1. Mi asterrò dal commentare l'ennesima "eco della non guerra con l'Islam" per il semplice fatto che, in questo come in ogni altro argomento nell'agenda de L€uropa, in questa estate apparentemente movimentata (anche se meno di quella precedente, come ben sanno ormai i terremotati e gli adoratori di Ventotene), si intravede una forte stabilità.
L€uropa si trascina nei suoi riti abusati, che includono la trita litania delle frasi standard altisonanti, di circostanza, sul sangue per le strade (frasi divenute ormai "patrimonio comune" di una certa vuota ipocrisia, di cui si devono accorgere persino gli €uro-cantori mainstream), l'invocazione di ulteriori riforme strutturali (sempre per allineare il costo del lavoro PIGS all'andamento tedesco e mai viceversa), la presa d'atto del problema della dilagante povertà, assunto come un fenomeno casuale e inevitabile, un po' come le "migrazioni", da risolvere allargando la platea degli aventi diritto al reddito di inclusione "fino a 485 euro al mese" (ma solo nella migliore delle ipotesi), nonché la necessità di ulteriori misure sul lato dell'offerta per abbattere il costo del lavoro.
2. In un crescendo che, a quanto è dato oggettivamente di constatare, non ha precedenti nella pur rimarchevole storia dei media italiani, si invoca il mantenimento di questa stabilità decantando la ripresa e la crescita, sempre, ovviamente, con uno sfacciato cherry picking dei dati (specialmente occupazionali, come sappiamo).
E si sacralizza, come non mai, la stabilità, la continuità con ogni mezzo, anche il più (in apparenza) stravagante, attraverso questo inusitato sforzo mediatico-propagandistico, che risulta direttamente proporzionale alla perdita di consenso (per di più, quella "ufficiale") che si vuol occultare in vista delle prossime elezioni (specialmente quelle politiche, passando per quelle siciliane).
3. In questo scenario (di stracca stabilità senza senso) rientra perfettamente pure la notizia della rimessione alla Corte €uropea, da parte della corte costituzionale tedesca, della questione di legittimità, secondo i trattati, del quantitative easing intrapreso dalla BCE. Intrapreso ormai da oltre due anni e presumibilmente da portare fin oltre il terzo, e forse, taperizzato e distillato, anche oltre il quarto, in coincidenza con lo scadere del mandato di Draghi che, però interverrà a €uroriforme presumibilmente già realizzate; qui, pp. 5-8.
Ho visto vari commenti, talora tra l'allarmista e il millennarista, al riguardo.
Ma vorrei "rassicurare" un po' tutti: da questa iniziativa non scaturirà nulla di effettivamente rilevante, salvo il subentrare di un'imprevista (a rigor di...illogica) nuova crisi finanziaria globale.
4. Anzitutto, a favore della prosecuzione del QE giocano i tempi di decisione della Corte €uropea: lo abbiamo già visto nel caso della precedente rimessione, sempre ex Corte tedesca, della questione dell'OMT.
Tra il momento della rimessione e quello della effettiva decisione, sono passati all'incirca 16 mesi.
E, in quel precedente, peraltro, non era in gioco alcuna attuale azione operativa della banca centrale: l'OMT è rimasto e rimarrà sulla carta, specie dopo le condizioni imposte dalla linkata sentenza CGUE. Perciò, la sentenza della Corte €uropea non rischiava di mettere a repentaglio alcun programma effettivo di sopravvivenza dell'eurozona. Si poteva permettere, la CGUE, di decidere relativamente presto.
In questo caso, c'è da dubitare che la Corte si affretti (anche solo moderatamente) a decidere, ben potendo, diciamo alla soglia della scadenza di un paio d'anni da oggi, uscirsene persino con un'interpello alla Corte tedesca per sondarne il permanere dell'interesse alla decisione, appunto in concomitanza con un ben possibile avvenuto esaurimento del programma di acquisti della BCE. E questa tecnica di "interpello" può essere utilizzata per qualsiasi lasso di tempo, anche inferiore, in cui, comunque, vada ad esaurirsi il QE stesso.
5. Ma al di là di questo aspetto tecnico-processuale (relativo alla c.d. sopravvenuta carenza di interesse alla decisione, e quindi alla prospettiva di un "non liquet" della CGUE), neppure una decisione di merito a loro sfavorevole avrebbe effetto per i tedeschi: questi, infatti, come abbiamo visto nel caso OMT - e come risulta conforme alla dottrina "Lissabon", già preventivamente enunciata dalla Corte di Kalrsruhe (qui pp.2-3)- possono sempre contare su un'autonoma dichiarazione di contrarietà alla LORO Costituzione del QE stesso e tirarsene fuori a livello di singolo Stato. E, se la Corte tedesca ha ripetuto lo schema di rimessione già seguito nel caso OMT, - non ho rinvenuto una versione tradotta dell'ordinanza- ciò potrebbe in teoria avvenire prima e a prescindere da qualsiasi decisione della CGUE.
Il tirarsi fuori dal QE uti singuli, tra l'altro, è esattamente l'obiettivo che Reuters, e il Financial Times, attribuiscono alla Germania in caso di sentenza L€uropea di accoglimento delle loro tesi: ma in ciò errano sul piano tecnico-processuale.
5.1. Se infatti la sentenza della Corte L€uropea ritenesse che il QE violasse un qualche divieto di aiuto economico-monetario agli Stati in difficoltà finanziaria dell'eurozona, il programma dovrebbe essere interrotto per tutti, non solo per la Germania.
Non a caso, riporta sempre Reuters, uno dei principali promotori del ricorso alla corte costituzionale tedesca, "il partito populista di destra AfD", lamenta che la presa di posizione della Corte di Karlsruhe sia troppo timida e arrivi troppo tardi, non potendo, come abbiamo visto, sortire quegli effetti immediati che per buona parte della classe dirigente tedesca andavano ottenuti in vista delle elezioni.
I vari generi di "falchi" tedeschi, infatti, ammaniscono ai propri elettori che dal QE deriverebbero oneri per i mitologici "contribuenti tedeschi"; in realtà i primi tedeschi colpiti sono i loro virtuosi risparmiatori, che si vedono attribuiti interessi negativi o comunque prossimi allo zero, proprio a seguito della sovradomanda di bund tedeschi (ormai praticamente, proprio per questo, difficilmente eleggibili nel programma), bund che, invece, scarseggiano, dato l'andamento dei conti pubblici della Germania i quali, complice il gigantesco surplus estero (e come vuole l'interdipendenza dei saldi settoriali,) risultano in attivo negli ultimi tre anni, con un corrispondente calo del rapporto debito/PIL.
E sempre dimenticando, però, che gli stessi contribuenti tedeschi, nella fase della crisi del debito pubblico susseguitasi alla grande crisi finanziaria del 2008, hanno ottenuto, in forza dei meccanismi degli spread e dell'afflusso di capitali sui loro bund, un risparmiuccio di oltre 100 miliardi di interessi.
6. Insomma, la questione potrebbe essere complicata, specialmente se la CGUE dovesse (in remota ipotesi) velocemente scendere nel "merito": in particolare se stabilisse che il QE non viola tanto il divieto di acquisto diretto di titoli pubblici, art.123 TFUE (fuori questione), quanto che violi il divieto di accesso privilegiato, di uno Stato dell'eurozona, alle istituzioni finanziarie UE (art.124), ovvero il divieto di responsabilità dell'Unione, o di uno Stato, per il debito contratto da un altro Stato dell'eurozona, (art.125; v. qui, p.8).
E la complicazione consiste nel fatto che l'abbassamento dei rendimenti dei titoli di Stato (in tutta l'eurozona "investita" dal QE), - peraltro in termini esattamente inversi a quelli prospettati nel caso dell'OMT, in cui i rendimenti sarebbero calati solo per lo Stato "aiutato" in modo mirato dalla BCE (i tedeschi non sono mai contenti e vedono contribuenti danneggiati per tutto e per l'opposto di tutto)-, costringe la Germania a non sapere come finanziare il proprio sistema previdenziale e a rifluire sull'investimento in titoli pubblici di altri paesi: ma anche questi rendimenti, proprio per via degli acquisti, tendono a deprimersi e, quindi, ci sarebbe il rischio di dover aumentare la spesa pubblica (e appunto le tasse per i contribuenti) per garantire almeno le pensioni pubbliche, o per integrare il reddito da pensione privata dei previdenti risparmiatori tedeschi, rimasti con un mercato di investimento in cui gli spread permangono ma non bastano a garantire i rendimenti attesi.
7. Ma i tedeschi sanno pure di aver già lanciato, con un'entusiastica adesione da parte delle forse politiche L€uropeiste italiane, quelle famose riforme dei trattati che includono l'istituzionalizzazione della trojka a regime e il sistema di rating dei titoli pubblici detenuti dalle banche (qui, p.10): sicché il problema di finanziamento del sistema previdenziale tedesco per mezzo degli interessi (riaumentati in termini reali) pagati con le tasche dei contribuenti degli altri paesi dell'eurozona, specialmente italiani, risulta in una prospettiva già ben avviata (qui, pp.6-8).
L'effetto che deriverebbe da un'arresto del QE con una sentenza della Corte €uropea, dunque, è minore e meno stabile di quello ottenibile con le riforme ormai in gestazione anche nella versione più "informale" predicata da Schauble, v. qui p.15 (che infatti ha minimizzato il problema del QE e la portata della rimessione alla CGUE da parte della Corte costituzionale tedesca): cioè attraverso un accordo intergovernativo che, da subito, e senza attendere la lunga procedura di modifica dei trattati, consenta la trasformazione dell'ESM in un fondo monetario L€uropeo, dedito in tempi brevi a imporre condizionalità e a far prestiti da cui i tedeschi ricaverebbero lucrosi rendimenti. Com'è accaduto in Grecia, ma su scala enormemente amplificata.
8. Insomma, la rimessione alla CGUE della questione QE, appare una escogitazione in chiave elettorale e non molto di più: se la Corte costituzionale tedesca avesse voluto immediatamente portare fuori la Germania dal QE, avrebbe potuto farlo pronunciandosi direttamente e senza alcuna rimessione, rifacendosi alla dottrina Lissabon che consente il sindacato costituzionale di qualsiasi misura proveniente da L€uropa, e dichiarando costituzionalmente illegittimo il coinvolgimento tedesco, quantomeno sulla base del, più volte affermato, controlimite omnibus del mancato coinvolgimento del parlamento tedesco nella decisione della BCE relativa al QE stesso (infarcendo il tutto di un qualche ulteriore richiamo alla protezione dei rendimenti dei propri risparmiatori...e contribuenti).
9. Ma avrebbe assunto una posizione politicamente non conveniente: anzitutto per quanto riguarda le prospettive di un ritorno degli spread (atteso e ben caldeggiato per un dopo QE che comunque arriverà) e dell'afflusso di acquisti nel rifugio dei bund tedeschi (anche a rendimenti negativi, come si sa), e quindi nella prospettiva di un vantaggio competitivo non trascurabile rispetto ai partners L€uropei, costretti a un'austerità distruttiva e disperata che li porrà in condizione di non nuocere come concorrenti industriali.
Ma la mossa del "tirarsi fuori" ex abrupto, sarebbe sconveniente anche in vista di un'istituzionalizzazione del sistema trojka (formalizzato o meno che sia all'interno dei trattati): comunque, la Germania può incassare un quadro di vantaggi molto più ampio del mero "abbattimento" del QE per via giurisdizionale.
Perchè inimicarsi le opinioni pubbliche (mediatiche) degli altri paesi dell'eurozona, sempre cedevoli e ben disposte di fronte a qualsiasi "riforma" etichettata come "più €uropa", quando può abilmente estendere a tutti i partners le condizionalità e la percezione degli interessi sui prestiti di "salvataggio" che ad esse si legano?
10. Perché poi compromettere, sollevando sul QE una questione "di principio" ormai di retroguardia e quasi superata dagli eventi, l'inclusione nel sistema di rating dei titoli pubblici dell'eurozona, - ottenuto sia come naturale corollario "condizionale" degli interventi di tale fondo monetario €uropeo, ovvero direttamente istituzionalizzato nella nuova governance dei trattati (le due cose non si escludono: sono semplicemente realizzabili in tempi diversi e successivi)- , e quindi l'ampia possibilità di lucrare sui rendimenti dei titoli pubblici altrui all'interno dell'eurozona?
Tutte queste escogitazioni di "pace & fratellanza L€uropea" sono ormai in rampa di lancio.
E con l'aiuto decisivo dei nostri L€uropeisti faranno persino passare tutto questo come "solidarietà".
L€uropea naturalmente...
Il senso di colpa di essere costretti a vivere low cost.
RispondiEliminaVolevo fare alcune considerazioni magari fuori luogo, ma che non so dove altro esprimere.
Nella mia mente c'è uno sciame di pensieri e sensi di colpa riguardo alla mia vita.
Nello specifico: a causa del mio basso reddito e della mancanza di sostegno di una famiglia alle spalle, per mangiare sono costretto a scegliere cibi industriali in promozione venduti nelle grandi catene di distribuzione che sfruttano i lavoratori e i produttori alimentari con stipendi da fame e orari che portano allo sfinimento; cosa faccio? Non mangio? Per ribellarmi muoio di fame? Mi faccio un orto sotto casa dove c'è l'asfalto? Campo con le piante che trovo in giro e le lumache che raccolgo nei parchi pubblici? Vado a pescare?
Per scrivere su blog e forum tutti noi, compreso io, siamo costretti (si anche i fans di Latouche) a comperare ed usare mezzi elettronici made in china o in altri paesi che trattano i lavoratori come schiavi e li fanno lavorare 18 ore al giorno.
D'altronde li vediamo quanti sono i decrescisti online pieni di smartphone e pc (di penultima generazione of course, perché l'ultima è troppo consumista!) intenti alle loro battaglie per convincere il più possibile i pezzenti senza reddito come me a non comprare e usare i mezzi "demoniaci" costosissimi di ultima generazione (come l'iphone 7, che sfrutta la manodopera cinese al pari del loro smartphone di marca non blasonata) che la moderna società ci offre, e che comunque non potrei lo stesso permettermi, nemmeno indebitandomi (perché alle persone come me non danno nemmeno una carta di credito, figuriamoci un prestito).
Se vado in un negozio di scarpe il made in italy di qualità mi costa 200 euro, mentre una scarpa made in china o sri lanka mi costa 20 euro; cosa faccio? Io che campo di lavoretti saltuari, senza welfare e devo inoltre pagare quasi 500 euro di affitto ogni mese senza nemmeno un contributo affitto del mio comune, mi sveno per un made in italy artigianale da 200 euro (fabbricato magari con tutte le tutele sindacali) per rinunciare a due-tre mesi di cibo low cost? Oppure le scarpe me le fabbrico da solo con i rimasugli che trovo nella rumenta sotto casa, come vorrebbero i decrescisti?
La macchina, ormai bene di lusso, non ce l'ho. La tv nemmeno, ma col canone tv nella bolletta della luce mi hanno fregato i soldi della prima rata di 45 euro perché mi sono dimenticato di fare la dichiarazione di non possesso dell'apparecchio televisivo.
Se decido di andare in vacanza una settimana, magari dopo 10 anni che non ne facevo una, e scelgo un albergo italiano low cost che paga i suoi dipendenti come schiavi, mi sento in colpa. Cosa dovevo fare? Rinunciare alle vacanze? Starmene chiuso in casa a contemplare il soffitto o accendere il pc fabbricato da schiavi cinesi? Forse sarebbe stato meglio leggere un libro decrescista venduto a caro prezzo, che mi avrebbe spiegato le virtù del dono gratuito? Un libro che magari ha richiesto l'abbattimento di qualche albero per essere prodotto?
RispondiEliminaSe vado fuori a cena secondo voi poi io potrò permettermi un rinomato ristorante di cucina italiana oppure opterò per una catena internazionale di fast food? Oppure, se scelgo un ristorante italiano, sceglierò quello italiano con chef italiani rinomati e con stipendi da capogiro, oppure sceglierò la pizzeria "tradizionale" low cost con i camerieri e pizzaioli indiani, africani, anche loro low cost?
Se fossi padre e decidessi di mandare mio figlio nella scuola pubblica mi troverei subito di fronte al senso di colpa di sfruttare insegnanti precari con stipendi da fame e con contratti bloccati da parecchi anni. Cosa faccio? Mando mio figlio in una di quelle scuole cattoliche radical chic, pagando una retta da capogiro, dopo averla selezionata in base ai suoi insegnanti ben pagati, preparati e soddisfatti del loro lavoro? Oppure lo instraderò verso il lavoro minorile sottopagato?
Se sono affascinato dai paesaggi, dall'arte, dalla cultura europea (non L€uropea intendiamoci) e dalle città del nostro continente, sono curioso di studiare direttamente le loro società e la loro vita, cosa potrò fare? Scegliere un volo Alitalia e pagare 200 euro a tratta? Oppure un volo Ryanar a 19,99 euro a tratta? Vabbè, diranno i decresciti e i sovranisti moralizzatori, ai consumi inutili puoi anche rinunciare, se non te li puoi permettere ed inoltre se viaggi fuori dall'Italia non sostieni l'economia del tuo paese (però i turisti stranieri fanno sempre gola al nostro paese, due morali diverse a quanto pare, per italiani e stranieri); allora me ne starò a casa e farò le vacanze ai giardini pubblici invece di sfruttare i lavoratori Ryanair e pagare gli albergatori esteri low cost; il problema è che anche nei mezzi pubblici locali, quelli che uso per andare ai giardini pubblici, trovo autisti sfruttati e delusi per i tagli del personale e degli stipendi, per il blocco delle assunzioni, per le privatizzazioni; gli autobus sono sempre più sgangherati, senza aria condizionata; e sono pieni come carri bestiame (per via del taglio delle corse) di gente sovente arrabbiata a scontrosa; per muovermi comodamente da x a y nella mia città, e NON SFRUTTARE IL LAVORO ALTRUI, dovrei usare un taxi pagato a caro prezzo a quella categoria, una delle poche, che conserva ancora, e lo fa con le unghie, un minimo di tutele. Cosa faccio? Vado in taxi solo una volta al mese ai giardini pubblici invece di usare quotidianamente l'azienda di trasporti che sfrutta la manodopera locale?
Sono arrivato a questa conclusione: i discorsi del consumare italiano di qualità per sostenere la nostra industria e il nostro paese sembrano discorsi fatti da benestanti radical chic, rivolti ad altri benestanti radical chic, e se ne trovano a iosa tra i "sovranisti"; sembra che non abbiano la minima idea di come stiano quelli "in basso", senza lavoro o reddito fisso, con affitto e mutuo da pagare, senza che nemmeno le banche gli concedano un prestito per concedersi i loro "lussi"; non capiscono che costoro "in basso" NON HANNO POSSIBILITÀ DI SCELTA, a parte quella di andare a vivere sotto i ponti e raccogliere bacche e insetti per sopravvivere e non campare così più dello sfruttamento e dei bassi salari del lavoro altrui, di italiani, cinesi, africani!
RispondiEliminaSono arrivato a questa conclusione: QUALSIASI COSA FACCIO, ED È TERRIBILE QUESTA CONSAPEVOLEZZA, A CAUSA DEL MIO BASSO REDDITO, SFRUTTO SEMPRE IL LAVORO E LE BASSE PAGHE ALTRUI: mangiare, vestirmi, comprare accessori e mobili per la casa, viaggiare in città e fuori città, usare internet e smartphone di terzultima generazione, cioè condurre una vita minimamente decente (prima di andare sotto i ponti); cosa devo fare? SUICIDARMI? Iniziare una vera vita ascetica fatta di rinunce, automutilazioni e vita selvaggia nei boschi a raccogliere insetti, rinunciando a tutti i comfort e ai beni "inutili" prodotti sfruttando altri esseri umani? E' un orrore, ed è sconvolgente per la mia anima, il pensare alle "libere" alternative chi SONO STATE IMPOSTE DA UN BRANCO DI CRIMINALI. Ci arriverò comunque lo stesso, alla vita "ascetica" anche senza i miei sensi di colpa e i "giusti" e i "moralizzatori" a ricordarmelo.
1) "consumare italiano...(per di più) di qualità" è un concetto di pura logica mercantilista: vale dentro il gold standard e a maggior ragione dentro l'euro. Per conservare questo tipo di monete.
EliminaChe vogliamo fare, sentirci in colpa perché non siamo abbastanza solerti, a titolo individuale, nel contribuire a rendere sostenibile ciò che non solo non lo può essere, ma è pure costituzionalmente illegittimo?
2) è quasi sempre possibile privilegiare non tanto i prodotti (la cui vera complessiva provenienza è, molto spesso, quasi impossibile da determinare) ma esercizi di vendita al dettaglio di proprietà di piccoli imprenditori italiani. Ma anche questo non può essere un dogma da rispettare a qualsiasi costo: comunque nell'esistenza materiale abbiamo dei bisogni primari. Non è compito di chi ha un livello di reddito appena sufficiente a soddisfarli quello di svolgere politiche economiche di interesse nazionale e supplire con le sue scarse scelte alle carenze intenzionali di chi avrebbe il dovere di svolgerle.
3) La morale degli oppressori è mimetica e diffusa in modo inconscio (più o meno) agli strati inferiori dell'ordine sociale. In un conflitto di classe determinato dall'aggressione dei mercati sovranazionali all'insieme dei lavoratori, la risposta non può che essere politica. Cioè nelle forme che sono consentite di espressione del voto, del pensiero e della libertà di associazione.
Se tutte queste cose vengono svuotate, abbiamo una dittatura, un totalitarismo (in effetti...): e per contrastare una dittatura non bisogna essere consumatori "responsabili" (verso chi?), ma cittadini che rivendicano il loro ruolo di partecipanti, in ogni modo opportuno, al formarsi dell'opinione pubblica e di massa.
Come dice Alberto, se una foresta è in fiamme non mi fermo a contare le foglie; o anche, se brucia il palazzo non mi preoccupo che i lavori dell'ascensore non sono stati fatti come deliberato...
Dimenticavo; se non potrò scoprire qualche bel paese europeo (perché è anti-italiano, gli italiani devono stare solo all'interno dei propri confini, studiare solo autori italiani, fare vacanze italiane, sennò non è patriottico, e all'estero c'è solo gozzoviglio erasmusiano) e anche per non sfruttare i dipendenti Ryanair, riscoprirò allora le mie radici italiane andando a visitare qualche città d'arte nostrana, con qualche palazzo storico o a seguire qualche concerto di musica classica esclusivamente composta e suonata da italiani (e mi auguro che sia aggratis, sennò non potrò permettermelo)....dopo aver acquistato qualche biglietto FLIXBUS a 5 euri...e magari su Groupon trovo pure un'offerta per l'ingresso al museo col 70% di sconto (e chi se ne fotte se i dipendenti del museo poi prenderanno un terzo della paga)! Adesso mi sento più "sovranista".
EliminaFai bene a denunciare l'acefala omodossia che investe anche i "nostri".
EliminaInvece di acquisire categorie e strumenti cognitivi, berciano guerci nel loro spaventato livore, cercando conforto nell'appartenenza.
La paura va rispettata, il coraggio ancora di più.
La consapevolezza, la coscienza vera, porta ad un certo distacco dagli eventi che non possiamo dominare.
Esprimi con raro talento un disagio cosciente, consapevole: che dà spessore umano - ovvero senso - a ciò che sta accadendo: i freddi numeri di un massacro si significano di una colta e cosciente testimonianza.
Grazie.
1.Volevo rispondere a Bazaar a proposito di una prima spoilerata dell'opera di Bruno Leoni "Freedom and the Law".
Elimina2.Volevo rispondere a Paolo Giusti su "non sanno nulla di economia".
3. Volevo iniziare a ripassare le nozioni fondamentali di politica monetaria per capire il post tecnico sul QE.
4. Sento invece il bisogno di risppndere a "stopmonetaunica" e a tutti i trentenni o a tutte le eventuali "matricole" (del blog!) che come me (da trentenne...con un po' di imperdpnabile ritardo) hanno iniziato ad appassionarsi di questo blog ma che, come alcuni di loro mi hanno riferito "a voce" di persona,non sanno proprio come inserirsi nelle discussioni.
Però pensavo di rispondere sull'ultimo post! Ed è proprio a te Luciano che mi rivolgo perché stasera, a faccende sbrigate, scriverò un commento un po' lunghetto. Mi scuso quindi anticipatamente con te, con Bazaar, con Arturo e con Maimone che leggete attentamente i commenti e ci CONSIDERATE come non ci è mai capitato in un intero corso di laurea che, oltre a valermi 1100-200 al mese (i sensi di colpa nel mio caso ci sono stati quando di tutte le occasioni di lavoro/concorso che scovavo non ne ho parlato nemmeno con chi ho condiviso infanzia e adolescenza: QUESTA è l'inattuazione tangibile della Costituzione: la negazione della biologica - comune sopravvivenza)con 500 euro di affitto (utenze tutte escluse!)e un contesto di vita non dei più "facili" (Nord-Est agricolo,"bassissima" padovana...). Questo solo per dire a "stop" che è in buona compagnia e che però non dobbiamo concentrarci sulle difficoltá:ci si trova conforto, si studia di meno, si cercano fughe individualistiche e via dicendo. Lo strumento che abbiamo a disposizione per modificare le vite future e raggiungere l'unitá di classe è la Costituzione: oggi, detta così, suona da sfigati...che vogliamo farci. La straordinarietá di questo blog sta nel fatto di dimostrare puntualmente come I COMPLICATI dettegli che solo con grendi competenze e forze di volontá si possono cogliere e divulgare sono servono "solo" a misurare la distanza tra il possibile(attuazione della Costituzione) e ciò che si vuole risulti impossibile (l'attuazione della Costituzione) facendolo considerare sbagliato/superato/troppo clemente nei confronti dei capricci dell'essere umano (l'attuazione della Costituzione). Premetto che nel commento che scriverò intendo citare un testo giuridico e che ieri ho giá scritto su word gli estrattini che intendo inserire e che però non riesco a riportare nei commenti con i caratteri corsivi, maiuscoli etc...per cui ti invierò il file per posta elettronica così potrai vedere meglio le parole e le frasi che intendevo sottolineare. E premetto, infine, che altre occasioni di essere così "invadente" non ne avrò più visto che tra pochi giorni si ricomincia e quindi avrò un'intera giornata per leggere e studiare non prima delle ferie del prossimo anno. Quindi state tranquilli...lo dico subito proprio per non dare l'idea di smanie monopolostiche sulle discussioni in corso. Ah...ho cambiato in Luca junior per distinguermi dal senior, come suggerito dal Maestro Bazaar...:)
Ciao Luca.
EliminaNon ho in effetti capito cosa intendi per fughe individualiste. Il voler fare una settimana di vacanza dopo che per 10 anni non ne ho fatte. Oddio se é questo che intendi allora non stiamo d'accordo per niente. Dopo lavori usuranti, anche se occasionali, sento il bisogno di staccare, e lo reputo un mio diritto. Se reputi fughe individualiste poi il fatto che io quando parlo con la gente del luogo e ho risposte deludenti forse non hai capito ancora. In quando alla Costituzione non vedo perché dovrei finirla di considerarla un faro e dovrei finire di studiare, dato che soni ancora qui dopo anni, e non mi sembra poco. Nella mia vita, e sono un 45enne e non un 30enne, ho studiato e continuo a studiare parecchio non preoccuparti. Solo che quando arrivi alla mia età e ti rendi conto di vivere ancora come se dovessi costruirti una vita da zero ti girano le palle. E piú che fughe individualiste la prima cosa che ti viene in mente é quella di suicidarti, porre fine alla tua sofferenza, soprattutto quando tu parli e la gente non ti ascolta. Se comunque porto i miei contributi che spero utili, con i loro limiti, su orizzonte48 fino ad oggi vuol dire che la mia non vorrebbe essere una fuga individialista. Guarda che non ne ho proprio voglia di lezioni morali, se questo era il tuo intento. Vorrei solo comprensione, come quella di Bazaar. Non ho cosi tanti soldi per comperare libri, perché mi servono per luce e gas ma mi tengo informato come posso, sempre, da decenni, e mi auguro che tu abbia fatto lo stesso. Bazaar, come al solito, ha capito invece il senso profondo dei miei commenti e la mia frustrazione
Non è solo il problema del mantenimento di me stesso, caro Luca, o del lavoro precario, della disoccupazione, ecc.; È UN PROBLEMA ESISTENZIALE; è il problema DELLA COMPLETA SOLITUDINE, DELL'ASSENZA TOTALE DI UNA FAMIGLIA ALLE MIE SPALLE DA CIRCA 20 ANNI A QUESTA PARTE (e prima di una sua presenza in mezzo a continui litigi); è il problema della disgregazione sociale subita sulla mia pelle; di una famiglia distrutta; genitori separati e un padre che si sposa con una donna straniera e mantiene il figlio di lei e gli intesta pure la casa; di fratelli in guerra gli uni con gli altri; è facile parlare di creare unità di classe quando poi tutti i santissimi giorni subisci aggressioni ed umiliazioni di ogni sorta, lavorative, istituzionali, da coloro che dovrebbero dimostrarti solidarietà di classe; e non c'è un cavolo di nessuno lì vicino che ti da uno straccio di mano, né dei genitori, né dei fratelli, né degli amici, che esistono solo per andare al cinema, ma si dileguano quando iniziano i problemi (oppure fanno le campagne per accogliere i poverelli stranieri, e tu devi dargli una mano, perché, da italiano, sei per forza di cose un privilegiato). Tutti problemi li devo affrontare IO quotidianamente, da tantissimo tempo, DA SOLO, perché non c'è un cavolo di nessuno che mi aiuta; E TU MI VIENI A PARLARE DI FUGHE INDIVIDUALISTE? Magari mi aiutasse qualcuno?
EliminaTu non hai idea di quando cerchi aiuto anche dai servizi sociali della tua città e loro ti rispondono che ti devi prendere delle pastigliette perchè non hai le rotelle a posto; di quando ti mandano dagli psichiatri perché tu ti incazzi e pretendi di avere il diritto ad una casa e non vivere sotto i ponti; di quando gli psichiatri stilano un rapporto in cui affermano che le mie richieste di un alloggio sono "paranoiche" e che io non ho il senso della realtà e dei "limiti delle risorse disponibili".
Potrei andare avanti all'infinito, ma non vorrei tediarti; solo per dire...MI VIENI A PARLARE TU, IN TONO MOLTO DIDASCALICO E MORALE, NON CONOSCENDO PER NULLA LA MIA VITA, DI PERICOLO DI FUGHE INDIVIDUALISTE? Ho dovuto sempre TUTTO RISOLVERE DA SOLO! E non avevo alternativa; si tratta di istinto di sopravvivenza; e non lo avrei mai pensato di vivere così dopo una laurea scientifica nel MIO PAESE! NEL MIO PAESE, NON IN MONGOLIA!
Noooo...scusa se non mi sono spiegatooooo! Per "fughe..." intendevo tutto ciò che NON ci tiene uniti! Concentrandoci ciascuno sulle condizioni della propria (esclusiva) sopravvivenza. Quindi in competizione...per sopravvivere! E vale pure per me!
EliminaScusa ma durante il giorno mi capita di scrivere dal cellulare negli spazietti angusti per le dita e non ricontrollo quello che scrivo!
Quando Bazaar scrive: La consapevolezza, la coscienza vera, porta ad un certo DISTACCO dagli eventi che NON POSSIAMO DOMINARE....Io mi riferivo a QUESTO! Ci concentriamo sui nostri problemi separatamente l'uno dall'altro e così facendo non poniamo le condizioni (alle generazioni future) di NON vivere i nostri problemi che sono PRECISAMENTE quelli che hai indicato e che vive sicuramente la maggioranza delle persone che si riconoscono in questo blog!
Ho scritto l'opposto di quello che volevo dirti senza rendermene conto. Tant'è che stasera scriverò un commento di sfogo partendo proprio dal TUO, che mi ha colpito, che ho apprezzato...e che è STRA-PERTINENTE. Scusami ancora.
Il DISTACCO dalla nostra miseria materiale si raggiunge con la conoscenza... per FUGA intendevo quindi LA FUGA SOLITARIA che corriamo separatamente l'uno dall'altro!
Se studiamo, conosciamo e comprendiamo le cose (i problemi); quando conosci un evento riesci a gestirlo meglio (come quando conosciamo una persona dal carattere difficile!) e ti travolge molto di meno: ecco il "certo" DISTACCO. Così la comprensione del sistema economico che ci annienta, comprensione che sviluppiamo INSIEME grazie a chi scrive post e commenti, ci permette di fare in modo che in futuro le cose cambino...per noi, purtroppo e non per colpa nostra, è GIA' andata così.
Per fuga intendevo semplicemente la fuga da un discorso collettivo, di condivisione o, più in generale, l'individualismo.
Per quanto mi riguarda lo so all'inizio dell'anno che non andrò in vacanza perché spendo in un mese precisamente quello che guadagno in un mese e non accantono nulla. E so già che il padrone di casa nemmeno quest'anno sistemerà gli infissi, morendo di freddo d'inverno (pagando oltre il dovuto le utenze) e di caldo d'estate [la mia è la stessa "conca" di Ferrara e Rovigo: quest'estate record nazionale 49°!] perché il padrone non metterà il condizionatore e perché se faccio valere i miei diritti gli oligopolini di agenzie immobiliari (eh..la provincia...) mi metteranno in condizione di trovarmi una sistemazione magari migliore ma molto più lontana dal luogo di lavoro....perché devo sempre abitare vicino ad una stazione: ho una macchina ma non posso mantenermela ed è parcheggiata da mia nonna...l'assicurazione me la paga mio padre. Non serve continuare...però ti dico che me ne preoccupo relativamente. Gli spazi e i tempi che negli anni mi sono ritagliato per leggere qualcosa, mi hanno permesso di considerare i "miei" problemi come prodotto storico e SOCIALE INEVITABILE.
Se consideriamo il suicidio, almeno per come la vedo io, ci perdiamo, da spettatori, quello che può ACCADERE di buono e soprattutto, da protagonisti, tutto ciò a cui NOI POSSIAMO PARTECIPARE, LA POSSIBILITA' DI UN CONTRIBUTO...proprio come hai fatto tu commentando a questo post!
In questo senso, e SOLO in questo senso, posso considerare il suicidio come la rinuncia alla partecipazione di un cambiamento sociale. Difficilissimo ma possibile.
Lessi un testo che è considerato un classico al riguardo: "IL SUICIDO" di Émile Durkheim. Beh, io qui sto...e se una volta lo leggi e ti vuoi confrontare...sarò senz'altro disponibile.
Ciao Luca. Adesso ho compreso meglio la tua risposta; scrivi "per FUGA intendevo quindi LA FUGA SOLITARIA che corriamo separatamente l'uno dall'altro" ma sinceramente NON SO DI COSA PARLI; e se sono qui che condivido i miei pensieri con voi ti sembra che la mia FUGA sia solitaria? Per quanto riguarda il "posso considerare il suicidio rinuncia alla partecipazione di un cambiamento sociale" la penso anche io come te, e non accetto lezioni nemmeno su questo (potrò prendere in considerazione di leggere Émile Durkheim); e difatti io SONO UN MORTO VIVENTE ORMAI DA TANTI ANNI; ogni mia testimonianza è qualcosa che faccio solo per dare un mio piccolo, limitato contributo, che spero possa essere utile a qualcuno; solo che dopo decenni di vita USURANTE, e la mia vita la sento veramente opprimente, arriva una certa stanchezza che non ti so nemmeno descrivere; è qualcosa di molto profondo; senti il desiderio di staccare la spina perché senti le forze in esaurimento; perché è una lotta quotidiana infinita; ed inoltre, anche se poi l'idea del suicidio mi passa, come mi è passata tante volte, alla fine, se le cose andranno avanti così, le mie risorse economiche andranno ad esaurirsi del tutto e, oltre a non avere il "privilegio" di una macchina parcheggiata da mia nonna (morte tutte e due da 20 anni circa) e l'assicurazione pagata da mio padre, non avrò nemmeno nessuno che mi pagherà affitto, il cibo e la connessione a internet; a quel punto magari ti chiamo e mi dai una mano tu? Oppure magari ti gusterai gli ultimi miei CONTRIBUTI su orizzonte48 prima della mia morte di fame e di freddo sotto i ponti con impassibile DISTACCO?
EliminaScusa Luca, ma nessuno ti ha chiesto un consiglio, e nessuno ti ha chiesto di venirmi a ripetere, come un maestro, cose che già so e che ho già letto. Cosa pensi? Che le cose che mi consigli sono cosí stupito da non averle mai considrate? Pensi veramente che io sia cosí limitato che la vita che sono costretto a fare riguardi solo me perché sono uno sfigato? La cosa che piú odio al mondo, dopo gli elitisti, sono coloro che si ritengono in dovere di darmi dei consigli del tipo "tagliati i capelli" oppure "attraversa sulle strisce" perché pensano che io sia cosí stupido da non poterci arrivare da solo. Ti ripeto, Bazaar HA CAPITO E HA RISPOSTO CON GRANDE SENSIBILITÀ quello che volevo comunicare, che non era solo un lamento in cerca di consigli scontati, ma era un'esperienza esistenziale che chiedeva semmai solo comprensione. Della tua risposta io invece potevo fare volentieri a meno perché mi crea solo stress e disagio nella mia mente e il dover precisare cose che non vorrei precisare e che comunque ho già detto e ridetto qui e altrove.
EliminaUna frase di mattina appena svegliato mi é forse venuta male, questa: "Pensi veramente che io sia cosí limitato che la vita che sono costretto a fare riguardi solo me perché sono uno sfigato". Volevo dirti invece: pensi veramente che io sia cosí limitato dal pensare che la vita di merda che sono costretto a fare riguardi solo me perché sono uno sfigato e non riguardi invece altra gente e non abbia quindi a che fare con problemi sociali ? E secondo te non ho mai letto orizzonte48 e questi sopra erano i miei primi commenti?
EliminaOk. Mi discpiace ma non riesco a spiegarmi. Non intendevo dare lezioni. Io con un neurone di Bazaar ci campo vent'anni e cmq provo ad inserirmi, come vedi, accettando il rischio di fallire.
EliminaPazienza. La prossima volta non risponderò ai tuoi commenti ed eviteremo incomprensioni.
Ciao Luca
EliminaNon devi chiedere il mio permesso per inserirti, lo devi chiedere a orizzonte48; se ci siamo capiti male, magari ci capiremo meglio in futuro. Voltiamo pagina. Di errori ne fanno tutti. Anche io; 10 anni fa, quando guadagnavo 1000 euri al mese, credevo ancora nei libri di Latouche e nelle riscorse scarse; poi quando ho perso il lavoro e mi sono ritrovato senza una famiglia alle spalle ho iniziato a capire che quando il Club di Roma paralva di crescita vertiginosa della popolazione, di risorse scarse e inquinamento da industrializzazione, in realtà voleva la mia morte. Il mio è anche un lavoro di autonalisi e di decondizionamento.
Ti ripeto, nei tuoi commenti ho percepito qualcosa di non richiesto, e anche un po' offensivo, con un tono didascalico, magari anche in buona fede, non lo metto certo in dubbio, ma non richiesto; non ti ho chiesto infatti di ripetermi le cose che aveva detto Bazaar nei post precedenti, come se non li avessi mai letti o capiti e avessi bisogno che tu me li spiegassi nuovamente; perché il mio intento non era quello di "lamentarmi" e chiedere consigli, o sentirmi dire le stesse cose a cui già penso da molti anni, come se non ci fossi mai arrivato io da solo; ma esprimere il mio disagio e la mia insoddisfazione anche riguardo a certi pensieri propagati dai alcuni "sovranisti"; ma non è una condanna definitiva la mia; soprattutto se sei in buona fede. Errori ne possono fare tutti. Come ti ho detto, se ci siamo capiti male una volta magari in futuro ci capiremo meglio.
Elimina" i discorsi del consumare italiano di qualità per sostenere la nostra industria e il nostro paese sembrano discorsi fatti da benestanti radical chic, rivolti ad altri benestanti radical chic,"
EliminaScusa Luca, ma ti sembra che io non le abbia denunciate NEI MIEI COMMENTI (LI HAI LETTI E RILETTI) LE STRONZATE DELLA SOVRANITÀ DEI CONSUMATORI come propalate da alcuni "sovranisti"? Ma hai pensato VERAMENTE che io VOLESSI cambiare le cose cercando, nel mio piccolo, di consumare consapevole? NON C'ERA BISOGNO di ulteriori precisazioni perché ho già risposto io:"NON HO POSSIBILITÀ' DI SCELTA". PUNTO. E LA SOLUZIONE È POLITICA, COLLETTIVA, NON PUÒ ESSERE INDIVIDUALE. La risposta di Luciano ERA SCONTATA, LA RIPETIZIONE DELL'OVVIO. E sono certi "sovranisti" e "decrescisti" che invece ti instillano sensi di colpa (cioè li instillano ai poveri)...era questo che volevo comunicare...non i miei sensi di colpa di non poter cambiare le cose DA CONSUMATORE...ma davvero hai pensato che avessi solo mezzo neurone? O forse continuo a capirti male, magari è un mio limite...
Luca junior. Non é che non riesci a spiegarti, é che hai STRA-capito proprio male, fidati; ho riletto le cose che mi hai scritto, é come se avessi pensato al povero trentenne sfigato che si lamenta individualmente magari dicendo cose in parte anche giuste, ma che avesse perso la coscienza dell'agire collettivo e volesse tentare in tutti i modi una via individualista attraverso sensi di colpa e chiedesse consigli a voi. E TU SEI VENUTO ALLORA RIPETERMI CHE BISOGNA RIPRENDERE L'AGIRE COLLETTIVO. Cioé MI SEI VENUTO A STRA-INSEGNARE PROPRIO QUELLO CHE IO VOLEVO DENUNCIARE, CIOÉ L'IMPOSSIBILITÀ DI SOLUZIONI INDIVIDUALI, PER LO PIÚ DA CONSUMATORI, COME BLATERANO CERTI SOVRANISTI. Ti ripeto: Bazaar ha Stra-capito, tu magari avresti dovuto Stra-rileggerti quello che ho scritto.
EliminaO la logica del modello tedesco è questa, oppure di logica non ne ha.
RispondiEliminaLo sappiamo, ma l’ha spiegato con una sintesi che ho trovato felice Aldo Barba nel suo saggio (Maastricht e l’eccezionalismo tedesco: l’impossibile nesso tra disuguaglianza e crescita) in Rottamare Maastricht (DeriveApprodi, 2016, Roma, pagg. 133-34), che vi riporto:
“Ciò nonostante, anche per un paese che come la Germania riesca a realizzare persistentemente avanzi commerciali «beneficiando» dei disavanzi commerciali di altri paesi, le esportazioni nette non costituiscono un veicolo di crescita stabile e duratura.
Le ragioni che rendono fragile questa modalità di sostegno alla crescita sono svariate. La prima è legata strettamente al problema della non «generalizzabilità» della crescita trainata dalle esportazioni e attiene agli erratici quanto incontrollabili andamenti della domanda esterna: è assurdo che un paese industrialmente avanzato di taglia significativa affidi il suo destino economico a una componente della domanda fuori dal suo diretto controllo. La seconda riguarda l’irragionevolezza «mercantilistica» di accumulare i titoli che rappresentano i diritti verso l'estero generati dagli avanzi commerciali. Le oscillazioni del valore di investimenti finanziari avventati possono vanificare il credito verso l’estero e mettere in pericolo il sistema finanziario del paese esportatore, rendendo necessari interventi riparatori dell’autorità di politica economica (si pensi alle perdite registrate dalle banche tedesche negli anni 2007-09 in seguito alla crisi finanziaria negli Usa e alla posizione nella quale sono venuti a trovarsi istituti del calibro della Deutsche Bank). Più in generale, è necessario non perdere di vista il fatto che per i capitalisti, in fin dei conti, la crescita dei crediti verso il resto del mondo è un risultato ambiguo, a meno che tali crediti non diventino uno strumento di una strategia egemonica, vale a dire un veicolo di allargamento oltre i confini nazionali del controllo da essi esercitato sul processo di accumulazione.”.
Peccato che Barba, per molti versi attento ai parametri costituzionali, non tragga da questa classica diagnosi (si tratta della visione macroeconomica dei rapporti politici di forza che caratterizzano conclusione e, soprattutto, applicazione dei trattati liberoscambisti) la più ovvia delle conclusioni esplicite: "rottamare Maastricht" non è un passaggio politico, per di più di difficile realizzazione discrezionale (cioè dipendente da un rinnovato obiettivo generale dell'indirizzo politico-economico), ma un dovere di osservanza della Costituzione democratica italiana.
EliminaAnzi, di ripristino della suprema legalità violata così a lungo.
egregio 48, dopo 5 anni passati ad attendere un esito traumatico della "scommessa euro" ( per alcuni, per altri del "piano euro"), grazie al determinante apporto delle sue analisi, mi sto convincendo che ci sarà solo una lenta agonia, a catene intatte, poiché questo era ed è l'obbiettivo del "piano", sul quale vi è stata la convergenza di interessi dei centri del potere economico europeo. Chi si è illuso ( o ha millantato) di avere acceduto ad un azzardo, per il nobile fine dell'integrazione europea "attraverso le ineluttabili crisi", verrà giudicato un utile idiota o un viscido complice, se rimarranno sufficienti mezzi critici a disposizione dei pochi bisognosi di verità.
RispondiEliminaBisogna dare per scontato che il disegno restaurativo proceda nelle forme di una "lenta agonia". Rebus sic stantibus questa è la dimostrazione che l'euro è un successo.
EliminaRammenterà la definizione dell'ordoliberismo come strategia di inversione GRADUALE della funzione delle istituzioni delle democrazie sociali (che formalmente rimangono le medesime; salvo il passaggio finale, a conclusione della desovranizzazione, verso il governo federale e NON solidaristico. Cioè la Grande Società hayekinizzata).
A quanto pare si sta preannunciando, come nuova fase dello stato di eccezione permanente, la repressione e l'eliminazione - sempre caratterizzata da un'inesorabile gradualità- delle fonti "social-web" che, appunto, tendono a conservare un certo grado di mezzi critici diffusi. Comunque intollerabile per ESSI.
"...l'inclusione nel sistema di rating dei titoli pubblici dell'eurozona.... e quindi l'ampia possibilità di lucrare sui rendimenti dei titoli pubblici altrui all'interno dell'eurozona."
RispondiEliminaIn termini quantitativi in Europa e' l'Italia lo stato con la maggiore passivita' (seguita dalla Francia).
https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_titoli_di_stato
Ora, non conosco il numero esatto, ma ad occhio e croce il volume di tutti i titoli di stato EU (senza UK) potrebbe essere stimato vicino ai 5000 miliardi (ed ormai funge tutto da - insufficiente - riserva di garanzia nei vari sistemi bancari nazionali dell'eurozona e presso la BCE).
In caso valga la proporzione italiana (60% dei titoli detenuta da residenti, 40% dei titoli in mano a soggetti esteri) non tutto il maggior interesse annuale andrebbe a favore di soggetti tedeschi.
Tolti i 1000 miliardi di titoli di stato della Germania possiamo provare a stimare il maggior rendimento annuo generato da una differenza media di due punti percentuali (0,02 X 4000 miliardi = 80 miliardi l'anno).
Nella ipotesi precedente solo il 40% (32 miliardi) andrebbe in Germania.
Mi pare troppo poco per finanziarci in maniera significativa il sistema previdenziale tedesco.
Mi sembra piu' che il gioco serva a destabilizzare rapidamente il sistema bancario italiano per prenderne il controllo per un piatto di lenticchie.
Vero e' che certamente con questo giochetto l'Italia risulterebbe pure distrutta dal fatto che dovrebbe pagare un forte interesse reale positivo mentre la Germania potrebbe continuare a godere di un interese reale negativo o nullo sui suoi titoli.
In caso i nostri piddioti al governo dovessero accettare tali trattati (il doloroso caso di stopmonetaunica e' molto diffuso) ci converrebbe probabilmente chiedere l'annessione alla Repubblica Federale di Germania come nuovo land di lingua italiana.
Almeno avremmo la consolazione di votare dei veri rappresentanti (regionali) nel parlamento imperiale e nessuno ci potrebbe piu' tritare le sfere con le ignobili pappardelle sulla superiorita' teutonica.
Se il piano Funk (o peggio Elysium) e' quello che ci aspetta.... allora fingere l'indipendenza nazionale diventa un prezzo troppo alto da pagare.
Attenzione: il rating è funzionale non solo a deprimere di per sé i corsi dei titoli ampliando lo spread - direi ben oltre 200 punti- ma anche a un obbligo di vendita dei titoli detenuti da ciascun soggetto finanziario oltre una certa "quota" (il che deprime ulteriormente i corsi).
EliminaQuesto è il fulcro della disciplina già approvata dal PE e su cui la Commissione UE ha già dato due pareri positivi (per un regolamento che dovrà passare per anche il Consiglio dei ministri UE).
Naturalmente, determinando forti devalorizzazioni patrimoniali nei bilanci dei nostri istituti, questo sistema implicherebbe anche delle ricapitalizzazioni. O dei default controllati, fino al bail-in, se del caso (non è pensabile che lo Stato possa intervenire nel salvataggio a certi volumi di perdite sistemiche).
Entrambe le evenienze portano comunque al cambio dell'azionariato di controllo dei nostri istituti (presumibilmente accorpati e accentrati in mani estere): che peraltro sono "nostri" per modi di dire, dato che GIA' OGGI, l'assetto azionario segnala un sostanziale controllo estero delle maggiori banche (presumibilmente le uniche che rimarrebbero in piedi dopo l'ondata di crisi bancaria che porterebbero rating e quote massime di detenzione).
Quindi non solo i titoli pubblici vedrebbero una percentuale di detenzione estera notevolmente aumentata a seguito delle vendite ex parte bancaria nazionale, ma anche i titoli detenuti dai licenziatari bancari italiani (la maggior parte del rimanente, essendo trascurabile quanto detenuto dalle famiglie) finirebbero a rimpolpare gli utili degli azionisti esteri di (neo)controllo.
L'effetto della disciplina de qua sarebbe dunque quello di aumentare notevolmente l'aliquota di titoli detenuti da soggetti esteri (ben oltre l'attuale 60-40, cui contribuisce, peraltro, l'aumento della detenzione da parte della BCE a seguito del QE).
Ergo, l'ammontare degli interessi che andrebbero a soggetti esteri sarebbe notevolmente aumentata, sia per percentuale di detenzione che per rendimento dei titoli (spread).
La variazione sarebbe potenzialmente di qualche decina di miliardi di ulteriore trasferimento all'estero dei soldi dei contribuenti italiani. Che fanno molto comodo a un sistema previdenziale tedesco piuttosto asfittico.
E certo, Germania e Francia, diverrebbero controllori del sistema bancario italiano, più di quanto lo siano oggi (ma rammento l'analisi del funzionamento dell'Unione bancaria secondo l'ipotesi hayekiana, segnalata nel post "primigenio", che mira proprio a questa concentrazione in poche mani estere).
In ogni modo, per la precisione, il debito pubblico espresso in titoli dell'eurozona è pari a circa 9000 miliardi (oltre il 90% del PIL EZ).
Sulla capacità di comprensione da parte dei nostri filo€uropeisti (di ogni collocazione politica), ovviamente, non si può nutrire alcuna fiducia: aderiranno entusiasti.
E hanno i loro ottimi motivi, evidentemente...
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