1. Mi perdonerete se nell'affrontare il problema dello ius soli svolgerò alcune premesse, traendole da argomenti già trattati.
Il problema, come vedremo, è complesso.
Non di meno, se avrete la pazienza di seguire fino in fondo, si tratta di una questione che può essere assunta in una prospettiva diversa da quella che suscita oggi le più grandi (e peraltro legittime) resistenze. E questa prospettiva si può riassumere in un detto: "il diavolo fa le pentole ma non i coperchi".
Tutto, abbastanza naturalmente, parte dalla crisi demografica del nostro Bel Paese...
Ma prima di affrontare un "richiamo" su questo aspetto, mi piace rammentare le parole di Mortati, (per chi si fosse messo "in ascolto" da poche puntate, si tratta del maggior costituzionalista italiano del dopoguerra) il cui senso, vi parrà chiaro leggendo il seguito del post (dalle "Istituzioni di diritto pubblico, Tomo I, pagg.125-126):
"Il criterio per il conferimento della qualità di cittadino è diversamente determinato dai vari diritti positivi, ai quali pertanto è da fare riferimento. In generale può dirsi che criteri possibili sono quelli desunti:a) dal rapporto di discendenza naturale (ius sanguinis) per cui è cittadino colui che è nato, anche all'estero, da un padre (ndr; oggi qualunque genitore) che sia cittadino;b) dal fatto della nascita nel territorio dello Stato, all'infuori di ogni considerazione della cittadinanza dei genitori (ius soli). Criterio questo che, quando è applicato con carattere di assolutezza, (come avviene in Stati a basso livello di natalità e che quindi tendono ad aumentare artificiosamente il numero dei cittadini), conduce a conseguenze aberranti..."
Mi fermerei qui perchè tanto basta a trarre una prima conclusione: nell'odierno universo massmediatico, Costantino Mortati verrebbe considerato un fascista xenofobo! Costantino Mortati...
2. A proposito di crisi demografica, cioè del "perchè",
prima (in nome del lovuolel'€uropa) gli italiani siano indotti a non fare figli e, poi, ciò gli venga imputato come colpa giustificatrice dell'obbligo (altamente "etico"?) di
accettare l'immigrazione, ci pare giusto, preliminarmente, rammentare che tutto ciò:
"...presuppone l'avvenuto consolidamento del sistema di "costituzione materiale" neo-liberista globalizzato, che sancisca, (ordoliberisticamente in UEM)...la "durezza del vivere", (del cittadino, da privare delle sue parassitarie "sicurezze") come nuovo principio eticamente sano, da imporre extra e contra Constitutionem ai propri cittadini; non a caso tale durezza è implicitamente esaltata, come grund norm del nuovo "ordo", dalla corrente culturale €uropeista che discende da Ventotene.
Quindi smantellamento progressivo, e intensificabile, dello Stato sociale, mediante tetti al deficit e politiche monetarie deflazioniste, e, inevitabilmente, svuotamento del diritto al lavoro e all'abitazione, nonchè alla piena assistenza sanitaria pubblica, sanciti dalla Costituzione: artt.1, 4, 32, e 47 Cost..
Tale progressivo e, dopo la crisi del 2007-2008, accelerato svuotamento, non può non essere alla base di una ben prevedibile crisi demografica, determinata
dall'obiettivo scoraggiamento della natalità (che, infatti, inizia a
manifestarsi proprio con l'affermarsi del vincolo esterno, all'inizio
degli anni '80);
DA NOTARE COME IL RECENTE INCREMENTO "RELATIVO" DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE, cioè NON
DEI NATI DI CITTADINANZA ORIGINARIA ITALIANA, SI COLLOCHI IN PIENO IN
TEMPI DI EURO, CIOE' DI VINCOLO ESTERNO €UROPEO INTENSIFICATO, E QUINDI
DI ACCELERAZIONE DELLA DE-SOVRANIZZAZIONE DEMOCRATICA ITALIANA.
2.1. Aggiungiamo una serie di eloquenti dati complementari, che confermano come l'aumento più recente della popolazione residente in Italia - residente ma non titolare di cittadinanza- sia dovuto al fenomeno della immigrazione.
Le nascite in Italia diminuiscono col minor benessere delle famiglie coincidente con il "più €uropa".
Le nascite in Italia diminuiscono col minor benessere delle famiglie coincidente con il "più €uropa".
E questo, come abbiamo visto nel soprastante grafico, non inizia da ieri, ma almeno dall'entrata in vigore dello SME: il decennio di "arresto" della nascite, non casualmente, inizia nel 1981, anno del fatidico divorzio tesoro-Bankitalia.
Certo, al "miglioramento delle prestazioni" della de-natalità, conformi ad un sistema neo-liberista deflattivo e fondato sull'alta disoccupazione strutturale (considerata "piena occupazione" compatibile col target inflattivo indispensabile per la conservazione della moneta unica), contribuisce decisivamente il post-crisi finanziaria, in cui l'€uropa dà il meglio di sé, ricorrendo al concetto che la crisi si cura con la flessibilità dei prezzi e, soprattutto, del costo del lavoro, cioè con l'austerità espansiva.
(grafico su dati Istat elaborati da G.C.):
(grafico su dati Istat elaborati da G.C.):
Ecco quindi la curva di Phillips demografica da "più €uropa" e da austerità espansiva:
3. Il principio è dunque brutalmente semplice: la spinta deflattiva necessaria per conservare la moneta unica e ridiventare "competitivi" si ottiene essenzialmente attraverso la limitazione della domanda interna che riduce, con immediatezza, le importazioni, ma anche produzione-investimenti e occupazione, e quindi il costo del lavoro, potendo ciò, poi, favorire un recupero delle esportazioni.
Il pareggio di bilancio, che implica che il risparmio sia esclusivamente realizzato attraverso l'eventuale saldo attivo dei conti con l'estero, è dunque di per sè uno strumento ottimale di limitazione dei costosi diritti sociali: pensioni, assistenza pubblica, assistenza sanitaria "universale", istruzione pubblica, ed erogazione di ogni tipo di servizio di interesse collettivo in regime di diritto pubblico.
4. Gli immigrati (in Italia), ove aventi un titolo di residenza legittimo (secondo le leggi dello Stato), sono esclusi da questo fenomeno?
Ovviamente no: anche loro sono stati e sono tutt'ora soggetti alla deflazione salariale e ai vincoli di bilancio, per cui, rispetto alla situazione iniziale di arrivo in Italia, - che può collocarsi anche in vari anni o decenni addietro rispetto ai giorni attuali- avranno necessariamente visto la rispettiva situazione peggiorare.
Questo fenomeno è peraltro del tutto prevedibile ed è il riflesso della degradazione dei diritti fondamentali di tipo sociale, - quelli su cui sarebbe fondata la visione umanista della nostra Costituzione- a diritti comprimibili (indefinitamente) in funzione di esigenze di bilancio imposte dall'appartenenza alla moneta unica.
4.1. I non cittadini, legittimamente residenti, infatti, sono, già oggi, a diritto vigente, titolari dei diritti fondamentali, inclusi quelli di prestazione.
Se,
come accade nel fenomeno della immigrazione sul territorio italiano,
cittadini non italiani si trovino in relazione con le istituzioni
democratiche repubblicane, ciò porterà all'applicazione di tutte quelle
forme di assistenza umanitaria e dei diritti civili che vengono
riconosciuti a "tutti": per capirlo, basti vedere le norme della
Parte I "DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI", che sono talora formulate in
modo da rivolgersi, per l'appunto, a "tutti", cioè a tutti gli esseri umani sottoposti alla sovranità territoriale e democratica italiana...
Quanto agli stranieri legalmente lavoratori in Italia, il criterio è dunque il seguente: se
assistenza sociale e sanitaria (artt.32-40 Cost.) o le altre forme di
diritto tutelate in Costituzione - quali l'accesso all'abitazione, 47
comma 2, e alla proprietà in generale, 42 Cost.- sono garantite ai cittadini, altrettanto dovrebbe essere assicurato, in misura tendenzialmente pari, ai non cittadini lavoratori.
Questa parità, finchè sarà conservata la cittadinanza straniera, sarà tendenziale, dato che tale conservazione perpetua il vincolo politico con un'altra comunità nazionale; ma, nondimeno, non
potrà tradursi in una posizione addirittura migliore, in termini di
efficienza, efficacia e priorità finanziarie, rispetto a quella
assicurata ai cittadini italiani.
5. Mettiamo per un attimo da parte l'ultimo passaggio. Cioè la non liceità costituzionale di una "discriminazione al contrario", cioè la preferenza legislativa per la tutela di non cittadini, nella garanzia dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione.
E' una situazione paradossale: ma, una volta che si intraprenda la strada del "vincolo esterno" e dei limiti monetari e fiscali, che porta alla de-natalità per durezza del vivere, questo(apparente) paradosso tende a verificarsi ogni giorno.
Come ben possono rendersi conto ad es; i terremotati, nelle varie situazioni di carenza di spesa pubblica per gli interventi di ricostruzione, o le famiglie italiane con genitori disoccupati, rispetto all'assegnazione delle case pubbliche, in cui anziani soli, a seguito della distruzione sistematica e "austera" delle politiche familiari, e famiglie che hanno subito la denatalità indotta da decenni di politiche deflattive, si vedono "stranamente" sfavoriti.
Come ben possono rendersi conto ad es; i terremotati, nelle varie situazioni di carenza di spesa pubblica per gli interventi di ricostruzione, o le famiglie italiane con genitori disoccupati, rispetto all'assegnazione delle case pubbliche, in cui anziani soli, a seguito della distruzione sistematica e "austera" delle politiche familiari, e famiglie che hanno subito la denatalità indotta da decenni di politiche deflattive, si vedono "stranamente" sfavoriti.
6. Per la nostra Corte costituzionale, d'altra parte, la soluzione non può che essere di subordinare qualsiasi diritto fondamentale alle esigenze di bilancio e alla "scarsità di risorse" (al massimo andandosi alla ricerca di un contenuto incomprimibile che, nel tempo, si rivela invece sempre più esile). Ve ne riassumo il meccanismo fondamentale (partendo da un caso nottorio e altamente indicativo):
"IV.3. La Corte, garantendo il pieno e non solo parziale rimborso (nel caso) delle spese sostenute per il trasporto scolastico dei disabili, ha tuttavia, in forza dell'inesorabile meccanismo dei saldi di bilancio, vincolati dal patto di stabilità interna, necessariamente inciso sulla (altrettanto "piena") erogabilità di altri servizi sociali finanziati in tutto o in parte, dalla regione, mediante lo stigmatizzato "indistinto" stanziamento: magari avrà determinato che una madre lavoratrice non avesse più posto nell'asilo nido per il bambino (venendone soppressa la stessa struttura); o che un anziano indigente e affetto da malattia cronica non potesse più vedersi assicurata l'assistenza domiciliare.
Non porsi il problema generale di come il pareggio di bilancio incida, in stretta connessione con la questione devoluta alla Corte, sui complessivi livelli di diritti, tutti egualmente tutelati dalla Costituzione, porta a comprimerne, o a sopprimerne uno in luogo di un altro, generando un inammissibile conflitto tra posizioni tutelate. Un conflitto che, secondo un prudente apprezzamento della realtà notoria, non può essere risolto scindendo una realtà sociale composta, viceversa, da elementi interdipendenti; tale realtà viene, nel suo complesso, sacrificata illimitatamente, in una progressione di manovre finanziarie di riduzione, portate avanti pressocché annualmente, dall'applicazione del pareggio di bilancio e dalla graduale (o anche talora drastica) situazione di de-finanziamento che esso comporta. La sua logica, propria dell'applicazione fattane agli enti territoriali, è infatti quella di una prioritaria allocazione delle risorse al risanamento del debito pregresso e dei suoi oneri finanziari.
IV.4. Non si tratta dunque di tutelare un "pochino" (meno) tutte queste posizioni costituzionalmente tutelate, comunque comprimendole tutte contemporaneamente, ma di un generale e inscindibile piano di "caduta" (in accelerazione), dovuto alla crisi economica indotta dalla euro-austerità fiscale, con la disoccupazione (effettiva) record che essa determina e, dunque, con l'oggettivo e notorio (e drammatico) ampliarsi della sfera dei cittadini aventi diritto alle prestazioni costituzionalmente garantite, cioè tutelandi (secondo la Costituzione).
Il punto di caduta della legittima comprimibilità di tali diritti dei soggetti socialmente deboli è infatti già ben superato.
La Corte, per parte sua, non sa, e, forse, ancora non pensa di indicarlo univocamente in via astratta e generale, come la Costituzione imporrebbe, in virtù della natura incondizionata delle sue previsioni.
Dovrebbe essere notorio, infatti, che, di fronte alla massa della povertà dilagante, anche solo il mantenimento dei precedenti livelli di spesa assistenziale si rivela inadeguato e drammaticamente insufficiente.
E tutto ciò, grazie all'applicazione del pareggio di bilancio (e prima ancora del limite del 3% al fabbisogno dello Stato, anche a costo di una sua funzione prociclica), pur quando formalmente "mediata" dalla flessibilità, del tutto simbolica, offerta dalla Commissione UE! Si è arrivati ormai in una situazione di scelte dolorose obbligate, per cui o si effettua il trasporto scolastico dei disabili o si hanno decenti e sufficienti asili nidi o un adeguato numero di assistenti sociali (o analoghi operatori) per gli anziani. E via dicendo..."
Non porsi il problema generale di come il pareggio di bilancio incida, in stretta connessione con la questione devoluta alla Corte, sui complessivi livelli di diritti, tutti egualmente tutelati dalla Costituzione, porta a comprimerne, o a sopprimerne uno in luogo di un altro, generando un inammissibile conflitto tra posizioni tutelate. Un conflitto che, secondo un prudente apprezzamento della realtà notoria, non può essere risolto scindendo una realtà sociale composta, viceversa, da elementi interdipendenti; tale realtà viene, nel suo complesso, sacrificata illimitatamente, in una progressione di manovre finanziarie di riduzione, portate avanti pressocché annualmente, dall'applicazione del pareggio di bilancio e dalla graduale (o anche talora drastica) situazione di de-finanziamento che esso comporta. La sua logica, propria dell'applicazione fattane agli enti territoriali, è infatti quella di una prioritaria allocazione delle risorse al risanamento del debito pregresso e dei suoi oneri finanziari.
IV.4. Non si tratta dunque di tutelare un "pochino" (meno) tutte queste posizioni costituzionalmente tutelate, comunque comprimendole tutte contemporaneamente, ma di un generale e inscindibile piano di "caduta" (in accelerazione), dovuto alla crisi economica indotta dalla euro-austerità fiscale, con la disoccupazione (effettiva) record che essa determina e, dunque, con l'oggettivo e notorio (e drammatico) ampliarsi della sfera dei cittadini aventi diritto alle prestazioni costituzionalmente garantite, cioè tutelandi (secondo la Costituzione).
Il punto di caduta della legittima comprimibilità di tali diritti dei soggetti socialmente deboli è infatti già ben superato.
La Corte, per parte sua, non sa, e, forse, ancora non pensa di indicarlo univocamente in via astratta e generale, come la Costituzione imporrebbe, in virtù della natura incondizionata delle sue previsioni.
Dovrebbe essere notorio, infatti, che, di fronte alla massa della povertà dilagante, anche solo il mantenimento dei precedenti livelli di spesa assistenziale si rivela inadeguato e drammaticamente insufficiente.
E tutto ciò, grazie all'applicazione del pareggio di bilancio (e prima ancora del limite del 3% al fabbisogno dello Stato, anche a costo di una sua funzione prociclica), pur quando formalmente "mediata" dalla flessibilità, del tutto simbolica, offerta dalla Commissione UE! Si è arrivati ormai in una situazione di scelte dolorose obbligate, per cui o si effettua il trasporto scolastico dei disabili o si hanno decenti e sufficienti asili nidi o un adeguato numero di assistenti sociali (o analoghi operatori) per gli anziani. E via dicendo..."
7. Insomma, mentre i diritti sono falcidiati per via di vincolo fiscale e sono messe da parte, senza colpo ferire, le politiche costituzionalmente obbligatorie tese a perseguire l'eguaglianza sostanziale dei cittadini (per...impossibilità finanziaria), può ben accadere che la massiccia immissione di immigrati, con la crescente concessione di svariati titoli di permanenza nel territorio dello Stato, aggiunga povertà importata a povertà indotta dalle politiche €uropee.
Ma, per evidenti inerzie determinate dagli effetti sociali di tali politiche sui cittadini italiani, la legislazione "assistenziale" finisce inevitabilmente per privilegiare la povertà importata che, - tanto più in questa situazione di costante recessione o stagnazione €uroindotta-, risulterà (normativamente) ben più "titolata" nella spartizione della ridotta "torta della disperazione". L'invecchiamento della popolazione, di conserva con la riduzione di retribuzioni e conseguenti prestazioni pensionistiche, e la disincentivazione a fare figli, divengono colpe imperdonabili (attribuite a chi ha subìto le €uropolitiche).
Ma, per evidenti inerzie determinate dagli effetti sociali di tali politiche sui cittadini italiani, la legislazione "assistenziale" finisce inevitabilmente per privilegiare la povertà importata che, - tanto più in questa situazione di costante recessione o stagnazione €uroindotta-, risulterà (normativamente) ben più "titolata" nella spartizione della ridotta "torta della disperazione". L'invecchiamento della popolazione, di conserva con la riduzione di retribuzioni e conseguenti prestazioni pensionistiche, e la disincentivazione a fare figli, divengono colpe imperdonabili (attribuite a chi ha subìto le €uropolitiche).
8. Ma una tale situazione diviene presto socialmente intollerabile: il dissenso che ne consegue, diviene un costo politico-elettorale, per chi è strenuo sostenitore del vincolo esterno e della sua efficacia terapeutica sugli italiani choosy, fannulloni, e adagiati sulla vitafacile.
La cuccagna è finita e il senso di colpa (v. qui), da comparazione della propria (pregressa) situazione con quella degli immigrati, immessi a dosi omeopatiche proprio per le loro più ridotte aspettative di tutela e giustizia sociale, maturate nei paesi di provenienza (altrimenti non sarebbero certo emigrati), viene instillato affinchè non si recrimini troppo.
8.1. Ma quando il senso di colpa non funziona più e lo scontento sociale diviene un fatto politico di ampie proporzioni, occorre allora "sanare" la situazione: la cittadinanza "autoctona", dotata di diritto di voto, potrebbe non digerire più la "discriminazione al contrario".
E c'è il rischio che si accorga che questo disagio si acutizza, appunto, per via del fenomeno della coapplicazione di €uro-limiti fiscali prevalenti sui diritti di prestazione costituzionali, e dell'immissione nel territorio statale di contingenti aggiuntivi, praticamente illimitati, - guai a limitarli!- di non-cittadini (che, grazie alla Costituzione, dovrebbero poter godere di questi stessi diritti su un piano di tendenziale parità).
9. Ecco che, quindi, nasce la soluzione dello ius soli: non che questo non fosse già contemplato in una forma ragionevole, per le condizioni vigenti in tempi di fisiologica, - cioè svolta nell'interesse della cittadinanza- preservazione dei confini statali e del mercato del lavoro (come ci insegna Chang).
E neppure, nell'attuale legislazione, mancavano forme di acquisizione della cittadinanza dotate di una ragionevole elasticità (in tempi sempre "fisiologici") e connesse alla mera residenza dello straniero.
E sempre tenendo conto che la "residenza" legittima era comunque titolo per il godimento di tutti i diritti fondamentali della persona previsti dalla nostra Costituzione.
10. D'altra parte, non si può sostenere che tale regime legislativo, - oltre ad essere compatibile col paritario godimento dei diritti fondamentali (su tutti, istruzione scolastica pubblica, assistenza sanitaria, e risconoscimento pieno dei diritti del lavoro e previdenziali)-, rendesse eccessivamente disagevole l'ottenimento della cittadinanza:
"Il 2016 è stato un nuovo anno record per quanto riguarda le acquisizioni di cittadinanza in Italia.Boom di nuovi cittadini in Italia
Sono state, infatti, 205mila. Un numero che ha registrato continui aumenti: si è passati da 29mila nel 2005, a 66mila nel 2010 e a 100mila nel 2013. Da qui in avanti la crescita è stata ancora maggiore, con un totale di quasi 130mila nel 2014, fino a raggiungere il picco di ben 178mila nel 2015.
I dati sono stati diffusi dalla Fondazione Ismu in occasione della Festa della Repubblica, e segnalano anche che sono diventati italiani soprattutto molti di coloro che appartengono a comunità di antico insediamento e che hanno dunque maturato i requisiti di residenza o naturalizzazione: albanesi e marocchini in testa. Da notare che, invece, sono in significativo calo le cittadinanze concesse a seguito di matrimonio. Le quali, nel 2012, rappresentavano ben 1/3 del totale".
11. Il problema quindi non pare legato, nella pratica e al di là dei giudizi etici aprioristici, alla restrittività delle previsioni sulla cittadinanza né a presunte carenze nel riconoscimenti dei diritti fondamentali e di prestazione ai non cittadini residenti.
Il problema sta anzitutto in un "suggerimento" tutto di provenienza €uropea: un suggerimento dato non si sa in base a quali dati (visto il primato italiano delle "nuove cittadinanze") e a quali impellenti esigenze. L€uropa, si sa, ci vuole bene e ci addita sempre soluzioni nel nostro interesse:
Razzismo, la Ue bacchetta l'Italia: "Più moschee e subito lo ius soli" - La Commissione anti-razzismo del Consiglio d'Europa punta il dito contro Roma: l'Italia deve affrettarsi per la naturalizzazione degli stranieri e aprire più luoghi di culto islamici.
E quali sarebbero le basi sulle quali affermare che l'Italia, - col suo record di nuove cittadinanze e il suo riconoscimento incondizionato dei diritti fondamentali e di prestazione agli stranieri-, sarebbe indietro nella lotta al razzismo?
Hanno forse interrogato i cittadini italiani con dei questionari e riscontrato che gli italiani ce l'hanno con cittadini di diverse etnie più degli altri €uropei? Non ci risulta proprio...Questa consueta "bacchettatura" ci pare un boutade colpevolizzatrice senza serio ed oggettivo fondamento.
12. In realtà, invece, dobbiamo tornare proprio a quel senso di colpa che non funziona più.
Si perché, come insegna Chang (pp.8-8.1):
Si perché, come insegna Chang (pp.8-8.1):
"I salari nei paesi più ricchi sono determinati più dal controllo dell'immigrazione che da qualsiasi altro fattore, inclusa la determinazione legislativa del salario minimo.
Come si determina il massimo della immigrazione?
Non
in base al mercato del lavoro ‘free’ (ndr; cioè globalizzato) che, se
lasciato al suo sviluppo incontrastato, finirebbe per rimpiazzare
l'80-90 per cento dei lavoratori nativi (ndr; oggi è trendy dire
"autoctoni"), con i più "economici", e spesso più produttivi,
immigranti. L'immigrazione è ampiamente determinata da scelte politiche.
Così, se si hanno ancora residui dubbi sul decisivo ruolo che svolge il
governo rispetto all'economia di libero mercato, per poi fermarsi a
riflettere sul fatto che tutte le nostre retribuzioni, sono, alla
radice, politicamente determinate."
"Naturalmente,
nel criticare l'incoerenza degli economisti free-market in tema di
controllo dell'immigrazione (ndr; nel senso che l'abolizione dei confini
è esattamente una scelta politica degli Stati e anche consapevolmente
forte), non sostengo che il controllo dell'immigrazione debba essere
abolito. Non ho bisogno di farlo perché (come in molti avranno ormai
notato) non sono un free-market economist.
I vari Paesi hanno il diritto di decidere quanti immigranti possano accettare e in quali settori del mercato del lavoro (ndr; aspetto quest'ultimo, che i tedeschi, ad es; tendono in grande considerazione).
I vari Paesi hanno il diritto di decidere quanti immigranti possano accettare e in quali settori del mercato del lavoro (ndr; aspetto quest'ultimo, che i tedeschi, ad es; tendono in grande considerazione).
Tutte le società hanno limitate capacità di assorbire l'immigrazione, che spesso proviene da retroterra culturali molto differenti, e sarebbe sbagliato che un Paese vada oltre questi limiti.
Un afflusso troppo rapido di immigrati condurrebbe non
soltanto ad un'accresciuta competizione tra lavoratori per la conquista
di un'occupazione limitata, ma porrebbe sotto stress anche le
infrastrutture fisiche e sociali, come quelle relative agli alloggi, all'assistenza sanitaria, e creerebbe tensioni con la popolazione residente.
Altrettanto importante, se non agevolmente quantificabile, è la questione dell'identità nazionale.
Costituisce
un mito - a un mito necessario ma nondimeno un mito (ndr; rammentiamo
che lo dice un emigrato)- che le nazioni abbiano delle identità
nazionali immutabili che non possono, e non dovrebbero essere, cambiate.
Comunque, se si fanno affluire troppi immigrati contemporaneamente, la
società che li riceve avrà problemi nel creare una nuova identità nazionale, senza la quale sarà difficilissimo mantenere la coesione sociale. E ciò significa che la velocità e l'ampiezza dell'immigrazione hanno bisogno di essere controllate".
13. L€uropa dunque ci sta in qualche modo suggerendo di fare una scelta politica - che in effetti si sta già facendo- che incide sulla determinazione dei salari. Già...
Ma se non basta la mistica dell'accoglienza, fondata su senso di colpa e accuse disinvolte di razzismo, a tacitare un dissenso dilagante che nasce sostanzialmente dall'austerità espansiva e dalla "scarsità delle risorse", si deve rendere la massa immessa in funzione di determinazione deflattiva del livello salariale (e che viene pure "caricata" di vittimismo e rancore dalla medesima attenta propaganda filo-€uropeista), politicamente in grado di rafforzare queste stesse politiche e di bilanciare nelle urne, in tempi più brevi possibile, il malessere sociale dei riottosi cittadini italiani, che rischia di convertirsi in debacle elettorale dei partiti filo-€uropeisti.
Quindi le maglie della concessione della cittadinanza vanno allargate più che si può. E, naturalmente, FATE PRESTO!
Alla svalutazione (salariale) dei tassi di cambio reale, perciò, deve corrispondere la svalutazione del diritto politico: l'indirizzamento idraulico del voto dei "nuovi italiani" viene scontato come sistema di rafforzamento del dominio delle oligarchie, che appunto perciò promuovono i propri futuri, e riconoscenti, sostenitori.
13.1. La stessa possibilità numerica di una protesta elettorale che esiga il ripristino della legalità costituzionale, e respinga il vincolo €sterno dei mercati in nome della sovranità del lavoro, viene intanto allontanata.
La coesione sociale che, come ci dice Chang, si lega alla identità nazionale, e che potrebbe condurre alla rivendicazione di sovranità democratica, in opposizione alle politiche antisolidaristiche imposte dall'€uropa, viene stemperata in un gioco di conflitti sezionali irrisolvibili (all'interno della guerra tra poveri che deriva dalla "scarsità di risorse"): i conflitti sezionali, a base etnico-religiosa, sono poi facilmente proiettabili in incessanti false flags elettorali di rivendicazione di diritti cosmetici.
E, a quanto pare, ESSI, previdenti, già si "avvantaggiano":
Alla svalutazione (salariale) dei tassi di cambio reale, perciò, deve corrispondere la svalutazione del diritto politico: l'indirizzamento idraulico del voto dei "nuovi italiani" viene scontato come sistema di rafforzamento del dominio delle oligarchie, che appunto perciò promuovono i propri futuri, e riconoscenti, sostenitori.
13.1. La stessa possibilità numerica di una protesta elettorale che esiga il ripristino della legalità costituzionale, e respinga il vincolo €sterno dei mercati in nome della sovranità del lavoro, viene intanto allontanata.
La coesione sociale che, come ci dice Chang, si lega alla identità nazionale, e che potrebbe condurre alla rivendicazione di sovranità democratica, in opposizione alle politiche antisolidaristiche imposte dall'€uropa, viene stemperata in un gioco di conflitti sezionali irrisolvibili (all'interno della guerra tra poveri che deriva dalla "scarsità di risorse"): i conflitti sezionali, a base etnico-religiosa, sono poi facilmente proiettabili in incessanti false flags elettorali di rivendicazione di diritti cosmetici.
E, a quanto pare, ESSI, previdenti, già si "avvantaggiano":
14. E quindi: giù con uno ius soli (pur sempre temperato, ma "meno") molto più largheggiante, cui si aggiunge lo ius culturae: in pratica, anche non essendo nati in Italia, un po' di scuola, - se di tipo "professionale" basta un ciclo triennale-, e il mero raggiungimento della maggiore età: con tanto di sanatoria, e rimessione in termini, per chi abbia già maturato, in precedenza, i nuovi requisiti (essendo cioè, oggi, già ultraventenne).
Questo insieme di previsioni, in pratica, determinerà un'ondata di nuove cittadinanze nell'ordine di svariate centinaia di migliaia di persone, (potenzialmente milioni), concentrate in, presumibilmente, pochi mesi (quelli, in teoria, necessari a perfezionare le pratiche che si accumuleranno tra richiedenti rimessi in termini e richiedenti che avranno comunque maturato i requisiti dopo l'entrata in vigore della legge: tagli al personale delle prefetture e dei commissariati permettendo...).
Ce n'è di che spostare l'equilibrio elettorale a favore di chi sostenga e introduca una tale legge.
15. Ma se, nel breve periodo, tale iniezione di "nuovi cittadini" porterà obiettivamente un grande vantaggio elettorale, altrettanto non si potrà ritenere per il futuro: anche i potenziali milioni di nuovi italiani, infatti, col passare degli anni (non molti in realtà), si renderanno conto delle politiche (specialmente del lavoro) euroindotte e degli effetti del pareggio di bilancio - a cui L€uropa (e il FMI) li condanna, come tutti gli italiani, per i prossimi decenni.
E questi stessi neo-italiani, finita la ipotizzata gratitudine iniziale, dovranno subire anche la indispensabile terapia d'urto per ridurre il debitopubblicobrutto.
In pratica, passato l'effetto elettorale iniziale, i nuovi italiani non ci metteranno troppo a realizzare che sono finiti sulla stessa barca di quelli "vecchi" e che, anche per loro, non c'è una speranza di democrazia e benessere. Magari "culturalmente" ci metteranno un po' a capire che avere i diritti politici non serve a granché, quando sei in uno Stato in cui, votare o meno, non cambia di una virgola le politiche che "devono" essere seguite. Ma ci arriveranno; oh, se ci arriveranno!
16. Divenuti cittadini, e caduto lo schermo mediatico dell'inesistente privazione di "diritti", ogni speranza di normalizzazione delle loro vite in funzione dell'appartenenza a un "ordinamento delle Nazioni Civili", svanirà rapidamente. Al punto che l'acquisizione della cittadinanza italiana, per coloro che, lodevolmente, saranno i più istruiti o, comunque, i più realistici sulla realtà in cui sono cresciuti, potrà diventare un titolo che agevola l'emigrazione dalla penisola in altri paesi €uropei!
E forse saranno i nuovi italiani i più desti a dire basta con l'ordine sovranazionale dei mercati. Mica peraltro: perché la concessione dei diritti politici, una volta accordata, rende la tangibilità della natura idraulica del voto e la prospettiva di Elisyum molto ma molto più attuale.
Non sempre è una mossa intelligente contare sul fatto che la disperazione, la povertà e la disgregazione sociale possano essere blandite con un contentino...
se il nostro Paese fosse quello che dei diritti sociali della Costituzione,quelli della democrazia necessitata ,la cittadinanza varrebbe molto.Attualmente qui c'è solo la disattivazione dei diritti e della democrazia a favore d' una oligarchia transnazionale :regalano cciò che non vale più niente.Fossi un immigrato manterrei la mia nazionalità per non subire questo scherno
RispondiEliminaDa dove arrivano loro questo è ancora il Bengodi diciamoci la verità. E infatti arrivano e arrivano
EliminaPer me,che ho lavorato per 30 anni in proprio 13 ore al giorno per 320 /330 gironi all' anno ed ora lavoro da 10 anni con contratti a tempo determinato,è già un inferno da sempre.Al di là di questa nota autobiografica che condivido con molti,che come me andranno in pensione dopo i 67 anni e 4 mesi,aggiungo che "LORO"sono ciò che saremo "NOI"nel futuro prossimo venturo.L' unico modello che possa invertire questa tendenza è quello che la nostra Comunità nazionale ha sperimentato,seppur in maniera parziale,fino all' inizio egli anni 80.Frenare ed invertire la marcia a questo treno lanciato verso il precipizio è la prima cosa poi vediamo cosa c'è da fare per il resto
EliminaAggiungo che una politica estera che non pratichi la predazione o della domanda o del lavoro altrui,è l' unica politica che assicuri effettivamente la pace e la giustizia tra le Nazioni.
EliminaSenza diritti sociali la democrazia semplicemente non è,e la democrazia è il solo valore sul quale costruire una società con presenti più culture.Dare senso all' appartenenza alla comunità nella quale viviamo ,e quindi senso alla cittadinanza,riprendendo gli strumenti con i quali esercitare la sovranità democratica è l' unica strada per eliminare la "mancanza di risorse"indotta dalle classi dominanti per mantenere la guerra di tutti contro tutti Ciò comporta ,tenendo conto delle trasformazioni indotte nella nostra popolazione dall' immigrazione euroimposta, che la "Nazione diventi l' insieme di coloro che nel nostro territorio vivono,lavorano e lottano,fermo restando che il cemento con cui costruire questa nazione è l' applicazione dei diritti sociali e la riappropriazione degli strumenti che lo stato democratico deve avere per assolvere a questo compito.Aggiungo infine che per me è evidente che la questione sia una mossa mediatica per distrarre l'opinione pubblica dalla imminente legge di stabilità e la prossime vessazioni "europee",come lo fu il polverone sulle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso e matrimoni gay ai tempi del bail in per le banche .
RispondiEliminaIl vero è l’intero, come ci dimostra chiaramente il post. Perché anche lo ius soli è un sofisticato strumento della lotta di classe.
RispondiEliminaXenofobia e razzismo, nonché la correlativa e contrabbandata “lotta alla discriminazione”, si rivelano come l’abituale copertura ideologistica che nutre il portatore sano di segatura nel cervello (il piddino, per intenderci). Il grimaldello per ingerirsi in ogni forma di sovranità democratica al fine di annientarla.
Gli Stati sono “liberi” di disciplinare i modi di attribuzione o di perdita delle rispettive cittadinanze in base alle regole interne da essi ritenute più opportune? E’ libertà teorica.
L’art. 18 (già art. 6 del Trattato di Roma) del TFUE prevede che “è vietata ogni discriminazione effettuata in base alla nazionalità/Il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, possono stabilire regole volte a vietare tali discriminazioni”.
Così già nel 1999, a Tampere si riuniva il Consiglio europeo in seduta straordinaria per discutere sulla “creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia nell'Unione europea”. Ed in materia di “Equo trattamento dei cittadini dei paesi terzi”, i t€cnocrati se ne uscivano così:
“ … 20 Il Consiglio europeo riconosce la necessità di un ravvicinamento delle legislazioni nazionali relative alle condizioni di ammissione e soggiorno dei cittadini dei paesi terzi, in base A UNA VALUTAZIONE COMUNE SIA DEGLI SVILUPPI ECONOMICI E DEMOGRAFICI all'interno dell'Unione…
…21 Occorre ravvicinare lo status giuridico dei cittadini dei paesi terzi a quello dei cittadini degli Stati membri. Alle persone che hanno soggiornato legalmente in uno Stato membro per un periodo di tempo da definire e che sono in possesso di un permesso di soggiorno di lunga durata dovrebbe essere garantita in tale Stato membro una serie di diritti uniformi il più possibile simili a quelli di cui beneficiano i cittadini dell'UE, ad esempio il diritto a ottenere la residenza, ricevere un'istruzione, esercitare un'attività in qualità di lavoratore dipendente o autonomo; va inoltre riconosciuto il principio della non discriminazione rispetto ai cittadini dello Stato di soggiorno. Il Consiglio europeo approva l'obiettivo di offrire ai cittadini dei paesi terzi che soggiornano legalmente in maniera prolungata L'OPPORTUNITÀ DI OTTENERE LA CITTADINANZA DELLO STATO MEMBRO IN CUI RISIEDONO…”.
Segue nel 2004 il Programma dell’Aia con il quale “il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a prestare particolare attenzione alla lotta ALL'ANTISEMITISMO, AL RAZZISMO E ALLA XENOFOBIA”. E te pareva. (segue)
Nel Programma sono scritte delle cose che scaldano veramente il cuore e ci riconciliano con il mondo, anzi con il Globo (punto 1.5): “L'integrazione soddisfacente dei cittadini di paesi terzi e dei loro discendenti che soggiornano legalmente favorisce la stabilità e la coesione delle nostre società. A tal fine è essenziale elaborare politiche efficaci e prevenire l'isolamento di taluni gruppi. GLI OSTACOLI ALL'INTEGRAZIONE DEVONO ESSERE ATTIVAMENTE RIMOSSI”. Ma non voglio togliervi il piacere di leggere il resto.
RispondiEliminaNel 2005 è la volta della Commissione che delinea il Quadro per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi nell’Unione europea : “Elaborare programmi nazionali di naturalizzazione e di PREPARAZIONE ALLA CITTADINANZA”. Mica è finita.
Nel 2009, in base al richiamato art. 18, interviene anche una Risoluzione del Parlamento europeo . Il Parlamento (punto 17), continuando con la retorica dell’integrazione, invitava “… gli Stati membri a riesaminare le loro leggi sulla cittadinanza e ad esplorare le possibilità di RENDERE PIÙ AGEVOLE PER I CITTADINI NON NAZIONALI L'ACQUISIZIONE DELLA CITTADINANZA e il godimento dei pieni diritti, superando in tal modo la discriminazione fra cittadini nazionali e non nazionali”.
Completa l’opera il Programma di Stoccolma del 2010 , un manifesto della Globalizzazione solidal-kalergica e dell’integrazione nonché dei diritti pseudo-cosmetici: “Il Consiglio europeo riconosce che l'immigrazione per motivi di lavoro può contribuire ad aumentare la competitività e la vitalità dell'economia”.
Ora, dove si può immaginare che potessero essere riassunte tutte le richiamate supercazzole? Ma certo, nel Testo unificato delle proposte di legge di modifica alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza . Proprio così, perché accanto alla proposta di legge di iniziativa popolare (quella sbandierata da Zagrebelsky per dimostrare quanto è civile il Popolo italiano) se ne aggiungono altre 24 (che popolari non sono), poi finite tutte in un unico calderone con approvazione definitiva alla Camera nella seduta del 13 ottobre 2015. (segue)
Relatrice di maggioranza alla Camera l’onorevola (non sia mai che mi si dia dell’omofobo) Marilena Fabbri (PD) che spiegava gli obiettivi della legge :
RispondiElimina“… essere strumento di integrazione, di uguaglianza, di crescita demografica e di crescita economica.
Strumento di integrazione, perché favorisce la coesione sociale, la lotta al razzismo, a fenomeni di discriminazione e di marginalizzazione a danno di un'importante parte della popolazione, quella dei minori stranieri, che oggi raggiunge l'8,2 per cento della popolazione complessiva presente nel nostro Paese, e risponde ad un principio di equità, se pensiamo alla condizione in cui versano i bambini che nascono, crescono e sono educati nel nostro Paese, accanto o insieme ai nostri figli, ma che sono trattati da stranieri e che non sempre al raggiungimento della maggiore età riescono a dimostrare la Pag. 35presenza continuativa per 18 anni consecutivi nel nostro Paese, requisito oggi richiesto per poter rivendicare lo ius soli.
Strumento di crescita demografica, perché noi tutti conosciamo i dati drammatici della crescita demografica zero. Crescita zero è tale grazie alla presenza degli stranieri e dal contributo positivo che le donne straniere danno alla natalità, anche se questo dato è in calo e dimostra un'inversione di tendenza, tant’è che le famiglie straniere residenti risultano composte da 3,5 componenti. Quindi, anche il contributo positivo che derivava dalle donne straniere sta calando. Si ha, come dicevo, una crescita demografica zero nel nostro Paese, che sarebbe invece molto negativa, qualora tenessimo conto dei non nati italiani, dei morti, degli emigrati italiani verso altri Paesi...
Si tratta anche di strumento di crescita economica, perché è una scelta che favorisce la permanenza sul nostro territorio di un'importante parte della popolazione attiva, quella più vitale, intraprendente e istruita, se pensiamo che, sempre sulla base dei dati ISTAT, oltre il 50 per cento degli stranieri residenti, nati o arrivati in Italia da minorenni, risulta oggi in possesso di un titolo di studio pari almeno alla scuola secondaria superiore o alla laurea…”.
Non è farina del suo sacco. Non c'è dubbio che LO VUOLE L€EUROPA. Con la immancabile benedizione dell’ instrumentum regni cattoliberista
Perdona il mio basso livello culturale ma faccio fatica a seguire le tue esposizioni
RispondiEliminaPerdona se questo blog fa un discorso che va vanti da anni e che si è premurato di spiegare ogni passaggio e ogni concetto rilevanti per capire.
EliminaPerdona se le migliaia di lettori giornalieri in costante aumento paiono gradirlo sempre di più.
Perdona se molte persone, che all'inizio incontravano difficoltà, ora, attraverso lo studio e la frequentazione del blog, pur non avendo spesso titoli di studio, sono ora in grado non solo di capire, ma anche di commentare e contribuire ad aggiungere analisi e altro materiale.
Riuscirai mai a perdonare tutto questo?
Qualcosa mi dice di no...
Se sei contento cosi'...
EliminaCerto, ti perdono fratello. Vai pure in pac€!
Anch'io a volte ho difficoltà ma la conoscenza, quella vera (come quella che riscontro in questo blog), spesso richiede un piccolo sacrificio e una certa dose di ostinazione.
EliminaPS Essendo questo il mio primo commento, colgo l'occasione per ringraziare sia l'autore del blog sia i vari utenti "postatori" che arricchiscono notevolmente lo spessore culturale ed intellettuale del sito.
Io,che pur essendomi diplomata a 40 anni studiando da sola mi considero una persona con la terza media,con un po' di sforzo credo di comprendere e per questo vi ringrazio perchè senza di voi non avremmo mai capito.
Eliminaanche per me è molto faticoso, ma devo dire che ne vale la pena. Mi dispiace solo che probabilmente resta inarrivabile per i meno volenterosi e i meno acculturati (è difficile per me che ho studi giuridici specialistici e una certa qual passione)e impedisce al blog di avere i numeri oceanici che merita. Tutte le volte che posto o condivido o linko mi accorgo che nessuno è riuscito a leggere o capire la grandezza concettuale di Orizzonte48.
EliminaL'ipotesi di numeri oceanici è fuori questione. "Questa è l'acqua" rende molto bene l'idea del perché le cose non possano che andare così. E non cambierebbero se si decidesse di sviluppare il discorso in altro modo (d'altra parte i "numeri" sono e sempre di più migliori di qualsiasi altro tentativo di imitazione: solo che non mi preoccupo di sbandierare questo risultato. Preferisco lavorare...).
Eliminaspero comunque si sia percepita la gratitudine per l'immenso lavoro. Io da parte mia cerco di "contaminare" più persone possibile, perchè non è facile, ma una volta "infettati" dal germe della consapevolezza non si può più abbandonare il blog.
EliminaÈ tristemente proprio così. Solo che io non vedo neppure la vittoria puramente morale dei nuovi italiani che si faranno carico, neppure a livello irrazionale di una rivoluzione dettata dalla miseria, della difesa dei diritti della maggioranza di cui a quel punto farebbero parte, pur senza esserlo veramente. All'inizio saranno l'arma elettorale a favore della spoliazione finale del ceto medio autoctono, me li vedo votare compatti a favore di patrimoniali sulle case che non hanno né mai potranno avere, per i tagli alle pensioni degli autoctoni che tanto hanno il nonno in Africa loro, a fronte probabilmente di qualche elemosina di cittadinanza. E poi, quando saremo tutti ugualmente poveracci, che proprio da costoro che scappano dai propri paesi non democratici senza alcuna cultura democratica, dove la sola idea di giustizia sociale fondata sui diritti della cittadinanza non è contemplata né contemplabile perché mancano le categorie del pensiero che storicamente in occidente abbiamo costruito nei secoli per pensarla e sostenerla, che proprio da costoro arrivi la ribellione non lo credo affatto. Anzi annacqueranno la nostra già scarsa consapevolezza. Questa ulteriore deriva, un colpo da maestro delle élite, va fermata assolutamente
RispondiEliminaÈ tristemente proprio così. Solo che io non vedo neppure la vittoria puramente morale dei nuovi italiani che si faranno carico, neppure a livello irrazionale di una rivoluzione dettata dalla miseria, della difesa dei diritti della maggioranza di cui a quel punto farebbero parte, pur senza esserlo veramente. All'inizio saranno l'arma elettorale a favore della spoliazione finale del ceto medio autoctono, me li vedo votare compatti a favore di patrimoniali sulle case che non hanno né mai potranno avere, per i tagli alle pensioni degli autoctoni che tanto hanno il nonno in Africa loro, a fronte probabilmente di qualche elemosina di cittadinanza. E poi, quando saremo tutti ugualmente poveracci, che proprio da costoro che scappano dai propri paesi non democratici senza alcuna cultura democratica, dove la sola idea di giustizia sociale fondata sui diritti della cittadinanza non è contemplata né contemplabile perché mancano le categorie del pensiero che storicamente in occidente abbiamo costruito nei secoli per pensarla e sostenerla, che proprio da costoro arrivi la ribellione non lo credo affatto. Anzi annacqueranno la nostra già scarsa consapevolezza. Questa ulteriore deriva, un colpo da maestro delle élite, va fermata assolutamente
RispondiEliminaSulla (non) attitudine, nel breve periodo, dei nuovi cittadini a ribellarsi allo status quo neo-liberista, via €uropa, il post si sofferma.
EliminaMa dagli tempo: non si deve considerare solo chi proviene dall'Africa e dai paesi musulmani, componenti che tenderanno, come pure dice il post, a trasporre a livello politico-legislativo un conflitto sezionale permanente, che sarà un'autentica manna per l'elite mondialista.
E' chiaro che la battaglia per nuovi diritti cosmetici, moltiplicabili a piacimento secondo l'agenda dettata dall'esperienza dei paesi anglosassoni, sarà un primo effetto certo e di grande impatto "distrattivo" nel dibattito politico.
Ma pensa piuttosto a chi proviene da paesi dell'est europeo o a chi, comunque, ove si rafforzi la base identitaria di "seconda generazione", sarà laicizzato (nel senso della coscienz della struttura dei rapporti di forza sociale, che accomuna ogni tipologia di cittadino italiano): a questi non sfuggirà che, per il fatto di essere, in qualche modo, capitati in Italia, e divenuti persino suoi cittadini, è riservata una condizione via via uguale o anche peggiore di quella che avrebbero nel frattempo ottenuto nel paese d'origine.
Un senso di beffa e di rabbia non potrà non impadronirsi di loro.
La laicizzazione, o meglio la irresistibile consapevolezza critica della fine della mobilità sociale, inerente alla condizione di italiano in sé, è una spinta irresistibile all'interno del paradigma che si sta autoritariamente imponendo nella nostra intera società.
Dagli tempo (inversamente proporzionale alla risalenza dell'arrivo in Italia degli interessati o dei loro figli).
Rimango scettica in proposito. Per lavoro frequento molti immigrati provenienti da Albania e da paesi dell'est e li trovo darwinianamente occupati a trarre il meglio dall'esistente, dalle condizioni lavorative attuali,per esempio, che li vedono già comunque relegati alle occupazioni meno redditizie, e ben poco sensibili alla solidarietà sociale alla base dei diritti di cui pur godono. Probabilmente a causa della loro storia,come popolo e personale, molti son letteralmente scappati dai loro paesi iperliberisti lasciando famigliari anche figli, sono i cittadini ideali dell'Italia che ci stanno apparecchiando, grandi fautori della "meritocrazia" perché assai più duri e produttivi di noi che ancora ci lamentiamo di lavorare a chiamata o di fare le 12 ore 7 giorni su 7 quando serve all'azienda per stare a casa con i figli. Quando poi non conviene o non converrà più star qui in Italia presto fanno a cambiar paese. C'è chi dopo 20 anni da noi ora ha spostato l'attività in Grecia e mi ha detto che "lì sì che si sta bene, poca burocrazia, tanto nero,stato esile e spazio per attività imprenditoriali". Che le condizioni ideali per il suo tornaconto di breve periodo siano realizzate sulla pelle dei greci non interessa affatto, tanto lui non è greco né italiano né i suoi famigliari sono greci o italiani.Una situazione tra tante. Non voglio fare un discorso alla micuggino ma non mi aspetto nulla da loro francamente.
EliminaChiara, anche nella risposta, oltre che nel post, ho premesso che la situazione che descrivi, della cultura di "primo arrivo", può essere data per scontata.
EliminaMa occorre far attenzione che qui non stiamo parlando di quelli che sono arrivati da un'altra realtà socio-economica, in cui sono cresciuti e che li ha formati.
Certo che questi sono più duri degli italiani.
Nei prossimi anni, però, questa legislazione (e in realtà comunque anche quella di naturalizzazione vigente, come abbiamo visto), riguarderà sempre più chi è cresciuto in Italia e ne ha assorbito, in modo particolarmente intenso, gli slogan e la cultura di massa.
Sono questi soggetti, che, specie se nati oltreche cresciuti in Italia - che quindi non hanno altro modello sociale di comparazione, se non quello "ricordato" dai genitori che, semmai, li rimprovereranno di non riuscire ad essere duri come loro-, dovranno fare i conti con l'assenza di mobilità sociale e con la distruzione dei diritti di prestazione sociale.
E saranno, molti, abbastanza (più) motivati degli italiani delle ultime generazioni, ormai resi passivi, a non accettare laqualunque in nome dei "m€rcati"...
Posso solo citare un brano da una mail arrivatami oggi(!) da un amico:
Eliminalui è marocchino immigrato da tempo e dice che sta cercando di vendere casa per una più grande ed andare via di lì, ma non trova o ci vogliono troppi soldi ed il suo alloggio vale nulla....”però Polizia e Vigili ci promettono che faranno qualcosa per controllare la piazza, ma non fanno nulla, anzi è sempre peggio”. Dei due figli, la bimba ha 12 anni, alta come il papà....facile intuire le preoccupazioni.
Ne so proprio poco sulla regolamentazione in materia, ma forse quello che gli sta a cuore è più il permesso di soggiorno che la cittadinanza, cioè la certezza di non essere espulsi e la libertà di movimento, sia per l'emigrazione stagionale, sia per tornare a casa di tanto in tanto. Lo ius soli è una loro rivendicazione di massa, massa tra l'altro composta di gruppi diversissimi sotto ogni punto di vista, o è una richiesta esterna, artificiale? La cittadinanza è un fantasma degli autoctoni, l'ultima cosa che li distingue da "loro" o la prima cosa che "dobbiamo dare a 'loro'". E non so nemmeno quanto gli interessi il voto, a meno che non si tratti di sostenere un giorno partiti confessionali grazie a un progressivo controllo del territorio costruito magari proprio attorno a quelle moschee di cui scarseggeremmo.
EliminaMoschee? Moschee...
CIOE' LA UE CI PROIBISCE DI MANTENERE SCUOLE, OSPEDALI E STRADE MA POI CI IMPONE DI COSTRUIRE MOSCHEE?????? E C'E' ANCORA QUALCUNO CAPACE DI PRENDERLI SUL SERIO???????? o di scandalizzarsi perché non ci sono moschee o qualsiasi tipo di luoghi con analoghe funzioni?
Altro che oppio e altro che Orwell.
In Francia moltissimi discendenti di immigrati non votano proprio. E alcuni immigrati della UE non hanno chiesto nemmeno la cittadinanza, contentandosi di darla ai loro figli (come in Italia accade già). Peraltro non è neppure vero che non abbiano altri metri di paragone. In Francia molti giovani sono abituati all'andata e ritorno fra l'Europa e i paesi arabi ad esempio, ed è proprio il contrasto tra le due situazioni, vissuto in un contesto privo di mobilità sociale e persino di lavoro a causa della UE e dell'euro, a favorire la radicalizzazione in nome di valori che paiono individuare senza sforzo l'origine del loro malessere nella decadenza occidentale che pero' impedirebbe al paese di origine di essere la terra promessa che potrebbe.
Benché in Italia siano a volte mobilitati per lotte sindacali anche dure (uno è recentemente morto sotto un tir durante un picchetto nell'ennesima azienda che voleva imporre contratti al ribasso) per poter pensare a una loro ribellione futura che li distingua dagli autoctoni (vogliamo dire indigeni? "nativi" sa troppo di clone sull'inglese) addormentati bisognerebbe presupporre l'esistenza di un'organizzazione forte e peculiare al loro ambiente, dato che fuori non ce ne sono, e inoltre cosciente del ruolo della UE, cosa quest'ultima davvero ardua.
Un'altra cosa di cui si parla pochissimo è lo sfruttamento tra immigrati. Esiste una gerarchia chiarissima tra immigrati diciamo "PMI" (quelli che sempre santi, no?) e i loro subalterni. Lo si vede al mercato, nei piccoli supermercati, negli internet point, nell'edilizia, nella prostituzione ecc. tutti costoro non farebbero salti di gioia all'idea di manodopera più garantita. E' un po' il discorso di Chiaraped.
Non so nemmeno se non abbiano alcun termine di paragone su cio' che puo' essere uno stato sociale. E' vero che sono giovani, ma uno stato sociale all'est esisteva prima dell'89 e una situazione diversa esisteva nei paesi arabi. Insomma forse si parla delle reazioni di persone che tutto sommato conosciamo piuttosto poco.
Sembra che gli operai immigrati dal sud Italia abbiano contribuito con i loro legami su base territoriale alla riuscita delle lotte operaie degli anni '60-'70. Ma era un contesto diverso.
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RispondiEliminaTrain Hard Fight Easy
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Post definitivo, che ci porta avanti di dieci, quindici, vent'anni, mostrandoci una prospettiva storica terrificante, ed apparentemente inevitabile.
RispondiEliminaNel 1977 Lelio Basso, in qualità di presidente della Fondazione internazionale per il diritto e la liberazione dei popoli e della Lega dello stesso nome, nella conferenza internazionale tenutasi ad Algeri (dopo che il 4 luglio 1976 era stata ivi sottoscritta la “Dichiarazione d’Algeri”), pronunciò un discorso memorabile ormai dimenticato ed in forza del quale anche lui, oggi, sarebbe etichettato – insieme a Mortati – come xenofobo. Riporto i passi più significativi:
RispondiElimina“…… Ora, se diamo uno sguardo a questa Dichiarazione, vediamo che, dopo l'articolo 1, che afferma il diritto di ogni popolo all'esistenza, l'art. 2 è così formulato: “…ogni popolo ha diritto al rispetto della propria identità nazionale e culturale…”. Era perciò naturale che, volendo noi stessi dare sempre maggior forza ai principi della carta, chiarirne il contenuto, allargarne la conoscenza, la prima grande iniziativa della nostra Fondazione, dopo quella dello scorso anno, fosse consacrata appunto a quest'art. 2, alla difesa dell'identità culturale dei popoli. Ma non si è trattato per la verità soltanto della successione numerica degli articoli, ma del riconoscimento che questa difesa dell'identità culturale dei popoli dipendenti era la più importante e la più urgente. E appunto per questo avevamo collocato questo diritto quasi in testa alla nostra Dichiarazione, secondo soltanto al diritto all'esistenza.
Perché il più importante e il più urgente? È il più importante perché cultura significa la lingua, quindi la base di ogni comunicazione fra gli uomini, significa tradizioni, costumi, modi di vita, cioè di abitazione, di alimentazione, di vestiario, di svago, ecc., sistema di valori, tutto ciò insomma che costituisce il sistema nervoso e al tempo stesso la circolazione sanguigna che tiene unita una comunità, che le dà l'unità, la coscienza di una comune appartenenza. Un popolo si riconosce e ognuno riconosce i suoi fratelli appartenenti allo stesso popolo attraverso l'una o l'altra di queste manifestazioni culturali, che sono perciò parte essenziale e insopprimibile dell'esistenza umana. Perché l'uomo non esiste come individuo isolato e la società non è semplicemente una somma di individui, ma è una rete di infiniti rapporti che si incrociano e s'intrecciano in ogni senso, e ogni uomo è, fin dalla nascita, un essere sociale, come dice Marx, un centro di rapporti sociali, che non possono essere recisi senza uccidere la vita stessa dell'uomo.
Certo, ogni uomo ha anche una sua vita individuale, il bisogno di vivere con se stesso, di scendere nei penetrali profondi della sua anima, ma anche in questi abissi profondi egli troverà sempre l'altro se stesso, il suo essere sociale, i suoi rapporti, i suoi legami con la famiglia, con gli amici, con l'essere amato, con i compagni di lavoro, di studio, di gioco, coi vicini di casa, con gli sconosciuti incontrati per strada, al cinema, in treno, con gli autori dei libri preferiti, con i personaggi della televisione o del cinema, con una infinità di altri esseri umani, che lo condizionano, l'influenzano, lo plasmano, lo stimolano o lo frenano, lo fanno irritare o gioire, gli procurano ansietà o pace, lo giudicano, lo condannano, lo vezzeggiano, lo accompagnano, benevoli o malevoli, in ogni passo e in ogni momento della vita. Ma tutto questo immenso scenario, che è la vita dell'uomo, si svolge nel quadro di una cultura, che apre le strade degli incontri, fornisce i mezzi della comunicazione, consente lo svolgimento dell'attività. (segue)
Se un uomo è sradicato dalla sua cultura, dal suo ambiente culturale, è sradicato dalla vita: diventa un essere anonimo, impersonale, sperduto in una folla di uomini altrettanto anonimi e impersonali, in balia di uomini che non conosce, di eventi che non controlla, di decisioni cui non partecipa. È LA QUOTIDIANA TRAGEDIA DEGLI EMIGRANTI che voi, fratelli algerini, conoscete bene come la conosciamo noi italiani.
RispondiEliminaDistruggere o contaminare una cultura significa distruggere la dialettica del momento individuale e del momento sociale che è il ritmo della vita dell'uomo, significa spersonalizzare, gettare nell'anonimato, nel vuoto di un'esistenza puramente materiale, che non ha più calore di vita, che non ha più dimensione umana. Se viene a mancare la cultura, che è l'atmosfera in cui bagna la vita culturale dell'uomo, cioè la sua vita comunitaria e sociale, anche il momento individuale perde la sua linfa e si isterilisce fino a diventare un mero automa che si muove per effetto di spinte esteriori, subite ma non interiorizzate, in forza di una coesione sociale anonima non assimilata, non fatta sangue del proprio sangue.
Ecco perché abbiamo giudicato che la difesa dell'identità culturale di un popolo fosse un dovere primario, e perciò, se vogliamo sul serio impegnarci sul terreno di lotta che noi stessi abbiamo scelto con la Dichiarazione dello scorso anno, cioè sul terreno della difesa dei diritti dei popoli, questa è la prima seria battaglia da impegnare…” [L. BASSO, Discorso introduttivo, in I Diritti dei popoli, ottobre 1977, n. 10/11, 5-10].
E nel 1978 così continuava:
“… Il capitalismo è riuscito ad estendere il suo dominio praticamente su quasi tutto il mondo, cerca la materia prima ovunque gli faccia comodo, sovvertendo governi, distruggendo stati, suscitando guerre civili, non importa, purché la società multinazionale arrivi ad avere il valore (?) che le serve.
Vende in tutto il mondo, distruggendo le economie, gli artigianati e le piccole industrie locali. Preleva, come ai tempi della schiavitù dei negri, sottratti dall’Africa e portati in America, PRELEVA UNA MANODOPERA DOVUNQUE LA TROVI AL MINOR PREZZO.
Domina questo mercato mondiale, impone le sue leggi e sovverte tutte le istituzioni per avere ovunque governi che siano al servizio degli interessi del partito e degli interessi del grande capitale…
Se dovessi pensare che questo sistema di vita che, come ho detto poc’anzi, si maschera molto bene grazie all’ipocrisia, che si presenta molte volte in forma apparentemente accettabili, se dovessi pensare che questo fosse veramente il destino dell’umanità, che questo che si chiama progresso rappresentasse veramente il nostro futuro, dovrei disperare delle sorti dell’uomo, anche a lontana scadenza, perché sarebbe una ricaduta totale nella barbarie…” [L. BASSO, Saluto alla Rete, V Convegno nazionale della Rete Radiè, Rimini, 29 aprile-1 maggio 1978].
Io proprio non riesco a capire, Presidente, cosa ci sia di sbagliato nel discorso di Lelio. Non credo che sia solo un problema di “livello culturale”…
E, come al solito, il problema non siamo noi che capiamo benissimo la naturale base umanistica dell'esistenza e della dignità umana.
EliminaE, forse, non lo sono neppure i tanti che oggi non hanno più le risorse culturali per capire il discorso di Lelio.
Il problema è capire COME siano riusciti a convertire questa dissonanza cognitiva, e questa desertificazione della naturale tendenza dell'essere umano alla dignità, in una iperconvinzione di massa.
E capito il COME, sperare poi che ancora ci sia un rimedio (che non sia un bagno di sangue senza precedenti nella Storia umana).
Mi fa molto piacere scoprire che Lelio Basso considerasse la lingua come l'elemento fondamentale della cittadinanza (non conoscevo questo suo discorso quando ho scritto il mio commento al post precedente).
EliminaPer quello che riguarda invece:
""Ma se, nel breve periodo, tale iniezione di "nuovi cittadini" porterà obiettivamente un grande vantaggio elettorale, altrettanto non si potrà ritenere per il futuro""
penso che potrebbe succedere (a parti invertite) come a fine ottocento, quando il movimento socialista lottava per il suffragio universale (non di genere, in quanto si voleva solo allargare la base elettorale agli operai), sperando di raggiungere piu' facilmente il potere per quella via, ed ando' invece incontro ad una cocente delusione.
L'eterogenesi dei fini e' infatti un fenomeno noto.
Il celebre 'proletari di tutto il mondo unitevi' falli' quasi subito, ma, nel tentativo di destabilizzare l'impero russo la finanza anglosassone, che aveva a libro paga i 'rivoluzionari di professione' fin dai primi del novecento, fini' invece per far nascere l'Unione Sovietica (che e' pure durata oltre 70 anni).
Qualunque legge di natualizzazione si fara' (ove mai), considerando che si tratta di un espediente tattico ordo-liberista, converra' quindi concentrarsi su un immediato referendum abrogativo.
Non so se si è notato che i referendum abrogativi incorrono, con sempre maggiore frequenza, in statuizioni di inammissibilità dela Corte costituzionale, spesso curiose e piuttosto extratestuali: http://orizzonte48.blogspot.it/2017/01/il-quesito-sullart18-e-lalieno.html
EliminaMa non è tutto qui: su una questione di tale impatto emotivo, i media (che tale impatto hanno creato, suscitando milioni di blateranti "razzismo-xenofobia!"), produrrebbero il maggior sforzo propagandistico possibile. Quantomeno, inducendo l'ASTENSIONISMO.
Infine, rimane la formula di aggiramento più importante: la legge, ove il referendum dovesse comunque svolgersi e coi sondaggi "buttasse male", verrebbe certamente cambiata in fretta e in furia con "abili" modifiche su aspetti secondari, che riprodurrebbero, in nuove proposizioni, la sostanza dell'oggetto referendario ("voucher" ti dice qualcosa?).
Ah: e se proprio tutta questa serie kafkiana di sbarramenti fosse superata, e dunque si arrivasse a un risultato abrogativo del referendum, c'è sempre la forte possibilità che la venga votata in parlamento una nuova legge sostanzialmente riproduttiva di quella abrogata, cioè comunque "abilmente" cambiata in senso elusivo dell'esito rerefendario. E' già accaduto, peraltro.
Il problemino, sotto questo specifico aspetto, e come con Francesco abbiamo evidenziato più volte, è l'assenza di un ricorso diretto alla Corte per casi elusione delle sue sentenze o, come nel caso, dei risultati di un referendum.
E considera poi che i milioni di cittadini stranieri divenuti italiani in virtù della legge da abrogare, nel frattempo (nel paio d'anni necessari per arrivare al referendum stesso), comuque voterebbero.
Sia al referendum (o si asterrebbero, contribuendo al fallimento del quorum), sia per eleggere qualsiasi parlamento, consiglio regionale o Sindaco che sia.
Tra l'altro, c'è da considerare che un'applicazione biennale della legge, con centinaia di migliaia di nuove cittadinanze rilasciate in base a provvedimenti ormai divenuti esecutivi, sarebbe con ogni probabilità ritenuta "rapporto esaurito": ciè è impensabile che si assista a complicatissime revoche delle cittadinanza nel frattempo concesse.
Come?
EliminaPartirei dal tradimento dei chierici (nel senso adattabile al discorso condotto in questo post) - sulle ragioni del tradimento non mi soffermerei, si può essere cani in svariatissimi modi, è solo un problema secondario di declinazione della meschinità. Si tratta di coltissimi diversamente imbecilli.
Dai chierici, a cascata, ai chierichetti (la scuola, la nostra maledetta "scuola di fatto", ridenominabile Piddinia, che temo tale sarebbe anche senza gli ukase ministeriali che riceve sistematici).
Ma: chierici senza i preti? Non sia mai che escludiamo la più immane ONG della storia (NG? Il Vaticano ce l’ha un governo, la chiesa pure ed esercita vincoli esterni poderosi sulle coscienze dei pii. Altro che libero Stato: ne prescinde!). E infatti in questo blog si è tutt'altro che esclusa l'influenza della chiesa.
Dei media merita parlare?
Operatori STRUTTURALMENTE mercenari, dunque coristi all'unisono, contractors al soldo della fiumana liberal(e). E sappiamo il soggetto (plurale, ma sono oligoi!) UNICO che li possiede.
Il come mi pare abbastanza chiarito, Presidente.
Io, per me, fatico a intravedere piuttosto il cosa, un da farsi che non sia questo paziente e illuminato gutta cavat lapidem cui Lei qui, e noi dove e come possiamo, diamo luogo.
Ma il nostro è un impianto a goccia, mentre ESSI sganciano napalm dai bombardieri: il turgore innaturale nel labbro della Gruber fotografa bene il nostro tempo. È tutto lì, e nel "servizio di Paolo Pagliaro".
@Luca Cellai
EliminaIl "celebre" « Proletari di tutto il mondo, unitevi! » non può fallire perché è una esortazione che ricorda che l'agente primo della Storia è il conflitto tra classi. Ovvero esorta a ragionare sempre e comunque per classi anche quando, ad adombrare il conflitto distributivo, ci sta la nazionalità.
Quindi era - nella prassi - un invito a tutti i partiti comunisti e socialisti a collaborare a livello internazionale proprio perché il "il capitale è internazionale, i lavoratori no".
(Erano i rappresentanti, i dirigenti dei partiti che discutevano in varie lingue in tutta Europa ed USA - ad iniziare dal poliglotta Marx che veniva costantemente letto da Lincoln - a produrre l'Internazionale)
Poiché il capitale vuole sempre il suo profitto, diversifica sempre il rischio (quando proprio non può truccare le carte) e gioca sempre su più tavoli.
E, come saprai, gli essenziali finanziamenti di cui hanno potuto godere i bolscevichi non erano praticamente nulla rispetto a quelli ricevuti dai "bianchi".
A leggere sul serio il pensiero dei grandi protagonisti delle lotte socialiste quando il socialismo esisteva, ci si imbatte in uno smarrimento senza fine: per la profondità, la cultura, l'intellettualità e la vibrante tensione morale di chi affrontava la prassi con un idealismo senza pari.
Ora l'idealista viene deriso come un imbecille che non sa come gira il mondo.
Per il resto, come per lo Ius Soli, i frame che vanno a banalizzare da un lato o dall'altro l'unico reale percorso che ha portato alle democrazie moderne, sono volti al divide et impera.
Basti ricordare che (ringraziando come sempre Arturo): « The mainly English and French militants had come together in London firstly to rally solidarity with the various international liberation struggles underway, including that for Polish independence, Italian unification and support for the North against the slave-owning South in the American Civil War. Their second reason for forming such an organisation was because in a recent economic downturn attempts had been made by employers to play English and French workers off against each other through the use of immigrant labour to try and break strikes. Trade unionists on both sides of the Channel wanted to counter this blatant “divide and rule” strategy. »
Quindi le prime ragioni per cui fu fondata la Prima Internazionale furono l’appoggio a lotte per l’indipendenza nazionale e la prevenzione dell’uso di lavoratori immigrati in funzione antioperaia.
Andiamo avanti: « When tailors went on strike in Edinburgh and London in 1866 for example, the IWMA were able to prevent their masters bringing in strike-breakers from Europe and Germany. » (Fonte)
Ci fosse bisogno di conferme : « The conditions of the daily struggle (especially in such comparatively advanced countries as England and France) suggested to the workers the need of forming an international union of proletarian forces for a number of purposes. Among these may be mentioned: the sharing of experience and knowledge; conjoint efforts on behalf of social reform and improvements in the condition of the working class; the prevention of the import of foreign workers to break strikes; etc. Thus the needs of the industrial struggle gave an impetus towards the formation of the workers’ international. » (Fonte)
Che piaccio o meno rispetto alla propria personale ideologia, la via verso la democrazia è stata tracciata - in primis - dai socialisti. E va riscoperta tutta l'opera ripulendola dall'orwelliana falsa coscienza dei "liberali di sinistra e di destra".
@Bazaar
EliminaIl celebre appello di Marx ed Engels "Proletari di tutto il mondo unitevi" era praticamente rivolto al solo mondo dei proletari di UK, Germania, Francia (e forse Nord Italia, ma molto forse).
Che nei Paesi (a rigore dovrei dire imperi) citati non ci fu nessun successo significativo del proletariato (cio' che intendo con 'falli' quasi subito') non lo dico io, lo dice 'apertis verbis' V. I. Lenin al Congresso di Baku del 1920!
https://www.marxists.org/archive/lenin/works/1920/jul/x03.htm
Lenin indica pure il motivo del fallimento: 'labour aristocracy', che tradotto in soldoni significa che siccome i proletari degli imperi allora in lotta per la spartizione del mondo vivevano relativamente meglio di quelli delle colonie (in quanto comunque percettori di una quota parte della ricchezza tolta alle colonie), i loro leader politici (labour aristocracy) risultavano per forza di cose riluttanti a lottare fino in fondo.
Personalmente concordo con Lenin, un vero socialista non puo' esibire il passaporto di un impero e neppure sostenere un progetto imperiale come Leuropa.
Certo, avevo capito cosa intendevi: ed è giusto il riferimento all'aristocrazia operaia.
EliminaSemplicemente mi sono preoccupato di sottolineare la natura esortativa e la prassi conseguente al celebre "slogan" per mostrare la contrapposizione del cosmopolitismo borghese della sinistra post-sessantottina e liberale, con l'inernazionalismo dei socialisti.
Praticamente tutta la simpatica sinistra antirazzista, antifascista ed antileghista darebbe oggi ad un neo-socialista dello spessore di Marx del razzista, del nazionalista fascista e dello xenofobo.
La prospettiva storica della de-natalita' puo' essere affrontata dall'Italia in una via non preventivata dall'ordoliberismo .
RispondiEliminaQuesta via e' la robotizzazione di processi produttivi normalmente affidati al "lumpenproletariat" .
Faccio l'esempio dell'agricoltura: quella italiana e' fra le piu' costose (e pertanto piu' ricche) al mondo, un investimento pubblico di ricerca e sviluppo per sostituire la semina / raccolta da umani sottopagati importati con robot che costano ancora meno generando occupazione di ingegneri italiani e' una via possibile .
Posso assicurare che in Italia non manca nulla per realizzare tale indirizzo .
La de-natalita' comporta un arricchimento degli eredi ed un aumento automatico della concentrazione del capitale .
Passare da 60 milioni a 45 milioni non e' un dramma se tutti possiamo vivere con uno standard di benessere sociale elevato.
In un futuro molto futuro si porra' il problema della cittadinanza dei robot , ma non ora .
articolo molto bello ma teniamo sempre presente che è innanzitutto il popolo di questo paese che da deciso la propria futura sorte, l'ha deciso quella grossa fetta d'Italia che vota i partiti che propongono questa disfatta, come lo ha deciso quella fetta d'Italia che non sta più votando, come lo hanno deciso tutti i partiti del panorama politico italiano che se ne guardano ben di svegliare la gente organizzando manifestazioni costanti di pressione. I popoli quando non sono leoni sono pecore ad ogni uno il proprio status, il coraggio di questi tempi è un lusso che pochi si possono permettere.
RispondiEliminaIn realtà, proprio con riferimento a QUESTO parlamento (che, INFATTI, sta votando questa legge), è la Corte costituzionale, pur con un'ambigua titubanza, ad escludere che il popolo italiano "abbia deciso".
Eliminahttp://orizzonte48.blogspot.it/2015/04/alla-vigilia-del-voto-sulla-nuova.html
Se mi posso permettere, secondo me le elite che tramite la UE ci chiedono questa facilitazione nel concedere la cittadinanza, non sono per niente in grado di prevederne gli effetti futuri, e certamente l'ipotesi che Quarantotto prospetta di un'evoluzione opposta a quella prevista e desiderata è una possibilità anche se ovviamente ogni previsione di lunga gittatas ha un grado di incertezza elevata.
RispondiEliminaIl punto è che costoro neanche si occupano di previsioni a lungo e neanche a medio termine. A mio parere, costoro hanno ormai assunto una logica del tirare a campare giorno dopo giorno, poichè non possono non rendersi conto di come la politica che impongono al mondo all'intero occidente ed anche al di fuori di esso vada a portare a un vero e proprio collasso dello stesso ordinamento civile dell'umanità.
Insomma, non facciamogli il favore di concedergli una volontà ed una capacità di programmazione che essi in tutta evidenza non hanno.
La loro logica è il "simmetrico" derivante dall'idea negativa della democrazia che ESSI hanno: cioè i parlamenti svolgono politiche di clientelismo e concessione di ingiusti privilegi per ottenere la rielezione a breve termine.
EliminaSempre sul breve termine, ma per fini opposti (frazionamento del corpo elettorale nella lotta su conflitti sezionali e diritti cosmetici, mentre si smantella indisturbati il welfare) è dunque svolto anche questo ragionamento politico (di sostanziale ulteriore neutralizzazione dei poteri decisionali dei parlamenti).
Poi, l'evoluzione è nel senso di rendere inutile definitivamente, mediante varie forme di abolizione conclamata o strisciante, lo stesso suffragio universale.
Ma questa abolizione, inevitabile perché il conflitto sezionale prima o poi mostra la corda di fronte alla inasprita realtà del conflitto di classe, è anche condizione di auto-disattivazione definitiva della sedazione cosmetica e, al tempo stesso, di incentivazione delle masse degli esclusi alla autorganizzazione sindacale e, poi, di conseguenza, politica.
Ma ancora non siamo a questo punto. Per ora...
http://orizzonte48.blogspot.it/2017/05/la-scenaggiatura-il-truman-show-in.html
Leggo con orrore, che già sviluppano robot soldato e chip di potenziamento che permettono di ricevere e inviare dati tra uomo e computer, ho la sensazione che qualcuno nutra la speranza di vincere la partita eliminando tutta la fazione opposta.
Elimina"Questo insieme di previsioni, in pratica, determinerà un'ondata di nuove cittadinanze nell'ordine di svariate centinaia di migliaia di persone, (potenzialmente milioni), concentrate in, presumibilmente, pochi mesi (quelli, in teoria, necessari a perfezionare le pratiche che si accumuleranno tra richiedenti rimessi in termini e richiedenti che avranno comunque maturato i requisiti dopo l'entrata in vigore della legge: tagli al personale delle prefetture e dei commissariati permettendo...)."
RispondiEliminaE aggiungo anche degli uffici anagrafici dei Comuni.
Un post che per fortuna offre argomenti precisi e dettagliati, come al solito ovviamente. Grazie.
Tutta la retorica europea nelle raccomandazioni all Italia è esplicitamente intrisa di razzismo verso i porci sud europei...ci dicono ogni giorno che in quanto Italiani siamo inaffidabili, disonesti, dissoluti...e poi saremmo noi quelli razzisti.
RispondiEliminaPAROSSISTICI PARADOSSI ovvero LA MALVAGITA' DEL MALE
RispondiEliminaA margine delle considerazioni di '48 sorgono considerazioni che risultano essere l'acme (ndr, il punto più alto) di processi morbosi (“dell’ira, del furore, della passione; il suo corpo, già così stremato, pareva bruciare le poche forze che gli restavano in parossismi di rivolta e di odio“ ).
La singolarità morbosa è l'attualità fattuale che da un lato vuole dissolvere le identità culturali e le consapevolezze sociali di comunità e, nello momento, riaffermare un “supposto” riconoscimento identitario: lo jus solì (ndr, .. meglio “jus sòla”).
Conclusioni inaccettabili che sgorgano da premesse ritenute “accettabili” per mezzo del solo ragionamento del free trade.
Deformazioni orogene (ndr, della formazione di rilievi .. non solo geografici) cui solo lo studio antropologico della criminalità sociopatica potrebbe aiutare ad identificarne la genesi.
"Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto
una voglia di pioggia”.
Ps: solo “la bellezza salverà il mondo” ma ESSI non sanno neppure cosa sia: non ha prezzo.
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RispondiEliminaSplendido post.
RispondiEliminaCredo che un altro elemento che alla fine si ritorcerà contro sarà la vicinanza con la ricchezza ed il benessere dei pochi che guadagnano da questa situazione economica: a meno che le élite non prendano alla lettera l'insegnamento di Elysium e si costruiscano una base spaziale per allontanarsi anche fisicamente dal popolo (ed alcune nuove urbanizzazioni per ricchi in zone isolate del pianeta suggeriscono che ci stanno pensando...) i nuovi cittadini, passato il ricordo dei genitori della povertà della situazione di partenza, vivranno davanti ai loro occhi il contrasto distributivo fra ricchi e poveri (l'indice di GINI sta aumentando anche in Italia) e, avendo nel frattempo studiato i principi occidentali di uguaglianza, cooperazione,fratellanza, ecc. che permeano cosmeticamente persino i Trattati europei, non saranno più così inclini ad accettare lo statu quo. Essendo poi non condizionati da decenni di propaganda autorazzista e mentalmente fiaccante, avranno le energie per ribellarsi, proprio in nome di quei principi democratici da cui sono stati "attirati". L'esempio vicino dell'opulenza è molto più irritante del sentirne lontanamente parlare...
Non so se lo comprendono, ma le élite si stanno allevando in seno dei fieri rivoluzionari non condizionati: auguri...
Hai colto il punto e lo hai espresso benissimo.
EliminaPer capirlo basta non pensare in termini di breve periodo ma di traiettoria inevitabile in cui si colloca l'attuale "pensata".
Chiedo scusa se faccio l'avvocato del diavolo, ma se si parla di seconda generazione la propaganda "autorazzista" avrà avuto qualche decennio per agire anche su questa che sarà per di più cresciuta in un contesto di precarietà lavorativa considerata ormai come inevitabile. A meno che i genitori non riescano a trasmetterle la coscienza di un contesto diverso che pero' per la maggior parte non hanno sperimentato, essendo stati involontariamente uno dei fattori che ha provocato la precarietà stessa (quanto ha risparmiato grazie all'immigrazione lo stato di assistenza agli anziani, quanto i padroni delle fabbriche e dei servizi logistici, quanto gli agricoltori? altro che "pagare le pensioni").
EliminaQuali strumenti culturali opporre a tutto questo, quale consapevolezza politica? i Trattati semincomprensibili studiati forse a scuola, ammesso che ci sia una scuola e che essa insegni qualcosa a questa gente? le preghiere di qualche frustrato ossessionato dal corpo altrui?
Certo la "traiettoria inevitabile" conoscerà un giorno un equilibrio diverso degli interessi. Ma nell'arco di una generazione questa palingenesi nata dal "nuovo sangue" che sfocia in una radicale opposizione consapevole a livello di comunità immigrate non ce la vedo; meno ancora ci vedo, purtroppo, una fraternizzazione con i poveri indigeni, per ancor maggiore povertà culturale in questo senso; purtroppo gli esempi concreti oggi paiono essere il cambiamento delle mete dell'emigrazione o la radicalizzazione sulla cultura d'origine, peraltro vissuta in modo totalmente distorto anch'essa.
Cose che non tangono più di tanto chi vive ancora sulla terra, ma cosi'.
La propaganda autorazzista ha come presupposto "le colpe dei padri" per la creazione dell'orribile debito pubblico che ci opprime. Difficile dire ai nuovi italiani che i loro genitori hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità e che ora devono espiare...
EliminaPer il resto (e qui ti do parzialmente ragione), come ho messo in evidenza in un mio articolo su Asimmetrie, c'è un pericolo concreto, che vale per tutti: se non cambia qualcosa adesso, le nuove generazioni avranno conosciuto solo la crisi e queste politiche di aggiustamento (verso il basso), per cui quando ci sarà una crescita, ovvero quando queste politiche saranno state pienamente attuate ed avremo una disoccupazione intorno o superiore al 20% con distruzione del poco welfare che ci rimane, la vivranno come una vittoria e si adatteranno al nuovo tenore di vita.
Resta da vedere se faranno prima i governanti a farci fare la fine della Spagna o i nuovi e sperabilmente anche i vecchi italiani ad incazzarsi...
La relativizzazione di massa, per assuefazione temporale, del concetto di benessere sociale è SICURAMENTE lo scopo della costruzione ordoliberista €uropea.
EliminaMa non si tiene conto della distruttività del sistema, in termini di finanziarizzazione-instabilità finanziaria: anche concentrando in pochi mega-operatori il sistema bancario, è proprio la conseguente struttura del mercato del lavoro e del consumo (divenuto credito elargito su risparmio futuro sempre più aleatorio) che porta a scoppio di bolle di crescenti dimensioni.
Gli USA ci mostreranno presto la via: anche acquistandosi tutto on line (stanno scomparendo intere legioni di franchising e di marchi), si tratterà essenzialmente di acquisti con carte di credito. E gli acquirenti-debitori saranno sempre più, simultaneamente, degli effettivi o potenziali disoccupati da rivoluzione digitale e precarizzazione/sottoccupazione.
E' sostenibile un sistema dominato dalla finanza, a livelli ipertrofici, che "mangia" letteralmente la domanda e l'economia reale, distruggendo nel medio-lungo periodo la stessa capacità produttiva (cioè gli investimenti in capitale fisico e la stessa infrastruttura di suo collettivo)?
E quanto a lungo può funzionare l'eventuale assuefazione a questo modello, che non si può permettere scossoni periodici che sono invece inevitabili?
Non certo concedendo un reddito di cittadinanza che sarebbe tagliato costantemente, ad ogni crisi ricorrente, e quand'anche si fosse abolito tutto il welfare...
Scusi, ma le recenti votazioni in Francia non negano parzialmente quanto da Lei pronosticato?
RispondiEliminaIn Francia vi sono molti francesi di origine straniera che, pur essendo in condizioni economiche medie peggiori, non hanno esitato o a non votare o a votare per il rappresentate degli stessi poteri che li hanno tenuti poveri ma comunque francesi.
Oppure il pericolo lo percepiscono e si stanno già organizzando reprimendo da una parte il potere democratico spostandolo al di fuori del controllo locale e quindi rendendolo sempre meno influente e quindi inducendo l'astensionismo, dall'altra il potere militare limitando quello locale (con scuse di tipo razzista e inefficacia grazie ai tagli economici) a favore di un sovrastatale apparato di sicurezza che, indipendente dal potere democratico, sarà a completa dipendenza delle élite per la loro protezione.
Più passa il tempo, più questi mi appaiono sempre un passo avanti, ogni volta che sta scricchiolando qualcosa tirano fuori l'asse dalla manica.
Forse sì, forse no.
EliminaIn Francia, come abbiamo qui già più volte evidenziato (e si veda anche goofynomics al riguardo), non hanno ancora veramente assaggiato la "sferza" dell'aggiustamento gold-standard voluto dall'€uropa.
Inoltre, la condizione degli immigrati in Francia si lega moltissimo al loro passato colonialista; ben più ampio, duraturo e protratto (in varie forme) fino ai nostri giorni.
Questo, tra l'altro, spiega il perché è stata adottata la loro peculiarissima forma di ballottaggio alle legislative (per De Gaulle, un "golpe permanente"), che favorisce di per sè l'astensionismo e l'assetto (più che) moderato dell'esito elettorale.
Ora, in ogni caso l'accentuazione del paradigma liberista, come abbiamo sempre visto anche in recenti post, conduce ad un aumento dell'astensionismo (figuriamoci in Francia, dove, comunque, la tradizione storico-sociale-etnica è ben diversa rispetto a quella italiana).
Qui stiamo parlando, invece, proprio degli scenari che derivano dal portare alle estreme conseguenze la tendenza all'astensionismo, che favorisce la demolizione accelerata del welfare: a un certo livello di immiserimento oggettivo e MASSIFICATO, l'idraulicizzazione delle elezioni non funziona più.
Neanche col sistema del conflitto sezionale: gli USA ci daranno la riprova di ciò.
Queste tendenze, che certo non lasciano altra alternativa che l'aperto autoritarismo e l'abolizione del processo elettorale, si manifesteranno nei prossimi anni: dapprima in modo incerto e "strisciante", poi in modo esplosivo.
ESSI non è che non fanno calcoli: ma li fanno sbagliati.
I media e il controllo accademico-culturale funzionano ma non possono evitare gli "shock addizionali" del capitalismo sfrenato.
Altrettanto ovviamente, non sarà una passeggiata di salute...
L'esplosione incontrollabile del conflitto sezionale non è un'ipotesi remota.
EliminaLe tensioni sono molteplici e lo ius soli non farà nulla per attenuarle, anzi benché la cittadinanza stia venendo svuotata di qualsiasi valore, darla a gli immigrati non farà altro che accentuare le tensioni.chi è entrato in contatto con la durezza del vivere e ha visto le sue condizioni di vita degenerare, la sua dignità calpestata, non digerirà questa discriminazione al contrario ancora a lungo, i nostri governanti credo facciano molto male i conti stanno mettendo nella stessa gabbia delle belve affamate a litigarsi un osso dimetichi che nella gabbia ci sono anche loro.
Poi vorrei aggiungere che sbagliano anche il computo elettorale, mon credo che i nuovi cittadini compenseranno il numero degli italiani che si inemicheranno con lo ius soli e la pletora di riforme ordo liberiste che hanno in programma, sempre se i nuovi cittadini li votino cosa su cui nutro forti dubbi.
C'è la possibilità, se non la certezza, che il conflitto di classe non potrà che risolversi in un bagno di sangue. Questo per l'esito combinato da un lato dell'applicazione di austerità distruttiva di capacità produttiva, imposta per trattato al fine di salvare la moneta unica, ovvero il mezzo di conservazione dell'assetto sociale che privilegia i titolari della rendita finanziaria, e dall'altro dell'importazione di un esercito industriale di riserva nel vano tentativo di rincorrere il modello export led dell'industria tedesca. Mi sembra evidente che anche nel medio periodo la possibilità di sbocco politico delle rivendicazioni operaie dipende dalla riaffermazione di partiti e sindacati socialisti/comunisti che sappiano definire obiettivi comuni e portarli avanti organizzando la lotta della forza lavoro. Ma quando saranno mature le condizioni perché ciò si avveri, ben sapendo che è stato proprio il modello economico imposto dalla globalizzazione a determinare deindustrializzazione e successivamente privatizzazioni della grande industria pubblica italiana, quindi la frammentazione dell'interesse comune in interessi sezionali conflittuali, quindi la non rappresentatività della non élite, quindi l'astensionismo. Intanto il vincolo esterno continua ad agire e produrre disgregazione sociale, per cui vedo con preoccupazione un altro possibile esito: la presa del totalitarismo di destra che recuperi la sovranità asservendola ad altri disegni rispetto a quelli imposti dalla costituzione democratica.
RispondiElimina"Non sempre è una mossa intelligente contare sul fatto che la disperazione, la povertà e la disgregazione sociale possano essere blandite con un contentino..."
RispondiEliminaMossa intelligente sicuramente no, ma potrebbe trattarsi dell'ennesimo artificio diabolico di menti sociopatiche...
Dal tenore di questo bellissimo post intuisco che appartieniamo entrambi alla generazione 'profeta' della teoria generazionale.
https://en.wikipedia.org/wiki/Strauss%E2%80%93Howe_generational_theory
Se sia una buona teoria o una immane supercazzola francamente non lo so, ma il fatto importante e' che questa suggestiva teoria e' molto apprezzata dai pensatori ordo-liberisti (che pare la utilizzino per le loro previsioni strategiche 'a porte chiuse').
Quando accadde il 9/11 furono infatti in molti a pensare che l'evento fosse stato pianificato per determinare esattamente un punto di svolta generazionale (purtroppo quando governano dei sociopatici non c'e' limite alla follia).
La teoria generazionale prevede l'imminente arrivo di una crisi planetaria (una guerra mondiale oppure Elisyum potrebbero benissimo giungere durante il picco della crisi) e normalmente non c'e' profezia piu' auto-avverantesi di una profezia oggetto di fede da parte di chi comanda.
Quando ragiono su questi fatti tendo a cadere in depressione, a perdere la speranza nella democrazia e mi domando pure se non sia migliore il bi-millenario sistema di governo di Santa Romana Chiesa, in cui un monarca assoluto nomina quelli che dovranno eleggere il suo successore: statisticamente un monarca illuminato ogni tanto dovrebbe pur capitare rispetto alla odierna desolante successione di sociopatici ordo-liberisti....
Ma poi tutto passa, rileggo qualche pagina del Vangelo e rivaluto il potere concesso da Gesu' Cristo a tutti i cristiani di 'scacciare i demoni' con le loro opere (cioe' in ultima analisi il potere di 'cambiare la struttura' prendendo coscienza ed operando di conseguenza).
La generational theory è una boiata pazzesca.
EliminaSi tratta di un "filmetto" propagandistico girato, con grande profusione di mezzi (tant'è che intride di sè un'intera schiera di film USA), per sedare ogni possibile contestazione al predominio dell'oligarchia e distrarre dalla distruzione delle classi medie.
Mentre in Italia si sta per approvare in via definitiva la legge sullo ius soli, tanto sollecitata da L€uropa, è notizia di questi giorni [v. qui: http://www.oltrelalinea.news/2017/05/18/limmigrazione-mette-in-crisi-anche-svezia-e-lussemburgo/] che "...un’altra “patria” del benessere (e delle banche) alza bandiera bianca e mette un freno all’arrivo degli immigrati: è il Lussemburgo del presidente della commissione Europea Juncker. Il granducato ha infatti annunciato la riduzione della quota giornaliera per i richiedenti asilo da 25 a 23 euro (parliamo del paese più ricco del Continente, con un costo della vita che chiamarlo alto è un eufemismo, dove la quota giornaliera per l’accoglienza era già di gran lunga inferiore a quella italiana, paese con un PIL 4 volte inferiore al Lussemburgo e con problematiche occupazionali e sociali maggiori) e lo stop “momentaneo a nuovi ingressi”. Insomma, un paese messo in “crisi” e in allarme “identitario”, come ha dichiarato il dipartimento all’immigrazione del Granducato,…. da appena 1400 richiedenti asilo! Numero equivalente ad una mezza giornata di sbarchi in Italia...".
RispondiEliminaVedo che qualcuno si è lamentato, ma le approfondite analisi del Presidente e di alcuni suoi commentatori richiedono sì ponderazione, ma una volta assimilate conducono il lettore ad un altissimo livello di consapevolezza perché si tratta di argomentazioni logico-giuridiche rigorose, scientifiche (oserei dire "evidence based") che ti portano dritte alla Verità. Detto ciò, vorrei solo porre una domanda e premettere una breve considerazione. Quando si esamina il fenomeno dell'immigrazione in Italia sale lo sconforto, perché un fatto che è al contempo una grande opportunità ma anche un potenziale pericolo (socialmente parlando) sembra venire affrontato, more solito, in modo estemporaneo e soprattutto sotto la spinta di forze de Leuropa che si celano, ma neanche troppo, dietro i soliti Quisling nostrani. Infatti sin dall’inizio di questa legislatura, al cospetto dell’enorme mole di problemi da affrontare e quasi come se i diritti umani fossero il principale problema dell’Italia (!), si sono subito presentate proposte di legge e si è molto disquisito in tema di cittadinanza (ricorderete le polemiche sollevate dall’imprevisto ministro Kyenge e la sua boutade sul meticciato) e il lavorio sembra giungere — purtroppo — alla sua esiziale conclusione proprio in questi giorni. Ma questo Parlamento, in finta e indefinita prorogatio, e soprattutto questo/i Governo/i quale LEGITTIMITÀ POLITICA hanno di legiferare su certi delicatissimi temi? Se la sovranità appartiene al Popolo, Lor Signori sono in grado di dimostrare che il Popolo italiano li ha effettivamente votati sulla base di un programma che prevedeva proprio l'allentamento delle regole per lo "ius soli" che la composizione del "popolo" vanno precisamente a modificare?
RispondiEliminaL'originale del grafichino excel (in risposta alla risposta sul blog di Bagnai): https://twitter.com/Andunedhel/status/709040837519347712
RispondiEliminaUn post di lucidita' e logica impeccabili cosi' come le considerazioni argute e (purtroppo) frustranti di chi ha commentato con intelligenza e visione complessiva di questo specifico provvedimento facente parte chiaramente di un disegno complessivo che viene 'imposto' prima dai politici di minoranza (era nella piattaforma di SEL) e poi fatto esplodere nel giro di 15 giorni come un'emergenza da affrontare con impellenza superiore a qualsiasi altra.E piu' si alzano i toni della protesta popolare contro la marea migrante e piu' il sistema preme sull'acceleratore con forza e velocita' uguale e contraria.Impossibile definire le decisioni assunte da questa macchina infernale della imposizione politico-mediatico-legislativa come 'condivise' 'discusse' e tanto meno 'maggioritarie'.Certamente (e come ormai abbiamo ben imparato sulle tematiche economiche e amministrative) chi opera in tal senso,rispetta tutti i canoni 'formali' democratici e tutto quanto emanato sara' legittimo dal punto di vista dei regolamenti parlamentari e della Costituzione.Propongo percio' alcuni stralci storici da un saggio di Claudio Azzara sulle invasioni barbariche che ci mostrano come superati certi limiti di espansione,un modello politico e sociale entri in crisi con dinamiche graduali ma inarrestabili che portano al disfacimento periodico dei sogni Imperiali e delle illusioni imperialistiche.Non pochi i parallelismi con la contemporaneita' che viviamo.Ad ognuno la liberta' di cogliere similitudini nella gestione delle crisi,nei tentativi di Riforma,nei fallimenti di chi crede che basti 'progettare' un modello sociale-economico,che si possa puntellarlo ottusamente a dispetto di ingiustizie,errori,falsita' anche con la forza.In quel momento si entra nella fase finale piu' drammatica della Storia:quella dei conflitti e del declino.
RispondiElimina“Insomma il quadro sociale del tardo impero era molto piu' complesso e conflittuale di quanto in genere non sia creduto,anche sul piano culturale ed etnico.L'estensione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'Impero avvenuta nel 212 con la Constitutio Antoniniana di Caracalla,si limito' a sovrapporre una semplice denominazione ad una pluralita' di identita' locali ed etniche tra loro irrducibilmente disomogenee.Su questo complicato sfondo di trasformazioni istituzionali,di involuzione economica,di disagio sociale,di particolarita' non bene integrate,si innesto' pure,all'incirca a partire dal secolo III°, uno stato di crescente difficolta' militare sulle varie frontiere del dominio romano......Si riprese allora a fortificare i centri urbani all'interno delle province minacciate e la stessa Roma fu fornita da Aureliano di una nuova cinta muraria nel 271.La costante emergenza bellica esaltava inevitabilmente il peso dell'esercito,sul quale si fondavano ormai le stesse strutture politiche,nel senso di una complessiva 'militarizzazione' delle istituzioni,favorita da una concomitanza di fattori.Pressoche' tutti gli imperatori succedutisi tra il 235 e il 284 (cioe' fra il regno di Severo Alessandro e quello di Diocleziano) furono creati dall'esercito e da esso vennero imposti al potere.L'apparato militare,incaricato non piu' come un tempo,di estendere le conquiste di Roma,bensi di proteggere un impero in difficolta'dalla montante marea dei barbari,fini peraltro col rivelarsi paradossalmente,a causa dei criteri di reclutamento e di organizzazione che si andarono adottando,uno dei principali veicoli di affluenza dei barbari nel mondo romano” Pag.19 'LE INVASIONI BARBARICHE' ,Claudio Azzara.Il Mulino.1999
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