venerdì 9 giugno 2017

QUANDO E COME SI VOTA NON E' COSI' IMPORTANTE SE CHIEDI IL VOTO E PROMETTI LA CRUD€LTA' DEL CR€DITORE €STERO

https://ec.europa.eu/commission/publications/reflection-paper-deepening-economic-and-monetary-union_en

1. Ci pare utile, dopo lo strepitum dell'affossamento parlamentare della legge elettorale alla "pseudo-tedesca", riassumere le variabili interdipendenti che consentono di spiegare la dinamica di questo fine legislatura (comunque vada...).

1.1. Il primo punto di riferimento è che, allo stato, siamo in presenza di distinti sistemi elettorali, rispettivamente, per la Camera (Consultellum 2, risultante dalla sentenza, del 2017, della Corte costituzionale sull'Italicum) e per il Senato (Consultellum 1, derivante dalla precedente sentenza del 2014 sul Porcellum). 
A torto o a ragione, - sia sul piano logico che quanto al rispetto dei principi che dovrebbero guidare la nostra democrazia costituzionale-, questa diversità di leggi elettorali, fa tirare un ballo, da parte delle massime istituzioni della Repubblica, il "mito della governabilità (pp. 2.1.4-2.1.6.)". 
Questo "obiettivo-mito", posto enfaticamente a presidio di legittimità della correzione del proporzionale dalla stessa Corte costituzionale, non sarebbe perciò pienamente realizzabile nella congiunta permanenza di questo duplice sistema elettorale.
Da qui, deriva che l'indicazione del Capo dello Stato, ribadita subito dopo l'ultima pronuncia della Corte, è nel senso che non sia opportuno andare a votare senza un ulteriore intervento legislativo che determini una vera armonizzazione. E ciò, trovando adeguati punti di unificazione dei due divergenti sistemi di correzione del proporzionale attualmente sul campo, ovvero una nuova e ulteriore legge elettorale "bicamerale" scritta ab imis dal parlamento stesso: che è appunto l'ipotesi che sarebbe venuta a cadere ieri...

2. Il secondo punto di riferimento che sottolineiamo, ci consente di capire le difficoltà che hanno portato all'attuale (ma forse non definitiva) impasse sulla legge elettorale "ab imis".
E, (sempre nello stesso post, p.6) lo avevamo così evidenziato:  
" [si è ormai generata] una "prassi", non costituzionalizzata...ma nemmeno accusabile di illegittimità costituzionale, visto l'attuale orientamento della Corte (che, pur entro certi limiti, ritiene preferenziale il "valore" della governabilità). 
Vale a dire, la legge elettorale viene conformata in funzione del vantaggio elettorale della maggioranza che la vota.
E questo vantaggio, in verità, non può che essere "futuro", cioè legato ad una previsione sull'esito delle elezioni successive (in modo da vincerle e arrivare a governare).
Quindi, predicare, da parte di chiunque, un intervento legislativo di armonizzazione delle leggi elettorali, implica necessariamente, alla luce della "prassi" appena indicata,  promuovere la formazione di una futura maggioranza di governo.
In altri termini, la maggioranza che voterebbe l'auspicata (da più autorevoli parti) correzione coerente del proporzionale (o un maggioritario costituzionalmente bene accetto), equivale alla maggioranza probabile (in base ai sondaggi elettorali attuali) che dovrebbe governare
Salvo, ovviamente, il caso di un accordo "generale", ascrivibile alla stragrande maggioranza dei gruppi politici presenti in parlamento (nel qual caso, la "prassi", il "secondo elemento" qui segnalato, sarebbe messo da parte: ma su ciò, attualmente, possono nutrirsi forti dubbi).
 Sarebbe infatti del tutto illogico il contrario: cioè che si formi una maggioranza sulla legge elettorale che ponga su fronti opposti e alternativi tra loro, e quindi che svantaggi, anzicché avvantaggiare, - quantomeno nei rapporti reciproci-, le forze politiche che congiuntamente votassero la nuova legge elettorale "armonizzata"."
Come si può oggi constatare, avevamo ragione a nutrire dei dubbi sulla tenuta di qualsiasi accordo "generale".

3. E questa variabile (della tendenziale coincidenza tra maggioranza per la legge elettorale e coalizione elettorale che poi aspira a vincere le elezioni e a governare) ci porta all'ulteriore punto di riferimento: la saldatura trasversale e pluripartitica su L€uropeismo, visto come garanzia di lasciapassare dei "mercati" alle forze politiche che lo sostengono, godendo del favore degli effettivi detentori della sovranità (nell'eurozona): l'€uropeismo consente di accampare una sostanziale investitura anticipata a governare, conferita da forze che prescindono dalla volontà del corpo elettorale e che, in verità, neppure ne fanno parte, perché sono tecnicamente "estere" (almeno nella loro direzione strategica di vertice).

4. Ma qui subentra un'altra variabile fondamentale (la quarta). 
L€uropeismo ha un costo per i partiti "endorsed" dall'ordine sovranazionale dei mercati: anzitutto, dover approvare, quantomeno a livello di proposta formalizzata, entro il 15 ottobre 2017, una pesante legge di stabilità (v. qui). 
Abbiamo già visto come Moscovici si sia affrettato a "non bocciare" la richiesta di Padoan (v.qui, p.3) di una forte attenuazione del consolidamento fiscale richiesto mentre, contemporaneamente, Draghi ha ventilato che il QE, pur nella forma attuale ridotta di acquisti a 60 miliardi al mese, potrebbe proseguire anche oltre la fine del 2017 (rammentiamo che il suo mandato scade il 31 ottobre 2019...dopo di che incombe Weidmann).
Oggi, nonostante, o "proprio per", le vicende relative al fallimento parlamentare della legge elettorale, il costo (ovviamente di popolarità e di consenso) della manovra di €uro-stabilità rischia di ricadere sul principale partito di governo, specialmente se, in mancanza di anticipazione della data elettorale, non varrà il presunto gentlemen's agreement dell'approvazione da parte di tutte (o quasi) le forze che avrebbero votato la legge elettorale (anticipatoria del fine legislatura), nella logica "tutti colpevoli nessun colpevole" (qui, p.6).

5. Attenzione, però.
La mitigazione dell'aust€rità promessa (a parole...) - ma non quantificata!- da Moscovici, e la prosecuzione del QE - data la sua ormai evidente limitata utilità in termini di spazi di manovra fiscale e di connessa reflazione "sana" (cioè con aumento di investimenti e di occupazione!)-, non sono sufficienti a porre elettoralmente al sicuro un qualsiasi futuro governo da un diverso e ulteriore fattore di impopolarità e perdita di consenso: il più ampio mutamento di assetto dei trattati che la Merkel sta lanciando sotto la bandiera anti-Trump della sua leadership neo-riformatrice e che sta emergendo in accelerazione in vista del redde rationem con gli USA previsto nel G20 "tedesco" del 7-8 luglio prossimi.
L'essenza di tale riforma a trazione tedesca avrebbe un devastante impatto nel medio periodo, che però non sarebbe nascondibile nell'immediato agli elettori italiani, come s'era fatto (mentendo) sull'Unione bancaria
Infatti, la riforma consentirebbe alle istituzioni €uropee di adottare direttamente ed escludendo anche formalmente il parlamento italiano, in Trojka-style, tutte le riforme e le manovre fiscali più draconiane a danno dell'occupazione e della patrimonializzazione delle famiglie italiane (v. qui, pp. 6-7). 

6. Ora, nella ponderazione benefici/costi del sostenere la bandiera de L€uropeismo in sede elettorale, e quindi nel cercare una legge comunque strumentale alla possibile formazione di una maggioranza €uropeista, questa potenziale impopolarità e perdita di consenso gioca un ruolo notevole. 
Per parte loro, le forze interne più conservatrici dell'€uroappartenenza e più legate all'oligarchia timocratica sovranazionale, abbiamo visto, si sono già scatenate
Ma c'è un dettaglio che non dovrebbe sfuggire ai nostri influenc€rs mediatici (e invece, curiosamente, gli sfugge): queste forze e questi soggetti economici, politici e mediatici, - che in realtà, come ci illustra bene M. LUCIA SERGIO, in "De Gasperi e la questione socialista – L’anticomunismo democratico e l’alternativa riformista", sono un unico gruppo di potere -, NON DEVONO PRESENTARSI ALLE ELEZIONI. 
E quindi non si preoccupano del consenso: gli basta, per sentirsi legittimati, un intero sistema mediatico osannante e ammirato (o preoccupato) di fronte a qualsiasi loro alzata di ciglio...

7. Dato questo quadro, ci sono alcuni aggiustamenti che la situazione richiede.
Questi aggiustamenti, sono ormai consigliati non tanto dall'approvazione della legge di stabilità in sé, la cui "pericolosità" sarebbe ormai in parte disinnescata, a prescindere dalla data in cui si voti (almeno in termini  di illusione finanziaria convergente tra Padoan e Moscovici), quanto dagli ancor maggiori rischi del trovarsi sul treno lanciato del riformismo verticistico della Merkel, destinato a scatenare il "piacere della crudeltà" dei paesi creditori verso l'Italia.
Ora, come già a gennaio (v.qui, p.9), i partiti filo€uropeisti senza alternative, in vista delle prossime elezioni, sono sostanzialmente 2...+1
Vale a dire, con una certa concordia già manifesta, il PD e Forza Italia. 
A questi, - in funzione di una maggioranza di governo che in nome della "responsabilità" sarebbe volta a trovare in parlamento, dopo le elezioni, la "governabilità", occorre aggiungere la formazione scissionista D'Alema-Bersani, conglomerata o meno con le nascenti schiere pro-Pisapia, che risultano comunque fortemente caratterizzate dall'essere pro-euro nonché pro-cessioni di sovranità, (che, appunto, sarebbero senza alternative nell'impossibilità di tornare indietro nell'integrazione €uropea).

8. Insomma, anche nella incoscienza o nel far finta di non vedere ciò che le riforme della Merkel effettivamente comportano in termini di desovranizzazione e di assetto sociale oligarchico a controllo estero, queste variegate forze pro-euro, mentre si sforzano di differenziare le rispettive posizioni su questioni secondarie ed essenzialmente cosmetiche, cercando di mantenere una formale distinzione tra L€uropeisti di sinistra e L€uropeisti di "centro-destra", invece, sulla questione essenziale (che è poi la intenzionale e supina accettazione del fatto che l'indirizzo politico fondamentale è ormai irrevocabilmente fissato dalle istituzioni dell'€urozona), si esprimono allo stesso modo, preparando quella che potrà essere una opportuna convergenza post-elettorale.

8.1. Ecco Pisapia:
"In questo caso le notizie dalla Francia sono positive. Macron è un'europeista convinto ma critico. Le regole europee vanno rispettate, ma cambiate quando è necessario. A settembre si voterà in Germania, e se come pare il presidente Schulz avrà un buon successo, potrà esserci un fronte compatto per modificare le regole di Bruxelles. Non per distruggere quello che si è costruito in 70 anni, ma per rispondere alla crisi più drammatica dell'economia dal 1929".
8.2. Ed ecco Brunetta, più "tecnico" ma sostanzialmente sulla stessa linea di auspicio, completamente scollato dalla realtà dei deliberati che sia il Parlamento europeo (qui, p.10 e qui, pp.9 e 10) che la Commissione hanno già adottato, prefigurando il quadro ("merkeliano") di riforme basato sul "piacere della crudeltà del creditore" e sul rafforzamento dell'antisolidarismo che già oggi (v. qui, p.7) è racchiuso nelle norme fondamentali dei trattati: 
"Quindi, sovranità in cambio di solidarietà. Questa dovrebbe essere la chiave del futuro: sempre più cessione di sovranità, cioè sempre meno di Stati nazionali, miopie egoistiche a livello nazionale, ovvero sempre di più osmosi, in cambio della solidarietà. Basta con cicale e formiche, basta con i compiti a casa, basta con l’ottica calvinista del ‘sei in crisi è colpa tua, arrangiati’. Non è questa l’Europa.
Per questo dico amate questa Europa con tutti i suoi difetti. Però lo scambio è questo: sempre più cessioni di sovranità a livello nazionale in cambio di coesione e solidarietà."

9. Dunque, la forza della necessità, cioè lo stato di eccezione dettato come di consueto dagli spread e dalla truffa del debito pubblico, stanno già preparando un governo di grande coalizione l€uropeista all'italiana: con le stesse formazioni politiche che avevano, per la verità, già sostenuto i governi Monti e Letta, ma con in più una spolverata di "nuovismo" e di politica "vicina alla gente e alla società civile", che il logoramento d'immagine di Renzi ha reso indispensabile (lanciando un nuovo cavallo "di complemento", su cui puntano le stesse forze mediatico-finanziarie, che avevano inizialmente dipinto Renzi come "l'ultima speranza").
L'unico problemino che si oppone a questo disegno, non è il presentarsi come alleati troppo eterogenei tra loro, - dato che si provvede in chiave pre-elettorale a duri distinguo e a profusione di "mai-con!".

10. No, il problemino è...il suffragio universale, cioè proprio la "raccolta" di un numero sufficiente di voti, facendo una campagna elettorale "contro" populismo-razzismo-nazionalismo-sovranismo ma, sostanzialmente e inevitabilmente "a favore" di austerità fiscale e macelleria sociale €uronecessaria.
Dunque, sarà pure, in chiave abilmente tattica, una "raccolta differenziata", ma potrebbe rivelarsi insufficiente. 
Tanto deficitaria da costringerne i "registi" a venire a patti col M5S: la cui conversione all'europeismo senza alternative, peraltro, non è poi così difficile, se si considerano le sue espresse priorità, e in particolare le posizioni sul referendum e sulla doppia moneta. Ma, di certo è un discorso molto più arduo rispetto alla realizzazione della convergenza che l'ortodossia €uropeista italiana, cioè le consuete forze del Quarto (o Quinto) Partito, tendono a invocare oggi. A gran voce...

7 commenti:

  1. E mentre gli attaccanti vanno in fuga verso la porta, i difensori redigono un appello (e quelli in panchina scrivono la loro replica) all'arbitro per cambiare le regole del fuorigioco, mentre la partita sta per concludersi a favore degli ospiti... ci sarebbe da ridere se ciò non fosse una tragedia... per noi gente comune...

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  2. dal mio punto di vista di working poor trovo irritante questo teatrino ,sia per la mia condizione (un reddito da lavoro dipendente post job act da una sola libertà :quella di starsene chiuso in casa nei giorni di festa),sia per le prospettive future per il permanere e diffondersi di questa condizione.Altro che aumento della domanda che dovrebbe rilanciare le aziende(con la moneta unica le uniche aziende a rilanciarsi sarebbero poi quelle dei paesi del nord Europa),qui si prepara l' esproprio definitivo ai danni della mia comunità .La carenza di risorse culturali dell ' eventuali opposizioni è implementata dal timore che hanno d' apparire troppo "radicali"se, Costituzione alla mano, rivendicassero la sovranità che è poi il controllo della propria domanda .Sento dire "non possiamo dire quello che dice Salvini" e quando rispondo che è quanto direbbero oggi Basso,Calamandrei,Mortati e Caffè mi guardano ,i miei interlocutori con l' aria di chi non sa di chi io stia parlando ed argomentano che non si"Deve spaventare l' elettorato per non perdere voti".Questo atteggiamento è presente particolarmente in quelle figure che sperano,confidando nei sondaggi,in una promozione sociale attraverso l' elezione in Parlamento.Sono veramente scoraggiato!

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    1. Ho avuto diretta e recentissima esperienza di questo stesso fenomeno (non faccio nomi ma sono piuttosto noti):
      - "Sento dire "non possiamo dire quello che dice Salvini" e quando rispondo che è quanto direbbero oggi Basso,Calamandrei,Mortati e Caffè mi guardano ,i miei interlocutori con l' aria di chi non sa di chi io stia parlando ed argomentano che non si"Deve spaventare l' elettorato per non perdere voti"-

      Non solo la speranza di "promozione sociale" è alla base di questa atteggiamento (di sostanziale velletitarismo ignavo ed impotente): ma lo sono anche l'ambizione alla "accettazione" negli ambienti culturalmente "trendy", nonché il timore del conformismo censorio del proprio microambiente politicamente "impegnato".
      E tieni conto che è spesso gente che "crede" di agire già "Costituzione alla mano".

      E sì: è veramente scoraggiante.

      Ma non possiamo farci scoraggiare da questi soggetti e dal loro pavido conservatorismo, che contrabbanda come tattica elettorale ciò che è la mera miope protezione del proprio personale interesse.

      Sono pochi, ambigui, non possono imparare, e dunque, saranno sempre in ritardo sugli eventi e saranno anche sempre di meno. Fino all'irrilevanza...

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  3. DE SCATOPHAGA STERCORARIA
    (otc .. ovvero del dittero )

    Con la rarità della “mosca bianca”, verrebbe da ricordare col chiaro sarcasmo di Esopo la fiaba della “mosca gialla” che [cresciuta da larva e pupa d'escrementi “bovini” .. sì .. quelli del popolo bue che segue docilmente il suo padrone, fino al mattatoio, sua ultima mèta - ogni riferimento al “famoso” discorso del 3 gennaio 1925 non è puramente casuale] da adulta, dopo la caduta in una tegame di sugo fumante e prima d'essere soffocata dal brodo, riflette su se stessa: “Comunque sia, ho mangiato, ho bevuto, pure lavata: anche se muoio non m'importa affatto”.

    Sentendo i più recenti ronzii degli attuatori €sterodiretti, viene da considerare i diversi modi di giungere alla mèta: uno da pasciuto, l'altro quello delle zia TINA che confrontata con la “durezza delle vita”, un po' per inedia e un po' per stanchezza, si consuma dopo gli ultimi prelievi del cr€ditore €st€ro.

    Lontana, la mia, dall'accusa “populista” e modaiola “casta-cricca-corruzione-sprechi” sulla quale molti fondano il loro programma “politico” (verrebbe da dire che siano più materia del potere giudiziario rispetto a quello legislativo ed esecutivo) quanto il richiamo ad una più nobile e morale funzione che spetta a quanti hanno scelto e deciso di rappresentare e occuparsi di “res publica”.

    La funzione dei partiti, delle loro scuole e delle loro rappresentanze sono e restano la centralità della vita della democrazia che nel dibattito parlamentare dovrebbero trovare le strategie e direttive di politica economica, monetaria, sociale per l'attuazione dei principi fondamentali della Costituzione Italiana.

    Da ultima verrebbe da scorre qualche veloce riflessione d'ordine economico, politico e sociale sui temi della stabilità politica di governo spulciano la durata dei governi nel Bel Paese ma, chiusa la campagna elettorale per le amministrative negli oltre 1000 Comuni, domani si va a votare il ruolo di “esattore” delle tasse nel “patto” di stabilità scegliendo tra 1000 e più liste civiche, movimenti, associazioni (di partiti qualche “ombra” .. friulana) con il “divertimento” della scelta tra candidati nel rispetto delle “pari opportunità” di quote “rosa” e “azzurre”, quasi la capacità e l'intelletto fossero equamente distribuiti per genere sessuale e nella politica “cosmetica” e, mi verrebbe da dire, agli LGBT non riserviamo niente … apriamo il dibattito :-)

    Adda passà 'a nuttata ..

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  4. A me fra i citati il meno europeista di tutti pare Renzi... ed è tutto dire.

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  5. Si dice però che la Merkel non vedrebbe di buon occhio un governo Renzi- Berlusconi...

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  6. Mi ha molto colpito il commento di Baazar nel post precedente (perche' sono ormai un uomo 'maturo' e forse non ancora del tutto rincoglionito, dilettante della materia, che si puo' permettere di ragionarci su in totale liberta', in quanto disoccupato involontario con molto tempo libero a disposizione):

    "È possibile che torni ad essere la Coscienza a creare la Struttura e non la Struttura a creare la Coscienza?"

    Se cio' che e' reale e' anche razionale allora c'e' sempre una Coscienza all'opera, le dinamiche storiche si dispiegano in sostanziale continuita' ed anche la nostra attuale struttura politica (i partiti filo€uropeisti senza alternative, in vista delle prossime elezioni, sono sostanzialmente 2...+1) e' frutto della razionalita' operante.

    In questa ipotesi detti partiti sono per definizione, e prima di tutto, atlantisti, ed allora il periodo che stiamo vivendo presenta impressionanti analogie con gli anni 1940 e 1941 (la Coscienza operante risulta ancora la finanza anglosassone).

    Negli anni trenta del novecento la finanza anglosassone determina l'ascesa al potere di Hitler (che nel Mein Kampf prima ed ancora nell'agosto 1939, all'inviato della societa' delle nazioni a Danzica, ribadisce che il suo vero obbiettivo e' la Russia e 'se Francia ed Inghilterra non lo capiscono vuol dire che faremo la guerra anche a loro').

    La II GM scoppia infatti nel modo che sappiamo per via dell'impostazione della questione polacca voluta da Chamberlain, che prima fa cadere le richieste di Stalin per un trattato di difesa con Francia ed Inghilterra (basato sul diritto di transito dell'armata rossa in Polonia) e poi fa la scelta azzardata (dal punto di vista della finanza USA) di dichiarare per primo guerra alla Germania (alla dichiarazione di guerra UK segue immediatamente quella dalla Francia).

    La finanza USA e' talmente disturbata dalla guerra in Europa CONTRO LA SUA CREATURA che per ben due anni sta alla finestra e gli USA intrattengono addirittura normali relazioni diplomatiche con Vichy (che nel frattempo autorizza pure l'invasione dell'Indocina da parte del Giappone su pressioni tedesche).

    Gli USA sono costretti ad intervenire praticamente solo nel 1942 (dopo il 7/12/1941, data dell'attacco a Pearl Harbour) e ritardano al massimo l'apertura del secondo fronte in Europa per far dissanguare il piu' possibile il vero obbiettivo, la Russia di Stalin.

    Nel dopoguerra, per riprendere il cammino interrotto (la Germania Ovest, creatura USA, che ha poi annesso l'est, E'LO STATO SUCCESSORE DELLA GERMANIA DEL 1939), si crea la EU/NATO e la moneta unica.

    Mitterand per esempio, il principale artefice della creazione dell'euro, era un funzionario di Vichy che collaborava coi servizi anglosassoni, ed infatti all'arrivo dei 'liberatori' fu immediatamente accolto nelle fila della resistenza francese.

    In questa semplificazione storica (probabilmente grossolana) la Germania della Merkel sta rompendo le uova nel paniere agli USA come UK e Germania nel biennio della 'phony war' 1940-1941.

    Per cui i nostri 'partiti 2+1' non hanno ancora preso coscienza della struttura e per rientrare nei ranghi atlantici ritardano a cambiare la struttura da vassallo della Germania, infliggendoci inutili sofferenze (rammento che ci riallineammo alla Coscienza dopo ben due anni di campagna di Italia e di guerra civile).

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