1. I "controllori" di Bruxelles, diretti dal potere (super)nazionale tedesco, - la cui egemonia politico-istituzionale era un effetto scontato ab initio nei trattati di un'Unione liberoscambista, e quindi ad inevitabile evoluzione colonialistica-imperialista, accentrata sul soggetto economicamente più forte-, sarebbero troppo ottusi, scissi in modo delirante dalla realtà, ridicolmente incapaci, se pensassero veramente che il bail-in possa servire a garantire la stabilità del sistema bancario, finanziario e monetario €uropeo.
Evidentemente l'obiettivo è un altro.
2. E questo obiettivo, è stato complessivamente già individuato:
"Basta saper attendere, lavorando sempre contro lo Stato nazionale, così brutto e corrotto e invasivo:
- il
fine dichiarato dell'unione bancaria è quello di spezzare
(definitivamente) il legame fra sistema bancario nazionale e
sovrano nel vicendevole scambio “finanziamento del debito pubblico vs.
copertura dal rischio di fallimento”;
- infatti, il numero degli intermediari bancari, seguendo
la destrutturazione/ristrutturazione dei sistemi produttivi nelle macro
regioni europee, si ridurrà di molto, come prevede il vice presidente
della BCE.
Estremizzando (è questa l'ipotesi forte del ragionamento)
i maggiori potrebbero ridursi a 5-7 (in pratica saranno favoriti nella
transizione quelli “sostenuti” da stati forti, il bail-out non è vietato
(ma deve essere sempre nel rispetto del pareggio di bilancio, cioè,
in pratica consentito solo a chi abbia un costante e consistente attivo
delle partite correnti della bilancia dei pagamenti, riversatasi una
posizione netta sull’estero di segno positivo);
-
i
pochi “player” rimasti (in oligopolio) potranno decidere di finanziare
privati o entità pubbliche o intermediari minori (o di nicchia)
assumendo i relativi rischi di credito e di essere “percepiti” più o
meno affidabili nell'emissione di moneta-credito (potrebbero anche stabilirsi dei "cambi" fra monete in base al rischio percepito dagli utilizzatori).
- La situazione sarebbe del tutto simile a quella immaginata da F. von Hayek.
La banca
centrale che non fa da tesoriere a un sovrano perde anche la sua
essenza di governo della politica monetaria e resta solo una entità
amministrativa (più o meno estesa) dello stato minimo hayekkiano."
3. Il problema, poi, riguarda ORA principalmente l'Italia e può essere riassunto nella icastica formula: "tacchino da spennare" (copyright Cesare Pozzi).
In pratica, gli italiani sono nel loro complesso fortemente patrimonializzati, rispetto
allo standard considerato ammissibile dal paradigma 0rdoliberista (almeno per un paese "inferiore", in quanto "porco", che non fa mai abbastanza le "riforme").
Sempre rammentanto che il sistema €-ordoliberista delle "riforme" è uno strumento strategico per instaurare il modello socio-economico che piace a Wall Street, per i motivi molto ben indicati da Bazaar in due commenti in successione.
Tanto più che, come evidenziava De Grauwe, tale ricchezza è anche meglio distribuita che negli altri grandi Stati dell'eurozona, cioè appartiene a tanti, invece che a pochi (brutti italiani, cattivi, che se la godono senza meritarselo!).
Un difetto non da poco agli occhi degli ordoliberisti tedeschi e loro organi €-satellitari e che, come al tempo delle guerre delle cannoniere, un egemone colonialista, non può tollerare (e, infatti, la Cina, paese più ricco del mondo, sul finire degli anni '30 dell'800, se ne accorse a sue spese):
Figura 1. Distribuzione della MEDIANA della ricchezza netta delle famiglie (1000 €)
Sempre rammentanto che il sistema €-ordoliberista delle "riforme" è uno strumento strategico per instaurare il modello socio-economico che piace a Wall Street, per i motivi molto ben indicati da Bazaar in due commenti in successione.
Tanto più che, come evidenziava De Grauwe, tale ricchezza è anche meglio distribuita che negli altri grandi Stati dell'eurozona, cioè appartiene a tanti, invece che a pochi (brutti italiani, cattivi, che se la godono senza meritarselo!).
Un difetto non da poco agli occhi degli ordoliberisti tedeschi e loro organi €-satellitari e che, come al tempo delle guerre delle cannoniere, un egemone colonialista, non può tollerare (e, infatti, la Cina, paese più ricco del mondo, sul finire degli anni '30 dell'800, se ne accorse a sue spese):
Figura 1. Distribuzione della MEDIANA della ricchezza netta delle famiglie (1000 €)
Figura 2. Distribuzione della MEDIA della
ricchezza netta delle famiglie (1000 €)
Infine:
Figura 3. Distribuzione
del rapporto Media / Mediana
Questo
squilibrio nella distribuzione della ricchezza si rende ancora più
manifesto, confrontando, in Figura 4, la ricchezza detenuta dai
contribuenti della
fascia più alta (il primo 20% a partire dall’alto) con quella detenuta
dai contribuenti di
fascia più bassa (il primo 20% a partire dal basso). Ne
risulta che, in Germania, le famiglie appartenenti al 20% superiore
sono 149 volte più ricche rispetto a quelle appartenenti al 20%
inferiore. Alla luce di questo criterio se ne conclude
che in Germania esiste il maggiore squilibrio nella distribuzione
della ricchezza di tutti i paesi dell’Eurozona.
Figura 4. Distribuzione
del rapporto Top Ricchezza 20% / 20% inferiore ricchezza
4. Dunque, occorre, con ogni mezzo, porre gli italiani nella condizione di DOVERSI indebitare (preferibilmente verso creditori esteri) e di essere "vincolati" a "realizzare" la loro garanzia patrimoniale, così ghiotta, escogitando una serie di meccanismi collegati per renderli insolventi (cioè incapaci di ripagare il debito con i loro redditi).
Lo schema funziona così: fingendo strumentalmente di voler individuare nel debito pubblico la causa della crisi economica (specifica dell'area euro), si era arrivati, in realtà, a una prima spennatura: in nome degli spread, propinando che il debito pubblico italiano, nel 2011, fosse insostenibile, quando ciò non era vero, come ben sapevano gli stessi ideatori di questo primo attacco.
L'effetto-Monti (che trova però ampi antecedenti nelle manovre a raffica di Tremonti e un seguito nella coerenza dei governi sucessivi, fino ad oggi), ha, ad una prima "lettura", portato alla distruzione della domanda interna per correggere gli squilibri dei conti con l'estero, mentre si è comunque finanziato allegramente il meccanismo dei fondi europei (ESFS e ESM), a effetto cumulativo di indebitamento pubblico italiano pro-domo dei sistemi bancari di Germania e Francia.
Il tutto mediante l'incremento del prelievo fiscale e l'ulteriore riduzione della spesa pubblica, già in atto in termini reali in precedenza e agevolmente riscontrabile sui livelli pro-capite della stessa spesa: cioè sull'effettivo livello dei servizi apprestati ai cittadini italiani, che costituiscono, secondo la nostra Costituzione, un reddito indiretto o differito.
(Fonte Ameco)
5. L'effetto sostanziale e "ultimo" di questa artefatta manovra basata sul "fate presto" e sulla fantasticazione della insostenibilità del nostro debito pubblico, (che, infatti, a seguito di queste politiche, è aumentato rispetto al PIL e diviene poi realmente a pericolo insostenibilità, essenzialmente per la mancata crescita del numeratoro PIL, cioè dei redditi degli italiani), è stato dunque l'impoverimento e il conseguente dilagare delle insolvenze dei privati cittadini (per mutui sulla casa e per crediti vari al consumo) e delle imprese (che non solo fronteggiano una crescente pressione fiscale, indotta da queste politiche, ma non hanno più chi, sul mercato interno, compra ciò che producono).
Perfetto per ESSI: si accumulano proprio i debiti che devono costringere i cittadini italiani a intaccare il loro patrimonio per far fronte a questi stessi debiti.
6. L'Unione bancaria ha un grande pregio agli occhi di ESSI (che perseguono gli obiettivi dell'oligarchia mondialista di Wall street e passano per la Commissione UE, via imposizione del paradigma pro-Germania): è estremamente efficiente nello spalmare l'effetto dell'insolvenza su tutti i patrimoni mobiliari, allargando a dismisura la "responsabilità patrimoniale" di sistema a soggetti che, pure, possono NON aver affatto contratto debiti: cioè TUTTI gli azionisti, TUTTI gli obbligazionisti e, soprattutto, TUTTI i correntisti.
Ma siccome dal bail-in deriva anche l'obbligo della banca assoggettata di imporre il "rientro" di tutti i crediti comunque erogati, il meccanismo incide pure sui mutui ipotecari e, comunque, su tutto il mercato immobiliare che va in ulteriormente accelerata sovraofferta di (s)vendite.
7. Sia chiaro: a fronte della crisi sistemica che si vuole ora estero-indurre, mediante il diktat €uropeo, il meccanismo del bail-in prevede anche un eventuale intervento pubblico di "ultima istanza":
"L’attivazione dell’intervento pubblico, come ad esempio la nazionalizzazione temporanea, richiede comunque che i costi della crisi siano ripartiti con gli azionisti e i creditori - inclusi i correntisti- attraverso l’applicazione di un bail-in almeno pari all’8% del totale del passivo".
Attenzione, però.
Anzitutto, tale intervento pubblico, è una mera "possibilità" eventuale, che deve essere autorizzata dall'UE a condizioni molto restrittive e quasi impossibili da realizzare per uno Stato che, come l'Italia, abbia un alto debito pubblico e sia soggetto al fiscal compact.
Guai a fare "aiuti di Stato", nonostante che tale restrittiva facoltatività, di fronte a un crollo sistemico bancario, sia obiettivamente contraria allo stesso art.107, par.3, lettera b) del TFUE, tralasciando il solito dettagliuccio che ciò sia frontalmente contrario anche all'art.47 Cost:
"Nella serata di giovedì 19 dicembre il premier italiano Enrico Letta ha dato su Twitter l'annuncio del via libera di Bruxelles all'Unione bancaria, da parte del Consiglio Ue.
«Finita ora sessione Consiglio europeo. Approvata Banking Union. Per tutelare risparmiatori e evitare nuove crisi. Buon passo verso Ue più unita», ha twittato Letta.
«È evidente che è un compromesso» e noi speriamo che l'Europarlamento faccia qualche «passo avanti in più», ma ad ogni modo è un passo avanti che «ci fa vedere il bicchiere mezzo pieno», ha commentato in seguito il presedente del Consiglio.
VAN ROMPUY: «PASSO AVANTI». «L'Unione bancaria è il più grande passo in avanti dalla creazione dell'euro» e «siamo soddisfatti che, con l'accordo sul meccanismo unico di risoluzione, il suo cammino vada come stabilito», ha dichiarato il presidente Ue Herman Van Rompuy al termine del vertice..."
9. Ma, anche superando questi (insuperabili) aspetti critici di legalità, in ogni caso, l'8% del passivo effettivamente accertato a seguito dell'attivazione del "meccanismo di risoluzione", non è l'8% di quanto detenuto sui conti correnti. Tale 8%, infatti, potrebbe probabilissimamente risultare, di fronte a insolvenze bancarie a catena, di dimensioni enormi: tanto che ben può, per quanto riguarda i correntisti, arrivare a intaccare pure la risibile garanzia dei 100.000 euro.
Questa garanzia sarebbe, a sua volta, fornita da un fondo volontario tra le banche che, però, potrebbero agevolmente non essere in grado di coprire: sia a causa dell'ammontare potenzialmente crescente del contributo previsto, sia perché la natura sistemica della crisi potrebbe rendergli impossibile proprio la mera erogazione di qualunque contributo, coinvolgendole nella insolvenza come soggetti passivi.
Anzitutto, tale intervento pubblico, è una mera "possibilità" eventuale, che deve essere autorizzata dall'UE a condizioni molto restrittive e quasi impossibili da realizzare per uno Stato che, come l'Italia, abbia un alto debito pubblico e sia soggetto al fiscal compact.
Guai a fare "aiuti di Stato", nonostante che tale restrittiva facoltatività, di fronte a un crollo sistemico bancario, sia obiettivamente contraria allo stesso art.107, par.3, lettera b) del TFUE, tralasciando il solito dettagliuccio che ciò sia frontalmente contrario anche all'art.47 Cost:
3. Possono considerarsi compatibili con il mercato interno:8. Ma di fronte al sogno della pace e della cooperazione che sarebbe "esaltato" nell'Unione bancaria, il rispetto della legalità, rispetto allo stesso diritto europeo "fondamentale" nonchè a quello costituzionale (in sue norme fondamentali non soggette a revisione!), viene travolto con la massima disinvoltura: e senza sollevare obiezioni!(come, appunto, avvenne di fronte alle cannoniere, nella "guerra dell'oppio" contro la Cina...):
...
...
b) gli aiuti destinati a promuovere la realizzazione di un importante progetto di comune interesse europeo oppure a porre rimedio a un grave turbamento dell'economia di uno Stato membro...
"Nella serata di giovedì 19 dicembre il premier italiano Enrico Letta ha dato su Twitter l'annuncio del via libera di Bruxelles all'Unione bancaria, da parte del Consiglio Ue.
«Finita ora sessione Consiglio europeo. Approvata Banking Union. Per tutelare risparmiatori e evitare nuove crisi. Buon passo verso Ue più unita», ha twittato Letta.
«È evidente che è un compromesso» e noi speriamo che l'Europarlamento faccia qualche «passo avanti in più», ma ad ogni modo è un passo avanti che «ci fa vedere il bicchiere mezzo pieno», ha commentato in seguito il presedente del Consiglio.
VAN ROMPUY: «PASSO AVANTI». «L'Unione bancaria è il più grande passo in avanti dalla creazione dell'euro» e «siamo soddisfatti che, con l'accordo sul meccanismo unico di risoluzione, il suo cammino vada come stabilito», ha dichiarato il presidente Ue Herman Van Rompuy al termine del vertice..."
9. Ma, anche superando questi (insuperabili) aspetti critici di legalità, in ogni caso, l'8% del passivo effettivamente accertato a seguito dell'attivazione del "meccanismo di risoluzione", non è l'8% di quanto detenuto sui conti correnti. Tale 8%, infatti, potrebbe probabilissimamente risultare, di fronte a insolvenze bancarie a catena, di dimensioni enormi: tanto che ben può, per quanto riguarda i correntisti, arrivare a intaccare pure la risibile garanzia dei 100.000 euro.
Questa garanzia sarebbe, a sua volta, fornita da un fondo volontario tra le banche che, però, potrebbero agevolmente non essere in grado di coprire: sia a causa dell'ammontare potenzialmente crescente del contributo previsto, sia perché la natura sistemica della crisi potrebbe rendergli impossibile proprio la mera erogazione di qualunque contributo, coinvolgendole nella insolvenza come soggetti passivi.
Infatti: "Il Fondo interbancario di tutela dei depositi ha deliberato interventi "imponenti, pari a circa 2 miliardi di euro" per il salvataggio di Banca Marche, CariFerrara, Banca Etruria e CariChieti. Lo ha indicato il presidente del Fondo, Salvatore Maccarone "se dovessero essere rimborsati i depositi garantiti delle 4 banche la somma ammonterebbe a 12,5 miliardi di euro". Una cifra che, ha detto Maccarone "il Fondo non ha e non avrà mai". Serve comunque l'ok dalla Ue per l'operazione."
E quindi i correntisti italiani stanno già fuggendo dalle banche...per rifugiarsi all'estero:
Il Bail-in accelera la fuga di capitali da Italia, Francia, Spagna e Grecia
10. Ma, come ormai avrete capito, l'intervento pubblico, in assenza di una banca centrale nazionale che possa fare da tesoriere, per questa mission prevista dall'art.47 della Costituzione, è sostanzialmente impraticabile; sarebbe infatti realizzabile solo attraverso un ulteriore drenaggio di liquidità dalle tasche dei contribuenti e utenti italiani, cioè provocando un danno esiziale per l'asfittica economia italiana.
In pratica: prima pagheranno i risparmiatori e poi ANCHE i contribuenti, inevitabilmente. E ciò proprio perchè ci sarà il prelievo sui conti correnti nonchè il "rientro" verso tutti i debitori delle banche coinvolte, i contribuenti: verrà così innescata una catena di insolvenze ulteriori, che avviteranno l'Italia intera nella distruzione e svendita dell'intero patrimonio nazionale, pubblico e privato.
ADDENDUM: questo effetto di drenaggio fiscale, a livelli distruttivi praticamente irreversibili, discende allo stesso modo anche da quella forma di welfare bancario che viene invocata come "bad bank" (di Stato). Un rimedio solo transitorio, perché si limita a ritardare gli effetti di insolvenza a catena, ma non elimina le cause delle sofferenze e degli "incagli". Questi rimangono "tranquillamente" riproducibili; anzi, ne vengono accelerati, a causa del suo inevitabile sistema di finanziamento (presente e potenziale), e del "rischio" che perciò ne consegue.
ADDENDUM: questo effetto di drenaggio fiscale, a livelli distruttivi praticamente irreversibili, discende allo stesso modo anche da quella forma di welfare bancario che viene invocata come "bad bank" (di Stato). Un rimedio solo transitorio, perché si limita a ritardare gli effetti di insolvenza a catena, ma non elimina le cause delle sofferenze e degli "incagli". Questi rimangono "tranquillamente" riproducibili; anzi, ne vengono accelerati, a causa del suo inevitabile sistema di finanziamento (presente e potenziale), e del "rischio" che perciò ne consegue.
11. Questa è la fase che ESSI (e i loro mandatari-collaborazionisti interni) vogliono adesso, in tutta fretta, attualizzare.
L'unica difesa contro tutto questo, è uscire dall'euro subito, - ma subito!; per proteggere il sistema del risparmio accumulato dagli italiani, mediante il loro lavoro (non avendolo casualmente trovato per strada, come pensano i crucchi e i loro manutengoli annidati in casa nostra).
Sono MOLTO preoccupata...
RispondiEliminaIl distopico progetto avanza, nella più totale incoscienza generale.
(....Quante persone sono in grado di capire davvero quello di cui Lei sta parlando? Perdoni la mia amarezza..)
GRAZIE comunque dal profondo del cuore a persone come Lei, Bagnai, Borghi, Giacchè (ma anche Rinaldi,Fusaro..).Grazie per il vostro impegno divulgativo e il vostro coraggio.
Grazie per avermi definitivamente aperto gli occhi, come credo a molte ( o forse ancora troppo poche, purtroppo) altre persone.
Con molta stima, una mamma
Non è sola signora. È vero, siamo ancora troppo pochi ad avere capito e temo davvero un esito molto violento nel medio periodo, una "energica manovra keynesiana, come la chiama il prof. Bagnai. Possiamo solo sostenere chi divulga la verità.
EliminaUn abbraccio
Se non fosse un post "tecnico" potrebbe essere scambiato per un film horror.
RispondiEliminaVabbé, divaghiamo: soprattutto non facendo nomi. Come è che molti parlamentari del PD hanno il medesimo simpatico sorrisino di Lerner? Quale fenomeno psicosomatico porta a questa metamorfosi mimica?
Che strano fenomeno psicoculturale. ESSI vivono.
Sorvolando gelidi la tragedia della farsa, riserverei una rispettosa nota al gentil sesso: potrebbe essere che il vero motivo delle "quote rosa" da imporre nei posti di potere sia aggiungere del pensiero strutturalmente analogico nell'arte che - dai tempi di Platone - doveva essere massima espressione di Logica e razionalità? ovvero la Politica?
Proseguendo come Socrate nella via per Atene, giusto ieri fui invitato a cena da un caro amico, nipote di Trasimaco.
Anch'egli, abbandonata la realpolitik dell'antenato, aveva scoperto che la Rivoluzione iniziava "dal sé"...
Storico downshifter in via di espulsione dal mercato del lavoro, ora buddista.
Discussione.
Con una serie di perle di saggezza rinvenute al bar mi spiegava le dinamiche del presente, assolutamente interessato ad esprimersi. Ovviamente non a scambiare informazioni di alcunché, come nella tradizione degli Antichi.
Essendo di buona famiglia, fu leninista nei '70 e dedito al mantra nella maturità: «non ti preoccupare per il presente, vivi il qui ed ora, elevati...»
Ed io: «ma se tutto è finzione e bisogna distaccarsi dai vani affanni del presente, perché Budda, invece di fare l'eremita e raggiungere la pace dei sensi, il nirvana, si è rotto le scatole ad insegnare a delle zucche vuote?»
Quando si dice coscienza di classe.
D'altronde, "il mito della caverna" per i figli dei fiori, è rimasto quello degli hippie che dormivano nelle spiagge di Creta.
Sempre rammentando che gli hippie e i «non ti preoccupare per il presente, vivi il qui ed ora, elevati...», ballavano "nudi sull'Isola di Wight" e poi sono diventati banchieri; molti, specie se anglosassoni.
EliminaE continuano così ad avere sempre ragione (la ragione darwinista dei forti).
A noi, invece, è rimasta la versione "non sono un economista ma...", "so di sapere" e in c... a Buddha, che in fondo 'nconfronto a me, che ce capiva?
Discorso implicito di chi ha comunque ragione perchè "sa" (la ragione dei fessi).
E questo aversi comunque agione è ampiamente attestato dalla "rivoluzione che parte dal sè" e arriva al "tiè"..quello di Alberto Sordi che fa il segno dell'ombrello ai "lavoratori della strada".
Nessuno quanto i seguaci del downshifting e di Nanni Moretti assomiglia ai "vitelloni" sordiani-vegetariani d'oggidì.
Proprio perché non se ne potranno mai rendere conto.
La banalità del Mali (nel senso di identificazione borghesuccia-illuminata col film "il the nel deserto")
Non disinteressati come Budda, ma astuti e pazienti come Ulisse. Quando, camuffato da mendicante, risponde con riso sardonico (è nell'Odissea che il termine sardanios compare per la prima volta) a Ctesippo, il procio "senza legge" e dalla grande ricchezza che gli tira una zampa di bue per umiliarlo.
EliminaE, come noto, Ulisse non si limitò al riso sardonico, ma in quel momento quella era il giusto atteggiamento.
Una testimonianza minima.
RispondiEliminaCircolare scolastica del Dirigente di un Istituto Comprensivo Statale frequentato da mio figlio (prima elementare):
“Stimatissimi Genitori/ Vi scrivo queste righe per informarvi delle difficoltà che incontro nel garantire un servizio di qualità, che possa cioè tener conto da un lato delle specifiche esigenze di carattere didattico, psicologico e relazionale dei nostri bambini e ragazzi e dall’altro delle potenzialità offerte dalle più recenti innovazioni tecnologiche. I finanziamenti pubblici su cui può contare l’I.C. di ---ad inizio anno, sono indeterminati nel loro ammontare e non sempre sufficienti per far fronte a tutte le esigenze di carattere educativo dell’Istituto. Per porre rimedio a questa situazione, il Consiglio di Istituto […] ha deliberato all’unanimità la richiesta di un “CONTRIBUTO VOLONTARIO” alle famiglie degli alunni di euro 10,00 con il seguente vincolo di destinazione: interventi finalizzati allo star bene a scuola e tendenti a prevenire e contrastare il disagio relazionale, quello psicologico e quello legato al processo di apprendimento di bambini e ragazzi; interventi didattici a supporto del processo di apprendimento; la somma che eventualmente residua a fine anno deve essere utilizzata per l’acquisto di materiale didattico e per il rinnovo e l’ampliamento delle attrezzature didattiche e tecnologiche della scuola e la loro manutenzione”. Segue un rendiconto dei contributi volontari A.S. 2014/2015 per “materiale didattico e interventi manutenzione aule informatiche, dotazione attrezzature informatiche alunni, esperto esterno: psicologo per supporto psicologico alunni dell’istituto”. Il tutto mentre i bagni turchi degli alunni sono in condizioni oscene.
Il contributo scolastico volontario non dovrebbe essere destinato al funzionamento ordinario delle attività scolastiche (vista la vigenza – si spera ancora per molti lustri - dell’art. 34 Cost. che prevede la gratuità dell’istruzione obbligatoria), ma al perfezionamento dell’offerta culturale e formativa. Nei fatti, è chiaro come gli Istituti Scolastici siano costretti a spendere gli emolumenti anche per il minimo indispensabile, barcamenandosi tra enormi difficoltà quotidiane. “I finanziamenti pubblici sono indeterminati nel loro ammontare e non sempre sufficienti per far fronte a tutte le esigenze di carattere educativo dell’Istituto”: questa la lapidaria constatazione fatta dal Dirigente e che qualche interrogativo dovrebbe farlo sorgere. La situazione, sulla base di un’indagine effettuata, è peraltro generalizzata. E’ “la durezza del vivere” alla quale, sin dalla tenera età, i figli degli italiani a quanto pare devono abituarsi obbligatoriamente; ogni euro investito nell’istruzione costituisce infatti “spesapubblicaimproduttiva”; quindi meglio sottrarcelo per ingrassare i porci ordoliberisti.
Qualche sprovveduto di passaggio potrebbe anche affermare: “il tuo commento non c’entra nulla con il tema del post e, più in generale, del blog”. Se ciò fosse vero, il sottoscritto non avrebbe capito nulla sino ad ora ed in tal caso chiederei venia; ma se un qualche legame c’è, allora lo sprovveduto merita proprio la fine che ESSI gli vogliono far fare.
Grazie Presidente per quest’ennesima accorata ed accurata ricostruzione. Siamo in guerra, una guerra feroce contro un nemico apparentemente invisibile. ESSI hanno dalla loro parte mezzi spropositati e subdoli, ma noi abbiamo dalla nostra la Costituzione Repubblicana, ferita, oltraggiata, MA VIVA, per Dio! Basta non essere indifferenti.
L'art.34 della Costituzione è divenuto una delle migliori battute per far sogghignare Lilli Gruber e i suoi sussiegosi neo-libbbberisti che ci spiegano ogni sera l'inevitabilità dell'€uropa e i vantaggi (per loro) della globalizzazione...
EliminaIntanto si portano avanti: finite le possibilità materiali dei contributi "spontanei" per i propri figli, e i figli stessi, la sQuola gratuita deve mondializzarsi: rectius: terzomondializzarsi.
Sono reazioni naturali kalergiche, incurabili...
Uno schiavo è un costo, quanto meno gli devi dare da mangiare. Se non gli fai produrre qualcosa diventa - appunto - un costo improduttivo, ancora peggio se gli fai produrre qualcosa che non viene venduto, in un sistema capitalista in cui il lavoratore è (era) anche consumatore.
RispondiEliminaIn definitiva, due sono le opzioni: o il fine è contenere i costi della produzione fino a poter competere nelle esportazioni con i Paesi in via di sviluppo. E in tal caso gli servono schiavi a un costo il più basso possibile, non importa che essi siano anche consumatori; oppure - ipotesi che non è poi tanto dissimile dalla precedente - per quello che intendono produrre in Italia / Europa, l'utilizzo della forza lavoro sarà così basso da potersi permettere di farci estinguere per fame / crepacuore / in ogni caso per mancata riproduzione.
PS ovviamente gli schiavi che gli serviranno saranno prevalentemente extracomunitari di 1-2-3 generazione, che nel frattempo avranno sostituito gli inetti italiani che osarono voler vivere dignitosamente.
Il nuovo motto, infatti, è "più Africa per tutti" (i pochi sopravvissuti)
EliminaLa situazione -comunque- comincia a far respirare aria di 25 luglio (incompleto o no che sia). Il ragionamento è a rischio dietrologia, lo so, ma l'andare sotto del Governo alla Camera, su un voto segreto, nell'esame del ddl sull'omicidio stradale, potrebbe (dico potrebbe) essere qualcosa più di un incidente.
RispondiEliminahttp://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/01/21/omicidio-stradale-governo-battuto_77869931-267e-4fe2-9b6c-e6d64dd28d4f.html
Soprattutto tenendo conto che l'episodio si è verificato nell'Aula dove il Governo dovrebbe avere la maggioranza più solida (la Camera dei deputati).
Chissà.....
Un incidente "stradale" di sicuro...A questi ritmi accelerati ne potremo sapere di più entro pochi giorni, probabilmente
EliminaAnche io noto una certa aria di cambiamento aver messo sul piatto le banche ha spaventato qualcuno.
RispondiElimina" evidenziava De Grauwe, tale ricchezza è anche meglio distribuita che negli altri grandi Stati dell'eurozona"
RispondiEliminaMa siamo sicuri che sia davvero così? Questo quadretto dell'Italia come la perfetta società comunista stona con la realtà dei fallimenti aziendali, della deindustrializzazione, della disoccupazione di massa, dei dati che ci dicono che abbiamo una delle più basse spese sociali in tutta Europa.
Ma non è, come hanno fatto molti studi elaborati da banche, che hanno sovrastimato la ricchezza degli italiani a causa della bolla immobiliare e di avere una prima casa sopravvalutata?
"L’ultima brutta notizia è arrivata venerdì mattina dall’Istat. L’indice medio dei prezzi nel quarto trimestre del 2014 ha registrato una flessione del 2,9% rispetto al trimestre precedente. Ma è guardando un intervallo più lungo che si capisce meglio la portata della crisi che sta colpendo il settore immobiliare. Un grafico pubblicato nell’ultimo bollettino pubblicato dall’Istat è la raffigurazione più chiara di cosa è accaduto negli ultimi anni. Una curva grigia indica la caduta verticale dei prezzi delle case. Preso come dato 100 nell’anno base 2010, a fine 2014 l’indice medio per le abitazioni esistenti ha toccato quota 82,9. Significa, per fare un esempio, che chi cinque anni fa ha investito i propri risparmi magari comprando un piccolo appartamento a 200 mila euro, se oggi lo volesse rivendere si dovrebbe aspettare di cederlo a poco più di 160 mila."
http://www.huffingtonpost.it/2015/04/05/casa-prezzi-tasse_n_7006544.html
E' chiaro che se la prima casa io la valuto 1 miliardo di euro anche se è un bilocale da 40 mq allora, in teoria, siamo tutti ricchi anche se siamo disoccupati senza reddito e senza servizi sociali. Ma non è questa favola della ricchezza comunista degli italiani una scusa per non introdurre un welfare migliore in Italia? Ci dicono: siete tutti ricchi, allora cavatevela da soli e senza più alcun intervento pubblico, e se falliscono le banche e ci vanno di mezzo i vostri risparmi, tanto siete tutti ricchissimi e avrete di che campare.
Se misurassimo la ricchezza in base al possesso delle case allora la Romania sarebbe una delle regioni più ricche d'Europa.
Dove si è parlato di ricchezza "comunista"?
EliminaCosa c'entra col modello di specializzazione economica italiana, in larga parte coerente con una Costituzione che non fu affatto il prodotto di una concezione comunista?
Perché introdurre un concetto politicamente connotato per definire ciò che risultava da studi che descrivevano la situazione anteriore al trattamento che abbiamo ricevuto?
Di svalutazione del mercato immobiliare e di riduzione della capacità di risparmio degli italiani, conseguente a queste politiche abbiamo oltretutto abbondantemente parlato.
Ciò che conta è chi e come abbiamo accumulato il risparmio in un paese che è stato fiorente economicamente e ha potuto infrastrutturarsi in senso moderno (non sempre bene, bisonga dirlo), sulla base di un passato di straordinario valore già accumulato per secoli (e non a caso).
Per capire (se lo si vuole):
http://orizzonte48.blogspot.it/2014/09/riforma-della-giustizia-e.html punti 4) e ss.
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/04/il-vincolo-esterno-la-decisione.html
http://orizzonte48.blogspot.it/2014/02/tre-uomini-in-barca-renzi-mentana.html (proprio sui punti che solleva)
Visto che lei parte da una frase, estrapolando, senza aver letto, com'era opportuno, lo studio cui rinviava, ho aggiuto i grafici ulteriori e parte del testo. Mi paiono eloquenti...
EliminaPerdoni, il "comunista" era una battuta. Ho detto così perché dagli studi da lei citati si ricavava una concezione del benessere italiano medio molto più infiocchettato di quello che risulta essere in realtà.
EliminaQuello che le volevo spiegare è che secondo me questo benessere medio più elevato della media risulta anche da un mercato immobiliare che è stato sopravvalutato e ha fatto sì di considerare ricchi i cittadini che possedevano semplicemente la prima casa di proprietà, come in Romania. Difatti, anche dopo che lei ha aggiunto i dati, che avevo già letto dal link, non riesco sinceramente a capire da dove venda questa ricchezza media. Non riesco a capirlo anche pensando che veniamo da decenni di privatizzazioni, di tagli alla spesa pubblica, di precarizzazione del mercato del lavoro, di deflazione salariale. Eventi che non c'entrano nulla con la nostra Costituzione, che io reputo una delle più avanzate dell'Occidente. C'entrano piuttosto con una classe dirigente pro europea che la Costituzione l'ha smantellata. Davvero, mi sembra piuttosto strano, specialmente dopo la cura Monti, pensare che la nostra ricchezza sia così equamente distribuita. Riguardo all'"infrastrutturarsi in senso moderno", sì, come tutte le altre nazioni sviluppate dove vi è da sempre un welfare migliore del nostro, e non lo dico per autorazzismo, lo dico perché le statistiche lo dicono. Che però questa infrastrutturazione sia il portato di secoli di ricchezza redistribuita io non ho dati per dimostrarlo e avrei i miei dubbi. Un secolo fa l'Italia era ancora un paese per lo più agricolo, che io sappia.
Ribadisco: per non ripetere discorsi già svolti, vedere i post linkati e cercare di coordinare le informazioni che ne derivano.
EliminaNon si può negare che il trentennio di applicazione (almeno tentata) della nostra Costituzione - e delle politiche keynesiane in essa accolte- abbia portato a un redistribuzione e diffusione (quest'ultima è persino più importante, essendo legata ad una crescita a beneficio pluriclasse), maggiore che in altri paesi e, oggettivamente, spettacolare, rispetto alla realtà del "paese agricolo".
Ma se non si fa un'attenta riflessione sulle fonti citate, e sull'aspetto differenziale nell'ammontare e nell'accesso alla titolarità della ricchezza italiana, nel periodo di tempo considerato, non saprei che altro aggiungere.
La forbice fra poveri e ricchi si allarga, soprattutto in Italia. Secondo un rapporto Ocse pubblicato oggi, nel nostro Paese il reddito medio del 10% più ricco della popolazione è pari a 11 volte quello del 10% più povero. La media Ocse – che pure è a livelli record – non supera invece le 9,6 volte.
EliminaL'1% della popolazione italiana detiene il 14,3% della ricchezza nazionale netta, praticamente il triplo rispetto al 40% più povero, che non supera il 4,9%. Inoltre, il 20% più ricco ha in mano il 61,6% della ricchezza, mentre il 20% più povero detiene solo lo 0,4%.
Anche nella fascia più ricca, inoltre, la distribuzione è nettamente squilibrata a favore del vertice: il 5% più ricco della popolazione detiene infatti il 32,1% della ricchezza nazionale netta.
COEFFICIENTE GINI
Il coefficiente Gini, che misura le differenze nella distribuzione della ricchezza (va da 0 a 1 e più è alto e maggiore è la disparità) in Italia è salito dallo 0,313 del 2007 allo 0,327 del 2013. E’ il sesto coefficiente più alto in Europa e il 13esimo nell'Ocse.
CALO DEL REDDITO
Il 10% più povero della popolazione in Italia ha accusato un calo del reddito del 4% l'anno tra il 2007 e il 2011, mentre il reddito medio è calato del 2% e quello del 10% più ricco solo dell'1%.
TASSO DI POVERTA’
Il tasso di povertà nel nostro Paese salito al 14,9% nel 2013, oltre 4 punti percentuali in più rispetto al 2007, mentre la media dell'area Ocse è passata dal 7,7% del 2007 al 9,9% del 2013.
DIFFERENZE TRA LE FASCE D'ETA’
I bambini sono la fascia d'età con la maggiore incidenza di povertà: il 17% in Italia, contro il 13% medio Ocse. Anche i giovani tra i 18 e i 25 anni hanno un tasso di povertà superiore alla media (14,7% contro 13,8%), mentre gli ultra 65enni (9,3%) se la cavano meglio che nel resto dell'Ocse (12,6%). Tra gli adulti il tasso di povertà è del 12,1% (Ocse 9,9%) e i “working-poor” – coloro che hanno un impiego ma percepiscono un reddito sotto la soglia di povertà - arrivano al 12%, mentre nel'Ocse si fermano in media all'8,7%.
IL PESO DEL PRECARIATO
L'Ocse evidenzia come la disuguaglianza di reddito da lavoro sia aumentata dello 0,65% in Italia tra il 2007 e il 2011 principalmente a causa di una diffusione dei contratti atipici che non ha pari nell'area Ocse. In Italia il 40% degli occupati nel 2013 lavorava con contratti atipici contro il 33% medio Ocse.
I lavoratori con contratti atipici in media in Italia guadagnano il 25% l’ora in meno rispetto ai lavoratori con contratti tradizionali. Il 53% degli atipici è il principale percettore di reddito in una famiglia (contro il 48% Ocse), perciò che spesso le loro famiglie si trovano alla soglia di povertà. L'Italia è, dopo la Grecia, il Paese Ocse con la maggiore porzione di famiglie di lavoratori atipici a rischio povertà, il 37% contro il 27% medio Ocse.
LA RICCHEZZA NETTA
Quanto alla ricchezza netta degli italiani, stando ai calcoli dell'Ocse, per il 20% più povero tra il 2006 e il 2012 è calata del 25% annuo, contro il calo dello 0,8% del 20% più ricco. Per il resto della popolazione, ovvero la classe media, la flessione è stata del 2,1%.
I DEBITI
Le famiglie italiane sono le meno inclini a fare debiti: solo il 25% vi fa ricorso contro l'80% delle norvegesi e delle americane. Inoltre solo il 2% delle famiglie italiane può essere considerato eccessivamente indebitato, contro il 24% negli Usa e il 30% in Norvegia.
http://www.firstonline.info/a/2015/05/21/ocse-boom-poverta-in-italia-aumenta-disuguaglianza/22abaa6c-aecb-4956-a6ee-4a79d9afa3eb
Solo una precisazione riguardo al welfare delle altre nazioni sviluppate, naturalmente escluderei gli USA che hanno oramai un welfare industrial-carcerario punitivo. Molte altre nazioni sviluppate hanno ancora (e non si sa ancora per quanto, vista l'ondata neoliberista) welfare effettivi (cioè in grado nella pratica, e non solo sulla carta, di contrastare povertà ed emarginazione) di gran lunga migliori (e qui vi è una grossa contraddizione rispetto al fatto che invece noi abbiamo una delle migliori carte costituzionali).
EliminaL’Italia non va affatto bene: da noi aumentano le diseguaglianze, i poveri, ma anche i miliardari. Tra 2005 e 2013 le persone a rischio deprivazione materiale sono quasi raddoppiate, passando dal 6,4% della popolazione all’11,5% (ovvero quasi 7 milioni). I miliardari, invece, sono passati da 10 a 39. Se prima della crisi le diseguaglianze diminuivano, oggi (dati del 2013) sono di nuovo in crescita. E’ un pessimo segnale: in un Paese in crisi economica per diversi anni è normale che la povertà cresca, più grave è che aumenti il divario tra ricchi e poveri. E’ un indicazione di assenza di politiche o di implementazione di politiche sbagliate.
RispondiEliminaA confermare questa valutazione c’è il lavoro di Oxfam sul coefficiente Gini. «Il tasso di riduzione percentuale del coefficiente di Gini 70,0 (relativo alla distribuzione del reddito disponibile delle famiglie) prima e dopo tasse e trasferimenti sociali è indice di una maggiore o minore portata redistributiva delle politiche fiscali ed economiche dei governi. Nel 2013 l’Italia presenta una riduzione percentuale del coefficiente di Gini (33,5%) al di sotto della media europea (39,8%) classificandosi 22° posto su 28. Un campanello d’allarme sull’efficacia delle politiche governative nel contrasto alla disuguaglianza nel Coefficiente Gini 40,0 dopo tasse e reddito disponibile delle famiglie italiane».
http://www.left.it/2015/09/10/oxfam-poverta-europa-italia/
Il coefficiente Gini è un indicatore empirico a posteriori non particolarmente utile a descrivere alcun processo causale, neppure in via induttiva. Non a caso è utilizzato anche da mondialisti e decrescisti e pikkettyani (ordoliberisti versione 3.0. rigenerati).
EliminaLe politiche perseguite negli ultimi anni non sono "sbagliate" (nè "italiane", nè riconducibili alla Costituzione, da almeno 25 anni): sono volute, cioè efficacissime a ridisegnare l'assetto sociale desiderato dal disegno europeo.
Invece di ricostruire con una raffica di commenti l'intero spettro degli argomenti affrontati nel blog (offrendo in dettaglio dati e fonti -relativi a quanto sommariamente riportati nel commento-, corredate da analisi), consiglio di leggerselo; ricercando sulle questioni (anche costituzionali) relative a welfare, pensioni, labor-welfare (con l'orrida flexicurity €uro-ordoliberista).
Naturalmente, se uno volesse, può anche leggersi "La Costituzione nella palude" e trovare molte risposte sulle strategie di lungo termine perseguite per disattivare la stessa Costituzione...