sabato 5 novembre 2016

TRA POST-BREXIT, HACKER RUSSI E POPULISMI MACHISTI, IL "RISVEGLIO DELLA FORZA" DEL VOTO: LIBERO E EGUALE...


http://oubliettemagazine.com/wp-content/uploads/Star-Wars-Il-risveglio-della-Forza.jpg

1. Facciamo un po' il punto dei "polls" sulle elezioni presidenziali americane. Sappiamo che, come nel caso del referendum Brexit  che i sondaggi, spesso, accreditano il rafforzamento di una candidatura o di una forza politica per indurre gli indecisi a restarsene a casa, ovvero a votare per il favorito, per non "disperdere" il voto. 
Quanto al Brexit, dopo la pronuncia dell'Alta Corte britannica di cui tanto si parla, seguirà, state tranquilli, e Theresa May lo ha subito ribadito, un conforme voto parlamentare; ciò in quanto ai conservatori ormai conviene mantenersi al governo e ai laburisti rimanere nel parlamento come attualmente composto, perché in caso di elezioni anticipate, che sarebbero inevitabili ove il parlamento contraddicesse l'esito referendario (non siamo in Italia e la cosa non verrebbe tollerata), i laburisti, presentandosi come alfieri del "remain" - irreversibilmente assunto come pro-big business- verrebbero praticamente dissolti. Come abbiamo visto qui (p.6):


2. Ma torniamo ai sondaggi Hillary vs. Trump.
Oggi, lo strepito dei giornaloni occidentali, a orientamento pro-Clinton praticamente unificato, è contro l'interferenza elettorale costituita dalla questione mails coperte da segreto, che Hillary avrebbe allegramente gestito su un account personale, peraltro esteso a un sorta di intranet di suoi collaboratori non legittimati all'accesso di quei contenuti: e se glielo aveva concesso ci sarà stato un motivo; e questo motivo era proprio in funzione della condivisione dei contenuti effettivi di queste mails; i quali contenuti sono esattamente l'oggetto della ri-apertura dell'indagine. Che, a quanto pare, sta anche acquisendo mails, pensate un po', anche su "strane" interferenze clinto-obamiane sull'FBI, che spiegano perché l'indagine sia stata in un primo tempo affossata.

Il fatto è che non solo le metodologie, ma anche gli "scopi impliciti" dei sondaggi, parrebbero non essere realmente influenzati, di per sé, dalla vicenda mails, nonostante i media italiani piagnucolino in tal senso, dimostrando un'arretratezza logica e culturale determinata dal rudimentale allineamento alle aspettative pro-Clinton: la riapertura dell'indagine, infatti, secondo la visione tecnico-critica degli esperti USA interpellati sul tema, lascerebbe incerti gli incerti e solo rafforzerebbe l'entusiasmo di chi è già convinto

3. Era stata invece fortemente influente, per le sue motivazioni condivise, e dunque scontatamente bipartisan di politically correctness, l'onda del paradigma, appunto bipartisan, della condanna del machismo da liceale di Trump.
Tanto che la situazione si è evoluta in questi termini, nel corso degli ultimi mesi (tarando l'incertezza metodologica e manipolatoria dei sondaggi di cui s'è detto sopra). Prendo i polls utilizzati dalla BBC e dal Los Angels Times, che certamente non sono pro-Trump:

A maggio 2016:
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh_Tle_oykpZMWLAni8Ve2i1QA44g42V9LrsYSMKlTkCHpwC-7NODbecAVh-Nl-U1urqJoZOLvL5jiwgaPHN_liSoZNxYGbyXD9-vmsExpEmx_iQvKuNpLZt02wz15ChUUxXyOSpK8-Lc7/s1600/short+poll.tiff

A luglio 2016:
https://d25d2506sfb94s.cloudfront.net/cumulus_uploads/inlineimage/2016-07-25/2wayjul24.png

Ad agosto 2016:

http://www.trbimg.com/img-57bbb047/turbine/la-aug-22-lat-dornsife-tracking-poll-20160822/1000

4. Ed ecco che, dopo questa rovente estate di polls (di sostanziale parità con trend favorevole a Trump), si innesta la questione "quant'è bruttomaschilista Trump" (tirando fuori un video privato che qualsiasi maschio di non particolare cultura ed intelligenza, - cioè una larga maggioranza-, questo va detto, potrebbe aver lasciato dietro di sè, ove fosse così squallido da filmare pure le sue vanterie).

Il netto sorpasso da "diritto cosmetico" - visto, tra l'altro, che Hillary è, lei proprio lei, la moglie del campione di machismo Bill-, si vede da qui, (pur dovendosi scontare che i dati sono da diversa fonte e già proiettavano una Clinton in vantaggio netto durante l'estate): notare che a seconda della vastità del "campione" i risultati mutano. E non è che il campione più vasto sia necessariamente più indicativo, come è arguito nei links metodologici di cui sopra. Ma se ciò fosse stato attendibile, non si sarebbe tirata fuori la questione del machismo, una volta constatato che quella del razzismo-populismo non funzionava molto bene:

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/07/Trump_vs._Clinton_nationwide.svg/810px-Trump_vs._Clinton_nationwide.svg.png

5. La situazione attuale, sarebbe più o meno quella (sempre ex multis, ma lo abbiamo costantemente avvertito dall'inizio) proposta, in data odierna, 5 novembre, da The Telegraph (sufficientemente neutrale...e che fa la media delle rilevazioni costantemente monitorate): percentuali in quasi parità convergente (cioè vantaggio di Hillary eroso al minimo), (The presidential campaign has seen Donald Trump, once a Republican outsider, close the gap on Clinton before falling back after a series of controversies), ma netto vantaggio della Clinton nell'assegnazione dei voti degli "elettori" corrispondenti a ciascun "collegio elettorale"
Il sistema così prescelto ha un ruolo fondamentale, perché le percentuali del voto popolare contano meno della risultante del voto nei collegi elettorali, che designano in pratica dei "grandi elettori".
Quello che conta, dunque, è la percentuale dei grandi elettori ottenuti nei collegi, per lo più col criterio che chi prevale, a semplice maggioranza, nel singolo Stato, prende tutti i relativi "grandi elettori" del collegio: non conta perciò la percentuale di elettorato direttamente rilevato a livello nazionale.
Attualmente la Clinton, in questo conteggio di "secondo grado", prevarrebbe per 227 a 164! 








Voting split prediction

Number of electoral college votes

168
59
144
20
147
MidpointLast updated 17:02

6. In dettaglio, Clinton avrebbe 168 voti sicuri, 59 "pendenti" (cioè probabili ma non attribuibili con certezza), da cui il totale di 227, mentre 147 sarebbero quelli ancora "contesi"
Trump, invece, ne avrebbe solo 144 "safe" e attualmente deve solo sperare di poter rimontare sull'area dei voti ancora contesi, sperando appunto di conquistarne la schiacciante maggioranza.
Una condizione quasi senza speranza di vittoria...

Ma allora perché il sistema neo-orwellian-mediatico-finanziario, che appoggia sfacciatamente la Clinton, ha lanciato l'allarme terroristico preventivo dell'attacco di hackeraggio RUSSO, teso evidentemente a mobilitare gli indecisi e i demotivati democratici - o anche solo repubblicani anti-Trump-, sulla base della penosa equazione eversiva "Trump-alleato-di-Putin (nuovo Hitler)", già rivelatasi fantasiosa, secondo sia l'FBI che "fonti" di intelligence (governative) di questi giorni?

7. Ma perché il vantaggio nel computo dei "grandi elettori" della Clinton - considerato che la vittoria si pone alla soglia dei 270 voti, è in realtà fortemente in dubbio sia nel computo attendibile dei 59 "probabili" - il cui errato conteggio in eccesso abbasserebbe ben al di sotto dei 227 attribuiti le certezze clintoniane-, sia per la contesa nei c.d. Swing States (Florida, Nevada, Virginia, Ohio, Nort Carolina, Arizona, Colorado, Georgia) dove sono ancora in gioco 135 voti di "grandi elettori".
E dove, e questo è un punto fondamentale, è sempre più evidente quello che in Italia viene accuratamente evitato dai media: e cioè che la storia che Trump sia totalmente inviso ai gruppi etnici "non-white" si sta rivelando sempre meno vera
Risulta vero invece che molta parte delle comunità di neri e di ispanici, che abbiano la cittadinanza, una posizione lavorativa e un radicamento in USA che li rende parte attiva dell'elettorato, si rende conto che il globalismo della Clinton mette in pericolo anche loro; anche più di quanto non faccia per il "profondo" cuore dell'America. bianca e impoverita, di ex "white collars" e disprezzati "red-necks" della campagne.

8. Trump, al contrario della Clinton, non ha mancato di parlare del "mercato del lavoro", dei falsi "positivi" statistici della disoccupazione (U3 vs. U6), delle delocalizzazioni e della scomparsa della Middle Class.
Tanto basta a rimettere in discussione persino il sistema super-maggioritario ed oligarchico di elezione del Presidente. 

E tanto basta perché un minimo di attenzione al conflitto sociale e distributivo, quale mostrata da Trump, metta in difficoltà i calcoli dell'establishment a supporto della Clinton e induca a inventare la minaccia russa sulle elezioni, in modo da tentare di compattare l'elettorato su un patriottismo e su un nazionalismo che sono quanto di più lontano, e di poco credibile, se agitati dalla Hillary così vicina ai Soros e ai trattati di liberoscambio.
Per questo, consiglio di rileggersi  (sapendo che al popolo USA non sta affatto bene nè la fine della mobilità sociale, che la Clinton sprezzantemente sottovaluta, né la fine di ogni effettiva rappresentatività del voto popolare):

LO "STRANO CASO TRUMP": LA FINE DELLA MOBILITA' SOCIALE. E DELLE ELEZIONI?

15 commenti:

  1. Ancora una volta mi duole constatare in che razza di manipolazione mediatica siamo immersi, cioè affermare che i temibili russi abbiano hakerato le mail di un membro del governo americano dovrebbero indurre a pensare che:
    a)i russi sono molto più capaci degli americani
    b)che gli americani hanno perso la capacità di essere leader mondiali.
    Ma se a) fosse vero allora perché non furono i russi a vincere la guerra fredda? E se b) fosse vera allora avrebbe ragione Trump e allora " make America great again".
    Questi discorsi che sembrano di una semplicità disarmante non vengono mai e poi mai analizzati dai TG ecc.
    Io seguo questo blog da un paio di mesi circa e davvero qui ho appreso tante cose del mondo e di come funziona, non solo dai post, che a dirla tutta a volte mi sono trovato in difficoltà nel seguire il filo molto complesso e articolato, ma anche dai commenti, e soprattutto di Baazar che con i suoi excursus riesce a dare una visione a 360° .
    Grazie per tutto quello che state facendo :)

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  2. ABBIAMO OTTENUTO QUELLO CHE VOLEVAMO
    (otc)

    Quanto poco sia chiaro il volere, tanto limpido è l'ottenimento: pochi i dubbi.

    Vogliamo ricordarli così: chi su amache, chi su poltrone, chi su scranni lucidi da idrogenati del pop (corn), chi ..

    Senza rancore.

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  3. Se interessa qualche notizia sui red neck e il loro "razzismo" (liberista: su questo di solito però si glissa), vale a dire quelle (scarse) risorse culturali che hanno a disposizione per dare un senso al loro disagio sociale, si può ascoltare questa intervista a una sociologa di Berkeley che ha passato cinque anni insieme a loro. Se siamo ancora in grado di ragionare da europei, mi verrebbe da dire, credo che scandalosa dovremmo ritenere solo la società che li ha prodotti.

    Quanto all'"antirazzismo" liberal, una boccata d'ossigeno con Adolph Reed, che inizia smascherandone il comunitarismo (altro che uguaglianza: il solito divide et impera!): "[Identity] politics is not an alternative to class politics; it is a class politics, the politics of the left-wing of neoliberalism. It is the expression and active agency of a political order and moral economy in which capitalist market forces are treated as unassailable nature.

    An integral element of that moral economy is displacement of the critique of the invidious outcomes produced by capitalist class power onto equally naturalized categories of ascriptive identity that sort us into groups supposedly defined by what we essentially are rather than what we do. As I have argued, following Walter Michaels and others, within that moral economy a society in which 1% of the population controlled 90% of the resources could be just, provided that roughly 12% of the 1% were black, 12% were Latino, 50% were women, and whatever the appropriate proportions were LGBT people.

    It would be tough to imagine a normative ideal that expresses more unambiguously the social position of people who consider themselves candidates for inclusion in, or at least significant staff positions in service to, the ruling class."

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    1. E pensa che il multiculturalismo, come ultima via alla convivenza civile, e quindi la "Identity politics", viene negli USA insegnata all'interno dei corsi di "Constitutional Law" come estrema escogitazione progressista della Corte Supresa.
      Che progressista, in senso sociale, non lo è mai stata...

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  4. Trump contesta la Clinton perché favorevole alle regolamentazioni e alla redistribuzione del reddito. Vuole cancellare il salario minimo federale e abbattare la già bassa tassazione sulle big corporations e i redditi più alti. Questi sono i fatti, e la base elettorale che lo sostiene, compreso quella economicamente svantaggiata, questo programma vuole e questo programma ha imparato a memoria dalla ben finanziata propaganda della destra US, che anche a queste elezioni sta pienamente sostenendo Trump e che ha speso una marea di soldi in vent'anni contro la Clinton. Questo non per "santificare" la Clinton (si leverebbe subito il comprensibile sarcasmo di chi sa lunga se questa fosse la mia intenzione), giusto per completare il quadro fatto. Tra l'altro il pessimo sistema elettorale americano non se lo è certo inventato la Clinton...

    Capisco che prevalga la linea geopolitica di simpatia per la Russia di Putin su ogni altra considerazione, ma non offuschiamo le cose.

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    1. Cerchiamo, però, di aver pazienza: qui non c'è nessuna « linea geopolitica di simpatia per la Russia di Putin ».

      Per un semplice motivo: qui di politica politicante non frega nulla a nessuno.

      Questo spazio è rigorosamente apartitico e a confessionale: le analisi sono rigorosamente di carattere scientifico fondate sul sistema valoriale-giuridico della Carta del '48.

      Ciò che viene valorizzato del programma politico di Trump, è il suo programma politico. Non Trump, di cui non frega nulla agli italiani.

      E ciò che viene valorizzato è l'aspetto pacifista, anti-free-trade, e sovranista del suo programma.

      La "simpatia" verso l'Eurasia inizia-e-finisce nel momento in cui proclama la necessità di una nuova Bretton-Woods e il valore fondante della sovranità nazionale su cui edificare il sistema di relazioni internazionali.

      Semplice e lineare.

      Tutto il resto è trollare e far da camerieri all'élite più indecente che la storia umana abbia mai conosciuto.

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    2. Le linee programmatiche le possiamo trovare anche in questo articolo del Sole24Ore, seppur scritto "a linee generali".
      I due candidati appoggiano entrambi il fatto di dover mettere mano alle infrastrutture. Ciò che li differenzia è che, appunto, la Clinton propone la solita salsa della sinistra benpensante: alzare le tasse ai ricchi, alle aziende, penalizzare i profitti all'estero.
      Ecco, già quest'ultima riga mi solletica una domanda: ma se sono all'estero (pertanto, nascosti), come si fa a penalizzarli? Mah... Bello vedere poi che, come anche fanno i PD qui o M5S, si vogliono dirottare i soldi delle nuove tasse SOLO dopo averli raccolti: "Clinton al contrario ha in cantiere incrementi delle imposte sui ceti abbienti, tra cui una sovrattassa del 4% oltre i 5 milioni di reddito e la chiusura di scappatoie fiscali per le imprese. Un pacchetto che sulla carta genererebbe 1.400 miliardi di nuove entrate solo nel primo decennio. I fondi verranno poi utilizzati in iniziative per istruzione e lavoro, formule che a suo avviso sono indispensabili a sostenere una maggiore distribuzione della crescita.". Prima tasso, poi spendo. Soluzione che di keynesiano, cioè di sinistra, non ha nulla.
      Continuiamo: "Clinton ha risposto all’emergenza presentando un piano per investire direttamente 250 miliardi in 5 anni. Altri 25 miliardi darebbero vita a una speciale banca per le infrastrutture che cerchi di incoraggiare la partecipazione di investitori privati.". Stile piano Juncker! Acciderbola, quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci!
      Si dedica poi molto spazio alla Clinton, qualche riga, al solito, a Trump. Dispiace sentirlo dire da lui, ma non è colpa nostra se la sinistra ha abdicato al cospetto del capitale. E' lui che parla di tagliare la spesa militare assieme alla presenza sempre militare all'estero, non la Clinton. Lui è di destra ma in questo contesto parla da "sinistra". E' lui che parla di alzare le tariffe doganali per evitare il dumping, non la Clinton. Lui è di destra ma in questo contesto parla da "sinistra". E' lui che dice di rimpatriare le aziende per ridare lavoro agli americani, ed ecco perchè parla di più che dimezzare dal 35% al 15% la massima aliquota aziendale, mica penseremo che le aziende che hanno delocalizzato ritornino indietro per "aiutare il prossimo"? Purtroppo il problema non è Trump. Il problema è la Clinton. Scommettiamo che se ci fosse stato al suo posto (di Lei) Sanders, non ci sarebbe stata storia? My two cents..

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    3. L'approfondimento dei rispettivi programmi può essere fatto sui rispettivi siti ufficiali dedicati, da me linkati più sotto.

      Ed è proprio la maggior analiticità di quello della Clinton a confermarne la natura supply side e la totale ispirazione conservatrice sull'attuale assetto del mercato del lavoro precarizzanto e walmartizzato.

      Anzi, più si leggono i vari punti del programma, più ci si imbatte in autentiche "perle": potrebbe essere il programma di qualsiasi partito €uropeista, sia concervatore che di sinistra.

      Il bello della Clinton, è che non ha alcuna remora a certificare che il neo-liberismo, temperato da qualche ambigua proposizione di intervento pubblico (rigorosamente neo-keynesiana, cioè liberista con juicio), punta ormai al globalismo dei mercati bi-partisan.

      Una versione più rudimentale della Sassen e della sua teoria che la politica interna si legittima e si avvantaggia per il porsi come motore del liberoscambismo globalista. E nulla più...

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    4. Per dire, se tutti questi soldi, in questi anni, fossero stati indirizzati ad altro?

      Riporto: "Questa tradizione di cambi di regime guidati dagli USA è stata parte integrante della politica estera degli Stati Uniti in altre parti del mondo, compresa l’Europa, l’Africa, il Medio Oriente, e il Sud-Est asiatico. Le guerre per il cambiamento di regime sono costose per gli Stati Uniti, e spesso devastanti per i paesi coinvolti. Due importanti studi hanno misurato i costi delle guerre in Iraq e in Afghanistan. Uno, di Joseph Stiglitz, mio collega alla Columbia, e Linda Bilmes, studiosa di Harvard, giunge a un costo di 3 trilioni di dollari fino al 2008. Uno studio più recente, facente parte del “Progetto sul Costo della Guerra” della Brown University, calcola il prezzo a 4.7 trilioni di dollari fino al 2016. Per un periodo di 15 anni, 4.7 trilioni di dollari sono pari a circa 300 miliardi di dollari l’anno, più delle spese totali combinate, dal 2001 al 2016, dei dipartimenti federali dell’istruzione, dell’energia, del lavoro, degli interni, dei trasporti, e della Fondazione Nazionale delle Scienze, dell’Istituto Nazionale della Salute, e dell’Agenzia di Protezione del Territorio.". Cit. Voci

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  5. Lei è informato male e interpreta male il post, proprio perché tale era il suo personale desiderio di riversare in questa sede malintesi luoghi comuni uditi "de relato":
    a) non vedo quale linea geopolitica di simpatia per la Russia, ci stia nell'evidenziare l'evidente bufala, - strumentale/elettorale nonché dichiarata priva di qualsiasi base fattuale da FBI e servizi di intelligence, in mano ad un'Amministrazione democrat- dell'attacco informatico russo insinuato a sostegno di Trump.

    Piuttosto, è evidente che lei vede "pro-Putin" dappertutto e si "offusca" nella capacità di lettura (anche minima);

    b) fonti ufficiali smentiscono - se si ha la capacità di capire elementari nozioni di macroeconomia- le sue imprecise informazioni sui rispettivi programmi dei due candidati;

    c) la Clinton, in un programma essenzialmente infarcito di "diritti cosmetici", dunque imperniato sul politically correct del "comunitarismo identitario" che alimenta i conflitti sezionali, dedica uno spazio del tutto marginale ai problemi del lavoro:
    https://www.hillaryclinton.com/issues/
    c1) la parte concernente jobs and wages https://www.hillaryclinton.com/issues/jobs/ è un coacervo di mere proposte supply side, (esattamente come il jobs act italiano), con spesa pubblica, appunto supply side, in investimenti pubblici, e pure privati con tax reliefs essenzialmente sullo small business, per consentirgli start-up e assunzioni a costi ridotti.
    Di aumenti generalizzati, per legge "federale", del minimum wage non si parla.

    c2) Il minimum wage, - ma lei evidentemente non segue questo blog se non per fare episodici "flaming", è comunque uno strumento neo-liberista per limitare la pressione salariale e spiazzare gli investimenti sul fattore lavoro, a scapito del livello dei posti "precari" così creati; il che è proprio in un'economia aperta "globalist-managed", che rinuncia al manifatturiero e punta su servizi poveri...per poveri (il resto del programma della Clinton è coerente con questa visione);

    d) Trump, al di là delle facili critiche circa la sua non eccelsa chiarezza di idee, cfr; http://www.nbcnews.com/politics/2016-election/full-list-donald-trump-s-rapidly-changing-policy-positions-n547801 (ciò che lo rende obiettivamente un candidato conservatore e reazionario e, come tale, di basso livello di competenze), dedica una più lineare e comprensibile attenzione ai problemi del lavoro e della tassazione sui ceti di lavoratori dipendenti a bassi salari: è un fatto, al di là dell'attendibilità e futura coerenza delle sue posizioni:
    https://www.donaldjtrump.com/policies/tax-plan (v. 1° punto del suo programma fiscale);

    e) inoltre, la sua posizione anti-liberoscambista e anti WTO e trattati free-trade, - tra l'altro una delle grandi tradizioni dell'economia USA- perlomeno è chiara.
    Come chiari, nella percezione degli elettori, sono gli effetti di inversione, propri di tale linea, per deflazione salariale e destabilizzazione occupazionale, determinate dalle de-localizzazioni che precarizzano e diminuiscono i livelli salariali per tutte le componenti sociali svantaggiate.
    http://www.investopedia.com/articles/investing/080415/america-donald-trump-president.asp

    Persino sul debito pubblico, la sua visione pratica appare di abbandonare il tabù del divieto di monetizzazione (in questo caso sia del deficit che del debito, medianti acquisti con denaro creato dalla banca centrale)

    Documentarsi prima di intervenire maldestramente in questa sede...

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    1. Aggiungo il link alla critica sulla posizione di Trump relativa alla "ristrutturazione" del debito pubblico, non a caso compiuta dalla business community, così vicina alla Clinton, tutta sul piano del monetarismo e del divieto di monetizzazione (cioè di emissione di moneta al di fuori di qualsiasi schema di obbligazione a carico dei contribuenti; esattamente al contrario di quanto arguito dai "finanzieri" critici):
      http://www.investopedia.com/articles/investing/080415/america-donald-trump-president.asp

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  6. Leggo ora, ancora un "suicida", l'agente fbi sospettato della fuga notizie mail della Clinton.

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    1. E l'FBI naturalmente ritratta e chiude il caso… il bello è che se fai notare queste cose ai cosiddetti benpensanti di sinistra, che sono "contro" a prescindere, e cioè che è uscito palesemente il fatto che la Clinton sia stata favorita nella corsa DEM contro Sanders, e che ora riceve sostanziali "aiutini", beh, sei fascista, anzi, "Trumpista"... robe da matti...

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    2. Ormai non può più chiudere il caso: non è credibile perché abbiano insabbiato a luglio e non è credibile che abbiano veramente effettuato i riscontri su decine di migliaia di documenti.
      L'indagine proseguirà, se non altro a livello parlamentare, dove l'enorme flusso di denaro in entrata e in uscita della fondazione Clinton sarà finalmente sottoposto a pubblico scrutinio.

      MA se la Clinton fosse costretta a dimettersi, anche per l'aggiungersi di altro materiale wikileaks, subentrerebbe l'amico del sistema bancario, Tim Kaine: una circostanza che ORA è "stranamente" sottovalutata
      http://orizzonte48.blogspot.it/2016/07/perche-hillary-ha-gia-perso.html

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    3. Certo, hai ragione...
      Nel frattempo interessante intervista a Julian Assange... cose che qui non sono nuove...
      "C’è un’email di Hillary Clinton di inizio 2014, non molto tempo dopo aver lasciato il Dipartimento di Stato, al responsabile della sua campagna, John Podesta, che dichiara che l’ISIL è finanziato dai governi di Arabia Saudita e Qatar. Ora, questa è l’email più significativa di tutta la collezione, e forse perché il denaro dell’Arabia Saudita e del Qatar è spalmato su tutta la Fondazione Clinton. Persino il governo degli Stati Uniti concorda sul fatto che alcune figure saudite hanno sostenuto ISIL, o ISIS. Ma si aggiunge sempre che, beh, si tratta solo di alcuni Principi corrotti, che usano le tangenti del petrolio per fare ciò che vogliono, ma che in realtà i loro governi disapprovano. Ma quell’email dice no, sono proprio i governi di Arabia e Qatar che hanno finanziato l’ISIS".
      E ancora:

      "Per la verità mi dispiace per Hillary Clinton come persona perché in lei vedo qualcuno mangiato vivo dalle proprie ambizioni, tormentato al punto di ammalarsi letteralmente; che sviene per reazione alle sue ambizioni. Lei rappresenta tutta una rete di persone e una rete di relazioni con particolari stati. La domanda è: come fa Hillary Clinton a rientrare in questa rete più ampia? Ne è un ingranaggio fondamentale. Qui ci sono diversi meccanismi in funzione, dalle grandi banche come Goldman Sachs e dai principali protagonisti di Wall Street, all’Intelligence alla gente del Dipartimento di Stato e ai sauditi.
      Lei è il catalizzatore che collega tutti questi diversi ingranaggi. È la raffinata rappresentazione centrale di tutto questo, e “tutto questo” è più o meno ciò che è al potere adesso negli Stati Uniti. È ciò che noi chiamiamo la classe dirigente o il consenso DC. Una delle più significative email di Podesta che abbiamo rilasciato era su come il gabinetto di Obama fosse formato e di come la metà del gabinetto Obama in sostanza fosse stato nominato da un rappresentante di Citybank. Questo è piuttosto sorprendente.".

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