lunedì 7 gennaio 2013

"LA MIGLIORE DEL GIORNO" E...AVVERTENZA SU "LETTERA APERTA A BERSANI"

AVVERTENZA PRELIMINARE: SICCOME SONO AFFETTO DA GRAVE "DIGITAL DIVIDE" AVEVO PUBBLICATO PER ERRORE (INVECE DI SALVARE) IL "FONDAMENTALE" POST "LETTERA APERTA A BERSANI" DUE GIORNI FA. ORA L'HO VERAMENTE PUBBLICATO, FATTA UNA GRAN FATICA A COMPORRE TUTTO IL MATERIALE DI CUI E' INFARCITO.
INSOMMA LO TROVATE UN PO' PIU' SOTTO PERCHE' ORMAI L'ORDINE DI PUBBLICAZIONE E' VENUTO FUORI COSI'. PERDONATE L'INCONVENIENTE E..BUONA LETTURA.

Per alleggerire e riflettere, ho deciso di istituire una rubrica giornaliera (forze permettendo), semplice, semplice. Percorrendo i blogs "amici" della verità, segnalerò il commento che mi è parso più interessante o efficace. Tra tutti questi blog e "percorsi". Ovviamente, con un occhio più agli "altri" che non a orizzonte48 (se no è come la riffa aziendale che la vince la figlia del capoufficio :-)).
Per la giornata di ieri, domenica, mi ha colpito questo commento, nel post su "vocidall'estero" che parlava
del "ravvedimento apparente" del FMI circa effetti dell'austerity e moltiplicatore fiscale:

Carlo: Io non credo che la mancanza di una strategia di crescita sia dovuta ad un errore di calcolo. E' fatto apposta per distruggere dei paesi vulnerabili a vantaggio degli squali del profitto.

Mi sento in dovere di appoggiare questa affermazione.
Tutto il resto sono stronzate,visto che economisti di Ns conoscenza (escludendo i vari Nobel) avevano previsto tutto questo.

Eppoi, ci mettiamo che le teorie di John Williamson con le sue regole del cavolo,quelle proprio dell'FMI,tagli e privatizzazioni,dal'89 ad ora in circa 25 anni,nell 85% dei casi ha prodotto il fallimento dei paesi che doveva salvare.
Mi sembra che ci sia qualcosa che non torni,
se non funziona (85% dei fallimenti) cosa cazzo la usi ??
Allora giriamo la domanda:
CUI PRODEST ??
Chi ci guadagna ??
?

Ovviamente, nei commenti, qualunque volenteroso e "spiritosone" (o entrambe le cose) potrà segnalare la sua best choice.
Have...fun!

16 commenti:

  1. Io intervengo solo per precisare che quel Carlo non sono io....sai mai ;-)

    ..e comunque, il disquisire sulla buona o cattiva fede delle scelte fatte ai piani alti, e che ci hanno portato a tutto questo, ormai lascia un pò il tempo che trova.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi era chiaro che non fossi tu :-).
      Peraltro, per quanto la recriminazione non serva a nulla, in generale, converrai, caro Carlo, che c'è troppa gente che ancora deve aprire gi occhi. Veramente troppa (e finisce sempre più a prendersela ni modo generico o sui bersagli sbagliati).
      L'argomento logico, un pò brutale, utilizzato (nessuna mpresa userebbe un modello di processo o di prodotto con failure all'85%) mi era parso particolarmente efficace, proprio per la sua capacità tranchant sul "luogocomunismo".

      Comunque, ribadisco, la segnalazione era solo una proposta iniziale.
      Ognuno potrebbe suggerire "commenti" migliori in cui si sia imbattuto :-)

      Elimina
  2. Mi era chiaro che ti fosse chiaro :-)
    Ma si spera che il blog lo leggano in molti.

    Riguardo al commento, sono perfettamente daccordo con te che, se la percentuale di failure fosse così bulgara, non servirebbe spendere ulteriori parole.
    Quello che mi chiedo è: ma è davvero così Bulgara? Nel commento non sono citati riferimenti al dato e, sai com'è, di sti tempi sull'informazione bisogna esser schizzinosi.
    Inoltre, la condizione "failure" non è assolutamente univoca, occorrerebbe specificare cosa si intenda per fallimento o, perlomeno, fissare una soglia "critica" di uno o più parametri che lo definiscano.
    Purtroppo, per la molta gente che ancora tiene gli occhi chiusi, questo argomento è fin troppo elevato. In molti non sanno neppure cosa sia l'FMI, lo sentono solo nominare in TV.

    avvocato del diavolo MODE OFF. :-)

    E concludo dicendo che, se lo scopo del post era sollecitare un pò di critical reading, direi che ci hai azzeccato ;-)
    Ben vengano gli stimoli al discutere!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, ma poi, qual'è la tua proposta di "commento" meritevole di segnalazione? Critical reading must lead to the target (our target :-))

      Elimina
    2. Hai raggione!

      E siccome non mi piace vincere facile, anzichè su un blog depiddinizzato me lo sono andato a cercare tra i commenti sul FQ (e prova a dire che non amo le sfide):-) .

      L'articolo è sulla prossima manovra lacrime e sangue che toccherà al Portogallo

      steph

      "Ripeto: se c'è qualcuno che può spiegarmi perchè massacrare lo stato sociale di un Paese dovrebbe poi farlo stare meglio lo faccia, perchè oggettivamente tutto questo mi sembra un delirio schizofrenico.
      Oppure una rapina a mano armata."

      Talmente efficace a potente nella sua sintesi, che perfino il battaglione dei luogocomunisti di casa ha evitato ogni commento.

      Elimina
    3. In fondo però,se ci pensi non esprime un concetto "sociologico" e assiologico molto diverso da quello da me citato. Solo che qui è espresso in forma di domanda retorica, cioè che contiene in sè la sua risposta...e allo stesso modo del post da me citato, non fa riferimento a dati e misurazioni che attestino oggettivamente la distruzione dello Stato sociale.:-)

      Però hai sollevato, ponendo il problema di confronto e di dati a supporto, un'implicazione interessantissima. Qual'è la soglia obiettiva oltre la quale un diritto "sociale" deve considerarsi "massacrato"?
      Puoi misurare grandezze che hanno un senso ("dato", ma pure mutevole a seconda delle "teorie" o "scuole"), dentro al linguaggio che descrive la fenomenologia economicistica; ma non altrettanto puoi fare per quanto riguarda il contenuto "minimo" o "inderogabile" di un diritto sociale in senso giuridico (che è poi quello che veramente conta politicamente).
      Diritto sociale che è una creazione delle Costituzioni e quindi ha un'univocità che è solo "contestuale": cioè mutevole col contesto storico e ideologico. Appunto il problema della precomprensione.
      E' così, infatti, in base ad asserzioni storicamente e ideologicamente emergenti, che Andreatta (come citato nel post "lettera a Bersani) e oggi, Draghi e Fornero, possono permettersi di affermare che lo "stato sociale" è un qualcosa di eccessivo, a cui dobbiamo rinunciare.
      Ma si sbagliano. Fanno affermazioni che violano la Costituzione: e perchè?
      Ma perchè la Costituzione ha un'assiologia graduata, logica, nella sua struttura. (esattamente ciò che molti costituzionalisti, al pari degli economisti "di regime", tendono a porre in ombra). Cioè, afferma qualcosa che, in base all'art.3, comma 2, (grund-norm, basic, secondo Mortati), "deve" esserci in un certo modo.
      MI spiego: se considerano il diritto al "lavoro", Draghi, Andreatta e Fornero, affermeranno che non c'è alcun obbligo preciso in Costituzione nonostante gli art.1 (fondamento "lavorista della Cost.) e 4 Cost (dir. al lavoro). E in effetti, non c'è una formulazione che metta in rapporto preciso il singolo con un'istituzione-competenza dello Stato e determini ciò che questo "debba" fare.
      Ma l'art.3, comma 2, invece, di dice che TUTTA LA REPUBBLICA è obbligata a "promuovere" la uguaglianza sostanziale, "rimuovendo gli ostacoli...": se ne desume che, poichè i principi fondamentali sono inderogabili e non revisionabili(art.139 correttamente inteso), TUTTA LA REPUBBLICA DEVE AGIRE PERCHE' IL LAVORO -FONDAMENTO DEL PATTO SOCIALE- "NON DIMINUISCA" E SIA ADDIRITTURA SEMPRE MEGLIO RETRIBUITO (art.36 Cost. in relazione all'art.3).
      E quindi, per gli artt.11 e 139 Cost, come ho detto in un "lettissimo" post, nessun obbligo europeo può giungere a imporci obblighi che contraggano livello di occupazione e delle retribuzioni.
      Ma questa risposta merita un approfondimento, che spero di poter presto fare (se mi sono finora spiegato)...

      Elimina
    4. Perfettamente, per quanto mi riguarda.

      Elimina
    5. Ti sei spiegato benissimo, anzi, hai anche centrato in pieno la questione che io, nel mio commento al commento, volevo sollevare, ma per eccesso di sintesi ho solo accennato in maniera laconica.
      E' da tempo che mi chiedo se sia possibile stabilire dei parametri oggettivi e misurabili in grado di definire il concetto di "minimo garantito".
      Soprattutto, visto che, chi quell'asticella del minimo garantito continua ad abbassarla, lo fa al suono dei NON E' PIU' SOSTENIBILE: le pensioni, il welfare, la sanità, l'occupazione, ecc. NON SONO PIU' SOSTENIBILI ci dicono....e perchè? Spesso mentendo clamorosamente con la scusa dell'urgenza, come per le pensioni (e un INPS perfettamente in attivo coi conti).
      Insomma, quello che (credo) spesso ci manca è un dato incontrovertibile, da poter sbattere loro in faccia, che non sia opinabile, interpretabile o ideologizzabile. Certo poi ti devono anche ascoltare, ma spero che le "iniziative" diano i loro frutti.

      Leggevo proprio stamattina sul giornale che in Veneto hanno decurtato di 126 milioni di € i contributi alle famiglie con disabili a carico. In una regione che si è sempre considerata con i "conti a posto" per la sanità, pelomeno nel panorama nazionale.
      Ora i presidenti di importanti associazioni per la tutela dei disabili (es. l'ANFFAS) faranno ricorso al TAR. E mi chiedevo: il TAR è la sede giusta per prsentare queste istanze ed ottenere giustizia? Non si potrebbe configurare il tutto come una violazione dei diritti costituzionali e quindi passare queste istanze direttamente alla Corte? ;-)

      Elimina
    6. BEh, per il Tar ci devi passare, perchè come ho già spiegato (non mi ricordo dove, ma anche più di una volta: ci ritorneremo) il nostro accesso alla corte cost. è "incindetale", cioè "dentro" a un processo già instaurato per una causa ordinarimente introdotta dagli interessati che si sentono "lesi" in qualche interesse qualificato.
      Sulla praticabilità dell'eccezione di incostituzionalità, occorrerebbe che gli interessati si mettessero in contatto con Gian Luca e Sofia, che se ne stanno occupando, credo, in termini approfonditi. In realtà dovrebbero trovare il modo di far conoscere questa parte di loro "volontariato" democratico in qualche modo. Vedremo :-)

      Elimina
  3. A proposito di best choice, ecco la mia sulle privatizzazioni: guardate dove finiscono gli ex-premier e gli ex-ministri (spagnoli?) delle privatizzazioni:
    http://www.kaosenlared.net/component/k2/item/42889-rodrigo-rato-se-suma-a-la-lista-de-los-exmandatarios-fichados-por-las-empresas-que-ayudaron-a-privatizar.html

    RispondiElimina
  4. OT.forse...

    In effetti mi sono sempre domandato in base a quale criterio il FMI presta soldi obbligando i paesi a fare le privatizzazioni,aprire ai capitali esteri, ridurre le spese sociali ecc...ecc... se il FMI è il braccio finanziario del WTO e questo è stato fondato da paesi Democratici una corretta valutazione dovrebbe portare a obblighi più il linea con i fondamenti delle Democrazie avanzate,l'obbligo dovrebbe essere su valori tipo, retribuzioni contrattuali in linea con i paesi scambisti,libertà politiche,sindacali,diritto allo studio e sanità accessibile a tutti. A questo punto la competizione non si avrebbe più sul costo del lavoro ma si baserebbe sui punti di forza delle singole aziende e sui livelli infrastrutturali del sistema paese.

    Un'altro concetto che trovo contrastante è la creazione di valore aziendale senza riferimenti, esempio: se io sono un cittadino Italiano che possiede azioni FIAT non conosco Marchionne ma marchionne conosce la costituzione Italiana, l'unico legame valoriale che lui può attribuirmi si deve rifare ad essa. Ora chi dice che lui faccia l'interesse dell'azionista creando valore aziendale andando in Romania e pagando i lavoratori 200 euro al mese? in conclusione non è che quando compriamo delle azioni firmiamo anche una carta di valori a cui aderiamo e che fa da guida morale a Marchionne.

    In conclusione: la mia sensazione è che bisognerebbe cambiare paradigma politico passando da concetti puramente liberisti a concetti di democrazia che incorpora parte dei valori liberali ma attenua "l'estremo liberista" in campo economico perchè nei fatti danneggia i "molti" a cui inevitabilmente la Democrazia deve guardare.

    E' tardi e sono con un occhio mezzo chiuso per una frescata, spero di essere stato chiaro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Interessante approccio di "teoria generale".
      No, quando compriamo azioni non firmiamo una carta di valori condivisa dall'a.d. della impresa di cui diventiamo azionisti (di investimento).

      Ma noi non avremmo neanche un sistema giuridico (fonti di diritto, enforcement e giudici) che consenta l'operatività dell'acquisto, della intestazione proprietaria e, prima ancora della formazione del risparmio necessario all'investimento(che presuppone operatività giuridica di una serie di contratti a monte), se non ci fosse un "patto fondante" che stabilizza questo sistema giuridico.

      E perchè chi non ha accesso al lavoro, al risparmio e alla proprietà di beni "funzionalmente" vitali (in un concetto di esistenza libera e dignitosa), dovrebbe stabilizzare, si dice "legittimare", questo sistema giuridico se lo escludesse programmaticamente dai suoi oggetti-rapporti regolati (problema che portò alla rivoluzione d'ottobre e prima ancora al marxismo e che il capitalismo risolse con la redistribuzione e, appunto, le Costituzioni democratiche)?

      Vedi bene, che pensare che qualcuno si possa unilateralmente "svincolare" da quella carta di valori, porta dritti alle legge del più forte e quindi al conflitto permanente come in un branco di lupi (tralasciamo le conseguenze evoluzionistiche e etologiche di tale modello, ma di ciò si accorsero, alla nascita degli Stati moderni, Hobbes e Locke)).

      Le Costituzioni, a questo stadio dell'evoluzione umana (secondo Konrad Lorenz lasciata solo al drive "culturale" e pure, ormai, in modo ristretto), evitano questa piega social-darwinista (e il bagno di sangue permanente che ne cnoseguirebbe).
      WTO e FMI, invece, consentono di aggirare questo limite, in modo "inavvertito", sfruttando pesudovalori para-logici e "quasi-giuridici" (di cui inconsapevolmente hai fatto uso) che non devono fare i conti con le Costituzioni, proprio perchè si inseriscono in un sistema sovranazionale.

      Ma come la mafia non potrebbe esistere e prosperare senza lo Stato, così le forze sovranazionali economiche organizzate, non potrebbero agire senza impadronirsi delle istituzioni nazionali. Senza le quali il gioco social-darwinista sarebbe "scoperto" e porterebbe alle reazione delle masse "parassitate" (esattamente come accade per la mafia, che mira costantemente all'infiltrazione istituzionale in difetto della quale perderebbe l'effettività e il "controllo" sociale).

      Elimina
    2. Anche qui, aggiungo, riprenderemo il discorso. La tua interessante osservazione porta in un territorio di pensiero vicino a quello varcato da Carlo P.. Vedremo come compiere un percorso che li connetta :-)

      Elimina
  5. Questo mi pareva interessante come commento ve lo segnalo:)
    l'ho trovato qui.

    http://vocidallestero.blogspot.it/2013/01/europa-2013-lanno-della-decisione.html#moreL'articolo non mi convince.
    Fa la consueta implicita equazione europa=euro (senza affrontarne il problema).
    Come più volte abbiamo cercato di spiegare (48 e Umanesimo48), la realtà europea può trovare un accettabile equilibrio ove assuma la forma giuridica della "confederazione" (+mercato unico, ovviamente, con le sue regole), ma senza infilarsi nel tunnel dell'area valutaria (o dello stesso "vincolo monetario") che addirittura "anticipi" maldestramente la troppo impegnativa "federazione": l'AVO- e la stessa federazione- sono una forzatura innaturale per le condizioni storiche, geomorfologiche, linguistico-culturali, dei paesi europei.
    C'è una plateale ipocrisia nel volere così "tanto" IN PRESENZA DI COSI' GRANDI OSTACOLI: l'ipocrisia di chi in realtà non è affatto interessato alla "integrazione " economica, in senso democratico e redistributivo, (cioè "costituzionale" nel senso di "volto al benessere dei popoli"), ma solo a creare occulte condizioni di riassetto finanziario-oligarchico (capisaldi: liberalizzazione capitali e lotta all'inflazione), in modo da aggirare, semmai, le costituzioni democratiche con un principio superiore che dà luogo e "necessità emergenziali".

    Si ha così una sorta di posizione "pighiana", affetta dagli stessi "shortfalls", di errata (o non voluta) conoscenza della realtà storica, geografica e culturale: neppure il Brasile si unisce monetariamente in AVO a Argentina e Venezuela. E il Canada, per non parlare del Mexico, si unisce monetariamente agli USA.

    Se ci si rapporta all'europa, come matrice culturale "plurima" (derivante dal colonialismo e dall'esportazione linguistica e culturale), l'euro, e ben vedere, è tanto praticabile quanto un'unione monetaria dell'intero continente delle Americhe del sud e del nord...più sudafrica, australia e nuova zelanda (laddove gli stessi USA per diventare un'AVO "sostenibile" hanno dovuto soffrire per oltre un secolo, fino all'assetto roosveltiano, passando per una guerra civile).
    Insomma, se la si butta sul piano politico, l'equazione implicita euro=europa mostra essenzialmente un difetto di cultura in chi formula tale analisi. E, ovviamente, il nazionalismo non c'entra nulla.

    Non c'è un fallimento politico dell'europa: c'è un fallimento economico dell'euro, scontato, nonchè il fallimento dell'ideologia oligarchica che gli sta dietro.
    Stessa ideologia "fanatica" (come dice anche l'intervento di Galbraith citato in "Lettera- aperta a Bersani") che affligge anche gli USA, con l'ossessione della repressione di spesa e debito pubblico.

    Questo mi pareva interessante come commento ve lo segnalo:)
    l'ho trovato qui.
    http://vocidallestero.blogspot.it/2013/01/europa-2013-lanno-della-decisione.html#more

    RispondiElimina
    Risposte
    1. :-) Sandrina sei grande! Detto commento è stato già "incorporato nel uovo post odierno...che ti invito a leggere!

      Elimina
    2. Visto:)da metabolizzare, perchè tu anche quando sei sintetico sei un po' prolisso:) scherzo...
      sono io che ho inclinazioni filosofiche più che giuridiche: ognuno ha le sue croci:)
      La prossima volta ti posto un commento su Seneca:)

      Elimina