venerdì 15 dicembre 2017

AL RIPARO DEL PROCESSO ELETTORALE: LA BC INDIPENDENTE "GUIDA", MA SE VA A SBATTERE E' SEMPRE COLPA DEI CITTADINI

https://image.slidesharecdn.com/castelfidardo-150322171254-conversion-gate01/95/mmt-a-castelfidardo-sovranit-saldi-settoriali-eurozona-66-638.jpg?cb=1427045174

Alla veneranda età di 91 anni anche M.Friedman ammette di essersi sbagliato ("The use of quantity of money as a target has not been a success……I'm not sure I would as of today push it as hard as I once did)
1. L'indipendenza delle banche centrali viene propugnata e imposta negli USA e in tutta €uropa (a cominciare dalla Francia con la famosa "legge Rotschild" del 1973 e, a seguire, in Italia con lo "statuto della moneta", v.pp.3-5, derivante dal divorzio, in contrapposizione al modello costituzionale) per combattere l'inflazione e "l'eccesso di spesa pubblica" (sempre inflattiva e improduttiva, naturalmente).
Si trattava, tra il volgere degli anni '70, col loro duplice shock petrolifero, e gli anni '80, con l'esaltazione della finanziarizzazione (prima degli Stati e di conseguenza dell'intera economia "liberalizzata") di ipostatizzare il monetarismo di Milton Friedman (poi da egli stesso rinnegato) e di imporre la politica monetaria restrittiva e, come tale, credibile, tutta affidata all'esclusiva competenza delle banche centrali "al riparo dal processo elettorale".

2. Nell'eurozona, poi, il modello monetaristico-deflattivo, posto "al riparo dal processo elettorale", - cioè dalla corruzione "legalizzata" dei parlamenti: Hayek ipse dixit, qui p.8 - giunge al suo modello c.d. "puro", caratterizzato dall'esplicito "divieto di finanziamento" della BC ai governi, che è, nella sostanza, un "divieto della funzione (democratica) di tesoriere del governo" (quest'ultimo, in quanto, appunto legittimato dal processo elettorale...); qui, p.5:
"In realtà la neutralità della politica monetaria (affidata alla BC indipendente) non svolge gli EFFETTI DIRETTI DICHIARATI nel contenere-ridurre l’inflazione.
Questo perché la sottesa teoria quantitativa della moneta (eccesso di offerta come causa dell’inflazione, abbracciata da Bundesbank e imposta a BCE), ovvero la teoria della presunta rigidità della curva LM (rispetto a al tasso di interesse) nei fatti E’ SMENTITA DALLA NATURA ENDOGENA DELLA MONETA. Cioè, empiricamente tutto conferma che la quantità di moneta complessiva dipende dalla formazione e dal livello dei prezzi e non viceversa.
Piuttosto il vero obiettivo di tale dottrina è L’EFFETTO COLLATERALE, FINANZIARIO PUBBLICO, ritenuto capace di AGIRE SULL’INFLAZIONE nel modo redistributivo (verso l'alto) voluto. Più specificamene è l’effetto sul contenimento salariale e quindi sulla crescita, vista come obiettivo recessivo in favore della “stabilità finanziaria e dei pressi”. Cioè:
1)        la BC non finanzia-monetizza il deficit pubblico, il che comprime naturalmente il risparmio privato perché
2)        rende più costoso l’onere del debito ed induce a comprimere la spesa pubblica primaria (il che riafferma il valore ideologico del crowding-out, cioè della ipotizzata maggior efficienza dell’allocazione delle risorse ai privati, derivata dalla presunta elasticità degli investimenti rispetto al tasso di interesse);
3)        si ottiene così di sterilizzare progressivamente l’intervento pubblico e di avere una crescente disoccupazione, (non correggibile con espansione fiscale)
4)        la quale disoccupazione crescente (intesa come naturale) diminuisce come tale il livello salariale e quindi l’inflazione...e il risparmio (come parte non consumata del reddito; specialmente di coloro, quasi tutti, che hanno un basso reddito e il vincolo ad un'alta propensione al consumo)".

3. Questo schema, si risolve, evidentemente, in una conformazione della stessa economia e dei comportamenti degli stessi operatori con conseguenze "non banali". 
Ciò trova una conferma nel modo in cui Zerohedge, riportando un advice agli investitori di Michael Lebowitz, riassume l'evoluzione delle politiche monetarie credibili, - come baricentro principale, se non unico, delle politiche economiche suppostamente "efficaci", lasciate alle banche centrali indipendenti (e molto poco ai parlamenti)-, in conseguenza della crisi finanziaria (strutturalmente conseguita alla finanziarizzazione delle economie):
"Le finalità perseguite dalle banche centrali sono in generale triplici:
  • Espandere l'offerta di moneta per consentire l'ulteriore proliferazione del (credito-)debito, che è tristemente divenuta la lifeline della maggior parte delle economie sviluppate.
  • Guidare più in alto i prezzi degli asset finanziari per creare un "effetto ricchezza"  (ndr: qui, p.4: cavallo di battaglia dei neo-keynesiani). Questo mito si fonda sulla credenza che prezzi più alti degli asset finanziari determinino una maggior crescita economica in quanto la ricchezza si diffonda alle masse. 
    • “E prezzi crescenti delle azioni alimenteranno la ricchezza dei consumatori e aiuteranno ad accrescere la "fiducia", che può anche spingere la spesa. L'aumento della spesa porterà a redditi e profitti più alti, in un circolo virtuoso, che supporterà ulteriormente l'espansione dell'economia.– Ben Bernanke Editorial Washington Post 11/4/2010.
  • Infine, generare inflazione, per aiutare ad alleggerire il peso del debito.
Il QE ha forzato al ribasso gli interessi e abbassato la spesa per interessi per tutti i debitori.  Simultaneamente, ha alimentato l'ammontare di un debito rilevantissimo.  L'effetto netto è che il peso del debito globale è cresciuto in termini nominali e come percentuale della crescita economica a partire dal 2008. Il peso del debito è divenuto persino più pesante (burdensome).
L'effetto ricchezza sta mettendo la ricchezza nelle mani di una piccola minoranza della popolazione, con benefici trascurabili, se non nulli, che escludono la maggioranza della popolazione stessa.  
La versione di Bernanke del circolo virtuoso, sopra enfatizzata, è lontana dall'essere virtuosa, a meno che non si sia collocati nel 5-10% delle famiglie più ricche...
L'inflazione dal 2008 è stata bassa, e la deflazione continua ad essere una preoccupazione principale della maggior parte dei banchieri centrali. E' poiché il QE, in tutti i casi, era focalizzato sui prezzi degli asset finanziari e non sui prezzi di beni e servizi dell'economia reale, l'inflazione che era inanemente ricercata non si è verificata.
Per riassumere la nostra visione, le politiche monetarie ampiamente inefficaci, stanno determinando pochi benefici economici. Queste politiche stanno accrescendo il peso schiacciante del debito (del "settore privato") e accentuando l'ulteriore destabilizzazione sociale.
Peggio ancora, queste politiche sono imbottite di conseguenze che appaiono dormienti ma che devono ancora emergere. La principale preoccupazione, che è addirittura annunciata come positiva, è la gigantesca distorsione dei prezzi finanziari in tutto il mondo..."

4. Questa radiografia di un insuccesso  (che porta alle soglie di un nuovo grande disastro), - sebbene ignori il problema a monte di tutto ciò, e cioè l'assetto del mercato del lavoro, a sua volta reso TINA dalla precedente lunga fase restrittiva credibile delle BC indipendenti- creando quindi una situazione sempre meno gestibile, ci riporta a quanto aveva a suo tempo ricordato questo commento di Arturo:
"Che le banche centrali “indipendenti” siano il primo braccio armato dei “mercati” - evidentemente non se ne escludono altri, meno “autorevoli” ma più autoritari - si comincia a dirlo apertamente anche in ambito scientifico mainstream. Qualche giorno fa su twitter è stato rilanciato con apprezzamento il recente articolo, di un autore che conoscete (Tooze, storico dell'economia, particolarmente attuale nei suoi studi sulla effettiva politica economica del nazismo), sulla questione dei “bond vigilantes” in una prospettiva di storia recente (sarebbe interessante andare anche più indietro, come sappiamo, ma accontentiamoci).
L’articolo è stato tradotto da Voci e merita lettura integrale; intanto però ve ne riporto un paio di passaggi chiave:
Un grande contrasto con il comportamento delle banche centrali durante il “Volcker shock” negli anni 80, quando queste aprirono la strada all’aumento dei tassi. È questa esperienza storica che costituisce il tacito presupposto delle teorie del dominio del mercato obbligazionario [qui la traduzione secondo me è fuorviante: sta parlando di public bonds, ossia di titoli del debito pubblico]. Si presumeva che la banca centrale restasse passiva o addirittura prendesse le parti dei bond vigilantes contro i governi spendaccioni. In questo senso le teorie del potere del mercato dei capitali erano, più o meno implicitamente, anche teorie sulla lotta all’interno dello Stato. Le relazioni tra i governi eletti e i mercati dei capitali sono state triangolate da un terzo polo, i funzionari, i tecnici e gli economisti che manovrano la politica finanziaria e monetaria. La vasta letteratura politica economica sull’“indipendenza” della banca centrale è testimonianza di questo punto. 
“Indipendenza” in questo contesto significa la capacità e la volontà dei banchieri centrali di sfidare la volontà dei governi eletti, non la loro “indipendenza” dagli interessi o dalle idee dei “mercati”. Sebbene perseguano le loro carriere nei ministeri e nelle banche centrali, questi funzionari mantengono comunemente stretti rapporti con i mercati e spesso, terminata l’esperienza politica, assumono incarichi nel settore privato.

La lettera a Berlusconi è stata firmata anche da Draghi, in quanto Presidente della Banca d’Italia e successore di Trichet alla BCE. La minaccia della BCE era che, a meno che i governi non avessero agito come richiesto dalla banca centrale, essa avrebbe ritirato il suo sostegno sia al debito sovrano sia a quello bancario, permettendo che il circolo vizioso debito sovrano/sistema bancario dispiegasse pienamente i suoi effetti. 
Visto da questo punto di vista, parlare in termini di “bond vigilantes” che impongono le regole è eufemistico. Il ruolo dei mercati obbligazionari in rapporto alla BCE e al dominante governo tedesco era non tanto quello di un vigilante che colpisce a ruota libera, quanto quello di gruppi para-militari che vengono autorizzati al pestaggio sotto lo sguardo della polizia.
 
5. Appunto: al riparo dal processo elettorale e in guisa di vigilantes para-militari al servizio di interessi privati. Non sovrani, cioè non democratici, tutt'altro.
Ed è per questo, per tutto quanto finora visto, assunto come un contesto i cui effetti negativi non paiono più arrestabili, proprio per la mancanza della più elementare capacità di autocritica del sistema imperniato sulle banche centrali indipendenti, che non si può non accogliere con una certa apprensione questa dichiarazione di Draghi:



5.1. Si scorge come una strana insinuazione: il fallimento delle politiche monetarie "non convenzionali" non pare minimamente in gioco e, anzi, quasi attribuito a qualche comportamento dei "cittadini", a cui già, come corpo elettorale dedito alla (formale) democrazia, era in precedenza comunque imputata l'inflazione, (assolutamente da correggere); "loro" sanno cosa fare e non si può porre in contestazione il paradigma monetarista, lo spiazzamento e la cattiva spesapubblicaimproduttiva. 
Basta che i mercati impongano la loro superiore razionalità "al riparo" dalle incertezze inefficienti del processo elettorale, e debt-deflation, cioè aumento esponenziale dell'indebitamento privato e irrisolvibilità della stagnazione deflattiva, saranno brillantemente risolvibili. Credeteci: sono "credibili"!

19 commenti:

  1. Si trattava, tra il volgere degli anni '70, col loro duplice shock petrolifero, e gli anni '80, con l'esaltazione della finanziarizzazione

    Anche se per Bazaar come sappiamo:

    "Il disgelo costituzionale avviene infatti solo quando "Confidustria" viene "messa all'angolo": fosse stato per quel gruppo sociale la "segnaletica" l'avrebbe messa in modo tale da far finire sessanta milioni di Italiani in uno sterrato nel deserto o in una palude. Come poi sul finire dei '70 ha proprio fatto...

    Einaudi e i suoi han fatto la figura dei cinici fessi tutta la Costituente ma, subito dopo, ci siamo trovati il nostro Hayek italiano alla BdI e come Presidente della Repubblica.

    Poi, diciamocelo: quella dello shock petrolifero è stata una delle solite ciniche e sociopatiche pagliacciate... altro che politica anticiclica per raffreddare l'economia... Si è, guarda a caso, creata ad arte la situazione pochi anni prima paventata da una delle figure più eminenti della Mont Pelerin: ovvero inflazione e recessione insieme. Non c'era da raffreddare un bel niente, se non solo la finanza angloamericana che, tirato il pacco con la convertibiltà in oro, si è assicurata comunque il signoraggio della Fed che, invece di convertire i dollari in oro giallo, ha cominciato "a convertirli in oro nero".

    Infatti gli "einaudiani" se ne sono usciti con "l'austerità"... con il supporto della sinistra ormai in massa coartata.

    Capire ora cosa siano sostanzialmente "destra e sinistra", cosa implichi difendere la rendita da oligopolio o il reddito da lavoro, potrebbe essere lievemente importante: proprio perché è da quasi trentacinque anni che abbiamo abbandonato progressivamente la strada "asfaltata" della Costituzione. Parlare ora di destra e sinistra non è più una questione "cosmetica"..."

    http://orizzonte48.blogspot.com/2015/10/la-comprensione-che-non-ce.html?spref=tw

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  2. L’affermazione “stampare moneta crea inflazione” appartiene alla scuola monetarista anni ‘70 ed ha ricevuto varie critiche, documentate nella letteratura economica.

    Critica 1. Gli operatori economici che ricevono moneta dalla Banca Centrale, possono decidere di non spenderla. La moneta stampata ma non spesa, come crea inflazione?

    Critica 2. Vari fattori influenzano i prezzi, anche il mercato del lavoro. Se c’è forte disoccupazione, se i consumatori sono disoccupati e incapaci a pagare, i commercianti aumenteranno i prezzi?

    Critica 3. Supponiamo di avere, io e lei, due conti correnti presso la stessa banca. Io le vendo un bene e lei mi firma un assegno di 200 unità monetarie. Io porto l’assegno in banca per versarlo. La banca apre il libro contabile corrispondente al suo conto corrente e scrive -200 (meno duecento), poi apre il libro contabile corrispondente al mio conto corrente e scrive +200 (più duecento). La banca esegue una mera operazione contabile: la transazione è valida senza far intervenire la Banca Centrale per fargli stampare ulteriori 200 unità monetarie.
    E se avessimo conti correnti presso banche diverse? Le banche possono aprire conti correnti le une presso le altre, reciprocamente: un funzionario della mia banca porta l’assegno presso la sua banca; la sua banca scrive -200 sul suo conto corrente e poi scrive +200 sul conto corrente della mia banca.

    Questi esempi, moltiplicati per milioni di persone e di transazioni, fanno comprendere che la quantità di moneta in circolazione dipende dal volume delle transazioni e dal volume delle operazioni contabili permesse dalle banche. L’affermazione “stampare moneta crea inflazione” descrive un’ipotetica economia senza banche e, se riferita ad economie moderne, per vari studiosi sostenitori dell’endogenità della moneta (ad es. Nicholas Kaldor), inverte le cause con gli effetti: non è la quantità di moneta a determinare i prezzi ma sono i prezzi ed il volume delle transazioni a determinare la quantità di moneta in circolazione. L’equazione secondo la quale la quantità di moneta in circolazione è uguale ai prezzi moltiplicati per la quantità di beni venduti è una mera identità contabile che non dice quale membro dell’equazione sia causa dell’altro.

    Perché, nonostante le critiche, si continua a dire che “stampare moneta crea inflazione”? Il motivo è politico. Nel 1981 avviene il divorzio fra il Tesoro e la Banca d’Italia, cioè la Banca d’Italia smette di comprare i titoli del Tesoro rimasti invenduti alle aste dei titoli. La motivazione ufficiale del divorzio è che se una Banca Centrale deve rispondere all’esecutivo, i politici faranno stampare moneta per compiere spesa pubblica finalizzata a farsi rieleggere, ma stampare moneta farà sprofondare il Paese nell’inflazione.
    Se non è dimostrato il nesso di causalità diretta fra moneta e inflazione, cade la motivazione ufficiale del divorzio fra il Tesoro e la Banca d’Italia e bisogna indagare sulle vere motivazioni del divorzio.
    Qual è la vera ragione del divorzio fra il Tesoro e la Banca d’Italia? Forse bisognava impoverire la maggioranza dei cittadini italiani per arricchire una minoranza di S.p.A., capaci di aumentare la base monetaria tramite operazioni contabili?
    Negli anni ‘80 e ‘90 il Tesoro (cioè lo Stato italiano) emetteva dei titoli di Stato, cioè chiedeva delle lire in prestito in cambio di un interesse. La Banca d’Italia (cioè lo Stato italiano) aveva il potere di emettere lire ma non comprava i titoli di Stato.
    Il debito pubblico esiste perché lo Stato italiano (il Tesoro) chiedeva in prestito ai privati delle lire che lo Stato italiano (la Banca d’Italia) aveva il potere di emettere.
    Dopo l’entrata nell’euro, il debito pubblico italiano è stato ridefinito in una valuta straniera: lo Stato italiano non può emettere euro, quindi l’euro è una valuta straniera.
    Prima dell’euro, lo Stato italiano chiedeva in prestito delle lire che lo Stato italiano aveva il potere di emettere. Dopo l’euro, lo Stato italiano chiede in prestito degli euro che non ha il potere di emettere.

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    1. Riassunto di cose ampiamente trattate in questa sede e anche negli appositi capitoli di questo libro (nato dalla prima fase del blog)
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/10/euro-eo-democrazia-costituzionale.html

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  3. Eppure uno studioso come Milton Friedman non poteva non conoscere il sistema dei 'tally stick'!

    http://unusualhistoricals.blogspot.it/2010/10/money-matter-tally-stick-system.html

    Una moneta più 'di legno' e (quindi) più endogena di così non si può!

    Poteva venire creata da qualunque 'testa di legno', quindi anche dal sovrano, dai banchieri e dai mercanti medioevali.

    I 'tally stick' di emissione reale venivano richiesti per il pagamento delle tasse fin dal regno di Enrico I e questo conferiva loro il valore e la stabilità del valore nel tempo, purchè non si esagerasse:

    "When King Charles II adopted the idea of selling royal debt at a discount, he nearly plunged the country into bankruptcy by selling tallies at a discount for the purpose of financing war."

    Gli ignoti (ancor oggi) investitori privati che (si pensa a ragione) finanziarono la guerra e l'ascesa al trono d'Inghilterra di Guglielmo d'Orange (il futuro William III of England) e che in cambio ottennero (questo è certo!) di poter creare la prima banca centrale 'indipendente' (la Banca d'Inghilterra) conferirono una parte del capitale di rischio (gran parte non la versarono mai perchè iniziarono subito a battere la loro nuova moneta) in 'tally stick' di emissione reale ed il famoso incendio delle 'Houses of Parliament' nel 1834 fu dovuto all'azzardo di voler bruciare i 'tally stick', accumulati nel corso dei secoli, in poco tempo ed in quegli spazi ridotti (probabilmente convinti da Friedman della esogenicità della moneta credevano che se si fosse saputo quante tonnellate di 'tally stick' esistevano ci sarebbe stata una iper-inflazione.... o forse no?).

    Curiosamente fu proprio al tempo della presa del regno da parte di William III of Orange (morto molto opportunamente dopo solo qualche anno di regno....) che il capostipite 'nobile' di Winston Churchill, allora comandante in capo dell'esercito reale che combatteva contro i mercenari dell'invasore olandese Guglielmo d'Orange, si guadagnò il titolo nobiliare tradendo il Re inglese e passando 'armi, armigeri e bagagli' al servizio dell'invasore olandese Guglielmo d'Orange.

    Che cavolo ci sarà di 'nobile' ad essere il discendente di un traditore io non lo capisco proprio.

    Comunque, nihil sub sole novum.

    Un sistema ligneo così congegnato (come i mini-bot di Borghi) potrebbe benissimo funzionare anche oggi, altro che moneta elettronica o banconote BCE.

    Nel caso sarei proprio curioso di sentire il cialtrone di turno dire: "tenetevi le buche a Roma (piove da tre giorni ed ho visto cose che voi umani...), non abbiamo 'legno da spendere'".

    Ci sarebbe poi l'indubbio valore d'uso di poter utilizzare questo tipo di moneta lignea per riscaldarsi in maniera ecologica e rinnovabile all'estinzione del debito.... oppure per bastonare i bancarottieri.....

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    1. Un sistema analogo era utilizzato anche in Italia, come riferisce l’articolo 2713 del codice civile.

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  4. A me la teoria della moneta endogena proprio non entra in testa... posso capire il lato della domanda, "se l'economia circola bene, mi conviene chiedere moneta così faccio investimenti, oppure compro casa e metto su famiglia", ma non il lato dell'offerta (non sono un banchiere, e i miei rappresentanti in parlamento nemmeno). Una teoria endogena della moneta mi torna soltanto se su ogni banconota, moneta, bit, fosse scritto chi la emessa, e cosa promette in cambio (altra moneta endogena? ma così si gira in tondo. Deve essere una merce, come oro o argento, oppure, se la emette lo stato, garantire la possibilità di pagamento tasse o acquisto beni sotto monopolio).

    Anche fosse endogena, questa endogenità sarebbe una caratteristica intrinseca della moneta o solo del nostro modello finanziario? Deve essere per forza così? Una moneta esogena è un sistema monetario in cui il governo ha delle manopole in più per regolare l'economia, con cui contrastare gli effetti negativi endogeni de ilMercato.

    Cito un recente articolo di Mori:

    "Vero è che l’offerta di liquidità rimane pur sempre nelle corde di BCE, ma è altrettanto vero che se avessimo banche commerciali pubbliche potremmo emettere 'moneta elettronica' "
    "La moneta elettronica è infatti una mera promessa di pagamento senza corso legale forzoso in linea di principio (benché oggi determinate norme ne impongano impropriamente l’utilizzo obbligatorio), ma che agli effetti pratici è comunemente accettata dai cittadini come reale denaro poiché asseritamente convertibile in esso."

    Convertibile (presumo in banconote) finchè non scatta il bail-in. Nel nostro sistema c'è una particolare forma di moneta a corso legale (la riserva bancaria presso la BCE) che non è accessibile ai cittadini. Proprio perchè non è accessibile, qualsiasi QE serve principalmente ad aggiustare i conti alle banche e non direttamente all'economia: la moneta elettronica "endogena" è di serie B.

    La moneta endogena è a mio avviso incompatibile con l'art.1277 del codice civile. Ed anche con l'art.47 della costituzione. Il risparmio deve essere tutelato (la parola bail-in non dovrebbe esistere), e, se la Repubblica coordinasse l'esercizio del credito dando ad esso lo status di moneta legale a garanzia, significherebbe che l'intervento esterno (esterno a ilMercato) ci deve essere.

    La moneta elettronica di serie B non mi sembra comunque endogena perchè è la banca centrale indipendente-esogena che coordina e "garantisce", se le fa comodo e in a democratic way, l'esercizio del credito.

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    1. Mi pare proprio che nin ti entri in testa.
      Prima che Bazaar ti...illumini (con legittima "energia") focalizza che stiamo parlando della moneta "in uso", ovvero "circolante come effettivo mezzo di pagamento": cioè quella che corrisponde alle transazioni reali che determinano il livello dei prezzi (la domanda: la domanda non è astratta produzione di valore ma reddito, cioè poi moneta, effettivamente speso).

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  5. Ho trovato in questi giorni un manuale di economia del compianto Graziani, ("Teoria Economica, Terza Ed.", Ed. Scientifiche Italiane, 1984) da cui cito un passaggio limpido e, come tutte le cose semplici, sommamente rivoluzionario:

    "L'ammontare di moneta legale che la BC può creare non trova limiti precisi (...) la bc può emetterne ammontari illimitati senza incontrare alcun vincolo tecnico. Possono naturalmente sussistere vincoli di natura economica: se, per esempio, la bc si pone come obiettivo quello della stabilità monetaria (guarda caso...), essa può decidere di ridurre la creazione di moneta legale per non finanziare ulteriormente un processo di inflazione. Ma si tratta di limiti che la Banca impone a sé stessa, non di vincoli tecnici. Si tratta di limiti imposti da ragioni di politica economica, e non di vincoli posti dal mercato."

    Qui l'autore cita i tre modi classici di creazione della moneta:

    1) attraverso le aziende di credito
    2) attraverso il Tesoro
    3) sul canale estero attraverso l'Ufficio Cambi

    Guarda caso tre modalità che nell'Italietta pre-monetarista rimanevano in mano allo Stato.

    In sostanza la creazione di moneta è un problema politico, ossia questione squisitamente legata ai rapporti di forza tra classi, alle esigenze di un dato modo di produzione a cui seguono determinati tipi di rapporti di proprietà. Se si vuole il pieno impiego e la effettiva realizzazione della Costituzione occorre per forza "socializzare l'investimento" come previsto da quel tipaccio di JMK, arrivando presto o tardi alla soglia fatale sy cui Moro, Fanfani, Lombardi e Nenni si arrestarono nel 1962-1964: passare dal capitalismo comunque regolato a forme più o meno ampie di socialismo democratico.

    Chi può capirlo oggi?

    Grazie e tanti e cari auguri.

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    1. « come tutte le cose semplici, sommamente rivoluzionario »

      Musica...

      Su questo spunto proporrei quindi la fondazione fenomenologica della controrivoluzione monetarista.

      La coscienza umana è tutto un ricondurre il complesso al semplice, al seplicissimo, al "percepito" e alla "categoria" interpretativa.

      Quindi potremmo sostenere che il complesso non è altro che soggettiva incapacità di ridurre l'oggettivo al semplice, all'essenziale... inganno della psiche? falsa coscienza?


      Bè, la risposta sta nell'epistemologia: ecco, e qui iniziano i problemi. Quando è necessario spiegare che cosa sia l'epistemologia a terzi, le parole cominciano a perdere immediatamente di significato, il significante si aliena e la supercazzola prende vita, nel vuoto orrore dell'abisso che si spalanca nelle pupille del nostro incauto interlocutore...

      Eppure, come ha ricordato con grande autorevolezza Husserl, epistemologia e cognitivismo sono strettamente legati.

      Bè, sono arrivato alla conclusione che la supercazzola è il prodotto del significante stesso: "epistemologia".


      Lo step successivo per rendere inaccessibile il contenuto delle varie discipline volte alla conoscenza, è inanellare una serie di sostantivi-supercazzola, tradurli in inglese, eliminare a caso varie preposizioni e, tramite una funzione hash, trasformare il tutto in un acronimo. Quindi, dopo aver codificato una qualche disciplina fatta di schemini con vari quadranti a misura di power point, e di procedure da spuntare con diligenza ogni qual volta un'azione viene posta in essere, si definisce la concettualizzazione efficacemente "semplice" e si rilascia un certificato che attesta che lo studioso "conosce".

      Se queste discipline, sulla falsa riga di organizzazione aziendale, psicologia del lavoro, psicosociologia, management, programmazione e controllo, le mescoliamo con la matematica del liceo scientifico, si può creare la scienza che decide sul benessere di miliardi di persone: l'economia politica neoclassica. (Distribuita anche a fumetti dalla scuola austriaca sui periodici a diffusione globale "diventa un economista anche tu", "liberi e commutativamente giusti", "Basta scavare buche!" e, tra gli innumerevoli, pubblicato come inserto di Topolino dai fratelli Koch, il celebre "Stato ladro!", rivista patinata con solo figure, senza complicati fumetti)


      Lo step successivo è ovviamente quello di rilasciare il premio Nobel per l'economia da una banca centrale... indipendente.

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    2. In base a taluni racconti che mi sono stati fatti, credo tu abbia descritto perfettamente l'insegnamento delle scienze sociali in UK, dove la nostra sedicente élite sogna di mandare i propri pargoli a costo di spendere centinaia di migliaia di euro tra rette e spese di mantenimento.

      Le università di eccellenza, i club...

      Poi, se è questo quello che imparano, è chiaro che si impastano alle feste, bevono come spugne e ogni tanto ci scappa il morto. Ma tanto, quello che importa è "farsi le amicizie giuste"...

      Ho sempre più difficoltà a leggere Wodehouse, e mi dispiace perché da ragazzo mi faceva ridere e sognare un mondo. Ora questo mondo mi mette ansia, e mi pare in incubo. Poveri inglesi...

      M.

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    3. Poprio così: da ex-studente di economia, ricordo bene un professore che lo chiarì in aula senza mezzi termini: « agli MBA non si impara un bel nulla: sono investimenti per inserirsi in una rete di relazioni privilegiate ».

      Mi accorsi che alla facoltà di economia c'era qualcosa che non andava quando, invece di dover sostenere l'esame di "Ragioneria", mi trovai a dover sostenere l'ignoto "Metodologie e determinazioni quantitative d'azienda"; l'esegesi del nome del corso mi assillò anche negli esami a seguire.

      Trovai la chiave, "il numero di Dio", all'ultimo esame prima della tesi: "globalizzazione".

      Qualsiasi appello, di qualsiasi corso, da Diritto commerciale ad Inglese, da Organizzazione aziendale all'esame di lingua spagnola, conteneva la risposta, così evidente e sotto il naso, che mi sfuggiva: "cosa è la globalizzazione?"


      (Cosa serve la "cultura" alla classe dirigente se ora esistono calcolatori "quantistici" e "reti neurali"? basta possederli, vantarne una significante quota proprietaria, e far dirigere a questi "il bene comune" con superumana efficienza...)


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    4. @Maurizio: almeno nel Regno Unito sono capaci di autosservazione critica, svolta tra l'altro con humor e spietatezza e ad un buo livello di vera letteratura (quasi balzacchiana); v. i libri di Jonathan Coe.
      Noi abbiamo Saviano...(e veramente non mi viene in mente altro di passabilmente "autorappresentativo")

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    5. Forse Michele Serra dipinge- meglio, schizza- un quadro tutto sommato valido di una certa borghesia liberale, cosmopolita e urbana, guardacaso in crisi personale. Un cinquantenne con i manifesti del 68-77 alla parete, un Mac e un figlio distante da lui anni luce.

      Io sono un provinciale figlio di provinciali- nel senso geografico del termine, almeno credo- ed è forse la stessa (non)vita metropolitana a rendere il complesso irriconducibile al semplice, almeno a coloro i quali il velo va benissimo così com'è e non vogliono certo stracciarlo per vedere cosa c'è sotto.

      Un esempio scemo: i film "commedia" degli ultimi anni. Ritraggono una borghesia (romana o milanese al 99pc) che nei fatti risulta estranea al Paese reale,a Messina come a Sassari o a Verona.

      Le stesse Università cd. "di provincia" sono nuclei ben diversi- seppur ampiamente contaminati- dalle centrali internazionali ispirate al modello anglosassone. E per fortuna...

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  6. Vorrei riflettere un attimo sulle parole di Draghi.

    Benché professi il contrario, il suo non è ovviamente il linguaggio della democrazia, neppure formale. Cosa non particolarmente strana, visto che l’UE non può aspirare a definirsi tale. Quello di Draghi è piuttosto un ottimo esempio di linguaggio della governance.

    In un bel libro, ovviamente per essere scritto da un’americana ;-), che si intitola Undoing the Demos (Zone Books, N. Y., 2015), Wendy Brown ha dedicato un capitolo di – mi pare - efficace messa a fuoco di alcuni aspetti cruciali di questo oggetto molto sventolato ma un po’ elusivo.

    Uno degli elementi caratteristici individuati è proprio la sua pretesa democraticià nel rapporto fra potere e consenso: “Inclusion and participation as indices of democracy have been separated off from the powers and the unbounded field of deliberation that would make them meaningful as terms of shared rule. Put another way, while inclusion and participation are certainly important elements of democracy, to be more than empty signifiers, they must be accompanied by modest control over setting parameters and constraints and by the capacity to decide fundamental values and directions. Absent these, they cannot be said to be democratic any more than providing a death row inmate with choices about the method of execution offers the inmate freedom. Rather, this is the language of democracy used against the demos.” (pag. 128)

    Insomma: “As power vanishes and ends become givens in the way problems are specified, democracy becomes divested of politics, defined either as the handling of power or as struggle over common fundamentals or goals. Thus, democracy reformulated by governance means that participants are integrated
    into the process of benchmarking, consensus building, policy making, and implementation. Civic participation is reduced to “buy-in”.
    ” (Ivi).

    Mi pare che la narrazione giri più o meno così: “ormai” gli Stati nazionali non sono più in grado di far fronte alla complessità della globalizzazione (l’eterno ritorno dell’identico se mai se n’è visto uno); non rimane che sostituire, o almeno “alleggerire”, le classiche procedure decisionali (tra l’altro verticistiche e autoritarie) con “nuovi” reticoli istituzionali (orizzontali e accoglienti), verso l’alto (organismi sovranazionali) e verso il basso (ONG, partenariati, cooperative, etc.), funzionanti non sulla base dell’esercizio di un potere di cui si può chiedere conto (= responsabilità politica) e condividere, ma di imperativi funzionali imposti dal mercato globale, dettati dall’esigenza di trovare soluzioni “efficienti”, e a cui si può al massimo accompagnare una raccolta di informazioni sulle esigenze di quella che somiglia molto più a una clientela che a un demos e da cui può logicamente derivare la possibilità che “when economic “reality” requires it, even the most thoroughly responsibilized individuals may be legitimately cast off from the ship” (Ibidem, pag. 211).

    La “democrazia” si riduce così all’esercizio di far inghiottire un’agenda prestabilita, attraverso forme di “partecipazione” che, nella più rosea della ipotesi, vengono assimilate a quelle del mercato, sennò possono anche limitarsi alla relegazione al ruolo di spettatori passivi di un’aggressiva pedagogia volta a convicere della sacrale indiscutibilità del “kosmos” hayekiano, della saggezza dei suoi sacerdoti e della collera divina che si scatenerebbe inesorabile se le nefaste alternative, irresponsabilmente affacciate da quelli che non possono che essere matti, fanatici o rassentis, venissero sperimentate.

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    1. Hai descritto, in altri termini e sotto il punto di vista di un'americana, il fenomeno del "bene comune & beni comuni" (qui ampiamente analizzato). Come pure del diritto e del procedimento amministrativo €uropeizzato (qualcuno al riguardo, forse tu, aveva citato M.Luciani).

      Va da sè, che questa è la stessa logica creativa del diritto (del caso concreto) che rende un'inutile lustra la "consultazione" sull'addendum BCE, lasciando intatta la devastante pervasività della "soft law", eretta a metodo di governo.

      P.S: a ben pensarci, viste le previsioni dei trattati al riguardo, lo stesso euro è un istituto di soft law; ad applicazione progressiva e falsamente "partecipata".

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    2. In effetti: "While neoliberal policy was often imposed through fiat and force in the 1970s and 1980s, neoliberalization in the Euro-Atlantic world today is more often enacted through specific techniques of governance, through best practices and legal tweaks, in short, through “soft power” drawing on consensus and buy-in, than through violence, dictatorial command, or even overt political platforms." (Ibidem, pag. 35).

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    3. Qui la citazione di Luciani. (E della Ferrarese, autrice anche di un famoso libro sulla governance, che ho usato per la sintesi di cui sopra).

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  7. Obsoleti sono diventati concetti come cittadinanza e popolo, ormai in odore di fascismo, da sostituire con una fantomatica “società civile globale”, costituita, più concretamente, “del reticolo di connessioni e di interdipendenze funzionali che si è sviluppato all’interno di alcuni importanti settori del "mercato globale", soprattutto quelli finanziario, tecnologico-informatico, dell'industria manifatturiera e dei servizi.” (D. Zolo, Cosmopolis, Feltrinelli, Milano, 1995, pag. 164), ossia da un efficace surrogato del voto censitario.

    E, sia pure tortuosamente, ma in modo ideologicamente più totalitario, il ritorno allo Stato monoclasse è servito.

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  8. “Come pure del diritto e del procedimento amministrativo €uropeizzato (qualcuno al riguardo, forse tu, aveva citato M.Luciani).”

    Forse è questo Presidente:

    Arturo10 novembre 2017 22:04
    Ma quanto piace il soft law agli aedi della globalizzazione e della sua “governance”!

    "Lo strumentario giuridico può essere prodotto da soggetti istituzionali o semi-pubblici (quali le grandi associazioni internazionali) alle prese con la scommessa della globalizzazione: in tal caso l’inventiva giuridica corrisponde alla ricerca di formule e strumenti che sappiano mediare tra le tradizionali misure normative e finalità che invece sono piuttosto comunicative, promozionali e di indirizzo." (M. R. Ferrarese, Le istituzioni della globalizzazione, Il Mulino, Bologna, 2000, pag. 92).

    Effettivamente l'"inventiva" nell’affrontare la "sfida" di sottrarsi a qualsiasi tipo di controllo popolare e responsabilità politica non si può negare abbondi.

    Il “solito” Luciani:

    “Anzitutto, appare evidente che l’apertura del procedimento amministrativo comunitario, mentre non basta a garantire la migliore realizzazione delle finalità pubbliche, è imputabile alla volontà della Commissione di trovare un proprio spazio di autonomia, instaurando un (appunto autonomo) canale di collegamento con la società civile europea. Quella società civile, però, è composta essenzialmente da soggetti del pluralismo organizzato forti socialmente e in genere anche economicamente, capaci di “stare”, anche fisicamente, a Bruxelles e sovente dotati (grazie alla normativa comunitaria o statale) di poteri di self regulation.
    In secondo luogo, se si dice che quelli di soft law sono “strumenti di prescrizione imperfetti”, ma indispensabili per fornire un “quadro di riferimento programmatico vincolante”, si dice cosa apparentemente contraddittoria, ma in realtà esatta: il soft law (ancor più della soft regulation, intesa come regolazione attraverso strumenti normativi tradizionali, che tuttavia lasciano margini flessibili di adeguamento e spazi discrezionali di esecuzione e attuazione) è tutt’altro che soft, perché è capace di improvvise rigidità vincolanti se, oltretutto a discrezione di soggetti non democraticamente controllabili (giudici, organi tecnici, esecutivi in sede di negoziato con altri esecutivi), lo si erge a paradigma di decisioni o di comportamenti.
    Se si mettono insieme le due cose, dobbiamo constatare che un sistema del genere non assicura la certezza del diritto e non sa garantire i diritti degli individui singoli (non organizzati) e comunque dei soggetti deboli. L’elasticità e la mancanza di forme non sono necessariamente “miti” e un ordinamento con un sistema delle fonti disordinato e un’amministrazione che agisce per princìpi e programmi non è necessariamente un ordinamento capace di erogare prestazioni soddisfacenti in termini di rendimento democratico.”

    http://orizzonte48.blogspot.com/2017/11/laddendum-bce-come-sostitutivo-del-bail.html?showComment=1510347873127#c5719986454665184360

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