martedì 21 febbraio 2017

TRUMP AL BIVIO DELLA DEMOCRAZIA IDRAULICO-MEDIATICA. VINCERE O SOCCOMBERE?




1. E' veramente impossibile comprendere se il POTUS Trump stia svolgendo, o sia comunque intenzionato a svolgere, in modo coerente, le politiche che il suo programma lasciava intravedere. 
In modo ancora più sostanziale, il messaggio vincente di Trump aveva a che fare con la rigenerazione della dimenticata middle-class, mediante la creazione di occupazione buona, in controtendenza dichiarata ad un assetto di economia aperta, e anzi epicentro del free-trade globalista (cioè istituzionalizzato per trattati voluti da governi rigidamente controllati dall'elite capitalista).
E dunque, la situazione compattamente oscurata dai media di entrambe le parti dell'Atlantico - e questo è oggettivamente il problema principale- era, ed è, che negli USA l'apparente dialettica bipartisan dissimulava, con piccole varianti (qui, p.5), per lo più ininfluenti sul costante peggioramento delle prospettive di vita della schiacciante maggioranza degli americani, la fine della mobilità sociale  (pp. 6-8): si era così strutturata, fino all'inaspettata elezione di Trump, la creazione indiscussa di un consenso basato sugli "abbienti" e fanaticamente teso a circoscrivere ogni progressismo alle guerre (simili a quelle di religione del '500 europeo) sui diritti cosmetici (malthusiani, come ben evidenziava Bazaar).

2. Con una certa dose di "ottimismo della volontà", il recente bollettino EIR, evidenzia questa contrapposizione tra ipocrisia sui diritti cosmetici in chiave anti-Trump e "mosse" che quest'ultimo potrebbe/dovrebbe adottare, con priorità, per disinnescare la sollevazione, manovrata dalle elite finanziarie e mediatiche, per eliminarlo
"Mentre gran parte dei media transatlantici continua a denunciare istericamente Trump come bugiardo, incompetente e una minaccia per la civiltà, e i suoi oppositori chiedono il suo impeachment o addirittura il suo assassinio, si sta forgiando la sua politica estera (vedi sopra).  
Durante la campagna elettorale, Trump ha promesso di porre fine alla finta "guerra al terrorismo" neoconservatrice e alla politica di "cambiamento di regime" utilizzata dalle amministrazioni precedenti di George W. Bush e Barack Obama. Queste tattiche hanno provocato migliaia di vittime tra il personale militare, hanno ucciso centinaia di migliaia di persone nelle nazioni prese a bersaglio, e sono costate oltre 4 mila miliardi di dollari, che potevano essere spesi nello sviluppo infrastrutturale, nella reindustrializzazione, nell'istruzione e nel sistema sanitario.  
Questa promessa è stata la chiave della sua vittoria elettorale, perché milioni di americani sono stanchi di guerre e disperati per il crollo dei loro livelli di vita, che Hillary Clinton e Barack Obama definivano una grande ripresa economica.
Per rendere possibili i cambiamenti invocati da Trump occorrevano due passi immediati. Il primo, porre fine alle minacce di guerra nei confronti di Russia e Cina, esemplificate dalla campagna di attacchi contro Vladimir Putin, alle sanzioni contro la Russia, all'espansione a Est della NATO e alla minaccia di scontro con la Cina nel Mar Cinese Meridionale.

Il secondo passo, essenziale perché il primo abbia successo, è togliere il potere ai cartelli finanziari globali, che utilizzano le guerre e la destabilizzazione politica, e impongono dure condizioni di austerità per concedere aiuti, al fine di mantenere il proprio potere. 

L'arma migliore disponibile a Trump per fare questo è il ripristino della separazione bancaria con la legge Glass-Steagall, che imporrebbe una riorganizzazione fallimentare del sistema bancario, indebolendo la loro capacità di ricattare i governi, compreso quello di Washington. È in corso un dibattito sulla Glass-Steagall in questo momento, al Congresso e altrove (vedi EIR Strategic Alert 5,6/2017).
La spinta verso una "rivoluzione colorata" contro Trump proviene proprio da questa élite finanziaria globale, che teme che il nuovo Presidente possa mettere fine al proprio strapotere. L'ex Presidente Obama, per esempio, ha incoraggiato manifestazioni contro la nuova Amministrazione, mentre alcuni suoi alleati hanno presentato ricorso contro il bando all'immigrazione di Trump con dubbie motivazioni.
 

Uno di loro, l'ex consulente legale del Dipartimento di Stato Harold Koh, è la persona che ha scritto la difesa "legale" del programma illegale di Obama per assassinii extragiudiziarii con l'uso di droni e che ha addestrato John Yoo, l'avvocato che ha difeso l'uso della tortura. 
Ci permettiamo di mettere in dubbio le loro credenziali sui diritti umani. Quanto alla protezione dei migranti, dove erano costoro quando i migranti venivano deportati durante l'Amministrazione di Obama e tutte le amministrazioni precedenti?"

3. Più prosaicamente, Zero Hedge (articolo di Michael Krieger) evidenzia i limiti di entrambi i contendenti: Trump come presunto outsider tutore della maggioranza (silenziata dai media più che "silenziosa") degli impoveriti dalla globalizzazione istituzionale, e l'establishment con il suo braccio armato mediatico. E lo fa partendo dall'ennesimo (stucchevole) articolo del New York Times, a firma di Nicholas Kristoff, (non a caso, un autocelebrato difensore dei diritti civili e delle donne), che dà per scontata la necessità dell'anticipata estromissione di Trump dalla sua carica come ripristino dell'ordine, addirittura, costituzionale (...dei mercati globalisti):
"Infine, qui Kristoff enuncia così la sua patetica istanza di rovesciare Trump:

Cosa dire di una presidenza della quale, dopo un mese dal suo insediamento, noi stiamo già discutendo se possa essere anticipatamente terminata?
No Nicholas, “noi” non stiamo discutendo di ciò. Lo stai facendo tu. Tu e i tuoi colleghi dei media. Il che mi porta al più irritante aspetto di ciò che sta accadendo nel discorso pubblico oggi in America. Cosa dovrebbe fare qualcuno come me a cui non piace Trump, ma a cui piacciono ancor meno i corporate media?
Questa è la scomoda posizione in cui mi trovo attualmente e se mi ci trovo, lo stesso vale per milioni di altri.
Trump comprende questo, ed è perciò che prosegue nel suo attacco implacabile agli elementi della grande industria dell'informazione.
Personalmente, la mia antipatia per Trump sarebbe molto più acuta se non fosse per la mia totale repulsione per i media di proprietà dei miliardari. 
I giornalisti si suppone che siano avversari del "potere" in generale, non che selezionino e scelgano quali figure di "potente" sfidare basandosi sulla propria ideologia politica. L'industria dei media ha chiaramente ingannato il paese, sicché Trump sta tenendo una linea di saggezza nello scegliere di combatterla. Come ho tuttavia notato la scorsa settimana su Twitter (traduzione: Se Trump si sceglie come obiettivo le istituzioni elitiste vincerà.
Se si sceglie la gente comune, perderà. Non è complicato):


Ancora una volta, l'industria mediatica sta comprovando la propria inefficacia nel tentare di tutto contro un uomo, in quanto in opposizione al disastro sistemico costituito dalla società a controllo oligarchico in cui viviamo.
L'attuale Presidente non sarebbe abbastanza carismatico e non utilizzerebbe nemmeno gli stereotipi giusti quanto bombarda donne e bambini musulmani. Questa costituisce, in apparenza, la linea rossa tracciata dai media.  
Se suona che io sia contro tutto e tutti, c'è una ragione. La nostra cultura è gravemente squilibrata e l'industria dei media merita per questo molta parte del biasimo.
E infatti, qui abbiamo un articolo pubblicato l'anno scorso da Forbes che serve ad accelerare la comprensione di ciò che abbiamo realmente contro:  Questi 15 miliardari possiedono le società americane dei media . (Ndr: 15 persone ci forniscono ogni singolo elemento dell'agenda in base alla quale possiamo credere di  interpretare il mondo).
E i miliardari non comprano gli "sbocchi" sul mercato dell'informazione per fare soldi: i soldi già li hanno. Li comprano per manipolare la pubblica opinione".
4. Sarebbe inutile rammentare quanto esposto in questa sede circa la "questione mediatica" e il controllo/manipolazione dell'opinione pubblica come sistema di pre-orientamento del sistema politico-elettorale in funzione della sovranità dei mercati (cioè dei pochi che si riparano dietro questa ipocrita terminologia impersonale) anzicché di quella popolare. Vale negli USA come in Italia. 
Oggi, si arriva al tentativo di voler annullare con ogni mezzo, moltiplicato per via mediatica, l'espressione democratica del voto popolare. Pensate a quello che sarebbe escogitato nel caso (ipotetico, allo stato) che la Le Pen vincesse le elezioni presidenziali francesi!
Ma la sempre più manifesta difficoltà di continuare questo "metodo di governo" - senza il quale, ad esempio, la moneta unica non sarebbe mai venuta in vita e oggi, comunque, non esisterebbe più- si misura sull'insensatezza delle tattiche di breve termine (un "tiriamo a campare") che stanno utilizzando le elites coi loro eserciti mediatici: Trump è infatti un accettabile compromesso e sarebbe saggio lasciarlo lavorare piuttosto che ostacolarlo e comprimere ulteriormente la pentola a pressione del conflitto sociale. 
"Rovesciare" Trump e pensare di rispristinare "l'ordine globale dei mercati" come unico titolo di legittimazione delle istituzioni nazionali, anche nello Stato più importante del mondo, significa ignorare il conto aperto con le masse in crescente dissenso rispetto a questo stesso ordine.
"Non dimentichiamo che Reich (qui, p.6) colloca questa presidenza come fase di ultimativa resistenza del sistema e prevede l'emergere di un vero candidato estraneo a...ESSI, solo nelle prossime elezioni presidenziali del 2020; e dopo una nuova crisi recessiva a epicentro finanziario..."
5. Come in Italia, dunque, è irrilevante, ciò che accade, in termini di spartizione di postazioni elettorali, all'interno delle forze €uropeiste e globaliste, - perché anche se si vincesse la "conta" non sarebbe mai possibile vincere il dopo-elezioni, contrassegnato dall'acuirsi TINA di politiche avverse agli interessi più elementari dell'elettorato!-, lo stesso vale negli USA.
Si può anche rovesciare Trump, specialmente se questi non sarà tempestivo nello svolgere politiche effettive a favore della maggioranza popolare, schiacciata dalle elites mediatico-globalista, ma il problema sostanziale rimarrebbe. 
Il rigetto, da parte dei corpi sociali occidentali, delle politiche neo-liberiste globaliste, non potrà essere risolto con espedienti mediatici: ma neppure con la violenta repressione, già preannunziata dalle diffuse idee di censura, che le stesse elites non sarebbero in grado di portare utilmente fino in fondo, senza autodistruggersi.

18 commenti:

  1. Nel regno piddino hanno trovato il sistema per far decollare l'economia italiana e la conseguente democratizzazione nei luoghi di lavoro, la cupa notte deve ancora arrivare purtroppo:
    https://twitter.com/JTelmont/status/832220547979292673

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    1. Utente da me bloccato da tempo...le piace esagerare: tanto sa che nessuno le rimprovererà nulla, anzi. Serve ad esaltare ancor più che la Costituzione va ormai considerata carta straccia

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  2. Io sono d'accordo con l'ottimismo del post, Trump e' solo il primo, soprattutto se venisse tolto di mezzo. A me pare che la reazione alla sua elezione si possa definire " di bandiera", in effetti hanno molta paura, ma se Trump non sbaglia ce la fa ad imporsi. Se a livello globale e' legittimo avere ottimismo, dato brexit Trump ed elezioni europee alle porte, sarei invece molto perplesso per la divisione (forse ridimensionata) del pd, proprio in questo momento fatidico. Mi sembra un oggettivo indebolimento del gia' fragile quadro italiano. I presidenti del consiglio passano,il problema e' che il Padoan di turno resta ed anche le svendite programmate, nonche' la scarsa presenza (eufemismo) del governo a presidio di aziende di interesse nazionale. Qui c'e' tanto in gioco, eni finmeccanica, l'oro italiano, le banche. Eccetera. Ecco, ho avuto nei giorni scorsi una strana sensazione, come se questa divisione del pd fosse pilotata dall'esterno, anzi estero, proprio. Cosi' alla fine, la colpa sarebbe del gatto.

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    1. Ti rinvio al post precedente. Indebolimento o rafforzamento dell'ital€uropeismo? Allo stato, la seconda: che poi ciò non sia nell'interesse nazionale e acceleri la distruzione è altrettanto ovvio. Ma questo ormai dipende dalla consapevolezza dell'elettorato, come in tutto il mondo occidentale. E quindi dipende dal frame mediatico e dal suo spin accelerato a favorire la distruzione...

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  3. beh sicuro. poi però anche i profitti d'impresa li diamo ai dipendenti.

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  4. “… Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la potenza materiale dominante è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che l’espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l’espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio. Gli individui che compongono la classe dominante posseggono fra l’altro anche la coscienza, e quindi pensano; in quanto dominano come classe e determinano l’intero ambito di un’epoca storica, è evidente che essi lo fanno in tutta la loro estensione, e quindi fra l’altro dominano anche come pensanti, come produttori di idee che regolano la produzione e la distribuzione delle idee del loro tempo; è dunque evidente che le loro idee sono le idee dominanti dell’epoca …” [K. MARX,Ideologia tedesca, https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1846/ideologia/capitolo_II.html]

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    1. Ho sempre trovato affascinante quanto questa citazione somigli a quella di Hayek in La via verso la schiavitù che abbiamo spesso citato. ;-)

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    2. Sì, sul fatto che Hayek non si fosse inventato niente avevo provato a evidenziarlo qua.

      Ed è un concetto che poi sta a fondamento delle scienze sociali e dell'unica sociologia utile: quella conflittualista. La coscienza come "ultima" delle sovrastrutture.

      Ricordando che: «l’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale»

      Se demografia ed economia sono l'agente primo che descrive il divenire storico costituendo la "struttura sociale", è, di converso, dialetticamente "agente primo" dell'antagonismo progressivo insistere sulla diffusione della coscienza, di cui la "divulgazione" è parte fondante.

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    3. Marx è senza ombra di dubbio - anche solo per numero di citazioni - il più grande pensatore degli ultimi due secoli: il lavoro che ha fatto è sterminato.

      Ha un doppio problema, però, il suo lavoro di consapevolezza umana, morale e politica: il primo è che la comprensione del suo lavoro deve far metabolizzare un livello di astrazione che, da una parte necessita una grande cultura classica, dall'altra - concetto sconosciuto ai "filosofi" della "democrazia filosofica" (o quelli che si rendono ridicoli facendosi chiamare, magari, "marxisti") - necessita la conoscenza del metodo scientifico: sì proprio quello da cui nasce il nichilistico empirismo degli anglosassoni e dell'élite dell'usura e della rendita.

      Cosa fa Marx? con gli strumenti cognitivi forniti dall'hegelismo significa il nichilismo dell'empirismo e del positivismo, derelativizzandoli eticamente.

      Ossia, Marx getta le base per fondare fenomenologicamente le scienze sociali.

      Il secondo problema lo evidenza, come al solito, quel genio pazzo di Nietzsche:

      « Ogni sostenutezza, pesantezza, pomposa goffaggine, ogni specie di stile interminabilmente prolisso e tedioso hanno trovato nei Tedeschi uno sviluppo estremamente ricco di varietà », Al di là del bene e del male.

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    4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    5. Che cosa triste questo irrompere in un blog facendo paralogismi di nulla cultura senza aver letto il blog stesso. E perchè un commento di tale, OT e pieno di arroganza, livello dovrebbe essere conservato? Almeno un po' di sforzo di studio prima di avere accesso al dibattito!

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  5. In pari tempo, però, Marx ci ricorda che:

    “…Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l'espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l'innanzi s'erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura.

    Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo. Come non si può giudicare un uomo dall'idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa; occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il conflitto esistente fra le forze produttive della società e i rapporti di produzione. Una formazione sociale non perisce finché non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dare corso; nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai, prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza…” [K. MARX, Per la critica dell'economia politica-Prefazione, https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1859/criticaep/prefazione.htm].

    Sono assolutamente d’accordo che il rigetto delle politiche neo-liberiste non potrà essere risolto con espedienti mediatici. Sono le contraddizioni interne a questo sistema a vocazione totalitaria che farà implodere tutto. Possiamo definire Trump una rudimentale e larvata “coscienza” dell’uomo? Mi pare più corretto un “accettabile compromesso”

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    1. E neppure lo accettano, perché sono troppo abituati a vincere...da alcuni decenni.
      Il che aggrava il problema e innesca maggiorate esigenze di reazione: ma solo per la generazione che succederà a quella dei millennials, che non sono più recuperabili.
      Ed ESSI lo sanno e giocano su questo la partita di breve termine (o forse "medio") improntata alla più totale intransigenza.

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    2. NUMERI DEL MSM
      (MediaStream Media - dati USA)

      1.500 newspapers
      1.100 magazines
      9.000 radio stations
      1.500 TV station
      240 publishers

      8 corporations
      272 excetutives

      that control 90% of what 277.000.000 Americans HEAR,SEE & REAR

      Qui, nel Vecchio Continente, è tutta una altra ... SStoria.
      S'è stati "buoni" maestri


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    3. Caro Poggio, sembra lo schieramento della 1^ Divisione Panzer "Leibstandarte A.H.".

      Gli effetti devastanti sui cervelli, d'altronde, sono i medesimi

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    4. Joseph G è vivo e lotta insieme a noi .. forse no

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  6. Non possono accettarlo.

    Ma il processo dialettico è inesorabile anche se, purtroppo, abbastanza lungo dal compiersi (a meno di clamorosi colpi di scena che non si vedono all'orizzonte)

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  7. Temo che ESSI non abbiano la sufficiente agilità per un accettabile compromesso. Chi di TINA ferisce di TINA perisce.

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