La crescita nel 2015? Questa è la vera ipotesi di "ultima istanza" che Padoan, a quanto pare, basa esclusivamente sulla "fiducia", inducibile, nelle speranze teorico-economiche e nelle intenzioni mostrate nel documento di accompagnamento della legge di stabilità inviato alla Commissione, dalle riforme strutturali a costo zero.
Ma, a condimento del tutto, sul fronte interno della politica degli annunci, la vulgata del governo su questa legge di stabilità, si regge esclusivamente sulla campagna giornalistico-televisiva di sostegno che, alla fine si incentra solo su quanta spesa pubblica "improduttiva" occorra tagliare per poter ridurre le tasse e vivere felici.
Ma la verità è che il deficit pubblico passa dal 3% del 2014 al 2,9 del 2015, e, quindi, persino al netto del moltiplicatore, si avrebbe comunque un piccolo consolidamento che non può che essere recessivo.
Ma, attenzione, riassumendo quanto detto negli ultimi giorni:
a) che questi calcoli siano esatti dipende da se e come si conteggino gli innumerevoli balzelli in aumento disseminati in leggi diverse da quella di stabilità e a cui la stessa rinvia. In altri termini, tutti i calcoli di sgravio o taglio della legge di stabilità appaiono inficiati dal doversi coordinare con effetti sul 2015 di diverse leggi adottate nel 2014 - o anche prima- e che stabiliscono cose diverse, restrittive (compreso l'aumento dell'aliquota Irap mentre si prevede l'abbattimento della sua base imponibile), da imputare alle poste contabili derivanti dalla legge di stabilità attuale.
Es. n.1; effetti del taglio delle spese del 10% imposto ai ministeri con ricontrattazione al ribasso obbligata degli appalti in corso di esecuzione che, iniziata nel corso del 2014, si ripercuoterà sulla spesa pubblica tagliata nel 2015, portando all'effetto del moltiplicatore "doppio", che viene taciuto nella legge di stabilità col generico riferimento alla tentata copertura di tagli per 15 miliardi di cui abbiamo già parlato;
Es.n.2: aumento previsto della sovraimposta IRE regionale, in aggiunta a quello già operato nel 2014, che lascia alle regioni la facoltà di portarla ad un'aliquota "fino" al 3,3% (dal 2,3 "massimo" oggi vigente ed innalzato nel 2014), previsto dal decreto fiscale di aprile e che è la ragione per cui Chiamparino (ma pare si sia già calmato) aveva detto che un taglio di 2 miliardi li avrebbe obbligati ad alzare le tasse.
b) il tutto troverebbe una parziale conferma nel "tesoretto" di 3,4 miliardi, cioè un "avanzo" teoricamente non utilizzato nella legge di stabilità e che avrebbe dovuto servire per eventuali manovre di "bandiera espansiva" nel 2014: questa somma sarebbe utilizzata per portare la correzione del deficit 2015 a 0,3 punti di PIL circa, e, dunque, per concordare il placet della Commissione UE, nella versione Juncker, che slitterebbe quindi a novembre, dopo aver cercato di tirarla oltre il mandato di Barroso (che, per ragioni politiche "portoghesi", cioè volendo candidarsi in patria, non vorrebbe mostrarsi clemente con l'Italia).
Sottostante al tutto, la questione degli spread: se i tedeschi non useranno per l'Italia la stessa clemenza sicuramente riservata ai francesi e spaccheranno astutamente il fronte dei grandi paesi a rischio (di cui la Francia è il peccatore di gran lunga maggiore, in pieno vaudeville), la tendenza al rialzo attuale potrebbe essere acuita da un nuovo fenomeno di vendite da parte delle stesse "note" banche tedesche a cui seguirebbero, in accelerazione rispetto a quanto già ora stanno anticipando i mercati, anche gli altri investitori istituzionali e speculativi esteri.
Il ragionamento qui svolto, trova conferma in questo articolo di James Charles Livermore: anche riuscendo nel difficile passaggio di Bruxelles, la legge di stabilità porrebbe in salvo dall'aumento degli spread solo se garantisse la crescita sperata.
E, ci dice, sono i media che "accendono" le banche focalizzandosi sui conti pubblici italiani: e dietro i media, aggiungiamo, c'è la mano della finanza che ama precostituirsi le informazioni privilegiate che preorientano i guadagni che si fanno scommettendo e tradando al ribasso sul debito sovrano.
Ma questa crescita non ci potrà essere, per la semplice matematica del moltiplicatore, quello che fa sì che "i conti non tornino mai".
E dunque la scommessa della propaganda mediatica, a rigore è già persa in partenza, ma solo se gli interessasse davvero la crescita: e non soltanto le "riforme" deflattive del lavoro e l'anticipazione pro-finanza della direzione degli spread. Tuttavia, sul piano interno, la vulgata verrà, come al solito, portata avanti fino all'ennesimo scontro con la dura realtà della prosecuzione della recessione nel 2015. Magari debole, ma sicuramente con aspettative praticamente certe di aggravamento nel 2016, l'anno del Dragone dell'IVA superaumentata e dell'attivazione delle clausole automatiche di correzione "recessiva" imposte dal fiscal compact.
Dunque, al gran ballo degli spread, "in soldoni", si può reggere solo se si cresce per davvero (e non sulla fiducia) e non si può crescere senza moneta nazionale e senza un banca centrale che faccia gli interessi della comunità nazionale: cioè, in termini di competitività di prezzo nonchè di politiche monetarie a sostegno dell'intervento fiscale e industriale dello Stato sulla congiuntura sfavorevole perseguendo veramente l'occupazione ed il conseguente aumento della domanda.
Il fine ultimo del disastro? Che sia il mercato senza stato?
RispondiEliminaSe ho capito bene (il "se" è d'obbilgo, perché non sono un economista), tanto il TTIP -che pone sullo stesso stato aziende ed ordinamenti (non più)sovrani davanti a corti arbitrali- quanto l'imperfetta costruzione dell'UE -concepita come mero insieme di norme strumentali alla paralizazione delle sovranità statuali senza alcuna reale volontà di costituire un nuovo ordinamento sovrano- obbediscono a questo principio. Principio, che sembra inoltre sposarsi con una visione, quella della cosiddetta scuola austriaca, che vede come un male la moneta gestita dallo stato, in quanto sarebbe meglio che ad esso sia sovra-ordinata (e quindi dallo stesso non gestibile).
Mi pare tutto finalizzato all'ideale del mondo come "unica e vasta comunità finanziaria" brillantemente sintetizzato nell'arringa fatta dal magnate al giornalista impazzito nel film "Quinto potere".
"Oltre lo Stato", quindi, non ci sarebbe "l'unico stato mondiale" (allo stesso tempo terrore assoluto dei "gomblottisti" e "sogno" dei piddini globalizzati), bensì proprio il "non-stato" del mercato. O meglio, un mercato globale titolare delle risorse finanziarie e che articola il suo potere attraverso una serie di governatorati locali (gli ex-stati sovrani, de-sovranizzati attraverso un coerente uso del diritto internazionale), il cui unico scopo è quello di imporre -localmente, per l'appunto- regole ad esso favorevoli prendendosi allo stesso tempo sul groppone la responsabilità politica delle stesse. L'imperfetta costruzione dell'UE è già un esempio chiaro dell'applicazione di questa formula.
L'indubbio vantaggio sarebbe quello di consentire alle classi dominanti di esercitare il potere senza assumersene la responsabilità diretta, ed anzi, "scaricandola" sui "governatori" locali (i Renzi e/o i Samaras di turno).
La "distruzione creatrice" (per usare le parole di Schumpeter), diventa quindi "metodo di governo" (come intuito da Bagnai): un metodo non può però non avere un fine. Che il "mercato senza stato" sia quel fine, ossia la "nuova creazione" che emergerà dalla crisi?
Hai definito benissimo e, in sintesi, hai ripercorso punti più volte trattati qui.
EliminaIl "non-Stato" del governo mondiale "dei mercati" null'altro è che la Grande Società di Hayek.
Sui governatori "locali", non a caso avevo ipotizzato "La resa" (è più trasparente almeno)
http://orizzonte48.blogspot.it/2014/10/la-resa.html
La resa, che avevo letto con molto interesse, parla proprio del ruolo del governatorato. Tuttavia, come tu dici postula anche una "devoluzione formale e costituzionalizzata del potere istituzionale di governo alla oligarchia".
EliminaLa mia personale sensazione, è però nel senso di escludere una volontà precisa dell'oligarchia ad essere oggetto di una devoluzione formale del potere, che, ancorché non temperato dai contrappesi della democrazia, la renderebbe comunque un centro di imputazione visibile agli occhi dei governati. Adesso, invece, sono invisibili.
Potrà sembrare un paradosso, ma, metaforicamente parlando, Marchionne manifesta contro lo "stato incapace" accanto al precario livoroso ed è da quest'ultimo percepito non come un antagonista, ma quasi come un'altra vittima. Perché cambiare tutto questo?
In realtà degli inconvenienti ci sarebbero. Questo "ordinamento", infatti, si regge sulla perpetuazione di uno stato di crisi associato a forti tensioni sociali continuamente aizzate dai media proprio per mantenere l'emergenza. Ma non può durare in eterno ed è effettivamente rischioso.
Non è un caso, forse, che, prima di consegnare il suo paese alla Troika, Papandreou, nel 2011, abbia fatto questo:
http://temi.repubblica.it/limes/la-grecia-allimprovviso-cambia-i-vertici-militari/28726
Probabilmente ben consapevole dei rischi e delle tensioni cui si andava incontro?
I rischi e tensioni oggi sembrano percepiti anche da Samaras, che ha manifestato l'orientamento a "sganciarsi" in qualche maniera dalla Troika....
Forse il concreto rischio dell'improvviso manifestarsi di stati rivoluzionari di classi popolari cui verrebbe tolta "ogni speranza di migliorare la loro condizione per vie legali" (Giolitti, 1899), potrebbe indurre l'oligarchia ad accettare -secondo me di malavoglia- la responsabilità formale del potere. E l'oggettivo rischio di affidarsi ad un apparato di polizia ipertrofico, come giustamente sottolineato nel tuo post, dovrebbe indurli ad un qualche genere di concessione che vada relativamente oltre la mera supply side.
Ma l'orientamento che vedo in ambito tedesco ed europeo, mi appare decisamente basato sul "tirare a campare"...
Ma infatti "La resa" non era una soluzione ma una provocazione, per mettere in luce esattamente la contraddizione tra Marchionne e il precario livoroso. Perchè "qualcuno" iniziasse a rifltterci.
EliminaIl sistema attuale, di shock economy alla Friedman e di ordoliberismo sovranazionalizzato sono ideali per ESSI.
Purtroppo.
E infatti la stanno tirando per le lunghe più che possono...
Ma infatti il "governo unico mondiale", che è tutto fuorché un complotto di "alcune famiglie di banchieri", rappresenta la necessità storica di materializzare un diritto internazionale che sia realmente ordinamento positivo e strumento "di giustizia" per tutti gli esseri viventi, indipendentemente dalla geografia politica. (v., ad es., Schmitt)
EliminaIl primo a formulare questa ipotesi, quantomeno per via "federalistica", fu Kant, per motivi cosmopoliti e pacifisti. Quindi, teoricamente, pace e federalismo mondiale, trovano ragion d'essere in radici realmente progressiste.
L'Impero Britannico che, stranamente, in quel periodo si accingeva a scoprire strumenti più efficienti per perpetuare la propria supremazia sul pianeta, diffonde tramite le sue eterogenee ramificazioni una ideologia che si mischia con l'Illumismo: il "liberalism": political philosophy that supports ideas such as free and fair elections, civil rights, freedom of the press, freedom of religion, free trade, and private property.
Bene, indovina quale tra queste "libertà" è strumentale alla negazione di tutte le altre? per la serie "aguzza la vista"...
Prova a spiegare agli amici di Spinelli che free trade e socialismo sono incompatibili... o il tuo obiettivo è la collettività o l'individuo: o ti preoccupi che lo Stato limiti il mercato o viceversa: le due proposizioni non possono, ovviamente, coesistere (anche se nel "centro dell'Impero" il discorso è leggermente diverso¹). Non penso che tra di noi ci sia troppo da ragionarci sopra, lo spiega bene Lelio Basso in quel mitico discorso rivolto a Calamandrei: l'individuo si identifica dal suo insieme di relazioni, quindi la libertà individuale è conseguenza ultima di quella sociale. Ovvero, solo garantendo i diritti sociali tramite l'intervento statale è possibile garantire le libertà fondamentali. Questo processo di liberazione sociale può avvenire necessariamente solo garantendo il pieno sviluppo della persona umana, tramite quelle attività e funzioni che permettono all'individuo di partecipare alla vita politica. Lo Stato deve, quindi, garantire il Lavoro.
E, per farlo, deve solo preoccuparsi di limitare il mercato affiché l'avidità umana sia sempre e solo funzionale al benessere sociale.
Nell'attuale Unione Europea si trova infatti molto del mondialista Coudenhove-Kalergi, ovvero un dispotismo illuminato dello "spirito e della finanza" che persegue la distruzione degli Stati nazionali per una gestione in salsa medievalista post-moderna in cui le nuove macro-regioni sarebbero state condotte come delle corporation private. Questa concezione distopica - almeno per gli "ilici prolet" - trova strumentale la filosofia politica ed economica nell'Hayek pensiero.
In soldoni, tutti coloro che "prendono le decisioni che contano" convergono ad un'idea "mondialista": il proplema è che il "free trade" può portare ad un'unica visione di come sarà l'ecumene globale.
Infatti qualsiasi personalità o istituzione si sia messa di traverso alla globalizzazione, di cui la UE è l'avamposto strategico, è rimasta triturata in tempo zero.
Su certi temi gli interessi sono tutt'altro che poco convergenti.
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¹ Le libertà positive sono quelle che necessitano una costituzione "socialista" e, quindi, uno Stato nazionale che si impegni a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che asservono il cittadino, ma le libertà negative su cui si basa il free trade hanno l'indubbio vantaggio dialettico di essere applicabili ai "Leviatani degli altri", come si è accorta la regina Antonietta, come ci ha avvertito Chang in The Bad Smaritans, e come ci stiamo accorgendo noi nella nostra via verso la schiavitù.
E con questo ti sei guadagnato l'onere di scrivere un post su questo fondamentale argomento (a coronamento di un percorso già avviato).
EliminaMagari spiegando, come ben sai fare, l'esatto presupposto ricardiano, e successivamente neo-classico, del free-trade in relazione al problemino della domanda interna e della valuta (cioè funzionalità del gold standard). Con l'annesso del welfare ango-sassone liberoscambista al posto di quello costituzionalista-democratico continentale (e di Beveridge).
Sto constatando che per molti questi meccanismi economici divoranti, -non solo la loro definizione ideologico-politica-, sono ostici da digerire.
Continuano a invocare il reddito di cittadinanza e il pacifismo dei mercati come inevitabili "rimedi" da realizzare.
Leggersi il mio libro o Lelio Basso pare essere troppo impegnativo...
Onere ed onore.
EliminaL'amara conclusione, data l'oggettiva generalizzabilità dell'attitudine verso lo scibile da te stigmatizzata, è una sfida di carattere cognitivo e culturale.
Perché ci si imbarazza nel mostrare attitudine verso la speculazione etica o filosofico-esistenziale?
Come ci ha insegnato la tragica illusione di Lennon, la "musica" (o la bellezza) non salvano il mondo. Proprio perché... de gustibus non est disputandum. O no?
Finché egotismo, narcisismo ed edonismo radicale saranno considerati cool, la comoda e godereccia ignoranza troverà il suo tronfio spazio in prima serata, in questa celebrazione del trash.
Ma per questo bisogna comprendere a fondo che umiltà e modestia sono madre e figlia, e che "aver orecchio" non significa aver empatia: intelligenza musicale e intelligenza interpersonale sono qualità assolutamente distinte.
È l'empatia quella parte di intelligenza che dona una terza dimensionalità all'uomo.
p.s. qualsiasi riferimento a fatti o persone non è casuale.
Elimina«[...]La mancanza di empatia è una delle caratteristiche che contraddistingue il disturbo narcisistico di personalità: le persone affette da questo disturbo infatti sono incapaci di riconoscere i sentimenti e i bisogni altrui, essendo costantemente assorbiti dalle proprie esigenze.[...]»
In linea generale sono ovviamente d'accordo, ma ci deve essere qualcosa in più. La nostra Costituzione non è mai stata applicata in modo convinto e un po' tutti hanno sempre fatto riferimento alla costituzione materiale invece che a quella scritta. Ciò nonostante jp morgan se la piglia contro le Costituzioni antifasciste di paesi mediterranei. Manca qualche tassello importante.
RispondiEliminaLa butto lì. Se vi pare parliamone.
In realtà, poichè l'obiezione è ampiamente già stata sollevata, ne abbiamo già parlato.
EliminaSia facendo riferimento cospicuo alla lezione di Lelio Basso sul tradimento della Costituzione, diluita a programmatica per lasciarla irrisolta per decenni, sia per evidenziare che questa non è affatto una buona ragione per considerarne superato il modello. In termini:
http://orizzonte48.blogspot.it/2014/07/napoli-11-luglio-2014-riscossa-italiana.html
A parte il commentare mentre pensavo di rispondere, devo essere stato oscuro.
RispondiEliminaFaccio riferimento per chiarezza a Lorenzo Carnimeo21 ottobre 2014 16:21 : "Tuttavia, come tu dici postula anche una "devoluzione formale e costituzionalizzata del potere istituzionale di governo alla oligarchia".
Nel noto documento di JP MORGAN (ad es : http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/19/ricetta-jp-morgan-per-uneuropa-integrata-liberarsi-delle-costituzioni-antifasciste/630787/) si conclude che se le Costituzioni mediterranee resteranno antifasciste (tranchant) l’austerità sarà compagna di lungo periodo (DAR).
Questo non quadra.
Le banche e le multinazionali finanziarizzate hanno bisogno solo di austerità da parte degli Stati così che questi possano tappare i loro buchi.
Quindi non vedo l'obiettivo del documento di JPM.
Scusate, ho capito.. È l'equivalente della paura dell'inferno.
RispondiEliminaPer capire anche meglio
Eliminahttp://orizzonte48.blogspot.it/2014/09/il-dualismo-il-rddito-di-cittadinanza-e.html
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/06/quello-che-non-vogliono-capire-2-ancora.html
OT su JP Morgan. Ho letto il documento. Il Fatto Quotidiano enfatizza (come è giusto che sia per un giornale, ma così facendo altera purtroppo il senso delle frasi del report), ma ciò che dice il paper JP Morgan è solamente riportare la realtà. Da nessuna parte nello studio c'è scritto che i paesi Mediterranei devono gettare nello sciacquone le loro costituzioni. JP Morgan solo dice che, stando alle Costituzioni approvate alla fine della guerra o al termine di regimi dittatoriali, i paesi del Sud trovano difficoltà intrinseche nel "fare le riforme" che l'UE richiede. Tutto qui. Fa una "fotografia" del momento. Non dice però affatto che i paesi del Sud Europa devono dire addio alle loro Costituzioni. L'articolo del Fatto è un pochino fuorviante. Ricordo che al tempo fece scalpore. Fine OT.
EliminaQuel che è certo è che la diagnosi dei mali europei viene attribuita a "un mercato del lavoro poco flessibile, il diritto di sciopero e un'eccessiva regolamentazione dei settori", quali "provocati" dalle stesse Costituzioni.
EliminaBella fotografia!
La conclusione cui viene inevitabilmente portato il lettore è che questi "problemi", che impedirebbero di uscire dalla crisi da debito pubblico (!), sono risolvibili solo eliminando quelle impostazioni costituzionali.
E d'altra parte, è perfettamente e ripetitivamente in linea con la storiella delle "riforme"
http://orizzonte48.blogspot.it/2014/10/le-riforme-much-uro-do-about-nothing.html
Le visioni appunto della Germania, perchè di fatto è Berlino che spinge per cessioni di sovranità e riforme costituzionali in cambio di concessioni più o meno vaghe... L’impianto neo-classico è evidente, su quello non ci piove. Uno dei redattori sembra essere italiano, e la spiegazione ondivaga dice che l'Italia è a buon punto nelle riforme, ma non abbastanza (a causa burocrazia e giustizia!!)... Puro PUDE quindi, come la raccontano qui, nè più ne meno. Ma non vedo l'attacco alla Costituzione che il giornalista perorava. Naturale però che ci si indigni per certe "uscite" su diritto allo sciopero et simili.
EliminaMa tranquilli, ora arriva Juncker ;) e col suo piano da 300miliardi (diviso 7 anni, diviso 18 stati, che in media fa 2mld l'anno) l'UEM risorgerà... peccato che il Signore ci abbia insegnato che prima della risurrezione, si debba passare per il trapasso...
Se non lo vedi ti aiuto illustrandoti il quadro in cui si inserisce (e che è in fondo spiegato fin dai primi post di questo blog)...
Eliminahttp://orizzonte48.blogspot.it/2014/03/lattacco-finale-del-liberismo-alle.html
E i tedeschi non c'entrano poi troppo direttamente: la loro, di Costituzione, l'applicano fin troppo bene
http://orizzonte48.blogspot.it/2014/02/la-questione-omt-e-la-morte-virtuale.html
No no ho ben chiara la situazione, grazie.
EliminaMa vedi dire "impianto neo-classico" - quando un soggetto finanziario privato non si limita a fare delle analisi economiche, ma si allarga ad individuare delle cause istituzionali, e proprio nelle leggi fondamentali che sul piano politico-sociale determinano le scelte fondamentali sovrane-, è un po'...riduttivo.
EliminaSe poi il soggetto finanziario è "pesantuccio", per il suo passato di interferenze e consulenze su questioni di privatizzazioni e invocate liberalizzazioni in altrui Stati (con legge, ma pur sempre scelte politiche teoricamente sovrane), la cosa va ben oltre l'enunciato delle stantie teorie neo-classiche sul lavoro-merce come panacea di ogni male.
Che legittimazione ha tale banca ad interferire, con termini pesantemente critici, addirittura col patto sociale fondamentale di nazioni sovrane, additandolo come causa - arbitraria, per di più- di una crisi economica creata dalla finanziarizzazione disfunzionale e ormai staccata dall'economia reale?
E quanto mai si azzarderebbe a criticare apertamente, che so il 1° (diritto di parola e di riunirsi e manifestare) o il 7° emendamento (diritto al giusto processo, che rende il lro ordinamento della giustizia non meno farraginoso del nostro) alla Cost USA?
Non oserebbe perchè US Govt non scherza con chi vuole interferire con la sua sovranità.
Spero che sia ancora più chiara, la situazione...
Spero di riuscire a rispondere sotto lo scambio tra Quarantotto e Flavio.
EliminaUltimamente sto riflettendo sui risultati ottenuti dalla "nostra" opera di controinformazione. La conclusione cui sono giunto è : stiamo tralasciando qualche fattore importante.
A quanti di noi è capitato di spiegare la situazione a qualcuno che l'ha capita, l'ha pure approvata e poi ha confessato di voler subito dimenticare?
Questa situazione è francamente eccezionale. Non si tratta di pura brutalità, le persone subiscono un lavaggio completo. Mi sentirei di paragonarla alla formazione delle dittature del XX secolo. La "élite"era sostanzialmente favorevole, innumerevoli " sudditi " (senza intenzione : i britannici lo dicono tuttora di sé) avevano " livore" arretrato e l'idea (assurda ma sempreverde) che qualcuno dovesse "fare qualcosa" (tuttora il rignanese ne beneficia) ha spinto con forza verso la gigantesca frittata.
La componente irrazionale straborda da tutte le parti e anche noi ci possiamo trovare dove non si credeva di essere.
La componente "illogica" è SEMPRE prevalente nella formazione del consenso e dell'opinione pubblica (se non altro perchè la componente emotiva è strutturalmente più cospicua di quella razionale in ogni individuo "normale")...
EliminaCiò vale più che mai se, come nelle dinamiche tipiche dell'ordoliberismo, questo meccanismo è acuito in modo concertato dalla decomposizione funzionale della pubblica istruzione e dalla capture degli insegnanti, mediante stop and go di precariato e assunzioni, sapientemente utilizzato dagli euristi.
La sub-cultura pop, per essere almeno bilanciata esige una controspinta almeno pari a quella del sistema (multi)mediatico-accademico profuso dal fronte dei detentori del potere finanziario per 40 anni circa.
Rimaniamo coi piedi per terra: il sistema collasa per implosione, non per ribellione delle sue componenti strutturate. Almeno in Italia.
L'unica cosa che si può fare è preparare un nucleo di massa critica di forze sostenitrici della democrazia sostanziale.
O almeno di NON odiatori dell'umanità.
Ineccepibile. E solido.
EliminaMi sfugge solo la connessione tra inflessibilità di Barroso e sue potenzionali maggiori possibilità di elezione in patria.
RispondiEliminaMica deve farsi eleggere in germania. credo che un pò di benevolenza una volta tanto sarebbe anche gradita dagli elettori portoghesi.
a meno che non si sia elettori che bisogna piacere per diventare un candidato favorito per l'incarico...giusto?
I portoghesi se stanno come stanno, -a parte la Corte costituzionale e il Presidente della Repubblica che ha rimesso ad essa norme sull'austerità-trojka (ottenendone l'annullamento), - devono avere un elettorato che manda i locali tea-party al potere, evindentemente.
EliminaSia per questi, con cui credo si cadinderebbe Barroso, sia per l'opposizione a cui non conviente dare appigli polemici, non si può mostrare di aver usato un metro di elasticità che al Portogallo non sarebbe stato concesso (vero o no che sia, visto che il tetto al 3% del deficit siamo stati gli unici a rispettarlo...).
Poi comunque Barroso è fatto così; appartiene all'era dell'austerità espansiva a qualsiasi costo. Che ci vuoi fa'?
Alla sua età non si cambia, specie se senti di averla avuta sempre vinta.
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/11/storia-di-una-crescita-stagionale-prima.html
noto ora che ho scritto l'ultima frase in modo incomprensibile.
Eliminaintendevo:
"a meno che non sia agli elettori che si deve piacere...."
non che cambiasse molto comunque.
anche se volendo si può questionare il fatto che i portoghesi mandino al potere i tea party....come ho già detto, esiste un'alternativa? il partito comunista del portogallo è in effetti in continua ascesa....uno fra i pochi ad esprimersi chiaramente contro UE ed euro e se non sbaglio veleggia quasi al 10% ora. so che è poco ma....
guardando in casa nostra....l'italiano medio è per la maggior parte favorevole ai tea party ma non credo saluterebbe bene un candidato premier che fa del rispetto del fiscal compact la sua bandiera. proprio perchè ancora non si è capito l'obiettivo dei tea party. ma lo stesso Renzi ha dovuto fingere di essere in qualche modo euro-antagonista per ottenere il suo consenso.
cmq direi che con la tua chiosa finale hai detto tutto. che ce vogliamo fa'?
Mi riaggancio al primo commento di Lorenzo Carnimeo di ieri, ore 14:50. In merito al TTIP et similia, pochi giorni fa è passato l'accordo di libero scambio con Singapore, con identiche clausole multinazionali vs Stato (cfr. caso Vattenfall)... Mala tempora currunt...
RispondiEliminaL'avevo visto; eppure...Singapore è un caso di "resa" già verificatasi con le curiose conseguenze del caso. Lo stesso Chang evidenzia quanto sia eccezionalmente forte l'intervento dello Stato in determinati settori...Ci avranno riflettuto...
EliminaL'Italia è un pugile stremato, ma ancora in grado di combattere. Il problema è che deve combattere rispettando regole "impossibili" da rispettare per poter sperare di vincere l'incontro in atto e che, nella migliore delle ipotesi (praticamente un miracolo), deve puntare a perdere l'incontro ai punti, prendersi un sacco di mazzate, arrivare alla fine semi-dissanguato e con le ossa rotte, e sperare poi in un ricovero ospedaliero immediato ed in una lunga degenza; per di più sapendo che, a guarigione avvenuta, non sarà più quello di prima e non potrà mai più salire sul ring.
RispondiEliminaOra, non si potrà mai arrivare al punto, se non si prende coscienza definitiva del fatto che la crisi attuale del Paese è generata da numerose concomitanze diverse e quasi tutte avverse. Una circostanza, credo molto sottovalutata, è data dall’alleanza interessata tra lobby della grande finanza ed interessi politici “nazionali” in ambito UE (quella dei mercati finanziari che si muovono in modo “assolutamente” indipendente rispetto alla politica è una favola!). La grande finanza, ovvio, non guarda in faccia a nessuno e figuriamoci quanto se ne impipa dei problemi dei nostri pensionati, delle nostre famiglie e dei nostri giovani, a fronte della determinazione di non perdere nemmeno un cent dei capitali, soprattutto se rappresentati da “prodotti” e non da moneta sonante. Spinge pertanto a che gli Stati si comportino secondo schemi privatistici, rinunciando alle politiche sociali per le quali, in verità, esistono. Gli Stati dotati di una “classe dirigente” ancora capace di ragionare assecondando gli interessi nazionali, nella situazione turbolentemente in divenire a livello mondiale, tendono naturalmente a sfruttare i “movimenti” di mercato al fine di garantire il mantenimento e, ove possibile, l’incremento delle posizioni tenute.
In questo contesto globale e nel contesto UE, la Germania, idealismi a parte, conosce il nostro Paese come “unico” competitore reale nel settore manifatturiero in ambito europeo. Quindi, valutati gli scenari futuri ipotizzabili e probabilmente un ineluttabile ridimensionamento o comunque un “riassestamento qualitativo e quantitativo” del settore, non può che agire nel senso di determinare il maggior ridimensionamento possibile del manifatturiero italiano, nell’ottica di fare del territorio tedesco il cuore pulsante dell’industria e dell’economia europea, più di quanto oggi non lo sia già ed in modo incontrastato ed irreversibile, e di concentrare in mani tedesche quanto dovesse rimanere in periferia. Nella situazione attuale, per mille ragioni, pochi Stati hanno interesse a contrastare in questo la Germania e quelli che ne avrebbero non contano nulla, salvo, forse, la Francia (su cui però occorrerebbe aprire un capitolo di discussione a parte), che sembra non sapere che pesci prendere (ma i tedeschi sanno bene che basta far sentire importanti i francesi per tenerli buoni e fregati). Ovviamente, i tedeschi, per loro natura e quindi anche in buona fede, perseguono questa loro politica ed i loro interessi nel modo che magistralmente sanno fare: procedendo come in guerra e non sbagliando un solo colpo sul piano tattico. Per fortuna del mondo ed oggi (forse) dell’Italia, hanno sempre difettato sul piano strategico e, in una battuta, rischiano di “bruciare l’intero pagliaio (l’Europa) pur di ammazzare la zoccola (il manifatturiero italiano)” ovvero di scoprire alla fine (ma qui dipende dalla nostra classe dirigente) di averla persa questa loro guerra di supremazia continentale. Il nostro atleta, dunque, non si aspetti sconti né dall’avversario né dai giudici di gara: per sopravvivere all’incontro “legalmente truccato” non può far altro che aggirare le regole o d’infrangerle (magari con una testata ben azzeccata), almeno fino a quando sia ancora in grado di far paura e di minacciare danni seri e rendere amarissima la vittoria altrui. Sperare di poter salvare capra e cavoli, svuotando il mare col secchiello delle leggi di stabilità rispettose delle regole truccate UE, non è di questo mondo!