giovedì 24 novembre 2016

L'€UROPA E LA LIBERTA' DI VOTO MINACCIATA IN ITALIA: E' INVECE GIUNTO IL TEMPO DI "RICOSTRUIRE"


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https://www.delcampe.net/it/collezionismo/cartoline/militari-non-classificati/per-la-ricostruzione-d-italia-risorgere-ricostruire-ascendere-buon-senso-e-tricolore-b522-93698776.html

1. Il tema muove, come risulta scientificamente corretto, da una prospettiva storica che consenta una "interpretazione autentica" del fenomeno della costruzione europea da parte di chi è stato protagonista dell'Assemblea Costituente. 
Come sappiamo, il Quarto Partito (qui, p.2) aveva da subito sabotato l'attuazione della Costituzione per vanificarla con una "costituzione economica" alternativa a quella che stava prendendo vita in Costituente, concordata tra confindustria e banca d'Italia, come ci riferisce Carli, parlando esplicitamente di "difesa dello Stato minimo borghese" (qui pp.6-8), così confermando il noto discorso di De Gasperi.
L'interpretazione autentica possiamo attribuirla, in primo luogo e a buon diritto, a Lelio Basso, che indica con chiarezza i legami tra irrompente federalismo europeo e difesa dello Stato minimo borghese, respinto dalla Costituzione e, come tale, con essa geneticamente incompatibile.
"l’internazionalismo del proletariato si fonda sull'unità e sulla solidarietà di popoli in cui tutti i cittadini, attraverso l'abolizione dello sfruttamento di una società classista, conquistano LA PROPRIA COSCIENZA NAZIONALE… il nostro internazionalismo non ha nulla di comune CON QUESTO COSMOPOLITISMO DI CUI SI SENTE TANTO PARLARE E CON IL QUALE SI GIUSTIFICANO E SI INVOCANO QUESTE UNIONI EUROPEE E QUESTE CONTINUE RINUNZIE ALLA SOVRANITÀ NAZIONALE
L’internazionalismo proletario NON RINNEGA IL SENTIMENTO NAZIONALE, NON RINNEGA LA STORIA, ma vuol creare le condizioni che permettano alle nazioni diverse di vivere pacificamente insieme. 
Il cosmopolitismo di oggi che le borghesie nostrane e dell'Europa affettano è tutt'altra cosa: è rinnegamento dei valori nazionali per fare meglio accettare la dominazione straniera… Noi sappiamo che in questa lotta il proletariato combatte insieme per due finalità e che in questa lotta esso ACQUISTA CONTEMPORANEAMENTE LA COSCIENZA DI CLASSE E LA COSCIENZA NAZIONALE, ponendo le basi per un vero internazionalismo, per una federazione di popoli liberi che non potrà essere che socialista! (Vivissimi applausi e congratulazioni)” [L. BASSO, discorso del 13 luglio 1949, in Il dibattito sul Consiglio d’Europa alla Camera dei deputati, ora in Mondo operaio, 10 settembre 1949, 3-4-]."
2. Neppure, in epoca più tarda, Lelio Basso rivide questa opinione, semmai esprimendola in termini più "idealistici": cioè tali da essere compresi anche da coloro che, nel frattempo, si volevano collocare all'interno del processo di costruzione europea e della incessante propaganda neo-liberista, accuratamente camuffata, che ne è lo strumento inscindibile. Si tratta, cioè, di quel "conformismo europeista", e censorio di ogni dissenso, che Luigi Spaventa aveva evidenziato nel dibattito alla Camera sull'adesione allo SME). 
Le parole di Basso rimangono comunque una presa di distanza (v.p.7) dal "cosmopolitismo delle borghesie nostrane e dell'Europa" che rinnegano i valori nazionali per fare meglio accettare la dominazione straniera: 
penso che la battaglia per la democrazia nei singoli paesi debba essere prioritaria rispetto ai fini federalisti…ci sono cose che vanno, secondo me, profondamente meditate. A me, se così posso dire, la sovranità nazionale non interessa; però c’è una cosa che mi interessa: è la sovranità democratica..."
3. A queste parole, vorremmo oggi aggiungere, come significativo complemento, illustrativo della omogeneità del pensiero democratico della Costituente, quelle di un altro suo importante protagonista: Giuseppe Di Vittorio, il più importante e autorevole sindacalista italiano del secondo dopoguerra, anch'egli eletto (eletto...) nell'Assemblea Costituente.
Di Vittorio compie una ricognizione dell'interesse nazionale, rispetto al liberoscambismo internazionalista propugnato da subito dal federalismo europeo, che fa leva su un elementare, quanto dimenticato, effetto distruttivo del comune sforzo di tutti i ceti produttivi. Questa perorazione, fatta nel 1952, in occasione dell'adesione italiana alla CECA, è tanto attuale da rivelarsi, oggi, ancor più profetica:
"Non è leale, ha continuato l'oratore, sostenere che solo i comunisti sono contrari al Piano Schuman. In Germania esso è sostenuto solo dai grandi capitalisti direttamente interessati ed è contrastato anche dai socialdemocratici, i quali giustamente lo considerano un ostacolo alla riunificazione del Paese. In Francia gli stessi industriali del complesso del Creusot sono contrari al pool perché minacciati direttamente. In Belgio il pool è avversato da esponenti di tutti i partiti. In Italia si sono dichiarati contro il pool la stragrande maggioranza dei lavoratori e perfino la Confindustria. Il senatore Jannaccone, e cioè un autorevole economista liberale, ha detto che il Piano è sorto da un'idea americana ed è caratterizzato dalle sottigliezze giuridiche francesi e dalla nebulosità tedesca. Il certo è dunque che non ha nulla di italiano! Né vale, ha continuato Di Vittorio, accusarci di "collusione" con gli industriali, giacché è noto che la classe operaia lotta contro gli industriali per la divisione del reddito delle industrie e non per la distruzione delle industrie.
In Italia il Piano Schuman è sostenuto soltanto dal ceto polico dirigente."
(Di Vittorio chiede di sospendere la ratifica del "Piano Schuman", L'Unità, 17 giugno 1952).  
4. La "distruzione delle industrie", come sappiamo in base ad imponenti e incontestabili dati economici, è l'effetto della stabilità monetaria e dei prezzi in un'area liberoscambista che si appropria subdolamente della sovranità, con una gradualità funzionale a disattivare le resistenze dei popoli danneggiati, secondo le concordi affermazioni di Monnet e Amato (qui. p.2). Qui, mi pare appropriato aggiungere, alle molte citazioni già fatte, un'ulteriore supporto, (sempre segnalato da Arturo), fornitoci da Federico Caffè e che bene illustra il legame tra depauperamento industriale e riassetto sociale, in forma di "Stato minimo", che l'€uropa ha sempre voluto in danno dell'interesse democratico nazionale:
"Per immotivata che sia, a mio giudizio, l’insorgenza critica nei confronti della tutela pubblica del benessere sociale, ritengo che l ’effetto di gettare via un bimbo vitale insieme con l’acqua sporca del bagno in cui era immerso si sia già verificato.
...Non erano in gioco (per lo meno allo stato dell’attuale strumentalizzazione) problemi di «clientelismo» o di ingenti disavanzi previdenziali, allorché Luigi Einaudi considerava la «pensione di vecchiaia» come «un povero surrogato di quel più alto tipo di società nella quale essa è inutile perché il vecchio possiede nella casa propria, nel podere ereditato e costrutto pezzo a pezzo, nel patrimonio formato con il risparmio volontario, nell’affetto di una famiglia saldamente costituita il presidio sicuro contro l’impotenza della vecchiaia»."
5. Come stia andando a finire, proprio sul piano dell'alta disoccupazione strutturale e della distruzione della copertura pensionistica (e sanitaria), a seguito dell'austerità fiscale funzionale al mantenimento della moneta unica, lo sappiamo bene.
Quanto valesse l'idea di Einaudi che l'intervento dello Stato, nell'attività economica, come nella connessa erogazione del welfare, fosse un elemento di ostacolo alla crescita ed alla prosperità nazionale (!), e che, pertanto, occorresse disattivarlo mediante il federalismo interstatale europeista, come concepito dal suo amico Hayek, ce lo fa capire l'economista De Cecco (qui, p.5), parlando delle "privatizzazioni". Ci è stato detto, per decenni, che, grazie ad esse, permettendoci di avere i "conti in ordine" secondo i parametri €uropei, avremmo raggiunto l'agognata competitività e la crescita (che stiamo tutt'ora aspettando):
"Per­ché le pri­va­tiz­za­zioni degli anni Novanta sono state un fallimento?
Sono state le più grandi dopo quelle inglesi e hanno cam­biato la fac­cia dell’industria ita­liana senza fare un graf­fio al defi­cit pub­blico. Se si voleva distrug­gere l’industria ita­liana ci sono riu­sciti. Ma non credo che Prodi volesse distrug­gere quello che aveva con­tri­buito a creare. Que­sto risul­tato non è stato voluto, ma è sicuro che sia stato asso­lu­ta­mente dele­te­rio. 
Gli studi della Banca d’Italia dimo­strano che al tempo l’industria di Stato faceva ricerca per tutto il sistema eco­no­mico ita­liano. Dopo le pri­va­tiz­za­zioni, chi ha preso il posto dell’Iri, ad esem­pio, non l’ha voluta fare
Siamo rima­sti senza un altro pila­stro impor­tante della poli­tica indu­striale, men­tre si con­ti­nuano a fare solenni discorsi sull’istruzione, sulla ricerca o la cul­tura. In que­sti anni è stato distrutto tutto. Su que­sto non ci piove.
Le prime pri­va­tiz­za­zioni sono state fatte per impo­si­zione della City di Lon­dra. Siamo stati ricat­tati. Credo che era molto dif­fi­cile per le auto­rità poli­ti­che riu­scire a sot­trarsi, dati i pre­cari assetti poli­tici che anche allora ci affligevano
".
5.1. E venendo perciò all'attualità, cioè alla riforma costituzionale oggettivamente e esplicitamente voluta dall'€uropa e sorretta dalle oscure minacce dei mercati e dei grandi gruppi finanziari sovranazionali, è giunto invece, ormai, il tempo di ricostruire seguendo l'interesse democratico nazionale
Senza ulteriori manomissioni della Costituzione.
La Venice Commission, invece, le predica e riesce a imporcele, e le fa figurare come un adeguamento alle esigenze prioritarie dei mercati, di fronte ai quali nessun diritto, di nessun rango costituzionale, deve poter resistere. 
Ma non si tratta di un adeguamento della Costituzione "formale" alla realtà costituzionale "materiale". 
 
5.2. Si tratta piuttosto di un'ulteriore forzatura della legalità inviolabile della nostra democrazia sostanziale, come ci mostra con lucidità inesorabile, Paolo Maddalena, Presidente emerito della Corte costituzionale.
"Si tratta di scegliere, non tra una formulazione o un’altra delle norme costituzionali, ma tra due diverse idee di democrazia, tra due sistemi economici e politici diversi e più propriamente tra il sistema “keynesiano” (presupposto dalla vigente Costituzione), che ci ha assicurato trenta anni di benessere nel secondo dopoguerra, e il sistema “neoliberista”, che dagli inizi degli anni ottanta si sta subdolamente infiltrando nella nostra legislazione democratica, fino al punto di chiedere oggi una sostanziale modifica della Costituzione.
Sistema keynesiano e sistema neoliberista.
Si tenga presente che il neoliberismo agisce sottilmente con attendismo e senza proclamazioni di principi. Esso tenta, in buona sostanza a sostituire, al principio costituzionale della difesa della dignità della “persona umana”, il principio del “massimo profitto” degli speculatori finanziari, ritenendo, erroneamente, che “l’accentramento” della ricchezza e quindi l’annientamento della circolazione monetaria sia un bene da perseguire. In sostanza esso vuole l’arricchimento di pochi e l’immiserimento di tutti gli altri.
...
L’adeguamento della Costituzione alla volontà della finanza.
Qui non si tratta di adeguare la Costituzione formale (la nostra Costituzione repubblicana) ad una Costituzione “materiale” che si sarebbe già affermata. Qui si tratta di piegare la Costituzione vigente alla volontà prepotente della finanza che agisce nell’oscurità e ottiene l’asservimento proditorio della politica e vuole imporre dal di fuori una nuova Costituzione. 
La Costituzione materiale infatti presuppone che la generalità dei cittadini abbia espresso con i suoi comportamenti una nuova “opinio iuris ac necessitatis”, un nuovo modo di regolamentare le cose e i rapporti tra i cittadini. Ma quale cittadino ha mai condiviso questo sistema che ha portato a una disoccupazione insopportabile, alla regalia delle grandi reti di distribuzione, alla privatizzazione delle banche pubbliche e delle industrie pubbliche, alla chiusura delle industrie private e dei numerosi capannoni disseminati in tutta Italia, alla svendita delle isole, delle montagne, dei migliori tratti di costa, dei monumenti artistici e storici di valore inestimabile, alla svendita dell’intero territorio, demani compresi, e quindi alla recessione, e a una miseria senza nessuna possibilità di ripresa? 
Si badi bene che questo nuovo sistema economico e sociale, nel quale è già caduta irrimediabilmente la Grecia (della quale nessuno più parla) è stato subdolamente attuato con leggi del nostro Stato approvate da politici asserviti alla finanza, facendo credere che si trattasse di norme di settore, ma che invece erano attuazione di un ben preciso e studiato sistema che ci ha portati tutti alla rovina".

19 commenti:

  1. Quel lungo discorso è come il maiale: non si butta via niente e ti fa passare l'inverno. Almeno speriamo :-/. Rimane uno dei quattro o cinque testi chiave per capire il nostro tempo, anche dopo settant'anni. Non ricordavo invece il passo di Di Vittorio, di cui si era peraltro già parlato. Entrambi mostrano quale livello di consapevolezza e anche di chiarezza espressiva i politici di cosiddetta sinistra abbiano volutamente estirpato dal discorso pubblico nei decenni successivi.

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  2. Ciao Quarantotto, complimenti per il post di sintesi molto importane e coinvolgente, da condividere con il maggior numero di persone.

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  3. Buon compleanno al blog, un grazie di cuore al padrone di casa e a tutti i partecipanti di questo lungo viaggio dell'animo e dell'intelletto.
































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    1. Hai ragione, grazie!
      Quindi auguri anche a te, commentatore e amico da sempre...

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  4. Mi associo a Mauro Gosmin! Buon compleanno al blog, e grazie!
    Ieri ho visto Piazzapulita. Esorto tutti a vedere questo video dal titolo "La sinitra che non difende più gli operai". Tutto per intero (sono 9min). La parte più toccante, delicata, ma fortemente simbolica parte dal minuto 7,36 . Guardate, vi prego. E' l'emblema dell'italiano medio oggi, secondo me. Un saluto a tutti.

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  5. Un giorno speciale. Buon anniversario a Orizzonte48.

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  6. Mi associo anche io a Mauro Gosmin. Questo blog ha significato molto per me e la sua scoperta, assieme a quello del prof. Bagnai, è stato quanto di più positivo mi sia capitato negli ultimi 5 anni.

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  7. Ancora auguri di buon compleanno al blog. Questo splendido post di sintesi potrebbe essere incluso nella collezione introduttiva per i nuovi lettori.

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  8. @tutti: sono doppiamente grato degli auguri che formulate perché, appunto, provengono da voi. Il "meglio" dei commentatori economico-giuridici in circolazione sul web

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  9. Grazie Quarantotto, grazie a tutti i commentatori di Orizzonte48!

    La lettura del blog è un piacere quotidiano e mi ha permesso di avere una consapevolezza preziosa.

    Buon compleanno!

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  10. Carisssimi,

    come ringraziarVi Tutti per le lunghe "cavalcate" sui sentieri della democrazia a Noi così cara e così preziosa.

    Un ringraziamento speciale a '48, "the knight", per la condivisione del sapere e della conoscenza.

    Tiremm innanz!!

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  11. Mi unisco agli auguri. Purtroppo non riesco a seguire con la costanza di una volta...mA appena ho un pomeriggio libero mi rimetto sempre in pari.
    Il blog che più di tutti mi ha reso capace di pensare e vedere la realtà che mi circonda. Grazie.

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  12. Mi unisco al coro augurale.
    Grazie, Presidente!!!

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  13. Un augurio, in ritardo (causa influenza), anche da parte mia.

    Mi "faccio perdonare", diciamo così, col reperimento dell'intervento originale di Di Vittorio (Camera dei Deputati, seduta di lunedì 16 giugno 1952, Atti Parlamentari, pagg. 38833 e ss.).

    Credo valga la pena allargare le citazioni: “Unità europea e pace sarebbero due nobilissimi ideali; ma, allo stato attuale, si tratta di due menzogne convenzionali addotte a giustificazione di un piano che, invece, persegue fini diametralmente opposti.
    Credo che qui si stia ripetendo, a proposito della federazione europea, almeno per quanto concerne la terminologia, la truffa colossale che il fascismo, tra il 1921 e il 1926, consumò ai danni della buona fede del pubblico italiano quando, per giustificare se stesso, utilizzò la terminologia socialista e la terminologia di quelle correnti rivoluzionarie che criticavano il parlamentarismo per andare oltre il parlamentarismo. Alludo specialmente alla filosofia ed alla ideologia del Sorel, che furono largamente utilizzate dal fascismo per giustificare un movimento di reazione che aveva il solo scopo di sospingere indietro, e di secoli, la società italiana.”

    “Noi denunciamo questo inganno. La federazione europea caldeggiata da Mazzini era un’altra cosa, molto alta, che non deve essere contaminata da coloro i quali, attraverso il piano Schuman, tendono non ad unificare l’Europa, ma a stabilire una egemonia indiscussa ed assoluta dell’imperialismo americano sull’ Europa.”

    “Il piano Schuman sottopone l’Italia, in materia di politica economica, alla dominazione straniera; il piano Schuman affida in mani straniere lo strumento più potente ed efficace di cui l’Italia dispone, cioè la sua siderurgia, che è invece la base indispensabile, fondamentale, direi unica, al fine di compiere lo sforzo per accelerare 1’ industrializzazione del nostro paese, la meccanizzazione dell’agricoltura e quindi lo sviluppo economico e civile di tutta la nazione. È vero, vi è un articolo del trattato che stabilisce che l’Italia, nel pool del carbone e dell’acciaio, nella cosiddetta comunità europea, è a parità di condizioni con altri Stati; ma questa eguaglianza è puramente fittizia.”

    “Il fatto stesso che il trattato prevede una maggioranza qualificata nell’ambito dell’Alta Autorità, per tutte le decisioni importanti, esclude l’Italia automaticamente dall’avere un peso in queste decisioni. Quindi, la sottomissione del1’Italia ad interessi stranieri è sancita, è ammessa e consumata. Questa fittizia uguaglianza giuridica, dunque, si può benissimo paragonare a quella uguaglianza giuridica che una compagnia di lupi offrisse a degli agnelli.”

    "Noi abbiamo in Italia dei grandi bisogni che noi italiani sentiamo e che non possono sentire i capitalisti stranieri, i quali vanno naturalmente, come è nella legge stessa del sistema, a caccia dei più alti e dei più facili profitti possibili senza interessarsi dell’Italia. Noi siamo il paese che in Europa ha più di due milioni di disoccupati permanenti e milioni di disoccupati parziali; abbiamo vaste zone, non soltanto nel Mezzogiorno, ma anche nel nord, che sono economicamente arretrate. Come dobbiamo uscirne? Voi avete rinunciato allo sviluppo economico del paese in tutta la vostra politica generale e avete ripiegato sull’emigrazione, la quale vi sta dando troppe delusioni. Avete visto che questa idea di cercare di risolvere il problema della disoccupazione italiana attraverso l’emigrazione non corrisponde alla realtà di oggi."

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  14. "Volete che il nostro paese dipenda dalla generosità, dalla comprensione, dalla solidarietà di stranieri, rinunciando invece ad usare uno strumento che ha nelle proprie mani e di cui si spoglia senza nessuna garanzia di qualche contropartita?

    “E qui troviamo il fatto più assurdo e, se permettete, più immorale di questo piano.
    Ho ascoltato con attenzione l’onorevole Ambrosini, relatore per la maggioranza, quando ha difeso, col suo solito calore, il concetto della rinuncia ad una parte della sovranità nazionale per concorrere con altri paesi a realizzare la pace, la concordia e tante altre cose molto belle e molto elevate. Ma qui non si tratta di questo, onorevole Ambrosini, qui non si tratta di una lega di nazioni che assuma la tutela o la difesa di interessi pubblici di carattere collettivo di queste nazioni. No: l’assurdo è l’immoralità di questo trattato sta nel fatto che si realizza una coalizione di Stati, di Governi, per garantire, per cristallizzare, per proteggere interessi privati; perché questi monopoli del carbone e dell’acciaio, tedeschi e francesi, non sono pubblici, non appartengono alla federazione europea, non appartengono ai vari Stati che ne fanno parte, ma appartengono a capitalisti privati, e il compito che gli Stati hanno è di proteggere il più possibile questi capitali privati investiti in questi trusts. E noi sappiamo quanto peso abbiano i grandi capitalisti, specialmente i grandi monopoli, nella formazione dei governi e nella direzione che i governi seguono!”

    “Qui si tratta, dunque, di una coalizione di Stati che amministra interessi privati, non certo per subordinarli a quelli della collettività. Qui avviene il contrario: sono gli interessi e le esigenze di vita e di sviluppo della collettività che vengono subordinati agli interessi privati dei monopoli americani che si sono inseriti nei monopoli tedeschi e francesi.
    Tutto ciò, naturalmente, fa dire a voi: ma finalmente avremo la liberalizzazione, ed in questo modo vi sarà il libero scambio e quindi grandi possibilità di sviluppo. Noi non ci crediamo, e non crediamo nemmeno alla liberalizzazione in senso assoluto come fattore di progresso. Adesso si dice: ma voi siete allora dei protezionisti. Questa è una polemica antica: protezionismo e liberismo.
    Noi proletari siamo per lo sviluppo economico e civile massimo di tutte le nazioni, a cominciare dalla nostra. Se a questo scopo, in determinate condizioni storiche, politiche ed economiche, può servire il liberismo, siamo liberisti, se in determinate condizioni invece può servire una protezione ragionevole del caso per caso, siamo anche protezionisti; l’essenziale è stimolare al massimo il progresso economico e civile della nazione.”

    “Ora, tutte le forze produttive di questa nostra Italia sono contrarie al piano Schuman. Chi è dunque favorevole? E favorevole, in fondo, il ceto politico che è più sensibile per sua natura alle pressioni ideologiche politiche americane, le quali si esercitano e agiscono, inutile parlarne, come tutti sappiamo.”

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  15. “Ella, onorevole sottosegretario, poco fa, mi ha interrotto, ma io riaffermo che l’Italia è l’unico paese, e non soltanto in questo trattato, ma in tutte le altre trattative internazionali, che non avanza mai richieste, accetta tutto. Sembra che la preoccupazione dominante dei nostri negoziatori sia quella di ottenere il plauso dei governi americani e non quella di tutelare con energia e fermezza gli interessi italiani. Nel caso in esame, si trattava di difendere interessi materiali concreti dell’Italia. Invece, anche per questo trattato non si è ottenuto niente”

    “Signori, deciderete voi, deciderà il Governo se accettare o respingere questa proposta.
    Per quanto riguarda noi, noi classe operaia, noi lavoratori italiani, continueremo a lottare con tutte le nostre forze, continueremo a batterci per l’indipendenza effettiva dell’Italia, per la difesa dell’industria nazionale, del posto di lavoro, del pane dei lavoratori italiani! Con la difesa dell’industria siderurgica e meccanica, la classe operaia esprime il suo alto grado di maturità e di coscienza politica e si pone come forza basilare di stimolo per il progresso, per lo sviluppo dell’industria, dell’agricoltura, di tutta l’economia generale del paese.
    Pertanto, noi continueremo a batterci contro ‘l’asservimento dell’Italia a trust e monopolisti stranieri, continueremo a batterci per lo sviluppo economico, civile e culturale dell’Italia secondo il piano del lavoro, proposto dalla nostra Confederazione del lavoro per eliminare la arretratezza economica nel nostro paese, per eliminare la piaga della disoccupazione, per assicurare al nostro paese la pace e il progresso, affinché il popolo italiano sia libero e indipendente e possa avere un tenore di vita più elevato, più giusto, più degno dell’uomo, e affinché il popolo italiano, nella libertà e nella indipendenza, possa continuare a vivere sempre in pace e in amicizia con tutti i popoli della terra!”


    (Sul piano del lavoro, una delle poche organiche proposte keynesiane avanzate nella storia repubblicana, varrebbe la pena rileggere Caffè, ma un’altra volta).

    Da leggere subito invece le beffarde risposte di Guglielmo Giannini (il fondatore dell’Uomo Qualunque), il cui liberismo non sempre è ricordato come meriterebbe:

    “Noi ci troviamo nel patto atlantico, abbiamo combattuto una lunga battaglia parlamentare per rimanerci. Questa battaglia parlamentare è stata vinta. A parte tutte le questioni regolamentari di preclusione o altro, è ozioso impiantare un’altra discussione per ripetere gli stessi argomenti. Il piano Schuman non può che essere approvato perché non è possibile che non sia approvato. Che abbia dei difetti ne sono convintissimo. Perché non ne dovrebbe avere? Se perfino la natura ha dei difetti, perché un piano non ne dovrebbe avere?”

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  16. Più chiaro di così! Ma c’è di più e di meglio: “Ella dice giustamente: noi siamo una minoranza forte ... (ella dice: trascurate quelle deboli, e lì non siamo più d’accordo) abbiate considerazione per noi. Va bene, lo chiederei anche io, l’ho chiesto una volta. Ma voi vi dovete mettere in grado, non voglio dire di meritarvi questa considerazione perché non siamo alla scuola elementare, ma dovete creare i presupposti necessari affinché un desiderio di collaborazione non urti contro un continuo irrigidimento che si constata particolarmente dalla vostra parte.
    Esempio: ho udito dichiarazioni di carattere nazionalista dall’estrema sinistra che mi hanno veramente impressionato. Rimpiango sinceramente quei tempi lontani della mia giovinezza quando socialismo significava innanzi tutto internazionalismo. Mi ricordo che il vocabolo “patriottardo” veniva scagliato sulla faccia degli avversari come un’ingiuria dalla vecchia Propaganda di Napoli; credo che ella lo ricordi, onorevole Di Vittorio, perché abbiamo all’incirca la stessa età. Si chiamavano patriottardi coloro che ricorrevano alle stesse argomentazioni cui hanno ricorso in questa discussione molti colleghi della sinistra.
    I1 nazionalismo, la sovranità nazionale. Ma se non ci abituiamo all’idea di rinunziare a parte di questa sovranità nazionale come vogliamo fare gli Stati Uniti di Europa, poi quelli del mondo e magari quelli dell’universo?
    Vogliamo aspettare che tutti gli altri vi rinuncino prima di noi? Ma, onorevole Di Vittorio, questa è la tesi dei fascisti, che dicono precisamente questo: noi vogliamo tutte le nostre rivendicazioni, quando le avremo avute,
    facciamo tutte le unioni europee che vogliamo. E in questo modo non è possibile unirsi con nessuno.”


    Tutto l’armamentario dell’europeismo “progressista”…in bocca a Giannini!

    “DI VITTORIO. Noi siamo internazionalisti, ma siamo per l’uguaglianza delle nazioni.

    GIANNINI GUGLIELMO. Allora cominci con l’accettare questo primo passo verso l’internazionalizzazione di quello che è l’interesse e il pensiero europeo. Perché, se si prende sul serio come argomento indiscutibile, il fatto che coi siamo danneggiali dalla costituzione di un pool dell’acciaio in Europa, io posso invece dire che noi siamo salvati da questo pool, perché, se ne rimanessimo fuori, e la Germania e la Francia, che sono le maggiori produttrici di acciaio, si mettessero d’accordo per sfruttarsi da sole il mercato, noi non venderemmo nemmeno un cucchiaio, nemmeno una casseruola: noi dovremmo far fare le scatolette per il nostro pomodoro in conserva alla Germania e alla Francia perché non ci lascerebbero fare nemmeno quelle.”


    Pure il catastrofismo dell’Italietta che da sola, ma dove volete che vada, baciate la mano al padrone! Nihil sub sole novi, verrebbe da dire.

    Scusate la lunghezza, ma credo meritassero. :-) (Tra l’altro, sapete dove ho trovato la segnalazione dell’intervento di Di Vittorio? Su una monografia…francese).

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    1. L'imbecille tracotanza "dell'uomo qualunque"... che non sa di esserlo.

      Grazie Arturo.

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