domenica 4 dicembre 2016

PIU' CHE MAI LA QUESTIONE MEDIATICA: LA PRIMA SOLUZIONE COSTITUZIONALE PER RESTAURARE LA SOVRANITA' DEMOCRATICA


http://calamouse.corrieredelveneto.corriere.it/articoli/Stei081213_med.jpg

"Ogni singolo elemento dell'agenda dell'informazione mediatica è studiato per costituire un tassello della conservazione del potere oligarchico. Senza eccezione alcuna".

1. Comincerei dal sottostante aforisma orwelliano, che per poter essere meglio compreso va riferito al conflitto distributivo tra oligarchia e...tutto il resto della società.
Il conflitto armato, dovrebbe essere particolarmente chiaro di questi tempi, è solo una delle forme di "guerra" che si pone entro questo schema fondamentale. 
Dal punto di vista economico, per le oligarchie, consiste null'altro che nell'accelerazione del profitto derivabile dal conflitto sociale e in un'occasione di forte potenziamento del controllo istituzionale: ESSI sanno però che è anche una situazione rischiosa, perché in occasione dei conflitti armati emerge più rapidamente la "doppia verità" liberista (cioè la dissonanza tra fini effettivi e motivazioni offerte alle masse), e dunque si rischia, prolungando eccessivamente un conflitto non limitato a truppe volontarie e specializzate, un backfire di reazione sociale difficile da controllare.

https://uniticontrounsistemamalato.files.wordpress.com/2015/01/g-orwell.jpg?w=520&h=326


2. Ma la fisiologia della guerra, intrapresa dall'oligarchia, ha armi di combattimento adeguate per la conduzione di un conflitto continuo e ininterrotto: i media, - giornali, televisioni e, sempre più ovviamente, l'utilizzo del web- e il sistema finanziario di loro controllo totalitario.
Sappiamo che il sistema di dispiegamento di queste armi "adeguate" e del loro controllo totalitario, assume, nella società globalizzata di massa, la forma del "pop", - quella che è più conveniente mantenere, perché ottiene la frammentazione strutturale di ogni possibile resistenza-, e si basa su alcuni principi:
a) la destrutturazione della funzionalità del sistema dell'istruzione pubblica;

https://blogletteraturacapuana.files.wordpress.com/2014/05/9097262700_4c96081bde_b.jpg

b) la gestione, all'interno del sistema controllato dei media, dell'informazione e della controinformazione, in modo spesso indiretti ed occultati;
http://pennadoro.altervista.org/gallery/albums/orwell/banita.jpg

c) come conseguenza dei punti a) e b), il ferreo controllo dell'opinione pubblica ("ciò che gli uomini debbano credere e ciò per cui debbano affanarsi", nelle parole scolpite, da Hayek, sulla pietra tombale della democrazia sostanziale) che garantisce, al livello sottostante dell'opinione di massa (pop), una proiezione identificativa degli oppressi con gli oppressori, che ha come coagulante il senso di colpa (qui, p.2, b.) instillato nei primi. 
Nelle attuali condizioni storico-politiche, questa proiezione identificativa assume il significato di "paradosso €uropeo".

http://it.manuelcappello.com/wp-content/uploads/2012/03/habermas-potere-comunicativo-IMG_4868.jpg

3. Oggi non sappiamo quale sarà l'esito del referendum per cui andiamo a votare ma, in vista di esso, abbiamo visto all'opera, in modo plateale e intensissimo, l'insieme di questi principi organizzativi del conflitto sociale costantemente intrapreso dall'oligarchia; e questo già ci garantisce (tragicamente) che qualunque esito sarà sfalsato rispetto a quello normalmente ottenibile in una società in cui la Repubblica democratica fondata sul lavoro avesse visto attuata la sua Costituzione.
Orbene, è sfacciatamente evidente che la destrutturazione funzionale della pubblica istruzione, l'abile uso della controinformazione "controllata", e la proiezione identificativa degli oppressi con gli oppressori, siano gli strumenti tipici della de-sovranizzazione degli Stati democratici da parte dei trattati €uropei.

3.1. Persino quando questi strumenti inizino a divenire non più totalmente efficienti (come la Storia insegna essere ciclicamente prevedibile), ne abbiamo la traccia nelle manifestazioni del potere €urista:


 
Per gli eurocrati UE la democrazia è un fastidio -  Juncker supplica i leader UE di non tenere referendum sull’exit https://t.co/fJuxtKma62
4. Risulta quindi altrettanto evidente che qualsiasi forma di estrema difesa della democrazia, - una democrazia che si vuole apertamente sterilizzare da parte dell'€uropeismo, in nome dell'ennesimo stato di eccezione autorafforzativo-, debba passare per una lotta che, di per sé, può coagulare la gran parte dei cittadini a favore di un immediato e tangibile vantaggio comune: la lotta per una legge sulla libertà di stampa che applichi in pieno l'art.21 Cost. 
L'art.21, naturalmente va letto, come ogni valore chiave della nostra Costituzione (del 1948), in combinato con l'art.3, comma 2, della stessa Cost.; cioè con l'obbligo della Repubblica democratica di rimuovere gli ostacoli alla effettiva partecipazione di TUTTI alla vita politica, economica e socio-culturale del Paese.
In una visione fenomenologica, l'attuazione effettiva e pluriclasse dell'art.21 Cost. depotenzierebbe in modo decisivo tutti e tre i principi che delineano le armi della guerra permanente delle elites all'intera società democratica.

5. Francesco Maimone, nei commenti al precedente post, ci ha rammentato la chiara visione che, in una situazione del recente passato molto meno grave della presente, aveva espresso Lelio Basso:
“… Se democrazia significa sovranità del popolo, e quindi di tutti i cittadini, se pertanto in un regime democratico ogni cittadino deve essere posto in condizione di esercitare i diritti che gli derivano dalla sua partecipazione alla sovranità collettiva, se la nostra Costituzione (art. 3 cap.) riconosce che questa democrazia rimarrà una vuota parola fino a quando tutti i cittadini non saranno messi in condizione di poter partecipare di fatto alla gestione della cosa pubblica, mi pare che se ne possa concludere che la collettività ha l’obbligo di dare a ciascun cittadino la concreta possibilità di tale partecipazione. 
Ora tale concreta possibilità non significa soltanto liberare ogni cittadino dagli assillanti problemi della fame, della miseria o della disoccupazione, non soltanto eliminare le stridenti disuguaglianze e gli squilibri perturbatori del tessuto sociale, MA ANCHE FORNIRE A CIASCUNO I MEZZI PER ESSERE IN GRADO DI APPREZZARE I VASTI E COMPLESSI PROBLEMI IN CUI SI ARTICOLA LA VITA COLLETTIVA. 
E TALI MEZZI SONO TANTO SOGGETTIVI (adeguato livello di istruzione e di coscienza civile e democratica) quanto oggettivi (un’informazione per quanto possibile seria e imparziale). Sarebbe infatti impossibile concepire una democrazia reale, un effettivo governo di popolo, se al popolo non fossero dati gli strumenti per accedere alla conoscenza della vita associata che esso deve governare e dei problemi che ne risultano ch’esso deve risolvere.

Ad assolvere a questo compito non è certamente sufficiente la libertà della stampa e dell’informazione in generale: LA LIBERTÀ DELLA STAMPA È CERTO UNA GRANDE CONQUISTA DEL PERIODO LIBERALE che va strenuamente difesa anche oggi, in un regime democratico più avanzato, ma è ben lungi dall’esaurire la materia
Essa infatti ha radice in una concezione individualistica della società e riflette il diritto di ogni individuo ad esprimere la propria opinione: riguarda di più cioè il diritto di chi vuole scrivere che quello di chi vuole leggere per essere obiettivamente informato, risponde assai più al concetto di libertà in senso tradizionale che a quello di servizio pubblico. 
In altre parole la libertà di stampa rappresenta il diritto del singolo cittadino di “fare” qualche cosa e il correlativo dovere dello Stato di “lasciar fare”, mentre il servizio pubblico dell’informazione rappresenta un dovere della collettività di “fare” essa positivamente qualche cosa e il correlativo diritto di tutti i cittadini di ottenere dalla collettività la prestazione dovuta.
...la libertà d’informazione ha oggi assunto un significato diverso che nell’Ottocento
Che cosa significa parlare di libertà di stampa nel senso di riconoscere a ciascuno il diritto di fondare un giornale, quando si sa che in realtà solo pochi magnati, o un grandissimo partito, possono permetterselo? 
Mi sembra più giusto parlare di un DIRITTO DEL CITTADINO ALLA VERITÀ, cioè all’informazione più ampia e spregiudicata che gli fornisca tutti gli elementi per FORMARSI UNA SUA IDEA DELLA VERITÀ: ciò significa soprattutto che i partiti, i sindacati, le organizzazioni civili devono avere libero e incontrollato accesso alla radio e alla TV, per un tempo che corrisponda alla loro reale rappresentatività. Questo mi sembra il modo migliore di garantire la libertà dell’informazione, almeno nel settore radio-televisivo …” [L. BASSO, Affinché il Paese migliori, Il Giorno, 12 ottobre 1974].

6. A Francesco ho dato questa risposta cercando di essere "pratico":
Come vedi, caro Francesco, senza capire la natura irresistibilmente oligopolistica dei "mercati", di qualunque settore, ogni disquisizione sulle "libertà" è una squallida pantomima.

E lo è più che mai laddove sia in gioco un mercato caratterizzato dal preminente pubblico interesse del bene/servizio offerto: la cosa sarebbe agevolmente risolvibile con una legge sull'informazione conforme all'art.21 Cost. Di cui abbiamo in passato indicato, su questo blog, alcuni principi irrinunciabili.

Ma poi vedendo che la "classifiche" internazionali (invariabilmente finanziate dai Soros) fanno coincidere la "libertà di informazione" con il numero di operatori privati (in oligopolio!) e con l'assenza di interferenza statale su di essi, non rimane che una sola soluzione: vietare lo svolgimento di servizi di informazione privata da parte di chi non sia, in modo accertato con totale rigore, un editore PURO.
Cioè privo di qualunque altro interesse commerciale, indutriale o finanziario.

E non solo: ma un editore puro che sia finanziato ESCLUSIVAMENTE da un istituto di credito specializzato di proprietà pubblica ma amministrato da funzionari imparziali, a requisiti di nomina rigorosamente predeterminati (su oggettive "competenze") e soggetti a scadenze non rinnovabili delle cariche, nonché sorteggiati da un elenco aggiornato costantemente.

Poi sull'entertainment, facessero quello che vogliono (nei limiti delle leggi penali) e massima apertura del mercato: compresi i "film di interesse culturale".
La precondizione per la loro produzione e distribuzione deve essere SOLO la diffusione della cultura, per tutti, da parte di un imparziale e rafforzato sistema della pubblica istruzione.

Pubblica istruzione, (forte e imparziale), libertà di informazione, (ontologicamente separata da interessi privati di altro tipo, compresa la reverenza verso la "morale dei banchieri"), e eguaglianza sostanziale, sono praticamente la stessa cosa vista in momenti e angolazioni differenti".
 

7. Vi riporto il testo integrale dell'art.21 ( non casualmente tratto dal sito del Senato italiano) come "memento" per l'inizio di una riflessione. Che sia molto pratica: 
Articolo 21
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

Mi sono anche rammentato che quasi esattamente tre anni fa avevo scritto un post intitolato LA QUESTIONE MEDIATICA: in esso avevo ipotizzato alcune linee fondamentali di un'indispensabile (e credo che molti, ma molti, si siano resi conto di quanto ormai lo sia) legge di attuazione dell'art.21. La risposta a Francesco aggiorna quelle riflessioni.
Ma il nodo essenziale della rivendicazione della sovranità democratica non può consistere solo nella proposta di soluzioni tecnico-legislative (che pure sono necessarie, se provenienti da voci competenti non appartenenti né al mainstream né alla controinformazione rigidamente controllata, essenzialmente all'insaputa dell'opinione di massa propinata agli elettori).

8. Vorrei piuttosto richiamare l'attenzione di tutti i possibili lettori sulla necessità prioritaria, da domani  (ma va bene anche...dopodomani), di abbracciare la rivendicazione di questo tema e di cercare di suscitare  un vasto movimento di opinione che faccia della "riforma" del sistema dell'informazione, ovviamente democratico-costituzionale, il primo punto, estremamente pratico, di un'autentica lotta di liberazione.

Va infatti, ancora una volta, sottolineato che la fase attuale della guerra mediatica permanente, - intrapresa dalle forze oligarchiche che sono alla base dell'€uropa-, risale agli anni '70 e, come dice Orwell, ciò ha portato al nostro non percepirla più come "un pericolo", passando per la caduta della logica elementare, fino ai risultati incredibili attestati dagli indicatori macroeconomici italiani degli ultimi 30 anni, conseguenti alla disfatta democratica ed alla perdita di sovranità che abbiamo tutti subito.
Sì, su queste "armi della guerra permanente" occorre una riforma.
Ma per attuare la Costituzione.
Senza una legge democratica (sostanziale) attuativa dell'art.21 Cost., la stessa Carta fondamentale del 1948 sarà inesorabilmente distrutta.
Come hanno infatti già pianificato.

29 commenti:

  1. Io resto tuttora meravigliato del come sia possibile che gli italiani all estero siano in maggioranza favorevoli a questa riforma.
    Qual è la connessione neurale che fa pensare a un emigrato, sostanzialmente per necessità, che il problema del suo paese... Cio che lo ha costretto ad emigrare....sia una questa presunta debolezza del governo...
    E chi...se non i governi italiani degli ultimi 25 anni...chi ha creato le condizioni perché l emigrato fosse costretto a emigrare?
    In quale mondo paradossale la soluzione potrebbe mai essere dare ulteriore potere alla classe politica che sta distruggendo il paese? E toglierlo al popolo?

    In tutto il mondo i popoli stanno gradualmente rialzando la testA. Non possiamo mancare solo noi italiani. Non Possiamo.
    È ora di fare la nostra parte.

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  2. E mo vi beccate 'sto flame... penso proprio che l'art.21 della Costituzione sia di per sé un "vulnus": parliamoci chiaro: la commissione euronazista ha ragione e spiega il significato di pluralismo nel liberalismo ordinamentale.

    E l'art.21 - decontestualizzandolo dall'armonia complessa del Dettato - potrebbe benissimo essere un enunciato ottocentesco con tanto di "buon costume".

    Ora il "diritto alla verità" - per un umanista - è parimenti un "dovere alla verità". Uno Stato pluriclasse che ha il dovere di portare informazioni veritiere, può lasciar libera la stampa? può permettersi di non censurarla?

    Ora, non la si prenda come una provocazione fine a se stessa: un approccio decostruttivista - per un fenomenologo - può corrispondere alle premesse stesse a quella "riduzione eidetica" tanto fondamentale per l'ermeneutica del reale.

    Liberalismo, nichilismo, positivismo, economicismo, relativismo e filosofia dei valori ottocentesca su cui si basa il "costituzionalismo politico" della Venice Commission, sono la medesima cosa: sono l'astuta e assolutamente totalitaria - in quanto raffinatamente invisibile - tirannia dei paladini contro la tirannia.

    La "tirannia delle virtù" con cui Hegel bacchetta Robespierre.

    Dove le "virtù" sono quelle che emergono dalla filosofia morale dei banchieri ben ricostruita filologicamente da Arturo.

    È un dato di fatto che esistono degli organismi che si occupano di ingegneria sociale: come diceva Stalin, « intellettuali e scrittori sono ingegneri dell'animo umano »

    Il problema sta nella loro costituzione: sono pubblici oppure sono "liberi", ossia privati al pubblico?

    Pure le dimensioni degli occhi dei manga giapponesi sono il risultato di studi di ingegneria sociale: figuriamoci i moderni e sofisticatissimi serial made in USA...

    Una bella palestra è vedere la differenza tra i cartoni animati sovietici e quelli della Walt Disney: magari confrontando le medesime fiabe... lascio la curiosità ai gusti più raffinati.

    Il "pluralismo" è un altro parto della filosofia dei valori, che, come evidenzia definitivamente Heidegger, è contestuale all'economicismo totale di quello che noi sappiamo essere il capitalismo finanziario.

    Ogni "pluralismo" premette un prospettivismo, un "punto di vista", una posizione prospettica che, di fatto, è un particolare "punto d'attacco" (Weber) che, nel relativismo multiversale del post-modernismo d'accatto, genera il nazifascismo stesso con cui han voluto fare i conti sia Carl Schmitt che Heidegger stesso, l'allievo più dotato di Husserl...

    Pluralismo tout court e dialettica sono due cose ben distinte.

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  3. Ora, quando si ha a che fare con la "libertà", si ha a che fare con un concetto che nasce - non solo materialmente - ma ontologicamente limitato: qual è la libertà di chi - facendo informazione di massa, ovvero impattando "il pubblico", e quindi "il politico" - opera nei media?

    Quando si parla di libertà si parla dialetticamente di potere! E di quale potere? Del privato!

    Libertà di, è sinonimo di potere di: il desiderio di libertà del privato - del liberista - coincide tautologicamente a quella der Wille zur Macht del proprietario che si contrappone dialetticamente alla Libertà del popolo che si chiama Sovranità, ossia Potere sovrano che, in democrazia, per definizione - fatto coincidere il demos al popolo - è un potere distribuito, diffuso, socializzato.

    Per dare un senso comune alla libertà, questa va intesa come *** libertà dell'oppresso da *** il potere dell'oppressore di ***. La libertà presuppone un potere, e quindi una dialettica: chi sproloquia di libertà e addirittura fonda movimenti di pensiero sulla libertà, lo fa per offuscare la dialettica del potere, in definitiva la dialettica fra classi.

    Questa è la connessione tra qualsiasi "liberalismo" e autoritarismo "fascista": la sussidiarietà dello Stato di polizia alla privatizzazione dell'informazione di uno Stato oligarchicamente catturato. Che dipende dall'efficacia dalla propraganda.

    E tutto ciò, in una democrazia sociale si ribalta: Voltaire avrebbe detto le medesime perle di saggezza leggendo il Mein Kampf?

    Date queste premesse, posso condividere questa apertura?

    « Poi sull'entertainment, facessero quello che vogliono (nei limiti delle leggi penali) e massima apertura del mercato »

    No, perché ritengo che sia un'interpretazione che vada direttamente contro il terzo comma dell'art. 41 Cost.

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  4. CVD: « Cevolotto, Lucifero e Marchesi non volevano che fosse apposta nessuna eccezione all’affermato principio di libertà.
    Cevolotto intervenne: “Potrebbero essere necessarie limitazioni in casi macroscopici, ma come aprire la via ad arbitri polizieschi? La libertà di stampa o si ammette senza eccezioni [e se l'editore fa l'interesse dell'oppressore straniero?, ndr], pur cercando di fronteggiare in altro modo eventuali eccessi e pericoli, o non si riuscirà mai a garantirla efficacemente”.
    Lelio Basso sostenne invece la necessità dell’istituto del sequestro precedente la condanna da parte dell’autorità nel caso in cui, in nome del diritto alla libertà di stampa, si fossero compiuti dei reati.
    »

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    1. Non "flamizzi": concordo.
      Ed infatti, nell'applicazione sabotativa post 1948, l'art.21 ha consentito appieno l'applicazione del modulo liberista "libertà da" dell'oppressore (potere economico di fatto, per essere precisi)=potere "di" potenziato di quest'ultimo.
      Questo per la "naturale" tendenza del potere capitalista a leggere, come si fa tutt'oggi, pèer di più in modalità "pensiero unico" (rammenti il Jack che suggeriva di isolare la lettura dell'art.117 per "minimizzarne" l'impatto sull'impianto armonico della Costituzione?) IN MODO ISOLATO E LETTERALE, le singole previsioni, estrapolandole dal "tutto armonico".
      E semplificando ciò che invece, per comprenderne l'armonia, è ontologicamente complesso.

      Senonché, c'è l'art.3, comma 2, che, non a a caso ho citato: questa previsione in realtà integra ogni altra all'interno della Costituzione (e, per sano trickle down, dell'intero ordinamento normativo italiano).

      Ma non, come purtroppo ha preso a intendere la nostra Corte costituzionale, nel senso di consentire un sindacato di (mera) "ragionevolezza" sulla legge attuativa di una determinata previsione costituzionale (o su una qualsiasi legge che, come sempre più spesso capita, si cura solo di riformare, in nome dell'€uropa, senza preoccuparsi affatto di quale norma costituzionale legittimi quel legiferare).

      Basso, Calamandrei, Ruini, si sgolarono nel cercare di far capire che l'art.3 , c.2, e l'obbligo di intervento della Repubblica per garantire la "rimozione" di ogni ostacolo alla piena partecipazione al potere economico-sociale, erano un superprecetto alla luce del quale dovesse, IRRINUNCIABILMENTE, leggersi ogni altra norma costituzionale.

      Anche quando, come nel caso dell'art.21 (caso esattamente opposto a quello delle norme sulla Costituzione economica), tale norma apparisse non avere nulla a che fare con l'intervento dello Stato in funzione correttiva dei (contro)poteri di fatto e in funzione di redistribuzione del potere politico-economico.

      In sostanza, qualsiasi configurazione o modalità espressiva dei "poteri di fatto" è, per la Costituzione del 1948, illegittimo ed anzi illecito.

      Ora, Basso (ma non solo, come attesta l'analisi svolta ne "La Costituzione nella palude"), individua perfettamente negli oligopoli (che altrove, se rammenti, definisce tout-court "monopoli", per le note ragioni di struttura dell'offerta "concordata" che essi implicano), l'effetto prevedibile del "libero mercato".

      Ciò ci porta a concludere che, in virtù dell'integrazione dell'art.3 con ogni norma costituzionale, - e dunque ANCHE con l'art.21 -, la libertà di stampa (2° comma) e' COMPATIBILE CON LA LIBERTA' DI MANIFESTARE IL PENSIERO DI TUTTI (TUTTI), A CONDIZIONE CHE INTERVENGA LO STATO PER IMPEDIRE LA COSTITUZIONE (o il mantenimento) DI POTERI DI FATTO: E QUINDI per impedire situazioni DI OLIGOPOLIO (quantomeno) nel settore di mercato dell'informazione esercitata in forma di impresa.

      Questo è anche il punto di partenza scontato della mia riflessione e della stessa riflessione, e INIZIATIVA, che credo valga la pena di assumere (più che mai) nell'attuale fase storico-sociale.

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    2. Che fai? mi getti acqua sul flame? ;-)

      (Che vorrebbe essere aperto a tutti lettori...)

      Bene: allora rilancio.

      Ci può essere democrazia sostanziale che non passi prima da una dittatura di lavoratori coscienti guidata da un'avanguardia culturale?

      Possono i grandi imprenditori che ad oggi hanno sostenuto il SI continuare a mantenere la proprietà esclusiva dell'apparato industriale che controllano? possono gli investitori istituzionali che hanno sostenuto la UE, l'euro e questa campagna per il SI, mantenere la proprietà della struttura finanziaria che gestiscono? qual è la legittimità dei patrimoni che hanno spostato all'estero? che legettimità hanno le cessioni del patrimonio italiano all'estero? che leggitimità ha la grande proprietà privata tout court?

      Come i nazisti genocidi, il clero bancario ha dimostrato di non voler star al mondo con interi popoli, che vogliono degradare e distruggere per consolidare il proprio potere di classe: bisogna essere tolleranti come chiese Primo Levi o - come la Arendt per Eichmann - si pensa che sia giusto amputarli dal corpo sociale come una cancrena?

      Le informazioni e la cultura sono parte dei fattori produttivi: posso lasciarla circolare liberamente, specialmente alle frontiere? ha una maledetta legittimità il "Grande Firewall" cinese, oppure sono semplicimente maoisti brutti e cattivi che non vogliono la democrazia delle libertà belle e buone? hanno avuto una loro legittimità le repressioni in Ungheria, quelle di Praga o quelle di piazza Tienanmen? non è che quando si parla di Occidente si parla esclusivamente di dottrina Monroe? non è che la bandiera delle libertà è un cavallo di Troia?

      Si può far nascere una democrazia "ponendo l'altra guancia"? Gandhi pose "l'altra guancia"?

      Purtroppo credo che qualsiasi risposta che non sia emotivamente scioccante, sia un rassegnarsi all'eutanasia collettiva.

      Quali sono i limiti moralmente legittimi alla difesa partiottica della carta costituzionale e della sovranità?

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    3. La miglior caratteristica di Ghandi non è stata la non violenza, che per lui aveva un valore tattico interno ad una strategia di rivendicazione della sovranità nazionale (e della sua unità...nonostante gli esiti), ma quella di essere stato un formidabile combattente.

      Per tutto il resto, la filosofia, a mio parere, non riesce, epistemologicamente, a dare risposte al problema della legittimità (e se tenta di farlo, in genere lo fa pro oligarchie: da qui la sua "miseria", a noi ben nota).

      In termini più concreti, la filosofia non può perché costruisce modelli liberi dai dati della realtà, ovverosia dalla struttura dei rapporti di forza storicamente determinati, e quindi in modo autonomo dalle norme vigenti, quali che esse siano: la legittimità è la conformità alle norme del diritto positivo in tema di attribuzione del potere (dalla sovranità, base e cornice di ogni pubblico potere, a qualsiasi potere "di polizia", che significa cura dell'interesse generale affidata a un organismo che esercita una funzione pubblica, di settore, secondo il principio legale di competenza).

      Esiste un diritto che si ponga al di sopra di quello positivo?
      E' la grande domanda che si pone la filosofia del diritto. E il mondo è pieno delle tombe delle vittime (precoci) del giusnaturalismo e del diritto universale non scritto...

      Per questo la nostra Costituzione del 1948 è così importante.
      E speriamo che lo rimanga.

      Detto questo, hai ragione: quando la legittimità democratica è in pericolo esiziale, in genere per la prevalenza del "potere di eccezione" che si autoattribuiscono i poteri di fatto, il reprisitino dell'ordine legittimo deve rispondere a questa shock doctrine con dei controshock.

      La libertà è un fatto cognitivo, anzi un processo di consapevolezza: e questa ci dice che i tiranni sono sempre uomini, anche se non pensano di essere eguali ai propri simili, e dunque soggetti alla morte.
      Tra 3000 anni nessuno si ricorderà di queste battaglie di oggi; tra 30.000, se esisteranno l'Umanità e la Storia, nessuno distinguerà (tranne, forse, qualche specialista) tra le rivolte contadine del XIII secolo, la Rivoluzione russa e la lotta dei popoli per liberarsi dall'ordoliberismo europeo.

      Tra 300.000 anni...non possiamo neppure fare ipotesi.
      Ma il sapore della lotta per la libertà rimane per sempre, nell'Infinito...

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    4. La Consulta, ai primissimi esordi – quando ancora la Costituzione non era stata dimenticata – aveva detto qualcosina nel senso di una lettura in combinato disposto degli artt. 21 e 3 Cost..

      La pronuncia (mi risulta isolata) è quella del 6 luglio 1960 n. 59 (Presidente Perassi, già costituente). A quel tempo non si aveva paura ad affermare che lo Stato, nell’interesse della collettività, poteva e doveva essere monopolista.

      La RAI, nel giudizio, era difesa da Egidio Tosato (altro costituente) e nella parte in fatto della sentenza si legge “… La RAI si richiama, infine, al secondo comma dell'art. 3 della Costituzione. Siccome la televisione in mani private si risolverebbe, a cagione della limitatezza del mezzo, in un privilegio di pochi, costituendo "un impedimento al pari diritto di tutti" di avvalersene, è proprio il combinato disposto degli artt. 21 (e 33) e 3 della Costituzione a esigere che la televisione sia "riservata allo Stato a servizio di tutti".

      La Corte, nella parte in diritto, ha invece così argomentato “… non è indispensabile affrontare il problema se, in via generale, sia compatibile con quest'ultimo l'avocazione allo Stato di qualsiasi mezzo di diffusione del pensiero. È SUFFICIENTE, INFATTI, DIMOSTRARE CHE NON CONTRASTA COL PRECETTO COSTITUZIONALE IN ESAME L'AVOCAZIONE ALLO STATO DI QUEI MEZZI DI DIFFUSIONE DEL PENSIERO CHE, IN REGIME DI LIBERTÀ DI INIZIATIVA, ABBIANO DATO LUOGO, O SIANO NATURALMENTE DESTINATI A DAR LUOGO, A SITUAZIONI DI MONOPOLIO, O - IL CHE È LO STESSO - DI OLIGOPOLIO. E la dimostrazione è in re ipsa, quando si consideri che, rispetto a qualsiasi altro soggetto monopolista, lo Stato monopolista si trova istituzionalmente nelle condizioni di obbiettività e imparzialità più favorevoli per conseguire il superamento delle difficoltà frapposte dalla naturale limitatezza del mezzo alla realizzazione del precetto costituzionale volto ad assicurare ai singoli la possibilità di diffondere il pensiero con qualsiasi mezzo.

      In quanto precede è implicito che ALLO STATO MONOPOLISTA DI UN SERVIZIO DESTINATO ALLA DIFFUSIONE DEL PENSIERO INCOMBE L'OBBLIGO DI ASSICURARE, IN CONDIZIONI DI IMPARZIALITÀ E OBBIETTIVITÀ, LA POSSIBILITÀ POTENZIALE DI GODERNE - naturalmente nei limiti che si impongono per questa come per ogni altra libertà, e nei modi richiesti dalle esigenze tecniche e di funzionalità - A CHI SIA INTERESSATO AD AVVALERSENE PER LA DIFFUSIONE DEL PENSIERO NEI VARI MODI DEL SUO MANIFESTARSI. DONDE L'ESIGENZA DI LEGGI DESTINATE A DISCIPLINARE TALE POSSIBILITÀ POTENZIALE E AD ASSICURARE ADEGUATE GARANZIE DI IMPARZIALITÀ NEL VAGLIO DELLE ISTANZE DI AMMISSIONE ALL'UTILIZZAZIONE DEL SERVIZIO non contrastanti con l'ordinarnento, con le esigenze tecniche e con altri interessi degni di tutela…”.

      Di sentenze analoghe, dopo ricerche, non ne ho più trovate. Dopo il ’60, solo il deserto.

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  5. Se posso, terra terra.
    I media hanno fallito un'altra volta. Minzolini dice: "non capiscono Paese per cui non vendono i giornali!", ma in realtà non si tratta di capire ma di guidare. E hanno fallito.
    Questo esercito è stato respinto: chi ci manderanno, adesso? (come chiedeva Sierra Charriba...).
    Perché arriverà...

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  6. Ciao Quarantotto, considerando che ero il più ottimista del Blog a riguardo dell’esito referendario, consentimi per oggi di rivolgermi, non all’insigne Giurista, ma all’uomo , all’amico e consentimi di fare emergere il mio lato esoterico . Mi aspettavo questo esito sia nei numeri della vittoria, sia nell’alta affluenza perché sicuramente gli Italiani non conoscono la loro Costituzione, sicuramente non la capiscono, sicuramente da un punto di vista epidermico non gliene frega nulla di essa, ma nonostante questo a loro insaputa nel loro subconscio l’amano e ne sono profondamente legati, molto di più di quello che l’Insigne giurista possa pensare. Questo perché lo Spirito che animò i nostri Padri Costituenti e i Valori che essi profusero, si sono sedimentati nell’inconscio collettivo del nostro Popolo. Ed oggi quello che ha più diritto di essere felice sei tu perché il tuo lavoro attraverso questo blog, oltre a far comprendere lo Spirito della Costituzione ai pochi solidifica questo sedimento depositato dai Costituenti nell’inconscio dei molti. Ho visto un amica di mia moglie, che non va mai a votare, fare una eccezione questa volta per difendere la sua Costituzione, ho visto mio figlio che vive ancora nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie, fare campagna elettorale a favore del No e fare circolare in rete ai suoi amici alcuni tuoi post. Oggi sono felice.
    Per quanto concerne i media se la Finanza è intrinsecamente instabile e incompatibile con la Democrazia sostanziale, per cui bisognerebbe contenerla sia nelle dimensioni, sia nei profitti, penso che tale concetto si possa trasportarlo ai media. La quantità mal si concilia con la qualità, la rivoluzione liberista è arrivata fra noi sulle ali delle televisioni commerciali che hanno iniziato a trasmettere 24 su 24 per essere un supporto agli ammalati negli ospedali e alle persone anziane sole, così diceva il Commenda verso la fine degli anni 70. Bisognerebbe ritornare al passato ad una televisione ridotta nei tempi ma ad alto valore culturale, in assonanza con i valori della Costituzione. Poi abolirei la pubblicità, se essa è la fonte dei miei redditi e dei miei profitti, come giornale o come televisione sono poi costretto a fare gli interessi dei miei inserzionisti, che non sono mai la povera gente, ma la grande industria, il grande capitale.

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  7. Brevi considerazioni "a caldo" post-voto:
    - Ero moderatamente pessimista. Sono stato clamorosamente smentito e ne sono lieto. Un risultato netto, che non lascia adito a dubbi;
    - Sarà stato sicuramente un "voto di pancia", ma è un voto importante che dà un segnale politico importante. Importante perché il successo si rinviene soprattutto tra i giovani infra-trentaquattrenni: che la "generazione precaria" abbia capito (o stia cominciando a capire), che il suo "status" non è poi così meraviglioso? Speriamo.....
    - Apparato mediatico il grande sconfitto. Forse ancora più di Renzi. Dubito che questa lezione (che segue quella americana), li riporterà sulla retta via: reagiranno probabilmente stizziti ed inviperiti, ululando contro "populismi" e il "popolo cialtrone";
    - reazione dei mercati: sembra valere l'assunto di Bagnai, ossia che sono loro i primi ad essere interessati a contenere le perdite. L'andamento delle borse e lo spread non eccessivo lo testimoniano;
    - Vincere una battaglia non significa vincere la guerra. L'art. 81 "modificato" (ed approvato con una maggioranza tale da porsi "al riparo dal processo elettorale"), è sempre lì, a "paralizzare" l'intera costituzione economica, assieme al Jobs act;
    - sicuramente sarà necessario un Governo tecnico, almeno fino alla prossima primavera. La Consulta dovrà pronunciarsi sull'italicum e una nuova legge elettorale è più che mai necessaria per poter avere un Parlamento realmente rappresentativo;
    - Ipotesi frattalica. Che succede? Come la prenderanno a Bruxelles? La presenza di Trump oltre-oceano offre delle chanches di liberarci dal giogo tedesco? In che misura l'esecutivo tecnico che succederà a Renzi si potrà prestare ad un'ultima, disperata "razzia" ordoliberista prima di lasciare l'Italia al suo destino? Molte domande, quali risposte?

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    1. L'unica risposta sensata a queste domande sono tanti NO, chiari e forti dal popolo italiano sovrano (no alle rappresaglie di Bruxelles, no alle razzie dei gerarchi-Quisling in fuga, no all'autorazzismo pro-giogo tedesco, e soprattutto, in ordine di priorità logica, no al vincolo €sterno).
      Non ci sono alternative: o si esprimono altri "no" o si perisce da vili.

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    2. Condivido le molte perplessità sul voto come avvenuto per Lorenzo, spazzate via questa notte quando verso le due ho letto della vittoria netta del NO.
      Credo che una risposta gli italiani l'abbiano data. Che la Costituzione NON si tocca, e che chi si presenta con un programma politico alle elezioni (se ci saranno) basato sull'attuazione (a parole e nei fatti) sistematica e programmatica della Costituzione potrà contare sul 59,1% dei voti dei cittadini italiani. Credo che una verità come questa sia inopinabile visto il risultato del referendum. Sta ora alle forze politiche rispettare la volontà del popolo, non proprio "bue" come in molti vogliono far credere...

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    3. Naturalmente parto dal presupposto che, quella di ieri, è una bella vittoria in una importante battaglia. Ma la guerra continua... rimanere sempre vigili... altre prove non meno importanti ci aspettano...

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    4. Si ma sono prove in cui, nell'immediato, non siamo chiamati ad esprimerci mediante il voto.

      Ergo, l'importanza di questa occasione è enorme e non va understated: la situazione è tale che, rispetto al referendum di Tsipras, siamo nella situazione opposta.

      Lì il governo voleva un no al memorandum e aveva incentivato questa posizione. Per poi tradirla.
      Qui il governo voleva un sì alla posizione filo€uropea e ha cercato di farla passare, con una gigantesca propaganda mediatica, come un "cambiamento" positivo.

      Chiaro che il tratto potenzialmente comune è la possibilità di tradimento dell'indicazione popolare: solo che, a differenza di Tsipras, questo comportamento farebbe decollare la forza delle opposizioni, con effetto esattamente opposto a quello sortito dal tradimento di Tsipras.

      T., infatti, incarnava tutta l'aliquota di resistenza all'€uropa allora presente in Grecia: a opporsi al no era i piddini "ortodossi" e i "liberali" locali, cioè forze di opposizione che avevano fino ad allora governato.

      Ai greci, dopo il tradimento, rimase pertanto, praticamente solo Alba Dorata (e la breve fiammata dell'ambiguo nuovo corso di Varoufakis poi dissoltosi in accessi di globalismo irrefrenabile).

      Nel nostro caso, la situazione è molto più incerta nei suoi effetti di propagazione: obbliga persino l'€uro-agnostico m5s a fare i conti con la prospettiva anti-vincolo €sterno; e attualizza l'esigenza della Lega di farsi partito nazionale di massa, scalando inevitabilmente, nelle priorità, il conflitto sezionale assunto come federalismo.

      Difficile dire quale chiarezza di idee ne scaturirà; di sicuro, tutte le opposizioni potrebbero riflettere sul PERCHE' del successo della Le Pen.
      Cosa che nessuno, nelle opposizioni stesse, ha finora fatto seriamente (per mancanza di risorse culturali e per inerzie interne da cui gli è diffile tirarsi fuori).

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    5. Concordo. Infatti se si andasse al voto, fossi nell'opposizione metterei in giro il mio programma partendo dal punto 1: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro". E fossi nell'opposizione, come ben dici, penserei bene a quanto sia carico di significato questo referendum.

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    6. Una cosa è certa: ha ragione Bagnai quando dice oggi che questo è un primo passo e che, di fronte all'illusione delle masse "che il voto conti", le elites diventeranno ancora più pericolose.

      Questo referendum sa molto di battaglia di Stalingrado: il nemico è stato respinto, ma molto territorio patrio è ancora sotto il piede dell'occupante.

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    7. Bah a me pare che nell'analisi del no, cosi come della reazione post voto dei mercati debba tenersi in conto che la campagna referendaria del no sia partita da molto molto lontano con il sostegno di forze politiche mainstream che forse avevano l'interesse a far cadere il governo e a governare il post (ben prima della elezione di trump)....anche la situazione della legge elettorale post referendum mi pare sia stata "telecomandata" dalla stessa parte politica. Non vorrei peccasaimo nel ritenere troppo sempliciotto il nemico

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    8. Fa probabilmente riferimento ad analisi del "no" non svolte in questa sede, dove è stato più volte evidenziato come le "ragioni del no" fossero per lo più contraddittorie e non condivisibili.
      Il plurale del "peccassimo" mi pare quindi del tutto inappropriato in questa sede (se si segue veramente il blog).

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    9. Mi cospargo il capo di cenere. Hai ragione.Ahimè ultimamente non ho seguito con la dovuta dedizione il tuo blog quindi tante cose mi saranno sfuggite. Mi riferivo ovviamente a quanto letto nei commenti immediatamente precedenti.
      In ogni caso, da qualunque lato io osservi la questione non vedo come si sarebbe potuto rispondere diversamente a cotanto quesito referendario.

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    10. Considera che Flavio e Lorenzo sono navigatissimi commentatori (anche di goofynomics e dall'inizio): la loro puntualità di concreta analisi informativa, in realtà è rivolta al "grande pubblico" (qui sempre più vasto).
      Di impervie e sempre più strette vie alla riconquista della democrazia sostanziale, sono più che coscienti :-)

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  8. Un'altra domanda, pertinente agli organi di informazione e informativi: non è ora di ripristinare la leva obbligatoria?

    Non è ora di prendere e difendere un corpo fedele alla Repubblica come l'Arma dei Carabinieri?

    Questo significa essere europei: significa essere patrioti italiani.

    Un vero europeo non può non essere antieuropeista.

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    1. Per ragioni di evidente promozione della solidarietà e del senso dello Stato democratico e pluriclasse, la leva obbligatoria sarebbe certamente utile.
      Anzi, non averla espletata dovrebbe limitare il diritto di voto, almeno per un certo periodo di 5 o 10 anni (così i furbi e i figli di papà esonerati si attaccano).

      Il problema è ce andrebbe comunque rivista, sia nei contenuti della generale formazione che viene data sia nella sua connessione con il successivo inserimento nel mondo del lavoro.

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  9. Certamente la vittoria di ieri è un punto di partenza, e sappiamo che ora dovremo fronteggiare la nuova offensiva dell’Europa sui conti pubblici, finora rinviata proprio per allentare la tensione sul governo in vista del previsto trionfo del SI…Detto questo, resta un colpo durissimo inflitto all’establishment interno e internazionale, che appoggiava compattamente il SI; inoltre le proporzioni del successo del No sono state superiori alle più ottimistiche previsioni, ed anche questo è stato elemento politicamente decisivo per le immediate dimissioni del Governo. Ma, e questa mi sembra la considerazione più rilevante, se Renzi si dimette – pur senza certo uscire politicamente di scena – tutti i sostenitori del Si del mondo mediatico restano ai loro posti, a studiare nuove strategie per espropriare i cittadini dei loro diritti. (E i volti lividi visti ieri notte dei vari Calabresi, Cazzullo e compagnia dicono molto in proposito). E dunque l’analisi di 48 sulla Questione Mediatica diviene, proprio all’indomani della vittoria del NO, una imprescindibile base di partenza per un’azione politica e civile che punti alla sempre più necessaria riforma del sistema dell’informazione, presupposto indispensabile per recuperare l'effettiva attuazione dei principi costituzionali. Ma si tratta di una iniziativa che dovrà necessariamente partire dal basso, giacchè il livello di analisi che si riscontra all’interno delle forze politiche di opposizione (dai 5 stelle alla Lega) su questo argomento – come del resto sul tema del vincolo esterno - mi sembra ancora molto carente.

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  10. Sono completamente d' accordo con Mauro Gosmin. E sono altrettanto sicuro che il presidente è d' accordo con lui.

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  11. Grazie Presidente, e grazie anche a Bazaar (e Arturo, Flavio, Francesco, Winston etc. etc..: è "colpa" loro se ho imparato a leggere questo blog!

    Io ero uno di quelli che non riusciva a leggere questo Blog, e sebbene mi fosse fin da allora chiaro che era un probloema mio, me ne sono convinto in pieno proprio in questo periodo andando a rilegger alcuni dei primi post, per me allora decisamente ostici.

    E mi son detto "cazzo ma è chiaro ... chissà che ci trovavo di poi così incomprensibile..."

    Speriamo che il nostro presidente della repubblica abbia conservato un minimo di dignità, e rimandi il Cazzaro alle camere. Crederà mica di essere, il cazzaro, un manager di una multinazionale che ne combina di ogni e poi, poco prima di pagar dazio affrontando tutti i casini che ha creato, o va via o si fa licenziare con spropositata buonuscita.

    Che comici, il Cazzaro, a rispettera le regole e non a tentare di cambiarle pro domo del suo padrone.

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  12. Leggo, in un'agenzia di stampa di oggi, che il tedesco Volker Weiland, membro del consiglio dei "5 saggi" tedeasco, in un'intervista rilasciata all'Handelsblatt ha auspicato che l'Italia chieda aiuto all'ESM, con l'intervento dell'FMI. Insomma, la posizione tedesca potrebbe sfociare in un nuova "Operazione Alarico", con la Troika in Italia ad imporre quello che Renzi non è riuscito a fare.

    Spero che la classe politica italiana sia questa volta più accorta prima di affidarsi supinamente al Monti di turno. La presenza di una figura come Mattarella offre, per quanto attiene la tutela dell'ordine democratico, sicuramente più garanzie di Napolitano, ma bisogna stare in guardia: la guerra continua........

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  13. E perché mai credete che attacchino in continuazione il liceo classico?

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