Questo post di Sofia compie una rassegna delle posizioni espresse nel Regno Unito sulla questione della Brexit.
Risulta evidente come anche il minor "vincolo esterno" determinato dalla mera appartenenza alla UE, (senza quella all'UEM), sia più che sufficiente a denunciare la non convenienza e l'illogicità dell'attuale costruzione europea.
Nel Regno Unito la maggioranza schiacciante dei cittadini è perfettamente cosciente di come l'UE sia solo un mezzo per imporre austerità fiscale e contribuzioni prive di qualunque corrispettivo, rigidamente svincolate dalle necessità del ciclo economico, nonché per instaurare un mercato del lavoro che deprime i salari, privilegiando gli interessi dei grandi gruppi industriali e finanziari nazionali ed esteri. Più di quanto i britannici non sarebbero disposti a fare per propria scelta (democratica).
PS: da notare, infine, quanto voci ufficiali della sanità pubblica e del mondo accademico, e politico, siano perfettamente coscienti degli effetti devastanti del TTIP sul sistema sanitario pubblico. Una cosa impensabile in Italia...
PS: da notare, infine, quanto voci ufficiali della sanità pubblica e del mondo accademico, e politico, siano perfettamente coscienti degli effetti devastanti del TTIP sul sistema sanitario pubblico. Una cosa impensabile in Italia...
1. Lo scorso anno, subito dopo le elezioni
nel Regno Unito,e il trionfo di Cameron,
il referendum sull'uscita Ue veniva prospettato come inevitabile e si è
contemporaneamente rafforzato l’attacco
mediatico catastrofista circa gli effetti per il Paese in caso di uscita
dall’UE.
La Fondazione Bertelsmann e l’istituto di
ricerca economica IFO hanno stimato addirittura una perdita netta
di 300 miliardi di euro per la Gran Bretagna, tra 2018 e 2030, e
impatti notevoli anche sul prodotto interno lordo tedesco e su quello di
Irlanda, Lussemburgo, Belgio, Svezia, Malta e Cipro (in attesa del referendum, a dire di questi “esperti”, molte aziende
rimanderebbero gli investimenti e le banche sposterebbero il quartier generale
da Londra a Dublino, Francoforte o Ginevra).
Così come stimano che
per l’Italia si profilerebbero uscite aggiuntive per quasi 1,4
miliardi di euro in
termini di contributi al budget Ue per compensare quelli del Regno Unito (8,64
miliardi nel 2014) che verrebbero meno (il che è possibile ma non è detto,
visto che il bilancio UE è comunque annuale ed oggetto di concertazione – e
quindi rivedibile - , pur inserendosi in
un piano di spesa a lungo termine della durata di sette anni, il cosiddetto quadro
finanziario pluriennale, che consente all'UE di pianificare con
anticipo i programmi di spesa).
Ma Bertelsmann e IFO sono, rispettivamente, una fondazione promanante dal maggior gruppo multimediale tedesco e un istituto di ricerca ecoomica di...Monaco.
2. Nell’ambito del dibattito tra chi vuole
restare in Europa e chi vuole uscire, Alan Sked,
fondatore dell’Ukip, (che lasciò il
partito che aveva fondato per i profondi dissidi con Nigel Farage), e intellettuale storico della London School of Economics, ha detto, in una intervista all’Espresso:
“il
referendum sull’Unione ci sarà, ma purtroppo l’obiettivo di Cameron è di
restarci. Cercherà di ottenere una ritrattazione di quell’articolo, nel
trattato di Roma del 1956,
in cui si parla di una “ever closer union”, cioè
un’integrazione progressivamente sempre più stretta. Noi ne siamo di fatto già
esentati, da quando abbiamo rifiutato l’unione monetaria, ma lui lo presenterà
come un trionfo politico e convincerà gli inglesi a restare”.
Ma Alan Sked, non è il solo sostenitore della Brexit e
risponde piccato alle provocazioni sui contraccolpi economici che potrebbero
derivarne: "Nella City dicono che dovrebbero spostare il nostro settore
finanziario a Francoforte o Parigi? Perché mai, devi forse fare parte della
Cina per commerciare con i cinesi?"
Lo conferma un recente
articolo sull’International New York Times del 12.2.2016, a firma di Louise Mensch, ex parlamentare del partito conservatore, editoriali sul "Sun" e nota scrittrice:
secondo la Mensch, la Brexit non è affatto giudicata negativamente ma, anzi, è sostenuta
da almeno il 70% degli inglesi ed è vista come la “fuga dalla sempre maggiore
invasione del superstato europeo sulla sovranità nazionale” e, quindi, Cameron,
che per accontentare il proprio elettorato ha previsto il referendum solo nel
2017, potrebbe rimanere deluso dai risultati.
3. Come rammenta
anche Prodi in un articolo su Il Messaggero del 7 febbraio 2016, Cameron è tornato recentemente a Bruxelles con
un pacchetto di proposte che mirerebbe ad ottenere il massimo delle
concessioni, in modo che gli inglesi rivedano i loro convincimenti sulla Brexit.
In verità, stando alle critiche dei giornali inglesi, si tratta di un pacchetto
piuttosto debole:
1) necessità di assicurare maggiore competitività della UE
(completamento mercato unico e conclusione accordi commerciali, come il TTIP);
2) "fairness", intesa come non-discriminazione dei Paesi non-Euro nei
processi decisionali dell’Eurozona che abbiano impatto sul mercato unico;
3)
sovranità parlamentare, intesa come rafforzamento dei parlamenti nazionali;
4)
restrizioni al welfare che non mettano in discussione la libera circolazione
dei lavoratori, ma che ne reprimano gli abusi e fissino limiti temporali minimi
di residenza.
4. La Mensch, per contro, evidenzia
come questa ultima misura (il freno alle prestazioni sociali per gli immigrati
europei), proprio per la sua durata limitata, finirebbe per non avere affetti
rilevanti a meno che non vi sia un accordo con gli altri paesi. Così come
ritiene fallimentare il tentativo di Cameron di impedire che i lavoratori in
Gran Bretagna inviino gli assegni familiari all'estero in favore delle persone
a carico, che vivono altrove.
E poi, come
si concilierebbe il completamento del mercato unico con la conclusione di
accordi commerciali (quali il TTIP), che vanno in un senso esattamente opposto,
a meno che l’accordo commerciale non serva ad asservire un mercato unico alle
regole e alle condizioni di un altro mercato unico più forte?
E come si
concilierebbe la proposta di reprimere gli abusi necessariamente legati alla
libera circolazione dei lavoratori, se detta libera circolazione è proprio uno
degli elementi basici dei Trattati?
La Gran
Bretagna, forte della sua posizione di potenza economica mondiale, pretende di avere maggiore voce in capitolo
nell’Eurozona e nel Parlamento, ma non spiega come debbano essere eliminate le
asimmetrie che determina la partecipazione di alcuni Paesi nell’UE ma non
nell’UEM.
Insomma, Cameron fa
affidamento sul vertice europeo della prossima settimana per portare a casa dei
risultati, ma Schulz ha già frenato gli entusiasmi.
5. Prodi giudica l’atteggiamento
del Primo Ministro come di uno che è convinto che l’uscita
dall’Unione Europea sarebbe un evento “disastroso per l’economia britannica”,
ma ne critica l’approccio autoritario, di colui che vuole rimanere nell’Ue ma vuole una nuova idea
dell’Europa, totalmente diversa da quella concepita dei padri fondatori, che
non opererebbe più per raggiungere obiettivi comuni ma per tenere insieme gli interessi economici di soggetti che hanno
obiettivi diversi.
In verità una parte
dell’elettorato della Gran Bretagna, vuole rimanere in Europa, ma mantenendo un
ruolo di leader anziché essere fagocitata dai soli interessi franco-tedeschi.
L’altra
parte dell’elettorato (che a quanto riporta la Mensch sembra quello
maggioritaria), ritiene che un divorzio amichevole, sia meglio di un cattivo matrimonio e rivendicano la
propria indipendenza, che ritengono positiva non solo per la Gran Bretagna, ma
anche per tutti gli alleati europei.
6. La Gran
Bretagna, infatti, evidenzia la Mensch, avrebbe:
- più soldi per il propro bilancio pubblico,
per il venir meno dei contributi che devono essere versati al bilancio
UE con il connesso il venir meno dei tagli alla spesa pubblica che sinora il Paese ha
dovuto effettuare, riuscendo, così a sanare il proprio deficit più velocemente
se fosse al di fuori dell'Unione Europea;
- più
controllo sulle prestazioni sociali e sulle politiche fiscali;
- una prospettiva allargata di libero
scambio con i paesi anglofoni extra-UE;
- e
un'immigrazione pianificata (solo con riferimento agli immigrati clandestini che
Angela Merkel pretende siano accolti, i cittadini britannici ritengono che il
proprio paese dovrebbe accettare un minor numero di rifugiati perché la Turchia,
da cui la maggior parte di questi migranti arriva, è già una destinazione
sicura).
E non è un
problema di destra o sinistra: il membro laburista del Parlamento Kate Hoey
ritiene che l'Unione europea è fatta per le grandi imprese e calpesta i salari
dei lavoratori britannici, perché sfrutta quelli dell'Europa orientale e si
tratta di una posizione sostenuta anche dalla sinistra sindacale R.M.T.
7. Semplicemente
la Gran Bretagna è conscia di essere la quinta più grande economia del mondo,
con profondi legami culturali ed economici con tutto il mondo di lingua inglese,
non si sentono anti-immigrati; piuttosto, vogliono gestire la loro politica di
immigrazione; non si sentono estremisti pro-libero mercato, ma sanno di essere il mercato di
esportazione leader per l'Unione europea (cioè sono forti importatori dai partners UE), e non vedono la necessità di pagare per
l'accesso ai propri mercati; e vogliono più libertà di commercio con l'India,
la Cina e il resto del mondo.
E a coloro
che ripetono che l'adesione all'euro è stata una buona idea, e presagiscono
disastri dall’uscita, rispondono che la Grecia è il vero esempio di cosa vuol
dire stare nell’UEM e la Gran Bretagna è l’esempio di cosa vuol dire mantenere
la propria moneta.
La Mensch
ritiene l'Unione
europea, una reliquia degli anni '70 senza la quale la Gran Bretagna continuerebbe
comunque a commerciare con gli alleati europei come è accaduto per un migliaio
di anni.
A maggior ragione,
agli euroscettici, preoccupa una Europa assoggettata al TTIP.
8. In un articolo sul British Medical
Journal, Matthew Limb esprime preoccupazioni per gli effetti
del TTIP, soprattutto con riferimento ai rischi sul Sistema Sanitario nazionale
Inglese ed in considerazione di studi di impatto effettuati dalla Facoltà di
salute pubblica del Regno Unito. Nonostante i sostenitori dell’accordo,
ritengono che questo migliorerebbe la cooperazione in campo normativo e
ridurrebbe gli ostacoli al commercio, aumentando in tal modo gli investimenti e
la crescita economica, i critici ribadiscono i gravosi effetti sui servizi
pubblici vitali, tra cui il servizio sanitario (NHS), dando agli investitori
stranieri e alle aziende un accesso privilegiato ai mercati e il ricorso ad una
forma di giustizia arbitrale segreta.
John Ashton, professore alle Università di Southampton e Liverpool, e alto dirigente del servizio sanitario nazionale, ritiene che l'utile delle aziende private straniere
e dei loro azionisti sarà messo al di sopra del diritto alla salute; il TTIP
rischia di radicare ed esacerbare le disuguaglianze nel campo della salute per
le generazioni a venire.
"L'UE
ci dice che le aziende non saranno in grado di costringere il governo del Regno
Unito a modificare le proprie leggi. Tuttavia, quelle stesse imprese potrebbero
costringere il governo a pagare ingenti somme di denaro (denaro dei
contribuenti) a titolo di risarcimento se le leggi non si dovessero adattare
gli interessi degli azionisti. Questo potrebbe significare che gli standard
critici che proteggono la salute pubblica contro i beni di consumo non sicuri,
i luoghi di lavoro pericolosi e rischi ambientali possono essere abbassati a
livelli pericolosi".
Gli effetti
del TTIP, inoltre, riguarderebbero anche i salari.
9. Secondo Caroline Lucas, l'ex leader del partito dei Verdi
e deputata inglese, in un dibattito alla Camera dei
comuni britannica, l'intesa stretta tra le due potenze mondiali potrebbe
portare a un calo degli stipendi di 3 mila sterline l'anno nel Regno Unito,
visto che gli Usa non hanno mai sottoscritto le
convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro concernenti la
libertà di associazione sindacale, il diritto a contratti collettivi ecc.
Inoltre associazioni di PMI della Gran Bretagna si sono
mobilitate contro il TTIP per l’esigua quota di
esportazioni che le riguarderebbe nei commerci con l’America.
Un rapporto della Commissione europea sostiene che TTIP
causerà una notevole ri-dislocazione dei lavoratori dell'UE, radicando la
disuguaglianza tra le regioni europee, perché la verità è che questo accordo
non vuole ridurre le barriere tariffarie tra l'Europa e gli Stati Uniti, che
sono già basse, ma vuole abbassare gli standard di regolazione sociale e
ambientale, e nei servizi pubblici.
Queste sono solo
alcune delle voci con cui Cameron deve
fare i conti e comunque è consapevole che se questa Europa non va bene, ancora
peggio sarebbe riuscire a intrattenere rapporti politico-economici con l’Europa
schiava del patto Transatlantico, con la sottoposizione pressoché automatica all'aspetto valutario del TTIP, in base ad accordi di cambio coi
partner "transatlantici” conclusi direttamente dalla Commissione e dal
Consiglio UE. Il parlamento UE non
avrebbe alcun peso, quindi, nonostante Prodi sia così preoccupato della
riduzione dei poteri dello stesso; nè, ovviamente li avrebbero i parlamenti nazionali.
1o. In vista del peg sul dollaro, quindi, il Regno Unito potrebbe tentare di
anticipare i tempi e regolare nella maniera più conveniente possibile, e
direttamente, i rapporti commerciali con gli USA.
Ovviamente,
i negoziati per il TTIP sono tanto più avanzati quanto più l’Europa partecipa
compatta (Stati Uniti e Unione europea sono partner con più o meno uguale
potenza negoziale).
Diverso
sarebbe se un paese decide di negoziare un accordo con gli Stati Uniti in via
autonoma.
Un trattato
TTIP senza il Regno Unito sarebbe possibile ma anche geopoliticamente meno importante.
Ma
ovviamente potrebbe non essere semplice neppure per la Gran Bretagna negoziare
tale accordo di libero scambio con gli Stati Uniti.
11. Quest’ultima
possibilità, è già stata raffreddata dal rappresentante USA per il commercio, Micheal Froman secondo il quale gli
Stati Uniti non sono entusiasti all’idea di definire un accordo di libero
scambio separato con la Gran Bretagna, se questa dovesse lasciare l’Unione
Europea.
I commenti fatti da
Froman minano alla base i principali argomenti economici messi in campo
dai sostenitori dell'uscita, i quali dicono che la Gran Bretagna può prosperare
da sola ed è in grado di stabilire autonomamente degli accordi di libero
scambio (FTAs) coi partner commerciali.
Anche se gli USA sono il più grande mercato per le esportazioni
della Gran Bretagna, dopo l'Unione Europea stessa (nel 2014 ha acquistato oltre 54
miliardi di dollari in beni e servizi prodotti nel Regno Unito), Froman è
convinto che la Gran Bretagna ha maggior voce in capitolo al tavolo dei
trattati commerciali se resta parte dell'Unione Europea, in quanto parte
di un'entità economica più ampia, e che l'appartenenza all'Unione Europea dà alla Gran Bretagna
più influenza nelle trattative.
Insomma, questo
spiegherebbe perché la Gran Bretagna si stia muovendo su più fronti e,
nell’impossibilità di raggiungere un accordo di libero scambio direttamente con
gli USA, prova a cambiare l’Europa in un senso più conforme ai propri
interessi.
La maturità e la sincerità del dibattito inglese rendono il confronto con la nostra situazione ancor più penoso.
RispondiEliminaCertamente il Brexit è interessante se sostenuto in ottica nazionalista e anti-liberista.
RispondiEliminaOvvero se - più che il thatcheriano UKIP - si muovono delle forze che promuovono il keynesismo democratico.
Altrimenti è inutile che si parli di "reliquie", visto che europeismo e thatcherismo sono aborti della medesima scuola di pensiero e dei medesimi interessi finanziari.
La Thatcher, si ricorda, fu ostile all'Unione Europea principalmente perché temeva che il socialismo democratico gli sarebbe rientrato dalla finestra di Bruxelles.... un genio!
Londra invece non è praticamente più britannica, è una città globale: se non ce la fanno gli inglesi a non farsi distruggere dal progetto mondialista supportato dalla City, mi chiedo chi altro ce la possa fare...
Ma infatti il dibattito da considerare rilevante è tutto interno ai laburisti. L'UKIP, per definizione, non si occupa di correggere il mercato del lavoro-merce e le politiche deflattive.
EliminaMa se Londra è una città globale a pieno titolo, essa è parte, anzi punta avanzata, del progetto globalista.
In definitiva, abbiamo due tipi di opposizione all'UE: una, però, è una spinta verso il mondialismo (più precisamente verso un mondo anglofono, non gravato dai passaggi intermedi dell'ordoliberismo), l'altra è nazionalista in senso democratico (ma il suo successo pare dipendere dall'atteggiamento degli USA)...
Perdonate OT
RispondiEliminaISEE arma di distruzione di massa della ricchezza
Questa mattina su La7, Giovanni Floris - minuto 32 , ospite per presentare il suo ennesimo libro, fa le seguenti affermazioni, che non riesco a definire ragionamento:
RispondiElimina* dobbiamo avere i "conti apposto" perché altrimenti i mercati ci massacrano;
* l'Europa ha solo la funzione di sentinella delle possibili reazioni dei mercati;
* siccome con la moneta unica, il crollo di un Paese coinvolge gli altri Stati membri, di qui l'interesse di Bruxelles a che gli Stati abbiano i conti apposti;
* in ogni caso, non è con gli investimenti a deficit che si fa la crescita ("Non è così, lo sanno i politici..."). La saggezza è "mettere apposto i conti", altrimenti (avvertimento a Renzi?) "rifiniamo come con Berlusconi nella vicenda dello spread".
Auspico, nella improbabile eventualità che vincessimo la guerra, una 'soluzione Sudafrica', con i carnefici e gli ingannatori del popolo italiano che confessano le loro malefatte (comprese le utilità conseguite, i referenti, le tecniche di manipolazione e inquinamento delle fonti di conoscenza), chiedono scusa e poi se ne escono liberi e sfregiati.
La netta impressione è che siano slogan alla cui ripetizione sia stato accuratamente preparato.
EliminaIl ribaltamento pop dei rapporti causa/effetto, in forma di apparente tecnicismo assertivo, orwellianamente ripetuto, è praticamente perfetto...
Il problema è che non puoi nemmeno dire che queste persone sono in mala fede, se per 'mala fede' vogliamo intendere qualcosa di simile al dolo in diritto.
EliminaPoiché per loro il prossimo non esiste neppure, viene meno in radice la possibilità di imputare loro una volontà di arrecare danno.
Non ragionano, non analizzano, fiutano soltanto il potente da 'ricalcare', sono regredite agli istinti bestiali.
Per prima cosa complimenti al post di Sofia, la domanda che mi pongo e che vorrei sottoporre al blog è perchè in Inghilterra il dibattito sull'UE/UEM è molto più aperto che da noi? Perchè da loro, ma anche in Germania o Francia si parla d'interesse nazionale, mentre qui da noi solo pronunciare tale parola è come bestemmiare?.
RispondiEliminaIo una piccola risposta me la sono data, forse sbagliata. Nel nostro paese troppe posizioni che contano, passando dal Direttore generale di un grande Ministero, fino all'ultimo capo ufficio di una qualsiasi filiale bancaria, sono occupate da persone che non hanno le competenze per svolgere quel ruolo, ma sono li per altri motivi e questo li trasforma in Yes man, unico modo per conservare il posto. Siccome una salita vista dall'alto sembra una discesa, e la svalutazione di uno è la rivalutazione di un altro, perchè un esercito di persone possa occupare per tutta la carriera lavorativa ruoli che non gli competerebbe,ci vuole un altrettanto esercito che per tutta la vita svolga dei ruoli sottodimensionati alle loro capacità.
Questo fatto comporta inevitabilmente che chi occupa posti di privilegio, tenda per preservare la propria posizione di smettere di ragionare con la propria testa, e di uniformarsi al pensiero dominante. Mentre un altro esercito, inevitabilmente, alimenterà più i rancori che l'intelletto.
Secondo me questo è il male più grande del nostro Paese, prima ancora delle scelte economiche sbagliate, anzi le stesse possono essere solo l'effetto e non la causa.
Mi allargo ulteriormente, poi qualcuno mi ristringerà, credo anche che per il fronte frammentato dei sovranisti sia stato un errore tattico e comunicativo voler sottodimensionare il problema corruttivo del nostro paese. Forse sarebbe stato utile sovradimensionarlo volutamente, andando a parlare alla Pancia della gente, comunicare al cervello in questo momento storico è difficile.
Qual'è la vulgata mainstream: noi non cresciamo perchè siamo brutti, sporchi, cattivi e abbiamo la corruzione. Ma qual'è l'atto massimo corruttivo di una classe dirigente: SVENDERE il Paese all'interesse straniero per un tornaconto personale, il tutto coperto dall'intero sistema mediatico che si rende complice di questo crimine.
Basterebbe fare l'elenco delle svendite delle nostre aziende pubbliche passate come privatizzazioni, basterebbe elencare tutti i derivati fatti dal Tesoro solo ed esclusivamente con banche estere ( americane possibilmente), basterebbe elencare tutti i provvedimenti presi dal nostro Parlamento contro l'interesse nazionale, basti pensare al pareggio di bilancio. La Costruzione europea così come è stata fatta è il massimo atto corruttivo della nostra classe dirigente, perchè è stata costruita nell' esclusivo interesse di Germania e Francia è a danno del nostro paese.
Mi scuso dello sfogo e di essermi allargato troppo, continuo a pensare che Quarantotto ha fatto fin troppo, premesso questo, abbiamo bisogno di tanti intellettuali disorganici che vanno dall'economista al giurista, al filosofo, allo storico, al psicologo al fisico ecc ecc, i quali dovrebbero creare un tavolo permanente fra loro ( con internet non c'è bisogno di muoversi e il compito è facilitato) teso e finalizzato a formare una nuova classe dirigente, dalla persona che dovrà occupare un posto in Parlamento, fino al soggetto che dovrà occupare il posto di Consigliere Comunale nel piccolo Paesino di Montagna. Poi sarà la Storia a creare l'occasione affinchè questo nucleo di persone si trasformi in un partito, che sarà un partito dall'Alto, visto il ruolo esercitato dagli intellettuali, ma non potrà vivere se non si è ben radicato e inquinato con il basso, perchè intellettuali e popolo siamo tutti pezzi di una medesima macchina, e avremmo un senso solo quando tutti questi pezzi saranno assemblati fra di loro.
Quarantotto perdonami dello sfogo.
Tutto giusto: ma "l'Alto" non sono gli intellettuali, in questa situazione, sebbene le oligarchie che controllano intellettuali e sistema mediatico, avendoli "prezzati e acquisiti" da decenni.
EliminaErgo, gli intellettuali disorganici sono il "basso" tecnicamente e sociologicamente inteso.
Possono riunirsi e essere in contatto quanto si vuole (e ormai, nei fatti, lo sono abbastanza), ma le risorse avverse sono tali che questo lavorio rimarrebbe ai livelli di estensione attuale (che, ripeto, sono appunto già il frutto di una connessione di fatto che si è naturalmente instaurata).
Molti frammenti della realtà sovranista hanno volutamente sottodimensionato la corruzione e i fenomeni di cui parli xché non hanno voluto affrontare il vero nodo di classe che divide i ceti medi del paese da quelli deboli.
EliminaOvvero i "nuovi" imprenditori arricchitisi negli anni 80 e i lavoratori.
Purtroppo il conflitto distributivo c è stato in passato ed è stato macroscopico.
Non puoi andare a dire che è sbagliato promuovere per conoscenze se vuoi il consenso di una classe sociale (imprenditori piccoli nello specifico ma anche nei mega capitalisti funziona uguale ) che strutturalmente passa le posizioni aziendali di rilievo ai famigliari. Altra cosa che non puoi fare è dunque criticare strutturalmente il capitalismo...altra cosa che lascia aperte voragini nel fianco...vedasi Borghi che vuole l uscita dall euro per ritrovare un mercantilismo italiano.
C è poco da fare. Deboli e medi devono unirsi ma chiunque voglia raccontare realtà antisistema senza prendere di petto il conflitto di classe non risulterà convincente.
E il discorso vale per molte altre realtà. Non solo quella italiana.
EliminaCerto il nostro paese essendo stato colonizzato a furia di omicidi e nefandezze a partire dal 92 è infarcito di yes men.
EliminaSalve,
RispondiEliminasegnalo questo articolo tanto per capire che il ttip serve alle multinazionali a fare ancora più soldi penalizzando la gente comune.
http://www.wallstreetitalia.com/ttip-vietato-diffondere-bozza-accordo/
Oltre a ringraziare Sofia per la consueta chiarezza, colgo l'occasione per segnalare che Flassbeck ha aperto un blog in lingua inglese, dove recentemente è stato pubblicato un articolo su quella che è la realtà sociale per una fetta non piccola della popolazione britannica oggi: l'inferno dell'austerità. Tra le molte amenità, trova conferma una circostanza di cui in molti, credo, eravamo sicuri: anche stando solo alle nude cifre della spesa corrente, le campagne di tolleranza zero "anti-furbetti" costano più di quel che fanno risparmiare: "The DWP [Departement for Work and Pensions] will spend £ 1.6 bn on work assessment tests between now and 2020. It is expected to save the government less than £1 bn during the same period. The cost of the program is therefore more than £ 120 million a year. Who said that austerity is all about cutting costs?". Il sadismo sociale come instrumentum regni. La conclusione è che l'"Austerity will drive the plebs back to 19th Century-like slums." Si (ri)aprono scenari dickensiani.
RispondiEliminaAvevo già visto la notizia su twitter :-)
EliminaTra l'altro, Sofia ha una sorella che vive e lavora in Inghilterra e, avendo un bambino piccolo, ha, ad esempio, già sperimentato le neo-tecniche ostruzionistiche all'utilizzo del servizio sanitario pubblico.
Esattamente come in Italia.
Insomma, pare che certe strategie, compresa quella del terrorismo sugli sprechi e le campagne anti-furbetti, siano attuate "misteriosamente" in simultanea in tutto il mondo occidentale, colpevole di recare ancora qualche traccia di welfare.
Sarà un caso?
(Rammento in proposito i tuoi bei post su "le riforme"...)