giovedì 31 ottobre 2013

L'EURO-REPORT MEDIOBANCA: I DIPENDENTI PUBBLICI PRO-EURO E LA CREPA NEL MURO DEL PUD€ MEDIATICO.

Con questo post di Voci dall'estero, apprendiamo di un report di Mediobanca al quale la c.d. "informazione" italiana non ha dato particolare risalto nella autentica sostanza delle sue analisi. A riferirci di queste ultime è, infatti, il Telegraph.
Andrebbe soggiunto che in realtà del "rapporto" Mediobanca più d'uno in Italia se ne era accorto; ma parlandone a mezza bocca, in quanto asseritamente "top secret"!...Sì, quanto può esserlo un paper di una merchant che esercita pressioni sul governo per accelerare sulle privatizzazioni.
In sostanza, le voci mediatiche enfatizzavano la cosa ("Il Tempo") essenzialmente come il preannuncio di un default, dal quale implicare ("Huffington Post") che stabilità politica e politiche di austerità e massicce privatizzazioni, specificamente quelle di Monti, sarebbero l'unica salvezza.
Questione di interpretazioni...non a caso.
Le analisi omesse, o sminuite nella loro portata di "notizia", dal sistema giornalistico italiano, va notato, ricalcano fedelmente l'analisi di Alberto Bagnai, anche nel parallelismo con la crisi argentina innescata dal cambio fisso col dollaro, e persino nella citazione del "ciclo di Frenkel".
E dato che Mediobanca ha una gloriosa militanza pro-vincolo esterno, e che il report non solo assume l'insostenibilità dell'euro ma implica anche la sua irriformabilità tempestiva per evitare il disastro, ancora una volta sappiamo che il giornalismo italiano (nonostante i troppo tardivi e del tutto parziali recenti mezzi aggiustamenti), è "più realista del re". Di più: è il vero architrave che sorregge il residuo consenso alla dominazione finanziaria sovranazionale, liberista e colonizzatrice (via "indispensabili" privatizzazioni)che va sotto il nome di "costruzione europea".

E' logico assumere che questa monocorde macchina propagandistica possa proseguire la sua opera solo fondandosi sul mantenimento di una certa fetta di consenso sociale, in assenza del quale, al restrostante potere finanziario, mancherebbe un peso politico-istituzionale. Questo cruciale aspetto ci riporta...ai pubblici dipendenti.
E, in sostanza, al sondaggio, esposto a Pescara, che ci dice che la posizione "pro-euro" alberga compattamente, parrebbe, nelle fila degli stessi lavoratori pubblici.
Siccome il punto mi pare importante, sottopongo alla vostra attenzione la veloce analisi compiuta commentando questo interessante post di Barbara Tampieri (corretto e ampliato in quanto necessario):
"La spiegazione dell'atteggiamento dei dipendenti pubblici, però non è nel fatto che sono stati trattati comparativamente meglio. Specialmente a partire dall'inizio della crisi. In realtà, la via della riduzione di personale, e di deterrenza disocuppazionale deflattiva, perseguita è essenzialmente passata per il blocco del turn over unito a flessibilità e precarizzazione dei survivors...da decenni! E per una conseguente desertificazione di quei nuovi assunti, specialmente in livelli superiori, che riduce la qualità di un'organizzazione già deprivata del livello minimo di investimenti.

Insomma, per adesso, più che di licenziamenti si è trattato di mancate assunzioni necessarie unite a precarizzazione (di cui la "esternalizzazione" è un'altra forma), per una struttura che, per vincolo costituzionale, "deve" esistere e non può essere eliminata dal mercato.
Ovviamente von Hayek aveva pensato anche a questo e teorizzava uno Stato ridotto a fare le strade, le segnaletiche ed a controllare il sistema di "pesi e misure" per le contrattazioni del libero mercato. Il resto poteva essere privatizzato: compresa la difesa e la polizia.

ll problema della scelta pro-euro, però, per quanto conosco il mondo del pubblico impiego (non poco, in decenni di attività professionale "collaterale" alla gestione della cosa pubblica), è di tipo paradossale: l'odio verso il pubblico impiego profuso a piene mani da pdl e lega "di governo", ha giocato nel senso che tutto ciò che sia attribuibile a tali forze, in base a quanto narrato dal sistema mediatico, viene visto automaticamente come una cosa in odio a loro.
In altri termini, utilizzando una grottesca proprietà transitiva, identificano la posizione anti-euro, in base alla vulgata di TV-giornaloni, come una cosa di centrodestra e non, come mi sgolo a cercare di spiegare, come una spinta di liberazione dal liberismo che soffoca il modello costituzionale. E questo certamente perchè TV-giornaloni si guardano bene dal lasciar capire quanto di liberista e oligarchico ci sia nell'€urocostruzione. Addirittura, come emerse in un acceso confronto che ebbi con una giornalista Rai, l'€urocostruzione viene vista come salvaguardia (internazionalista) del valore autonomo della cultura rispetto sia all'economia che alla degenerazione berlusconiana.

Per accorgersi di questa grossolana falsificazione della realtà, dovrebbero avere dei mezzi culturali-cognitivi che in generale gli italiani (ma anche gli altri europei, vi assicuro) non possiedono. Neanche i laureati, che, nella realtà capitalista odierna (anche pubblica) sono "specializzati" e quindi, quanto alla visione culturale "di sistema" si affidano a Repubblica e Corsera (nella migliore delle ipotesi; perchè potrebbero guardare solo la TV e essere avviluppati nei TG e "approfondimenti" di La7 e Rainews24).
La battaglia PER la diffusione della cultura, se posta in termini di verità altrimenti nascoste, risulta alla fine abbastanza facile nei loro confronti, una volta vinta la diffidenza di cui ho cercato di spiegare le ragioni.
E lo dico sulla base dell'esperienza diretta.
Il problema, in ultima analisi, è, per gli impiegati pubblici più che mai, MEDIATICO e pone, ancora una volta il quesito: COME ARRIVARE A LORO, AVENDO IL GIORNALISMO CHE ABBIAMO?
Non so come ma, mettendocela tutta, si potrebbe espugnare anche tale roccaforte senza incontrare particolari resistenze. Ma occorre una strategia mediatica efficiente che, oggi, pare (pare) di difficile attuazione. Ma oggi: e quindi non si sa fino a quando..."

Già, fino a quando, la roccaforte di questo consenso - a questo punto essenziale- potrebbe tenere?
Beh, potremmo dire che sarà almeno fino a quando i "livorosi", militanti in svariate forze politiche (nuoviste e, come abbiamo visto, con grandi tradizioni in questo campo), continueranno ad agitare pulsioni antisistema, accomunando, nella loro generica denuncia, la "finanza globale" con la corruzione e la spesapubblicaimproduttiva (starring: l'intero sistema dei pubblici dipendenti), creando il substrato di reazione difensiva per cui continuano a utilizzare l'equazione da proprietà transitiva sopra detta. Che siano in azione i vecchi o i nuovi livorosi anti-pubblico dipendente, in ogni modo, questo agevola la recettività verso la tambureggiante vulgata mediatica pro-euro.

Tuttavia, proprio dal post di Carmen da cui siamo partiti, va sottolineato un passaggio:
Mr. Guglielmi (autore dell'analisi, ndr.) ha detto che il governo ha previsto per il prossimo anno una crescita dell'1% , passando dall' 1.7% , all'1.8% all'1.9% e così via. E' una finzione. (Citigroup ha detto che la crescita sarà più vicino allo zero sino al 2017) . "A mala pena siamo cresciuti dell'1% all'anno durante i migliori anni del boom globale. Come faremo a farlo ora in tempi molto più difficili? "
Il prof. Giuseppe Ragusa della Luiss Guido Carli di Roma ha detto che il governo si sta arrampicando sugli specchi, sperando che la ripresa mondiale riuscirà in qualche modo a portare l'Italia fuori dal guado. "Loro non stanno facendo nulla. La politica è completamente passiva, non funzionerà, perché siamo in una trappola del debito, ed a differenza della Spagna abbiamo continuato a perdere competitività nei confronti della Germania negli ultimi tre o quattro anni."
La crepa nella muraglia del PUD€, in effetti è aperta.
Tra il suo "crollo", cioè la definitiva "realizzazione" del problema da parte della totalità degli italiani, e la presupposta propagazione veloce della verità dei fatti, c'è solo un ostacolo in via di assottigliamento: il PUD€ MEDIATICO. Come ho già detto, le sue truppe di elite sono dentro a Report, ma pure quelli che abbiamo visto a Pescara (non tutti ovviamente) non erano...malaccio. Intanto ieri, il giornalista Giannino, a "la Gabbia", pareva aver iniziato a prendere "le distanze da se stesso"...
No dico: Saccomanni si sentirà più solo?

62 commenti:

  1. Bongiorno, è il primo intervento che faccio sul suo blog, a cui sono arrivato da quello del prof. Bagnai. Mi permetta di contraddirla: se il pude ha i maggiori consensi nel pubblico impiego è perché - fino ad oggi - l'euro ha massacrato soprattutto i lavoratori del privato (uso la parola lavoratori secondo il significato che ha nella lingua italiana, non nella lingua "de sinistra", e quindi: operai, impiegati, artigiani, commercianti, professionisti, piccoli e medi imprenditori). La "speranza" - si fa per dire - di smantellare il consenso pro-pude dei pubblici impiegati risiede, purtroppo, solo nell'esacerbarsi della crisi, cioè nel fatto che giunga a toccare i loro stipendi, pensioni e connessi. In questo senso gli ultimi che si potranno convincere sono i ... giudici costituzionali ...

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    1. Suvvia, prima di abbandonarsi a questa facile opinione di "risulta" (del PUD€ mediatico), contraddetta da tutti i recenti studi, compreso quello della Corte dei conti in materia, sarebbe meglio leggersi i links, inseriti nel post; rinviano alle trattazioni della materia che ci siamo affaticati a illustrare su questo blog.

      Tenga conto che, per unanime opinione informata (sui dati), dei migliori economisti e studiosi di scienza delle finanze, è proprio la pressione retributiva e di tutela del pubblico impiego che tende a far allineare il settore privato.
      Ciò FUNZIONA ANCHE IN SENSO INVERSO, sia chiaro: se si sta verificando per il secondo una retrocessione ciò è proprio dovuto all'arretramento in corso, da Maastricht in poi, nel pubblico impiego.

      E la curva di Phillips (visto che legge goofynomics) funziona tanto meglio (cioè la deflazione salariale) proprio in quanto si contraggano occupazione (e, negli ultimi anni) salari reali nel pubblico impiego, lasciando, specialmente i giovani, senza alternativa all'accettazione di un sistema privato basato sulla precarizzazione e sul demansionamento.
      Spero ci rifletta e magari si legga le molteplici fonti da me citate (nei post linkati ci sono links in abbondanza).

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    2. Indubbiamente opera la proprietà transitiva. Indubbiamente però "la via della riduzione di personale, e di deterrenza disocuppazionale deflattiva, perseguita è essenzialmente passata per il blocco del turn over unito a flessibilità e precarizzazione dei survivors" è cosa diversa da disoccupazione e fallimento.
      I lavoratori del privato, tutti e ciascuno, giovani o vecchi precari o a tempo indeterminato che siano, o piccoli medi imprenditori, sono disperati, perchè disoccupati o falliti o a rischio di esserlo in qualsiasi momento, così, dall'oggi al domani. E quando si è disperati si rischia, si è pronti a cambiare, rivoluzionare. Magari si è trai scarsamente scolarizzati del sondaggio, non si conoscono le analisi dei professori, ma si è pronti a rischiare la certezza di un presente drammatico con un per quanto incerto futuro migliore.
      Il dipendente pubblico, non il precario o l'aspirante tale,e generalizzando ovvio, è come la famosa rana bollita poco a poco, non se ne accorge all'inizio, sopporta e spera, non salta.
      A noi lavoratori privati ci han gettati in acqua bollente, noi saltiamo, ci informiamo, studiamo o ci lanciamo nell'avventura ad istinto, è normale.
      Quando si passerà dalla deflazione al licenziamento, all'effettivo "finire per la strada", il dipendente pubblico si sveglierà, non prima temo.
      Il pd lo sa, per questo ha fatto la sua scelta abbandonando la base operaia, meno fedele comunque a livello elettorale. Li terranno per ultimi, magari sostituendoli quando sarà ora con i più accomodanti extracomunitari.

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    3. Allora:
      a) la deflazione salariale più intensa post-crisi del 2008 (accelerata dal 2011), l'ha subita proprio il pubblico impiego (dati Corte dei conti, linkati più volte);
      b) la maggior parte del pubblico impiego, numericamente collocato in insegnamento e sanità, già vive la precarizzazione e l'instabilità. Il precariato del pubblico impiego è il settore più numeroso dell'intera filiera produttiva nazionale. La ACCELERATA SOTTOSTRUTTURAZIONE DELLA FORZA LAVORO DI UN MONOPOLISTA (qual'è la p.a.) E' ISOMORFA AL FALLIMENTO DI UN PRIVATO IN CONCORRENZA. E lo è anche dal punto di vista del mercato del lavoro generale, non assunto, come fai tu, dal punto di vista di un singolo rapporto di lavoro, ma riferito alla tua possibilità occupazionale complessiva ;
      c) sì, è vero: esistono ancora dei settori di personale pubblico esenti dalla instabilità intesa come licenziamento: ma subiscono non solo la deflazione (ormai anche nominale) dei salari, ma pure quella del lavorare a ranghi incompleti e di subire il risentimento di utenti inferociti con coloro che non possono farci nulla;
      d) se vogliamo rimanere al punto, ed evitare la "guerra tra poveri" in automatico, gli unici esenti da instabilità e deflazione salariale sono gli executive delle banche e della grande industria. Ci siamo?

      e) sempre se vogliamo rimanere sul punto= SPIEGARE PERCHE' SIANO ANCORA PRO-EURO, la spiegazione rimane quella "culturale-psicologica" da aggressione politica degli anni passati. Che più o meno accrediti attestandoti su una "vulgata" incompleta.
      Accusarli di presunti privilegi, oggettivamente in riduzione esponenziale, servirà a mutare questo stato di cose?

      Lo so che chi sta nel privato odia per partito preso i pubblici impiegati. Che, a loro volta, odiano gli evasori del lavoro autonomo, cui imputano il dissesto fiscale e le ristrettezze che subiscono.
      I dipendenti del privato rimangono comunque interdipendenti da quelli pubblici, quanto a livello di tutela e di condizioni di offerta.
      Quindi solo un pazzo attaccherebbe i "pubblici" pensando che sarebbe un vantaggio per i dipendenti privati.

      Ma l'euro, anzi, il vincolo esterno e il divorzio sono alla base di tutto questo. Loro non l'hanno capito bene. Tu, se vieni a dirmi queste cose, lo stai dimenticando.
      Che vogliamo fare?

      La risposta degli autonomi, ad es;, da guerra tra "vessati" è: vieni a fare il libero professionista o artigiano.
      La risposta che "loro" potrebbero darti: vieni a fare il pubblico impiegato se pensi che stia tanto bene.
      Solo che...NON PUOI. Le assunzioni sono praticamente bloccate da 20 anni e i ruoli sono rivisti in riduzione. SE POTESSI, PERCEPIRESTI CON IMMEDIATEZZA IL FUNZIONAMENTO DELLA CURVA DI PHILLIPS e diresti no all'offerta giugulatoria di lavoro privato, rispondendo: "No grazie, preferisco fare il mio lavoro per l'amministrazione pubblica tal dei tali".

      Ci sei? Allora unisci i puntini e ricorda la risposta data all'inizio a Marco S.:
      "Tenga conto che, per unanime opinione informata (sui dati), dei migliori economisti e studiosi di scienza delle finanze, è proprio la pressione retributiva e di tutela del pubblico impiego che tende a far allineare il settore privato.
      Ciò FUNZIONA ANCHE IN SENSO INVERSO, sia chiaro: se si sta verificando per il secondo una retrocessione ciò è proprio dovuto all'arretramento in corso, da Maastricht in poi, nel pubblico impiego.

      E la curva di Phillips (visto che legge goofynomics) funziona tanto meglio (cioè la deflazione salariale) proprio in quanto si contraggano occupazione (e, negli ultimi anni) salari reali nel pubblico impiego, lasciando, specialmente i giovani, senza alternativa all'accettazione di un sistema privato basato sulla precarizzazione e sul demansionamento".

      Posso sperare che leggerai e rifletterai su questa risposta? :-)

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    4. Secondo me influiscono entrambi gli aspetti.
      Detto da ex-precario (ora per strada) della p.a e figlio di dipendenti storici. Diciamo che 'conosco bene i miei polli' :-)

      Dato per indiscutibile l'influsso mediatico-(sub)culturale, mantiene una certa forza anche il senso di protezione di chi, pur sentendo i graffi dolorosi della deflazione, vede disperazione intorno a sè e pensa 'beh, io sto soffrendo, però almeno non finirò in mezzo alla strada', e sentendosi protetto ha più paura del cambio radicale di paradigma.
      E non credo che questo sentimento vada disprezzato, piuttosto compreso, come un istinto di sopravvivenza di chi vede il mondo crollare intorno e si illude ancora di avere, nonstante tutto, un appiglio.

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    5. Se ammettiamo questa spiegazione di buon senso mediatorio, il problema diventa SPIEGARE COSA DETERMINI LA PAURA DEL CAMBIO DI PARADIGMA. Evindentemente un fatto di cattiva informazione: ma quella vale per tutti gli italiani.
      Perchè allora loro sono così più aderenti alla propaganda mediatica del PUD€? Ebbene, perchè credono che la controparte politica di coloro che li hanno sempre attaccati, li proteggerà. E' sbagliato, ma è esattamente la spiegazione che ipotizzo.
      E per di più, ALLO STATO.
      Infatti, gira ora un altro sondaggio per cui la contrarietà italiana all'euro sia salita al 72%. Credo che nelle prossime settimane, i dati confermeranno percentuali del genere. Il che toglie persino di interesse alla attuale querelle.
      Come vedremo che i sondaggi ci "azzeccano"?
      Quando il PD, cosciente di star perdendo anche l'elettorato più fedele (tranne gli oltranzisti old fidelity alla linea del "partito"), andrà in fibrillazione sulla questione "euro", forse persino arrivando a una scissione:
      vogliamo vedere? :-)

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    6. Ragionando da solo, tendo a finire alle stesse conclusioni.

      Poi vedo i sondaggi elettorali, col PD che continua a tenere nonostante tutte le evidenze, e resto sconcertato.
      L'unica spiegazione che mi viene è che la propaganda pud€ è ancora più forte di quanto crediamo, forse perché in 30 anni il dibattito politico è regredito al livello del cartellone pubblicitario, del marchio e dell'offerta 3X2.
      Così possiamo vedere ancora tanti credere a gandalf-renzi come salvatore e innovatore 'di sinistra', che riformerà il pd facendolo diventare tanto bravo e battendo i cattivi.
      Una regressione infantile che non so come si possa combattere, se non ci riesce nemmeno la fine dell'orco-silvio...

      Certo, quel sondaggio sul consenso verso un ipotetico partito antieuro un po' di ottimismo riesce ad infonderlo.

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    7. Concordo con tutta la tua analisi, che aggiunge senz'altro qualche prezioso puntino.
      Ecco, forse mi ero spiegata male, ben riassume il mio pensiero Giuseppe, entrambi gli aspetti.
      Molta parte dei dipendenti pubblici "di ruolo" è più aderente alla propaganda PUDE perché la controparte politica li attacca (e con essi lo Stato, che poi è lo stesso) e, umanamente, non avvertendo il pericolo come mortale, e così vicino, mette la testa sotto la sabbia. Umanamente perché è un comportamento umano, lo dico senza alcun disprezzo.
      Perché cambiare paradigma è DOLOROSO.
      Molti di noi, non tutti per carità, ad un certo punto si sono "svegliati", ammetto che anch'io, da struzzo umano, solo quando ho avvertito la possibilità che un certo stile di vita potesse non solo cambiare con qualche sacrificio, ma precipitare di brutto. Allora ho cercato (vi ho trovati (per fortuna!)
      Chi prima chi dopo ci si arriverà tutti credo, spero solo in tempo (che se aspettiamo di finire come il Portogallo e la Grecia, poi sarà forse troppo tardi).

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    8. Lavoro in una pubblica aministrazione, per essere precisi in un aministrazione provinciale e confermo, se per caso ce ne fosse bisogno, tutto quello che ha puntualizzato 48. Nell'amministrazione provinciale dove lavoro non ci sono precari perchè sono stati stabilizzati da pochi anni, erano tutti utilizzati nel Centro per l'Impiego (ironia della sorte) ma nella regione di cui fa parte la mai provincia posso ci sono molti precari. Inoltre con il blocco dei contrarri abbiamo assolutamente sperimentato la deflazione salariale, anche se ringrazio non so chi, se ancora riesco a prendere lo stipendio. La Provincia dove lavoro ha approvato il bilancio di PREVISIONE 2013 solo ora e sono molti mesi che la ragioneria non sa come quadrare il bilancio e ogni tanto esce fuori la voce che non ci sono soldi per gli stipendi. Come dice 48 poi i dipendenti sono diminuiti e non sono stati sostituiti con nuove assunzioni. Dobbiamo anche affrontare il risentimento degli utenti inferociti grazie al lavoro di disinformazione operato a man bassa dalle tv e dai giornali in tutti queti anni. Vorrei far notare che il mio lavoro è il lavoro degli altri nel senso che essendo in forze al Servizio politiche attive e del lavoro e occupandomi di formazione professionale se noi non operassimo non ci sarebbe la ricaduta nel territorio. I fondi comunitari vanno alle agenzie formative che poi svolgeranno la formazione, quindi i dipendenti delle agenzie ed anche i proprietari sarebbero tutti a casa se non ci fosse un servizo pubblico che si occupa della gestione di questo settore. In ultimo noi dipedenti provinciali siamo sul chi vive perchè col fatto che vogliono chiudere le province non abbiamo nessuna garanzia, per lo meno fino ad ora, sul nostro posto di lavoro. Giorni fa il ministro Del Rio inervistato mi sembra da Repubblica alla domanda cosa prevedete per i dipendenti non ha risposto, credetemi non è bello alla soglia di 60 anni e dopo 30 anni di lavoro stare con il cuore a mollo in questo modo, anche perchè con il mio stipendio e quello di mio marito (che non è dipendente pubblico) mandiamo avanti la mia famiglia e aiuto anche mia figlia ed il suo ragazzo che non possono contare su salari decenti. Questa divisione tra dipendenti pubblici e privati non serve al nostro obiettivo. Nella mia città c'è una grossa acciaieria in mano a gruppi stranieri e noi dipendenti pubblici siamo sempre stati solidali con gli operai, non si può dire lo stesso quando c'è stato bisogno del loro appoggio. Sarebbe ora di finirla e di comprendere quel'è il nostro VERO nemico.

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    9. Ritengo anch'io che influiscano entrambi gli aspetti. Ma nel pubblico impiego, proprio per il blocco del turn-over e il precariato, c'è una spaccatura generazionale. Le persone sopra una certa età non hanno mai avuto problemi. Hanno trovato il lavoro subito, fisso e sicuro (ora alcuni possono avere dei timori, ma in genere sono sicuri). Poi i giovani, e ormai meno giovani (i primi ad aver subito il precariato hanno ormai da tempo superato la soglia dei 35 anni)... Questi ultimi sono cresciuti in un'epoca di precariato, ma anche di speranze europee (e forse l'insicurezza in un campo ha aiutato la seconda componente). Pensiamo a tutti coloro che hanno frequentato l'università: gli Erasmus, gli amici in giro per l'Europa e il mondo, la possibilità di viaggiare; mentre prima era possibile farlo solo all'interno del nostro paese. Anzi, molti italiani delle generazioni over 40 o 50 non hanno amici esteri. A parte conoscere degli immigrati. I più giovani, specie se hanno studiato, ne hanno molti.
      Quindi nella pubblica amministrazione bisogna, grossomodo, dividere i dipendenti in due blocchi.
      Il PD e gli altri partiti pudini di CENTROsx hanno confuso l'elettorato.
      Non parlano praticamente mai di euro. Ma solo di Europa. L'elettorato di sinistra è ignorante di economia. E questo è appurato da tempo (grazie a Bagnai, Quarantotto...). Quindi l'analisi che ha fatto 48 si aggancia benissimo al quadro. I partiti di CDx e il M5S che strillano sono funzionali al mantenimento della base del PD, sia essa quella più avanti negli anni che quella più giovane. Quindi il problema è come far arrivare un messaggio all'elettorato di sinistra. Io ne ho esperienza in casa... devo dire che non ho una risposta. I miei tentativi sono risultati tutti fallimentari. Il risultato è la chiusura a riccio del piddino.
      Quello che posso dire è che un giovane è più possibilista di un meno giovane.
      In ogni caso sono d'accordo con Quarantotto. E' possibile fare qualcosa, e aggiungerei di mirato.

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    1. E (purtroppo) non posso che ribadire la risposta già data all'ottimo Arturo ieri:
      "L'avevano già detto col primo report del Treasury non appena la nuova Amministrazione Obama si era presentata al Congresso (parliamo di dicembre 2012).
      http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2012/12/4/FINANZA-Dagli-Usa-un-attacco-alla-Germania-che-fa-esultare-l-Italia/343928/

      Si sono poi mossi a qualsiasi livello di quelli possibili?
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/06/frattale-dello-sbarco-in-sicilia-quanto.html
      Non risulta.
      Oggi siamo ridotti a intepretare i retroscenza del ridicolo balletto delle intercettazioni USA.

      Rammento allora che il problema è di "vuoto"...
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/10/le-forme-frattaliche-opache-e-la-fede.html
      E la natura odia il vuoto...

      Ormai mi sono fatto (frattalicamente) diffidente. Tanto più che lo dice pure Helmut Schimdt (forse ci tornerò sopra)

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  3. Direi che dietro all'ignavia dei pubblici dipendenti vi sia anche una questione di mentalità e di interessi. Mentalità, perché è gente tranquillosa spesso disabituata a confrontarsi colla realtà. Ed interessi, perché un'eventuale bancarotta dello stato colpirebbe in primo luogo stipendi statali e pensioni.

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    1. Ma perchè si interviene su questo blog senza aver neanche tentato di leggerselo, neppure sugli argomenti specifici del post? Perchè?
      Remember Brunetta? Circa 3 anni di Brunetta, seguenti a 20 anni di Bossi-Calderoli-Sacconi possono ricompattare emotivamente con una motivazione inflessibile qualsiasi categoria colpita a reti unificate.
      Quanto al confrontarsi con la realtà; facciamo così: si confronti con un qualsiasi operatore oligopolista-monopolista privato per questioni contrattuali (tariffarie, riparazioni guasti) e vediamo quanta bella mancanza di burocrazia "a ostacoli" ritroverà. Assicurazioni, utilities, pay-tv, banche; c'è solo da scegliere.
      Un paradiso? Questione di gusti...

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    2. Alcuni anni fa, negli stessi giorni, mi confrontavo con un ufficio pubblico ed uno privato, su temi molto affini. Volevo cambiare gestore per il cellulare e presentare denuncia per farmi rifondere le chiamate effettuate da un dialer malevolo (non era ancora arrivata l'ADSL).
      Ho incontrato persone molto cortesi, pronte e preparate in un ufficio spoglio della Polizia Postale e persone incompetenti, approssimative e poco cortesi in un negozio nuovo, ricco e splendente.
      La denuncia andò a buon fine, il cambio di provider no, lasciandomi in eredità un qualche misterioso errore in un remoto database che mi costrinse in seguito a rinunciare alla portabilità del numero.
      Episodico, non conta nulla, ma provato sulla mia pelle.

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  4. Sai, non capisco se per "dipendenti pubblici" non vadano anche intesi i dipendenti dei settori "privatizzati": ferrovie, trasporti pubblici locali e via dicendo, in cui il controllo "mentale" è ancor prima che mediatico, prettamente sindacale.

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    1. Bella domanda. ma chi ti dice che le società a forme privata che sono in mano pubblica agirebbero diversamente se fossero a controllo privato? Ti piace Ryan Air, dove il sindacato non ci può essere e la clientela riceve un servizio che oscilla tra il disprezzo e gli schiaffoni?

      Ergo, come già nella contabilità nazionale, quei settori sono fuori dal pubblico impiego.

      Nei ss.pp. locali (laddove non fosse in affidamento privato "europeo", cioè vai poi a vedere il controllo-azionisti-linee di credito delle relative società), poi, il dis-servizio ormai è imputabile in minima parte ai sindacati e molto di più ai tagli del patto di stabilità. Incluse le assunzioni degli amici del sindaco di turno (generalmente si tratta di non operativi, capaci di riparare e condurre i mezzi).

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  5. "Con questo post di Voci dall'estero, apprendiamo di un report di Mediobanca al quale la c.d. "informazione" italiana non ha dato particolare risalto nella autentica sostanza delle sue analisi. A riferirci di queste ultime è, infatti, il Telegraph."

    Ti ricordi 48, qualche giorno fa avevo fatto notatare la differenza di trattamento operata da Feltri (che ha Pescara ha citato questo report) nel valutare la pubblicazione (diciamo così) di certe informazioni e di certe altre. Se la notizia va contro il PUDE "non si fa gli utili idioti" se l' informazione va contro alcuni residuali "campioni nazionali" (Coop e Eni) si denunzia "coraggiosamente" le pressioni (ma al solo fine di fare una operazione di "marketing", sia chiaro...).

    No, perché leggendoti nei giorni scorsi non vorrei ti fossi troppo innamorato del modello "editore puro". Il Fatto Quotidiano è l' editore piu' puro d' Italia. L' altro editore pure è quello di "TelePude"...pardon "la7"...

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    ho visto anche io "la gabbia" ieri sera, mi ha impressionato, come te, Giannino, ma di piu' il giornalista "economico" del "tiggìla7". I suoi "servizi" (o servizietti) non so se li hai presenti...pura voce "dei mercati" che malamente dissimulano la "pura voce del PUDE".
    Insomma, quello che ha detto ieri sera era un tantino diverso (eufemismo) da quello che diceva , con la sua inconfondibile, odiosa, voce nasale al "tiggila7" almeno fino a qualche tempo fa. Il direttore di quel "tiggì" è Enrico Mentana. e, come ti avevo scritto tempo fa, se c'è una spia mediatica che si accende sul cambio di vento, quella spia si chiama "Chicco".

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    1. Sull'editore puro: Marco nun te ce mette pure tu, che nun è aria :-)
      Sì l'editore puro è legittimato a fare ciò che ritiene giusto: ma deve rendere trasparenti (se hai letto bene ciò che ho scritto) le sue fonti di finanziamento e linee di credito. Cioè tutti devono avere, in base ad apposita disciplina, i nomi delle persone fisiche azioniste della società editrice e pure del soggetto finanziatore.
      Se applicassi questo piccolo meccanismo, avresti delle sorpresine su tutto il fronte: ovviamente, per una televisione, ciò si dovrebbe concretizzare nell'obbligo di trasmettere ciascun programma di informazione, in quanto pubblico servizio, facendo passare costantemente in sovraimpressione, in basso (come quando fanno i democratici che danno accesso ai twits) una dizione del tipo:
      "all'indirizzo "URL", trovi i nomi degli azionisti della società editrice e delle società finanziatrici e della relativa consistenza di erogazione, ai senso dell'art x della legge Y".
      Analoghe informazioni devono essere contenute in apposito e visibile spazio di ogni testata cartacea.

      La legge "Y", poi, avrà disposto l'incompatibilità tra la figura di azionista della socieità editrice e quella di azionista o legale rappresentante di società bancarie, finanziarie o comunque industriali in posizione dominante nel rispettivo mercato.
      Poi vediamo cosa ne consegue.

      Ci sei? Ovviamente ci sono altri dettagli. Ma intanto, non mi innamoro proprio di nulla.
      Avevo detto che ne riparlerò per approfondire.
      Se hai idee migliori conformi a Costituzione e compatibili con la libertà "funzionale" di iniziativa privata, per carità, er dibbbbbattito è aperto...

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  6. scusa l' OT, 48, ma non so se ti è sfuggita questa:
    http://www.fa-mag.com/news/larry-summers-says-more-spending-needed-to-perk-up-recovery-15883.html

    E' una burla?
    perché se no,
    Oh, porca pu.... , sta a vede' che era meglio se facevano Summers governatore...

    'nce se capisce più niente, il partito "de sinistra" italiota prende gli applausi dal "Tea party" (ripetendo a pappagallo i suoi mantra), il gran ciambelliere del "colpo di Stato mondiale dei manager stockopzionisti" (copiright by Giulio Sapelli) pare la reincarnazione di lord Keynes...

    Altro che terremoto.
    Saremmo all' inversione dei poli...

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    1. (pardon, non so come mi sia uscito "ciambelliere".
      Ovviamente volevo scrivere "ciambellano").

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    2. In effetti, la situazione sta evolvendosi rapidamente, a quanto pare, in tutto il mondo civilizzato: ma dagli USA mi attendo posizioni molto più nette, prima di riattualizzare le ipotesi frattaliche :-)

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  7. la risposta della Tampieri al suo commento sul rincitrullimento del dipendenti pubblici all'avanzare della crisi è più convincente della sua , non perchè è semplice, anche se a volte le teorie semplici c'azzeccano, ma perchè effettivamente batte con le impressioni che ho riscontrato personalmente in quel mondo; anche se queste non avranno rilevanza statistica e saranno soltanto un'opinione , il fatto che essi percepiscano la crisi come esterna e non propria ha un effetto anestetico sulla loro capacità di reagire; se invece uno è senza stipendio perchè ha perso il lavoro o sa di perderlo di li a poco, uno di quelli che lei chiama i livorosi in modo abbastanza dispregiativo, ha altre prospettive davanti agli occhi, anzi alcuni non hanno nemmeno gli occhi per piangere, allora il livoroso avverte il pericolo imminente , ed anche se non sa spiegarselo non si beve tutta la propaganda mediatica di cui si parla; difenda il Pubblico ma non difenda troppo il Pubblico Impiego, ha anch'esso le sue responsabilità, come le Brigate Fantozzi dei quadri della Fiat che nel 1980 marciarono a Torino contro gli operai a favore dell'impresa per poi nel 90 ritrovarsi nelle stesse condizioni, sia obbiettivo e non scarichi le responsabilità soltanto sui livorosi

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    1. I "livorosi" che a lei piacciono tanto sono una categoria elaborata da mastro Bagnai per descrivere il luogocomunista che crede di essere antisistema e invece fa il gioco delle oligarchie eurote.
      Ciò detto, lei è intrinsecamente e irrevocabilmente oT, per mancata comprensione della curva di Phillips, in generale, e persino di ciò che dice Barbara Tampieri in particolare: la quale non è affatto in disaccordo con me.
      Le responsabilità del pubblico impiego, possiamo concordare, starebbero nella mancata coscienza del problema "euro". Abbiamo un campione statistico di 4000 persone che lo attesta, non impressioni, campione al cui interno non sappiamo quale fosse la consistenza numerica e neppure rappresentativa dello stesso pubblico impiego.
      Ciò posto, non difendo nessuno: mi sono limitato a richiamare dei fatti empirici scientificamente rilevanti sul funzionamento del mercato del lavoro e dei dati eloquenti sul precariato (quindi "licenziabilità" o "lasciabilità" a casa) all'interno dello stesso. Nessuno quanto i pubblici impiegati precari sa cosa voglia dire perdere lavoro e stipendio; e nessuna categoria (sanità e istruzione, ma non solo) è numericamente comparabile ad essa. Come la vogliamo mettere?
      A sua volta la deflazione salariale investe oggi la generalità dei dipendenti pubblici più di quelli privati. E' un fatto.

      Insomma, la categoria ha, come e forse più di ogni altra, le ragioni pratiche per essere contro l'assetto dell'euro.
      Scartata la sua ipotesi semplificatrice, avremmo un problema: perchè ciò accade?

      MI pare che lei non abbia letto le risposte ai commenti, in cui ho già detto questw cose. O non desidera neppure prenderle in considerazione.
      Questo però non rende i "livorosi" nel senso sopra precisato, e che riscuotono la sua manifesta simpatia (se non identificazione) dei meritevoli.
      Ritengo che i lavoratori dipendenti pubblici non vadano difesi (e comunque non faccio certo decidere ad altri i temi che tratto e come li tratto): preferisco più semplicemente che sia chiarita la verità.
      Poi formulo un'ipotesi "motivazionale" e culturale che viene puntualmente confermata dalla marea luogocomunista.

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    2. Mi inserisco, ringraziando Quarantotto per la citazione, specificando che non ho parlato di rimbecillimento dei dipendenti pubblici (che casomai, se parliamo di propaganda televisiva è rimbecillimento generalizzato di un popolo) ma di altra cosa. E aggiungo che ho calcato un po' la mano sulla provocazione rivolta ai dipendenti pubblici proprio per sollecitare il dibattito che, vedo, sta diventando più interessante di quanto immaginassi.

      Mi riferivo alla manifesta passività di fronte ad un destino che, alla luce delle cose che ha detto Quarantotto, e cioè la deflazione salariale e i tagli di organico che, partendo dal pubblico arrivano al privato (credevo avvenisse il contrario, sinceramente, vedi che si impara sempre), dovrebbero mettere in allarme quel 45% proeuro del famoso sondaggio di Pescara.

      Perché questa passività, questa accettazione delle "riforme" come ineluttabili senza chiedere nemmeno di cosa si tratti e, visto che le cose vanno sempre peggio (e la riforma delle pensioni di Frau Blucher è stato un assaggio niente male di ciò che potrebbe capitare in termini di licenziamenti, allontanamento della pensione e quant'altro) non vi è ribellione, anzi, le posizioni PUDE vengono disperatamente difese?

      Oltre alla passività creata forse da anni di attitudine al consenso disinformato, credo sia da mettere in conto anche il problema del conservatorismo di sinistra. Di fatto il PD è il Partito Conservatore Italiano, nel senso di mantenere le cose come stanno (il giaguaro-gattopardo di Bersani era forse freudiano) e difendere una rendita di posizione che la shock economy non permetterà mai. Per questo cincischiano, disfano di notte la tela di Penelope, aspettano che succeda qualcosa rinchiusi nella fortezza Bastiani. Perché forse credono di riuscire anche stavolta a sfangarla e a cavarsela con la versione light dei fenomeni storico-economici. La shock economy all'italiana, insomma. Non così brutta come la versione hard. E magari, nel frattempo, arrivano pure i marines a salvarci.

      Se tutto ciò venisse confermato in prospettiva sarebbe terribile perché dimostrerebbe l'assoluta incapacità non solo di governare ma la mancanza di idee di una classe politica che è stata completamente svuotata delle sue potenzialità di guida per diventare un branco di "alzamanos". Un gigantesco ma costosissimo pilota automatico.
      Un qualcosa che condannerebbe la nostra società a qualcosa di simile alla morte termica.

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    3. io non getto via il bambino con l'acqua sporca, il suo blog è ricco di informazioni introvabili e preziose anche se non condivido del tutto il suo commento odierno, inoltre i Livorosi non mi sono simpatici ma comprendo il loro atteggiamento derivante da delle difficoltà oggettive di vita e di informazione, non tutti possono conoscere quello che si nasconde tra le pieghe del potere, dei trattati o della costituzione se qualcuno non solleva il velo, comunque penso di possedere quello strumento di comprensione della realtà anche se ammetto di non conoscere la curva di Phillips

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    4. Una precisazione: non è che parte prima nella sua esatta identificazione la disoccupazione e la deflazione salariale nel pubblico e poi queste forme si estendono tal quali ai privati: Quello che parte è la riduzione strutturale dell'offerta di lavoro del monopolista-p.a., cioè una contrazione del mercato del lavoro (isomorfa a situazioni di fallimento per mercati in concorrenza). Questo presupposto (che è poi la manovra prolungata di convergenza su Maastricht) rende efficace la precarizzazione che parte con la legge Treu.
      In parallelo si sviluppa la precarizzazione del personale pubblico: ma questa si avvale delle varie forme di privatizzazione giuridica del relativo rapporto e delle forme della gestione pubblica.
      Oggi, tutto il mercato del lavoro funziona per precarizzazione sui nuovi assunti e deflazione salariale e riduzione previdenziale per gli occupati.

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  8. Mi soffermo sul particolare del post relativo ai mezzi culturali e cognitivi in possesso degli italiani e, più in generale, dei cittadini europei, perché, in effetti, può essere un argomento dentro all'argomento ed anche assai interessante.
    Spesso, l'argomento "cultura" è trattato, dai "giornaloni" ed affini televisivi e/o radiofonici con molta enfasi, a tal punto che l'istruzione sembrerebbe l'unica spesa pubblica positiva. Quante volte ci siamo sentiti ripetere che bisogna investire nel reclutamento del personale docente e nella qualità dell'istruzione dei nostri figli? Tante. Troppe...
    Tralasciamo pure il fatto che negli anni '70 -con la famosa inflazzzzione a due cifre- non accadeva, ad un genitore, di dover fare la colletta con altri per comprare banchi e lavagne per la scuola pubblica dove aveva iscritto suo figlio. Ciò a differenza dell'odierno e "meraviglioso" mondo dell'€uro, dove, invece, pare la norma. Comunque: a me sembra che l'argomento "cultura" sia trattato, dai media e dalla politica, in maniera piuttosto paradossale.
    Accanto alla retorica della tutela dell'istruzione, che si alimenta proprio dai tagli cui la stessa è perennemente soggetta, ve ne è un'altra, ancora più insidiosa. Quella dell'istruzione in funzione del lavoro e non della persona, su cui giornaloni e politica si sprecano ormai da parecchi anni. Forse addirittura da un ventennio, se già negli anni '80 la Falcucci voleva abolire l'insegnamento della storia antica nei licei. Comunque, per farla breve, il sospetto è che l'istruzione depurata dalle cosiddette "materie inutili" potrebbe avere il preciso (ma celato) scopo di formare un tecnico lavoratore ma non un uomo, né, tanto meno, un cittadino. Una persona, cioè, tecnicamente competente in un ambito ma priva di qualsivoglia spirito critico.
    La persona secondo cui "la storia non serve a trovare lavoro". Certo. tanto, ce la insegna "Repubblica", giusto? Mi sono imbattuto, recentemente, in un fondo di Scalfari del 2012, che sosteneva che già nell'800 Francia, Prussia e Italia "scommettevano sull'europa". Secondo i libri di storia, scommettevano egemonicamente su un'europa come "cosa loro" (e solo le prime due), quindi la ricostruzione mi pare un po' imprecisa. Ma, come detto prima, "la storia non serve a trovare lavoro"..... :-(

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    1. Totalmente d'accordo, as usual...
      Ma c'è da aggiungere un altro aspetto.
      L'idea cialtrona della cultura "alta" (editoriali alla Scalfari e pagine culturali sui diritti cosmetici), poi, viene ricoltivata solo in funzione di contrapposizione a B.
      Non appena questi va all'opposizione, poi, si riprende il concetto liberista di cultura-formazione "per il mercato".

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    2. questa volta sono d'accordo pure io (i contribuiti di Lorenzo sono eccellenti ma sento spesso di essere in disaccordo...)
      Qui c'è un aspetto che intuisco : che il modello fosse e dovesse essere quello tedesco (quindi la germania) secondo me è evidente gia' dalla famosa^ discussione alla camera del '78 (quella del discorso di Napolitano/Spaventa...) l'ho letta in parte ed è eccezionale per provare a comprendere l'atmosfera politica dell'epoca...Che poi il modello tedesco
      (germanico) sia stato portato avanti soprattutto dalla sinistra DC (o da una certa sinistra dc perchè secondo Galloni ce n'era anche un altra che è stata estinta con l'uccisione di Moro -un caso ovviamente...-/ )
      di andreatta e prodi non dovrebbe sorprendere , ha una coerenza formidabile ...che poi nella seconda repubblica il mandato degli andreatta sia stato confermato indifferentemente sia da pd che pdl nello loro varie configurazione è degno di approfondimento (ma nessuno vuole approndire! tutti a parlare del ventennio belusconiano...di berlusconi capro espiatorio perfetto per tutti...)
      Un sistema educativo 'funzionalistico' con l'istruzione in funzione del lavoro e non della persona -come dice Lorenzo- è esattamente la descrizione del modello educativo tedesco , con l'aggiunta dell'inesorabilita' dei percorsi di studio che diciamo implicitamente tendono ad escludere ogni mobilita' sociale o comunque a ridurla a casi eccezionali . Ovviamente questo modello era quello che piaceva (e piace)di piu' ad un certa confidustria...

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  9. Aggiungo, scusa Quarantotto la divagazione, anche se la querelle come tu dici si smontasse da sé. Ma è una di quelle domande che è rimasta secondo me alla fine senza una risposta al congresso di Pescara (vedi la tragica situazione greca e non solo), la stessa domanda che si son posti in tanti sulle persecuzioni ebree.
    Perché un popolo si lascia massacrare? Perché si accettano sempre maggiori limitazioni, diminuzioni alla libertà, al salario, alla proprietà, alla salute, all'educazione, ai contanti, ai diritti conquistati dai padri e alla vita in senso stretto?
    I popoli hanno il numero dalla loro, ma non lo usano. E' ovviamente principalmente una questione di informazione, ma non solo.
    In "Treblinka" partivano i convogli ebrei dopo i rastrellamenti del ghetto ma i capi religiosi-politici, pur tra mille privazioni, anche se non corrotti ma con i piccoli privilegi dovuti all'esser comunque le autorità, rassicuravano la popolazione, e decidevano di non dar credito alle voci che pur c'erano e numerose che affermavano che la destinazione non fosse un campo di lavoro...
    Non erano traditori consapevoli del popolo, certo godevano di una certa protezione dovuta al ruolo che consentiva loro di non vedere se non girando volontariamente lo sguardo, ma semplicemente non ritenevano possibile un simile orrore, non lo ritenevano logico, razionale e si perdevano, pare tipico della forma mentis non solo ebreo-polacca, nei dettagli su come evitare il tal castigo di fronte alla tal nuova assurda norma, con un comportamento esemplare, ligio, credibile diremmo oggi. E sull'esser ligi, responsabili, costruivano una ragione di salvezza. Il metodo nazista deliberato a tavolino per spezzare, gasare un popolo senza affrontare una rivoluzione e dover aprire un fronte. E in tanti, confidando nelle autorità e abdicando ai cinque sensi direi, si lasciarono condurre al campo, miti come le pecore.
    Coloro che per qualsiasi formula magica immaginaria, qualsiasi aderenza alla nuova direttiva limitatrice e irrazionale, ma suggerita dal sistema, si ritengono garantiti e ritengono che i loro sacrifici in nome di norme assurde basteranno a salvarli, e magari in buona fede a salvare il Paese, rappresentano un problema da risolvere, se non vogliamo far la fine del gregge al macello, anche noi. Vanno svegliati.
    Ci si salva tutti insieme, com'è ovvio.

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    1. I SOMMERSI E I SALVATI
      Mi permetto di suggerire dove provare a cercare le risposte alle tue domande con qualche parallelismo alle "zone grigie" e ai linguaggi della "comunica/azione".

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    2. SALIRANNO AL COLLE

      Il network neurale funziona, eccome!
      Con i principi della sussidiarietà e della sussistenza
      costituzionale le "voci" rilanciano la la novella del paradosso calvinista.
      E' attesa la dichiarazione dei "nipotini" & Co nelle "veline" di Roma s/fascista.

      ps: x '48, parrebbe che il "frattalico" da te introdotto sia molto simile alla funzione dell'integrale matematico quando analizzano la stessa "funzione" :-)





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    3. Caro Poggio,
      sia ad Arturo che a Flavio avevo risposto sul punto rammentando che il Treasury aveva "issued" un analogo report alla Camera non appena reinsediato Obama nel dicembre 2012.
      Insomma, date le schermaglie inane che ne sono allora seguite in sede di G20, resto, per ora, in attesa di nuovi e più concreti segnali. Frattalicamente diffidente :-)

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  10. Vorrei ringraziare Quarantotto e tutti per questa discussione (per me incursione) nelle conseguenze a livello "micro" delle modifiche "macro" attuate da Treu fino a madamin-illavorononèundiritto . (by Barbara Tampieri (Lameduck)31 ottobre 2013 18:33)
    Nonostante furiose perdite di relazioni ai tempi del primo, mi ero perso il decorso effettivo delle conseguenze negli eventi reali fino ai giorni nostri.

    @chiara ped31 ottobre 2013 23:06
    Ci furono eccezioni
    E dato che: "Ci si salva tutti insieme, com'è ovvio.", ci si prova (come si sta cercando di fare qui e altrove).

    ps z(s)uccoso Ognissanti a tutti

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  11. E' difficile intervenire dopo tanti profondi ed ottimi pensieri,
    in special modo quelli di Lorenzo Carnimeo e chiara ped, che
    condivido in toto. Tuttavia dalle prime battute di questo dibattito
    sento di dover richiamare alcuni punti:

    Chiamare in causa l'inerzia dei dipendenti pubblici
    rispetto alla questione Euro mi pare assurdo e pericoloso.
    Assurdo perche' analogamente si potrebbe deplorare
    l'altrettanta inerzia dei pescivendoli, dei pizzaioli e dei
    maestri di sci. Qui e' ben chiaro che c'e' un Paese ipnotizzato.
    E non e' cosa strana perché' si vede bene come sia facile ipnotizzare
    l'intero Pianeta, facendogli credere che gli asini volano (11 settembre)
    o che lo Stato e' cattivo e il privato e' buono, o che chi muore perche'
    troppo povero per curarsi se lo e' meritato (tutto quello che sta capitando
    in occidente).
    Pericoloso perché' anche noi che abbiamo aperto gli occhi
    non ci siamo del tutto liberati dai veleni PUDDINI (di destra e
    di sinistra) dei quali per lunghi anni ci siamo nutriti.
    Rievocarli può' solo inquinare l'aria con l'identificazione
    dei colpevoli sbagliati con cui ci hanno messo nel sacco
    per tanti anni ("ah il porco dipendente pubblico ozioso,
    improduttivo e ingiustamente tutelato!" da una parte, e
    "ah il porco professionista/negoziante/autonomo evasore
    a cui paghiamo le strade, la sanita' la scuola mentre lui si gode
    il guadagno illegalmente lucrato alla faccia nostra!", dall'altra).

    Se da questo non veniamo fuori (e non dico che provare a
    chiarirsi non sia utile, attenti pero' alle facili semplificazioni
    che risvegliano il piddino che e' in noi), se da questo non veniamo
    fuori non c'e' speranza.

    La mia testimonianza, da dipendente pubblico, e': 1. attorno a me
    la frazione di risvegliati e risvegliabili e' altrettanto alta di altri ambienti che frequento, se non più' alta, 2. i dipendenti pubblici sono diventati
    del tutto incapaci di difendersi da qualunque angheria perché'
    negli ultimi trent'anni gli e' stata costantemente rimandata l'idea che
    sono dei privilegiati parassiti e nella loro testa si e' consolidato
    che tutto quel che gli viene inferto se lo meritano e che - essendo dei
    privilegiati - non possono mai lamentarsi di nulla. Con questa mentalità'
    mi scontro tutti i giorni e i sindacati la rappresentano al meglio.
    Dunque i "livorosi" hanno contribuito in modo eccellente a costruire
    questo tipo di ignavia nei dipendenti pubblici: sono stati essenziali
    per ridurre la silenzio e all'impotenza una parte di lavoratori la cui
    opposizione al sistema sarebbe stata un problema ENORME per
    il sistema stesso.

    Quelli che avrebbero potuto mettersi di traverso oggi sono in
    prima fila nel peniteziagite, e non per caso, ma perché' la macchina
    della propaganda che ha ubriacato TUTTI era fatta per ubriacare
    soprattutto loro, con la collaborazione di tutti.

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    1. Rispondo a te, ma anche a Simone e Fiore.
      1) dal punto di vista della conferma empirica di quanto qui sostenuto sulla base dei meccanismi del mercato del lavoro orientato alla deflazione salariale innescata dal settore pubblico, gli interventi di Fiore e Simone sono perfettamente complementari tra loro;
      2) è vero: esiste una spaccatura generazionale rispetto al pubblico impiego: e la cosa assurda è che i giovani siano pericolosamente privi di coscienza della loro stessa condizione a causa dell'efficienza della propaganda eurofila;

      3) la componente "senso di colpa" gioca un ruolo essenziale su tutti gli strati, poichè l'abilità della propaganda puddina sta nel ribaltare i meccanismi causa-effetto e nel farlo costruendo un'idea di mondo "complesso" (globalizzato) che solo "essi" possono spiegare;

      4) stiamo poi parlando del settore dei "servizi" (segnatamente "non-tradable), quello più violentemente esposto alla deflazione salariale nelle mire finali del PUDE. Quindi tutti i dipendenti nel settore servizi, anche nel privato, subiscono le stesse dinamiche: la distinzione si coglie solo se l'impresa-datore non sia in situazione di monopolio o assimilabile. Cioè se possa uscire defnitivamente dal mercato;

      5) ed è in tale caso che si verifica il punto saliente che sfugge a taluni: se perdo un lavoro di un certo tipo e non posso ritrovarlo da nessuna parte, è perchè lo Stato rinuncia alla funzione costituzionale prioritaria di agire per la piena occupazione. E questa passa pure per la stessa creazione del lavoro pubblico.

      Il solo fatto di ridurre quest'ultimo indebolisce il mercato del lavoro privato sul lato dell'offerta (chi cerca lavoro "offre") e diminuisce una domanda di lavoro che, oltretutto, corrisponde intrinsecamente al sostegno dei redditi generali (per la natura delle attività che svolge nel suo complesso il lavoro pubblico).

      Questo complesso di fattori porta a concludere che, quand'anche il campione utilizzato nel sondaggio fosse rappresentativo, esso non può che rappresentare un effetto propagandistico e difensivo; ciò che ormai non può che essere transitorio.
      E' solo questione di tempo: il loro atteggiamento psicologico (dei pubblici impiegati) finirà alla soglia ormai vicina dei tagli ulteriori apportati a valere dal 2014.

      Quanto ai privati, il giudizio complessivo che esprimono è indice della stessa identica mancanza di una conoscenza completa della vicenda; cioè segmentano la spiegazione, autoreferendola, esattamente come fanno i dipendenti pubblici.

      Il punto di incontro tra due consapevolezze parziali, purtroppo, significa un grado di immiserimento generale che non lascerà più spazio alla propaganda (tanto anche i giornalisti del Corsera, e non solo, iniziano a pagarlo in prima persona)

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    2. "E' solo questione di tempo: il loro atteggiamento psicologico (dei pubblici impiegati) finirà alla soglia ormai vicina dei tagli ulteriori apportati a valere dal 2014." Così sarà, perchè quando faccio notare ai miei colleghi che i continui tagli al bilancio non consentiranno nè dei buoni servizi nè il pagamento degli stipendi, ti danno ragione ma la grancassa mediatica è talmente entrata nelle pieghe del cervello che finiscono sempre poi a maledire Berlusconi e i politici in genere, come se giocassero a mosca cieca e non riuscissero a trovare chi devono. Spero che manchi poco a quando cominceranno a capire ed a unire i famosi puntini. In generale comunque come si fa ad aspettare che finalmente anche i pubblici dipendenti perdano la loro sicurezza (senza sapere che già hanno perso molto) senza rendersi conto che a perdere a quale punto non saranno solo i dipendenti pubblici, ma tutto un paese che già ha perso tanto, come del resto quando le aziende chiudono una dietro l'altra? Quando sento che i dipendenti pubblici devono essere trattati come i privati rispondo sempre che sono i privati che dovrebbero avere gli stessi diritti dei dipendenti pubblici. Non possiamo giocare al ribasso E' vero che un pò siamo avvelenati anche noi dalla propaganda, ma ragazzi, avere ferie, malattie pagate ed un orario decente che ti lascia un minimo di tempo per te la tua famiglia o i tuoi hobby adesso ci sembra una cosa da marziani ma invece dovrebbe essere garantito in una società civile. Una considerazione per Tiberio Bagnarol ma se fosse così semplice trovare la motivazione del perchè i dipendenti pubblici sono contrari all'uscita dall'euro, come mai i greci sia privati che pubblici almeno secondo alcune statistiche, che non so quanto siano veritiere, sono comunque contrari al ritorno della moneta nazionale? Non è così ovvio, evidentemente c'è da ragionarci. Io vivo in una città ad esempio, che pubblico, privato, autonomo, qualsiasi professione sono in larga parte diciamo al 95% e voglio essere ottimista, favorevoli all'euro anche se la nostra maggiore industria è stata ridimensionata grazie alle politiche europee. E' tutta una questione mediatica.

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    3. a Fiore
      prima di tutto sarebbe necessario uscire dall'anonimato, chi sono Fiore , poggiolini, Chiara PEd, kthrcds ed esprimere le proprie opinioni mettendoci la faccia se non si ha nulla da perdere ; poi il mondo che tu descrivi riguardante l'estensione dei diritti del lavoro è bello ma non esiste nella realtà, io vivo nel nord est e vedo come si lavora nelle piccole imprese che oggi, sottoposte a piani di rientro dalle banche, chiedono ai loro dipendenti di fare straordinario senza essere pagati per raggiungere il fatturato richiesto, bisogna calarsi in quel mondo per capire cosa sta accadendo nel nostro paese e in quel mondo vanno diffuse le idee e non pensare come Giulia Innocenzi che l'economia è troppo complicata da spiegare alla gente, e poi ti pare che in tempi di deflazione salariare e di disoccupazione la gente si batta per l'estensione dei diritti, le persone che conosco cercano di sopravvivere alla crisi che morde in particolare nelle zone più industrializzate, vuoi un esempio: Trieste città in cui vivo e che si regge sul lavoro pubblico è ancora anestetizzata, fai cento chilometri e parli con la gente che vive vicino a Treviso pieno di capannoni vuoti e ti sembra un altro mondo, il problema non è cosa farà il pubblico impiego ma effettivamente questa letargia che lo avvolge è evidente, non è soltanto una mia impressione ; se nel corso degli anni ci sono state segmentazioni contrattuali tra le varie categorie bancarie , pubbliche , private a favore di questi o di quelli ora i nodi stanno venendo al pettine e quelle segmentazioni si fanno sentire e dividono, anche perchè nessuno si è mai battuto contro quelle segmentazioni anzi le ha accettate come merito per il suo lavoro ritenuto più dignitoso di quello degli altri, perchè mai un lavoratore di un'impresa con meno di 15 dipendenti non ha mai avuto diritto all'art. 18?perchè mai le piccole imprese non hanno prodotto esodati ma solo licenziati?
      Bisogna partire dagli ultimi, categoria difficile da definire, se si vuole effettivamente cambiare il paese.

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    4. Non ho nessun problema ad uscire dall'anonimato, mi chiamo Fiorella Ciampa e dopo di ciò dimmi che differenza c'è fra Fiore e Fiorella Ciampa non mi conosci comunque, ma se ti basta questo ti accontento. Ricapitolando non è che togliendo alcuni diritti ad altri perchè tu non ce l'hai la sistuazione migliora anzi nel tempo non avrai più nessun modello a cui rifarti e soprattutto ciò è stato tolto non sarà facile riprenderselo per nessuno. Guarda poi che gli ultimi siamo tutti noi tu che vivi nel nord-est ed assisti a certe tragiche realtà ed io che vivo nel centro Italia e ne vivo altre. Vorrei sottolineare quello che ho scritto nel commento precedente e cioè se io perdo i miei diritti o il mio stipendio perde tutto il Paese, se un imprenditore perde la sua azienda perde tutto il paese non c'è nessun vincitore. bisogna ricordarci che tutto è interconnesso se non ho più lavoro e sono dipendente pubblica non significa che chi non lo è deve gioire per un "fannullone" in meno, guarda che i miei soldi così come i tuoi fanno girare l'economia. Riguardo alla dignità ho sempre pensato che qualsiasi lavoro dal più semplice al più complesso sia dignitoso e non perchè sono pubblica dipendente non mi pongo il problema dei licenziati o della chiusura delle piccole aziende, se sono qui su questo blog è la prova che sono preoccupata delle sorti del mio Paese.

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    5. Io Marco Baldi, dipendete di una impresa con meno di 15 dipendenti, nella discussione tra Fiorella e Tiberio, sto tutta la vita con "Fiore".

      Con queste argomentazioni, caro Tiberio, ti vedrei bene come successore di Angeletti



      Sarebbe interessante fare una discussione su come funzionava il "sistema paese" quando le cose funzionavano (abbastanza) bene.

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    6. Cesare Pozzi nel suo grande e incompleto intervento all'incontro di Pescara ha scolpito nella pietra il seguente pensiero" se perdiamo la piccola impresa che è l'ossatura del sistema di produzione italiano, come sta accadendo, perdiamo anche i servizi privati e pubblici e tutto quello che ci gira intorno , oppure se decidiamo di abbandonare quel settore in alternativa dobbiamo trovare un modo diverso di produrre ricchezza che purtroppo ancora non si vede all'orizzonte", quindi con il crollo del sistema industriale italiano fondato sulle piccole imprese crolla il paese intero, domanda interna, PIL , io l'ho capito ora spero che lo capiscano anche gli altri, quelli meno livorosi a cui non ho mai augurato di perdere il posto, sarebbe assurdo, ma che mi infastidiscono per la loro letargia e indifferenza,sarà colpa di Brunetta o dei livorosi o dell'informazione drogata non ha nessuna importanza, nei momenti particolarmente drammatici della storia di un paese è giusto pretendere uno sforzo di comprensione, bisogna scegliere, non mi riferisco a Fiorella Ciampa ma alla massa

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    7. Caro Tiberio, un sistema di SOLE piccole imprese NON puo' stare in piedi.

      Che fine hanno fatto le grandi industrie di base
      Chi gestiva queste grandi industre quando le cose andavano (abbastanza) bene?

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    8. Ecco appunto: dal che si dimostra che TUTTO quanto è seguito a Maastricht intendeva colpire sia il lavoro dipendente che la piccola impresa. Solo che semmai quest'ultima è stata in grave ritardo nel non reagire. Affascinata da sirene che altro non sono che l'altra faccia della medaglia del ritardo attuale del pubblico impiego nel tutelarsi contro l'euro prima che la propaganda PUDE li porti al baratro (al macello già ci stanno)

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    9. Concordo, io Chiara Pedron di Padova, per uscire dall'anonimato (?).
      Proprio stasera parlavo a cena con un amico, piccola azienda, e riconfermavo tra me e me che non sono solo i dipendenti pubblici da svegliare. Il piccolo imprenditore di norma è un "musso", da noi si dice così, e si ferma a pensare solo quando ha tempo, quando le cose vanno molto, molto male. Stranamente da questa estate al mio amico, prima sensibile alla mia campagna pro euro-exit, le cose vanno benino. Ora non c'è spazio più per approfondire certi discorsi, perché lui c'ha da lavorare...
      Parlo a volte con clienti che non ragionano negli stessi termini, ovvero vivono alla giornata. Se c'è un minimo di ripresa si buttano a capofitto nel lavoro e relegano a chiacchere inutili tutti i nostri discorsi come se il futuro dipendesse solo ed esclusivamente dalla loro forza di volontà. Mi fanno tanta rabbia, ma tanta tenerezza insieme, e poi di nuovo rabbia!
      Sono anch'io un piccolo (micro) imprenditore e devo ammettere che l'intuizione rivoluzionaria non scoccherà dalla mia "classe sociale" (termine improprio ma tanto per capirci).
      Il ceto medio, dipendenti pubblici, commercianti e piccoli imprenditori, è complessivamente impreparato, incapace di andare oltre.
      Come un mantra ripete i vecchi schemi sperando che funzionino ancora...


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  12. «In Italia, a differenza di quanto comunemente si pensa, o di quanto i media vogliono far intendere, l’opinione pubblica e’ quella meno entusiasta dell’Euro in Europa
    [...]
    Dalla ricerca PEW il 44 % degli italiani guarda l’euro negativamente , e solo il 30 % favorevolmente. L’Italia, secondo PEW e’ la nazione europea piu’ euroscettica».
    Interviste condotte in otto paesi membri dell'Unione europea rivelano «che una media di solo il 34% pensa che l'integrazione economica europea ha rafforzato l'economia del loro paese. Infatti, in gran parte delle nazioni la maggioranza assoluta o quasi ora dei cittadini crede che l'integrazione economica dell'Europa ha effettivamente indebolito le loro economie».

    La sensazione che l'€ sia una frode è molto più diffusa di quanto la tv voglia far credere. Anche perché se pensano di tenere in piedi l'€ con i talk show stanno freschi: non li guarda più nessuno.

    Ma il problema è che non c'è un soggetto politico realmente intenzionato ad uscire dall'€. Qualche giorno fa ho letto l'intervento di Crosetto segnalato da Bagnai. Io a uno come Crosetto, che ha dipinto Berlusconi come uno “fuori dal sistema”, e che ha come unico obiettivo quello di rientrare in quel circo della politica di cui ha fatto parte fino a ieri al fianco del piazzista di Arcore, non darei in consegna nemmeno l'auto da mettere in garage.
    Di Grillo non vale la pena parlarne: è impresentabile, dice tutto e il suo contrario, e lo dice anche male. Tanto lui che Renzi sono la moderna versione del Berlusconi '94: una cortina fumogena sul riassetto del sistema di potere per distrarre le masse, e poi si ricomincia come e peggio di prima – a Renzi manca solo il “mi consenta” ed è completo.

    Finora, a mio avviso, l'unico tentativo concreto valido e razionale di rendere percepibile e decifrabile il disastro dell'€ è quello di Bagnai, con il blog prima e ora con l'associazione che si propone di coinvolgere nel dibattito – uso le sue parole - “economisti, giuristi, politologi, e tutti gli intellettuali disposti a confrontarsi con la realtà e ad arrischiarsi sul terreno della divulgazione e della proposta concreta”.
    In fondo, è merito di Bagnai se oggi, a due anni dal suo esordio sul web, il dibattito si è fatto più articolato e coinvolge un sempre maggior numero di accademici, studiosi, giornalisti e blogger capaci di fare divulgazione, come nel caso di orizzonte48, ovviamente, vocidallagermania, vocidall'estero, e altri.
    Questo, per dire che per cambiare realmente qualcosa occorre prima sapere che cosa c'è da cambiare e come e, soprattutto, occorre che la massa critica raggiunga una certa dimensione, si trasformi in partito e inizi a lavorare in Parlamento. E per ottenere tutto questo occorre tempo. Non funziona come con il M5S votato da gente che pensa che la democrazia si costruisca a suon di “mi piace” su facebook. Però tempo ce n'è sempre meno perché l'austerità ci sta progressivamente demolendo, quindi non c'è margine per l'ottimismo.
    Va comunque detto che l'euro-ipnosi diffusa dai media non potrà avere effetto in eterno, e potrebbe subire un duro colpo, forse fatale, se alle europee Le Pen – e le altre formazioni di destra europee - otterrà il risultato pronosticato dai sondaggi. E lo otterrà, a giudicare dall'appello di Letta, a fermare i “nemici dell'Europa”.
    Solo che non sono sicuro che avere un'Europa ancor più orientata a destra sia un gran risultato.

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    1. Le Pen a destra?
      Secondo Sapir - Sapir dico- non è proprio così.
      Il punto è quello evidenziato da Kalecky: ignorare e anzi combattere la piena occupazione, come strumento di potere di un capitalismo finanziarizzato conduce, per reazione, al nazi-fascismo che assicura la piena occupazione in un sistema orientato all'industria dell'armamento. E che in regime di piena occupazione seda i residui di confliltto sociale attraverso una forte ideologia "nuova" che legittima la violenza repressiva sugli individui dissenzienti.

      Ora, non mi pare che queste caratteristiche siano riproducibili in Europa e isi profila, invece, che la Le Pen sia piuttosto orientata a un modello di big-government flexible central bank interventionist capitalism, quale definito da Minsky.
      Insomma non si inventa nulla tranne la riproposizione di un qualcosa che è esattamente contenuto nelle Costituzioni, ancora vigenti (e strisciantemente disattivate), dei paesi che le scrissero dopo la II guerra mondiale. Sapendo cosa fosse il conflitto sociale e come gli eccessi del capitalismo fossero la causa scatenante delle vere minacce alla democrazia.

      A me preoccupa molto di più la impreparazione democratica media degli italiani, dopo 30 anni di PUDE-propaganda, incapaci di comprendere come abbracciare i diritti cosmetici non sia "essere-di-sinistra" come pure predicare lo sgravio delle tasse mediante taglio della spesa pubblica (in nome di corruzione-casta-sprechi-efficienza). Tale suggestione, abbracciata incondizionatamente da ogni parte della sinistra, costituisce esattamente il (paradossale) modello tea-party in salsa blairiana che potrebbe sopravvivere anche all'auspicabile ritorno al cambio flessibile...

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    2. “non mi pare che queste caratteristiche siano riproducibili in Europa”

      Anch'io la penso così. Oggi. Ma, pur tendendo ad escludere che si possano ripetere gli errori del passato, non ci scommetterei del denaro.
      Ieri sera, ad esempio, ad Atene “sono stati uccisi due giovani militanti [...] del partito filo-nazista Alba Dorata [...] A sparare, usando una mitraglietta Skorpion o una pistola automatica calibro 9, due uomini arrivati sul posto a bordo di una moto di grossa cilindrata” (Rainews24).
      Come si vede, in Grecia sono già entrati in una nuova fase.

      “Tale suggestione [...] potrebbe sopravvivere anche all'auspicabile ritorno al cambio flessibile...”

      Di questo, invece, sono certo. Anche dopo che saremo usciti dall'€ - non so se ne usciremo in maniera concordata o alla si salvi chi può; credo alla si salvi chi può, comunque -, continueremo a sentirci ripetere il ritornello “corruzione-casta-sprechi-efficienza”, e saremo punto e a capo.
      A mio modo di vedere, quello che è mancato sinora nel dibattito, tanto a destra quanto a sinistra, peraltro ormai indistinguibili, è che i salari devono essere allineati al costo della vita. Di questo, ho notato, non si parla. È tabù. Ma finché non si abbatte quel tabù ogni previsione di ripresa, ogni presa di posizione a favore del mondo del lavoro, è puramente illusoria.
      Sicché, può anche darsi che Le Pen riesca nel suo obiettivo di tornare alla sovranità monetaria, condizione ineludibile per attuare politiche di spesa pubblica a sostengo della domanda, ma non sono sicuro che ciò sia sufficiente a far ripartire l'economia se parallelamente non si riallineano anche i salari.

      P.S. @ tiberio bagnarol (01 novembre 2013 21:45) che chiede di “esprimere le proprie opinioni mettendoci la faccia”

      Io sono registrato con la mail di mia moglie, il gestore del blog può verificarne la validità, e tanto dovrebbe bastare.
      Comunque, vado per i 60; nel corso degli anni ho fatto diversi lavori: operaio edile, poi nell'industria, breve periodo nel settore pubblico e in vari altri settori, poi titolare di esercizio commerciale, e infine disoccupato senza alcuna speranza di essere riassorbito, a parte qualche lavoretto in nero, che più che altro mi è servito per farmi due ristate amare sulla pochezza di certi individui che profittano delle difficoltà altrui e pretendono pure di essere ringraziati.
      Da dipendente sono sempre stato pagato poco e trattato peggio – oggi con l'€ è ormai realtà diffusa -, e da titolare non ho fatto altro che trasferire gli incassi a chiunque tranne che alle mie tasche. Tra affitto, tasse, spese per materie prime e personale, alla fine del mese non rimanevano che le briciole.

      Adesso mi resta la salute, i miei libri e i miei dischi.

      Quanto agli “straordinari non pagati”, sono trascorsi più di 20 anni da quando si è inventato il ritornello che recita “siamo nella stessa barca, dobbiamo lavorare uniti per l'azienda Italia”, tanti straordinari non sono stati pagati, i livelli retributivi sono rimasti al palo, e stiamo peggio di prima.

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  13. 1 - una biro costa mille lire in Italia.
    2 - la stessa biro costa 1 marco in Germania
    3 - il cambio è ovviamente 1 marco=mille lire
    4 - se la biro costa 2000 lire il cambio ovviamente varierà a 1 marco= 2000 lire.
    5 - se blocco il cambio a 1 marco= mille lire quando la biro costerà 2000 lire nessuno sarà così stupido da comprare con 2000 lire una biro italiana se potrà comprarne 2 tedesche.
    6 - ergo la fabbrica di biro italiana chiude, l'operaio italiano è disoccupato e non comprerà più gli altri prodotti di altre fabbriche italiane che lincenzieranno l'operaio e così via.
    7 - dobbiamo un marco alla Germania che ci ha dato una biro (debito estero)
    8 - come si esce se non si esce dall' €: bisogna che la biro italiana costi 1000 lire: basta dimezzare lo stipendio all'operaio, che consumerà la metà e dimezzerà lo stipendio di altri operai
    9 - come si dimezza uno stipendio: con la DISOCCUPAZIONE (legge di...........).
    Provate a spiegarla cosi agli italiani (tu, Bagnai, Tempesta e tutti gli altri), aggiungete le firme di 20 premi Nobel e vedrete che da un "esercito" di 1500 persone diverremo tanti quanti i puddini.
    P.S.: naturalmente dovrete prepararvi alla macchina del fango, se non ve la sentite è comprensibile

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    1. E' il punto 4 quello che solleva le obiezioni di "coloro che sanno di sapere"...
      Ma si può provare con esempi del genere, perchè no?

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    2. Al punto 8 scriverei "...basta dimezzare lo stipendio all'operaio, che non consumerà più nulla, dato che a quel punto non copre neppure i costi fissi della sopravvivenza, innescando licenziamenti a catena e lo smantellamento del sistema industriale. Ne derivano il crollo del gettito fiscale, che preme solo su lavoro e produzione, e l'esplosione dei costi per gli ammortizzatori sociali. Siccome l'erario continua a lasciare intonse le rendite finanziare, esse drenano sempre più denaro dalla circolazione, fino a causare la paralisi totale del comparto produttivo e dello Stato.

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  14. A prescindere dal post,sempre condivisibile e apprezzabile.Come va?,spero Bene.Eventi "trasudano".Dopo aver stratificato nel profondo Pescara,poco socializzante,a meno di un po di faccia tosta nel presentarsi,come da parte mia nei Suoi confronti,Le confermo che in periferia la GGente va x massale e sta diventando Moltitudine pendente >Causa Comune.Osare non è ipotesi da scartare pur in attesa di eventi preventivati e ogn Di + Cogenti.Un abbraccio.

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    1. Oh beh, a leggere i commenti di cui sopra parrebbe che le cose non stiano tanto bene quanto a diffusione della consapevolezza. Ma anche io ritengo che, invece, i tempi di un crollo, più o meno improvviso, della muraglia mediatica, siano vicini. Solo che tra le macerie fumanti, ci sarà una gran confusione.
      Auguriamoci che lo Spirito della Costituzione prevalga... :-)

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    2. ...e si Personifichi.:-)C'è un gran lavoro da fare e pianificare...x coloro/chi vuole osare.Magma consente,senza tentennamenti.Le ripeto "convintamente" che popolino ha stratificato Crisi e che corpo sociale ha subito immeritatamente una Mutazione.Blocchi sociali post-deserto sono chiari.Platea di edotti e consapevoli "che conoscono" devono organizzarsi x diffondere verbo a chi ha già "compreso senza conoscere".Melograno,ha geometria perfetta x natura in se.Crisi ha creato geometria naturale da ricondurre in "scorza" data dal susseguirsi degli eventi previsti.Starebbe a dire che Asimmetrie/o chi, è + avanti di 6 mesi +/- sugli eventi.Si rischia di non capitalizzare "corrette e giuste" deduzioni di €disastro.Con Affetto.

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    3. Qualcuno in effetti cercherà di "capitalizzare".
      Intanto accontentiamoci di "credere", nel nostro piccolo, nella corretta circolazione delle conoscenze...
      Più gente conosce più gente sarà in grado di vigilare e decidere con "verità"

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  15. Ciao 48, sono d'accordo con te sul fatto che la difesa dell'euro da parte dei dipendenti pubblici sia una sorta di riflesso incondizionato basato sull'anti brunettismo/ berlusconismo di rimando, ma non credi che il ragionamento, posto da alcuni, del ' culo al caldo ' possa valere, tuttavia, per la categoria dei pensionati, la cui percentuale pudista è risultata analoga nel sondaggio a quella dei dipendenti pubblici?

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  16. CULO AL CALDO
    Non dipendiamo dal pub(bl)ico ma, ricordiamolo, da una Carta Costituzionale che i nostri citizen ci hanno donato dopo essere stati vittime consapevoli dell'eccidio barbarico.
    Di quella Carta che molti vedono troppo ingombrante - da JP Morgan a salire e scendere che dir vi piaccia - e che attorno alla quale ieri l'altro 2/3 del "parlamento" ha votato per la revisione dell'art. 138 della Costituzione per smantellarne la memoria dei principi costituzionali.
    Revisione approvata da un parlamento "democratico" di cui attendiamo, impazienti, il parere della Corte Costituzionale sulla "legittimazione" di eletti in listini "chiusi" e sulla "premialità" della "porcellum" lex condito in inebriante salsa brunettiana
    C'è forse da cominciare a chiedersi quali culi siano al caldo quando anche quello della "culona" comincia a raffreddarsi.
    C'è forse da cominciare a chiedersi quali i culi della "grande società" nelle "dark rooms" della rendita saranno ancora al caldo con la disoccupazione crescente, la perdita di dignità e diritti, la povertà e miseria dilagante.
    Forse "dovranno guadagnarsi il pane con il sudore della fronte ..." e "confrontarsi con la durezza e le asperità della vita" senza la rendita - e non un profitto - scoppiato tra le mani.
    Per oggi - l'è el dì di mort, alegher!l - il caldo al culo noi lo condividiamo con "pigs", verzini e verza come ci ha insegnato Ambrosina Turati, pa passionaria del secola altro.
    Per domani a essi, cioè essi, rimane solo il "cerchio" sulla testa dopo uno sballo lisergico (anche quello di sintesi alemanna, come il Ziclon C) durato troppo a lungo.
    Poi torneremo a sorridere e far qualcosa di meglio.

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  17. Caro 48 i commentatori cominciano a diventare sintetici come te :) , comunque la breccia è stata aperta, ora bisogna vedere cosa ne viene fuori, come dice l' anatra zoppa: sono in vendita biglietti per la riva del fiume. Fra i disperati che scendono dal carro del perdente, molti saranno quelli che la nuova macroeconomica classica funziona meglio fuori dall' Euro. Quindi, aboliamolostatoladro! Assurdità del tipo: "il mercato Non funziona in presenza di uno stato forte, per questo un suo strum€nto ha fallito", saranno all' ordine del giorno. Operai improduttivi e dipendenti pubblici fannulloni, non credano di risolvere tutto con la svalutazione della Lauretta e il deficit spending. CI VOGLIONO SACRIFICI, latreranno dai loro disservizi pubblici e dall' alto dei loro baffi.
    Sul perché non ci si ribella, non saprei dare risposte esaurienti. Penso comunque che non abbia nulla a che vedere con la conduzione economica, se non altro,perché i lumpenproletariat sono sempre andati a braccetto con i Re di Prussia. La SSTORIA opera in modi misteriosi.

    PS: per la presentazione del libro non mi hanno ancora risposto, spero di non aver prolungato la mia permanenza a Roma per nulla.

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    1. strano che non ti abbiano risposto: mi hanno già mandato una prima lista di inviti a commentatori del blog che si sono registrati. Sei sicuro di aver mandato all'indirizzo giusto e che sia arrivata? Semmai rinvia la mail di registrazione...

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    2. Risposta arrivata. Sarò dei vostri

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  18. Tutte giuste le analisi sul perché i dipendenti pubblici, e in generale la maggioranza degli italiani, sostengono più o meno malvolentieri chi li sta spellando vivi.
    Non sottovaluterei, però, l'assenza di una prospettiva politica credibile. Senza un partito politico con una classe dirigente credibile che metta al centro della sua strategia il problema euro/UE, gli elettori preferiscono il male certo al bene incerto. E' molto semplice, anche molto deprimente, ma è così'.

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