giovedì 26 settembre 2013

ATTACCO CONCENTRICO SU OBI€TTITIVI S€L€ZIONATI


Con Telecom abbiano visto come vanno a finire le "privatizzazioni".
Il concorrente maggiore di Telecom sui mercati che costituiscono la principale area di redditività dell'azienda, diventa controllore del proprio competitore italiano su quegli stessi mercati. E come può andare a finire? (Persino Zingales lo denunzia...)

E non che i "servizi" non avessero rammentato cosa significhi, per chiunque sia dotato di elementare conoscenza storico-economica, trasferire settori di mercato aperti alla concorrenza globalizzata a operatori stranieri (risultato ultimo, inevitabile, del processo apertosi con le privatizzazioni).
Apertamente si parla di colonizzazione.
Nell'attuale scenario di crisi, "l'azione aggressiva di gruppi esterì" mira a "strategie acquisitive di patrimoni industriali, tecnologici e scientifici nazionalì, nonchè 'di marchi storici del 'made in Italy', a detrimento della competitività delle nostre imprese strategiche
...l'attenzione dell'intelligence si è appuntata sulla natura dei singoli investimenti per verificare se siano determinati da meri intenti speculativi o da strategie di sottrazione di know how e di svuotamento tecnologico delle imprese stesse con effetti depressivi sul tessuto produttivo e sui livelli occupazionali
I "livelli occupazionali" capite?
E i nostri governi (e le massime istituzioni) continuano a invocare gli "investitori stranieri" per la crescita e il rilancio dell'occupazione!!!
In precedenza, gli stessi servizi avevano già avvertito:
La sicurezza non è più la difesa del confine di Tarviso. La minaccia non arriva più solo da altri Stati, ma anche da persone e gruppi di persone. E soprattutto “la minaccia non è più solo alla sicurezza fisica, allo Stato sovrano, ma al sistema-Paese, alla competitività dello stesso Stato”.
La crisi economica e finanziaria che sta attraversando l’Italia, ha spiegato Massolo, “ha fatto da moltiplicatore dei rischi nel nostro Paese” si è “accentuata la vulnerabilità strutturale del nostro modello produttivo”. Cosa significa (si chiede l'Huffingotn post.ndr.)? Che rischiamo una colonizzazione industriale? Che le nostre imprese, senza il sostegno dello Stato, rischiano di essere spazzate sui mercati esteri da aziende con sistemi-Paese più organizzati?
Probabile che la risposta a queste domande sia affermativa. Anche perché lo stesso Massolo ha rivolto quello che sembra un forte appello al governo. “C’è bisogno”, ha detto, di avvicinare l’intelligence al decisore politico per avere le priorità della propria azione”.


Ora si denuncia che le banche italiane farebbero credito ai "politici" e pure "senza garanzie"...Maledetta casta! E ce lo deve dire l'Europa, tanto brava e onesta.
Perchè in Germania invece...là non c'è il partenariato pubblico-privato? O la gestione societaria pubblico-privato (o solo privato) dei servizi pubblici? Cioè il sistema EUROPEO di gestione in forma privata di strutture ed attività (come anche la realizzazione di opere pubbliche) in precedenza formalmente e sostanzialmente pubbliche?...Là non c'è un sistema bancario controllato dalla politica?....NOOOOO!

a) si è deciso di introdurre la società di capitali come forma prevalente di gestione dei servizi pubblici, specie locali (ma non solo, e non solo servizi).
b) si è introdotta l'idea che ciò avrebbe evitato (non si sa perché) ulteriore corruzione, specialmente se si fosse sviluppato il partenariato pubblico-privato: il privato porterebbe, sempre, non si sa bene perché, un'esperienza “vincente” che avrebbe fatto abbassare i costi e le tariffe;
c) per agevolare la "efficienza", dando la colpa della corruzione (che in sé non è detto che sia legata alla inefficienza, in termini di rapidità decisionale, anzi) alla burocrazia, si sono aboliti i controlli preventivi di legittimità sugli atti principali che comportano una spesa (svolti dalla Corte dei conti, nonché dai co.re.co e dagli organi statali che la esercitavano sugli atti regionali). Così, costituzione di queste società, capitalizzazioni, scelte dei soci e metodi relativi, decisioni di spesa, tipo bandi di gara e susseguenti procedure, sono stati sottratti a controllo preventivo, proprio quando irrompeva la super-regolazione di derivazione UE in materia (regolazione a ondate, sempre più stratificata), cioè quando più forte si poneva l'esigenza di verificare il rispetto delle più complesse regole;
d) tale disciplina europea, anche se in crescente finalizzazione "apparente" alla logica concorrenziale, in realtà, ponendo una serie inestricabile e sempre più complicata di parametri, requisiti, standard, certificazioni legittimanti, forme associative tra imprese, si risolve in generale nel privilegiare le imprese più "grandi" e quelle che già godevano di rapporti pre-instaurati con la pubblica amministrazione (imprese spesso coincidenti tra loro);
e) si è privatizzato il sistema bancario, rigorosamente in nome dell'Europa e dello Stato-cattivo, ma al tempo stesso si è creata una componente fondamentale e spesso decisiva di controllo azionario-bancario mediante il sistema delle fondazioni, “influenzate” a loro volta, in intrecci solidali tra le fondazioni stesse, dagli enti pubblici territoriali mediante i soggetti amministratori da questi nominati; ciò, in aggiunta, senza alcun controllo sulle relative nomine, non solo preventivo, come s'è visto abolito, ma anche sul rispetto di labili parametri legali di individuazione dei "nominati" da parte della politica;
f) si è proceduto (tradendo le roboanti affermazioni iniziali post-tangentopoli) a rendere fortemente dipendenti dalla politica i dirigenti pubblici in posizione decidente della spesa pubblica, e ciò con incidenza, principalmente, a livello locale, per le spesa conseguente a scelte di pianificazione territoriale e di politica industriale, area decisionale che, a sua volta, conduce a costituzione di società, a scelta dei soci, ed all'aggiudicazione di un sistema di appalti proiettati su fronti crescenti di attività in precedenza pubbliche (dalla gestione delle ex aziende pubbliche di servizi, alla "esternalizzazione" di segmenti di attività amministrativa, affidata a "privati" come diretti erogatori di servizi “interni” alla p.a.: informatizzazione, contabilità e gestione del personale, servizi di pulizia ecc.);
g) si è, contemporaneamente, provveduto a amplificare, prima a livello legislativo, poi costituzionale, la sfera operativa e funzionale di regioni e enti locali, trasferendo ad essi il potere di spesa e di assunzione del personale relativo (il tutto sempre nella simultanea abolizione dei controlli preventivi di legittimità sugli atti corrispondenti).
Shakerate il tutto e otterrete, come corollario dell'Europa, cioè della combinazione della “sussidiarietà” e della libertà del mercato - mai ben identificato, stante anche le falle della disciplina antitrust-, un gigantesco spazio di trattativa, libera da effettivi ostacoli nelle regole univoche e stabili del diritto pubblico, tra privati e politica (non propriamente con l’amministrazione pubblica, dato l'asservimento che evidentemente consegue da tale disegno, della prima alla seconda), per poter disporre dei beni, dei servizi e della relativa provvista finanziaria pubblica

Solo che lo schemino, - condito dal parallelo sistema di credito bancario al settore pubblico...in partenariato, che però è "privatizzato" (almeno nelle "forme")...che però è socio del pubblico...che però è affidato all'efficienza tecnica dei privati, IRRINUNCIABILE E PER IL VOSTRO BENE, insomma questa "leggera confusione" che manda in pensione la vecchia mazzetta-è comune pure alla Germania. Che non è seconda a nessuno quanto a commistione tra "pubblico" e sistema bancario" e comunque, va forte pure quanto a "partenariato" e commistioni di forme pubbliche e gestione di pubblici servizi.
In Germania, spiega Cambi, oltre la metà del sistema bancario è in mani pubbliche. Esempio: la Commerzbank, secondo istituto tedesco, ha lo Stato come azionista di maggioranza. E «siccome, tramite le proprie banche investe (e massicciamente) nei nostri Btp, lo Stato tedesco, come azionista di maggioranza, lucra sulle nostre sfighe e sul nostro spread: gli basta non comprare i nostri bond, ed ecco che lo spread si innalza». In poche parole, il governo di Berlino «esercita un controllo diretto impressionante sulla nostra politica interna», con manovre finanziarie da centinaia di miliardi. Lo Stato tedesco «è l’azionista di maggioranza di centinaia di istituti bancari di diritto privato ma a capitale quasi totalmente pubblico, che accedono alla Bce allo 0,75%». Quindi Berlino «compra massicciamente titoli tedeschi, tenendo giù i loro tassi di interesse».

Altro esempio, la Kfw (Kreditanstalt fuer Wiederaufbau), istituto nato nel dopoguerra per gestire i fondi del Piano Marshall: è posseduta all’80% dalla Repubblica Federale Tedesca e al 20% dai Lander. In pratica, è al 100% pubblica, «come altre centinaia di banche tedesche» che, «con la scusa del project financing», finanziano un sacco di enti, iniziative e attività pubbliche e private, al posto dello Stato, «tenendo su a forza l’economia del paese». Formalmente, sono istituti di diritto privato, e quindi i loro finanziamenti – frutto del capitale pubblico e decisivi per l’economia tedesca – non vanno ad aumentare il debito pubblico della Germania. E come fa, Berlino, ad approvigionarsi di euro? «Comprando decine di miliardi di euro di Bund, con gli euro presi in prestito dalla Bce allo 0,75% e, ovviamente con gli interessi sui prestiti a privati». Per approvvigionarsi sul mercato allo scopo di finanziare queste attività, il governo tedesco «ha emesso nel tempo una quantità enorme di obbligazioni: insomma, ha fatto debiti per 430 miliardi di euro».
Al contrario della nostra analoga Cassa Depositi e Prestiti, le cui passività (obbligazioni postali) contribuiscono al cumulo del debito pubblico italiano per quasi il 20% del nostro Pil, le passività germaniche della Kfw, pari quasi 500 miliardi di euro, rappresentano il 17% del Pil tedesco.
Ma – e qui sta il “trucco” – non sono state contabilizzate nel bilancio statale, e quindi non vanno ad aumentare, come invece dovrebbero, il “virtuoso” debito pubblico tedesco. Il tutto, aggiunge Cambi, è regolarmente permesso dalla Comunità Europea attraverso l’Esa-95, il manuale contabile che detta le regole per il calcolo dei debiti pubblici. Bruxelles «esclude dal computo le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono il 50,1% dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi». Ovvero: fino a che un eventuale deficit o comunque i costi di funzionamento sono coperti almeno per il 50,1% dai ricavi, il deficit e le altre passività dell’istituto non vengono computati nel bilancio dello Stato. Come ha scritto il “Corriere della Sera”, la serietà di un tale principio è paragonabile alla considerazione del rischio da parte dei contabili che hanno favorito il crac della Lehman Brothers
E mettiamoci pure le quote pubbliche in Deutschebank e il sistema della Casse di risparmio locali.

Su partenariato, in generale, e privatizzazione dei servizi pubblici, vi propongo una sintetica ed esplicita "voce dalla Germania" (rinvenuto già, più o meno, tradotto in italiano):
Riguardo la privatizzazione materiale di servizi pubblici (diciamo della collezione e dello smaltimento di rifiuti o della gestione d’acqua) la gestione dalle imprese del settore privato può aumentare la flessibilità organizzativa e anche la sensibilità alle domande dei cittadini-clienti . Anche l’efficienza economica può alzarsi.
Però c`è evidenza che possono emergere gravi svantaggi. Per i cittadini-clienti si mostrava che, appena il fornitore privato ebbe conquistato il marcato e l’arena del rispettivo servizio e scacciare l’antecedente fornitore pubblico, la qualità dei servizi cominciava a abbassarsi mentre i prezzi e tariffe si mettevano a alzarsi...
Inoltre un impatto negativo si osservava anche riguardo alle condizioni di lavoro e salariali dei dipendenti. Spesso quelle si peggiorano perche le imprese commerciali dimostrano la tendenza di ridurre le loro proprie spese per aumentare il loro profitto.
In quanto riguarda il processo di privatizzazione formale (organizzativa), degli effetti positivi possono notarsi anzitutto a causa dell’aumento della flessibilità organizzativa e personale per i municipi. Posto che tali organizzazioni operando formalmente al di fuori del municipio stesso non sono sottomesse alle regolazioni strette concernenti lo staff cosi come il budget i municipi ottengono, tramite forme di privatizzazione formale, più di discrezionalità nel reclutamento del personale e nel finanziamento delle loro attività e progetti.
Cercando e usando questa flessibilità i municipi hanno nel frattempo in gran scala espanso e moltiplicato l’ambito e la percentuale di tali enti formalmente privatizzati. In Germania circa un mezzo dell’intero staff dei municipi venne impegnato da questa struttura al di fuori del municipio stesso. Questo sviluppo si chiamava una “satellitizzazione” (in francese: satellitisation) dei municipi per accennare che i municipi stanno circondatisi da tali organizzazioni come dagli “satelliti”. In questo contesto si è parlato perfino di una “atomizzazione” del governo locale
.
E, insomma, il bravo e solerte Almunia mette sotto torchio il sistema bancario italiano, rampognando Bankitalia (si accomodi pure, non fa certo male: solo non "forti con i deboli e deboli con i forti"). Non potendo mettere sotto torchio Bundesbank nelle sue, ehm, "funzioni di vigilanza" (chissa perchè...). Oppure, che so, facciamo Banque de France?

CATTIVI ITALIANI! CATTIVI! ADESSO ARRIVA L'EUROPA E MORALIZZA TUTTO.
Peccato che si tratti della consueta manovra selettiva per portare l'attacco al cuore del sistema. L'attacco concentrico verso la "soluzione definitiva" del problema italiano.

Sempre, però, dopo aver reso il sistema della corruzione perfettamente legale. Ed averne fatto risaltare la versione €uropea: il premio ad una politica prona ai desiderata di finanza e grande capitale per "dimenticare" l'interesse generale nelle priorità stabilite in Costituzione. Lo ripeto perchè sia chiaro.
Questo mediante un "fritto misto in salsa €uropea", fatto di commistione tra pubblico e privato, a livello di gestione delle risorse e degli interessi pubblici, e, parallelamente, a livello bancario, in un modulo complessivo che ci rammenta come il privato domini con l'appropriazione di spazi di interesse generale una politica che, esce dalla sua funzione di "mediazione" (rispetto appunto alle priorità disegnate dalla Costituzione), e diventa, per non perderne la "fidelizzazione", partner d'affari: una politica, dunque, ricompensata, per aver assicurato privatizzazione dei profitti e pubblicizzazione delle perdite, con una "quota" dei primi. Attribuitagli a titolo molto privato. In nome dell'Europa, what else?
Suvvia, la pressione sul "credito senza garanzie", laddove il più pulito, in EUROPA, c'ha la rogna, puzza lontano un miglio della tendenza emersa, dall'alto dell'Europa, sul caso MPS.
Ripianiamo noi, con i soldi pubblici (intervento Bankitalia), e poi arrivano loro, ci commissariano, ma tanto tanto, e acquisiscono il controllo del sistema bancario.
Dopo che il sistema industriale è stato "salvato" dagli IDE, come abbiamo visto sopra.
MENO MALE, L'EUROPA CI SALVA PROPRIO!
E ho trovato, al riguardo, un nuovo tipo di "smile", da indossare in queste occasioni: :-€. A ben vedere, ne viene un ghigno alquanto sinistro.

35 commenti:

  1. Ricostruzione ineccepibile, ma purtroppo l'elogio delle privatizzazioni e della equazione "gestione pubblica=inefficienza+corruzione" è ancora il verbo dominante fra i politici di tutti gli schieramenti (comprresi i 5 stelle). E il sindaco di Firenze, prossimo probabile Presidente del Consiglio, è uno dei più tenaci assertori di questa linea, tanto che la sua principale proposta per fronteggiare la crisi sembra essere quella di una ennesima riforma della pubblica amministrazione, ovviamente centrata su tagli di risorse e personale, e parallela cessione ai privati di ulteriori quote di servizi pubblici. Del resto, basta vedere chi sono i suoi consiglieri economici per capire cosa si apprestano a fare..

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    1. Purtroppo è così.
      Qui tentiamo di riportare le verità razionali sulla questione.
      Ma la deriva appare inarrestabile. Come pure la fissazione incarnata in Renzi e portata alla sua massima espansione.
      Sta anche a voi lottare per diffondere il buon senso.
      Ovviamente del "problemino" ce ne occuperemo ancora

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    2. Vi segnalo il consulente economico di Renzi, tal Gutgeld... nomen omen: in tedesco Gut=buono geld=soldi... ma sempre per i più ricchi naturalmente.

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  2. Ci vorrebbe l'IRI dice Maurizio Blondet . Sono d'accordo con lui, e con quello che dice nella sua presentazione. Ma il vero problema non è tanto la presenza o meno di tale istituto, quanto la mancanza dello spirito sociale ed economico che, al tempo, portò l'Occidente a virare su tali accezioni economiche che fecero poi del nostro way of life l'esempio da tutti ammirato... Bisogna abbattere il mostro bicefalo del libero mercato libero scambio perchè, come dice bene List "nelle condizioni attuali (di disparità), un libero commercio globale non porterebbe ad una libera repubblica universale ma, al contrario, alla soggezione universale delle nazioni meno avanzate sotto la potenza predominante".

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    1. Per dire...vogliamo vedere come fa il Giappone?

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    2. Certo che ci vorrebbe un IRI, come pure un sistema bancario pubblico (commerciale puro), come pure, però, la sovranità monetaria e fiscale. Che include la banca centrale al servizio della democrazia.
      Che farà pure schifo (a quelli che l'hanno svenduta specialmente), ma almeno non ci viene a cercare casa per casa per rastrellare ogni diritto residuo...
      Ma tra noi queste cose ce le siamo già dette

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    3. "Si stava meglio quando si stava peggio" disse una volta un saggio...

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  3. Un post formidabile; nell'anniversario della scomparsa dell'indimenticabile "Nannarella" Anna Magnani, è disgustoso vedere l'Italia ridotta a " Roma città aperta", in preda a scorribande di lanzichenecchi che banchettano, senza colpo ferire, con quel che ancora di buono rimane, fatti accomodare dall'ingresso principale dai nostri politici perché "straniero è bello".

    Già che ci siamo, qualcuno dica al Negus del Quirinale che la globalizzazione ha
    travolto l'Italia proprio perchè servi sciocchi come lui - che sapevano come sarebbe
    andata - hanno deciso di svenderci per un piatto di lenticchie.
    Riguardatevi "Roma città aperta" e se ci riuscite, vergognatevi almeno un po'.

    Grazie Quarantotto.

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    1. Il problema è che tutto questo è cominciato venti anni fa (almeno). E ancora si devono svegliare dal fogno. Pare incredibile doverlo ripetere, ma è così

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  4. non so se ha vista un interessanet servizio di "la gabbia " ieri sera ne quale un importante dirigente del ministero de tesoro affermava che i veri miliardi risiedono nelle utilities italiane e acqua energia elettrica rete gas ecc.. il problema sarebbe che lo stato non può metterci le mani sopra in quanto gestite da comuni e regioni rispettivamente per i territori di loro competenza e conclude bellamente affermando che occorre una modifica del tutolo V della costituzione per riuscire ad espropiare regioni e comuni questa è oggi laclasse dirigente italiana sono in malafede e sanno di esserlo !!!

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    1. Se ti riferisci alla possibilità di privatizzare per svendere a fare cassa, sui ss.pp. locali ci sono in gran parte già riusciti. E con tutti gli effetti che persino il tedesco evidenzia...

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    2. intendi questo video:

      http://www.youtube.com/watch?v=o0M1P1ma16c

      roba che la diffusione di un servizio simile, in un paese democratico, dovrebbe aprire una crisi di governo SUBITO! con annesse interrogazioni parlamentari per fare luce.

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  5. c'è quella nota dei servizi, ma c'è anche questa direttiva del ministero della difesa dell' anno scorso:

    “31. Non può essere, infine, ignorata la possibilità, per quanto remota, di un coinvolgimento del Paese e del sistema di alleanze del quale siamo parte in un confronto militare su vasta scala e di tipo “ibrido”, ovvero che implichi sia operazioni convenzionali, sia operazioni nello spettro informativo, sia operazioni nel dominio cibernetico. […]

    “32. Elemento irrinunciabile della politica nazionale è anche il pieno rispetto degli impegni assunti in sede europea, impegni finalizzati a garantire la stabilità di lungo periodo della moneta comune e, con essa, dell’intero sistema economico comunitario. Tale stabilità deve essere considerata come essenziale per il perseguimento del fine ultimo costituito dalla sicurezza del sistema internazionale e delle relazioni politiche ed economiche che in questo si sviluppano.”

    “33. L’Italia, pertanto, deve operare con determinazione per azzerare il deficit di bilancio e ricondurre nei tempi previsti il debito pubblico entro i limiti stabiliti a livello europeo. Il mantenimento di una consapevole disciplina di bilancio lungo un arco di tempo pluriennale rappresenterà, quindi, un vincolo ineludibile nella definizione delle scelte in materia di difesa che, negli anni, saranno adottate.”

    http://pauperclass.myblog.it/media/02/01/4036835099.pdf (pag. 11)


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    1. Si l'avevamo già vista. In realtà sono enunciati in contraddizione tra loro, a ben vedere: prima enuncia un qualcosa che implica quantomeno incremento degli investimenti e poi qualcos'altro che con essi è del tutto incompatibile (l'€uropa). Ma non si può pensare che abbiano compreso bene cosa significa "stabilità di lungo periodo" di una moneta unica (cosa che, tra l'altro, si sta rivelando incompatibile, com'era nei fatti, col pareggio di bilancio). Magari alle scuole di guerra non lo insegnano...

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    2. Nelle Scuole di guerra si insegna che per vincere, bisogna anzitutto disarticolare, con tutti i mezzi, il sistema di comando e controllo del nemico. Come vede, la lezione è stata ben appresa: ma non da noi.

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  6. Come ho accennato, ho letto Bad Samaritans di Chang: vi figura un capitolo molto interessante sulla corruzione, sui suoi effetti macroeconomici (dubbi e legati alle specificità del fenomeno) e sulla teoria del c.d. New Public Management (NPM), nella pratica (dell'UK thatcheriana) rivelatasi fallace, secondo cui un "alleggerimento" mercatista della pubblica amministrazione costituirebbe un efficace antidoto alla malversazione: "Unfortunately, NPM-inspired reforms have often increased, rather than reduced, corruption. Increased contracting out has meant more contracts with the private sector, creating new opportunities for bribes. The increased flow of people between the public and private sectors has had an even more insidious effect. Once lucrative private-sector employment becomes a possibility, public officials may be tempted to befriend future employers by bending, or even breaking, the rules for them. They may do this even without being paid for it right away. With no money changing hands, no law has been broken (and, therefore, no corruption has occurred) and, at most, the official can be accused of bad judgment. But the payoff is in the future. It may not even be made by the same corporations that benefited from the original decision. Having built up his reputation as a ‘pro-business’ person or, even more euphemistically, a ‘reformer’, he can later move to a plum job with a private law firm, a lobbying organization or even an international agency. He may even use his pro-business credentials to set up a private equity fund. The incentive to do favours for the private sector becomes all the greater if the careers of the civil servants are made insecure through short-term contracting in the name of increasing market discipline. If they know that they are not going to stay in the civil service very long, they will have all the more incentive to cultivate their future employment prospects." (pag. 176).

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    1. Mah, secondo me, se ci riappropriassimo del significato delle parole della nostra lingua, capiremmo benissimo che, libero mercato (o MERCIMONIO) è una locuzione parente molto stretta del termine corruzione.
      Ma, purtoppo, so già che scrivendo questo passo per "ottuso, retrogrado, cattocomunista" (soprattutto "catto") e "arretrato culturalmente" (il che è vero, ma non me ne vergogno).

      Va, bè, non volevo fare certo il moralista (con nessuna morale), volevo solo dire che mi fanno ridere quelli che vogliono "più mercato" per avere "meno corruzione". Sicuramente per altre culture questo assioma può anche risultare praticabile, per la nostra no (ma mi sa che anche a loro comincimìno a venire dei dubbi...)

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    2. Il discorso è un pò complesso, anche in relazione alla sua evoluzione storica: tedenzialmente parliamo di corruzione in relazione a un compenso dato a un pubblico ufficiale affinchè agevoli l'attribuzione di una "utilità" che, secondo certe norme, "può" essere attribuità da un pubblico potere a un privato.

      Ma uno degli indici dei rapporti di forza e degli assetti reali, relativi al ruolo intermediario del "pubblico", è quello relativo a CHI assuma l'iniziativa di chiedere o, piuttosto, offrire, tale compenso (illecito).
      Se "chiedo" un compenso sono in rapporto di forza prevalente; l'interlocutore potrebbe essere "debole" e incapace di reagire al mio arbitrio (caso classico della concussione); se addirittura sono in grado di chiedere in ogni caso e con ogni interlocutore, avrò un assetto autoritario.
      Se "chiedo" solo alle parti culturalmente ed economicamente deboli, avrò tendenzialmente un assetto oligarchico "controllato" (cioè occultato nella sua vera portata da vie preferenziali lasciate agli operatori più forti), e il complesso dei compensi corrisposti non sposta gli equilibri dell'assetto generale (il fenomeno può essere diffuso, ma relativo a piccoli operatori "marginali": es; mazzette diffuse per piccoli abusi di esercenti o edilizi).
      L'assetto tende, in tal caso, ad essere formalmente "burocratico" e politicizzato, in quanto riflette un sistema di legalità debole, che corrisponde, con la sua diffusione, non tanto a un mercato libero, quanto ad una rendita diffusa, distribuita, e condivisa dal publbico potere che la consente. Qualcosa di simile si è realizzato, in Italia, in un recente passato (e anche ora, in buona parte) con la diffusa concussione coesistente con la vera e propria corruzione (intrapresa da parte degli operatori forti).

      Nel libero mercato, in uno stato più avanzato (evoluzione progressiva attuale, post Maastricht), l'operatore economico "offre" invece il compenso per evitare l'applicazione di "norme sul mercato-concorrenziali" che non gli danno la sicurezza immediata di carpire l'utilità pubblica (che potrebbe dover essere attribuita a un concorrente). O per evitare un controllo che evidenzi un suo abuso concorrenziale.

      In un sistema di libero mercato (tendenzialmente) puro, infine, magari delimitato ad alcuni settori, l'attribuzione dell'utilità avviene mediante CONTROLLO ISTITUZIONALE da parte degli operatori economici (governo-potere legislativo-produzione di norma ad hoc); l'istituzione coincide col "mercato" (ipotesi hayekkiana). La corruzione tende a scomparire.
      Ciò si collega alla presenza di posizioni oligopolistiche e monopolistiche, in varie combinazioni.

      L'attuale situazione, a seconda dei settori considerati (in Italia e in Europa), vede la coesistenza di questi vari modelli (corruzione, concussione, controllo istituzionale e
      diverse varianti determinate dall'evoluzione delle norme sul potere "ampliativo" affidato alla struttura pubblica).

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    3. si, ma io facevo un discorso più terra terra, nella nostra cultura cattolica, nel nostro sistema di riferimenti valoriali storici, mercimonio è sostanzialmente sinonimo di corruzione (al di la della definizione tecnica che ci fornisce la codificazione SCRITTA nel nostro ordinamento giudridico).
      Per questo, "libero mercimonio" (o mercato) lo accosto al termine "corruzione".
      E certo che nella idea di Hayek, togliere l' autorità pubblica di mezzo è ben logico che significhi eliminare la corruzione. Si eliminano proprio le condizioni perché, in termini di diritto positivo, si verifichino le fattispecie di "corruzione"...

      A proposito; Qui voglio approfittare (per l' ennesima volta) di te per chiedere una tua "consulenza", che cadrebbe a fagiolo come non mai.

      A proposito della della valutazione del valore del capitale sociale di Banca d' Italia. Ovviamente, la cosa che tutti hanno notato (e anche io) è che altri non è che un escamotage per rimpolpare lo stato patrimonio delle banche italiane (soprattutto due, mi sa....), infatti, nel trio di consulenti c'è Papademos, che, se non ricordo male, oltre a primo ministro del governo greco è stato uomo Goldman-Sachs e governatore della banca centrale greca nel periodo in cui furono "truccati i conti per entrare nell' euro".
      Gli altri due "saggi-valutatori" sono l' immancabile rettore della Bocconi e un giurista di fama (o di fame...). Ecco! L' aspetto giuridico della cosa è quello che più mi intriga.

      Stiamo parlando di stimare monetariamente il valore di un ISTITUTO DI CONTROLLO PUBBLICO. Mi pare una cosa bizzarra e inquietante al tempo stesso. Non ho trovato da nessuna parte un qualche dibattito su questo che a me pare un fatto epocale, va detto che non leggo più molto i giornali, per cui ci sta che mi sia sfuggito qualcosa, oppure.... semplicemente sto scrivendo delle cazzate (per questo ti chiedo lumi)

      Voglio dire: Come si valuta monetariamente una cosa che TEORICAMENTE non può avere valore di mercato? In base a quali criteri?

      O si pensa che abbia un valore di mercato? Allora vorrebbe dire che si può comprare (PER OTTENERE PROFITTO) delle quote di un istituto di controllo pubblico?

      Sarebbe impossibile! Vorrebbe dire la morte PALESE dello Stato di diritto.

      Quindi no (?), non può essere questo il criterio giuridico per la valutazione di quel capitale.
      E allora? Qualsiasi valore possono attribuire a quelle quote, perché semplicemente è un valore fattualmente incalcolabile (ESSENDO FUORI MERCATO). Come si può giustificare una qualsiasi valutazione in termini di diritto? (secondo me siamo al parodosso del contabile: Stimare un valore inestimabile).

      Potrebbero dire che una azione di banca d' Italia vale 1000 miliardi e nessuno potrebbe dire nulla -siamo all' arbitrio puro- e se fosse così; hai voglia che le coperture per gli standard di Basilea si trovano...Potrebbero finanziare anche una missione su Marte quelli di Intesa-San Paolo :-), oppure comprarsi il pianeta terra ;-)

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    4. La mia risposta era diretta anche all'ottimo Arturo, che dà sempre stimoli interessanti. E cercava di sviluppare (sunteggiando un lavoro che ho già iniziato, in preparazione di un probabile prossimo libro) qualche idea sistematica sulla corruzione (gli spunti fenomenologici di Chang sono come sempre interessanti).
      In linea di massima il balance sheet di una banca centrale ci indica pur sempre dei valori, assets suscettibili di valutazione, in base a criteri di astratta "commerciabilità".
      Sulle domande che poni, poi, le risposte le hai in gran parte già date.
      Peccato che il buon Balduin sia in (spero momentanea) eclissi: magari aveva un punto di vista interessante...

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    5. no, si, va bene, per carità, ha la sua sede, avrà degli immobili, ecc.
      Ma, da quello che ho capito sta valutazione parrebbe un po' più "ampia" di una mera conta dei beni materiali, se fosse semplicemente quello non sarebbe un gran problema. A ri-approposito, ma l' oro di chi è?

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    6. Bankitalia vanta crediti (e debiti) e titoli obbligazionari. Ma anche questi sono valutabili. Teoricamente avrebbe anche una quota di partecipazione, via SEBC, ai diritti di signoraggio della BCE (intorno al 17%), anch'essi diversamente apprezzabili a seconda delle politiche seguite dalla stessa BCE.
      L'oro è del popolo italiano: l'ente di diritto pubblico non può che "detenerlo" in nome del popolo sovrano (Stato-ordinamento). Sempre che sappia dov'è (e se è ancora lì dove dovrebbe essere)

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    7. sull' oro del popolo italiano anche io la pensavo come te; leggendo la chiosa di un articolo del FQ che si occupava della questione , mi è venuto qualche dubbio:

      "Sullo sfondo del dossier, poi, ci sono gli appetiti sulle riserve auree di via Nazionale. Ma la posizione dell’istituto centrale italiano sul tema è sempre stata chiara. L’oro – è il ragionamento – è il presidio ultimo di fiducia verso l’Italia e verso l’Europa, che non può essere nella disponibilità di altri che l’Eurosistema."

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    8. Sì in base a dei protocolli allegati ai trattati, attuativi del sistema SEBC (come abbiamo già sviscerato qualche mese fa), una parte dell'oro (non ricordo in che misura) è vincolata sulla BCE. Ma nessuno sa bene poi cosa ne sia fisicamente lo status. Ovviamente bundesbank continua a ragionare come se il proprio oro sia ancora solo tedesco (e ne ha chiesto il rendiconto alla Fed, nei cui forzieri era stato depositato: e non si sa bene che fine abbia fatto)..
      Ma il vincolo del trattato vale finchè c'è e la BCE è solo un altro intermediario che non puòò che "detenere" l'oro italiano in nome e per conto del popolo italiano. In teoria, ovviamente.

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    9. E l'ho letta con molto interesse. (Lieto anche di riuscire a portare se non i macigni come quelli di cui vi fate carico tu e Bagnai almeno un granellino ogni tanto...). Sì, direi che la definizione di Chang si attaglia soprattutto al secondo dei modelli che delinei. Però quel "tende a scomparire"...immagino sia un'immedesimazione nel punto di vista altrui; voglio dire, non è che mi sei diventato il Gary Becker dell'"abolendo lo Stato si abolirebbe la corruzione"? :-) (Per l'inconfessabile, anche a se stesso, gioia del piddino). Gli istituzionalisti, come Chang, non confinano la corruzione al settore pubblico: in questo breve saggio di due economisti istituzionalisti come Hodgson e Jiang, segnalato nel libro di Chang, la nozione che la corruzione possa essere limitata al pubblico è vigorosamente rigettata in favore di una definizione che abbracci anche la corporate corruption: sto dicendo un'ovvietà, ma mi sembra uno snodo su cui forse sarà necessario soffermarsi per opporsi all'ideologica favoletta che ridurre lo Stato = ridurre la corruzione.

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    10. No, no, tende proprio a scomparire, nella sua accezione funzionale tipica. E' sostituita direttamente dalla repressione del conflitto sociale (in nome degli interessi dell'oligarchia) e dalla rendita.

      La corporate corruption è un diverso fenomeno: non coinvolge l'esercizio di funzioni pubbliche disciplinate da norme dettate nel pubblico interesse. L'assimilazione (impropria) tra le due è persino insidiosa sul piano della teoria dello Stato: implica la funzionalizzazione dell'azione del capitale privato volta al profitto. Si tratta in realtà di casi di infedeltà del dipendente (anche executive), storno, concorrenza sleale. Cioè illeciti civili. A meno di non considerare quella che è in definitiva un'alterazione di costi e prezzi un danno al superiore (e sacralizzato) interesse alla piena libertà del mercato, ove il punto di riferimento della "collettività" riduce quest'ultima a comunità di consumatori.
      Per gli economisti la distinzione, chiarissima in teoria generale del diritto, può non essere altrettanto chiara. La realtà dello Stato democratico costituzionale, precede e prevale su quella del sistema economico. Così come l'identità di cittadino prevale su quella di operatore economico o consumatore.

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    11. E' un discorso molto interessante. Ovviamente i casi di corruzione privata possono avere esternalità negative anche molto gravi, come nel caso Enron, al punto da spingere i governi a farli oggetto di repressione penale. Ma capisco il tuo punto: sono entrambi fenomeni organizzativi (questa la generica definizione di corruzione usata dagli istituzionalisti) ma una organizzazione è giuridicamente ben diversa dall'altra. Certo, nella misura della corruzione bisognerà allora sempre tenere presente l'estensione delle diverse organizzazioni. Da quel che ho capito è un discorso su cui tornerai...

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  7. Segnalo quanto accade in Grecia dove il sindacato dei militari alza la voce e chiede le dimissioni del Governo e del presidente. Questo quanto appare nell'articolo del Sole24Ore:
    “Il documento firmato "Confraternita degli ufficiali e dei soldati riservisti delle Forze Speciali" (Keed, un sindacato di ex militari), apparso ieri sul sito web dell'associazione, è finito all'esame della magistratura che ha convocato una riunione straordinaria della Corte Suprema (Areios Pagos) nella cui sede, sotto la protezione di numerose forze di polizia, da giorni, sono in corso gli interrogatori di testimoni che riguardano le attività illegali del partito filo-nazista Chrysi Avgì (Alba Dorata). Gli autori del testo chiedono «le dimissioni immediate del governo e la collaborazione del popolo con l'esercito» perché - secondo il documento - l'esecutivo «non è stato capace di offrire al popolo quanto previsto dalla Costituzione nei settori del lavoro, dell'istruzione, della salute, della giustizia e della sicurezza».” Bene. Una richiesta che, a ben vedere (nonostante non si capisca se sia il sindacato dei militari o di ex-militari, ce ne passa di differenza), appare quantomai legittima viste le malefatte dei figli di Troika. Ma Da Rold, l'autore del pezzo, ha la facoltà di rendere tale dichiarazione, sacrosanta, una minaccia: "Toni preoccupanti se fatti in una democrazia occidentale.". Allora o sono io che ho una concenzione "militare" della democrazia, oppure da Rold ce l'ha un po' distorta questa visione... anche perchè dire che l'iperinflazione distrusse Weimar è quantomai azzardato, visto che la Repubblica nacque nel 1919 e durò fino al 1933, e l'iperinflazione esplose nel 1922-1923 a causa del debito estero (riparazioni) da estinguere in oro, con una capacità produttiva ridotta al lumicino dalla devastazione della guerra, il ribassismo della speculazione internazionale sul marco ed una instabilità sociale critica... strano che poi Da Rold dimentichi il 1928-'29 ed il fallimento bancario del 1931 iniziato con la caduta della banca Credit Anstalt dei Rotschild, a cui seguirono i bank run ed i fallimenti di diversi istituti di credito tedeschi, una delle cause che portarono alla vittoria del nazismo assieme all'alta disoccupazione. La mistificazione della Storia non ha limiti... servi, questi qui sono servi.

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    1. Le oligarchie si basano per definizione su servi, ottusi utilitaristi che cercano di salvare la propria posizione con un posto sulla scialuppa dei forti mentre la collettività va a fondo.
      FIno all'ultimo, i servi, preposti alla "informazione", diranno che non stiamo affondando e offriranno gli effetti come cause, lodando le cause occultate della crisi come soluzione.
      Il loro errore sta nel fatto che non sempre la massa in affondamento è troppo occupata ad affannarsi tra i flutti per non accorgersi della loro indecorosa manovra.
      In Italia non siamo ancora a questo punto e, purtroppo, rischiamo di svegliarci troppo tardi

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    2. Vogliamo parlare di tasse e calcolo interessi inseriti nell'ultimo DEF?!? Altro che! Qui se non hai un tecnico hai voglia a leggere e capire...

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  8. http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2013/9/27/SPY-FINANZA-Ottobre-l-attacco-all-Italia-e-a-Draghi-e-pronto/430256/

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    1. Beh, se le cose stanno così.......

      O ti difendi (ed esci dall'Euro, cercando una sponda diplomatica oltre oceano), o ti fai "occupare".

      Tertium non datur..... :-/

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    2. Bottarelli è bravo e molto preparato. E' uno che leggo con estremo piacere. Mi dispiace solo per la sua visione monetarista dei problemi :accusa la FED di bolla, poi non si accorge di cadere in contraddizione chiedendo alla BCE di adeguarsi...allo stesso comportamento della FED. Però il suo "allarme" è veritiero e uno dei più vicini alla realtà (rispetto a certi giornalisti segnalati poco più su).

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  9. Davvero un'analisi condivisibile.
    Unico consiglio che mi permetto di dare (senza pretesa di aver ragione ovviamente) è di diminuire l'uso del simbolo dell'euro nei titoli, purtroppo provoca in molti piddini una crisi di rigetto, viene incosciamente legato al "kasta" dei grillini e ne compromette un po' la diffusione. Non che sia un "terreno fertile" ma tentar non nuoce.

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    1. Non posso resistere e poi, in effetti, non sono un terreno fertile, come dici. Irrimediabilmente. Tanto sono autoreferenziali e fideistici. Amen (sebbene poi il WSJ Italia, invece, iinserisca i post del suo blogroll....)

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