lunedì 18 gennaio 2016

THE €URO CHALLENGE: TRA BOOMERANG E REDDE RATIONEM PER L'ITALIA (REMEMBER SINN)


http://alessandria.usb.it/uploads/pics/comune_alessandria.jpg

1. Comincerei da questo commento di Arturo che ci riporta un "peculiare" (per la sua provenienza) ragionamento:
"Non possiamo sacrificare sull’altare del “vincolo europeo” anche quello che di buono abbiamo in Italia. Sicuramente non possiamo sacrificare la nostra Costituzione. E neanche la “salute” della nostra economia: avere banche solide è essenziale per avere una economia sana e vigorosa. Se dobbiamo scegliere tra Weidmann e Calamandrei non abbiamo dubbi: noi scegliamo Calamandrei e i nostri padri costituenti che recepirono la necessità di “scolpire” nella nostra Costituzione la tutela del risparmio."

Queste righe sono state scritte da un banchiere su un giornale locale di proprietà del gruppo L'Espresso. Evidentemente qualcuno sente chaud aux fesses (pardon my French...). Sarà abbastanza per smuovere veramente qualcosa?"

Il passaggio in questione è infatti tratto da un articolo intitolato (molti, come sottolinea lo stesso Arturo, lo conoscono già ma non fa male ripeterlo): 

Banche, la salvezza va ricercata nel passato  (di Giovanni Fracasso).

2. Questo pezzo va ad aggiungersi a quest'altra recente, e significativa, presa di posizione: 

ASSOPOPOLARI, SFORZA FOGLIANI: LIBERARSI DAL CAPPIO EUROPEO

Peraltro, come ci rammenta nel commento successivo Winston (1984) Smith, l'enfatica e quasi patriotica conclusione di Fracasso, si indebolisce alquanto nel periodo che la precede:  
"La questione è pertanto molto seria: non basta più constatare che lo “spirito” dei Kohl, dei Mitterrand, dei Delors è svanito, sostituito oggi dallo strapotere della Merkel e dei vari Weidmann, con la loro cerchia di mastini finlandesi, olandesi che giocano a fare i duri con i paesi mediterranei e con la nostra Italia, ancora forte industrialmente (seconda manifattura d’Europa) ma debole politicamente".

3. Sulla illusorietà (nella memoria e nella comprensione storico-istituzionale) del ragionamento posto in premessa, rispetto alla corretta conclusione, suggerisco il clou argomentativo tratto da due precedenti post:

3-A. NON C'E' SOLIDARIETA' SENZA VERITA', da cui traggo:

"Ho sentito invocare, come motore per una via d'uscita dalla crisi, la ripresa della solidarietà tra paesi europei, richiamando lo stesso spirito del Trattato del 1957. Cioè attribuendo una continuità storica e strategica, (più o meno implicita) a tutta la "costruzione europea" nel suo complesso.
Questa posizione, nella sua "indistinzione" su fini e struttura dei trattati rispettivamente vigenti ante e post Maastricht (includendo l'Atto Unico, preparatorio della liberalizzazione dei capitali in Europa), porta ad una paradossale implicazione:
- che l'euro sia, in qualche modo, un'evoluzione "aggiornata" al dopo "Cortina di ferro" della solidarietà cooperativistica europea;
- che le "riforme" che, fin dall'inizio dell'applicazione di Maastricht lo dovevano necessariamente accompagnare (il famoso cammino della "convergenza"), ritraggano da questo spirito solidaristico la loro connotazione e, quindi, si dovrebbe supporre, siano anch'esse compatibili con lo Spirito della democrazia costituzionale.
...La più grande obiezione che muovo a questa insidiosa costruzione dialettico-ideologica, è che leggendo i trattati attuali (per semplicità; essi, infatti, riprendono Maastricht, rinsaldandone i mezzi "strategici"), ma sapendoli leggere veramente, si può, piuttosto, costruire questa interpretazione strutturale nonchè sistematica, di principi cogenti e caratterizzanti:
- i trattati sono intenzionalmente composti da una miriade di parole e di concetti, che nascondono una valenza normativo-positiva (cioè il "quid novi" che introducono nel mondo del diritto vigente), per lo più, in chiave sistematica, pari a "zero", tranne che per alcune norme "scardinanti" (più che "cardine"), accuratamente selezionate e disseminate, in varie versioni e corollari, all'interno di questa pletorica costruzione pseudo-concettuale.

- Una verbosità che, quando si viene al "dunque", della normazione positivamente applicabile conduce a individuare:

a) grund-norm essenzialmente compendiabili nella "forte competizione" in un mercato unico e "stabilità dei prezzi" (riprese da corollari istituzionali- la BCE- e procedurali che li blindano...inavvertitamente, per un un qualsiasi normale lettore non dotato di un sofisticato bagaglio di conoscenze giuridiche ed economiche);

b) che ogni altro aspetto è subordinato e ridotto a "intenzioni programmatiche" di cui conosciamo le procedure complesse ma i cui contenuti sono del tutto aleatori, se non addirittura esplicitamente esclusi;

c) che, infatti, come ben si vede dall'art.6 TUE, sul "riconoscimento" dei diritti fondamentali, che "non estende in alcun modo le competenze dell'Unione definite nei trattati", tali "diritti" sono derubricati a "principi generali", cioè a previsioni normative che entrano in campo solo in via suppletiva di eventuali lacune della disciplina UE (lacune che, nella monolitica produzione giurisprudenziale delle Corti europee, tendono a non essere ravvisate praticamente mai);

d) che in tal modo, la già "subordinata" tutela dei diritti fondamentali, [ incluso quello al risparmio diffuso, ossia "popolare", garantito dall'art.47 Cost. che trovate affrontato qui al punto 1]. necessariamente inclusivi dei diritti sociali (il detestato welfare), è lasciata alla cura degli Stati, che, contemporaneamente, in virtù delle suindicate grund-norm, la cui applicazione incondizionatamente prevalente è assistita da tutto il resto della costruzione fondata sui trattati (previsioni procedurali e sanzionatorie, e atti di provenienza delle istituzioni, in testa i Consigli europei), sono posti nell'impossibilità di garantirli.
...venendo ad alcune affermazioni percepite durante il dibattito, risulta una pura (prosecuzione della) illusione, specificamente italiana, che la crisi possa essere risolta con una "ripresa" della solidarietà europea. Se ciò non fosse, appunto, una pia illusione, basterebbe a smentirla l'atteggiamento della Merkel e di Schauble, e di Olli Rehn e di Van Rompuy, e di Barroso, e...suvvia, non è neppure questione di nomi (se uno cade, come Juncker, magari spifferando scomode verità, a cui peraltro non si reagisce, un altro prenderà il suo posto. Tant'è, aggiungiamo, che Juncker ha poi ripreso puntualmente il suo posto sostituendo Barroso).
E' questione che chi nega la solidarietà può, a ragione, invocare i trattati e il loro rispetto. E non parliamo del "mero" fiscal compact, che è solo uno sviluppo naturale della strategia di Maastricht (e della ideologia politico-antropologica di von Hayek).

Basti pensare che la Germania, tanto più accettando acriticamente il monetarismo imposto alla BCE da Bundesbank, ha ragioni da vendere sulla censura dell'OMT di Draghi: e anche ben al di là della questione della mission BCE ex artt.123 e 127 TFUE (quelli della mera finalità della stabilità dei prezzi e del divieto di acquisto dei titoli sovrani, per farla breve). Gli artt.124 e 125 del TFUE, infatti, recitano:


Articolo 124(ex articolo 102 del TCE) È vietata qualsiasi misura, non basata su considerazioni prudenziali, che offra alle istituzioni, agli organi o agli organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri un accesso privilegiato alle istituzioni finanziarie. Articolo 125(ex articolo 103 del TCE) 1. L'Unione non risponde né si fa carico degli impegni assunti dalle amministrazioni statali, dagli enti regionali, locali, o altri enti pubblici, da altri organismi di diritto pubblico o da imprese pubbliche di qualsiasi Stato membro, fatte salve le garanzie finanziarie reciproche per la realizzazione in comune di un progetto economico specifico. Gli Stati membri non sono responsabili né subentrano agli impegni dell'amministrazione statale, degli enti regionali, locali o degli altri enti pubblici, di altri organismi di diritto pubblico o di imprese pubbliche di un altro Stato membro, fatte salve le garanzie finanziarie reciproche per la realizzazione in comune di un progetto specifico."
3-B. Quanto alla conclusione finale di Fracasso (in sè "sorprendentemente" condivisibile), riportata da Arturo, non vi rammenta ciò che è stato sostenuto molte volte in questo blog e anche in vari convegni dal sottoscritto (in questo, ora linkato, partecipava anche un ex vice-presidente della Corte costituzionale)?
"Sul piano giuridico-costituzionale la prevalenza del pensiero registrabile, l’equivalente del mainstream economico, si è incentrata sulla “illusione” della sostituibilità al modello della Costituzione economica del principio della concorrenza.
La invasività di tale illusione, puramente ideologica e derivante dalla presunta superiorità etico-culturale del modello europeo, in una irresistibile esterofilia che affligge periodicamente la comunità italiana, ha condotto, sul piano della riflessione costituzionale, a quello che si può definire l’eurostrabismo.
...In questo scenario, l'EUROSTRABISMO, cioè l'indifferenza etico-ideologica dei giuristi a oltre 20 anni di crescente disapplicazione della Costituzione, si rivela dunque il frutto di un "fattoide" giuridico: e cioè che il principio di (libera) concorrenza, unito a quello della “neutralità della moneta” siano anzitutto corrispondenti, come potenzialità realizzabili, alla realtà del capitalismo "reale.
Ed invece, alla prova dei fatti storici, già con la crisi del '29 si evidenziò l'inadeguatezza della teoria economica liberista, di fronte alla schiacciante prevalenza di oligopoli e monopoli nella struttura della produzione. Si è cioè dato per scontato che tali principi potessero assurgere a pari dignità rispetto a quelli dell'intervento pubblico disegnato nella Costituzione economica, mitigatore dei fallimenti del mercato e degli equilibri distruttivi della “sottoccupazione” derivanti dai primi. 
..Abbracciare questo approccio, senza saperne stimare le conseguenze economiche prima ancora che sociali, indebolisce perciò i presupposti di qualsiasi contrasto al riduzionismo della democrazia a puro “metodo” e al sondaggismo: rimane infatti insoluto il problema dell’effettiva conservabilità dei valori fondamentali di una democrazia del lavoro come quella disegnata dalla Costituzione primigenia. 
E da ciò deriva l’incapacità di comprendere che la vera grund-norm della costruzione europea incentrata sulla moneta unica non è la libera concorrenza (puro mito astratto e deduttivistico) quanto la "forte concorrenza" tra Stati-sistema (non tra imprese!), la stabilità dei prezzi e il concetto di piena occupazione neo-classico (cioè di sottoccupazione del lavoro deflazionato).
...Dunque la Costituzione del 1948, ed in un modo che si rivelò egregio, almeno nelle soluzioni adottate dall’Assemblea costituente, ieri come oggi, interviene a regolare tutti questi problemi posti dai fallimenti dei mercati e dalla inevitabile tendenza di questi alla instabilità finanziaria. Essa prese atto di 150 anni di impotenza delle teorie liberiste a risolvere problemi causati dagli stessi fenomeni che si manifestano oggi e agì di conseguenza. Stabilì perciò dei valori fondamentali non negoziabili in sede internazionale e una Costituzione economica che ne costituisse l’imprescindibile presidio, mediante l’intervento macroeconomico dello Stato, salvando però la libertà dell’iniziativa d’impresa nell’ambito delle immutate regole microeconomiche.
...In sintesi, occorre aprire gli occhi sul fatto che, oggi l’euro, accompagnato dal complemento inevitabile dei suoi vincoli fiscali, è antitetico alla funzione statale di garanzia dei veri diritti fondamentali. 
La sua pretesa neutralità, smentita dai drammatici squilibri commerciali e dalle relative posizioni debitorie che si sono drammaticamente accumulate nell’Unione monetaria,  non può essere legittimamente accettata come strumento di messa in sospensione della Costituzione italiana: e ciò, né alla luce dei limiti posti dall’art.11 Cost. per l’adesione a trattati istitutivi di organizzazioni internazionali, né di quelli posti dall’art.139 per la stessa revisione costituzionale."


4. Non proseguirò oltre per non tediare il lettore con cose che, in questa sede, sono state dette molte volte e che, peraltro, costituiscono il tema centrale de "La Costituzione nella palude". 
Il fatto è che in "ambienti bancari", di fronte alla prospettive aperte dalla "Unione bancaria", iniziano a ricordarsi, (anche se, come abbiamo visto, in una versione elittica e dimentica dell'intero pregresso effettivo dei fatti giuridico-economici), che la Costituzione è un baluardo estremo ma fondamentale per la salvezza  che abbiamo già "in casa".

5. Se poi a qualcuno sarà capitato di leggere l'articolo di Marco Palombi sul FQ di oggi, intitolato: "L'austerità non si tocca. L'Italia s'inchina alla Ue" (pag.2), si può rendere conto che l'attuale linea governativa non è ancora armonizzata con le esigenze e le speranze provenienti dagli ambienti "bancari" che hanno dato luogo alla presa di posizione riportata all'inizio del post. 
L'articolo mette insieme questi punti significativi: 
"Sul tavolo, nell'ultimo mese, Matteo Renzi ha messo molte cose giuste - i 3 miliardi regalati alla Turchia per i migranti, il raddoppio del gasdotto North-Stream concesso alla Germania, le sanzioni alla Russia -, ma su nessuna è andato fino in fondo. Se non si ha la forza necessaria, però, a fare domande si finisce solo per irritare quelli che hanno il coltello dalla parte del manico".
 Si finisce cioè a rischio "boomerang", come ci insegna la Grecia: da leggere, in proposito, sull'International New York Times (pag.22), un pezzo di umorismo involontario del solito britannico super-europeista Hugo Dixon, già noto in questa sede, che ci offre una versione tutta sua, e confusamente manipolatrice dei fatti, di alcune recenti vicende che coinvolgono corte costituzionale e media pubblici in Polonia, nonché le (presunte) indebite pressioni di Tsipras sulle dimissioni indotte del chief executive della Banca del Pireo, principale istituto ellenico: tali "pressioni", invece, come emerge dai fatti (imprecisamente) narrati, risultano essere state adottate in piena armonia con i desiderata della Trojka (cioè della succursale greca dell'EFSF, ente erogatore dei prestiti da condizionalità imposte nel memorandum, che, attraverso appunto la Hellenic Financial Stability Fund, esercita la sovranità politico-fiscale di..Tsipras). Per Dixon, in piena confusione, "Poland and Greece challenge EU's spirit" (le due vicende, infatti, sono di segno decisamente opposto l'una all'altra, e la challenge di Tsipras si è trasformata nel suo contrario da un bel pezzo).


6. Ma qui il discorso si farebbe lungo e probabilmente lo svolgeremo in altra sede, spiegando la plateale arbitrarietà, nel merito giuridico, cioè sia relativamente alle clausole dei trattati che sul piano dei principi costituzionali comuni alle Nazioni civili, delle valutazioni di Timmermans sulla Polonia.
Per tornare all'articolo di Palombi, questo passaggio è importante: 
"La sua speranza (di Renzi, ndr.) è che gli Stati Uniti - coi quali si è schierato in Medioriente scavalcando Merkel e Hollande (sic!) - vincano la loro battaglia con Berlino: gli USA vogliono che l'Europa abbandoni l'austerità perché così sta portando il mondo in deflazione. Dopo i richiami a Berlino, sono passati alle maniere forti: lo scandalo Volkswagen o la class action a Deutsche Bank, accusata di usare software truccati per gli scambi di valute. Difficile, però, che le tensioni fra i due paesi servano a Renzi per evitare il redde rationem"


7. Precisiamo di quale redde rationem si tratti: in particolare l'attuale contrasto si appunta sulla insufficiente austerità dell'attuale legge di stabilità e sul conseguente forte inasprimento delle politiche di bilancio per il 2017.
Tale inasprimento, sia chiaro, specie se anticipato nel 2016 a seguito di forti obiezioni della Commissione ai saldi dell'attuale manovra, rischia di portare al collasso il sistema bancario italiano tramite il dilagare esponenziale di incagli e sofferenze.

ADDENDUM (da noto sito di "rassegna stampa").
 Anzi, di più. Dover fare retromarcia oggi, dopo aver provato una disastrosa sortita senza convinzione e, specialmente, senza una strategia concludente per l''interesse del Paese, preannuncia già ora, una pesante "rappresaglia" tedesca di infausta memoria, mirata alla distruzione del risparmio e dell'intera economia italiani:

LE SCHERMAGLIE CON JUNCKER ERANO L'ANTIPASTO: IL 29 GENNAIO RENZI SI PREPARA A BERE L'OLIO DI RICINO DA ''MAMMA MERKEL'' A BERLINO - O IL BULLO UBBIDISCE O ANGELONA TIRERÀ FUORI LE ARMI PESANTI: DEBITO PUBBLICO, BCE-WEIDMANN, FISCAL COMPACT. E SOPRATTUTTO LA CHIUSURA DELLE FRONTIERE, UNA BOMBA ATOMICA CONTRO ITALIA E GRECIA

TE LA DO IO LA FLESSIBILITÀ - LA GERMANIA VUOLE COMMISSARIARE IL DEBOLE JUNCKER E IMPORRE AI PAESI INDEBITATI, DALL'ITALIA IN GIÙ, L'EMISSIONE DI TITOLI DI STATO SUBORDINATI: SE ARRIVA UNA CRISI, PAGANO I CREDITORI E RISPARMIATORI. PROPRIO COME NEL CASO ETRURIA

Il redde rationem, una volta inscritto nella linea politica attuale seguito dall'Italia, conduce inevitabilmente ad un drastico "piegarsi" italiano a un disastroso inasprimento dell'austerità. E c'è un solo modo per l'Italia di levare il manico del coltello dalle mani berlinesi (e, in via esecutiva, pedissequa, brusselliane): quello illustrato da Sinn (!), sebbene per la Grecia, ma valido a fortiori per l'Italia: l'euro-exit, con gli effetti, preconizzati da Sinn come "benefici", visti in questo post (semifrattalico).


8. Lode a Palombi, ma occorre precisare perchè il concretizzarsi di un "aiuto" USA si prospetti, allo stato, piuttosto difficile per Renzi:
"Per scuotere veramente gli USA, inebriati dall'utilità tedesca nel ripristino in €uropa del lavoro-merce e nella distruzione dei diritti sociali, ci vuole qualcosa di molto sostanzioso sul piano della loro destabilizzazione finanziaria.

Vedremo: può essere di no, ma può essere che si abbia un processo accelerato.
In fondo, gli USA mantennero atteggiamento ambiguo fino alla fine del 1942 (senza mai cessare rapporti commerciali...)".
Il che, tra una presa di posizione costituzional-sovranista di (una parte degli) ambienti bancari, e prospettive non colte appieno (finora) di inevitabile suicidio legate alla permanenza nel complesso indissolubile dei meccanismi derivanti dall'adesione all'UEM, ci riporta all'ipotesi frattalica
Cioè, al profilarsi di un neo-25 luglio e del chi e come lo potrebbe gestire.  

ADDENDUM-2: e come potremmo stupirci che adesso, proprio ora, stia accadendo tutto questo?

Borsa: Europa in calo, Milano a -2,8%

A Piazza Affari sospensioni a raffica, bancari sotto pressione

 

 

24 commenti:

  1. Ciao Quarantotto, a me sembra che oggi sui mercati azionari ( con Usa chiusi) sia iniziata la campagna d'Italia, da parte dei predoni del Nord. Spero che a gestire il post 25 luglio, siano persone che abbiano interiorizzato a tutti i livelli, le dinamiche che da anni ci stai spiegando nel tuo Blog, una fievole Luce nel Buio pesto di questa amara epoca. Poi se a queste persone corrispondo anche certi nomi e cognomi sarebbe il massimo. Qualcuno aveva scritto: Il sonno della ragione genera mostri, si potrebbe anche dire che la troppa avidità genera mostri e disastri immani per l'umanità.
    Se non ho capito male le tue magistrali lezioni, la Costituzione, prima di essere un Documento Giuridico, è stata un documento programmatico/economico, ma a monte di questo è stata un fattore politico, un rapporto di forza dove ha visto forse per la prima volta il Lavoro affermarsi sul capitale. Secondo me dobbiamo ripartire da lì anche se al momento sembra impossibile, considerando che la sinistra da 30 anni è la quinta colonna del capitale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mauro, avessero tutti la tua capacità - e volontà- di comprendere...
      Beninteso, il 25 luglio stavolta potrebbe non verificarsi mai o lasciare incompleto il processo già avviatosi (insomma, è veramente un incubo)
      Un abbraccio

      Elimina
  2. Eccellente rappresentazione.
    Ebbene, come potrebbe manifestarsi un 25 luglio? A volersi basare sui precedenti storici, è all'interno del partito di governo che dovrebbe esserci una scossa. Ormai, le reazioni di Juncker hanno fatto chiaramente capire che l'€uropa non è un interlocutore con cui si può discutere e Renzi si trova nello stesso "cul de sac" già sperimentato da quello Tsipras così sdegnosamente ignorato a suo tempo. Credeva di essere diverso..... e invece no.
    Anche le "riforme" costituzionali rischiano di essere un'arma a doppio taglio. Il PD e Renzi le vedono come un'involuzione necessaria a consolidare il loro potere.....ma l'€uro-Troika anche. Ci vorrà molto a delegittimare Renzi e il PD a colpi di spread e di campagne mediatiche per mettere qualcuno di più accomodante al loro posto? No. E quindi ora che si fa?

    Per far capire alla sponda americana (l'unica che può salvarci, ad oggi), è necessario disporre di un esecutivo fatto di persone molto più credibili ed autorevoli dell'armata brancaleone di secchione e presuntuosetti oggi al potere. Dove trovarlo? E soprattutto, chi, all'interno del partito di governo, ha la statura (e forse il coraggio) che ebbero un Grandi o un Ciano nel '43? Bersani???

    Sì, potrebbe essere un 25 luglio incompleto. Anche perché gli stessi USA non hanno una posizione precisa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'unico elemento necessariamente imponderabile, per noi che ci siamo "dentro", come allora i cittadini comuni del '43, è il cedimento strutturale (apparentemente) improvviso del regime e non pienamente spiegabile con le sole informazioni comunque disponibili, ex ante, all'opinione pubblica (elemento decisivo che in fondo è presente anche nel precedente 25 luglio).

      Voglio dire: l'imponderabile del 1943 per noi non è tale ma solo vedendolo a posteriori; non era affatto chiaro per chi era tenuto nelle analoghe condizioni di informazione selettiva e manipolatoria (v. affermazioni di Fubini, che intende dare ancora per scontato, apoditticamente, che l'€xit per noi sarebbe un male peggiore di QUALSIASI permanenza!).

      Elimina
    2. A me pare che manchi la Stalingrado eurasiana.

      Il regime totalitario liberale ha creato molti più danni culturali di quello fascista e nazista.

      L'uomo nuovo liberale è il mostro in pantofole che abbiamo per vicino di casa. Che è poi quello che rappresenta l'Italia in Parlamento.

      L'uomo nuovo liberale - essendo sgrammaticato indipendentemente dal livello di responsabilità e potere affidatogli - non è più in grado di gestire la complessa civiltà organizzata dai Padri.

      Poiché tutte le relazioni sono mediate tecnologicamente, il tessuto sociale stesso viene virtualmente atomizzato: l'Uomo non è più un centro di rapporti sociali. È l'IPhone.

      I monopoli hanno creato una Grande Società in cui gli schiavi non possono tecnicamente sapere di esserlo: come aveva ragione Hayek!...

      Eseguiamo pedissequamente ciò che desidera chi controlla l'economia: se non ci sta bene si può far downshifting.

      C'è un fatto strutturale che rende questo frattale molto diverso: il sistema monetario internazionale.

      L'anti-democrazia liberale degli Stati Uniti - come sappiamo bene - è stata progettata per lasciare il potere in mano agli oligarchi.

      È dal '71 che ogni volta che compriamo un barile di petrolio finanziamo le guerre imperialiste USA: USA che si devono solo preoccupare di non avere una riedizione del patto Ribbentrop-Molotov.

      È ovvio quello che sta succedendo: l'impero USA deve essere il braccio armato che trasformi l'attuale assetto sociale in uno nuovo, da blindare in caste.

      Il signoraggio del dollaro non può più strutturalmente continuare: tutte le riforme liberali sono state fatte con la scusa di tenere in piedi la baracca finanziaria intascando valore reale e tirando pacchi nel resto del mondo. Sono rimasti solo i pacchi: quando non hai ancora capito chi è il pollo ad un tavolo da gioco, è evidente che il pollo sei tu.

      (Come gli imbecilli che hanno gestito gli istituti di credito italici)

      Considerando il problema della lira in Italia, dell'euro in Europa, mi chiedo quali potrebbero essere le conseguenze di una moneta unica mondiale.

      Alberto ha sdoganato l'idea che solo "la destra" (nel senso di un governo autoritario ma sovranista) ci potrà far uscire da questo processo di polarizzazione del potere: be', lo condivido.

      Lo condivido soprattutto perché è la stessa conclusione a cui sono giunti - a livello globale - gli analisti russi vent'anni fa dopo che si sono accorti di cosa è la "democrazia" che porterebbe il liberalismo atlantico (di cui UE e il suo doberman sono dirette espressioni).

      La Russia non si è mai potuta permettere un governo non autoritario per un semplice fatto: è una potenza di terra, con un confine sterminato per cui vive da secoli in stato di guerra permanente.

      Questo non è la situazione delle forze atlantiche, protette da "maniche" ed oceani.

      La conclusione è stata a quanto pare condivisa dal presidente russo, generalmente ritenuto filo-occidentale: tutte le forze anti-liberali devono coalizzarsi verso il nemico comune, assoluto.

      I russi hanno "astoricizzato" il conservatorismo nazionalista sovrastrutturato al nazifascismo e revisionato il marxismo a livello strutturale.

      L'ideologia che si va così a contrapporre alla mondializzazione unipolare, avrà i contenuti socialisti e statalisti del marxismo storico, misti all'etnocentrismo, al conservatorismo e al tradizionalismo. Il nazional-bolscevismo.

      (Esattamente il contrario dell'ordoliberismo: verbosa retorica socialista - economia sociale di mercato - come sovrastruttura dei trattati e struttura economica neoliberista, anti-statalista e anti-sociale)

      Un rivisitazione di coloro che storicamente sono stati definiti "rosso-bruni": chissà se il nostro modello costituzionale sopravviverà in tutto questo...

      (Purtroppo la Aarendt ha fatto dei danni nel suo celebre lavoro sui totalitarismi: allo stesso modo di Popper)

      Elimina
    3. Mi stai a diventa' estremista, intellettualmente parlando.
      Se si parla di "signoraggio del dollaro", poi, bisognerebbe spiegarne il meccanismo politico-economico in termini sintetici e esaurienti, per non ingenerare confusione nei meno "istruiti-che-sanno-di-sapere" (e non sai quanti ce ne stanno: ovunque, siamo circondati).

      Dal punto di vista spengleriano, sono d'accordo con te.
      Ma molte delle cose scritte dalla Arendt e da Popper, non sono intransigentemente ascrivibili a quello che sta accadendo: la furia iconoclasta non ci salverà.
      Nel senso che non è una soluzione di equilibrio.

      Ma è probabilmente vero che la reazione al paradigma dell'attuale follia passerà per un qualche integralismo dell'irrazionale misticheggiante.
      Non sarà una passeggiata, in ogni caso; anche perchè il consolidamento di una materia liquida e magmatica, prende forme imprevedibili, mai comunque dominabili in un quadro razionale.

      A me bastava il ripristino della Costituzione del '48: ma probabilmente per riaverne in vita qualche pezzo fondamentale, bisognerà passare per qualche decennio di violenti imbonitori, speriamo stavolta non psicopatici, innescati dalla, pur sempre maggiore, violenza irrefrenabile, e in accelerazione, dei libbberisti-odiatori dell'Umanità...

      Ma voglio lasciare una finestra di ottimismo.

      Può darsi che gli shock concatenati verso cui ESSI ci stanno trascinando, a un certo punto - dopo una fase selvaggia di reazione, a questo punto inevitabile e dovuta all'abreazione della troppa gratuita sofferenza -, lascino il passo a imbonitori della mitezza (un po' più razionali).
      Forse, persino nell'orizzonte delle nostre vite...

      Elimina
    4. condivido quanto detto da bazaar, al contrario di quanto ci racconta la narrazione mediatica occidentale putin non è un liberista anche se si è inserito in un contesto liberista che grazie ai vuoti legislativi russi a portato alla nascita di oligarchi filo americani che ha purgato ritengo abilmente.
      Quindi si la speranza risiede tutta nell'asse anti-liberale russo l'incognita risiede tutta nell'escalation bellica.

      Elimina
    5. Al di là del "totalitarismo liberale" e della figura "dell'uomo in ciabatte" con "l'IPhone in mano" come "uomo nuovo" (che è effettivamente farina del mio sacco), "l'estremismo misticheggiante" - come sai - non è mio ,ma suo... :-)

      Poi penso, dietro "l'irrazionale" ci sta "l'ideologico", e, sotto l'ideologico, ci sta il razionale con una serie di interessi materiali.

      Mi interessava semplicemente provare a dare un contorno tutt'altro che irrazionale ad una dichiarazione molto forte di Alberto: chi si è occupato di mondialismo unipolare a livello scientifico, e ha ritenuto che questo fosse dannoso o distruttivo ai suoi dante causa, ha delineato questo paradigma ideologico.

      Poi potrebbe essere che esistano solo macchiette senza arte né parte.

      (I vari Orban - come l'attuale Polonia - o Salvini o Le Pen pare abbiano tutti un filo conduttore)

      Costoro vedono la radice di tutti i mali nel pensiero unico liberale e nel signoraggio del dollaro; con quest'ultimo si intende l'esorbitante privilegio di avere il dollaro come strumento principale per il regolamento degli scambi internazionali.

      Questo comporta che con la semplice "emissione monetaria" gli USA possano importare beni e risorse dall'estero (stampando tre banconote da 10$ possono teoricamente portarsi a casa un barile di petrolio), e, d'altra parte, aumentando "illimitatamente" il proprio deficit verso il resto del mondo (a causa del rifiuto nel '71 degli USA di garantire la convertibilità del dollaro in oro), sono costretti ad inventarsene una più del diavolo per far rientrare i flussi finanziari con cui inondano il mondo: in pratica poiché si trovano a gestire capitali di cui non sanno cosa farsene perché gli investimenti produttivi sono già stati posti in essere, ci fanno delle cose esoteriche, come i subprime.

      In pratica anche se il capitale non può rendere, viene fatto credito lo stesso, magari con buona probabilità che il debitore non sia solvente: ma non è un problema! si impacchetta il tutto in un algoritmo che ne rappresenta il rischio, lo si stampa in un titolo e lo si vende.

      Quello che è stato appena venduto è un pacco: intanto ti fai la bella vita, quando scoppia il casino si vedrà. Ma sarai già in un bell'atollo a riposare.

      Poiché prima o poi il pacco si trasformerà in un pacco bomba, in circolazione c'è questa idea: «la creazione di una moneta unica globale. Potrebbe essere una nuova moneta, e qualora non fosse possibile, una valuta già dominante potrebbe prestarsi al gioco.

      D'altronde come diceva il mitico Paul Volcker: «un’economia globale ha bisogno di una moneta globale».

      Non sono così sicuro di aver rimediato... ma ci ho provato :-)

      Elimina
    6. La tua spiegazione mi piace (ma non ne dubitavo).
      Ovviamente, vale sul presupposto che ci sia libera circolazione dei capitali e rimozione dei vincoli agli IDE adottata, rectius: imposta, simultaneamente in gran parte del pianeta.

      Non a caso euro-costruzione, banche indipendenti e liberalizzazione finanziaria nascono, in progressiva escalation, in un numero limitato di anni, tra fine '70 e circa fine '80: accompagnate da evoluzioni istituzionali di FMI e WTO.
      Il che significa: finanziarizzazione "und" diktat della deflazione (chiamala stabilità dei prezzi, se vuoi).

      Al netto di questa rocambolesca finanziarizzazione globale - ma,ad effetti, ovviamente, equivalenti a una colonizzazione, più o meno strisciante- infatti, gli USA, di investimenti nell'economia reale, pur non mancandone certo l'esigenza per un riequilibrio infrastrutturale, industriale (e occupazionale), continuano a farne ridicolmente pochi (effetto naturale della fine dello Stato interventista: naturalmente al di fuori dell'apparato militare che, strategicamente e implicitamente, tiene in piedi tutto il baraccone).
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/12/luem-il-petrolio-e-la-locomotiva-usa.html

      Per il resto non so bene a quale analisi di Alberto tu ti riferisca...

      Però rilevo (con ampio beneficio d'inventario):
      "Il Partito Eurasia (poi Movimento Eurasiatista) è stato ufficialmente riconosciuto dal Ministero della giustizia russo il 31 maggio 2001[7]. Il partito dichiara di avere il supporto di alcuni circoli militari e di alcuni alti esponenti della chiesa ortodossa russa e delle comunità musulmane, buddhiste ed ebraiche. Dugin ritiene che il partito possa giocare un ruolo chiave nella risoluzione del problema ceceno, con l'obiettivo di realizzare un'alleanza strategica tra l'Europa e gli stati mediorientali, in particolare l'Iran. Le idee di Dugin su una possibile "alleanza turco-slava in una sfera euroasiatica" hanno recentemente raggiunto una certa popolarità in alcuni circoli nazionalisti della Turchia, tra i quali la rete Egernok, protagonista di un clamoroso processo con l'accusa di cospirazione. Dugin propone inoltre un'alleanza russo-araba
      Dugin ha criticato l'influenza "euro-atlantica" nelle elezioni presidenziali in Ucraina del 2004, considerata una strategia per creare un "cordone sanitario" attorno alla Russia, simile al tentativo britannico dopo la Prima guerra mondiale. Ha criticato anche Putin per la "perdita" dell'Ucraina e ha accusato il suo euroasiatismo di essere "vuoto". Nel 2005 ha annunciato la creazione di un "movimento giovanile anti-arancione" per contrastare simili tendenze in Russia."

      Elimina
    7. In pratica, una volta persa la parità con l'oro e mancata la volontà politica di ristabilirla, la globalizzazione finanziaria è diventata l'unica strada percorribile per far star in piedi il sistema e i privilegi che garantiva.

      I due shock petroliferi possono essere messi in relazione benissimo con una reazione concertata o meno dei paesi dell'OPEC al Nixon shock.

      In pratica l'unico modo di garantire l'asimmetria del sistema monetario internazionale è stato creare un gigantesco schema Ponzi.

      Insomma, democrazia e keynesismo non ti piacciano, i tuoi privilegi di finanziere non li vuoi perdere, ma sei consapevole che il liberismo non funziona: devi andare "fino in fondo" e rivoluzionare l'ordine sociale in modo che i privilegi conquistati vengano blindati.

      Quindi non ci può essere nessun vero Glass Steagall Act o qualsiasi tipo di repressione finanziaria senza una nuova Bretton Woods.

      Alberto fa notare che (in riferimento a quella parte di mondializzazione che si chiama UE) l'opposizione politica (intermedia) a questo processo emerge da una riflessione per cui: «apparirebbe evidente che governi democratici non sono strutturalmente in grado di opporsi alla deriva totalitaria di Bruxelles. Qui l'esempio eclatante è il presidente di uno dei due rami del nostro parlamento, che continuamente anela su Twitter a venir spossessata della sua sovranità. Fatti suoi, se non fosse che esistono seri dubbi che una carica istituzionale possa esprimersi nel senso di elogiare un progetto eversivo dell'ordine costituito (e qui ovviamente l'UE non interviene).

      Quindi, in sintesi, abbiamo due paradossi pericolosissimi: le politiche di destra favoriscono la destra, ma solo la destra può liberarci dalle politiche di destra.»


      Elimina
    8. Ecco invece un bell'articolo di Alain de Benoist su Jean-Claude Michéa dove Patria/Nazione, Tradizione e principi lavorostici e di solidarietà sociale si sposano in termini più consueti al nostro dibattito.

      Al di là del taglio filologico squisitamente storico-filosofico, le considerazioni sono in linea con i problemi radice della percezione, cognizione e organizzazione del pensiero politico della contemporaneità che abbiamo affrontato in questi spazi.

      Sicuramente in linea anche con la prassi ideologica putiniana, piuttosto che con i viaggi messianici di Dugin.

      Le fondamenta del socialismo: «[era necessario fornire] alla classe operaia e alle altre categorie popolari un linguaggio politico che permettesse loro di vivere la loro condizione con una certa fierezza e di dare un senso al mondo che avevano sotto gli occhi»

      Peccato che l'autore non è riuscito a discriminare con chiarezza il concetto di modernismo reazionario (liberale o autoritario) dal progressismo sociale.

      Però: «Il liberalismo culturale [dei partiti del lavoratori, ndr] annunciava già il capovolgimento nel liberalismo economico».

      Infatti: «È, infatti, completamente illusorio credere che si possa essere durevolmente liberali sul piano politico o «societale» senza finire col diventarlo anche sul piano economico (come crede la maggioranza delle persone di sinistra) o che si possa essere durevolmente liberali sul piano economico senza finire col diventarlo anche sul piano politico o «societale» (come crede la maggioranza delle persone di destra). In altri termini, c’è un’unità profonda del liberalismo. Il liberalismo forma un tutto.»

      Il totalitarismo liberale.

      Arrivando: «Alla stupidità delle persone di sinistra che ritengono possibile combattere il capitalismo in nome del «progresso», corrisponde l’imbecillità delle persone di destra che ritengono possibile difendere al contempo i «valori tradizionali» e un’economia di mercato che non smette di distruggerli»

      Elimina
    9. Una "sinistra" «i cui dogmi sono l’antirazzismo, l’odio dei limiti, il disprezzo del popolo e l’elogio obbligatorio dello sradicamento [e] l’obiettivo non è più lottare contro il capitalismo, ma combattere tutte le forme di preoccupazione identitaria.
      [I]l “migrante” [è] progressivamente divenuto la figura redentrice centrale di tutte le costruzioni ideologiche della nuova sinistra liberale, sostituendo l’arcaico proletario, sempre sospetto di non essere abbastanza indifferente alla sua comunità originaria.
      [...]
      Il popolo non si riconosce più in una sinistra che ha sostituito l’anticapitalismo con un simulacro di «antifascismo», il socialismo con l’individualismo radical chic e l’internazionalismo con il cosmopolitismo o l’«immigrazionismo», prova solo disprezzo per i valori autenticamente popolari, cade nel ridicolo celebrando al contempo il «meticciato» e la «diversità» , si sfinisce in pratiche «civiche» e in lotte «contro tutte le discriminazioni» (con la notevole eccezione, beninteso, delle discriminazioni di classe) a solo vantaggio delle banche, del Lumpenproletariat e di tutta una serie di marginali.
      [...]
      Minando alla base ogni possibilità di legittimare un qualunque giudizio morale (e, di conseguenza, rifiutando simultaneamente di comprendere l’uso popolare delle nozioni di merito e responsabilità individuale), la sinistra progressista si condanna inesorabilmente a consegnare ai suoi nemici di destra interi pezzi di quelle classi popolari che, a modo loro, non domandano altro che di vivere onestamente in una società decente […] In realtà, è proprio la stessa sinistra ad aver scelto, verso la fine degli anni settanta, di abbandonare al loro destino le categorie sociali più modeste e sfruttate, volendo ormai essere “realista” e “moderna”, ossia rinunciando in anticipo a ogni critica radicale del movimento storico che, da oltre trent’anni, seppellisce l’umanità sotto un “immenso accumulo di merci” (Marx) e trasforma la natura in deserto di cemento e acciaio.
      [...]
      il progetto socialista [così come espresso nella Costituzione, ndr](o, se si preferisce l’altro termine utilizzato da Orwell, quello di una società decente) appare proprio come una continuazione della morale con altri mezzi.
      [...]
      [Il problema è] la patetica incapacità di assumere [la] dimensione conservatrice della critica anticapitalistica a spiegare, in larga parte, il profondo smarrimento ideologico»




      (Peccato per LaTouche che, come un batterio pop, si infila dappertutto)

      Elimina
    10. Adesso basta! :-)
      Faresti meglio ad assemblare i commenti fatti in questo post in un bel post unitario e smetterla con queste provocazioni da flamer!
      Mica te la puoi cavare sempre così (e stavolta senza Arturo...che starà sicuramente scrivendo qualcos'altro). :-)

      PS: per il resto, ti rinvio al prossimo post, così la smetti di fare lo spiritoso...

      Elimina
    11. Perdonami Quarantotto, ma non c'è proprio nulla di provocatorio in questi commenti: io queste considerazioni le condivido in gran parte e le trovo profonde.

      E prima di me lo ha fatto Preve.

      Non lo so, forse è venuto male il collage: ma - probabilmente in modo goffo - ho provato riportare un dibattito che esiste.

      Come ho già provato a chiarire, l'ironia non è "mia", è al limite della "sorte".

      Però, capisco, chiudo qua con questi che vorrebbero essere spunti di riflessione rispetto ad un dibattito che nasce dal tentativo di ricostituire un fronte comune al di là "della destra e della sinistra" politica.

      Elimina
    12. Il collage è ottimo.
      Mi riferivo al riaccendersi del mio interesse, stimolato dai tuoi spunti, e quindi alla gradita fatica mentale che impongono i tuoi commenti.

      L'invito dunque era proprio, sia pur con ironia (cioè significazione del contrario delle parole espresse) a non disperderli, come purtroppo capita (e poi quando li ritrovi, tra qualche mese?), nei meandri dei commenti a un post, ma a riorganizzarli per trasmetterli in modo organico e stabile.
      E anche per darmi il modo di integrarli, in tal modo, con le osservazioni che ne scaturiscono...
      Insomma, era gratitudine espressa con (auto)ironia...Ma in questi giorni sono molto stanco, per tanti motivi, e concedimi di non essere riuscito a trasmetterlo come contenuto implicito (infatti. :-))

      Elimina
  3. Su queste questioni, ho postato sul mio blog il 27 dicembre un articolo di cui qui di seguito riporto il link, sperando di fare cosa utile e gradita:

    http://ideologiaverde.blogspot.it/2015/12/lo-scontro-tra-renzi-e-la-merkel.html

    RispondiElimina
  4. La durezza e l'arroganza delle parole di Juncker contro Renzi dimostrano che ESSI sono pronti, se necessario, a sostituire il furbo toscano con un nuovo Monti. E gli editoriali di questi giorni sono tutti impostati a criticare, più o meno esplicitamente, le rivendicazioni del capo del Governo, mentre perfino fra i renziani più ortodossi si nota una certa prudenza nel difendere il capo...D'altronde, nel PD il mito dell'Europa e dei mercati è più forte di ogni altra considerazione, forse anche della propria possibilità di sopravvivenza politica. Quanto al 25 luglio, non si vede proprio chi possa assumere le vesti di Grandi o di Ciano, men che meno se si guarda alla c.d. sinistra bersaniana. Pochi giorni fa, in una intervista, proprio Bersani proponeva per favorire la ripresa economica del Paese "una nuova lenzuolata di liberalizzazioni"..., confermando, se ce ne fosse bisogno, di vivere ormai in un mondo tutto suo, dove l'eco della realtà arriva piuttosto smorzato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti ne abbiamo già discusso, negli anni scorsi.
      ESSI punteranno su Boeri (il favorito d'obbligo) o analoghi T-1000 (che faranno impallidire il ricordo di Monti).
      Ma non è detto che non arrivi prima l'ondata di shock concatenati di cui ho parlato in precedenti post, recenti per l'Italia, e questa estate per l'orbe globalizzato.

      In tal caso, i T-1000 rischieranno di fare la parte di Pavolini, mentre il loro mondo si dissolve a velocità (da loro) insospettata.

      Elimina
  5. Come detto da 48, non facendo noi parte del sistema, ci è difficile capire se esso stia per implodere o se con qualche accorgimento possa essere aggiustato e perpetuato oppure ancora se gli avvenimenti stiano a tutti gli effetti prendendo la piega da esso pianificata.
    Il fatto di avere il 1943 tra i ricordi storici rischia di esporci a una immotivata fiducia nel futuro.
    Non è affatto detto che, mutatis mutandis, ci sarà un nuovo 43, perché 1) la guerra la stiamo perdendo; 2) non è detto che vi saranno superstiti … ESSI non fanno prigionieri, non ne hanno bisogno, anzi hanno già iniziato la procedura di sostituzione; 3) questa guerra assomiglia molto più a una guerra civile che a una classica guerra in cui il nemico è esterno ed evidente. Certo, adesso il nemico lo abbiamo individuato nella Germania, ma ricordiamoci che l'Italia quei Trattati li ha voluti, firmati, resi esecutivi. Ha dato uomini alle istituzioni europee, gambe alle politiche comunitarie ordoliberiste, più realista del re in moltissime occasioni. Fino a pochissimi anni fa eravamo il popolo più europeista, ricordiamocele queste cosucce, altrimenti rischiamo che anche DOPO qualunque cosa sarà successa, a gestire il post e il post-post saranno i soliti venduti, come sempre ben incistati nei gangli del potere a prescindere da qualsiasi apparente cambio di regime.

    RispondiElimina
  6. Per Quarantotto:
    1) trovo inopportuno l'abbinamento tra le mie posizioni e quelle di Sforza Fogliani.
    Ho ben poco da condividere con Sforza Fogliani.

    Nè le mie posizioni sono assimibilabili a quelle di coloro che solo in questi momenti scoprono ...l'acqua calda.

    2) Non avevo accanto altri "banchieri" quando nel 2012 invitai Alberto Bagnai all'Università di Parma. Nè quando nel 2013 contro il "dispotismo" tedesco riprendevo Alberto Savinio:

    http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2013/06/25/litalia-immobile-nelleuropa-a-due-velocita-/17243/


    3) Nè avevo accanto "banchieri" e neanche il mainstream bocconiano quando riprendevo le analisi di Augusto Graziani nel 2013. Ad esempio

    http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2013/06/25/litalia-immobile-nelleuropa-a-due-velocita-/17243/

    E non mi sono certo fatto amici su Linkiesta.it quando scrivevo questo:

    http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2013/06/25/litalia-immobile-nelleuropa-a-due-velocita-/17243/


    4) Ho scoperto e studiato i testi di Augusto Graziani sul finire degli anni 90: ecco un grande economista che andrebbe fortemente rivalutato.

    5) Non condivido la Sua lettura della parte finale del mio articolo. Non credo certo nella "concessione" nè nella misericordia dei forti...
    Ho creduto però in un grande "Trahison des Clercs" e ne parlavo nel 2012.

    6)Ho avuto una grande fortuna: a Parma, nel Dipartimento di Economia ho trovato una libertà di pensiero che altrove è inimmaginabile. E le mie posizioni e quelle di docenti amici come Tagliavini, Pavarani ecc. sono maturate anni fa.
    Trovo inopportuno essere equiparato a coloro che nelle ultime settimane stanno vivendo tardive conversioni sulla via di Damasco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Prendiamo atto che la sua posizione è, e a quanto precisa, è stata, un unicum che non la accomuna ad "altri banchieri".
      Questo, - come indicatore di consapevolezza diffusa e di capacità di denuncia del meccanismo distruttivo in cui è inserita l'Italia-, è ancora più deprimente, proprio per la rivendicata "singolarità" della sua posizione.

      Graziani è un apprezzato ed importante economista che, in questo blog, è stato più volte citato. ES, ex multis:
      http://orizzonte48.blogspot.com/2015/03/uropa-fabbriche-cacciavite-italia.html?showComment=1426011196141#c2976956628048467250
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/10/la-democrazia-sovrana-la-condizionalita.html

      Quanto alla discrasia tra i due periodi della parte finale del suo articolo, rimango sulle posizioni ampiamente argomentate nel post: lei crede, forse, da quanto pare desumersi dalla sua autodifesa, che ci sia stata un'€uropa "buona", nel senso di cooperativa e portata a una (forse) progressiva solidarietà (della Germania e dei paesi core, la Francia in testa, verso i paesi "deboli")?
      E crede che questo spirito sia stato "tradito"?
      E come concilia questo con la oggettiva natura liberoscamvista del trattato (specialmente ai sensi dell'art.11 Cost.)?

      Questa (non insolata) posizione, direi nostalgica di un animus e di una "causa" (in senso negoziale) che non sono mai esisititi, rischia oggettivamente di essere, oggi più che mai, la difesa più efficace del disegno restauratore della società dell'economia neo-classica perseguito dai trattati europei (cosa su cui Graziani non sarebbe stato certo d'accordo) e, quel che più conta, ab initio contrari ai principi fondamentali e non revisionabili della nostra Costituzione (lavoristica).

      E lo dico senza formulare un'accusa, ma come un invito ad una intergrale e approfondita riflessione.

      Comunque, le fonti normative concretamente trasposte nei trattati, la storia della loro genesi, le teorie economiche e le personalità che le hanno univocamente influenzate e prestabilite, smentiscono questa opinione.
      Sul piano scientifico, cioè sia ermeneutico-giuridico che storiografico che teorico-economico.

      Per un dialogo, la inviterei a leggersi (per quanto possa esservi motivato), il blog e/o i due libri che ho scritto in argomento: ma non sono sicuro che un possibile dialogo (visto come già poteva essere inteso il complesso del post nei suoi contenuti), sia nelle sue intenzioni.
      Se mi dovessi sbagliare su quest'ultimo punto ne sarei ben contento.

      Elimina
  7. Buonasera! Insomma, la verifica bce sulle 6 banche italiane temo che miri a creare nell'ordine: panico, fuga di capitali dall'Italia, necessita' di liquidita' ela, naturalmente in cambio della troika. L'inserimento dell'unicredit tra gli istituti che saranno oggetto di ispezione, mira a rendere il colpo che si vuole infliggere, non ammortizzabile, neanche eventualmente dalla cassa depositi e prestiti. Ok. Ma non si era detto che come italia eravamo troppo grandi ? Il successivo probabile effetto contagio, per la Francia ecc., mi pare evidente....e' ancora da vedere, questa volta, l'atteggiamento Usa...queste mosse non mi pare che giochino a favore del ttip, stabilita' dell'euro..inoltre: con l'eventuale defenestramento di Renzi sarebbe definitivamente chiaro a tutti, forse persino alla sterminata massa dei piddioti(con i loro privilegi, pensioni, diritti acquisiti) , come stanno le cose: la fine della Grecia. Questa volta puo' essere diverso!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se pensi di usare questa logica, basata sulla ragionevolezza e il senso comune di un essere umano non sociopatico, non riuscirai mai a prevederne le mosse...

      Elimina
    2. Da "hodie mihi, cras tibi" a "hodie mihi, cras mihi". È la rivoluzione teologica liberista. La nuova Trinità composta da Mercato, Speculazione e Moneta guida le loro mosse: non possono fallire.

      Intanto in Francia si passa da un "état d'urgence" al successivo. Hollande ha proclamato un "état d'urgence économique et social" e ha esposto il piano del governo per combattere la disoccupazione eccessiva. Come, dite? Con misure dal lato dell'offerta. Il bello è che per la Confindustria francese non è ancora abbastanza (come da noi praticamente). Siamo in zona "Proletarier aller Länder, vereinigt euch!". O no?

      Elimina