Se fosse vero i risparmi dei tedeschi rivaluterebbero del 30-40%. È strano che minaccino di invadere Roma pur di impedirlo. No? https://t.co/S6PeQyFIwp— lim bo (@theBsaint) 31 maggio 2018
(Posizioni giapponesi dei tardi anni '40 del secolo scorso, dimoranti su piccole isole nel Pacifico...).
1. Parliamo non proprio di un aggiornamento frattalico quanto piuttosto dello scenario, che da più parti si sottolinea, di un supporto USA alla linea di relazioni internazionali e, non secondariamente, interne alla stessa eurozona, che sarebbe manifestabile da parte del governo italiano che ha appena prestato giuramento.
Questo supporto, secondo evidenze altrettanto poste in luce per la loro significativa simultaneità, si inserirebbe in un'ostilità commerciale e anche finanziaria che si starebbe manifestando tra l'Amministrazione Trump e la Germania.
Un nodo di controversia che, notoriamente, è legato al supersurplus tedesco, al quale si vorrebbe porre rimedio, una volta sistemate le questioni principali della vertenza commerciale USA-Cina, attraverso la ripresa dei dazi delle esportazioni Ue negli Stati Uniti sull'acciaio e l'alluminio, unite al declassamento della "divisione" americana di Deutschebank (adottato da circa un anno ma reso noto proprio in questi ultimi giorni, con l'introduzione di limiti all'assunzione di nuovi rischi e persino di effettuare licenziamenti e assunzioni del top management), nonché alla minaccia di porre "ban", cioè divieto di commercializzazione, sulle auto tedesche di lusso, in base al "principio di reciprocità" (non si comprende ancora se solo per queste o per tutte quelle prodotte nell'Ue).
Il richiamo di Trump, a fronte di una simile acuta asimmetria negli scambi, è addirittura alla "sicurezza nazionale".
Evidentemente, Trump concepisce come problemi di destabilizzazione sociale, e di conseguenza politica, l'aggravio del debito con l'estero (su costosi manufatti esteri ad alto valore aggiunto) e il connesso problema di sotto-occupazione nel corrispondente settore industriale statunitense: una visione che, in realtà, ha un suo senso razionale e può essere ragionevolmente estesa all'applicazione dei trattati UE, nella chiave emergenziale prevista dallo stesso art.36 TFUE.
Parliamo del divieto di restrizioni quantitative all'importazione o di qualsiasi misura ad effetto equivalente (art.34 TFUE), che diviene derogabile, appunto secondo l'art.36, per giustificati motivi di ordine pubblico e di pubblica sicurezza (oltreche di tutela della salute e della vita delle persone...).
1.1. S'è detto che la "tensione" commerciale tra USA e Germania avrebbe come suo logico riflesso economico e geo-politico, in chiave di interdipendenza delle posizioni commerciali internazionali, un favor americano per l'allentamento della morsa tedesca sull'economia italiana, esercitata, com'è noto, attraverso i giugulatori vincoli fiscali dell'eurozona.
Il che avrebbe anche favorito la formazione dell'attuale governo, in quanto ritenuto più attrezzato a ottenere un diverso approccio sulla intransigenza deflattiva tedesca (quella di cui, per la verità, parlavano in passato Prodi, Visco e lo stesso Padoan).
#DeutscheBank Sapevatelo. pic.twitter.com/pCaBTidOES— 🇮🇹 G.G. 🇮🇹 (@giangoSGV) 1 giugno 2018
2. Da notare che il titolo DB (come istituto controllante le attività USA) ha reagito toccando minimi considerati di assoluto livello di guardia, (sia pure con un odierno rimbalzo che però non elimina il saliscendi degli ultimi anni tendente a minimi sempre più bassi), profilando un orizzonte di decapitalizzazione (via depatrimonializzazione degli attivi di bilancio) di cui, prima o poi, dovrebbe accorgersi anche la vigilanza Ue; con la prospettiva conseguente di un intervento di soccorso, piuttosto massiccio, dello Stato tedesco; sia pur all'interno della disciplina dell'Unione bancaria e del suo corollario di considerare aiuti di Stato i salvataggi pubblici bancari, col solo limite della prospettiva di un'insolvenza sistemica. Laddove tra vigilanza BCE , CGUE e Vestager, la discrezionalità sovrasta qualsiasi prevedibilità di applicazione delle regole (draconianamente interpretate per l'Italia).
Appunto.
3. Un quadro indiziario di questa complessiva situazione, in una suggestiva visione panoramica, è tratteggiato da Claudio Antonelli su "La verità":
"Martedì sera, mercoledì e pure ieri. I grandi fondi
americani hanno dato il via ad acquisti massicci di titoli di Stato
italiani. A far scattare il «buy» sono stati inizialmente gli algoritmi
che hanno letto lo sfondamento della soglia al ribasso e hanno azionato
le operazioni automatiche.
Bridgewater,
Aqr, Glg e Ahl sono in prima fila, ma a ingrossare il gruppo, dopo gli
avanposti, di Citi e Jp Morgan, si sono messi nella giornata di ieri
Blackrock, Pimco, Prudential e Dodge & Cox.
Tutti fondi pronti a entrare nella fase due degli
acquisti: attendere che la volatilità si stabilizzi al ribasso per fare
man bassa di titoli a prezzi scontati.
Per chi operino, soprattutto le
banche d' affari come Citi e Jp Morgan, non è dato sapere.
Sono
infatti dealer primari che si muovono per conto di terzi.
Certamente
interessati al nostro debito deprezzato ci sono i fondi pensione
americani, ma anche quelli inglesi. Il primo effetto dell' ingresso
massiccio americano è stato quello di bilanciare i rendimenti e di
mitigare al ribasso l' andamento dello spread sul bund tedesco.
Ben 4 miliardi di Bot su un paniere di poco superiore
ai 5 scriveva ieri Il Messaggero sarebbe finito a Citi e Jp Morgan. Ma a
indicare che oltre al fattore prezzo c' è anche un segnale politico è
il prosieguo del trend e ancor più l' intenzione di entrare con
posizioni lunghe e di medio termine.
Alcuni
osservatori suggeriscono che tra i nomi dei buyer spuntano manager
vicini al mondo repubblicano.
Non è un caso se nella lista non compaia
Goldman Sachs, storico simpatizzante del versante democratico.
Probabilmente è una coincidenza, che rispecchia però le nuove posizioni
del Partito repubblicano degli States.
Una parte, allineata a Donald Trump, vedrebbe l' Italia sempre più
allontanarsi dalla Germania, mentre gli uomini del partito che ancora
oggi rispondono alla famiglia Bush preferirebbero che Roma rimanesse in
scia a Berlino. O meglio che il nostro Paese mantenesse un ruolo
complementare all' economia tedesca per evitare che la Germania abbia
contraccolpi economici.
L' Italia resta infatti il primo partner commerciale
di Angela Merkel.
In questo preciso momento geopolitico aiutare il
nostro Paese a evitare un tracollo finanziario con acquisti mirati è
ancor più con un segnale di fiducia (Se gli Usa credono nel nostro
debito perché altre nazioni dovrebbero dubitarne?).
Lungi
da noi fare fantafinanza. Al contrario basta unire i puntini per
comprendere come l' aria sia cambiata improvvisamente con una ventata di
sostegno che deve essere arrivata sicuramente fin dentro le stanze di
Sergio Mattarella. La giornata di ieri è stata, infatti, anche
caratterizzata da una guerra aperta tra Washington da una parte e
Berlino con Bruxelles dall' altra.
Una bomba diplomatica oltre che politica.
L' amministrazione Trump
applica da oggi importanti dazi doganali sulle importazioni di acciaio e
alluminio dall' Ue, dal Messico e dal Canada. Gli Stati Uniti hanno
deciso di non prorogare l' esenzione temporanea concessa all' Europa due
mesi fa di applicare imposte del 25% sull' acciaio e del 10% sull'
alluminio.
Una batosta per il Vecchio continente per il quale si è
espresso il presidente Ue Jean Claude Juncker con un' uscita abbastanza
bolsa: «Puro e semplice protezionismo, non ci resta che prendere
contromisure».
Angela Merkel ha parlato di «tariffe illegali» e di
«rischio escalation» senza specificare che cosa debba attendersi Trump.
In realtà Berlino sa benissimo che su questo specifico fronte l' Ue non
ha armi da affilare così come si aspetta che, trascorso un mesetto, la
Casa Bianca, probabilmente per voce di Wilbur Ross, il segretario al
Commercio degli Usa, avvierà trattative parallele con l' intento di
rivedere l' intero impianto commerciale tra i due blocchi.
Proprio
quello che gli Usa stanno facendo con la Cina che, dopo aver accusato
il colpo dei dazi e lo stop -seppur temporaneo - alle vendite dei
telefoni Zte in America ha avviato un tavolo parallelo. Pechino ha messo
in campo ieri misure di segno opposto in risposta al rinnovato
protezionismo americano: il Consiglio di Stato, presieduto dal premier
Li Keqiang, ha annunciato che dal primo luglio verranno tagliati i dazi
sull' importazione di una serie di beni di consumo.
E ciò che è stato per la Cina Zte, è per la Germania
Deutsche Bank. Praticamente in contemporanea con l' annuncio dei dazi
mirati alla Germania più che alla Francia e all' Italia, la Federal
Reserve ha definito come «problematiche» le condizioni delle attività
americane dell' istituto di Francoforte.
Lo
status «condizioni problematiche» - il gradino più basso espresso dalla
Fed - ha condizionato le scelte dell' istituto di credito nel ridurre
l' assunzione di rischi in aree come il trading e la concessione dei
prestiti. Questo status significa anche che le decisioni del gruppo
tedesco sulle assunzioni e sui licenziamenti di top manager in Usa
devono passare dalla Fed.
Una
sorta di commissariamento che sembra avere poche motivazioni al di
fuori di quelle politiche. Difficoltà della banca tedesca negli Usa
vanno indietro negli anni, ma chi segue il dossier sa che il ramo estero
è stato da diverso tempo messo in ordine e in sicurezza. Il titolo alla
Borsa di Francoforte ha perso il 7% raggiungendo il minimo storico di
9,16 euro.
Se
si considera che la Casa Bianca ha pronte una serie di misure
«straordinarie» per penalizzare anche Volkswagen e tutte le vetture di
lusso tedesche, appare ormai chiaro che gli Usa non vogliono mollare l'
osso".
In questo
panorama rivoluzionario per il Vecchio continente, Donald Trump non ha
avuto problemi a dare un segnale netto a favore dell' Italia. Essere
percepito come una sorta di prestatore di ultima istanza fiducioso nei
titoli di Stato italiani ha dato una spallata finale e ha favorito
definitivamente la nascita del governo gialloblu.
Non
più considerata come un' entità reietta da tutta l' Europa ma come un
blocco politico che in caso di necessità potrebbe avere un santo nel
paradiso a stelle e strisce".
4. A queste osservazioni sono anche da aggiungere altri elementi:
a) oltre che i fondi USA (riguardo a cui, ribadiamo, non si bene sa chi siano i "terzi" ordinanti gli acquisti), sui titoli pubblici italiani, a rafforzamento dei corsi e dei prezzi di collocamento, si sono mosse pure Poste Italiane e Cassa depositi e prestiti.
Ma pure questo aspetto, abbastanza inedito (se si ripensa a come andarono le cose nell'estate-autunno del 2011), quantomeno con questa tempistica e con questa portata dei volumi, può corrispondere a un sentiment innescato dal placet dell'Amministrazione USA;
b) alla prospettiva di reintroduzione dei dazi e del "ban" sulle auto di lusso, il Presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, utilizzando toni che la Merkel si è guardata bene dall'esternare, ha dichiarato:
"Guardando alle ultime decisioni del Presidente Trump, si potrebbe persino pensare: con amici come questi chi ha bisogno di nemici? (!) Ma francamente gli dobbiamo essere grati. Grazie a lui ci siamo liberati di tutte le illusioni. Ti rendi conto che se hai bisogno di una mano la troverai solo alla fine del tuo stesso braccio".
5. Il che rende facile interrogarsi sulla opportunità di dover affidare la "posizione comune" a personaggi che obiettivamente impegnano tutta l'Ue, Italia inclusa, ma usano toni che inaspriscono le relazioni internazionali più rilevanti e che appaiono consoni solo a quella stessa posizione di surplus tedesca che, pure secondo Macron (qui, p.7), pagano tutti gli altri Stati dell'eurozona.
5.1. E' da notare che, in contrasto con la fedeltà assoluta alle attuali regole dell'eurozona che pare essere precondizione costituzionalizzata di legittima nomina come ministro della Repubblica italiana, persino George Soros (!), in un suo recentissimo speech a Parigi, ha ammesso che l'eurozona è retta da regole problematiche e superate e che ormai incentivano la "non cooperatività" all'interno dell'Ue. Sicché i trattati vanno rivisti consentendo a tutti i paesi più tracciati di loro scelta, compreso quello di non essere parte della moneta unica!
6. Anche a voler considerare sfumato il surriportato succo del discorso di Soros (ricomprendente il riconoscimento dell'erroneità dell'attuale approccio Ue al problema degli immigrati economici), ci pare che ogni "parte" politicamente rilevante degli USA si renda conto che l'eurozona, anzitutto, sia un esperimento fallito e bisognoso di profonde riforme.
Insomma, mantenerla è certamente un tradizionale interesse americano: mantenerla a qualsiasi costo - in particolare destabilizzando con la deflazione salariale di stampo mercantilista l'intero continente ed anche i suoi più importanti partner commerciali-, non sembra più ragionevole a nessuno.
7. E questo spiega, in termini di obiettivo geopolitico condiviso nell'intera area NATO (per intendersi), come un compromesso di rinnovata cooperazione europea, che non può che passare per una profonda revisione dei meccanismi della moneta unica al fine di mantenerla in vita ma non nella forma attuale, sia sì ben visto dagli USA, ma con la consapevolezza che la Germania è un grosso problema che va risolto.
Con le buone o con le cattive (finanziariamente e commercialmente parlando).
Frattalicamente parlando...
Gli USA si dicono ansiosi di iniziare a collaborare col nuovo esecutivo.https://t.co/TCMGjArx2r pic.twitter.com/u6uNAgeMBO— Leggera§Leggera (@NastassiaFi) 1 giugno 2018
Salve Presidente….
RispondiElimina“che non può che passare per una profonda revisione dei meccanismi della moneta unica al fine di mantenerla in vita ma non nella forma attuale”
Pensavo a questo http://goofynomics.blogspot.com/2013/05/manifesto-di-solidarieta-europea.html?spref=tw
è possibile?
La proposizione da cui parte il tuo commento è, ovviamente, la sintesi della visione attribuibile agli USA. E segnatamente in questo attuale frangente; in passato, ed è ritrovabile in vecchi post del 2013, si era parlato ex parte USA di agire con la Fed come lender of last resort per i paesi "debitori" dell'eurozona.
EliminaMa Obama regnante, fu ritenuto un eccessivo cedimento alla necessaria...durezza del vivere.
La Germania merkeliana era dunque considerata, ancora, lo strumento insostituibile di una mission disciplinatrice che andava portata comunque a termine; evidentemente il supersurplus tedesco era considerato un costo accettabile.
I diritti cosmetici e i conflitti sezionali parevano funzionare egregiamente come sistema di sedazione del conflitto sociale: e sappiamo invece come sia subentrata la crisi (principalmente di consenso elettorale) di queste dottrine elitarie, a seguito di un profondo malcontento della ex-middle class, poi sfociato nel "fenomeno" Trump; sottovalutato miopemente ai suoi esordi e poi osteggiato ma con sempre minore slancio e successo.
L'iniziativa cui fai cenno, nata in quella "era" geopolitica, era invece il frutto "endogeno" di una convergenza di pensiero tra europei. Per molti aspetti è tutt'ora una via d'uscita dall'impasse tatticamente valida.
Ma, a quanto pare, ridiventa oggi uno strumento potenzialmente preso in considerazione per via del mutare - auspicabile- della posizione USA.
grazie Presidente
EliminaQuindi, se ho capito bene, al momento per gli USA la stabilità geopolitica del continente europeo ha la priorità rispetto al progetto neo-liberale mondialista? Spero di non averla sparata grossa.
EliminaDa qui si capisce, ma si era già intuito, come le elite, sia europee che americane siano divise al loro interno. E il governo italiano nascente ha l'opportunità di insinuarsi in queste divisioni. La Lega in fondo aveva bisogno di Berlusconi soprattutto per i suoi contatti esteri. È stata più volte tentata di abbandonare i 5 stelle anche per questo motivo. Vedremo cosa riusciranno a intuire della situazione geopolitica.
RispondiEliminaThink DeepState, euDeepState, iDeepState.
RispondiEliminaDeepState: vecchia amministrazione (Obama+Clinton)
Frattalmente, -1
Vecchi amici=nemici (EU+GER)
Nemici dei vecchi amici= Amici (IT)
Amici dei Nemici = +che nemici=istigatori (VecchiaAmministrazione+EU+IR)
Scusate il pessimismo, ma sto pensando a quella favoletta, la qui morale è
RispondiEliminanon sempre chi ti leva dalla cacca lo fa per il tuo bene...
La cui morale...piccolo errore.
EliminaQuando non si capisce nulla, i frattali corrono in aiuto:
RispondiElimina« Fractals are of particular relevance in the field of chaos theory, since **the graphs of most chaotic processes are fractal** »
Figuriamoci quando nei processi oggettivi agisce il libero arbitrio soggettivo, come quello del politico.
Allarghiamo lo sguardo alle figure omotetiche di maggiori dimensioni (ovvero, andiamo un po' indietro nel tempo):
« I greci non hanno inventato il politico, nel senso della dimensione del potere esplicito sempre presente in tutte le società; essi hanno inventato, o meglio creato, la politica, che è tutt'altra cosa. A volte si discute per cercare di definire in che misura c'era politica prima dei greci. Vana querelle, termini vaghi, pensiero confuso. Prima dei greci (e dopo) vi sono intrighi, cospirazioni, millantato credito, lotte sorde o aperte per impossessarsi del potere esplicito, un'arte di gestire il potere esistente (fantasticamente sviluppata in Cina, per esempio) e anche di migliorarlo. Ci sono dei cambiamenti espliciti e decisi di certe istituzioni, e anche delle pre-istituzioni radicali (Mosé o, comunque, Maometto). Ma in questi casi il legislatore gode del potere d'istituire per diritto divino, che sia profeta o re egli invoca o produce dei libri sacri. Se i greci hanno potuto creare la politica, la democrazia, la filosofia, è anche perché essi **non avevano né libro sacro, né profeti**. Essi avevano dei poeti, dei filosofi, dei legislatori e dei politaì. La politica, così come i greci l'hanno creata, è stata **l'esplicita messa in discussione dell'istituzione costituita della società**, che presupponeva l'idea (e ciò viene chiaramente affermato nel quinto secolo) che delle parti rilevanti di questa istituzione non avessero niente di sacro né di naturale¹, ma discendevano dal nomos. Il movimento democratico si salda a quello che ho chiamato il potere esplicito, e tende a re-istituirlo » Castoriadis fa a fette Schmitt (su gentile concessione di Arturo)
Teocrazie o tecnocrazie sono la medesima cosa: barbarie ed alienazione.
(¹ Sappiamo anche che "sacro" e "naturale" sono nelle ideologie conservatrici sinonimi: natura idest Deus)
L'atto di pura forza schmittiano, che nasce dal Politico (relativo al kratos?) e si concretizza nello stato d'eccezione permanente, è la negazione della politica (relativo all'arché?): non è stato casuale il motivo per cui gli "schmittiani", quelli della "rivoluzione conservatrice", i "rossobruni", ecc., pur non difettando di cultura, si sono sempre rivelati stampelle di coloro che odiavano: i liberali del capitalismo più becero, alienato ed alienante.
(Passare per Marx significa passare dall'economia come motore fondante della sociopolitica: ovvero dal materialismo storico)
E questa riflessione ci riporta a ciò che si diceva di Platone: perché è tanto odiato dai liberali?
Perché il suo classismo non gli impediva di vedere una società strutturata diversamente. La grande filosofia è per prima cosa concezione politica, e la politica è arbitrio superindividuale.
(Pensate alla nostra Costituzione, che col capoverso del terzo articolo nega se stessa: quali potenti radici culturali nel senso precipuamente greco di "politica")
(Se anche Bertinotti data la controlivoluzione liberale nel ciclo '68-'69, e parla di SCONFITTA del Sessantotto...)
Chiedo scusa sia per l'OT che per la possibile scemenza che sto per scrivere, ma vorrei chiedere se la deflazione fiscale operata da Monti non sia alla base della forza contrattuale dell'Italia di oggi, che può sedersi al tavolo delle trattative vantando sia un avanzo primario che un rispettabile surplus commerciale. E dunque se sia possibile ipotizzare che, quando Monti afferma di aver salvato l'Italia, magari si riferisca proprio a questi risultati; ottenuti certamente al prezzo di un forte aumento del rapporto debito/Pil, il quale tuttavia, in caso di uscita e ridenominazione, sarebbe un problema secondario rispetto ai vantaggi di un buon avanzo primario e di un rispettabile surplus commerciale.
RispondiEliminap.s. se l'ho sparata troppo grossa cancella il commento ;-)
L’avanzo primario non è una cosa buona.. significa che al termine dell’anno le tasse sono maggiori delle spese e quindi si drena ricchezza dall’economia. La spesa pubblica è una componente del pil, Monti era in malafede quando ha fatto quelle manovre e l’unico effetto che voleva perseguire era proprio quello di provocare 13 trimestri di recessione e l’aumento di oltre 10 punti % del rapporto debito/pil. E anche il surplus commerciale non arriva per caso, ma tramite la distruzione della domanda interna... Non esattamente qualcosa che dà forza contrattuale in europa.. ma il problema è a monte, in europa non si può contrattare.
EliminaNon penso intendesse questo, Dario: Fiorenzo intendeva "date il *diligente* disastro *economico*, non è che ora troviamo comunque degli spazi negoziali *politici* nel *breve periodo*?"
EliminaDiciamo che, allora, se fosse vero ciò che dice Fiorenzo credo che la Francia avrebbe meno spazio negoziale. Ma non credo.
Direi che l'enorme avanzo commerciale è semplicemente frutto dell'enorme patrimonio messo da parte dai nostri padri, e, detto questo, direi che aver avuto le nostre filiere o le case non svalutate del 50%... sarebbe stato *comunque", anche dal punto di vista negoziale, molto molto meglio: pure con un deficit delle partite correnti abnorme che avremmo gestito tirando un bel pacco ai creditori.
Diciamo che siamo tutti un po' entusiasti perché dopo 7 volte 7 anni di pessime notizie pare che due finestre, per una boccata d'aria, si siano aperte.
Potrebbe essere come un'omotetia su di un triangolo con tre lati:il debito,l'avanzo primario ed il surplus. Espandendo l'avanzo primario ed il surplus per mantenere la similitudine non può che aumentare il debito.
RispondiEliminaPer orientarsi consiglio di leggere "La triste storia di centro e periferia" su Goofynomics.
EliminaIn sintesi, all'arrivo dello shock esterno del 2008 (calo improvviso della nostra domanda estera e fine degli afflussi di capitale estero per il credito al consumo ed alle aziende) l'Italia aveva ormai già accumulato un eccessivo stock di debito privato (denominato in moneta estera [euro], verso creditori esteri).
Siccome l'Italia soddisfava allora (e soddisfa ancora oggi, anche se più a stento) le condizioni di Marshall-Lerner, se avessimo avuto la lira si sarebbe potuto operare come si fece nel 1992 (uscire dal cambio fisso, accettando un paio di anni di flessione del PIL seguiti da una ripresa robusta).
Ma per reagire con il cambio fisso e senza moneta nazionale vi era solo la via obbligata del taglio della domanda interna (riduzione del deficit) che, stando ai documenti governativi del governo Renzi, ha provocato con Monti la perdita cumulativa di almeno 700 miliardi di PIL in pochi anni e che (stando al DEF illustrato a Maggio 2018 da Bagnai in Parlamento) vedrà il ritorno al PIL pro-capite che avevamo nel 2003 (anno di riferimento 2010) solo nel 2025!
Se Monti, oltre a voler mantenere in vita il distopico euro per non svalutare il credito dei potentati esteri, avesse avuto a cuore l'Italia, avrebbe operato in modo più graduale (anche se assolutamente deprecabile, perchè contro l'interesse nazionale, da identificare nella minore caduta del PIL umanamente possibile).
Decise invece, su ordine dei potentati finanziari esteri (che avevano tramato il colpo di stato del 2011) di applicare una politica di 'austerità' draconiana che ha definitivamente distrutto capacità industriale e domanda interna.
Avanzo primario e surplus si sarebbero potuti ottenere in un lasso di tempo maggiore distruggendo di meno ed oggi staremmo un pò meglio.
Dario, Roberto Bedogni, Luca Cellai,
Eliminal'incipit e la chiusa del commento hanno, ovviamente, lo scopo di segnalare che il ragionamento è volutamente paradossale. Pertanto l'eventuale discussione dovrebbe vertere sull'ipotesi che questo paradosso abbia un fondamento politico (e non meramente economico) attinente alla possibilità di un'intenzionale strategia, con l'obiettivo di:
a) guadagnare tempo
b) sistemare i fondamentali economici veri (avanzo primario e surplus)
tutto al fine, per usare un'immagine fantasiosa, di costruire il tavolo sul quale andare a sbattere i pugni che, nel 2011, non c'era.
Aggiungo che, personalmente, non credo a questo paradosso, ma esso potrebbe anche costituire la linea difensiva adottata, in un futuro processo, dalla classe dirigente montiana.
Fiorenzo, una linea difensiva piuttosto debole se ammettiamo che un eventuale e futuro (per me utopistico) processo contro i “montiani” dovrebbe fondarsi su accuse molto più gravi, precise e circostanziate della semplice cattiva azione di governo.. e dico questo perché penso al contesto che ne ha favorito la presa del potere e alla “provenienza” di Monti e i suoi ministri...
EliminaSi parla di nascita dell Costituzione da Mieli su Rai Storia e si citano, seppure brevemente, Lelio Basso e l'esclusione di Nitti e Orlando dalla Costituente.. #VotareConta
RispondiEliminaGrazie ad Orizzonte48 Lelio Basso vive e lotta tra noi.
EliminaProbabilmente come non ha mai potuto fare prima in tutto il dopoguerra.
Grazie Bazaar: questo è il più bell'apprezzamento che potevo ricevere e che rende la fatica di questo blog degna di essere "sopportata".
EliminaMa il tuo giudizio è tacciabile di essere offuscato dall'amicizia :-)