mercoledì 29 luglio 2015

MONTI, KALERGY, EINAUDI E LA SCOMPARSA DELLE NAZIONI: GLI STATI DA RIDURRE IN POLVERE


http://www.quieuropa.it/wp-content/uploads/2013/03/Angela-Merkel-Herman-van-Rompuy-Kalergi-Price-2010-2012-360x115.jpg

1. Le ultime vicende del "caso Italia" sono state ben descritte e commentate negli ultimi post di Alberto; in specie quello sulla coincidenza, a prima lettura, delle posizioni sostanziali di Monti e Pikkety e quello sulla "splendida" cavalcata finale (liquidatoria) delle nuove privatizzazioni, indispensabili e salvifiche. In particolar modo nel settore della sanità pubblica.

Alberto ha svolto le stesse osservazioni che avrei autonomamente proposto in argomento...se non le avesse già svolte lui, rendendo superfluo, per me, fare un post ripetitivo (e proprio perchè rivolto ad un pubblico in buona parte coincidente).
Altrettanto Alberto ha rammentato come, su questi argomenti di stretta ortodossia "montiana", - in sostanza l'attacco ai fondamenti del modello socio-economico costituzionale (diritto al lavoro, all'abitazione, protezione della famiglia mediante il welfare) e tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni (svendite) come strumenti funzionali al nuovo modello della "competitività"- tutto era stato già analizzato e preannunziato.

2. Come sapete, aggiungendo all'illustrazione dell'ideologia "economicistica" sottostante il profilo della violazione costituzionale sistematica, abbiamo cercato altrettanto di analizzare e preannunziare.
Va però sempre rammentato che Monti è un apripista, il portatore della "profezia apocalittica", che viene mandato avanti perchè "notifichi", - in contesti mediatici tali per cui non "possa" essere contraddetto-, il preavviso di estinzione seriale dei diritti costituzionali. 
A prescindere da chi, sempre su diktat oligarchico sovranazionale €urocratizzato, sia in Italia l'effettivo realizzatore di tale estinzione seriale.

3. La cosa vagamente divertente è che Monti, con queste uscite così esplicite e prive di qualsiasi pudore tattico, conferma di essere il titolare generazionale di quella ideologia che, basata su teorie alla lettera  coincidenti con quanto da lui affermato, fa capo a Coudenhove-Kalergy e, sul piano del federalismo pacificatore, a Einaudi (volendo soffermarci sul più "titolato" sostenitore italiano dell'ordine sovranazionale dei mercati, ostile agli Stati nazionali anche quando siano moderne democrazie costituzionali).
Basti rammentare questo "sunto" del pensiero kalergico e compararlo con la mobilità competitiva e sradicata da famiglia e territorio di nascita auspicata da Monti:
Kalergi proclama l’abolizione del diritto di autodeterminazione dei popoli e, successivamente, l’eliminazione delle nazioni per mezzo dei movimenti etnici separatisti o l’immigrazione allogena di massa... ...Eliminando per prima la democrazia, ossia il governo del popolo, e poi il popolo medesimo attraverso la mescolanza razziale, la razza bianca deve essere sostituita da una razza meticcia facilmente dominabile. Abolendo il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge e evitando qualunque critica alle minoranze con leggi straordinarie che le proteggano, si riuscirà a reprimere la massa."

Oppure basta comparare il fine ultimo della mobilità-competitiva montiana con  queste parole di Einaudi ( cfr, pag.10), tratte dalla nota, formulata come Presidente della Repubblica, al tempo della ratifica della CED il 1° marzo 1954:
Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile. La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli stati esistenti sono polvere senza sostanza.
...Esisterà ancora un territorio italiano; non più una nazione, destinata a vivere come unità spirituale e morale solo a patto di rinunciare a una assurda indipendenza militare ed economica”.

4. Tutto questo, si manifesta ora nelle sue conseguenze ultime, da lungo tempo programmate attraverso la stessa Unione monetaria, ma adesso fortemente percepibli nella loro geometrica potenza di smantellamento del patrimonio delle famiglie e dei diritti costituzionali di prestazione che caratterizzano la democrazia sostanziale del dopoguerra; perchè, dunque, di fronte a tutto questo non c'è alcuna reale e significativa reazione? 
Perchè il popolo-Nazione italiano detentore della sovranità ma, invece, destinatario della espropriazione annunciata di patrimonio, risparmio, lavoro, salute, pensioni, con  l'aggiunta di un'auspicata diaspora migratoria, non reagisce?

Altre volte ho tentato di dare spiegazioni (che ritengo tut'ora plausibili), e persino di immaginare un imminente "riscatto" (eufemisticamente parlando) della coscienza e dei valori democratici di questa Nazione (di cui, come abbiamo visto poco sopra, si auspicava la "scomparsa" da parte di un Presidente della Repubblica che aveva giurato di essere fedele a tale Repubblica e di osservarne la Costituzione, art.54 Cost., e perciò aveva giurato di assumersi il ruolo primario di "rappresentare l'unità"- 87 Cost.- di quella stessa Nazione di cui auspicava...la dissoluzione).

5. Ma quel che è certo è questa torrida estare del 2015 sta segnando non tanto la crisi sistemica dell'euro-regime, resa evidente dalla ingovernabilità del "territorio", che parte dai Comuni e che presto non sarà più mediaticamente occultabile neppure a livello centrale, sotto il peso del fallimento economico e dell'assenza della mitologica crescita (...?); piuttosto, si ha l'impressione di un'autentica "resa" della base sociale italiana ad ogni forma di vessazione distruttiva, sistematicamente contraria alla Costituzione, che gli viene inflitta.
A parte una minore componente consapevole e attivamente informata della popolazione italiana, la incapacità delle masse nel reagire di fronte alla spettacolare spoliazione subita su diktat di potenze e interessi stranieri, e di fronte alla sfacciata incongruenza politico-mediatica delle giustificazioni addotte, è forse la tragedia annunciata della democrazia più eclatante cui si sta assistendo, in Italia, dai tempi dell'occupazione tedesca  e del suo sostegno al governo fantoccio di Salò...

21 commenti:

  1. Le esternazioni di Monti si integrano perfettamente con le recenti previsioni del FMI, secondo cui l’Italia per uscire dalla crisi “deve fare le riforme”, ovviamente sempre le stesse: lavoro, pubblica amministrazione, ecc. Il solito mantra, che i nostri media ripetono in automatico, come ipnotizzati.
    Ma il quadro si completa con il commento di Filippo Taddei, giovane e brillante responsabile economico del PD:
    "Dobbiamo abituare la gente che l'istruzione sarà molto più lunga e costosa, le assunzioni a tempo indeterminato molte di meno, i tempi di lavoro più lunghi, i pensionamenti verranno posticipati. Le riforme non hanno solo un fine economico, ma anche e soprattutto sociale perché servono a modificare la mentalità lavorativa degli italiani".
    Al netto del mediocre uso della lingua italiana, emerge dunque la vera vocazione di questa classe politica: insegnare ai cittadini italiani la “durezza del vivere”. Dalla quale, beninteso, sono al riparo i componenti della elite politico-economico-mediatica, di cui Taddei e Monti sono esponenti di spicco.
    Perché gli italiani non reagiscono? Credo perché sono ormai totalmente inabilitati a riflettere e a ragionare. Il bombardamento mediatico su casta-cricca-corruzione-spesa pubblica improduttiva dura da troppi anni per non avere sortito effetti irreversibili. In più, Renzi ha finora giocato con furbizia la sua partita, soffiando sul fuoco della guerra tra poveri, mettendo contro pensionati e giovani, dipendenti e piccoli imprenditori, per gestire in chiave elettorale le scarse risorse economiche di cui dispone, e per occultare il processo di definitivo abbandono della sovranità costituzionale.

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    1. Sì non reagiscono per tutto questo, che definirei la LOBOTOMIA LIVOROSA (di cui la guerra fra poveri è corollario)
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/07/qualcuno-volo-sul-nido-del-cuculo.html
      Ovverosia la mancanza delle risorse culturali accuratamente programmata dal sistema del tecno-liberismo pop (linkato nel post).
      Per una conferma dei meccanismi di SEDAZIONE insiti nel tecno-liberismo POP:
      http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/teatro-privato-ragazzina-mosca-sfarzosa-casa-dell-opera-105860.htm

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    2. Mi permetto di dissentire sulla abituale accusa alle masse incapaci di reagire perchè non dotate dei mezzi culturali per farlo.
      Mi viene da dire, ma quando mai le masse hanno reagito sulla base di un'autoconsapevolezza? Quali sarebbero gli esempi storici di riferimento?
      Il popolo si solleva solo se esistono i mezzi e le condizioni per farlo, e cioè se esiste una cultura alternativa condivisa almeno in una microcomunità che abbia ambizioni egemoniche.
      Ecco, ciò che ci manca non credo sia il consenso popolare, quello segue nelle condizioni opportune, ci manca questa classe dirigente di ricambio.
      E' vero, esistono fasce di soggetti almeno parzialmente consapevoli, ma manca un progetto unificante e manca soprattutto la voglia di portare avanti un progetto. La verità è che una tale classe dirigente alternativa in una società come la nostra non può proprio formarsi spontaneamente, perchè la stessa ideologia dominante ha tra i suoi elementi costitutivi l'individualismo e la spontaneità anche in politica come aspetto positivo. Il volontarismo ancora valorizzato fino agli anni settanta, ormai è diventato quasi un insulto, qualcosa di negativo da cui ritrarsi.
      Non mancano dunque le teorie, purchè non si voglia necessariamente partire da Marx poi ampiamente rivisitato, ma si faccia esattamente il contrario, si parta da tuttì'altri presupposti e poi si inserisca qualche elemento marxiano che si consideri utile, e non mi preoccuperei troppo del consenso popolare (non dimentichiamo mai come un'impresa da circo come quella di Grillo e Casaleggio abbia sbancato in pochi anni raggiungendo per la camera il traguardo di partito più votato).
      Manca l'anello di congiunzione, quella schiera di militanti che dovrebbe dare sostanza all'impresa.

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    3. Non si sostiene che le masse non reagiscano perchè non dotate dei mezzi culturali per farlo: si sostiene che esiste una cultura di massa, attentamente programmata, che le orienta e le induce, senza scampo, all'antistatalismo livoroso da cui si rifrange nei conflitti sub-settoriali e e nella guerre tra impoveriti, messi l'uno contro l'altro per via del mezzo di contagio costituito da qualche forma di connessione con il demonizzato settore pubblico.

      Però, prima di non comprendere ciò, consiglio almeno di leggere: a) il post con attenzione (e già non dice ciò da cui "dissenti"); b) i links interni al post; c) i links addirittura inseriti nel commento precedente.

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    4. Caro quarantotto, accolgo volentieri la critica, soprattuto sull'uso disinvolto del verbo dissentire, ma non sono certo che l'interesse principale stia nello stabilire il grado di dissenso tra noi, visto che poi si tratterebbe di un dissenso su questioni specifiche in un quadro di consenso com plessivo, come testimoniato dal fatto stesso che io la leggo molto volentieri e condivido con lei forse il 99% delle cose che gentilmente ci offre su questo blog.

      Io tentavo forse senza riuscirci, ad esprimere un mio punto di vista.
      Dicevo appunto che tre sono gli elementi che io penso siano necessari per potere promuovere un cambiamento profondo della nostra società, e cioè una teoria generale di natura filosofica ed antropologica, oltre che naturalmente politica ed economica, che serva da canovaccio per ulteriori aggiustamenti ed adeguamenti al contesto di tempo e luogo. Un secondo requisito è naturalmente il consenso delle masse. Infine, individuavo un terzo requisito, la nuova classe dirigente che possa farsi carico del processo di diffusione e messa in pratica della teoria, in modo da offrire alle masse non soltanto e non tanto alcuni astratti principi teorici, ma la traduzione in azioni ed obiettivi.
      Ecco, di questi tre requisiti, io penso che quello da cui siamo più distanti è quello della aggregazione di questi dirigenti intermedi che possano raggiungere una dimensione numerica critica, tale da innescare il processo. Non ripeterò le argomentazioni che ho già espresso nel precedente commento.
      Rimane il fatto che io non considero così complicato il raggiungimento del consenso, è che non capisco le masse il consenso su cosa dovrebbero esprimerlo, visto che una proposta politcia degna di questo nome non gliela offre nessuno oggi.
      Costruiamo il partito, un vero partito organizzato e coeso, ed il resto seguirà.

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    5. Allora siamo a posto: mi risulta che già ci siano vari partiti in costruzione.
      Attendo perciò di avere buone nuove, confidando nella realizzabilità della cosa, data, a quanto vedo, per acquisita; e visto che in fondo non è "così complicato", poi, raggiungere il consenso

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    6. Caro Vincenzo, hai osato toccare un tasto sensibile. Quarantotto e altri sono stati capaci di costruire la "Centrale Ideologica", alla quale si dovrebbe aggiungere un " Quartier Generale". Questo lavoro è in corso, come tu sai. È inutile chiedere e agli altri della CI di partecipare alla costituzione del QG, si tratta di un compito che spetta ad altri. Leggi dunque Quarantotto, leggi quello che scrivono gli altri, e partecipa alla costruzione del QG. Quando anche il QG sarà pronto, tra qualche anno, allora le condizioni per l'arrivo del popolo ci saranno tutte. A quel punto ci sarà lo scontro.

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    7. dubito che i partiti in costruzione attuali siano paragonabili alla galassia dei socialisti-comunisti e delle forze democratiche silenziate e represse dal fascismo.
      allora c'erano fior di intellettuali in esilio, incarcerati, che si opponevano o quantomeno non collaboravano. Oggi mi pare che abbiamo soltanto poche, per quanto meritorie e importanti, eccezioni.

      Anche io credo che il problema maggiore sia in alto. La massa per definizione è ignorante. Certo 30 anni di idolatria dell'individualismo hanno fatto più danni della grandine...ma storicamente la massa si muove quando non ha il pane.

      L'elite alternativa invece manca quasi completamente.

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  2. Non per nulla il " prode taddei" era ad Albinea alla Festa Unità, con tutti i " vip". C'è da " indottrinare" gli adepti........ Ormai non cè ...piu' nulla da dire...........cè solo da rimanere inchiodati in ufficio con 42 gradi fino al 12 di agosto ..per le ...inesorabili ...scadenze....." fiscali"....fino che non ci soffocheranno tutti......... ( che si moltiplicheranno e cresceranno). Quelle si' che......cresceranno ....https://www.facebook.com/Festadellunitalbinea/photos/gm.494317147388462/1015057048527506/?type=1&ref=3&ref_newsfeed_story_type=regular&action_history=null

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  3. Innanzitutto, l'analisi sul fondatore di Paneuropa è estremamente interessante per chi fa un certo tipo di lavoro, come il nostro: un po' il simbolo della ricostituzione di una nuova (?) nobiltà che trova nel modello medievista la propria vision, una riconciliazione tra l'estrema destra liberale, rappresentata dalla grande finanza ricardiana, dei Jevons e degli Spencer, e l'estrema destra conservatrice e tradizionalista, quella dei Burke e dei Joseph de Maistre.

    Il matrimonio avviene in odio alle classi produttive, "capitalisti con le mani grassocce" - stando con Nietzsche - incluse.

    D'altronde, la scuola austriaca non è altro che ideologia economica "sponsorizzata" dagli Asburgo, con buona pace di quei mononeuroni che si fanno chiamare libertarians. Menger docet.

    Leggendo l'evoluzione di Kelergi si vede il non plus ultra dei tentativi di coordinazione sul fronte antisocialista: austriaci asburgici, angloliberali, democristiani ordoliberali... se li sommi non sono altro che il Sacro Romano Impero con l'aggiunta della finanza angloebraica.

    Ci sarebbero libri da scrivere e, soprattutto, da riscrivere.

    Ma le premesse per capirlo sono un minimo di conoscenza della storia del pensiero economico e della filosofia politica... e il punto dirimente è la prima.

    Di operativo, però, faccio notare: "il piano Kalergi" proposto dai gatekeepers ad ispirazione nazifascista, presta il gioco alla dialettica imbecille con il piddinume tipo il blog linkato "a sunto": la tesi è complottista e l'antitesi piddinica è negazionista... bene. Sintesi? un beato nulla. Ma la volontà "sezionalista" c'è, ed è voluta, senza la necessità di leggere Kalergi, perché non può non essere che così, e perché nella storia è sempre stato così: bastava vedere il disastro genocida che ha rappresentato l'impero britannico per capire cosa significa distruggere le sovranità statuali per un governo mondiale federale.

    È vero che Kalergi, nelle sue giovanili visioni esoterico-lisergiche, vede un darwinismo da meticciato che polarizzerà le qualità per un funzionalismo sociale perfetto: ma, innanzitutto, la "razza" a cui dà valore è quella di classe, come sempre stato.

    Il sangue non dipende dal colore della pelle, ma dallo "spirito" più o meno superiore: un faraone non è tale perché più bianco, ma perché espressione di potenza divina. La divisione in classi in funzione dell'etnia è semplicemente la conseguenza della trasmissione dinastica dello "spirito" tramite il sangue. (Tradotto, "ogni scarrafone è bello a mamma soja")

    Quella del "una pelle una razza", è storicamente strumentale al colonialismo e all'imperialismo, per giustificare la manifesta violazione dell'etica giudaico-cristiana: il razzismo scientifico doveva sopire la dissonanza cognitiva. Tutta sovrastruttura ideologica. (Di cui gli antichi non avevano bisogno....).

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  4. Nietzsche, campione di elitismo, aborriva tanto l'antisemitismo quanto il nazionalismo a fini capitalistico produttivi - in quanto creava l'antitesi socialista e anti-schiavista - ma anche non poteva sopportare l'imperialismo guerrafondaio di quel capitalismo che poi darà vita al nazifascismo.

    Nell'ottica funzionalista e medievista, per l'elitista - ovviamente - la razza e la classe coincidono. Il sangue non si può "comprare".

    Per Nietzsche, più grande "interprete" dell'etica della modernità, il massimo era il codice Manu, quello che regolava le caste indiane: un funzionalismo perfetto. L'immobilità sociale assoluta.

    Checcavolo c'entrano queste considerazioni sui lavori di intelligence tipo "Protocolli dei savi di Sion" con un documento, come quello di Kalergi, che rappresenta l'ideologia moderna in cui il positivismo necessitava, con l'eugenetica, di codificare e "matematizzare" il razzismo di classe?

    Nulla: la caciara del '68 tra borghesi comunisti e proletari fascisti...

    Il "piano Kalergi", per chi ne ha letto qualcosa, si chiama "mondialismo": e la sua visione pragmatica hayekiano economicistica si chiama "globalizzazione". Quella che Kalergi chiamava Paneuropa, in hayekiano si chiama UE. Quello che chiamava Panamerica, in hayekiano si chiama NAFTA. Quello che chiamava Panatlantide (improbabile...), in hayekiano si chiama TTIP. Ha ragione Corey Robin: l'etica nietzschiana non trionfa politicamente con Schmitt o Strauss. Trionfa economicisticamente con Hayek.

    Kalergi scrive di governi completamente privatizzati che non rispettano confini etnico-nazionali, ma macroregioni gestiti come grandi corporation. (Magari, dove ogni unità organizzativa "viene gestita come uno psicodramma", stando con Elemire Zolla...)

    Invece, per capire la strumentalizzare di Latouche e compagnia deflazionistica al seguito, è necessario capire Menger. E il cerchio è chiuso.

    Visto che nessuno - ma proprio nessuno - capisce questi argomenti, un mediocre come Hayek si è trovato le tre università più influenti al mondo a gettare le fondamenta per la sua controrivoluzione distopica che ci stiamo godendo.

    Comunque, tutto questo è riassunto dal diario lasciato da Winston Smith, ultimo uomo d'Europa...

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  5. Ciao Quarantotto, non ritieni sia necessario, dinnanzi a esternazioni come quelle di Monti, intraprenedere qualche iniziativa, per smuovere le coscienze sonnolenti degli intellettuali in primis e in subordine quelle dei cittadini? Per esempio potremmo celebrare davanti al monumento del Milite Ignoto il funerale della nostra Costituzione, ci sarà almeno un giornalista che riprenderà l'evento? Oppure a fronte di tali dichiarazioni non si possono usare le tecniche di Amnesty International? Ad ogni personaggio che propone iniziative volte a inibire e congelare la nostra Costituzione, dovrebbe essere ricoperto di lettere dove si afferma che per noi, i diritti sanciti dalla nostra Costituzione non sono diritti negoziabili e che li difenderemo con le armi del diritto e oltre se non dovesse bastare.
    Scusami lo sfogo, se lo ritieni non pubblicare questo mio intervento, ma vedo in rete che si organizzano convegni con la presenza d'illustri intellettuali dove si discute del sesso degli Angeli e non si riesce ad avere una iniziativa comune fra le varie forze che ci sono in rete e nel paese, le quali non si riconoscono in questo euro e in questa europa, almeno per far sapere ad Essi che in Italia
    un embrione di Resistenza esiste
    Che impatto avrebbe sul Senatore Monti se si vedesse arrivare migliaia e migliaia di lettere dove gli si ricorda che lui è ancora un Senatore di questa Repubblica la cui Costituzione al primo articolo recita: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Non è una Repubblica fondata ne sull'indipendenza della banca centrale, ne sulla competitività dei mercati, ne sulla mobilità dei lavoratori.

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    1. Monti?
      Farebbe finta di non capire e sogghignerebbe soddisfatto, scorgendo segni di sofferenza e nelle sue vittime; e ben sapendo che il sistema di potere finanziario-accademico e mediatico che lo sostiene è ben lungi dall'essere scalfito da qualunque iniziativa extraistituzionale. Cioè che non si converta direttamente in una perdita del controllo mediatico, culturale e politico-elettorale.
      Che qualche migliaio di persone mostri dissenso gli pare qualcosa di pittoresco ed irrilevante...se ne sono sbattuti del 64% dei greci!

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  6. Quando venne "quel" 25 luglio solo una minima parte della popolazione capì esattamente cosa stava succedendo. Ci volle l'otto settembre.
    C'è una bella differenza fra "la guerra continua a fianco dell'alleato tedesco" (anche se era terribile sapere che non era ancora finita) e avere i tedeschi che bussavano alla porta di casa "con la loro consueta delicatezza", come dice Sapir.
    Gli annunci - perché allo stato attuale sono ancora questo - hanno per noi un significato inequivocabile, mentre si perdono nella nebbia comunicativa senza neppure farsi notare come "molto strani". (Molto strano è il mare che si abbassa di colpo di metri, i segni che noi percepiamo sono meno semplicemente e direttamente evidenti).
    Senza alcun tipo di illusione, credo tuttavia che la percezione, e la EVENTUALE reazione, vadano giudicate sui provvedimenti.

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  7. È facile imbrattare di simboli grafici la pagina immacolata comodamente seduti a tavolino.

    "... l’eliminazione delle nazioni per mezzo dei movimenti etnici separatisti o l’immigrazione allogena di massa"

    La Sstoria ci metterà uno stop. L'ultima volta che si sono date condizioni analoghe fu durante il mandato britannico in Palestina (se sbaglio...).

    Resta solo da conoscere la nostra identificazione (e quindi se potremo avere la nostra nazione o ne verremo scacciat). Ma sulla europa non ho dubbi.

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  8. Risposte
    1. Condvido buona parte del'articolo tranne i riferiemnti a Luigi Einaudi. Accostare l'attuale liberismo finanziario al liberismo tout cort è un errore, come è un errore accostare Einaudi alle tetorie di Kalergi.Quando Einaudi invocava un''Europa più unita pensava prima di tutto sul piano militare alla reale minaccia sovitica. e sul piano politico aveva una visione più vicina all'europa dei popoli di De gasperi o Spinelli che non quella dell'attuale dittatura finanziaria . Il suo liberismo era concorrenziale e produttivo e partiva dal piccolo non dai grandi poteri finanziari. Insomma con l'attuale EURSS Einaudi non c'entra proprrio niente ed a Einaudi Monti avrebbe fatto ribrezzo.

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    2. Francamente non capisco il senso: Einaudi, a differenza di Spinelli, sapeva quello che diceva. Era una figura assolutamente contigua - anche per spessore - ai grandi reazionari antidemocratici e antisocialisti che auspicavano ad un ordine liberale del mercato e ai rapporti di classe conseguenti.

      A inventare "famo l'Europa grande perché fuori c'è la Cina" è, in effetti, un frame nazieuropeista di cui il neoliberista Einaudi è stato primo spin doctor.

      Non credo neanche che a Einaudi avrebbe fatto "ribrezzo" Monti, se non per la patente scarsa intelligenza: avrebbe, invece, provato una sincera simpatia per Draghi, che è di tutt'altra pasta e, non a caso, Luigino viene citato spesso dal nostro nasuto "vile affarista" (Cossiga riteneva che Marietto avesso un sensibile "fiuto" per gli affari).

      Ma il punto che non mi sembra chiaro è: che differenza c'è tra il capitalismo sfrenato della dittatura finanziaria e il "liberismo [...] concorrenziale e produttivo [che parte] dal piccolo"?

      Provo a risponderti io: il primo è la realtà intorno a noi e la naturale conseguenza del "liberismo" da secoli, poco prima che vada tutto in vacca e si contino i morti. Il secondo si trova solo nei libri di testo del primo anno.

      L'EURSS è solo il passo necessitato prima delle liberalizzazioni:

      a) fase uno: propungnare il federalismo per la pace dei popoli facendo la guerra alla Russia e alla Cina

      b) fase due: abbatti dogane e frontiere per il superstato federale e ti ritrovi il liberoscambio sfrenato, ingestibile e incontrollabile dalle comunità sociali sovrane (chiamate "Stati")

      c) fase tre: il potere "disperso" dalle comunità sociali viene raccolto tramite un sistema di "scatole cinesi" in qualche consiglio di amministrazione con sede all'isola di White (in cui i banchieri da ggiovani ballavano nudi).

      d) fase quattro: il liberoscambismo, con l'apporto degli usuali vincoli sterni (euro, gold standard, Marina Britannica, Bomba atomica Yankee, ecc.), deindustrializza tramite i vantaggi comparati, rende il mercato viulnerabile agli shock asincroni, risolve gli sbilanci con austerità e spirali deflattive, e liberalizza il liberalizzabile: il liberismo segue, quindi, il liberoscambismo dell'EURSS.

      e) fase cinque: tutto viene privatizzato in favore della classe dominante dei Paesi dominanti.

      Questo è l'ideologia di cui era portatore Einaudi, e di quell'odiatore di piccole imprese e sindacati di Spinelli: lo Stato, espressione di volontà collettiva, va distrutto.

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    3. Concordo con Bazaar. Anche Einaudi non si discosta del pensiero dominante (ordo)liberale del tempo la cui espressione nella classe politica europea aveva in Adenauer uno dei suoi punti cardine...

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    4. Senza parole per davvero. Ed a proposito di "più €uro, più €uropa", godiamoci (per modo di dire), anche quest'altro "risultato": al meridione, rischio di sottosviluppo permanente ......

      http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2015/07/30/sud-svimez-mai-cosi-pochi-occupati-pagano-donne-e-giovani_6a13b196-9b3c-4d8b-8d2d-36e345f3afb9.html

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  9. Ciao Bazaar, grazie hai fatto una sintesi magistale.

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