giovedì 15 settembre 2016

DRAGHI, HAYEK E LA MORAL€ DELLA DUREZZA DEL VIV€RE PER I "GLOBALISATION'S LOSERS"


1. Traduco: 
"Tre delle principali voci del liberalismo economico hanno richiesto in separate dichiarazioni di risolvere la situazione critica di coloro che sono "lasciati indietro" dalla globalizzazione, rischiandosi altrimenti un contraccolpo politico che può far arretrare la concorrenza e l'apertura dei mercati".
Non sfuggirà, rispetto a questa resa autoesplicativa dell'essenza fenomenologica delle dichiarazioni, la scala delle priorità che emerge dal rapporto di mezzo a fine
In pratica, risolvere la situazione critica di milioni e milioni di individui, lasciati alla disoccupazione e alla miseria, mentre le "riforme strutturali", comunque irrinunciabili, gli sottraggono ogni protezione sociale pubblica, è solo un momento strumentale a garantire la riuscita e il consolidamento dell'obiettivo principale: la competizione globale e l'apertura dei mercati.



2. Che la "durezza del vivere" possa essere inflitta a dosi educative opportune, non è dunque revocato in dubbio: è solo che questa sacrosanta, "naturale" e legittima strategia deve essere condotta in modo da non provocare un contraccolpo "politico". 
Il che nasconde, nell'algido lessico del neo-liberista, la prospettiva, constatata con disgusto, del diffuso e crescente costo sociale provocato da concorrenza e apertura dei mercati e, di conseguenza, nelle condizioni istituzionali attuali, la perdita di controllo del processo elettorale
Come già s'era visto nel caso Brexit, e come si teme possa accadere sul referendum costituzionale in Italia, o in altre occasioni elettorali nei vari paesi occidentali, compresi gli stessi USA.

La logica intrinseca di questa fenomenologia del neo-liberismo, a punta di diamante €uropeista, si può riassumere in alcuni principi fondamentali che trovano la loro anteriore chiarissima formulazione nel pensiero di Hayek
2.1. Anzitutto, riguardo a quale interesse sia in ultima analisi tutelato dal provvedere per "risolvere la situazione critica di coloro che sono lasciati indietro":
a) «Nel Mondo Occidentale, fornire agli indigenti e agli affamati per cause al di fuori del loro controllo una qualche forma di aiuto è una pratica oramai accettata come dovere dalla comunità. In una società industriale nessuno dubita che una qualche forma di intervento sia in questi casi necessaria, fosse anche solo nell’interesse di coloro che devono essere protetti da eventuali atti di disperazione da parte dei bisognosi.». Evidente è il fine di non dover turbare gli "operatori del mercato globale" dal loro compito di progresso e "libertà".
2.2. Poi, riguardo al perché questi "indigenti" lo siano "per cause al di fuori del loro controllo", dato che in una Grande Società di mercati mondiali aperti, il "controllo economico" è il controllo di ogni mezzo e di ogni fine, e il neo-liberismo, come dice Mirowsky, si afferma come una "teoria del tutto":
b) «Il controllo economico non è il semplice controllo di un settore della vita umana che possa essere separato dal resto; è il controllo dei mezzi per tutti i nostri fini. E chiunque abbia il controllo dei mezzi deve anche determinare quali fini debbano essere alimentati, quali valori vadano stimati […] in breve, ciò che gli uomini debbano credere e ciò per cui debbano affannarsi».
(F. von Hayek da "Verso la schiavitù", 1944).
2.3. Infine, con riferimento a quel "contraccolpo politico" che può (ma non deve) verificarsi, allorché non si provveda in modo opportuno (cioè con il reddito di cittadinanza o simili provvidenze,  elargite e sottratte secondo la Legge inconstestabile nascente spontaneamente dall'ordine naturale del mercato):
c) Il voto, attesa la incomprensibilità, da parte dell'individuo comune-elettore, della realtà normativa naturale, è solo un processo subordinato di ratifica delle decisioni "impersonali" del mercato (questa sintesi è agevolmente ricavabile, ex aliis, da questo post e da quest'altro).
3. A completamento di questo excursus, oltre a rinviare a Gramsci, in tema di controllo del processo elettorale,  nonché a Crisafulli, circa la natura radicalmente differente del welfare nella tradizione liberal-liberista anglosassone, appare pertinente questo commento di Bazaar, che integreremo con dei links.
Va anche premesso che il suo sviluppo non è affatto svolto per "paradossi": è invece compiuto seguendo la rigorosa consequenzialità di questa "tradizione" di pensiero, che va assunto nel suo poderoso insieme di fonti, apparentemente variegate, ma imperniate tutte, con straordinaria omogeneità, sullo stesso ossessivo dogma di una "morale" continuamente sbandierata. Una morale il cui contenuto esterno, imposto a chi non ne è degno, è "la durezza del vivere":
"Purtroppo, infatti, quella che Hayek chiama "amoralità" è ciò che Nietzsche spiega essere una forma integerrima e suprema di morale: la morale dell'aristocratico radicale.
Che poi è l'humus da cui nasce il celebre ed agghiacciante articolo di Padoa-Schioppa sulla "durezza del vivere".

Costoro, esattamente come i nazisti, sono fieri di distruggere milioni e milioni di vite per avere "un mondo migliore".
Pensano di fare bene: non si può liquidare come un semplice atto di agenti razionali che per far dell'egoistico bene per sé compiono dei disastri.
La fallacia di composizione è solo una risposta parziale.
Esiste una morale degli schiavi ed una morale dei padroni.
Non si può essere "amorali".

Se non fosse così non ci sarebbe questa motivazione, questo committment nel perpetrare genocidi.
Innanzitutto è necessario essere convinti che - appunto - i propri geni siano diversi da quelli delle vittime.
La verità è che l'ideologia nazista - come già argomentato in altre occasioni - è la versione pop-nazionalista della morale elitista.

Nietzsche odiava il nazionalismo antisemita per gli stessi motivi di Coudenhove-Kalergi (il quale cita espressamente il filosofo morale tedesco).
Inoltre, ricordiamoci che a Mario Monti è andato il premio von Hayek 2005 di cui Bolkestein e Issing fanno parte del board della relativa fondazione che, guarda a caso, si trova a Friburgo.

Per questo è fuorviante sottolineare che Milton Friedman è il padre ideologico degli assurdi parametri europei senza ricordare quanto la componente giuridico-istituzionalista sia parte della ristrutturazione sociale portata dalla globalizzazione di cui la UE è parte.
Evidenziare il ruolo di Friedman senza la dimensione istituzionale di Hayek, è non permettere di cogliere il disegno alla base della costruzione europea e della globalizzazione: che non è la semplice composizione irrazionale di agenti razionali..."

26 commenti:

  1. Speravano sarebbe andato tutto liscio tra una crisi e l'altra , così necessarie non ci si stupisca (Monti dixit) perché l'unione €uro-pea si consolidi (DAR). Ma saranno costretti a trovare un Pinochet !
    Con buona pace delle anime belle come Quadro Curzio che si accorge della mancanza quasi totale di una analisi e delle proposte forti sulle politiche di convergenza (DAR) nell'ultimo discorso dell'ispirato Juncker. A proposito quando un meeting con gli extraterrestri ?

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  2. Sono i rigurgiti rancorosi del darwinismo sociale istituzionalizzato che non ammette alcuna interferenza. Totalitarismo tecnocratico ostentato senza il minimo senso di vergogna da un’associazione a delinquere che continua imperterrita a perpetrare reati contro l’umanità; una presunta genìa di eletti dedita a calpestare persone come se fossero i peggiori insetti. Se potessero toglierci anche l’aria per non farci respirare, lo farebbero. Questi maiali. Una banda di psicopatici che passeggia sghignazzante sulla nostra Costituzione, sulle nostre vite e sulla nostra dignità. Sono l’incarnazione vivente del disonore.
    Sentite Hayek che si racconta in alcune interminabili interviste:

    LEIJONHUFVUD: “… Well, on the intellectual influences, then, which ones would you mention first from your student days?

    HAYEK: Well, I think the main point is the accident of, curiously enough, Othmar Spann at that time telling me that the book on economics still to read was [KARL] MENGER'S GRUNDSETZE . THAT WAS THE FIRST BOOK WHICH GAVE ME AN IDEA OF THE POSSIBILITY OF THEORETICALLY APPROACHING ECONOMIC PROBLEMS. That was probably the most important event. It's a curious factor that Spann, who became such a heterodox person, was among my immediate teachers the only one who had been a personal student under Menger…
    [Nobel Prize-Winning Economist Friedrich A. von Hayek, Interviewed by Earlene Graver, Axel Lei Jonhufvud, Leo Rosten, Jack High, James Buchanan, Robert Bork, Thomas Hazlett, Armen A. Alchian, Robert Chitester, University of California, Los Angeles, 1983, 47-48, reperibile all’indirizzo https://ia801407.us.archive.org/18/items/nobelprizewinnin00haye/nobelprizewinnin00haye.pdf]
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    BORK: Your interest in grown institutions, or evolving institutions, came out of your work in biology? I understand you had some background

    HAYEK : Well, I come from a completely biological family; so my knowledge of biology derives from my boyhood. I'm the grandson of a zoologist, son of a botanist, and the funny thing is that although my own family grew up in England separated from my Austrian family, both of my children have become biologists again.

    BORK: That's a genetic trait.

    HAYEK: My brother was an anatomist, incidentally; so the tradition is wholly biological. I've never studied biology, but I think by the time I became a student of law, I knew more biology than any other subject.

    BORK: But your approach to these matters has been largely affected by the fact that you were familiar with darwin and the evolutionary hypothesis from an early age?

    HAYEK: YES. I think it was mainly revived when I returned to my psychological interests. I did not mention that while I was studying law, I really divided my time fairly equally between economics and psychology, with the law on the side. I did conceive at that time, when I was twenty-one andtwenty-two, ideas on physiological psychology which I had to give up…[Nobel Prize-Winning Economist, cit., 270-271]
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    BORK: Is it possible for you to identify now the major intellectual influences on the development of your thought? I mean, I gather some of them come out of a Darwinian brand of thought, and there must have been others in law and in economics.

    HAYEK: Oh, I think the main influence was the influence of KARL MENGER'S original book, a book which founded the Austrian school and which convinced me that there were real intellectual problems in economics. I never got away from this. I was taught by his immediate pupil, von Wieser, AND THAT IS MY ORIGINAL BACKGROUND …” [Nobel Prize-Winning Economist, cit., 273] (segue)

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  3. LEIJONHUFVUD: “… Well, on the intellectual influences, then, which ones would you mention first from your student days?

    HAYEK: Well, I think the main point is the accident of, curiously enough, Othmar Spann at that time telling me that the book on economics still to read was [KARL] MENGER'S GRUNDSETZE . THAT WAS THE FIRST BOOK WHICH GAVE ME AN IDEA OF THE POSSIBILITY OF THEORETICALLY APPROACHING ECONOMIC PROBLEMS. That was probably the most important event. It's a curious factor that Spann, who became such a heterodox person, was among my immediate teachers the only one who had been a personal student under Menger… [Nobel Prize-Winning Economist, cit., 47-48]
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    ALCHIAN: I guess we puff on a pipe as an excuse to do something like that. Didn't you mention that [Karl] Menger's book was more influential?

    HAYEK: Yes. This was before I went to Wieser's lectures. It's very curious; the man who drew my attention to Menger's book was Othmar Spann. I don't know if the name means anything to you. He was semicrazy and changed violently from different political persuasions--from socialism to extreme nationalism to Catholicism, always a step ahead of current fashions. By the time the Nazis came into power, he was suspect as a Catholic, although five years before he was a leading extreme nationalist. But he drew my attention to Menger's book at a very early stage, AND MENGER'S GRUNDSETZE , PROBABLY MORE THAN ANY OTHER BOOK, INFLUENCED ME [Nobel Prize-Winning Economist, cit., 401-402]

    Da Menger/Darwin a Draghi, Monti, Padoa-Schioppa e &. Non c’è da aspettarsi altro che odio e morte. Ma il gregge continua a non capire

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    1. Notare il "physiological psychology": la Legge naturale è un dato (dalla nascita, praticamente). E su quello si costruisce una teoria allocativa dell'intera società, a valore perenne nei secoli.

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    2. Certo, la teoria dell'ordine spontaneo è a sua volta radicata in una teoria della mente che Hayek ha elaborato a partire dagli anni Venti.

      In termini molto semplici, la mente viene strutturata, con variazioni soggettive, secondo schemi grazie a un processo di selezione culturale collettivo (cioè interno a una certa società: come poi questo si concili con l'invidualismo metodologico di Hayek, è uno dei tanti misteri del suo pensiero) per imitazione; questi schemi, "pur regolando la sua conoscenza, non albergano nella dimensione cosciente dell'invidiuo stesso e neppure in quella freudiana sub-cosciente, ma in una dimensione super-cosciente troppo elevata perché la coscienza possa arrivare a impadronirsene completamente". (P. Ercolani, Il Novecento negato. Hayek filosofo della politica, Morlacchi Editore, 2006, pag. 29. Uno dei pochi testi "critici", cioè non apologetici, sul pensiero di Hayek reperibili in italiano).

      Un esempio è il linguaggio: ogni parlante lo "conosce", ma nessuno ne padroneggia tutte le regole e modalità, che sono talmente tante che nessuna singola mente le può contenere tutte; mutatis mutandis lo stesso ragionamento si applica alla società: "Le regole di un ordine spontaneo sono astratte in quanto non è necessario che i soggetti le conoscano esplicitamente e siano in grado di descriverle. E' sufficiente che si comportino in un modo che possa essere descritto da tali regole. La loro conoscenza delle regole può essere quindi tacita. Esse rappresentano regolarità di comportamento che si sono sviluppate nel tempo e sono state selezionate nel processo evolutivo perché garantivano la vita sociale meglio di altre regole." (Ivi, pag. 34).



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    3. Le possibili critiche a questo modo di ragionare sono ovviamente molte. Qui mi limito a riportarne due che ho trovato interessanti.

      La prima fu formulata già nell’Ottocento da Jhering. Non grazie alla chiaroveggenza ma perché l’analogia società-linguaggio era già stata avanzata dalla scuola storica tedesca (per cui anche Hegel non aveva avuto parole proprio gentili). La critica è che a così ragionare si espunge completamente dalla visione della società la dimensione del conflitto e del potere: “Secondo tale teoria la formazione del diritto procede del tutto impercettibilmente e senza dolori come quella della lingua, esso non ha bisogno di alcun combattimento, di alcuna lotta, e nemmeno di tentativi, ma è la forza della verità che agisce silenziosamente, che si apre la strada senza sforzi violenti lentamente, ma con sicurezza, è la potenza della persuasione, cui gli animi poco a poco si schiudono, e a cui danno espressione attraverso il loro operare; una nuova norma giuridica perviene all’esistenza con tanta poca fatica quanto appunto una regola del linguaggio. La norma dell’antico diritto romano, secondo cui il creditore poteva vendere come schiavo in servitù straniera il debitore insolvibile, oppure quella secondo cui il proprietario poteva esigere il suo da ognuno, presso cui l’avesse trovato, si sarebbero formate nell’antica Roma — secondo questa teoria — in modo non diverso da quello in cui si è formata la regola, secondo cui cum regge l’ablativo.” (La lotta per il diritto e altri saggi, Giuffrè, Milano, 1989, pp. 88-9).

      La seconda è ovviamente la questione dell’evoluzione: come si fa a escludere che istituzioni volte a stabilizzare il capitalismo non siano esse stesse un positivo prodotto “evolutivo”, visto che Hayek stesso non esclude forme di razionalizzazione “pianificata”? Come si osserva in questo interessante articolo sulle differenze fra Hayek e Keynes: ”From p. 349, Butos and Koppl try to identify Hayek’s theory of expectations. They note that Hayek’s famous 1937 paper “Economics and Knowledge” (1937: 33–54) does not, in the end, provide any such theory. Hayek’s view of knowledge is “that the evolutionary conditions of the economic environment influence the reliability of economic expectations” (Butos and Koppl 1997: 350–351). But here is precisely the problem: modern capitalist economies lacked an “evolutionary condition of the economic environment” to provide macroeconomic stability and stabilise the level of investment until the Keynesian revolution. In other words, if Hayek’s view is that economic expectations of the future influencing investment will be made reliable by some social convention or institution produced by social evolution, then they were unreliable exactly because until the 1930s there are no such effective social conventions or institutions. Keynesianism provided the solution.”

      Insomma, la solita maldestra riverniciatura di argomenti vecchissimi per sostenere posizioni vecchissime.

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  4. Osservazione molto acuta. Questi pirati, Presidente, devono essere spazzati via perché non possano riprodursi e continuare ad inquinare ancora il mondo. Hanno appestato l'umanità e niente sembra fermarli. Hitler, in confronto, era un tragico dilettante

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    1. «both of my children have become biologists again»

      Con chi cavolo può essersi riprodotto quell'essere? Incapace di provare un'emozione diversa da un algido rancore.

      La risposta sta nella biologia.

      Deve essersi riprodotto per mitosi.


      (in modo che all'età di due anni, i bimbi potevano fargli da servitù: rigorosamente con contratto a chiamata)

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    2. Ma scherzi? H. "piaceva" a tutti, come ben sappiamo. Non hai notato il tono reverente degli intervistatori/rici, che non riescono a imbroccare una domanda minimamente pertinente, neppure quando lui gli offre l'assist della "physiological psychology"?
      (No, dico: vai a intervistare Hayek, e non sai nulla di Menger e del marginalismo e la butti sul piano della biologia familista e della psicologia? Il "mercato"? Non può essere invocato invano...)

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    3. Cosi, tra le pagine cromosomiche di "Ti con zero" del nostro Italo, tocca pure incrociarsi con gli "infinitesimi" di Carl Menger, del marginalismo, delle allocazioni ottimali del circolo di Vienna per comprendere quello che accade nella quotidianità di una cronaca impietosa che ha smesso di sentire i profumi e vedere i colori del paradosso.

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  5. (ANSA) - WASHINGTON, 16 SET - Gli Stati Uniti chiedono a Deutsche Bank un risarcimento record di 14 miliardi di dollari nell'ambito di una disputa legale legata alla crisi dei subprime, che fu elemento scatenante della crisi economica nel 2008. Secondo fonti a conoscenza del dossier, Deutsche Bank non intende cedere alla richiesta e si prospetta quindi l'avvio di un negoziato tra le autorita' americane e la banca tedesca. Dopo dieselgate Vw altro colpo alle velleità teutoniche?

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    1. Qualcosa mi dice che i crukki intensificheranno la richiesta di rating dei titoli pubblici e di tetti al possesso da parte delle banche nazionali. Chissà perché...

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    2. Concordo. Viste le bizze dei paesi dell'Est, il possibile nuovo surplus di petrolio in arrivo dal ritorno sul mercato (dopo l'Iran) di Libia e Nigeria, con possibili nuovi ribassi e possibile nuova ondata deflazionistica in arrivo, i crucchi devono fare presto prima che il giocattolo si rompa...

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    3. Certo è che se Deutsche paga (o il titolo crolla in borsa bruciando ulteriore capitalizzazione), casca il palco... ma non tedesco, mondiale... cioè, credo sia una non notizia. Perchè:
      a) il governo americano non è così scemo (o almeno credo) da voler mandare tutto in malora (il Glass Steagall alla fin fine l'ha abolito Clinton, non governo tedesco)
      b) il mercato non credo sia così stupido da autodistruggersi, perchè per una Deutsche che cade ce ne saranno altre in Germania a crollare, portandosi dietro il resto...
      c) alla fin fine credo che tutto si risolverà con un tira e molla stile Dieselgate... pari a patta...

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    4. Abbastanza ovvio: ma se pure fossero dei "segnali politici" dati a paese con eccesso di surplus, è evidente che sono segnali contraddittori e, sottolineo, volutamente insufficienti.

      La verità è che gli USA non sanno più che pesci pigliare: la difesa dell'"esorbitante privilegio" potrebbe non convincere neppure più loro, visto che persino Brezinsky ha preso le distanza da se stesso.
      E che il privilegio si è rivelato esorbitante per la massa dei lavoratori americani della ex-middle class (il cui voto è così andato fuori controllo, alla faccia della global governance che li dava come carne da trincea).

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    5. Ma in queste tensioni fra USA e Germania, come si mette la notizia della vendita di Monsanto a Bayer?
      Se leggessi che Siemens ha comprato Intel e il governo USA ha fatto gli auguri... semplicemente non ci crederei, perché ci sono settori industriali strategici e gli USA sono i più sensibili su questo argomento.
      Il settore sementi e biotech è certamente uno di questi.

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    6. Appunto: sono segnali contraddittori nel complesso.
      E confermano che, negli USA, si ha una prevalente visione non "destabilizzante" dei rapporti con la Germania: perchè ci sono fin troppe questioni intrecciate, e convergenti visioni prevalenti, rispetto ai motivi di dissapore.

      In particolare, gli USA non possono non considerare l'enorme utilità della Germania per disciplinare il resto dei paesi UEM, quelli con le "Costituzioni antifasciste", ed eliminare una volta per tutte la tutela del lavoro, flessibilizzandolo e privandolo del welfare (salario indiretto di "resistenza" alla durezza del vivere), e liquidare anche solo una parvenza di senso del sindacato.

      Prima questo: poi si ragiona sul resto.
      Salvo complicazioni (che gli USA possono avere dal fronte interno, o da Putin: ma non dalla Germania).

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    7. Nel frattempo è mancato Ciampi... Su Monsanto/Bayer credo bisognerà aspettare parere vigilanza USA, da quanto ricordo... non vorrei poi fosse cavallo di troia per OGM free in Europa (cosa che cmq piano piano c'è già...)

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    8. Interessante articolo sulla fusione Bayer/Monsanto su Linkiesta

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    9. Al nuovo ordine (giuridico) mondiale non rinunceranno mai: non si può togliere il giocattolo ai bambini senza che questi si mettano a piangere.

      (Perché è questo il livello)

      La globalizzazione imperialista è a trazione USA, ma gli apparati statunitensi sono solo il mezzo e sono solo parte degli interessi: è la classe dominante cosmopolita che spinge l'acceleratore.

      Non ragionare per classi è tecnicamente scorretto, senza nulla togliere alla dialettica interna che pure esiste e può essere determinante.

      ESSI vogliono la pace.

      Ossia la pace sociale.

      Un ordine giuridico globale non socialista - ovvero che non passi dall'art.11 di una possibile Società delle Nazioni Democratiche - è per definizione una società kalergica strutturata in caste: il Codice Manu ne sarebbe la Costituzione.

      E ora godiamo un po' nel leggere quel nazista di Schmitt che la pensava proprio come Spinelli ma, a differenza del nipotino di Umberto Ricci imparentato con i Warburg, non parlava di cose per cui non era culturalmente ed intellettualmente attrezzato:

      « Un tribunale internazionale che fosse indipendente, e cioè non legato a direttive politiche ma solo ai princìpi giuridici [o solo princìpi "natural-fisiologici", ndr] sarebbe senz'altro più vicino all'idea di giustizia, indipendentemente dalla volontà e dalla decisione del singolo Stato. La sua autorità si fonderebbe così sull'immediata rappresentazione di questa idea e non sulla delega dei singoli Stati, anche se quel tribunale soprannazionale fosse istituito da un'unione di Stati. Dunque, si presenterebbe necessariamente come un'istanza originaria e quindi universale. Sarebbe questo lo sviluppo naturalmente consequenziale, in termini logici; in termini psicologici poi, si tratterebbe di quella conseguenza di quel potere politico che è implicito nel porre originariamente il diritto. [quindi un potere "costituente"; notare poi "i termini psicologici", ndr]

      Si possono ben comprendere le obiezioni che oggi vengono avanzate, a proposito di un tribunale siffatto, da parte di pubblicisti di potenti Stati: derivano tutte dal concetto di sovranità.


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    10. Il potere di decidere chi sia sovrano significherebbe una nuova sovranità e il tribunale che avesse tale facoltà sarebbe un sopra-Stato -- potrebbe esso stesso creare un nuovo ordine.

      Non un tribunale, sì una Lega di nazioni, avrebbe il diritto di avanzare simile pretese; ma quel tribunale diventerebbe un soggetto autonomo, vale a dire che oltre alle proprie funzioni giuridiche e amministrative - che forse implicano un'autonomia patrimoniale, di bilancio ed altre formalità - avrebbe valore anche per se stesso.

      La sua attività non si limiterebbe all'applicazione delle norme vigenti, come avviene per i tribunali della magistratura. Sarebbe anche qualcosa di più che un arbitro, poiché avrebbe un proprio interesse di autoaffermazione in tutti i conflitti decisivi. Cesserebbe così anche di rappresentare esclusivamente la
      giustizia cioè, politicamente parlando lo status quo.

      E se quel tribunale prendesse come base e come principio determinante la situazione politica internazionale in continuo mutamento, dovrebbe anche decidere, con potere autonomo , che cosa debba essere riconosciuto come nuovo ordine e nuovo Stato, e che cosa non.

      [Magari decidere di far nascere delle "macroregioni" come atto sedizioso contro l'unità nazionale, ndr]

      E questo riconoscimento non potrebbe neppure essere dedotto automaticamente dall'attuale situazione giuridica internazionale, dato che la maggior parte dei nuovi Stati si è costituita contro la volontà dei precedenti sovrani.

      Questo momento di affermazione in proprio implicherebbe la possibilità che si generi antagonismo fra il diritto e appunto l'autoaffermazione: una istanza siffatta verrebbe così a rappresentare, al di là dell'idea della giustizia impersonale, anche un'autonoma e potente personalità
      »

      Adoro la UE, la CE, la CGUE e l'FMI.

      L'europeismo è il nazismo con altri mezzi.

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    11. Schmitt almeno si rendeva conto delle provocazioni che faceva: una giustizia senza una sovranità, a cui sia funzionale (quella giurisdizionale è una "funzione" fondamentale dello Stato), è null'altro che volere una conformazione dei comportamenti svincolata da ogni procedimento politico(cioè di formazione istituzionale della legge), connesso a interessi comunitari determinabili, responsabile verso questi e verificabile: PER SEMPRE.

      Da notare che la sua contrapposizione di partenza implica un sottile degrado di ogni forma possibile di democrazia: l'indipendenze del giudice si verifica quando non risponda a "direttive politiche", ma del tutto arbitrariamente non accetta la distinzione concettuale tra norma (che è sì decisione politica ma astratta e generale, e comunque tale da avere appicazione ripetuta e costante a tutti i casi da essa previsti) e prescrizione politica "pura", che è decisione (insindacabile) su mutevoli assetti di interessi adottata nel caso concreto.

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    12. In realtà credo sia un po' più di una provocazione: perché parla del potere politico della Chiesa come entità giuridica capace di relazionarsi "a pari" con gli Stati nazione, e che il diritto che nasce da questi diventa "costituente" in quanto al di là del diritto vigente nelle collettività nazionali che la giurisprudenza si limita a "mediare". Mi son venuti in mente i Patti Lateranensi, tra l'altro posteriori a questo piccolo saggio.

      Schmitt rifiuta il pensiero economico, ed in questo Hayek lo supera: ma di fatto vediamo conciliati i due diversi approcci.

      La Chiesa del Mercato è per definizione un'autorità morale «nella volontà di dominio mondiale» perché:

      « Come ogni imperialismo universale anche la Chiesa, se consegue il proprio fine, porterà al mondo la pace, ma appunto in ciò una paura ostile alla forma vede la vittoria del demonio. [Ma tu pensa..., ndr]

      Il Grande Inquisitore di Dostoevskij confessa di aver ceduto, in piena coscienza, alle tentazioni del diavolo perché sa che l'uomo è per natura vile e malvagio, un codardo ribelle che ha bisogno del padrone e perché solo il sacerdote [Mario Monti, ndr] può avere il coraggio di caricarsi della dannazione che è implicita in tale forma di potere
      »

      «L'opposizione fra bene e potere è superata soltanto in Dio


      Carl Schmitt, "Cattolicesimo Romano e Forma Politica", 1923

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    13. In pratica sembra suggerire che il dominio mondiale necessario per un nuovo ordine politico-giuridico, non può che essere sovversivo e contrario ovviamente agli interessi costituiti: ma il potere sovranazionale non può per definizione essere rappresentato dal banchiere incartapecorito o da macchine inanimate tipiche del capitalismo borghese: solo la forza della rappresentazione religiosa può supportare questo processo.

      Cioè: trova talmente evidente l'angoscia che si subisce ad un processo di de-sovranizzazione, democratica o meno, che solo una rappresentazione divino-escatologica può spianare la strada.

      Altro che "sogno"!

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  6. Conversazioni su un paziente...
    Assistente: Dottore, abbiamo gli esami del paziente. Nonostante la cura ed il bombardamento chemio, il cancro diagnosticato non sembra essere regredito. Tutt'altro.
    Dottore: non è possibile, non può essere vero! Abbiamo fatto tutto il possibile, come può essere che non sia regredito?!?!?
    Assistente: Non lo so. Forse dovremmo provare a cambiare strategia... Provare con un piano B. Il problema è che oramai il fisico è debilitato. Ma tentare un'altra strada è l'unica soluzione!
    Dottore: No, no! Lo sconfiggeremo nel modo convenzionale! Ancora chemio, al resto penseremo dopo...

    Lascio immaginare quale possa essere il finale...

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  7. INFINITESIMI PARADOSSI
    (OTC .. com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire)

    Tra i calcoli infinitesimali del marginalismo e il soggettivismo dedl valore del ”prodotto”, v'è da considerare il pietoso calcolo delle convenienze e delle marginali soddisfazioni ricevute dai “draghi” e co.

    Serpeggia nei bar del Bel Paese (ma non i tutti locali frequentati da zia T.I.N.A) la notizia che la procura del Lazio della Corte dei Conti convoca la banca d'affari Morgan Stanley e la italica controparte firmataria (Cannata, La Via, Siniscalco, Grilli, dirigenti responsabili del Monistero del Tesoro, firmatari dei relativi decreti di approvazione) per un presunto danno erariale per 4,1 mld di (n)euri per contratti stipulati tra il dicembre 2011 e gennaio 2012 (periodo nel quale il salvatore degli italici “monti” mandava ad estinzione su unilaterale richiesta (con veloce pagamento di 2.567 mld di italici (n)euri), contratti “derivati” tra il 1991 e 2001 con la stessa banca firmati precedentemente dal “drago” salvatore negli anni '90, quelli solcati dall'albionico Britannia nel Tirreno.

    Ci sono voluti gli interventi del difensore d'ufficio (ndr, Gianpaolo il “gallico”) a sedare l'irriverente chiamata a giudizio di Zingales, un chicago boys, motivati con perentori richiami alla calma per gli osannati salvatori del progetto eurista.

    Le successive vicende dei nostri “prodi” raccontano di un Siniscalchi confluito nelle fila dell'esercito caraibico di Morgan Stanley, di un Grillo in quelle di JP Morgan, di una Cannata reticente nelle adunanze delle Commissioni parlamentari, altri “public servant” parcheggiati in Goldam Sachsl in dispute discriminatorie con presidenti di commisione divisi tra coppe di champagne e sorrisi etilici irlandesi.

    Mi sa che è proprio ora di smettere di bere e dichiarasi, come ben dice l'amato Bazar, apoti magari con qualche ricorso medicale.

    That'sall, folks!!

    ps:
    a margine di infinitesimi calcoli e con realismo algebrico, s'hanna da chiedere le motivazioni di sottoscrivere miliardari contratti di Interess Rate Swap negli anni '90 prima dell'entrata nell'euro-delirio a tutelare il rischio di interessi crescenti sul debito pubblico quando veniva sventolata a bandiera della stabilità dei prezzi,della bassa inflazione, dei bassi interressi, di pace e sussidiaria fratellanza.

    Conti che non tornano di allocazioni "ottimali” a spiegano fenomeni realmente accaduti, ormai liberi e liberati, rabbiosamente tutti contro tutti, chissà cosa pensa zia T.I.N.A. che al bar continua a bere.

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