venerdì 28 dicembre 2012

LOBBISMO €UROPEO

Questo è il contributo di kthrcds, che era intervenuto sull'argomento commentando "Aux armes citoyens".
In effetti aveva risposto a me. In un commento al post mi chiedevo se fosse possibile creare una "lobby dei cittadini" in grado di orientare le politiche europee, visto che siamo inascoltati e non contiamo granché, e constatavo che probabilmente sarebbe stata meno onerosa della folle austerity che ci stanno imponendo, visto che, pur non avendo la forza del potere economico che hanno i grandi gruppi abbiamo la forza del numero... Il contributo di kthrcds con gli interessanti links ci illustra come le decisioni europee, le norme che incidono sulle nostre vite, sottostanno alle pressioni dei grandi gruppi, per niente interessati alla democrazia, alla nostra salute, in definitiva ai cittadini. D'altra parte questa Unione Europea nasce dal sogno più nascosto di un "gruppo di banchieri", che sono riusciti a conquistare un intero continente e assoggettarlo al liberismo più sfrenato.  Senza i carri armati come in Cile, senza lo scontro sociale come nella Gran Bretagna della Tatcher, con la sola forza del denaro. Il sogno del "gruppo di banchieri" è diventato l'incubo dei cittadini.

Le lobby, ci spiega kthrcds, potrebbero essere iscritte in un registro, ma si sottraggono per la maggior parte e nello stesso tempo dettano le leggi favorevoli agli interessi delle corporations.
Dovremo "comprarci" la democrazia?
 (sil-viar)

Ecco l'intervento di kthrcds.

Il presidente del Consiglio europeo è Van Rompuy, un democristiano fiammingo belga, eletto non dagli europei – che in maggioranza non sanno nemmeno chi sia -, ma dagli amici suoi.
Van Rompuy non conta nulla e non c'entra nulla con la commissione, ma mi piace ricordarlo nel suo ruolo di ragazzo immagine dell'Ue: recentemente è stato nominato “Mister Euro”.
Il presidente della Commissione europea è Barroso, che da giovane era un leader della sezione giovanile del movimento clandestino maoista MRPP. Diventato adulto, Barroso si è prontamente riciclato nel Partito Social Democratico Portoghese, area centrodestra.
Uno degli otto vicepresidente della Commissione europea, nonché responsabile per l'Industria e l'Imprenditoria, è Antonio Tajani, ex monarchico, fondatore di Forza Italia e fedelissimo di Berlusconi. Una delle figure più incolori nel panorama politico italiano ricopre incarichi di primo piano in un'istituzione importante come la Commissione europea, titolare di un pressoché totale monopolio del potere di iniziativa legislativa.
Potrei andare avanti a lungo, ma era solo per dire che chi pensa che i politici europei siano più affidabili di quelli italiani non è ben informato.
Gli altri esponenti della Commissione per il periodo 2010-2014, quelli che la tv mostra ogni giorno mentre si incontrano spensierati e sorridenti nel corso dei loro inutili summit, mentre mezza Europa sprofonda dolorosamente in una crisi senza apparenti vie d'uscita, sono questi:
Catherine Ashton, Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza; 
Viviane Reding, Lussemburgo, Giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza; Joaquín Almunia, Spagna, Concorrenza; 
Siim Kallas, Estonia, Trasporti; Neelie Kroes, Paesi Bassi, Agenda digitale; Maroš Šefčovič, Slovacchia, Relazioni interistituzionali e amministrazione; Janez Potočnik, Slovenia, Ambiente; Olli Rehn, Affari economici e monetari; Andris Piebalgs, Lettonia, Sviluppo; Michel Barnier, Francia, Mercato interno e
servizi; Androulla Vassiliou, Cipro, Istruzione, cultura, multilinguismo e gioventù; Algirdas Šemeta, Lituania, Fiscalità e unione doganale, audit e lotta antifrode; Karel De Gucht, Belgio, Commercio; Máire Geoghegan-Quinn, Irlanda, Ricerca, innovazione e scienza; Janusz Lewandowski, Polonia, Programmazione finanziaria e bilancio; Maria Damanaki, Grecia, Affari marittimi e pesca; Kristalina Georgieva, Bulgaria, Cooperazione internazionale, aiuti umanitari e risposta alle crisi; Günther Oettinger, Germania, Energia; Johannes Hahn, Austria, Politica regionale; Connie Hedegaard, Danimarca, Azione per il clima; Štefan Füle, Repubblica ceca, Allargamento e politica di vicinato; László Andor, Ungheria, Occupazione, affari sociali e integrazione; Cecilia Malmström, Affari interni; Dacian Cioloş, Romania, Agricoltura e sviluppo rurale; Tonio Borg, Malta, Salute e politica dei consumatori.
 

Nessuno li conosce, nessuno li ha mai eletti, e fra di loro, oltre al già citato Tajani, ci sono altre figure singolari. Il finlandese Olli Rehn, ad esempio, è membro del Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori. Rehn, che si è fatto un'idea della cultura italiana leggendo Guareschi - e se ne vanta pure -, ha studiato negli Usa, al Macalaster di Saint Paul in Minnesota; che è strettamente collegato con la Merril Lynch, ossia una delle grandi banche fallite e salvate dallo Stato. I docenti del Macalaster sono presi dalla Merril
e gli studenti vanno in Merril a fare gli stage. E purtroppo alcuni finiscono alla Commissione europea.

Attorno a loro si muovono i lobbisti.
Nell’Ue i lobbisti, o “consulenti in affari pubblici”, come preferiscono essere definiti, «sono accusati di fare la legislazione europea al posto della stessa Commissione, o di "comprare" i responsabili delle decisioni stesse, sono ora circa 15mila a Bruxelles, generando un fatturato stimabile tra i 60 e i 90 milioni di euro all’anno. Dispersi nei loro 2mila e seicento uffici nella capitale dell’Unione Europea, questi gruppi di pressione hanno un profilo finanziario più eterogeneo di quello dei funzionari europei».

Ovviamente, i lobbisti, promuovono gli intessi delle corporation che rappresentano.
Ad esempio, uno dei casi più recenti, rivelato dal settimanale Der Spiegel riguarda le pressioni esercitate dalla lobby del tabacco sulla Commissione europea. «Alcuni documenti a uso interno a cui Der Spiegel ha avuto accesso rivelano l’opposizione di molti collaboratori del presidente della Commissione a un giro di vite nella regolamentazione dell’uso del tabacco».
In sostanza è accaduto che la decisione di rendere più severa la regolamentazione europea sul tabacco abbia incontrato forti ostacoli ai vertici della commissione stessa, a partire da Catherine Day, segretaria generale della commissione europea, che “si è adoperata di persona a rallentare più volte l’iter in corso”. Ciò ha portato alle dimissioni del commissario alla salute John Dalli, e ha alimentato i dubbi sul ruolo del presidente Barroso e sull'Olaf (Ufficio per la lotta antifrodi) nella vicenda.
Non si tratta di un'eccezione ma della della regola dal momento che la sola «industria del tabacco ha a disposizione a Bruxelles un esercito di circa 100 lobbisti, che lavorano con un budget annuale superiore ai € 5 mln. Almeno secondo i dati ufficiali.
Questi numeri sono però sicuramente parziali perché la Commissione europea non obbliga i lobbisti che hanno rapporti con l’istituzione a registrarsi. [...]
Non a caso il 62% degli incontri con lobbisti, tenuti dal vice-presidente della Commissione responsabile per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, sono avvenuti con persone non presenti nel Registro».

Anche in questo caso scopriamo che i tedeschi non sono così virtuosi come vogliono fa credere. Ad esempio, «la tedesca Reemtsma, branca della Imperial Tobacco, uno dei maggiori produttori europei, non si è mai registrata, eppure l’anno scorso, secondo il rapporto del Ceo, ha assunto una lobbista proprio per influenzare la Tobacco Products Directive (Tpd)».

La commissione europea è sostanzialmente un comitato d'affari ai massimi livelli: “Il popolo ha il voto, gli industriali le lobby. Gruppi di pressione che indottrinano gli eletti e influenzano la Commissione europea...”.

Inizia così un articolo del giornalista francese François Ruffin apparso su Le Monde Diplomatique del giugno 2010, che riprende le dichiarazioni del presidente della Commissione europea Jacques Delors nel 1993: "i dirigenti dell'Ert (European Round Table of Industrialists) sono stati all'avanguardia nel sostenere la mia idea".

L'idea di Delors, “padre nobile” di questa Ue che sta dimostrando tutti i suoi difetti e svantaggi, mentre ancora attendiamo di individuarne i benefici, non era altro che quella di affidare ad un pool di “capitani di industria” le sorti dello sviluppo economico europeo, scavalcando i Parlamenti nazionali, e senza curarsi troppo delle conseguenze che avrebbe avuto su centinaia di milioni di
europei.


Circa 20 anni dopo, mentre da ormai 5 anni la crisi che si è abbattuta sull'EZ continua a mietere vittime e non accenna a risolversi, Jacques Delors, in un'intervista al Daily Telegraph del dicembre 2011 ripresa dal Sole24Ore, spiega serafico che «“L'euro è partito male sin dall'inizio” anche per colpa di leader che “hanno fallito”. “Tutti devono farsi un esame di coscienza” perché “i ministri delle Finanze non hanno voluto vedere quello che avrebbe potuto far sorgere dei problemi”. Il colpevole? “La combinazione fra l'ostinazione tedesca sull'idea del controllo monetario e l'assenza di una visione chiara da parte di tutti gli altri Paesi”».
Visto come sono andate le cose, uno dei primi a dover fare un esame di coscienza sarebbe Delors, ma questo è un altro paio di maniche; e comunque non staremo a sottilizzare, visto che la preoccupazione maggiore dei nostri giorni è quella di evitare che il crollo imminente del “sogno” europeo ci travolga tutti, ponendo le premesse per un futuro di incertezze, rancori e voglia di rivalsa su scala continentale.

Nel frattempo occorre rilevare che in Europa i paesi che adottano leggi e regolamenti per disciplinare l'attività di lobbisti sono più l'eccezione che la regola. «Il più recente rapporto OCSE Lobbyists, Governments And Public Trust: Building A Legislative Framework For Enhancing Transparency And Accountability In Lobbying (2008) rileva che solo 5 Paesi membri della UE hanno adottato un regolamento. [Ne consegue che] le lobby restano attori che agiscono sotto il “velo impenetrabile che avvolge la fase di composizione di interessi contrapposti durante i processi decisionali pubblici”».

Con l'avvento della crisi economica il velo si è fatto meno impenetrabile, lasciando intravedere con sempre maggior chiarezza i reali interessi che costituiscono la vera ragion d'essere della Commissione europea, a partire da quelli delle lobby bancarie, che hanno imposto dolorosi piani di salvataggio (della finanza privata) facendoli gravare sui bilanci pubblici, e quindi sull'intera
collettività.
E siccome in Italia si tende a volte ad esagerare, si è fatto di più che adeguarsi al volere delle varie lobby europee, si è messo direttamente al governo uno dei loro maggiori esponenti: Mario Monti. 
Il quale, come si può vedere vedere qui, a pag. 6:
dal dicembre 2005 è stato consigliere internazionale di GS, e membro del Advisory Research Council del Goldman Sachs Global Markets Institute.
Per dieci anni Monti ha rivestito la carica di membro della Commissione europea, responsabile per il mercato interno, servizi finanziari e tributi dal 1995 al 1999, e poi alla concorrenza dal 1999 al 2004. Inoltre è membro del Senior European Advisory Consiglio di Moody's, del Consiglio di Amministrazione della Institute forInternational Economics di Washington, DC, del Comitato direttivo delle riunioni del Bilderberg, della Commissione Trilaterale e del Comitato Esecutivo di Aspen Institute Italia.
Nel 2005 è stato co-fondatore e, fino al 2008, Presidente del Bruegel, un think-tank europeo di economia internazionale, guarda caso con sede a Bruxelles, «il cui gruppo di comando è composto da esponenti di spicco di 28 multinazionali e 16 Stati (per l'Italia oggi vi siede Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro). I loro nomi? Microsoft, Google, Goldman Sachs, Samsung, il gruppo bancario italiano Unicredit, il colosso energetico Gdf, la Borsa di New York (Nyse). Molti coincidono con le poltrone di Bilderberg».
Monti è anche un estimatore di von Hayek, tanto che nel 2005 fu insignito del Premio internazionale assegnato dalla Hayek Foundation per essersi distinto nel promuovere il libero mercato. Può essere utile ricordare che negli anni 80 Friedrich von Hayek era divenuto un “modello” per Margaret Thatcher, con la quale condivideva l'apprezzamento per Pinochet, perché secondo lui il liberalismo non è in contraddizione con l’autocrazia, e quindi considerava liberale anche una dittatura.
Ora, secondo von Hayek il modello di stato sociale si riduce alla necessità di “fornire agli indigenti e agli affamati qualche forma di aiuto, ma solo nell’interesse di coloro che devono essere protetti da eventuali atti di disperazione da parte dei bisognosi”.
Il che spiega meglio di tanti dibattiti in tv quali sono le finalità della famigerata “Agenda Monti”, e perché nella Ue fanno il tifo per il nostro supermario. E spiega anche perché martedì scorso, facendo riferimento alle prossime elezioni politiche in Italia, l'inopinatamente commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn ha dichiarato che “ci sono impegni da rispettare a prescindere da chi le vincerà”.

27 commenti:

  1. "La commissione europea è sostanzialmente un comitato d'affari ai massimi livelli: “Il popolo ha il voto, gli industriali le lobby. Gruppi di pressione che indottrinano gli eletti e influenzano la Commissione europea..."

    Concisione e chiarezza: Grazie Kthrcds!(ma nel nickname non mancano un'altra h e un'altra r?).

    Irrinunciabile il voto al popolo: senza i suoi effetti sedativi e consolatori rischieremmo di capire che contiamo come il due di picche, e magari stizzirci pure. Così invece rimane l'illusione di poter dire autorevolmente la nostra (in Italia poi, con le primarie che stanno prendendo piede, vuoi mettere?). L'idea di creare una nostra propria lobby è affascinante ma di difficile realizzazione. A parte gli aspetti pratici, una lobby che si rispetti deve essere espressione di interessi precisi e circoscritti, mentre quelli che la nostra esprimerebbe sarebbero generali e diffusi. Il comitato d'affari CE reagirebbe scandalizzato a pressioni intese a promuovere il benessere di tutti i cittadini, c'è un limite che la deontologia impone di non superare - che diamine!

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  2. Ho sempre apprezzato gli interventi di kthrcds, quindi anche questo che ci ricorda il background dei maghi europei, di coloro che dovrebbero garantire un processo democratico...

    Senza voler scomodare Lombroso , forse poco raffinato (ma pertinente), vorrei invece far riferimento ad Alexander Lowen
    perchè i suoi studi sulle relazioni fra malattie ed espressioni corporee, ci consentono di analizzare "strani" individui come Van Rompuy e Rehn.

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  3. ragazzi sono riuscito a rimediare un computer per intervenire...from the Realm of far faraway.... Grande Keith! Ma non ne dubitavo e si puo' approfondire e estendere l'indagine...alla faccia di chi confonde il complottismo con la raccolta di dati a fini di smascheramento della truffa... A presto e grazie a Keith, a Silvia e a tutti i grandi supporters della neo-Resistenza neo-costituzionalista (Sandra you sound very much in agreat shape, with love from Far Far away :-)

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    1. Many Thanks 48 :) To be honest honest... I'm doing all my best to revive:)
      Enjoy:) see soon.

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    2. Ciao 48,
      ti aspettiamo in grande forma per approfondire ed estendere l'indagine.
      Dalla "tua" postazione un forte abbraccio.

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  4. LE OVVIE RIVELAZIONI DI CERTE AGENDE

    Dopo 30 viene desecretato dalla National Archives britannica la versione originale del memorandum riservato redatto nel 1982 dal CPRS (Central Politcy Review Staff, thinktank britannico, la “fucina delle idee” promosso da M Thatcher e dal cancelliere G Howe) per il governo Thatcher.

    Contengono gli obiettivi prioritari del piano di smantellamento dello stato sociale britannico:

    • Privatizzazione dell’istruzione con introduzione di voucher per porre fine al finanziamento pubblico dell'istruzione superiore
    • Congelamento delle prestazioni sociali
    • Istituzione di un servizio sanitario di tipo assicurativo privato su modello americano

    Analogie con la “agenda Monti per l’Italia”, in odore di santità dopo le benedizioni curiali e favorita dai “vincoli esterni” e “condizionalità automatiche” del “più Europa” cementata dalla moneta unica?

    That’s all, folks!


    http://m.guardian.co.uk/politics/2012/dec/28/margaret-thatcher-role-plan-to-dismantle-welfare-state-revealed

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    1. Caro Poggio,
      le "agende" degli oligarchi sono sempre le stesse.
      Ci chiediamo sgomenti come sia possibile rifilarle impunemente ai cittadini, in barba alla nostra Costituzione.
      Ricordo a tutti il "diritto alla Resistenza"
      sil-viar@virgilio.it

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    2. Piccole lobby de noantri crescono...

      Soluzioni surreali selling hospital

      This is the "State Dependance", non quello di cui blaterno gli economisti da tre soldi (o meglio, da trenta denari.)

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    3. proprio per l'ordoliberismo sfrenato praticato in Piemonte dal mutandaro che mai avrei potuto votare lega , neanche 2.0

      Fin dal primo momento che Borghi è "saltato sul carroccio" ho avuto questa sensazione : non può essere vero . deve essere una specie di test delle forze "partigiane anti-€" . Se si riesce a resuscitare pure quell'immondizia della lega allora si può davvero creare un movimento politico con chance future .
      Altrimenti davvero non me lo spiego

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  5. Grazie del contributo. Io penso che questo sia uno dei tasti giusti. La maggior parte delle persone con cui ho a che fare, oltre a tendere a vedere come perfettamente sovrapponibili euro, europa, ue, commissione europea, parlamento europeo, bece...etc, crede che questo strano conglomerato sia l'essenza statuale cui tendere nel futuro prossimo. La maggior parte di costoro pensano che l'annullamento dello Stato italiano negli Stati uniti d'Europa sia una grande utopia positiva in grado di:
    - eliminare la tirania dei politici nostrani
    - eliminare le storture del carattere italico in particolare della corruzione e dlla assenza di spirtio civico
    - accedere alla ricchezza dei paesi del nord (non dimentichiamoci che sino agli anni 70 si emigrava in Germania, Belgio, Francia, Inghilterra..)e che oggi i ragazzi con l'erasmus o con i dottorati di ricerca trovano spesso opportunità all'estero che gli sono negate in patria
    - accedere ad una più alta forma di civiizzazione (sempre quella dei paesi del nord) in partciolare l'affrancarsi dall'influenza dalla Vaticano e della CEI
    - far parte di uno Stato più grande in grado di competere a livello internazionale alla pari con altri grandi attori internazionali (gli altri statiuniti ma d'America, Cina, Russia, Brasile etc)
    Per mettere in discussioni queste "verità" è necessario fare leva su altrettante certezze ideologiche, mentre non passa secondo me l'attacco frontale che viene immediatamente percepito come "nazionalismo, destroroso, romantico ed irrazionale". Tra queste va annoverata la mistica della democrazia dal basso, della democrazia partecipata, del municipalismo e del civismo associativo (le definizioni non sono molto esatte ma spero che mi si capisca...). In qualche modo è necessario far capire ai nostri interlocutori che vi è una contraddizione netta tra la loro giusta rivendicazione a contare di più e delegarè tutto ad un'"europa" molto lontana, anche solo geograficamente, dal "territorio" (altra mistica di grande attualità e presa sull'opinione pubblica).
    Si può percepire nelle mie parole una volontà di manipolazione... spero di non essere frainteso. La mia intenzione è trovare solo gli argomenti giusti ed allo stesso tempo più efficaci, in quella che con le dovute proporzioni, mi appare una legittima "guerra di resistenza". Buon Anno a tutti.


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  6. Al contrario. Dopo trent'anni di minculpop mediatico il minimo possibile (prima fase indispensabile) è la de-manipolazione (presentare ciò che è proprio come è. Eventualmente a forza di QED). E in tutto ciò non vedo alcunché di male. (trattasi, anzi, di servizio civico).

    ps buon anno a tutti

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  7. Poco fa mi sono accorto che il link a cui rimandano le parole

    “l'eccezione che la regola”

    è sbagliato. Quello corretto è questo:

    http://www.questeistituzioni.it/public/upload/File/156-7/5_Saggio.pdf

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  8. Qui su Orizzonte 48, sul sito del professor Bagnai e altrove, è stato più volte sottolineato che l'Ue è stata costruita in maniera volutamente opaca ed ambigua. Le dichiarazioni dei “padri nobili” dell'Ue Attali, Prodi, Kohl, Amato, Delors, ecc. non lasciano dubbi in tal senso.
    Per Attali, ad esempio, il metodo seguito per l'adozione dell'€ “non è stato molto democratico, ma era essenziale per costringere gli elettori ad andare oltre”, verso il famoso “più Europa”; mentre secondo Prodi, l'adozione dell'€ è stata "una decisione presa con un pizzico di irrazionalità per non perdere il treno della Storia".
    Più che di irrazionalità è forse il caso di parlare di dabbenaggine, dal momento che all'epoca della firma del Trattato di Maastricht, «il proposito di Kohl è abbastanza chiaro a chiunque tranne che ai governanti dei paesi coinvolti nell’accordo (per l’Italia in particolare Prodi, Monti, Padoa Schioppa, Draghi, Amato, Ciampi, Dini, tutti uomini appoggiati con ambigua convinzione politica dalla sinistra, ma che in realtà erano ex-banchieri o ex-membri del vecchio regime socialista e democristiano): spalmare gli enormi costi dell’unificazione tedesca sui paesi della periferia dell’Europa [...] Paesi più stabili economicamente e politicamente come UK, Svezia e Norvegia non pensano neanche per un attimo ad unirsi a questa grande ammucchiata, in cui era molto prevedibile che prima o dopo la grande Germania avrebbe fatto un massacro».

    Noi, invece, grazie a Prodi e agli amici suoi, ci siamo finiti sotto, al “treno della Storia”.

    Per il professor Bernard Cassen, per 12 anni direttore di "Le monde diplomatique" e fondatore di Attac, “la costruzione europea non sarebbe altro che un sottoinsieme della globalizzazione liberista”, e una sua riorganizzazione si scontra “con tutto il dispositivo ideologico e istituzionale dell’Ue”, che mediante l'attuazione di direttive, regolamenti e decisioni contenute nelle decine di migliaia di pagine delle cosiddette "acquisizioni comunitarie", si traduce, «come riconosce […] Elie Cohen, amministratore del gruppo PagesJaunes, di Electricité de France-Energies nouvelles e di Steria, [in un] vincolo che i paesi membri dell’Ue, e più in particolare le nazioni latine (Francia, Spagna, Italia) si sono costruiti per riformare le loro politiche nei settori protetti, dove il sindacalismo restava forte e il consenso politico impediva, di fatto, le modifiche più importanti».

    In ottobre Fassina si disse consapevole di essere su “una strada di austerità auto-distruttiva”, ma si affrettò a precisare che “la nostra specificità politica è la determinazione a costruire, insieme agli altri governi progressisti europei, senza autolesionistici atti unilaterali, il consenso per cambiare rotta”. E Bersani gli ha fatto eco ribadendo che una volta al governo penserà a perfezionare l'Ue, mediante un pacchetto di riforme che “guardino al sociale”.
    Fassina e Bersani sembrano non rendersi conto che le “attuali strutture dell’Unione sono state concepite proprio per evitare questa eventualità”, e che per attuare, ammesso che davvero lo vogliano fare, riforme in tal senso «bisogna cambiare i trattati [...] utilizzando le clausole di revisione in esso contenute. Tuttavia, nel nostro caso, le clausole prevedono la regola dell’unanimità… Basta quindi che il governo di uno solo dei ventisette stati membri dell’Unione dica “no” per bloccare qualsiasi proposta di revisione presentata da un altro stato [...].
    Con poche eccezioni, e quali che siano le loro divergenze, i partiti, i movimenti e i dirigenti che si richiamano alla sinistra, chiudono gli occhi davanti a questo catenaccio istituzionale».

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    1. Per onestà, prima storiche poi intellettuali, le menti ideologiche del FEDERALISMO sorta per mitigare gli orrori della 2° guerra mondiale sono stati altri, gli A Spinelli (disconoscendone il pensiero contemporaneo de la sua di lui Barbara, un nome una garanzia....) gli Ernesto Rossi, i Robert Schuman, i Jean Monnet, gli Alcide De Gasperi, i Konrad Adenauer ai quali aggiungo per bontà umana anche i Jacques Delors

      Memorie e rappresntazioni certe anche sul "convivio" dei 48 ....

      That all, folks!

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    2. @ Poggiopoggiolini (30 dicembre 2012 18:06)

      Sì, in effetti io facevo riferimento agli attuatori dell'Unione europea. Se invece andiamo alle origini del progetto di Europa unita dobbiamo andare agli anni 30. Io, però, senza voler alimentare qui una polemica, sulle “menti ideologiche”, ovvero Robert Schuman, Jean Monnet, Jacques Delors, ecc., andrei cauto. Dietro ai loro progetti c'era qualcosa di più di ciò che lasciavano intendere - che può apparire con maggiore chiarezza se consideriamo la loro contiguità con la cosiddetta scuola austriaca -; che è poi quello che si sta realizzando negli ultimi anni sotto i nostri occhi, sotto la morsa della crisi. Ossia la realizzazione di “riforme” che in tempi normali non sarebbero mai accettate dalla popolazione. Ultimamente Monti ha ribadito spesso questo concetto.

      Secondo Alain Parguez, economista e consulente del presidente francese Mitterrand, l'euro «E’ un nuovo ordine sociale totalitario. E’ stato programmato molto tempo fa, nel periodo fra le due guerre mondiali, e poi completato, per così dire, dal regime di François Mitterrand.
      [...]
      Nella pianificazione del sistema dell’euro ci sono due fasi. La prima va dal 1940 al 1943, la seconda è opera in gran parte di Mitterrand. Nella metà degli anni ’30, si comincia con persone come Schuman e Jean Monnet. Già nel 1927 Schuman scrisse che c’era bisogno di creare l’Europa come nuovo ordine, radicato nella tradizione. “Salvare l’Europa dalla decadenza”, per i pro-europeisti significava: salvarla da socialismo, rivoluzione, proteste, ebrei, marxisti, libero accesso alla sanità e all’istruzione, aborto, omosessualità.
      [...]
      Cosa si doveva fare per costruire l’Europa? Abolire gli Stati; forzare uno stato di deflazione permanente; ridurre progressivamente la spesa pubblica; e trasferire il potere a una classe super-partes di tecnocrati, operante a livello sovranazionale. Per questi europeisti della prima ora, cosa significava l’Europa? Significava creare un condominio, composto da Francia e Germania, e un impero coloniale che includesse anche il sud dell’Europa e l’Europa orientale; questo obiettivo era stato chiaramente esplicitato. E come si poteva sopprimere lo Stato? Bisognava privarlo di qualunque potere, relativamente alla moneta. Tutti questi europeisti erano fanatici seguaci di Friedrich Hayek, l’economista austriaco più di destra di quel tempo».

      È noto che gli esponenti del potere ragionano in termini di medio-lungo periodo, mentre la maggioranza della popolazione guarda al breve periodo. Questo è uno dei motivi per cui i primi manovrano i secondi.
      I Monnet, gli Schuman, ecc., avevano sì un progetto. Ma non necessariamente lo intendevano così come lo presentavano. In altri termini, essi ponevano le basi teoriche per la “trasformazione” della società tramite un “programma di riforme” da realizzare “al più presto”, pena la “perdita di credibilità sui mercati internazionali”, qualora si verificasse uno shock del genere di una crisi economica come quella che stiamo vivendo, appunto.

      «"Fu nel 1982 che Milton Friedman scrisse quello che è forse il suo pronunciamento più influente, la migliore definizione della dottrina dello shock: "Solo una crisi, reale o percepita, produce vero
      cambiamento. Quando quella crisi si manifesta, le azioni intraprese dipendono dalle idee che sono
      in circolo. Questa, io credo, è la nostra funzione basilare: sviluppare alternative a politiche
      esistenti, tenerle in vita e a disposizione finchè il politicamente impossibile diventa politicamente
      inevitabile”» [Shock Economy, Naomi Klein, Rizzoli 2007, pag. 161.].

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    3. Caro k,

      lontane da me ogni sorta di polemica e solo desiderio di verità che divengono storiche come mostra il desecretamento del National Archivies del memorandum riservato del 1982 redatto dal thinktank CPRS per il governo Thatcher.
      I Monnet e gli Schuman degli accordi CECA rispondevano alla contingente necessità di impedire la possibilità che si potessero rivedere gli orrori della 2° guerra mondiale.
      Gli accordi comunitari CECA rispondevano alle necessità prioritarie di ricostruzione e, strategicamente, di controllo reciprocamente su un possibile riarmo segreto.
      Furono gli anni '60 e '70 con il collasso degli accordi monetari di Bretton Wood che condussero a teorizzare nuove strategie monetarie che servivano al governo delle economie nazionali attraverso la condizionalità automatica dei vincoli esterni.
      Furono le rigidità dei cambi, la mobilità dei capitali e le conseguenti separazioni, avallate da una stagione politica poco avveduta e sicuramente molto interessata, delle politiche monetarie da quelle economiche e fiscali a consentire che fosse la finanza a governare le comunità sociali globalizzate.
      Furono gli Mundell, i Modigliani, i Padoa Schioppa, gli Attali a favorire la costruizione della trappola con trattati europei ritenuti ancora una volta necessari, ma vincoli esterni, dopo la caduta del muro di Berlino per paura di Mitterand di una Germania riunificata.
      Occorre chiarire che Europa e Euro sono cose distinte, l'una fu e rimane il desiderio ideale di benessere pacifico e condiviso, nella limitata conoscenza macroeconomica, degli Spinelli, dei Rossi, dei Monnet, degli Schuman, degli Adenauer, l'altro è un metodo tecnico di governo sociale basato sulla condizionalità automatica dell'industria finanziaria che non concerta regole e bisogni sociali ma impone vincoli di pareggio di bilancio sospendendo ogni principio democratico.
      ù
      That's all, folks!

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  9. Quanto lo "wishful thinking" del PD sia frutto di ingenuità e quanto di malafede è materia per studiosi. Ciò che è indisputabile è che l'uno o l'altro caso non li rende meno colpevoli.
    Come si fa a dichiarare che quanto a loro, se vinceranno, rispetteranno tutti gli impegni sottoscritti dall'Italia, ANCHE QUELLI SBAGLIATI E IRREALISTICI (cfr Fassina: http://www.partitodemocratico.it/doc/247820/bankitalia-sbaglia-ma-rispetteremo-gli-impegni-sui-conti.htm )???

    Voglio dire: a spese di chi? E da un punto di vista logico, è possibile sostenere che un impegno è al tempo stesso irrealistico e realizzabile?



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    1. mauropoggi@

      Ingenuità non ci giurerei, viltà sicuro , malafede di conseguenza.
      Giusto, a spese di chi? E aggiungerei a nome di chi? Perchè codesti individui sono solo dei delegati , degli amministratori truffaldini che nascondono la reale situazione economico/giuridica, (ingannando ed illudendo).
      Certo sono dei fuoriclasse della menzogna ma proprio per questo non dobbiamo mollarli un attimo: tipo marcatura Gentile versus Maradona nei Mondiali 82.
      Forse la sveglia non la daremo noi, temo, come è chiaro a chi frequenta li meglio blog, dovranno darla i francesi (e un po' lo ammetto la cosa mi fa rosicare perchè, sebbene in maniera elitaria, noi ci arrivammo da soli a dire : eppur si muove)
      ma ci saranno le giornate del nostro riscatto...

      Oh dolente per sempre colui
      che da lunge, dal labbro d’altrui,
      come un uomo straniero, le udrà!
      che a’ suoi figli narrandole un giorno,
      dovrà dir sospirando: "io non c’era"...
      (Marzo 1821
      ALLA ILLUSTRE MEMORIA
      DI TEODORO KOERNER POETA E SOLDATO DELLA INDIPENDENZA GERMANICA MORTO SUL CAMPO DI LISSA
      IL GIORNO XVIII D’OTTOBRE MDCCCXIII NOME CARO A TUTTI I POPOLI CHE COMBATTONO PER DIFENDERE O PER CONQUISTARE UNA PATRIA)

      P.s. Buonissimo nuovo anno a tutti noi irridentisti.

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    2. A proposito di combattere per la difesa della patria, mi ha colpito l'articolo IV della Costituzione tedesca che prevede esplicitamente:
      "Tutti i tedeschi hanno diritto alla resistenza contro chiunque intraprenda a rimuovere l’ordinamento vigente, se non sia possibile alcun altro rimedio".
      Nella nostra Costituzione non mi pare esista un richiamo così manifesto, sbaglio?

      PS Un augurio a tutti anche da parte mia!

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    3. 48 riporta nel post del 10 dicembre il "Diritto Costituzionale alla Resistenza" implicito nella Costituzione stessa:
      ..conclude Mortati "...la reazione popolare di cui si parla in tanto può trovare posto nella presente trattazione delle garanzie della costituzione in quanto si riferisca ad esigenze di conservazione dei principi istituzionali informanti la costituzione vigente. Si deve trattare in altri termini di movimenti che emanino dalle forze politiche (non necessariamente "partiti", dacchè "forze politiche" siete pure voi quando vi organizzate democraticamente per far sentire la vostra voce, ndr) agenti a sostegno della costituzione materiale, contro tentativi di sovversione effettuati da chi, assunto al potere di governo, si rivolga contro il regime (democratico ndr). Il popolo, insorgendo, assume una figura che si potrebbe assimilare a quella del "negotiorum gestor". All'infuori di questa ipotesi il movimento popolare contro i poteri costituiti assume il diverso carattere di rivoluzione" (Mortati "Istituzioni di diritto pubblico" vol.II, pagg.1243-1246).

      AUGURI di cuore a tutti i "Partigiani della Costituzione"

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  10. Nel video di Casal Bertone Alberto Bagnai ad un certo punto dopo aver chiarito che un tedesco (mi sembra ma potrebbe essere anche inglese o che so io) è prima un cittadino tedesco e poi un appartenente alla comunità europea, aggiunge che mettere in discussione l’Ue ed Euro è soprattutto una questione di democrazia (argomento non nuovo per chi segue Bagnai). Il fatto di aver messo questi due argomenti in rapida successione mi ha dato lo spunto per riflettere su come fosse debole il primo argomento (richiamare gli italiani ad far pesare la propria appartenenza nazionale) e fortissimo il secondo (richiamare gli italiani ad esercitare la propria cittadinanza). O meglio quanto il primo argomento fosse in grado di far storcere il naso a sinistra che confondono e sovrappongono qualunque richiamo alla patria e alla nazione, con camerata e duce, e quanto invece avesse molte più possibilità di attecchire il secondo.
    Anche se mi fa un po’ senso ragionare su strategie di comunicazione (chi me lo ha chiesto poi?), mi sentivo di apprezzare il tuo post che tendeva a mettere in luce il tema della Ue catturata dai lobbisti e molto lontana dai cittadini comuni e dai loro bisogni. Una sorta di argomento proto grillino, castabruttocorruzioneeuropa. Un buon argomento da far passare in un Italia sdraiata intellettualmente sul più europa etc etc. ma anche sul livore anticasta. E quale miglior casta se non quella degli Eurocrati!

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  11. quando dico ai miei parenti ed amici che Lombardo o Formigoni fanno la figura degli statisti rispetto ai politici della UE non mi crede nessuno..

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    1. perchè è invece veramente così? o è piuttosto un paradosso?

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  12. @MauroPoggi
    c'è stata una proposta (penso all'art. 135) nella costituente.
    io penso che l'art. 139 sia molto chiaro.. oh, tanto né in germania né in Italia si è fatto qualcosa per bloccare questa ondata di scempi

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  13. Forse vado OT o forse no, sicuramente so che sarò tacciato di complottismo (forse a ragione), ma voglio solo segnalare che politici a capo di partiti con potenzialità elettorali di maggioranza relativa , quando non addirittura già messi a capo di un governo, di uno paesi europei facenti parte della UE, che avevano visioni dichiaratamente antieuropee sono stati prima linciati a reti unificate in tutto il continente (solitamente si dipingevano, non so quanto a torto, come dei fascisti, nazisti, ecc.) e poi...non hanno visto la vecchia a causa di incidenti (piu' o meno misteriosi...ma direi "piu").
    Parlo dell' olandese Pim Fortuyn, dell' austriaco George Heider dei fratelli Kaczynski (polacchi).

    Ora; è possibile e anche probaile che siano tutte coincidenze, però, sapete, diciamo che andare contro contro questa UE e soprattutto contro questo sistema Euro, sembra portare una certa sfortuna alla lunga (si pensi anche alla fine politica ingloriosa -decretata all' unisono dai media italioti- di Bossi), ed io ho come l' impressione che i governanti delle varie colonie europee (perché a questo sono ridotti gli Stati europei) siano alquanto superstiziosi...

    Complimentandomi con l' autore di questo ottimo post, faccio anche, in questo mio commento di esordio, un grande saluto "virtuale" all' autore di questo blog che credo di avere conosciuto sempre virtualmente sui blog del FQ e che mi ha portato a conoscere -sempre virtualmente- il prof. Bagnai. Grazie 48.

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  14. Complimenti per il post ed i commenti! Ritornando sul tema del post, spesso penso a quanto sia difficile poter costruire un'alternativa solida. Mentre prima bastava puntare il dito contro il sovrano, ora la realtà politica ha raggiunto livelli di complessità altissima. Per poter davvero capire 'chi è chi', bisognerebbe creare un centro studi, con gente preparata e armata di pazienza per scandagliare gruppo per gruppo, persona per persona. Solo alla fine di questo processo sarebbe davvero possibile capire meglio il valore della complessità e prendere decisioni politiche sensate.

    A mio avviso, creare una legge sulle lobby sarebbe futile perché facilmente aggirabile. Basterebbe un invito a cena... Quello che serve secondo me è un watchdog europeo. Non una piccola ONG fatta di 2-3 persone, ma un think tank finanziato dai movimenti di alternativa con le migliori menti. Proprio come fanno loro.

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