giovedì 5 settembre 2013

L'EQUIVOCO MERKEL

Vi segnalo questo lungo articolo di Judy Dempsey, che esamina le linee di politica internazionale della Merkel, spaziando dal (non corrisposto) atteggiamento cordiale di Obama, alle difficili relazioni con Putin, alla speciale relazione instaurata con la Polonia, fino alla tragicomica questione dei "droni" tedeschi.
Segnaliamo l'insistenza, persino troppo trasparente (un "wishful thinking" distonico rispetto alla dura realtà), sull'ottica generale della Germania come leader "necessaria" di un'Europa che avrebbe bisogno di maggior integrazione, e che, come tale, dovrebbe poi esprimere una politica internazionale e di "difesa" (cioè di uso della forza militare!) che tenda a colmare il futuro disimpegno USA dall'area mediorientale e mediterranea in generale. Nel Mediterraneo la Germania "leader" ha già lasciato tracce indelebili di come il "moral hazard" e l'egoismo siano le cifre della sua (molto presunta) leadership.

Insomma, la commentatrice implica, sullo sfondo, la teoria (irrealistica e concepita solo come riflesso di un'ignoranza della Storia e della cultura europee, al massimo circoscritta alla parte del secolo scorso che muove dalla II guerra mondiale), degli "Stati uniti d'Europa in itinere".

Ma con la logica un pò rigida e schematica che contraddistingue questo tipo di "analisti", enfatizza reiteramente, e quasi ossessivamente, l'esigenza di una chiara strategia "internazional-militare" che la Germania dovrebbe imporre a tutta l'Europa, addirittura attribuendo alla Merkel una particolare attenzione ai diritti umani!!!.
E arrivando a definire Schauble come un convinto "europeista", sostenitore di una più stretta integrazione!!! (Ma se gli americani si consultassero con gli inglesi prima di prendere queste cantonate?)

Come dire, ignorando la natura nazionalistico-centrica di un paese che vive sulla domanda estera dei vicini, chiede qualcosa di assolutamente innaturale a un "imperialista-commerciale": arrivare a considerare come rilevanti degli interessi comuni e a spendere (!), insieme agli altri e pro-quota del rispettivo PIL, - perchè l'azione di "difesa" è una delle più costose-, per realizzare obiettivi conformi a tali interessi.

Che gigantesca miopia: chi beggar-the-neighbour, considera gli altri solo aree di espansione economica, su cui operare in free-raiding, e non interlocutori paritari.

Visioni come questa, col patetico appello alla "responsabilità" della Germania non solo nella leadership politica-economica - di cui si vedono i magnifici risultati- ma addirittura di politica internazionale e della difesa, dimostrano una cecità incredibile, che allontana, invece di avvicinare, ogni possibilità di risoluzione della crisi europea.
Mentre, sulla cooperazione tedesca con gli USA agli equilibri, attivamente perseguiti, sullo scenario politico-militare mondiale, risultano una pia illusione, destinata solo ad essere contraddetta dai fatti (che sono già ben più che evidenti).

16 commenti:

  1. E' un argomento ricorrente, questo del disimpegno americano nell'area mediterranea con conseguente e presunta "assunzione di responsabilità" da parte europea.

    Ovviamente, la difesa comune è argomento squisitamente politico, ed anzi, ritengo sia il campo che dimostri davvero quanta "reale" voglia di integrazione politica ci sia.

    Negli anni '60 del '900, la CED fallì. Oggi, la frammentazione di posizioni -in ambito europeo- sulla questione siriana (Francia pronta all'attacco, Germania subito critica e disimpegnata, Italia che, comunque, non avrebbe una lira per inviare un contingente degno di tale nome e quindi fuori dal discorso, più che germanofila), ha chiaramente dimostrato che, al di là dei proclami di "Stati uniti d'Europa in itinere", le cose non sono molto cambiate. Questa favola dell'Europa Politica, è chiaramente un velo di prosciutto che si tenta maldestramente di mettere davanti all'occhio del cittadino europeo, mentre gli viene tagliato lo stipendio.

    Non so poi quanto davvero gli Stati Uniti intendano disimpegnarsi dallo scenario mediterraneo e orientale. Ancorché i governi democratici siano per loro natura meno interventisti, sembra che Obama la voglia far sentire eccome la sua presenza. E che sia stata questa volontà ad animare il dibattito in area mediterranea, e non certo le (esilaranti) minacce rivolte dall'UE al governo egiziano (rivedremo i rapporti diplomatici!!!!! Che paura....).
    Molti dei movimenti ribelli sottesi alle primavere arabe sono poi fondamentalisti e inquinati da Al Quaeda: degli stati governati da gente simile riconoscerebbero forse Israele? Rinuncerebbero a possedere arsenali chimici? Mi sembra poco probabile.....

    E', per carità, mia personalissima opinione, ma questa storia del passaggio del testimone dagli USA all'UE risulta poco credibile. Sia perché non credo che la volontà americana sia, in realtà, davvero questa, sia perché l'UE politica non solo è ancora molto lontana, ma in realtà nessuno la vuole davvero.

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    1. Oh yes, ma quello che ti colpisce è come l'analista in questione (e l'Istituto di cui fa parte come "chief" per l'Europa), appaiano vivere in un...mondo tutto loro.
      Auguriamoci che gli USA abbiano anche "analisti" un pò meno vaghi e inconsapevoli delle dinamiche politico-economiche radicate e non certo risolvibili con ste foglie di fico luogocomuniste...

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    2. E soprattutto che ricordino il Piano Funk del 1936 (thanks to Lameduck)...

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    3. Il link porta a...Savona che flirta un pochetto con la "distruzione creatrice" delle PMI (sempre italiane) e l'effetto "ripiazzamento" (non negato, ma solo qualificato come "lento")...
      Si ripropone infine l'idea del consolidamento dei 400 miliardi del debito con simultaneo pareggio di bilancio, sulla cui dubbia operabilità v.
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/07/abbattimento-del-debito-e-pareggio.html
      Ma insomma, la considerazione del Piano Funk ci sta tutta. E basterebbe a far aprire gli occhi alla erudita quanto (economicamente) sprovveduta Judy Dempsey

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    4. Si si il link è corretto, ma volevo solo riportare quanto egli afferma sul piano Funk. :) Che è paro paro quanto sta accadendo ora.

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    5. Un link più completo ai contenuti del Piano Funk da cui segnalo questo illuminante passaggio che ci ricorda qualcosa:

      "La finanza dei paesi occupati viene controllata dalla Germania nazista a proprio vantaggio.
      Le monete dei paesi occupati vengono indebolite a vantaggio del marco tedesco. Vengono imposte regole di commercio vantaggiose per la Germania. Requisizioni di beni di interesse strategico. Imposizione agli stati occupati del pagamento della occupazione stessa.
      Organizzazione di sistemi di lavoro coatto dei lavoratori dei paesi occupati."

      Come contrasta questo lato oscuro della forza tedesca con la brechtiana Germania pallida madre delle Spinelli, eh? "Una potenza egemone, ma timorosa di dominare perché memore della propria storia." (cit.)

      Segnalo, a proposito di tentazioni di lavoro similschiavistico, il nuovo lavoro di Günther Wallraff appena uscito: "Germania anni dieci".

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    6. E il bello che la parte più "colta" dei tedeschi lo sa benissimo; v.qui http://orizzonte48.blogspot.it/2013/08/schauble-il-sogno-europeo-e-lincubo.html,
      sull'accusa a suo tempo mossa da Hamermas a Scnmidt nel 1996 di programmare la supremazia alla maniera bismarckiana (cioè il piano Funk non è la prima teorizzazione)

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    7. Che poi, dato che sollevi il punto, non è che la sinsitra hayekkiana alla Spinelli sia un vero problema(un Padoa Schioppa che cade trova immediatamente il suo sostituto in avanscoperta): il problema, ahimè e frattalicamente, sono invece gli "analisti" alla Judy Dempsey che infarciscono gli USA di cattive analisi, con la miopia di chi è pieno di nozioni, "cronache" e luoghi comuni (la Merkel associata ai diritti umani non si può sentire), e non ha memoria storica consapevole

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  2. Beh, questo post ce la dice lunga su quanto leader sia la Germania in €uropa. Concordo, invece, con Nino Galloni quando dice che per essere leader bisogna importare molto più di quanto si esporta, non il contrario. Che pazienza che ci vuole, con gli idioti di Düsseldorf...

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    1. Ma che dire? Adesso, in un interessato rigurgito di "europeismo-salviamo-il-salvabile" si fanno i rasponi sulla leadership tedesca, invocata come "assunzione di responsabilità" verso i partner: ma, per quanto li riguarda, loro sentono di aver fatto tutto il possibile e anzi, di aver moralizzato il continente.
      Per quanto mi riguarda, hanno fatto abbastanza e possono tranquillamente accomodarsi dentro il loro comodo marco, la loro alta molità (azzadosa) e giocare lealmente ad armi pari con gli altri.
      Ma in Italia questo lo chiamano "idee progressiste massimaliste" o qualcosa del genere...E si preparano a riacchittarci un nuovo SME credibile con scappellamento a destra

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  3. Sulle motivazioni Usa alla guerra in Siria, potrebbe avere ragione il "tedesco" Uriel Fanelli in kein Pfusch nel post "Siria dududu" (in pratica vogliono testare e riaffermare la potenza delle proprie armi, dopo alcuni fallimenti dovuti alle armi della Russia, quest'ultima ha compiuto passi da gigante e si sta imponendo sempre piu' come paese esportatore...). Com'e' e come non e', non e' certo un disimpegno dal mediterraneo...per quanto riguarda il riarmo europeo, potrebbe esserci solo in caso di totale disimpegno dagli Usa dal suolo tedesco (e non capisco perche' non lo hanno fatto dopo la richiesta di restituzione dell'oro), allora si che l'Ue ci costringerebbe a spendere MOLTO, e pure con sforamento del deficit, pur di salvaguardare il deretano della Merkel.
    ps porco zio ora ho focalizzato meglio: Il riarmo sara' IN OGNI CASO una delle prossime iniziative della Ue, ci faranno spendere molto per comprare SOLO le armi delle industrie tedesche....

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    1. Se leggi l'articolo linkato ce dà spunto al post, un paio di cosette le dice: 1) che Obama avrebbe intenzione di dar il via alla smobilitazione militare dalla Germania; 2) che il riarmo (politica di difesa...) europeo deve esserci di conseguenza ma coordinandosi con i partner in una maggior integrazione...ciao core!
      Il riarmo avverebbe come dici tu con la loro industria, e da qui il grande interesse a smobilitare-privatizzare Finameccanica.
      Poi, ovviamente, non solo sappiamo perchè gli USA non ci hanno capito una benemerita (riarmare l'europa sotto il tallone tedesco non è una grande idea), ma ANCHE PERCHE', NONOSTANTE LE EVIDENZE ECON0OMICHE, CONTINUINO A CALDEGGIARE GLI STATI UNITI D'EUROPA (una distopia da cui credono di guadagnare, senza aver capito bene l'animo incoercibile della Grande Ccermania)

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    2. Lo so che i tempi sono cambiati, che ora è diverso, ecc. ecc. Ma, se ricordi, c'era un'elite americana che aiutò il "riarmo" tedesco... ora non dico che siamo a quei livelli (e che il link sia da prendere per oro colato), ma se la guardiamo da una diversa angolazione la "stranezza" potrebbe calzare...

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    3. Effettivamente non avevo letto il link, giuro che ci sono arrivato da solo(ma non e' di molto vanto: da contrapporre ai lupi tedeschi, noi mettiamo in campo gli europeeeeisti....)

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    4. Siccome la questione meritava approfondimento, ho ricostruito uno scenario attuale nel successivo post "L'equivoco Merkel 2"...In fondo il lungo articolo qui linkato dice tanto ma non dice nulla che riveli al consapevolezza dei problemi (magari la tipa è una "politologa" o una "storica", il prototipo degli internazionalisti azzeccagarbugli)

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  4. dal G20 pare pare che esca accentuata la tendenza allo s-coordinamento della politica internazione. ognuno farà da se un po' come la politica mondiale deglianni '30 dopo la deflagrazione del '29. allora prima la gli u.s.a. poi la g.bretagna uscirono dal gold standard, (svalutazione competitiva), e gli stati , sia quelli democratici sia quelli totalitari intrapresero politiche protezionistiche di interventismo statale, il piano quadriennale di Göring, l'autarchia attiva nostrana (con i.m.i ed i.r.i.), il new deal ecc.ma interventismo economico e protezionismo furono opzioni praticate dalle nazioni "libere" anche nel periodo aureo del liberismo economico tra '800 e '900.cosa voglio dire? secondo me il restringersi della domanda mondiale (e si capisce, siamo in un mondo di bassi salari, dove si vuol portare l'operaio italiano alle condizioni di quello serbo) porterà le nazioni che contano alla crescita INTERNA sviluppando all'esterno raporti BILATERALI, tali da evitare l'intromissione del terzo incomodo, i mercati finanziari ormai inaffidabili.naturalmente questo è ciò che accadeva negli anni '30 del secolo scorso. ora di fronte a questo possibile (possibile?) scenario come può l'italia acconciarsi al rango di paese colonizzato? ricordo che ai tempi dell'autarchia attiva e dello stato imprenditore l'uomo dalla mascella quadrata "guidava" un paese dove la quota dell'industria sul pil era grossomodo del 30x100, metà di quella francese, tuttavia trattava alla pari, più o meno, i paesi limitrofi, ed ora che siamo a livelli dei transalpini?...

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