venerdì 16 gennaio 2015

SWISS FRANC TSUNAMI: IDEE "DATATE" E FONDAMENTALI MACROECONOMICI

BBC-Magazine_Mega-Tsunami

1. Dunque abbiamo la "emozionante" notizia che il franco svizzero si è sganciato dall'euro
Siccome i media orwelliani italiani sono del tutto inattendibili, provo a riportarvi la cronaca e l'analisi dell'evento secondo il Financial Times. Non che questo sia, a sua volta, ineccepibile: il FT è indubbiamente - e non poteva essere diverso- una roccaforte del mainstream
Questo significa che, implicitamente, e cioè secondo la "nuova" versione della neo-macroeconomia classica, sostiene idee antichissime
Molto più datate, - e lo diciamo al prof.Pizzetti che probabilmente non conosce l'evoluzione delle dottrine economiche del II° dopoguerra-, di quelle keynesiane alla base della nostra Costituzione
Il FT, (sempre per derivazione indiretta, sostenuta con tanta matematica a livello "scientifico" dagli economisti NMC):
- crede nella Legge di Say, per cui conta solo l'offerta-costi di produzione, per correggere le crisi cicliche del "mercato"
- nella conseguente necessità assoluta che la correzione dei costi avvenga con la perfetta elasticità verso il basso dei salari
- nella esclusiva valenza "stabilizzatrice" delle (sole) politiche monetarie restrittive, escluso un intervento diretto di espansione fiscale dello Stato;
- nella eccezionale ("non convenzionale") possibilità di una politica monetaria espansiva in periodi di grave recessione, sorretta dall'idea monetarista, (anch'essa avente origine in epoca anteriore alla crisi del '29 e riedita dal Milton Friedman degli anni '70), che il QE "serva" in quanto l'inflazione (aumento almeno nominale della domanda aggregata) dipende dalla quantità di moneta offerta dalla banca centrale, etc.
1.1. Ma poi il FT si trova costantemente in imbarazzo a spiegare come mai in USA e persino in UK, il QE non abbia portato a una circolazione monetaria M3, e ad un'inflazione, proporzionale al suo notevole volume, ed anche, abbia prodotto modesti segnali di ripresa della domanda ad esso attribuibile: laddove semmai, - come sosteneva la stessa Fed in corso di QE!!!,- la politica monetaria ha in effetti avuto il bisogno di accoppiarsi alla, di gran lunga prevalente, efficacia di politiche espansive del bilancio pubblico, sia in USA che in UK.
Perciò faremo un po' una revisione "commentata" di quanto sulla questione "franco svizzero" ci riporta il FT.

2. In prima pagina, articolo di testa: 

Chart

IL FATTO
La BC svizzera ha sopreso i mercati in uno dei più drammatici interventi da decenni, abbandonando inaspettatamente il "tetto" ("minimo": ceiling) posto in essere tre anni fa e mandando il franco a innalzarsi in volo ("soaring") rispetto all'euro. 
La valuta svizzera "surged" (montare, innalzarsi, sollevarsi) fino al 39% contro euro e dollaro, con una dei più "acuiti" apprezzamenti della storia recente, dopo che la Swiss National Bank ha detto di non poter più mantenere il suo "cap" di S.FR a 1,20 (sull'euro). 
La decisione non è stata presa come parte di una politica coordinata con le altre banche centrali, ha detto una persona con conoscenza della situazione, cioè la head del FMI Christine Lagarde: "Ho trovato alquanto soprendente che [il governatore SNB Thomas Jordan] non mi abbia contattato".

UNA PRIMA SPIEGAZIONE
Ci si attende che la BCE, la prossima settimana, si imbarchi in un acquisto di bond sovrani (titoli del debito pubblico dei paesi UEM,ndr.) teso a revitalizzare la crescita, mettendo al riparo l'eurozona dalle difficoltà della deflazione.


Il lancio di un "conclamato" (full-blown) quantitative easing spingerebbe a precipitarsi ad una massiccia domanda del franco svizzero, ampiamente visto come uno dei rifugi più solidi del mercato globale, - a ciò avrebbe reso difficile in modo crescente per la SNB la difesa del suo "tetto" valutario.

IL RISVOLTO
In tal modo si registra un volta-faccia della SNB, che lunedì aveva insistito che sarebbe rimasta impegnata sul "tetto". (Ma da quando le banche centrali anticipano le proprie decisioni allertando i mercati e spingendo oltremodo le speculazioni?) Il governatore Jordan ha difeso la decisione dicendo che una volta chiaro che la politica di "peg" sull'euro era insostenibile, era importante agire velocemente.

GLI ESPORTATORI SVIZZERI
La mossa della Banca centrale è stata salutata con disappunto dagli esportatori svizzeri, in quanto un franco più forte renderà i loro prodotti più costosi all'estero. "La mossa di oggi della SNB è uno tsunami per l'industria dell'export e, in definitiva, per l'intero paese", ha detto Nick Hayek (nomen non-omen, in tal caso...ndr.), chief executive del gruppo Swatch. Le sue azioni sono cadute del 16,4%...
Anche le azioni bancarie hanno subito perdite. UBS è caduta dell'11,7%, Credit Suisse dell'11% e Julius Baker dell'11,5%.
...La mossa ha colpito anche la altre valute europee (UE), con lo zotly polacco che ha perso inizialmente fino al 40% sul franco."

3. In seconda pagina, in fondo, troviamo un articoletto dal titolo eloquente, in quanto ci narra cosa accade quando una moneta si rivaluta (più o meno drasticamente e progressivamente). 
Cioè quello che sarebbe accaduto alla Germania se non fosse stata nell'euro e se, una volta operata la svalutazione "competitiva" del tasso di cambio reale rispetto ai paesi UEM concorrenti, avesse dovuto adeguarvi, - com'è logico in una fisiologica situazione di flessibilità dei cambi- il cambio nominale del marco in funzione della conseguente rivalutazione determinata dal repentino innnalzamento della domanda di marchi (corrispettiva ai beni maggiormente esportati: questo è un punto che i "costituzionalisti" faticano evidentemente a capire, pensando che sia "datato". Ma la legge della domanda e dell'offerta, rispetto al prezzo di un bene qual è la moneta, dovrebbe essere espressione coerente con le idee sul libero mercato di cui sono propugnatori. Stranamente, il libero mercato non si "deve" applicare alla moneta. Chissà perchè). 
Ma l'articolo, come pure il suo titolo, ci dice pure (simmetricamente) cosa è accaduto all'Italia, allorchè si è legata all'euro ed alla sua progressiva rivalutazione assoluta e, ancor di più, alla sua non svalutabilità nominale (perchè la moneta unica contiene una rigidissima situazione di cambi nominali fissi, ovviamente) rispetto al concorrente "marco de facto" che si è rivelato essere l'euro medesimo:

4. "GLI ESPORTATORI (SVIZZERI) AVVERTONO DELLA MASSICCIA PRESSIONE SUI POSTI DI LAVORO E SUI SALARI." (FT, pag.2).
Dopo aver ribadito il disappunto per lo "tsunami" del suddetto Hayek ed aver precisato che il grande gruppo industriale Svizzero ABB si attende, tuttavia, che l'impatto contro l'euro sia limitato, avendo adottato misure per "coprire" la propria esposizione al franco "rafforzato", e dopo aver evidenziato che le grandi imprese esportatrici hanno perso in borsa il 16% del valore azionario, il FT analizza l'impatto sui vari settori industriali svizzeri.
"L'economia svizzera è ben diversificata, sia in termini di ciò che produce - con prodotti che spaziano dal farmaceutico all'alimentare, agli orologi ed alla meccanica- sia in termini di mercati di esportazione.
 Tuttavia, alcuni settori saranno colpiti più duramente dalla mossa della SNB, in testa il turismo, che può fare molto poco per controbilanciare il franco rivalutato. Anche il settore meccanico sarà colpito, secondo Rudolph Minsch, capo economista della Economiesuisse, la lobby delle imprese svizzere: "L'industria dei macchinari svizzeri invia una quota più alta del suo export all'Europa, rispetto all'industria farmaceutica o degli orologi...sicchè risentirà di ciò molto più rispetto alle altre imprese orientate globalmente".
L'impatto sulle imprese dipenderà anche dalla natura del mercato in cui operano..."Gli esportatori svizzeri hanno avuto un colpo di circa il 10-12% della loro competitività. Se essi sono in un mercato di nicchia, senza molta concorrenza, forse non saranno molto colpiti. Ma se sono grandi players sui mercati globali ciò farà molto male. (avete presente la Fiat? ndr.).
Attenzione però.
"L'impatto di lungo termine della decisione della SNB dipenderà dal livello a cui il franco si stabilizzerà, piuttosto che dalla fluttuazione selvaggia di ieri...Se sarà a 1,10 sull'euro, sarà probabilmente sopportabile. Se si posizionerà a 1 o a 0,90, sarà veramente molto difficile...L'equilibrio saà probabilmente vicino a 1,10, ma dobbiamo aspettare a vedere cosa accadrà nell prossime due settimane".
Ndr:: ciò significa inequivocabilmente che il "ceiling" aveva determinato una sottovalutazione nominale del fr.svizzero, rispetto al suo attivo CAB, (generatosi anche grazie allo stesso tetto), così come rispetto al tasso di inflazione svizzera nel periodo anteriore e coincidente con tale "peg".
In effetti, almeno a partire dal 2004, l'inflazione (linea in rosso) è stata costantemente 0= zero! ("scherzavano con la deflazione!"):

z 282

E questo è il CAB Svizzero post "ceiling" sull'euro: non male, se si sconta - cosa che dovrebbe iniziare pure Confindustria a fare- il calo della domanda dei paesi UEM "vicini" e, magari, l'ormai atteso calo della domanda estera globale. Chiedere che lo faccia anche il governo italiano per stimare la possibile crescita futura, mi pare ormai esercizio del tutto vano...
 Switzerland Current Account
 E d'altra parte questa è la rispettiva crescita di Svizzera e Eurozona (per gli euristi convinti che il problema italiano della "competitività" sia la flessibilità del mercato del lavoro...):

Chart


5. A fronte di tutte queste belle notazioni ci viene da dire.
a) Ma com'è che gli industriali svizzeri si preoccupano che l'assestamento avvenga su un valore di cambio più basso, - specialmente rispetto ai paesi destinatari delle maggiori quote di esportazione che, guarda caso sono molto spesso i "vicini"-, e perchè si rendono conto che, ad es; per il turismo il problema è praticamente senza soluzione positiva? 

b) E perchè comprendono immediatamente che una moneta forte fa temere per il livello dell'occupazione dei salari, cioè per il benessere dei propri concittadini, che alimentano la domanda interna?

c) E soprattutto, la nostra "lobby delle imprese", la Confindustria, perchè non è capace di sviluppare, ora e in passato, questi elementari ragionamenti
A questo punto pare proprio di sì...

10 commenti:

  1. Il gruppo di imprese che domina Confindustria è costituito da delocalizzatori e da grandi banche, con debiti in buona parte non sottoposti a lex monetae. Essi ritengono che, in ogni caso, sia opportuno opporsi ad un'uscita dall'euro, anche a costo di sopportare, nel caso delle banche, uno spaventoso incremento dei crediti in sofferenza e, nel caso degli Squinzi e dei Guidi (delocalizzatori), un progressivo deperimento del mercato interno. Gli altri imprenditori sono inconsapevoli e/o silenziati. Alla fine, come al solito, risulta evidentissima la terribile responsbilità di un sistema dell'informazione tra i peggiori del mondo.

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    1. D'accordo.
      Ma alla base di questo assetto prevalente, c'è una decisione-pressione politica assunta ormai da più di 30 anni e che risale allo SME-divorzio. Da lì l'ovvio progressivo ed inesorabile "ridisegno" dei players più forti del settore finanziario-industriale.

      E da lì l'ossessivo martellamento dei "loro" (di ESSI) giornaloidi, che ha ormai condizionato l'opinione di massa oltre ogni livello di ragionevolezza e persino oltre il normale istinto di sopravvivenza di un'intera comunità nazionale.

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    2. In Confidustria però ogni tanto si ricordano che Industria significa produzione, e non solo commercio, come da seguente documento CSC...

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    3. Già ma chissà se Squinzi legge e comprende questo paper. Ne dovrebbe ritrarre motivi di profonda autocrtica.

      E d'altra parte, poi, mi pare analisi in linea con quella di Fortis, nella sostanza: cioè in termini pratici un wishful thinking che si protrae ormai da troppo tempo, per risultare ancora realpolitik in sede UEM.
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/01/fortis-draghi-e-la-legittimita-delle.html

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  2. II.mo Pesidente questa la mia visione dopo i recenti fatti monetari svizzeri...
    Primo: la Svizzera ha dimostrato oggi, nella realtá, che i cambi fissi perseguiti dal modello OCA sono una vera tragedia
    Secondo: la Svizzera ha ritenuto le teorie ortodosse degli insigni economisti Hayekiani un ostacolo alla democrazia del proprio paese, andando contro l'interesse (apnea momentanea) del capitale (esportatori ) e dei lavoratori!
    Terzo: Il governatore SNB slegando la moneta dal cambio fisso proteggerebbe ancora una volta il Franco da una probabile richiesta di Franchi come bene rifugio, nel caso in cui il Q€ fallisca (se lo fanno)...e di nuovo una richiesta dai mercati internazionali rivaluterebbe la moneta svizzera, togliendo dall'apnea momentanea le sue imprese ...poi si vedrá.
    Quarto: dall'alto dei palazzi di vetro del FMI Christine Lagarde dice: "Ho trovato alquanto sorprendente che [il governatore SNB Thomas Jordan] non mi abbia contattato".
    ...sembrerebbe consapevole la "Signora" Lagard del fallimento dello pseudo-QE.
    Quinto: la volontaria cecità dei nostri politici consapevoli delle strategiche manovre della SNB sono tanto arroganti quanto autodistruttive. Sbaglio?

    Grazie
    Roberto

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    1. Se il QE "fallisce" non è detto affatto che l'euro non continui lo stesso a svalutarsi, almeno nel breve-medio periodo. Non è decisiva, a tal fine, "l'offerta" di moneta, in cui consisterebbe un QE probabilmente condizionato nei sensi visti nel post e, dunque, per un ammontare limitato e "condizionale".

      L'euro si svaluterebbe per condizioni speculative - chiamiamole attese razionali monetariste-, nel breve, e probabilmente per "prolungata mancata crescita" su un termine un po' più lungo. La deflazione NON CORRETTA diverrebbe infatti distruttiva dei sistemi produttivi e non solo in Italia, incidendo sullo stesso CAB realizzabile da paesi industrialmente indeboliti (e "acquisiti" da mani estere!).

      Questa realtà, non adeguatamente corretta, parrebbe portare alla parità col dollaro (cioè ad un'ulteriore rivalutazione relativa di quest'ultimo): è una condizione realizzabile nonostante i differenziali di inflazione (più bassa in UEM) che nel frattempo minaccerebbero di divenire strutturali?
      Non saprei, ma di certo aiuterebbe il TTIP.

      In sintesi e salva una riflessione più approfondita: il sistema dei cambi flessibili consente correzioni dei cambi adeguate alle variazioni dei prezzi relativi (cioè alla rispettiva inflazione) e al volume di esportazioni rispetto al paese con cui si commercia.
      E quindi? La Germania sarebbe ben piazzata, il resto dell'UEM molto meno (dato l'effetto deindustrializzazione).

      E mi pare di poter dire che più che alla restaurazione dei cambi flessibili, le attuali "convergenze" di cambio €/$ mirino ad agevolare il TTIP (magari previo un riallineamento all'interno dell'UEM), in un quadro di "sistema dei cambi" con gli USA, promosso dall'europa ai sensi dell'art.219 TFUE.

      E mi pare anche che la vicenda euro abbia mostrato una cosa essenziale:
      se il free-trade classico era legato al gold standard (quindi a cambi sostanzialmente fissi) e al suo potenziamento (di circolazione, ed "estensione", valutaria) determinato dal dominio coloniale, rimane il fatto che il processo di "specializzazione" produttiva di ciascun paese proprio del free-trade stesso, (inevitabilmente a vantaggio di quello economicamente più forte), sia ACCELERATO da un sistema di cambi sostanzialmente fissi (appunto come prefigurato dall'art.219).

      Ergo, non credo che, alle attuali condizioni geo-politiche- si possa sperabilmente andare verso un sistema di cambi flessibili e di ritrovate BC nazionali che agiscano in concordia con gli interessi (quantomeno di crescita e di livello occupazionale) dei rispettivi paesi.
      Sempre salve più approfondite riflessioni...

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  3. Sanno cose che conoscono in pochissimi e noi non conosciamo; difendono interessi, oltre a quelli di Stato, che non possono permettersi di non difendere.
    Non sarà, questa repentina e ben custodita decisione, da mettersi in relazione alla "guerra" del petrolio?

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  4. Non credo che il petrolio c'entri granche'. Gli Svizzeri sono un popolo pragmatico, sanno fare 2+2 e odiano le supercazzole tanto care ai politici ignoranti e venduti di questo ex Paese indipendente. Dopo aver fatto questa complicata addizione Jordan si e' reso conto che il cambio fisso con l'euro gli sarebbe costato DI PIU', anche in previsione di un QE, che, inutile o ridotto quanto si vuole, portera' comunque a mio parere ad un'ulteriore svalutazione dell'Euro rispetto al dollaro.
    Ha fatto un'analisi costi/benefici e ha correttamente operato, sempre a mio ignorante parere, per non incorrere in una ulteriore svalutazione del CHF rispetto al $, e ha ovviamente pensato che prima o poi il mercato delle valute si riassesta, dopo la brusca discesa iniziale. Intanto si e' sganciato dall'inflessibile politica del cambio fisso, che ha beneficiato il CHF dopo la crisi del 2011, ma che adesso stava diventando insostenibile.
    Il mio eurocent.

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    1. Sì prima o poi il mercato delle valute dovrebbe riassestarsi...Ma non è detto in tempi e misure ragionevoli: sia per le conseguenze geopolitiche delle strategie USA (backfire da parte dei BRICS), sia per il mercantilismo (insito nel free-trade imposto dai più forti) ormai pervasivo, sia pechè la bomba di Wall street è ormai innescata...

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    2. I motivi di una decisione inaspettata e condotta con metodologia e riservatezza degne di azioni da "blitzkrieg", sono ovviamente molteplici e molte sono le variabili finanziarie, geopolitiche e strategiche, nonché le ricadute e gli scenari economici, finanziari e politici, conseguenti, che certamente sono state valutate a monte della decisione. La questione "petrolio" deve aver avuto la sua parte: quanta parte dei fondi sovrani dell'area del golfo sono "stivati" in Svizzera? La guerra dei prezzi, nei confronti di chiunque sia diretta, per chi la promuove ha un costo! Un costo che deve essere, almeno in parte, recuperato: la rivalutazione del CHF, su conti dai "molteplici" (ma "molto molto molteplici") zeri, potrebbe contribuire allo scopo...
      In fondo, sarebbe solamente una delle variabili di una vera e propria "guerra anomala" in essere..., nella quale la neutrale Svizzera potrebbe essere stata chiamata a dare un contributo a pena di dover rinunciare ai clienti del Golfo.

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