mercoledì 24 febbraio 2016

"IL SEGNALE" E LA SOPRAVVIVENZA: IL RIPIEGAMENTO ANTI-AUSTERITA' E' GIA' DISPERATAMENTE INIZIATO


https://ilmalpaese.files.wordpress.com/2016/01/10931554_10152690919972903_2483055322693906559_n.jpg?w=600

1. Vorrei partire da questa notizia; ovvero, da chi e "come" l'ha data (le notizie sono i fatti per come interpretati dai media: prima di tutto sulla loro rilevanza e poi con riguardo al risalto e al contesto in cui porli in evidenza. Frame e spin dominano e non lasciano alcuno scampo ai "fatti" intesi come dati della realtà storicamente oggettivi, comunque inevitabilmente selezionati):

Questa "notizia" è la conseguenza naturale di un frame spinnato senza risparmio a livello "sovranazionale" (ma probabilmente ben alimentato dall'interno, da forze nazionali disparate ma mosse da convergenti interessi): 
Ci sono segnali che ci dicono che la pazienza dell’Italia con la Ue e la Germania, in particolare, si sta esaurendo il primo ministro Matteo Renzi ha attaccato apertamente le politiche della Ue in materia di energia, sulla Russia, sul deficit di bilancio e sul dominio tedesco dell’intero apparato. Non è solo la crisi dell’euro che ha portato l’Italia sull’orlo di mettere in discussione la sua posizione nell’Eurozona. Si tratta di una combinazione di più crisi ed è probabile che crescerà dal dibattito sulla Brexit”.
Si tratta di un modo tortuoso, tipicamente neo-liberista, di esporre il problema (Munchau si aggira sull'euro sempre per criticarlo a metà: l'inadeguatezza dei PIGS non è mai in discussione veramente).

2. "The Economist", il grande inquisitore a cui la sinistra italiana affida il proprio specchiarsi nell'approvazione internazionalista di cui si fanno vanto (quando c'è), aveva iniziato molto prima:

Saltando gli attacchi "intermedi", oggi lo stesso intensifica lo spin:

In quest'ultima occasione, il succo,  è questo: uno slogan rituale, applicabile a qualsiasi governo italiano che volesse anche solo sopravvivere elettoralmente: 
"But Italy’s tremendous national debt leaves it little credibility to demand the freedom to spend more and tax less. And apart from Mr Renzi’s vague calls for a “more socially oriented Europe”, his alternative to the current EU remains frustratingly unclear.").

3. In tutte queste "evidenze", la proposta-risposta italiana viene progressivamente ricalibrata
Infatti, alle posizioni iniziali, riportate qui sotto (relative a bad-bank e fondi aggiuntivi per la Turchia, perchè sappiamo come, in entrambi casi sia andata a finire):

consegue, come abbiamo visto, un duplice arretramento: alquanto inglorioso e significativo del velleitarismo di iniziative improntate all'autonomia della linea politica italiana, anche quando ne vanno di mezzo i più importanti e sensibili interessi nazionali (cioè la possibilità di evitare il tracollo sistemico del sistema bancario ed economico nonché di evitare una destabilizzazione sociale da immigrazione, in situazione di economia stagnante o sull'orlo di un riacutizzarsi della recessione).

3.1. Si va quindi a questa "mossa", più o meno ufficiale, che manifesta un'intenzione italiana, rigorosamente unilaterale, di aprire un ampio negoziato (successivo a quello sulla Brexit; questa, a sua volta, a effetti fantomatici e inconcludenti): 
"...La questione numero uno è l’Unione bancaria. L’entrata in vigore del «bail-in», ovvero l’obbligo di far pagare il fallimento delle banche a chi ne è azionista o (ricco) correntista, è in linea di principio è una buona idea: attenua i rischi di domino finanziario, e il legame fra rischio sovrano e rischio bancario. Ma può funzionare se nel frattempo da Berlino parte la richiesta di porre un limite al possesso di titoli statali nei bilanci delle banche e si rimanda al 2028 l’istituzione di una garanzia comune sui depositi? «Per i tedeschi ognuno dovrebbe agire per conto suo: i depositi tedeschi garantiti dai tedeschi, gli italiani dagli italiani», diceva Padoan in una intervista alla Stampa poco prima di Natale. «Ma se non si condividono i rischi nel lungo termine non sopravvivrebbe nemmeno l’unione monetaria». Di recente il governatore della Bundesbank Jens Weidmann e il suo collega francese hanno proposto l’istituzione di un ministro del Tesoro europeo con forti poteri di controllo sui bilanci nazionali.  
«Per fare quel mestiere c’è già la Commissione», sottolinea una fonte del Tesoro. Il governo considera quella posizione la classica fuga in avanti di chi vuol farsi dire no
Il documento formula una proposta diversa: una figura al quale dare il potere di gestire risorse comuni, assicurare la stabilità finanziaria ed evitare gli squilibri macroeconomici fra i Paesi dell’Unione. Si scrive squilibri, si legge Germania: da tempo l’Italia (ma lo ha fatto ufficialmente anche la Commissione) lamenta l’enorme surplus commerciale di Berlino. 
La Germania esporta più di quanto venda in patria, limitando di fatto le opportunità di crescita e occupazione fuori dei suoi confini. I chiodi fissi di Padoan sono crescita e occupazione, impossibili da ottenere oggi senza un aumento degli investimenti pubblici.  
Il documento non può dire che il piano Juncker è un flop, ma chiede un passo avanti: l’introduzione dei project bond, titoli di debito europei per finanziare infrastrutture comuni. 
Infine c’è il tassello della libertà di movimento: senza Scenghen, e senza un sussidio di disoccupazione europeo, finirà per venir meno. La proposta italiana prevede un sostegno di almeno sei mesi pari al 40 per cento del salario percepito. «Bisogna convincere i cittadini che l’Europa non è il problema ma è parte della soluzione», dice spesso Padoan. Un vasto programma, di questi tempi.

4. Ci si potrebbe chiedere che risposta abbia avuto questa proposta che, tra l'altro, non intende, esplicitamente, modificare i trattati
Eccola qui la risposta, in termini molto pratici, al 23 febbraio 2016. Cioè un chiaro "intanto che fate i compiti, le regole non si toccano":
"Il Country report sull'Italia che sarà diffuso mercoledì evidenzia che la spending review è stata poco efficace e fare business è più difficile che altrove a causa di inefficienze e corruzione (!!!). Risultato: "La debolezza strutturale della Penisola potrebbe avere conseguenze sulle altre economie europee".
"Sono, secondo le anticipazioni de La Stampa, alcuni dei punti principali del Country report della Commissione Ue sull’Italia che sarà inviato a Roma mercoledì, due giorni prima del vertice tra il premier Matteo Renzi e il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker."
5. E dunque? 
Ebbene, appare più utile, per comprendere, tornare alla notizia iniziale sulle risatine della stampa estera...
Se la bad bank è sfociata in un compromesso al ribasso a imposizione €uropea, e non decolla ancora (ma tanto non è realmente risolutiva, incidendo su una parte degli effetti e lasciando inalterate le cause), se la politica aperturista verso il finanziamento aggiuntivo del "tappo turco" all'emigrazione dei rifugiati, risulta una mossa a dir poco improvvida, se la "grande riforma" ad iniziativa italiana non sposta di un millimetro la Commissione e, prevedibilmente, il Consiglio UE, dalla consueta litania su debito, inefficiene e corruzione...che si fa
Ebbene, si ricorre alle ulteriori riforme
Le più complete e avanzate possibili che possano risultare gradite agli USA che, nonostante wikileaks, rimangono il "protettore" di ultima istanza che ha la forza di impedire (o di non innescare) il ripetersi del trattamento Berlusconi; col ripetersi di un "piano Geithner" come nel 2011 e la Germania, più ancora che la Francia, esecutrice: occorre rammentarlo.
6. Ecco allora, il segnale, opportunamente posto in risalto proprio sulla stessa fonte che spinna le "risatine"; un segnale che appare riferirsi agli uomini ma in realtà allude ai "programmi":
Non è infatti difficile esplicitare gli sviluppi di questi temi programmatici.
La legge sulla rappresentanza sindacale allude alla riforma d'imperio (cioè promossa dal governo bypassando le parti sociali) della contrattazione collettiva e all'introduzione di quella decentrata a livello aziendale; essa trova il suo naturale complemento, deflattivo, nel salario minimo, cioè nel livello di fondo che prescinde dalle qualifiche e dalle progressioni della ex-contrattazione collettiva, e che pone dunque un tetto solo alla caduta dei salari che la disarticolazione sindacale di categoria implica naturalmente. 
7. Cioè, l'occupazione neo-ordo-liberista è quella che porta a una strisciante riduzione dell'occupazione "buona" (quella capace di attenuare la crescita esponenziale dei working poors e la caduta della domanda interna), accentua la deindustrializzazione e la perdita delle competenze, come si addice a un'area coloniale.
La riforma del fisco, in questa ottica di "obbedienza" (ormai rassegnata), è un modo, all'interno dell'0vvio linguaggio della "illusione finanziaria" di predisporre una manovra super-correttiva in funzione degli obiettivi intermedi (già programmati) di pareggio strutturale di bilancio: si tratterebbe dell'aumento dell'IVA, della drastica riduzione di detrazioni e deduzioni fiscali e della riforma del catasto per aumentare le basi imponibili dell'imposizione patrimoniale.
Il tutto già programmato, appunto, nel Def dell'aprile dello scorso anno e in parziale stand-by per quest'anno, in attesa di un responso sulla "flessibilità" €uropea che sembra ormai, nella visione ridivenuta pragmatica del governo, un discorso chiuso,
8. Gli USA vogliono l'UE, vogliono l'euro - magari in cambio di una mano sugli esiti potenzialmente disastrosi dell'Unione bancaria, attraverso la longa manus del "clemente" Draghi, forse indotto a "nuove tipologie di acquisti" nell'ambito del QE- e ammettono solo esecutori "efficienti" (appunto non come Berlusconi nel mirino nel 2011) delle inevitabili riforme.
Altrimenti, altro che risatine! 
Salviamo il salvabile, dai...

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13 commenti:

  1. secondo l'istat l'economia illegale inclusa nel PIL nel 2013 era il 12,9%,
    sarebbe bello vedere in questi grafici la pressione fiscale reale, non sul PIL totale, che comprende ahinoi droga, prostituzione etc che non pagano tasse..

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    1. http://orizzonte48.blogspot.it/2013/06/pressione-fiscale-effettiva-e.html

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  2. L'austerità è una politica malthusiana, certamente, e ne abbiamo parlato.

    Ma questa citazione riportata dal buon Dezzani è una perla:

    « Si può di conseguenza affermare che in tutti i paesi ove le entrate annuali delle classi lavoratrici non siano sufficienti per allevare in piena salute le famiglie più numerose, la popolazione è effettivamente frenata dalla difficoltà di procurarsi i mezzi di sussistenza (…) I restanti freni del tipo preventivo sono: il tipo di rapporto che rende sterili alcune donne delle grandi città, una corruzione generale della moralità relativa al sesso, che ha effetti analoghi; le passioni innaturali e le arti improprie che impediscono le conseguenze di relazioni irregolari (…) Si rivela perciò necessario ricorrere soprattutto al maggiore o minore numero di persone che non si sposano o si sposano tardi; ed il ritardo del matrimonio dovuto alla difficoltà di provvedere ad una famiglia (…) può essere utilmente definito la costrizione prudenziale agente sul matrimonio e sulla popolazione » Saggio sul principio di popolazione, TR Malthus, Piccola Biblioteca Einaudi, 1977

    E poi ci chiamano "bamboccioni"...

    Lenin è stato troppo moderato.

    Prima ti trattano peggio di un animale da soma, fisicamente e psicologicamente, quindi ti incolpano per aver sofferto.

    Capito perché il popperiano Soros vuole la liberalizzazione di droghe e prostituzione?

    (Ma noi italiani abbiano insegnato agli anglosassoni anche la partita doppia, e sappiamo anche che se in "dare" ci sono sballo e lussuria, in avere - come sappiamo da secoli - c'è il riciclaggio del denaro nella maggiori banche mondiali: le loro)

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  3. Il XXI secolo, al cambio di millennio, si lascia travolgere da una nuova forma di sovranità non più dello Stato-nazione, ma di una forma di governo opaca, senza confini politici, non determinata storicamente ma che anzi prescinde dalla storia non avendo neanche limiti temporali dichiarati (in parte e intuitivamente tracciato da M. Hardt e A. Negri in Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione). Senza più forme di governo e di Stato nazionali, resta una rete esclusiva solidale. Rete in quanto trama di nodi e tratti, riconducibile alla Rete di Invarianza di Scala di Barabasi, dove le congiunzioni soggiacciono a un fattore di potenza che moltiplica concentrazioni e vantaggi. Esclusiva sia perché riservata a pochi, sia perché escludente chi non le appartiene. Solidale quanto a meccanismi e codici di sostegno e salvaguardia interni. Nonostante un dislivello prometeico chiaro rispetto a conseguenze impreviste di processi volontari, questa rete non è priva di sincronizzazioni dialettiche rispetto ai fatti. Restando in territorio USA, si possono scorgere segnali anti-ciclici di respiro progressista nell'avvicendarsi di Jack Lew a Tim Geithner, della Yellen che ha prevalso Larry Summers. Anche la fallita candidatura di Jeb Bush è un sintomo.
    Passando all'Europa, possiamo convenire che sia un campo-pratica di ingegneria sociale, dove dagli anni '80 dilagano modelli economici inediti per il continente, volti al sovvertimento degli equilibri di forza fra le parti e la redistribuzione della ricchezza. In America, sempre terra dell'ideologia di frontiera, della corsa all'oro, dell'auto determinazione, proseguono un principio fondante, in Europa lo scardinano. In più, permane l'atipicità di un'Inghilterra egemone in politica, industria e finanza che però non partecipa ai sistemi più vincolanti della zona in fieri quale per esempio la moneta unica. In Italia in particolare, il conflitto di egida anglo-americano ha creato ripetuti scompensi. E l'Inghilterra incorpora in sé la genetica guerriera (contrariamente allo stereotipo del germanico bellicoso che, alla cronaca, da tedesco esce rovinosamente sconfitto) e scommettitrice (da non sottovalutare, visto che, per esempio, la dilagante finanza su derivati è riconducibile al betting). E in Inghilterra al momento c'è Cameron e un vivace dibattito Brexit. I riallineamenti tra Russia, Germania e Turchia, testimoniati dal corridoio NorthStream, le pulsioni centrifughe francesi, la criticità italiana che preoccupa, possono essere indizi di inversioni di rotta sostanziali. Le invarianti possono essere due: una, intangibile, transitoria ed esiziale, ovvero la difesa del privilegio piuttosto che il perseguimento di un interesse, in un clima da fine dell'anciene regime. L'altra è la distopica velleità di saturare una contingenza prediletta. So far, dagli USA ci arriverà a breve il nuovo POTUS (ahimè niente di botanico). In Europa si attendono risultati finanziari e sviluppi sociopolitici del disagio collettivo, dei flussi migratori e delle relazioni deboli e disarmoniche. L'Italia dovrebbe permanere in orbita anglo-americana, ANCHE PERCHÉ i suoi totem politici (quali Ciampi, Napolitano, Draghi), eretti dopo anni di (strategia della) tensione culminati nel delitto Moro, sono ancora in piedi. Decennali impieghi di forze non consentono di abbandonare il gioco, semmai si interviene sulle regole, anche per convenirne consensualmente la fine. Si intuiscono lavori in corso. Quanto alla democrazia, ridotta a "oligarchia democratista", forse, nel tentativo doveroso di salvarla, riconosciamo che la condizione sociale si determina con il sistema di governo, l'esercizio della sovranità, ma soprattutto aderendo a modelli sottostanti (soprattutto quelli economici) sostenibili.

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  4. Un attimo...
    Non c'è tema che ha affrontato che non sia stato ampiamente già trattato su questo blog, in plurimi post raccordati tra loro, per di più di vari autori (e complessivamente riportati in due libri).

    Ne consiglio quindi la lettura e l'approfondimento.
    Per non essere OT (pur sempre largheggiando in questa sede) e non fare un trattatello delle proprie ricostruzioni personali, venga al punto che intende sollevare in relazione al post, please

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  5. Che cosa è un Tradimento?

    «La chiave per la risposta a questa domanda complessa è data dal grande filosofo e patriota russo Aleksandr Zinoviev, che usò la parola “tradimento” nel senso sociologico, morale e legale. Ne “il fattore tradimento” Zinoviev ha scritto: “Per qualificare le azioni del potere del Soviet Supremo tradimento o rifiutarlo, prima di tutto è necessario partire dal dovere delle autorità verso il popolo, salvaguardare e rafforzare il regime esistente, proteggere l’integrità territoriale, rafforzare e proteggere la sovranità del Paese in tutti gli aspetti dell’organizzazione sociale (alimentazione, diritto, economia, ideologia, cultura), garantire la sicurezza personale dei cittadini, difendere il sistema dell’istruzione, dei diritti sociali e civili… insomma, tutto quello che fu conseguito negli anni sovietici e che era la normale vita della popolazione...». E non solo "sovietici".

    Questo non è il ventesimo secolo che non vuole passare, è il diciannovesimo.

    Se esistono analisi di politica internazionale di un certo livello è perché stanno strepitando i calcolatori dell'intelligence eurasista.

    È un momento drammatico, e se ci sono delle brecce per respirare qualcosa di diverso da quest'aria ammorbata, pesante, tetramente esilarante del totalitarismo pop di questa dittatura bancaria, è perché c'à ancora chi combatte per preservare la propria sovranità.

    O almeno la dignità.

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    1. La chiarezza concettuale di Zinoviev la dice lunga sulla "cultura" delle classi oggi dominanti e dei loro manutengoli mediatici.
      Il mondialismo, e il suo esperimento-pilota malthusiano del federalismo €uropeo, non sono solo dannosi, ma anzitutto palestre di riaffermazione dell'infinito (minor): l'ottusità e stupidità (anti)umana.

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    2. «Cioè, l'occupazione neo-ordo-liberista è quella che porta a una strisciante riduzione dell'occupazione "buona" (quella capace di attenuare la crescita esponenziale dei working poors e la caduta della domanda interna), accentua la deindustrializzazione e la perdita delle competenze, come si addice a un'area coloniale.»

      Ma è proprio questo il punto: stiamo subendo le conseguenze socioeconomiche di matusalemme della finanza che hanno riproposto ed imposto le teorie liberali vecchie di due secoli con il supporto della modernità tecnologica.

      Al di là della spietatezza del cinico (neo)colonialismo o di queste citazioni di Malthus, viene riproposto con ferocia un modello che già non aveva funzionato, con l'arroganza neonazista del modernismo reazionario. Lo scientismo assoluto applicato all'ordine socioeconomico.

      Da un certo punto di vista, le riflessioni di Malthus sono tragicamente ridicole: salvo l'austerità di cui pare essere uno dei "padri propugnatori" (e infatti diede dialetticamente un grande contributo all'economia keynesiana, nell'angoscia di strozzare la vorace domanda aggregata), quelle di predicare più Sodoma e Gomorra per tutti è veramente roba da disturbati mentali: il punto è che ci sia chi dà retta a queste fregnacce.

      Per questo è stato importante mettere in luce la figura di Hayek come paradigmatica: l'austriaco sociopatico ha fatto da ponte dalla metà del Settecento ad oggi.

      Infatti mi son dato anch'io alla musica antica...

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  6. Infatti anche sulla velina di Confidustria iniziano ad apparire cose un tempo considerate "border line", versione uno e due... siamo d'accordo che l'Helicopter money è, come dice bene Fantozzi, "una c....a pazzesca"... E che la politica monetaria è nulla senza la politica fiscale (parafrasando una pubblicità di anni fa di una nota marca di pneumatici)... Una delle frasi che più mi ha colpito in merito all'austerità è di un "nostro amico", che troviamo qui (parla dello Shadow Chancellor McDonnell, Labour): "So if McDonnell is going to win the economic debate, he needs to change its terms. He has to start by doing another U-turn on the statement: “We accept we are going to have to live within our means, and we always will do – full stop.”Because this is simply wrong. This view assumes that our means are given, and we cannot spend beyond them. However, our means in the future are partly determined by what we do today. And if our means are not fixed, then the very idea of living within them loses its meaning.". Fare austerità oggi, quindi, significa sostanzialmente distruggere le "nostre possibilità" nel domani. E milioni di disoccupati sono qui a dimostrarlo...

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    1. Chang ha ovviamente ragione (e liquida in poche efficaci parole il "come" fa un governo dotato di sovranità monetaria a ridurre il deficit, una volta che lo abbia espanso). Però non deve ragionare con gli €uropeisti e sui loro parametri fiscali: se non altro perché neppure i più ortodossi dei tories se ne fregano molto.
      Insomma, per noi la strada di uscita dall'inferno è lastricata di imbecillità molto più radicale (fino ai vertici massimi possibili)...

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    2. Hai ragione... E' disarmante pensare che, volenti o nolenti, facciamo parte di questo Occidente...

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  7. Anche se molti non parteciperanno - perché non invitati, impegnati in meeting già programmati oppure indifferenti all'evento - rivolgo un invito alla lettura del documento
    "GLOBAL PROSPECTS AND POLICY CHALLENGES" che IMF presenta al G-20 Finance Ministers and Central Bank Governors’ Meetings February 26–27, 2016.


    E' ovviamente un documento ufficiale non riservato - quando ben si sa che i "giochi" vengono fatti, tra pochi invitati, in velvet blue(*) delle dark room - che evidenzia il diffuso riposizionamento sui temi lungamente e straccamente esposti e analizzati: il rilancio della palla nel campo della "politica".

    (*): i riferimenti alla pellicola del 1986 di David Lynch potrebbero sembrare troppo spinti e morbosi ma rimane comunque l'interpretazione di una immaginifica
    Isabella Rosselini nel brano di Bobby Vinton


    Shanghai, China

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