (vedi Schmitt e Strauss) non comprendono fino in fondo: chi ha ben chiara la struttura del capitalismo e sa "quanto geopolitica e demografia" contino molto meno di quello che si crede, è Hayek.
Ma quello che è chiaro a tutti oltre ad essere pacifico, ideologi a taglio filosofico politico o economicistico, è che l'identità politica di rifermento per questo progetto, o meglio, il braccio armato, dovranno essere gli USA.
Da qui un mio passato intervento su Goofynomics in cui esortavo a piantarla di fissarsi con l'oppressore tedesco, comunque nella gabbia dell'euro, perché è noto che 'sto progetto da vecchi col cervello di un bebè è a matrice angloamericana... fin che farà comodo... poi verrà definitivamente "dispersa" anche la sovranità USA.
@Bazaar
EliminaMa ti rifersci, forse, agli stessi banchieri Varburg che - a seguito del Trattato di “pace” di Versailles (1919, ispiratore de “Le conseguenze economiche della pace” del Keynes, allora consulente economico per la GB) e del Piano Dawes (ideato da Morgan Bank e Montagu Norman di Bank of England, 1924) per porre in “amministrazione controllata” l’economia tedesca da parte di Wall Street e City londinese – controllavano il cartello IG-FARBEN (industria chimica tedesca, con centinaia di fabbriche e in join-venture con Standard Oil dei Rockefeller) ) poi tristemente alla ribalta della cronaca per la fabbrica di Auschwitz che, con la manovalanza del vicino campo di concentramento, produceva petrolio e gomma sintetica per la macchina bellica tedesca e, come sotto-prodotto dalla controllata Degesch, l’ “insetticida” Zyclon-B (derivato dell’acido cianidrico o .. prussico) usato come fumigante nelle camere a gas?
Mah, elementi accidentali e circostanze estrinseche ..
Esatto caro Poggio, grazie.
EliminaProprio quei Warburg lì, quelli di lontana origine italica, perseguitati a Venezia in quanto ebrei, e mezzo millennio dopo impegnati a sfruttare la Shoah.
I campioni della banca centrale "indipendente", e di liberalismo, sono il più potente cartello di banchieri internazionali della storia moderna... e premoderna.
Altro che Eleonor Roosevelt: questi sono come gli ecologisti: cacciano i bracconieri per diventare i monopolisti del mercato dell'avorio.
Orwell non avrebbe dovuto parlare di "socing"... ma di banking.