martedì 27 gennaio 2015

L'ILLUSIONE TSIPRAS E LA VERA PARTITA SOTTOSTANTE AL QE (e la "pregiudiziale" OMT)

DEFLAZIONE SALARIALE PER LA BCE

RENZI ALLA MERKEL: “ORA IL TURBO ALLE RIFORME”; MERKEL A RENZI: “GUARDA LA TABELLA……CHE E’ MEGLIO”


1. Neri, giustamente, pone un interrogativo sulla "legittimità" del QE di Draghi:
"Quello che ho capito del QE della BCE.
La BCE acquisterà debito degli Stati UEM contro pagamento in euro.
Ovviamente gli euro utilizzati saranno creati dal nulla (e ciò è legittimo per una banca centrale). Non essendoci sottostante alcuno queste somme sono, a tutti gli effetti, carta (o, più correttamente, byte).
I titoli di debito dopo l'acquisto saranno da considerare a tutti gli effetti pagati e quindi diventano in quello stesso istante carta anche essi.
E' un pochino il meccanismo usato dai fondi avvoltoio che acquistano debito degli Stati a un prezzo stracciato (ma non nullo come nel caso della BCE col QE) per poi riottenere in tribunale il valore facciale pieno.
Dato che i titoli del debito degli Stati UEM poi vengono detenuti dalla BCE è da supporre che qualcuno li dovrà pagare (e infatti si tratta di un rischio conviso 20-80% tra la BCE e gli Stati).
In modo meno secco le domande diventano queste.
Poiché i titoli sono diventati carta dopo l'acquisto della BCE come possono rappresentare un rischio?
E di più. Con quale "merce" si potrà mai pagare qualcosa che è, a tutti gli effetti, carta
?"

2. No, i titoli acquistati non divengono semplice carta. 
Ti dirò come, nel mio piccolo, l'ho capita.

Chi acquista i titoli, cioè la BCE - che lo fa emettendo la famosa "moneta dal nulla",- diviene creditore per il loro valore di rimborso finale (o per il valore di vendita, cioè il"corso", anteriore alla scadenza): e ciò anche nel caso, ovviamente, che si tratti di obbligazioni private.
Il rimborso alla BCE da parte di qualsivoglia debitore alle teoriche scadenze , - o, come vedremo, anche prima, se c'è anticipata ri-monetizzazione dei titoli mediante loro vendita prima delle scadenze da parte della BCE-,  dovrebbe portare la riduzione nel bilancio (fa figo dire "balance sheet") BCE del volume di moneta emessa (e del connesso rischio dei titoli)
Dunque, per evitare perdite, la quantità rimborsata, cioè ridrenata dai "mercati" (soggetti finanziari privati e pubblici beneficiari della liquidità emessa), dovrebbe essere corrispondente alla medesima liquidità immessa col QE (più o meno: scontati i deflattori che andrebbero compensati dai rendimenti crescenti, in teorico auspicio). 
Cioè l'operazione si completa ripristinando una (minor) quantità di moneta di "banca centrale" considerata normale ed "opportuna" al momento in cui, appunto, l'inflazione fosse risalita ai livelli desiderati (il che dovrebbe corrispondere allo stesso, molto ma molto teorico, effetto nella quantità circolante di moneta nell'economica reale, la famosa M3).

3. In sostanza, l'emissione di moneta è collateralizzata per garantirne un tendenziale corrispondente drenaggio allorchè la BCE (formalmente) venderà quei titoli incassando moneta; cosa che farà o alle scadenze (se i titoli appaiano "sicuri") ovvero anche prima, se raggiungesse il target di inflazione in qualsiasi momento anteriore.

Il punto però è che i titoli avranno della variazioni dei corsi che potrà essere innescato dall'andamento delle economie, in particolare del commercio con l'estero che, coi deficit accumulati e più ampiamente con la PNE, segna il bisogno di liquidità dall'estero, per quanto in euro, dei vari paesi. 
Ora, avendosi una valuta unica, le variazioni innescate dal miglioramento o peggioramento delle posizioni debitorie (commerciali) estere si riflettono negli spread, all'interno dell'area valutaria, com'è noto. 

4. Ed è qui che subentra il rischio del creditore;  e subentra, in questa UEM "only", (cioè qualunque sia la provvista monetaria che ha dato luogo alla posizione creditoria: cioè anche la creazione di moneta fiat ex nihilo), in quanto è un problema che non dovrebbe porsi se il creditore " a rischio" è la Banca centrale
Ma siccome siamo in €uropa e l'€uropa è dominata dalla tedeschia, i normali schemi (se non altro delle banche centrali) saltano e i nodi dei trattati, volutamente redatti in modo da configurare un'area valutaria imperfetta, vengono al pettine
E in più si aggiunge che la tedeschia non si cura nemmeno delle norme del trattato che ne vincolano la posizione alla pari di tutti gli altri: se le norme l'avvantaggiano vanno rispettate; se la svantaggiassero chissenefrega
Questo, d'altra parte, è il diritto internazionale e, ancor peggio, è così quando si tratta di un trattato di free-trade come quello UE-UEM. Per quanto ci raccontino, in molti e anche oggi, un'altra, ormai patetica, storiella di pace e di cooperazione in Europa.

5. Dunque, ammesso che mai si ottenga la reflazione, abbiamo l'incertezza delle quotazioni di vendita dei titoli, quantomeno alle scadenze naturali (che possono intervenire medio-tempore durante il QE) e, COMUNQUE, AI FINI DEL BILANCIO BCE durante il periodo di svolgimento dello stesso QE.
Vale a dire, a un certo punto, per evenienze politico-economiche peraltro già in atto - tipica la decisione di un paese, sull'esempio "attuale" della Grecia tutto da vedere, di non seguire più l'austerità fedelmente, (cioè il mezzo UNICO di correzione dei conti con l'estero considerato indispensabile nell'UE)-, può registrarsi una nuova crescita degli spread, quali indici del crescente costo assicurativo dei creditori contro l'insolvenza.
Questa evenienza potrebbe far registrare delle teoriche (o concrete) perdite a carico della BCE, quale creditrice-acquirente formale dei titoli rappresentativi di debito.

6. Il QE è stato concepito, per quanto finora divulgato, in modo che queste eventuali, ma non improbabili perdite, siano in realtà sopportate per l'80% dalla singole banche centrali nazionali dei paesi UEM, relativamente ai "tetti" di acquisto complessivo posti al rispettivo debito, e per il 20% dalla stessa BCE, con la ripartizione di tale 20% pro-quota delle partecipazioni dei singoli paesi al capitale BCE. 
Per esempio, l'Italia ha un tetto di acquisti del debito pubblico posto all'incirca a 120 miliardi (parrebbe) e una quota di rischio, in definitiva cumulata a carico di Bankitalia, pari all'82,462%: cioè 80% a titolo "principale" e 12,310% (quota di partecipazione italiana al capitale BCE) del residuo 20% "collettivo" del SEBC (il sistema della banche centrali che presiede alla moneta unica e si coordina con la BCE).

7. Le implicazioni di tutto ciò, sia sul piano politico che su quello del rispetto dei trattati, sono molteplici. 
Allo stato delle cose, ne indichiamo alcune:
a) le perdite che potranno verificarsi, nella schiacciante maggioranza, non sono poste a carico di una banca centrale che, se fosse veramente tale, non avrebbe alcun effettivo rischio se non quello inflattivo, a seguito delle perdite stesse (come ci spiegano molto chiaramente De Grauwe e Yuemei Ji). 
Cioè i tedeschi non vogliono, semplicemente, che la loro inflazione sia accelerata dall'operazione di QE e non tanto perchè la quantità di moneta sia causa di inflazione (questa è solo la scusa ufficiale), ma perchè in effetti l'euro potrebbe risultarne eccessivamente svalutato, ed anche perchè, più che altro, aumenterebbero:
a) i rischi di insolvenza di debito commerciale privato;
b) come vedremo, i rischi di bolla speculativa sui propri assets.

b) se il QE fosse stato "normale", cioè tutto a carico della BCE emittente la moneta, l'auspicata ripresa dei consumi avrebbe (forse) determinato un riaumento dei rendimenti dei tioli del debito pubblico provocato dall'aumento medio dell'inflazione-liquidità circolante in area UEM e acuito dal possibile aumento dei consumi-importazioni nei paesi debitori. 
Ma non è detto che tale aumento non ci sia comunque, allorchè venga allo scoperto la sentenza della Corte GUE sull'OMT che porrebbe il QE a forte rischio di "fuori gioco".

c) E questo, salva la considerazione della sua totale (e non solo parziale) inutilità proprio a seguito dell'assunzione dei rischi da parte delle BC nazionali: questi rischi, infatti, emergerebbero con prepotenza di fronte a una "realizzazione" da parte dei "mercati" che la BCE non fa un vero QE e che gli attuali spread erano solo la conseguenza "inerziale" del "whatever it takes" che, però, la stessa sentenza rivelerebbe come un bluff...

d) Se ci riflettete, la conseguenza di una sentenza CGUE sull'OMT che scoperchi il bluff, - e in effetti questo preannunzia il parere dell'Avvocato generale presso la Corte questo fa, aderendo in toto alla tesi della Corte costituzionale tedesca- è "pregiudiziale" al QE: questo appare quasi inoffensivo, nelle condizioni attuali (di rendimento dei titoli quale innescato nell'area UEM dal whatever it takes). 
Ma l'assunzione "nazionalizzata" del rischio del QE, oggi valutata sul presupposto che l'OMT sia un'operazione autonomamente gestibile dalla BCE, assumerebbe tutta un'altra prospettiva
Ma se così non sarà più (se cioè la BCE non potesse giustificare operazioni di acquisto come totalmente autonome, nell'ambito della politica monetaria), come pare "in diritto" poter dire la CGUE, lo stesso QE si collocherebbe su presupposti che farebbero rapidamente risalire gli spread, attualizzando il "doppio bluff" di Draghi e la prospettiva di un QE da incubo: cioè volto disperatamente a ri-limitare gli spread, mentre però il rischio nazionalizzato diverrebbe il concreto spauracchio di una nuova ondata di austerità fiscale nei paesi debitori UEM. Uno spauracchio, con le regole fiscali vigenti, senza alcuna alternativa. 
Piaccia o meno a Syriza e a chiunque altro vaneggi di "fine dell'austerità dentro l'UEM".
E sia detto con "realismo": se la sentenza OMT consentirà ai tedeschi di rivendicare "di riflesso" la illegittimità del QE (in quanto misura non puramente monetaria, non consentita in autonomia alla BCE), non esiterebbero a investire della questione nuovamente la propria Corte, che sarebbe agevolata dalla interpretazione fornita dalla CGUE e provvederebbe direttamente a tirare fuori dal QE la stessa Germania.

e) Tornando alle prospettive di questi giorni, per la Germania, comunque, il QE "normale", (gestito autonomamente dalla BCE), avrebbe avuto una (sempre teorica) conseguenza molto più angosciante della ipotetica "ripresa" della domanda UEM (il QE, anche in condizioni normali, non sortisce consistenti effetti in questo senso, dato il mercato del lavoro ormai deflattivo instaurato in tutta €uropa e i limiti fiscali attualmente imposti).  
Cioè la conseguenza del riaumento della domanda dei loro stessi beni esportati e quindi delle posizioni debitorie private di paesi meno competitivi: si rischierebbe di essere "da capo a dodici" della situazione del 2011. Dalla quale credevano di essere usciti imponendo a tutta Europa una correzione che salvaguardasse, appunto, le loro posizioni creditorie, private e bancarie, trasferendone il peso relativo sull'austerità fiscale, e cioè sui cittadini dei paesi debitori, via tasse e tagli della spesa pubblica. A meno che...

f) A meno che, invece, come ci ha evidenziato Francesco Lenzi, il QE, andando a creare un afflusso di liquidità diretto in modo maggioritario sulla Germania (sicuramente pro-quota della partecipazione tedesca alla BCE, e anche dall'esterno, in considerazione del rating privilegiato dei propri titoli), non sia in realtà diretto a "costringere" la stessa tedeschia a riespandere la propria domanda interna (cioè spesa pubblica e privata) per evitare una bolla da supervalutazione complessiva dei propri assets reali: immobili e titoli azionari, sui quali si riverserebbero gli acquisti consentiti dalla liquidità concessa al sistema finanziario. 
Sia chiaro: gli operatori finanziari e la piccolissima minoranza più ricca soltanto fruirebbero della liquidità del QE e avrebbero l'esigenza di investire in titoli azionari e immobili là dove lo ritenessero più conveniente.
E questo ci spiega perchè, nonostante l'imposizione della garanzia del rischio sulle BC nazionali, la Germania sia ancora fortemente contrariata dal lancio del QE "a mezzo servizio"....

g) in sostanza, la forma attuale del QE è escogitata, su pressione tedesca, per (tentare di) rendere fiscalmente prudenti gli Stati debitori: perchè è evidente che dovendo garantire delle perdite (potenzialmente notevoli) sui titoli acquistati, le banche centrali nazionali dovrebbero fronteggiarle coi propri assets, cioè oro e riserve, anche oltre il limite di perdita patrimoniale in cui gli Stati dovrebbero intervenire per ricapitalizzarle mediante liquidità drenata con inasprimenti fiscali a carico dei propri cittadini. 
Ma questa attenuazione del rischio "espansivo" del QE, - che semmai dimostra che l'euro è divenuta  un accordo di cambi fissi e non è più una moneta unica senza una banca centrale che funzioni veramente come tale-  non pone lo stesso la tedeschia al riparo dalla "manovra di Draghi" tesa a limitare il mercantilismo-surplus tedesco ed a riequilibrare lo sviluppo in area UEM;

e) si dà il caso che questa stessa manovra sia conveniente ad una certa visione degli USA, contrari all'eccesso di surplus constantemente perseguito dalla Germania stessa ("manovra" non a caso inizialmente dichiarata e ufficializzata da Draghi a Jakson Hole).

7. Come vedete il quadro è complesso. Ma perchè è inestricabile il cumulo delle contraddizioni irrisolte all'interno della moneta unica come concepita dai trattati. 
L'unica soluzione, praticabile nel "vago" quadro dei trattati, - che potrebbe evitare che la "pregiudiziale" OMT vista in precedenza conduca alla prospettiva da incubo di spread in risalita e totale inutilità pratica del QE-, sarebbe che l'Unione europea concordasse di sanzionare pesantemente il mantenimento del surplus tedesco sopra la soglia del 6%: ma su questo abbiamo ben poche speranze politiche e basi normative per un'efficace azione dell'€urocrazia.
Altrimenti si apre la partita della costrizione tedesca a riespandere la domanda sotto ricatto della bolla speculativa, che li contringerebbe a reflazionare autonomamente per l'effetto ricchezza provocato dal QE; questo negli auspici USA, almeno. 
Ma abbiamo altrettanto visto che l'efficacia di questa "mossa" rischia di saltare a causa della pregiudiziale OMT che renderebbe il QE nella forma attuale, un bazooka con le polveri bagnate (con tanto di nuovo assalto tedesco alla CGUE tramite la propria Corte costituzionale).

8. Capirete allora che la questione Grecia-Tsipras, in questo scenario, sia quello che sia: una fiammata destinata ad infrangersi su frizioni politiche di dimensioni tali da evidenziare l'irrilevanza dei desiderata greci e da rendere del tutto velleitaria la prospettiva di una "primavera"  con la "fine dell'austerità".
Una prospettiva poco più che propagandistica  che tanto piace ora a tutti quelli che, in Italia specialmente, la predicano a parole ma "razzolano" esattamente nel senso opposto, magari cianciando della nuova ridicolissima "flessibilità" concessa dalla Commissione.

14 commenti:

  1. Concordo e aggiungo: la questione del rifinanziamento continuo del debito greco è un problema che a mio parere nemmeno gli stessi tedeschi auspicano di voler protrarre ancora a lungo.
    Va interrotto il meccanismo di riproducibilità della endemica scarsità di risorse greche, generata dalla deflazione imposta dai creditori per colmare una lacuna che paraddossalmente invece fa aumentare.
    Con la grecia l'euro è obbligato alla distruzione di capacità industriale, posti di lavoro ed entrate tributarie: questo importa la "necessità" degli aiuti, che allo stesso elettorato tedesco sono invisi.
    Per cui o Tsipras riporta il paese alla sovranità monetaria oppure i creditori dovranno continuare a mantenere un debitore fisiologicamente incapiente, con la prospettiva che ceteribus paribus resti incapiente e ingeneri quindi perdite nell'economia dei creditori.
    Tsipras e Merkel hanno lo stesso interesse: che la Grecia lasci l'euro.
    In questo senso si possono spiegare le dichiarazioni tedesche poi fatte rettificare sul fatto che si poteva fare ritorno alla valuta nazionale.

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    1. Il problema vero è che non solo "con la Grecia" l'euro "è obbligato alla distruzione di capacità industriale".
      In modo appena più rallentato sta accadendo anche in Italia
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/01/pmi-sveglia-non-e-uno-stato-vampiro-e.html

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  2. Trovo riscontro in quanto dice Francesco (Lenzi) leggendo quanto scrive Sergio Cesaratto, soprattutto in questo passo:
    "L’obiettivo è quello di sostenere la domanda aggregata. Gli effetti immediati sono di accrescere il valore dei titoli, diminuire il tasso di interesse di lungo periodo e accrescere la liquidità a disposizione del sistema. La diminuzione dei tassi a lunga sarebbe rafforzata dalla promessa di mantenere i tassi a breve a zero contenuta nella “forward guidance”, l’impegno assunto dalla BCE dal luglio 2013 di mantenere i tassi di interesse a breve termine a livelli bassi. L’aumento del valore dei titoli si avrebbe anche per l’”effetto portafoglio”: i soggetti che cedono titoli alla BCE, trovandosi con eccesso di liquidità, non potrebbero far altro che comprarne degli altri. Poiché la banca centrale acquisterebbe direttamente soprattutto titoli di stato,l’effetto portafoglio si svolgerebbe essenzialmente attraverso la trasmissione dell’aumento del prezzo dei titoli di Stato ai segmenti privati del mercato finanziario. Da questi primi effetti ne dovrebbero scaturire diversi altri relativi alla domanda aggregata.". Praticamente una QE trickle down. Cesaratto però (continuando nella lettura del suo testo), illustra bene che i benefici siano alquanto effimeri e ben poca cosa. Soprattutto quando afferma: "... pure ammesso che le aspettative di inflazione aumentino, i soggetti devono espandere la spesa in una situazione in cui stanno aggiustando i propri bilanci (balance sheet recession, Koo 2014) e vivono una caduta dei propri redditi. Un aumento delle aspettative di inflazione difficilmente si tradurrà in un aumento cospicuo della spesa e dunque in un aumento dell’inflazione effettiva.". Praticamente, l'ennesima supercazzola...

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    1. Mi pare che Sergio ragioni come me pure sul resto del discorso, mica solo sul presunto "effetto ricchezza" tedesco

      "L’altro effetto sarebbe la messa in sicurezza di una quota dei debiti sovrani. Si deve qui distinguere se l’acquisto è in via temporanea – vale a dire i titoli pubblici sono tenuti solo fino a scadenza – o permanente – a scadenza l’acquisto viene reiterato. Solo nel secondo caso il debito pubblico è nei fatti cancellato in via definitiva, in quanto la banca centrale girerebbe i proventi del servizio del debito al Tesoro in quella che è una partita di giro (v. De Grauwe e Ji, 2013). Per come illustrato da Draghi il 22 gennaio gli acquisti sono in via temporanea e, inoltre, il rischio relativo è per l’80% lasciato alle Banche Centrali Nazionali che effettueranno, pro-quota a seconda della partecipazione al capitale della BCE, il piano d’acquisto.

      E’ quest’ultimo un aspetto su cui si sono più concentrati i commenti, e pour cause. Nel caso, per esempio, che il Portogallo decidesse una ristrutturazione del proprio debito non pagandone, per dire, un terzo, la Banca Centrale del Portogallo subirebbe una perdita di un terzo del valore dei titoli acquistati pur continuando ad essere debitrice verso la BCE (tecnicamente verso l’Eurosistema) degli euro ricevuti a fronte dell’acquisto di quei titoli. A coprire la perdita è chiamato lo Stato portoghese che, guarda un po’, ha appena fatto default. Un pasticcio, insomma (i dettagli sono ben spiegati da Wolff 2015). Germania e satelliti hanno così voluto impedire una responsabilità in solido dell’Eurozona che troppo avrebbe evocato gli Eurobond.[3] Questo non è piaciuto ai mercati
      - See more at: http://www.economiaepolitica.it/europa-e-mondo/quantitative-easing-dopo-di-me-il-diluvio/#.VMeYeyzdMS5"

      Qui, in aggiunta, sono evidenziate le ragioni per cui questo stesso "pasticcio" avrebbe anche il faito molto corto...

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    2. Certamente, infatti lasciando in carico alle rispettive BC l'80%, in ogni caso si chiederà conto a chi fin'ora ha sempre pagato. Il contribuente (degli Stati sulla via o IN default)...

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    3. In realtà cumulando sia rischio da default che perdite sui corsi in ogni caso.

      In sostanza, il debito da concessione di provvista in euro è insensibile a ogni vicenda dei titoli garantiti dalle BC nazionali!
      Assomiglia all'ERF per certi versi: sempre che l'euro sopravviva in queste condizioni.

      Sottolineo ancora che questo stesso sistema, così vano e punitivo, potrebbe persino essere ritenuto comunque contrario ai trattati!
      Proprio perchè NON ABBASTANZA cogente nei meccanismi di condizionalità, cioè perchè questi non sono abbastanza esplicitati ma solo resi necessari per implicito (certo: se fossero stati ESPLICITI non sarebbe stato più un QE, nemmeno formalmente, ma solo un'applicazione dell'ESM a carattere estemporaneo, cioè gestita solo dalla BCE e per di più senza speranze di poter far risalire nemmeno l'inflazione).

      Il rischio che la magagna a orologeria delle perdite emerga, infatti, appare ora sottovalutato e solo un'esplicitazione condizionale dettata da Commissione e Eurogruppo avrebbe potuto rendere legittimo il QE alla luce dell'interpretazione dei trattati che preannunzia il parere dell'Avvocato generale in vista della sentenza CGUE sull'OMT.
      Spero che ora il busillis (non da poco) risulti più chiaro...

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  3. 48, Posso fare l'avvocato del diavolo (greco)?

    Se Tsipras avesse veramente compreso, o il suo staff per lui, quello che serve per uscire dalla crisi....e quindi Syriza non fosse poi così contrario all'uscita dall'euro dopotutto...pensi che lo direbbero pubblicamente? non abbiamo sempre detto anche noi che "l'uscita dall'euro non si annuncia...si fa"?

    Io non voglio fare l'ultrà...ma davvero: nel caso non avrebbe molto più senso comportarsi come si comporta Tsipras adesso? piuttosto che esporsi alla speculazione inutilmente?

    Io alla fine nel mio piccolo vedo che:

    1) Tsipras non ha il controllo totalitario del proprio partito quanto Renzi ad esempio.
    2)il suo responsabile economico è vicino a Galbraith...uno che i problemi del liberoscambismo li conosce bene.
    3)L'alleanza di governo stretta è stato col partito di destra contrario al memorandum anch'esso...e interessato più a questioni interne come difesa e immigrazione che alle questioni sociali....e non con Potami....la formazione che agli occhi dei benpensanti nostrani poteva sembrare più affine.


    sono ottimista? cosa farebbe uno con la testa sulle spalle se volesse davvero lasciare l'euro a breve? lo annuncerebbe in campagna elettorale? o lo farebbe di sorpresa....come di sorpresa la banca centrale svizzera ha abbandonato il tasso di cambio fisso con l'euro?

    Chiedo perchè mi sembra cmq una possibilità. nello staff di Syriza dopotutto qualcuno che ha studiato economia c'è....vogliamo credere che davvero siano così ingenui da pensare di trattare con la troika? che davvero credano di ingannare ancora il popolo greco? per quanto tempo? fra un mese c'è il QE e se sei dentro vuol dire che hai accettato il memorandum. voglio dire...che senso avrebbe per lui andare avanti su una strada sbagliata apposta terminando la sua carriera politica nel giro di pochissimi mesi?

    Tutto questo a meno che, in realtà, non conti sull'appoggio dell'esercito e della polizia per effettuare una spietata repressione nelle sommosse popolari che inevitabilmente si scatenerebbero in caso di tradimento così plateale del proprio elettorato...e non punti LUI STESSO a diventare l'ennesimo governante fantoccio...ancor più dittatoriale dei precedenti.

    secondo me gli scenari sono questi tre: o diventa un dittatore...o viene ribaltato fra 2 mesi....o sa che deve uscire dall'euro.


    E' un ragionamento sbagliato il mio? Ho cercato di farne partecipi i prof. Rinaldi e Bagnai...riassumendo che forse stiamo facendo previsioni un pò affrettate su Syriza al governo perchè obiettivamente può ancora succeder di tutto....ma dal primo non ho avuto risposte convincenti e dal secondo mi son sentito dare del Padoa Schioppa.

    evabbè.....però mi interesserebbe sapere che se ne pensa qui sopra...ragionando appunto non con l'accetta...ma politicamente.

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    1. A parte che questo non è il punto del post (che sottolinea la marginalità della questione greca, artatamente gonfiata per distogliere l'attenzione dai problemi sistemici qui illustrati), il ragionamento ci può anche stare.
      Solo che, dato che il sistema industriale greco è ormai troppo "distrutto", lo stesso Varoufakis - neo ministro dell'economia di Syriza- ci dice che gl pare troppo tardi per uscire dall'euro; andava fatto nel 2010...quando ancora avevano speranza di ripresa produttiva per ripagare debito estero sfruttando la ritrovata flessibilità di cambio

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    2. @Tonelli @48 da tener presente, penso, anche la questione della lex monetae, i greci ora non sono messi molto bene http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0CCYQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.lantidiplomatico.it%2Fdettnews.php%3Fidx%3D6%26pg%3D9722&ei=6ffHVKP5LdLtaIIh&usg=AFQjCNG1G3FlC0GvQY6_txRNd2MMGNonqw&sig2=rL9LfghbkE79PvpSAfvO1Q&bvm=bv.84349003,d.d2s da leggere anche l'interpretazione di Marco Saba nel commento. Io credo che Tsiprias voglia piu' che altro postergare i pagamenti , in attesa di vedere quello che succede....e' una gara di resistenza.

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    3. Non basterebbe:siamo ormai in deflazione.E deve da subito riespandere la domanda interna. Attaccare il debito - anche con default concordato e anche, come dice Varoufakis, coinvolgendo tutti i paesi debitori- non funziona perchè il meccanismo riproduce se stesso.
      E altre crisi finanziarie (imminenti) non sarebbero tollerabili.
      Per questo dico che la Grecia non è l'epicentro del problema, com'è ovvio. E' solo il guinea pig del folle laboratorio liberista, o meglio il canarino dentro la miniera prima dell'esplosione...

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  4. Quindi pare di capire che tramite la BVerfG l’apparatik industriale>finanziario,quello politico è in mano ai primi due se non al 1°-nella logica mercantilista-,ha tutto il tempo di tirarsene fuori tanto quanto basta a rientrare dei restanti 4/500 M.di sul Sistema target.
    La voracità delle multinazionali chimica,farmaceutiche,meccaniche-industriali,automobilistiche ecc. della tedeschia non ha limiti e non penso che permetteranno di reflazionare in Patria.Anche perché il mondo è grande,affossato il sud europa c’ha sempre l’est€uro vista la fila per entrare in UE di risma o di rasma,con le buone o con le cattive.Gli è andata bene prima,è un metodo collaudato e ripeterlo non guasta … insomma non è che i marcomanni brillino tanto per fantasia.
    Credo più all’ipotesi che la “partigiana” -‘sto termine x la verità poco gli confà,visti i precedenti sorici- BVerfG tolga tutti dall’impiccio e sfili la Germania dal QE.

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    1. L'unico aspetto incerto è se invece gli USA vogliano mantenere in qualche modo il punto...

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  5. Questo post, a me, ci voleva. O mi sarebbe continuato a mancare qualche pezzo.
    Il marchingegno fa venire in mente Einstein ("Everything should be made as simple as possible, but not simpler") e un sistema dichiarativo di Bridge completamente artificiale (che, però, nasce uguale per tutti).

    Ringrazio Bazaar per il collegamento: "Yet, it is wrong" è imperdibile. Anche se incomprensibile agli apparatčiki.

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