mercoledì 13 dicembre 2017

"LE FORZE ESTERNE AL DI SOPRA DEL POPOLO E AL DI FUORI DELLO STATO" E IL PARTITO DI VETO.


Risultati immagini per Piero Calamandrei: intellettuale democratico nella Firenze del dopoguerra

1. A gennaio di quest'anno che volge al termine, anticipammo un principio empirico di (pseudo)equilibrio politico, all'interno del sistema italiano: il principio  è che la maggioranza formatasi per la legge elettorale, specialmente se votata in prossimità delle elezioni - cioè dopo un'intera legislatura di prorogatio ad infinitum di un parlamento composto in base ad una legge elettorale dichiarata incostituzionale- avrebbe prefigurato la maggioranza "praticabile" per la prossima legislatura.
E, d'altra parte, sia la prorogatio ad infinitum, con inversione dello stesso meccanismo giustificativo dell'istituto della prorogatio, sia la precostituzione tattica della futura maggioranza, rispondono alla medesima esigenza sistemica: quella di garantire  una "saldatura" continuista per le forze politiche, apparentemente separate, che agiscono in nome dell'€uropa

2. Forze che dunque si muovono all'interno di quella condizione indicata da Calamandrei già nel 1950, prendendo atto della forte limitazione de facto della sovranità italiana, per cui non si poteva più affermare che la Repubblica realizzasse uno "Stato democratico sovrano [cioè] quello le cui determinazioni dipendono soltanto dalla volontà collettiva del suo popolo, espressa in modo democratico, e non dalla volontà o da forze esterne, che stiano al di sopra del popolo e al di fuori dello Stato".
Con il corollario, dimenticato troppo presto,  e proprio via via che, con la costruzione europea, il fenomeno si faceva più evidente,  per il quale "le forme di limitazione di sovranità conosciute e classificate dai giuristi non sono tutte le limitazioni che operano di fatto nella vita degli Stati: non soltanto perché nelle relazioni tra Stati (come nelle relazioni tra individui) si fanno sentire di fatto preminenze di ordine economico e militare, per le quali gli Stati economicamente più deboli debbono rassegnarsi a essere meno indipendenti di quelli economicamente più forti; ma anche perché i canali di penetrazione attraverso i quali le imposizioni riescono a infiltrarsi nell'interno di un ordinamento costituzionale apparentemente sovrano possono essere molto più complicati e molto meno classificabili di quelli previsti negli schemi dei giuristi.
Sicchè può avvenire che in uno Stato che si afferma indipendente gli organi che lo governano si trovino senza accorgersene, in virtù di questi segreti canali di permeazione, a esprimere non la volontà del proprio popolo, ma una volontà che vien dettata dall'esterno e di fronte alla quale il popolo cosiddetto sovrano si trova in realtà in condizione di sudditanza."

3. D'altra parte, per altra via ma in termini pressocché sovrapponibili a quelli enunciati da Calamandrei, sempre all'inizio di quest'anno, avevamo così definito lo stato di avanzamento di questa situazione, appunto accentuata da oltre 35 anni di "vincolo esterno"
"In un paese capitalistico, come l'Italia, caratterizzato dall'adozione (contra Constitutonem, peraltro), del vincolo esterno da trattato, e quindi del principio supremo dell'economia di mercato fortemente aperta e competitiva, la struttura e l'orientamento del potere politico di vertice riflettono inevitabilmente la struttura sociologica dell'offerta
Questo semplice principio di costituzione materiale, - incontroverso anche sul piano formale una volta affermata acriticamente, NEI FATTI, la prevalenza incondizionata del diritto europeo-, determina inevitabilmente una situazione programmatica per cui, a seguito di investimenti esteri, la titolarità della proprietà di controllo dei mezzi di produzione spetta a soggetti in maggioranza non appartenenti a una certa comunità nazionale
Ed è questo che implica il trasferimento del potere di indirizzo politico effettivo (cioè sostanziale e non formale-istituzionale) al di fuori degli organi di indirizzo politico espressi dalla legalità e dalla sovranità formali regolate in Costituzione".

4. La legge elettorale approvata non poteva che rispondere a questa situazione di de-sovranizzazione e alla finalità conservativa della stessa, al di là della praticabilità (dubbia) di altre alternative in una situazione guidata verso un tripolarismo che risulta anch'esso in definitiva apparente, una volta accettata la definizione di carenza di sovranità e democrazia dataci da Calamandrei. 
La prospettiva descritta a gennaio, relativa all'orientamento prevalentemente pro-europeista degli allora tre "poli"(pp. 7-11) si è in realtà aggravata: anzitutto, perché non è poi nato alcun "polo sovranista", e cioè un conglomerato significativo di forze che mettessero al primo posto il ritorno della volontà effettiva del popolo sovrano (art.1 Cost.) come motore dell'indirizzo politico nazionale (al posto della "volontà dettata da forze esterne, che stiano al di sopra del popolo e al di fuori dello Stato"). 
Ma anche, e soprattutto, perché quello che poteva definirsi il "polo incerto", (o quasi comicamente "agnostico"), riguardo alla de-sovranizzazione della democrazia, ha invece preso una decisa posizione a favore dell'€uropa come soluzione - e non come causa- dei problemi italiani.

5. Il blocco reciproco dei tre poli, prevedibile allo stato dei sondaggi elettorali (forse non del tutto attendibili, ma non sotto questo profilo), produce un effetto apparente che anticipa il verificarsi, anche in Italia, del principale by-product del continuismo pro-europeista, che viene comunque concertato tra le principali forze politiche in apparente competizione: non solo, in tutta €uropa, - dalla Spagna alla Germania, passando per l'Olanda e per la Francia-, nessuna forza politica è più in grado di vincere il dopo-elezioni, ma, ormai, la stessa gramsciana "numerazione dei voti" (p.2.2.) indica la perdita di controllo del processo elettorale, "idraulicizzato", basato sul suffragio universale; che si rivela perciò sempre più, (p.1.),  prevedibilmente antitetico al super-valore, ex parte mercatorum, della "governabilità".

6. Nel "turno" italiano di questa situazione, registriamo questa prospettiva accreditata di scottante attualità:
"...lo scenario ritenuto più probabile è quello di una sua permanenza (ndr; del governo attuale) a Palazzo Chigi anche dopo le elezioni, in regime di prorogatio, in caso di difficoltà a formare un nuovo esecutivo. Spagna e Germania docent. E l’ipotesi è rafforzata dal quadro politico con tre blocchi e da una legge elettorale che difficilmente consegnerà una maggioranza solida. Non a caso, scrive Repubblica, per Mattarella il punto fermo è che Gentiloni non dovrà dimettersi. Gli uffici della presidenza della Repubblica hanno già verificato che ci sono precedenti che lo consentono: il governo potrà mantenere la pienezza dei suoi poteri per il disbrigo degli affari correnti, con una interruzione solo “tecnica”. Davanti alle nuove Camere presenterà, inevitabilmente, dimissioni “formali”: un segno di rispetto nei confronti del nuovo Parlamento, ben diverso però da dimissioni motivate da una sfiducia".
7. Di fronte a questa prospettiva che andava manifestandosi sempre più marcatamente, avevamo ipotizzato un rimedio "semplice-semplice", che muoveva dal fenomeno (ormai comune a tutto l'Occidente) dell'astensionismo, connaturato all'affermarsi del neo-liberismo de-sovranizzante dell'ordine internazionale dei mercati: il veto astensionistico, inteso come strumento concreto di manifestazione dell'indirizzo politico che non si vuole, attuato mediante l'inoperatività delle elezioni in cui i voti validamente espressi siano inferiori al 50% del numero totale degli aventi diritto. 
Va da sè che per sortire utilmente i suoi effetti incentivanti sugli obiettivi e sui programmi politici dei partiti (p.5), questo sistema è tanto più efficace quanto prima sia adottato all'interno di una nuova legislatura (e cioè, come sempre nel caso delle "regole del gioco", in quanto si eviti, per quanto possibile, di introdurlo a ridosso delle elezioni).
Ma non ci si può nascondere che una "rivoluzione" di questa portata, per quanto semplice e forse anche introducibile senza dover ricorrere a una norma di rango costituzionale (comunque in sè estremamente semplice), non sia realisticamente introducibile nel breve periodo: e comunque, in questa tornata delle elezioni politiche, semplicemente non c'è.

8. Rimane allora, nei termini di un recupero della condizione di "Stato democratico sovrano" quale definita da Calamandrei, un altro rimedio, del tutto residuale: quello di ricorrere non tanto allo (inesistente) astensionismo significativo (cioè al "veto astensionistico"), quanto all'attiva espressione del voto verso un qualunque partito "di veto".  Cioè votare per qualunque partito che sia estraneo, in modo espresso e inequivoco, alla formazione, tacitamente concordata, dell'indirizzo politico che non si vuole (in quanto dettato da forze esterne e al di sopra della Repubblica democratica fondata sul lavoro) .
 Non Chiederci La Parola
"Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo
."

9 commenti:

  1. "Cioè votare per qualunque partito che sia estraneo, in modo espresso e inequivoco, alla formazione, tacitamente concordata, dell'indirizzo politico che non si vuole (in quanto dettato da forze esterne e al di sopra della Repubblica democratica fondata sul lavoro)."

    Peccato che il secondo comma dell'art. 54 sia stato soppresso.

    http://www.nascitacostituzione.it/02p1/04t4/054/index.htm?art054-011.htm&2

    Il comma recitava:

    « Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino »

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    1. E già...ne parlammo proprio agli esordi di questo blog.

      E peraltro:
      "sempre secondo Mortati, altri limiti assoluti alla rivedibilità della Costituzione, e al mutamento necessariamente "extralegale" della democrazia del lavoro, sono rinvenibili nella "garanzia" fornita dal "diritto alla Resistenza".
      Prosegue: "Nel progetto di costituzione era stato inserito un articolo che riproduceva"...l'art.35 della "dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino" del 1793 ("Quand le gouvernement viole les droits du peuple, l'insurrection est pour le peuple e pour chaque portion du peuple, le plus sacrè et le plus indispensable des devoirs"), e l'articolo, dice sempre Mortati, era "così formulato:
      "Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla costituzione la resistenza all'oppressione è diritto e dovere del cittadino"...
      Alla fine si ritenne di non inserirlo nel testo approvato, perchè "l'ipotesi giustificativa della resistenza è che le garanzie predisposte dall'ordinamento per l'integrità della costituzione non funzionino o non rispondano allo scopo per cui furono poste. Ma...fanno difetto i congegni idonei ad accertare se la reazione popolare si adegui a queste condizioni così come mancano i mezzi per determinare i limiti consentiti alla medesima".

      Nondimeno, conclude Mortati "...la reazione popolare di cui si parla in tanto può trovare posto nella presente trattazione delle garanzie della costituzione in quanto si riferisca ad esigenze di conservazione dei principi istituzionali informanti la costituzione vigente.
      Si deve trattare in altri termini di movimenti che emanino dalle forze politiche (non necessariamente "partiti", dacchè "forze politiche" siete pure voi quando vi organizzate democraticamente per far sentire la vostra voce, ndr) agenti a sostegno della costituzione materiale, contro tentativi di sovversione effettuati da chi, assunto al potere di governo, si rivolga contro il regime (democratico ndr).
      Il popolo, insorgendo, assume una figura che si potrebbe assimilare a quella del "negotiorum gestor". All'infuori di questa ipotesi il movimento popolare contro i poteri costituiti assume il diverso carattere di "rivoluzione"..." (Mortati "Istituzioni di diritto pubblico" vol.II, pagg.1243-1246).
      http://orizzonte48.blogspot.it/2012/12/alcuni-punti-fermi-ipotesi-frattalica-e.html

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  2. “quella di garantire una "saldatura" continuista per le forze politiche, apparentemente separate, che agiscono in nome dell'€uropa.”

    Francesco Maimone31 gennaio 2017 14:21

    E’ certo, ed é stato numerose volte constatato, che la forma, la quale si chiama parlamentare perché ha come suo organo centrale il Parlamento, funzionante quale centro di convergenza e di mediazione delle varie correnti politiche del paese, attraverso la libera discussione e nel rispetto del principio maggioritario, PRESUPPONE UNA SOSTANZIALE OMOGENEITÀ DEL TESSUTO SU CUI QUELLE CORRENTI SI INNESTANO. IL CONTRASTO, che é postulato dallo stesso giuoco dialettico di formazione della volontà comune, attraverso l'assunzione al potere della parte di volta in volta prevalente, NON PUÒ AMPLIARSI FINO AD INCIDERE SUI FINI FONDAMENTALI, SUI VALORI SUPREMI POSTI A BASE DEL COMPLESSIVO ASSETTO STATALE. Solo questa SOSTANZIALE OMOGENEITÀ DEL FONDO IDEOLOGICO DELLE VARIE CORRENTI POLITICHE È CAPACE DI GARANTIRE l'effettivo rispetto del metodo democratico, il giuoco leale, la tutela dei diritti delle minoranze, il riconoscimento a queste di potere divenire legittimamente maggioranza.

    Ed è da tale constatazione che appare dedotta la distinzione solita a farsi fra partiti di governo e partiti non al governo, cioè INSUSCETTIBILI DI ASSUMERE IL POTERE, IN QUANTO PONENTISI IN POSIZIONE DI RADICALE ANTITESI CON LA STRUTTURA ECONOMICO-SOCIALE PROPRIA DEL TIPO DI STATO. Ciò é comprovato dall'osservazione storica, che (a parte il caso dell'Inghilterra, dove opera la speciale psicologia- di quel popolo) mostra la coincidenza fra il massimo fiorire del regime parlamentare e l'accentramento del dominio politico nelle mani della borghesia, la quale concepì lo Stato soprattutto come strumento di garanzia al più libero esplicarsi delle attività dei singoli, e di tutela del possesso privato della ricchezza, ed ottenne la saldezza del regime instaurato con l'esclusione dalla partecipazione attiva ad esso dei ceti dei lavoratori impossidenti, del cui aiuto essa si era pure giovata nella lotta sostenuta contro il precedente assetto ...” [C. MORTATI, Parlamento e democrazia, in Studium, 1948, n. 11, 1-4].

    “La saldatura di questa futura maggioranza di governo” attuata “per liste collegate tra loro in nome dell’europeismo irrinunciabile”, cioè tra forze insuscettibili di assumere il potere per le ragioni spiegate da Mortati. Una potenziale maggioranza contra Constitutionem, cioè antidemocratica per definizione.

    http://orizzonte48.blogspot.com/2017/01/maggioranza-per-una-legge-elettorale-e.html?showComment=1485868867202#c3223484786396376037

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  3. « Ciò che non siamo e ciò che non vogliamo »: considerando che ci hanno già chiarito che siamo Üntermenschen e che ci vogliono stecchiti, in questi luoghi siamo particolarmente d'accordo con Montale.

    (E soprattutto non chiedeteci le parole che squadri il vostro animo informe, cari sessantottini senza nomos: che a voi manco la canicola africana stampa una qualsiasi ombra su una qualsiasi superficie: dopo Lotta continua rimanete impressi - da bravi spettri - solo su pellicola)


    Il partito di veto: capisco sempre meglio lo slogan sessantottino « vietato vietare »

    Quando si dice che il liberalismo è l'altra faccia dell'oscurantismo, o che il modernismo è l'altra faccia della Tradizione...

    Che il sessantottinismo eurista è l'altra faccia del fascismo...


    (o che Soros è l'altra faccia di Rockefeller o che Francesco è l'altra faccia di Benedetto XVI... o che un debito è l'altra faccia di un credito... ecc.)

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    1. SOSTITUZIONI ALCHILICHE
      (otr, ovvero sostituzioni radicaliche di un “alcano” con un “alogeno”)

      Sarà che io sia ciò che sono - ovvero un mediale a/simmetrico neppur normodotato - e m'ha fatto specie (ndr, indotto stupore, locuzione dal Carlo Goldoni all'Alessandro Manzoni) l'intervento dell'
      Albertone nazionale, un vivido e vivace narratore di “plastiche” vicende, il richiamo alla lettera enciclica “Caritas in veritate” del (l'alcano) Benedetto XVI sostituito col (l'alogeno) Francesco I, Karlspreis 2016 dopo il primo “conferito” nel 1950 a Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi.

      Sarà che io non sia ciò che non sono - ovvero un giurista, un economista, un filologo, uno storico, un filosofo, un poeta .. - ma una s'ha da dire che, algebrica/mente, la soluzione di un problema – “dati cause ed effetti e le attuali conclusioni” - sta nelle valutazioni iniziali (e su orizzonte48, the knight, ce ne sono da vendere e “monetizzare”) per definirne le priorità della soluzione.

      (ps: da emetico ed ermetico, si si incontra coll' “algoritmo della verità” domattina alle 5:17 dietro il camposanto)

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    2. Ciò che afferma apertamente Alberto sulla mancanza di denuncia da parte della Chiesa sulla silenziosa strage che si sta compiendo in Europa, è stato il tema di una recente discussione con un mio carissimo amico cattolico.

      Quando gli ho fatto notare che la Chiesa OGGI - qui ed ora - si sta comportando esattamente come nel periodo nazifascista, mi ha farfugliato il solito « ma no, è stato detto questo, e quest'altro, in queste occasioni... sì certo, in passato ha sbagliato... ma ora...»

      Infatti gli ho girato il medesimo filmato, poiché la denuncia di Alberto è chiara.


      Chi accetta è complice.


      E i vacui circiterismi dei fedeli che giustificano l'Istituzione insultando cuore e ragione, sono la banalità del male.



      (Non mi pronuncio sul fatto che il rappresentante in terra di Cristo riceva con estrema letizia il premio assegnato ai peggio sociopatici della modernità)

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  4. Comunque (come diceva mio nonno) noi ancora 'dormiamo da piedi'.

    ESSI hanno già deciso che ciò che non vogliamo non si debba proprio sapere.

    Mi spiego, forse a marzo voteremo ancora col vecchio sistema.
    A giugno probabilmente non più.

    Due aziende, apparse 'out-of-the-blue' ed apparentemente di Francia e Germania, stanno lanciando un 'nuovo prodotto'.


    https://www.powervote.it/sistema-votazione (FR)

    https://www.polyas.it/voto-elettronico-sistema (DE)

    Rubo la battuta di Pio VII nel 'Marchese del Grillo': non vogliamo, non possiamo, non dobbiamo!

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  5. il Venezuela offre un esempio perfetto di applicazione pratica del (mancato) secondo comma art.54: di fronte all'ottenimento di una maggioranza parlamentare da parte del blocco anti-costituzionale, il blocco costituzionale reagisce costituzionalmente convocando... una nuova Assemblea Costituente! In Algeria, nel 1992, la reazione era stata militare, invece, mentre in Egitto è stata poliziesca. Continuo a pensare che il secondo comma art.54 fosse una pessima idea. Ma non perché lo fosse altrettanto la necessità che lo aveva generato, e che invece è rimasta purtroppo inespressa e non tutelata. Se vogliamo immaginare esiti non catastrofici come quelli algerini, o estremamente negativi come quelli egiziani, e nemmeno "illogici" come quelli venezuelani - che peraltro, immagino, siano stati assunti al solo scopo di introdurre nella nuova Costituzione dei meccanismi di autodifesa costituzionale ben diversi - non resta, a mio avviso, che la soluzione iraniana. Là, il compito di vigilare sulla costituzionalità di chi partecipa alle elezioni e ricopre cariche essenziali per il funzionamento dello stato spetta al Consiglio dei guardiani della rivoluzione. Che sono un organo collegiale nominato pariteticamente dal capo dello stato e dall'ordine giudiziario. Nella III Repubblica che seguirà la fine della II - perché se così non sarà, non ci sarà più Italia, semplicemente - ci si dovrà porre il problema di creare un'istituzione simile, cui spetti il compito di garantire il carattere lavorista del nostro ordinamento, nonché il rispetto assoluto dell'art.11, ponendo il veto ai candidati alle elezioni che non offrano garanzie di rispetto della Costituzione, e che annulli i provvedimenti legislativi e amministrativi, inclusi quelli internazionali, che non rispettino il principio della cessione di sovranità in condizioni di assoluta reciprocità. Il pregio di un simile "Consiglio" rispetto alla Consulta, è che agisce per le vie brevi, e immediate.
    Questo per il "dopo". Per l'"adesso", invece, la proposta del post sarebbe condivisibile se la forza cui si fa allusione offrisse garanzie minime. Ma la sua storia parlamentare, anche recentissima, va in tutt'altra direzione: i responsabili economici stanno come d'autunno sugli alberi le foglie, poi. Si potrebbe avanzare una logica diversa: posto che nessuno dà garanzie programmatiche, e posto che l'obiettivo massimo, al momento, è delegittimare il governo liberale prossimo venturo, qual'è l'unica forza che non si alleerà mai con la altre e che quindi impedirebbe, con le sue semplici dimensioni, la nascita assolutamente da scongiurarsi di un Grosse Koalition?
    La risposta la sappiamo tutti. Ma accettare una simile logica è davvero dura. E i sogetti in questione non se lo meritano di avere una "quasi vittoria" à la bersani. C'è una scappatoia. I "soggetti" hanno uno zoccolo duro più forte degli altri. Se noi ci asteniamo, in altre parole, i "soggetti" avranno comunque una "minoranza di blocco" senza che noi ci si sia dovuti sporcare le mani votandoli. Se invece votiamo gli "altri", i responsabili economici caduchi e i segretari lepenisti finiranno col consentire una GK in cambio di un piatto di lenticchie. Temo.

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    1. Mi sa che hai inteso in senso ristretto (cioè di indicazione univoca) il senso della parte finale del post.

      Quanto al resto dei problemi, a parte la facile attuabilità del "veto" legato al quorum dei VOTI VALIDAMENTE ESPRESSI (in fondo perché non estendere il sistema anche ai voti volutamente annullati?), rammento che, data la opaca trasparenza dei parametri, e quindi della Rule of Law su diritti fondamentali, su cui agisce il "consiglio dei guardiani", il problema di un riassetto istituzionale per via di rafforzamento della Costituzione, l'abbiamo già trattato e tutte le esigenze di celerità e prevenzione sono state considerate:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2017/05/alla-ricerca-della-sovranita-perduta.html

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