martedì 10 settembre 2013

MPS E ESA95. MORIRE PER MAASTRICHT?

Il giornale piddo-puddino per antonomasia si surriscalda per MPS e, col dovuto cerchiobottismo (al di là del titolo inserito da Dagospia), inizia a sospettare che l'€uropa discrimini l'Italia. Dopo che questa "povera Patria" ha accettato, per tre decenni, di farsi discriminare con l'appoggio entusiasta dello stesso quotidiano, forse il più organico alla teoria del "vincolo esterno".

Ma tant'è, che riesce persino a rammentare come "l'aiuto di Stato" nel settore bancario sia brandito per la prima volta, nei termini e nei tempi, in questo modo così drastico, sulla prima - in ordine di tempo- delle banche italiane finite nel frullatore dei salvataggi in corner, con derivati a rischio contratti post-crisi sub-prime! E cioè NON partecipanti al grande festino 2007-2008, innescato, come spiegammo qui, dalle banche inglesi e tedesche.
E francesi
. Con relativi salvataggi "di Stato" e Commissione del tutto acquiescente ai vari giochini contabili e finanziari messi su in comodissimi tempi "discrezionali".

I salmi finiscono in gloria e, ormai,l'aria che tira è quella di una rassegnata acquisizione della banca da mani estere, previa "escalation" di "piani di esuberi" del personale: i 4600 iniziali non bastano più e si provederà con alcune altre opportune migliaia. E tra l'altro, le richieste UE implicano la "dismissione" dal portafoglio di titoli del debito italiano per 40 miliardi!!!
Anche perchè, dicono, la "nazionalizzazione" non sarebbe praticabile per via del successivo incombere sul debito pubblico del patrimonio (passività) MPS.
Ma, stranamente, non si dice che questo varrebbe solo in caso di controllo totalitario e comunque oltre la soglia dell'ESA95. La regola "€uropea": quella che consente a KFW di emettere titoli di debito tedeschi per circa il 17% del PIL e di non farli conteggiare nel debito pubblico (a differenza delle obbligazioni emesse da Cassa Depositi e Prestiti).
Esa95, infatti, è il manuale contabile che detta le regole per il debito pubblico nei paesi UE. Esso esclude dal computo di tale debito le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono fino al 50,1% dei propri costi con rivavi di mercato e non con versamenti pubblici, tributi o contributi vari a carico erariale.
Possibile che MPS, o un'altra futura banca coinvolta in salvataggi vari, in caso di nazionalizzazione, non rientri in questi parametri? Neppure facendo macelleria occupazionale coi "piani esuberi"?
Ma se i ricavi rispetto ai costi sono a questi livelli, come potrebbe accadere che poi MPS - o, un domani, Carige, con posizione a rischio verso..Deutschebank!, o Banca Marche- siano minimamente appetibili per un acquisitore straniero?
Che invece, secondo Repubblica, si profila all'orizzonte?
Mi sa tanto che l'assalto finale degli amici "€uropei" al sistema italiano sta iniziando in grande stile e con esso l'effetto domino sul "residuo" sistema industriale.
Certo Letta e Saccomanni saranno contenti, perchè si tratta pur sempre di investimenti esteri, quelli che fanno bene alla bilancia dei pagamenti e all'occupazione.
Magari un espertone in materia bancaria ce lo potrebbe spiegare.
Intanto, continuiamo così: a morire per Maastricht...

19 commenti:

  1. manca una f finale nel link http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_SDDS/Annexes/naga_a_esms_an1.pdF

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    1. Ma dovrebbe essere già corretto a seguito di aggiornamento, ora...

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  2. 48, su questo link dell'AFME (Association for Financial Markets in Europe) scarichi un .pdf con tutti i primary dealers dei vari paesi europei...mi son divertito un attimo a contare i primary dealers dei vari paesi che sono stati nazionalizzati dal 2008 ad oggi... naturalmente per l'Italia non c'è alcun caso... anzi, ci sarebbe stato, MPS, ma si è scelto di non nazionalizzarla... Perchè? Perchè in UEM c'è bisogno del contribuente italiano risparmiatore, da cui succhiare la liquidità necessaria per rimpolpare il sistema finanziario europeo (e/o occidentale) fallito. Ah, ti segnalo anche questo studio Bankitalia, una buona cronologia eventi dall'inizio della crisi 2008 al 31.12.2012 di cui sono da tenere in considerazione due/tre notizie che mi erano sfuggite: pag. 19 "24.9.2009 Stati Uniti: in una deposizione innanzi al Congresso, l’ex Presidente della FED Paul Volcker sostiene che non devono più esistere banche troppo grandi per fallire (too big to fail) e che la banca commerciale, con depositi garantiti dallo Stato, deve essere separata da quella di investimento, che rischia con operazioni di mercato.", pag. 21 "27.1.2010 Al World Economic Forum di Davos si registrano posizioni non omogenee su come riformare le regole finanziarie fra americani ed europei. I primi sono orientati a ridurre il rischio delle attività bancarie inibendo l’hedge funding, il private equity ed il proprietary trading alle banche commerciali, i secondi preferiscono un aumento dei livelli minimi di patrimonio per consentire alle banche di affrontare con tranquillità i rischi legati ad attività speculative, senza separazioni di attività.". Pag. 28: "23.10.2010 Vertice del G-20 a Gyeongiu (Corea del Sud). Il comunicato finale sottolinea l’impegno ad evitare svalutazioni competitive e a muovere verso un sistema di tassi di cambio determinati dai mercati e che riflettano i fondamentali delle economie. Viene però accantonato un piano del Segretario al tesoro USA per limitare i surplus e i deficit delle partite correnti al 4% del PIL. Raggiunto un accordo sulla riforma delle quote del FMI entro l’autunno del 2012: il 6% del potere di voto verrà spostato dai paesi industriali a quelli emergenti (i BRIC, con la Cina che sale dal sesto al terzo posto) ai quali verranno anche trasferiti due degli otto seggi europei nel Consiglio.". Bisognerebbe capire hi ha ostacolato le ultime due "riforme" su banche e squilibri globali...

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    1. Beh considerando che eravamo tra il 2009 e il 2010, si può senz'altro dire che quelli che si opponevano, riuscendovi, erano paesi con sistemi bancari creditori, in area a cambio fisso, con forte surplus e anche forte esposizione del proprio sistema bancario su titoli di rischio. Quegli stessi che avrebbero, proprio dal 2010, acchittato il six packs per ripagarsi coi PIGS, raccontando la balla del debito pubblico e acclamati dagli italo-piddo-puddini

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    2. Segnalo poi, sullo sfondo, come una tempesta incombente, questo post di "Voci dalla rete", indove si vede come la Bolkenstein, nella tattica von Hayek (per fessi), sia solo l'antipasto, visto il range di liberalizzazione dei servizi che si vuole raggiungere addirittura con gli USA
      http://vocidallarete.weebly.com/2/post/2013/09/da-eurasia-e-stiglitz-aree-di-libero-scambio-mondiale-per-smantellare-il-welfare-e-privatizzazioni-selvagge.html

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    3. Due mie obiezioni "speranzose" (nel senso che non si può tirare la cinghia fino all'estremo e farla franca):
      - la prima attraverso le parole del sempre ottimo Chang che ci spiega come il problema attuale ci sia perchè "inequality is structural". E non può andare avanti senza che qualcuno si rompa (le balle)
      - il secondo da Adair Turner, che ci spiega come il debito privato negli USA nel 2008 fosse al 200% del PIL. Con ciò cosa voglio dire (sperare): che non si può pretendere (dico delle aziende) prima di sopravvivere ristrutturando i propri debiti attraverso il debito pubblico (come dice Graziani), poi facendo esplodere il debito privato vivendo alle spalle dei lavoratori. O l'uno o l'altro, altra via (almeno credo), non c'è.

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    4. Ma sai, ormai dovrebbe essere chiaro che questa crisi è il frutto di un'ideologia politica. L'economia c'entra poco, con le sue autentiche regole fondamentali.
      Krugman stesso ha parlato di "imbarbarimento": proprio nel senso che, come nel medioevo si era persa la conoscenza del mondo ellenistico, ora è persa la "conoscenza" della stessa economia e si vive di dogmi fideistici (equivalenti a quelli religiosi). Che sono innervati mediaticamente da un'oligarchia equivalente alla vecchia casta feudale.
      In questo quadro, si può andare avanti finchè le masse abbiano, in maggioranza, la pancia piena. La dignità è un vero lusso.
      Tant'è che, mediaticamente, come abbiamo già analizzato parlando del controllo strategico anche del web, si è riusciti a far passare l'idea del decrescismo e della green economy (false valvole "oppositive"), senza affrontare il problema della "società della conoscenza" e delle sue condizioni di sviluppo e mantenimento.
      Una cosa gli è sicuramente riuscita: desertificare ogni capacità di evoluzione in un nuovo modello antropologico-culturale, seminando una paralisi da paura dell'ignoto che impedisce una vera reazione politica di massa...

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    5. Certamente. Purtroppo avendo un mondo dell'informazione (che dovrebbe esserne invece il watchdog) di fatto "costola" del sistema finanziario, ed avendo quest'ultimo invaso i gangli della politica (che dovrebbe essere invece espressione del popolo sovrano), che cosa ci dovremmo aspettare? La troppa tv (come il troppo web, o i videogiochi) ci "istruiscono" al "vivere isolati", al riparo dal contatto fisico con gli altri, con le loro idee, con il consenso su basi programmatiche comuni che potrebbero portare giovamento ai lavoratori stessi attraverso la "conoscenza comune".

      Come la privatizzazione delle grandi aziende statali ha di fatto smantellato il genuino sindacalismo fatto di "persone" che "tutte assieme" litigavano fra loro ma portavano a casa le vittorie per "tutti" (ferie, salari dignitosi, orari congrui), così l'isolamento delle coscenze dato dal consumismo, dall'edonismo, dalla paura dell'altro che tu ben descrivi (perchè assimilabile alla paura dell'ignoto) sta smantellando anche la famiglia, l'ultima roccaforte per "prendere" ogni essere umano "da solo" e farne un automa.

      Lessi tempo fa sul Guardian che furono i forti legami parentali, un primo embrione di società, che permisero all'Homo Sapiens di prevalere sull'Homo di Neanderthal, ben più sviluppato fisicamente del primo. Senza di essi, quest'ultimo è scomparso perchè "cresceva più lentamente, era meno "sveglio": era isolato. Ci stanno prendendo per isolamento. E spero che tutti ce ne accorgiamo in tempo. E cerchiamo di stare insieme per "conoscere", e vincere. Come fecero i nostri antenati milioni di anni fa.

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    6. e qui mi intrometto per sottolineare che l'ultima frase chiude il cerchio: chi si associa, chi si coordina in modo continuativo alla fine vince, infatti l'euro e il mercato unico permettono alle elites di coordinarsi mentre il popolo, essendo diviso in popoli, non riescono a farlo. In più con le tecnologie dell'informazione e dell'intrattenimento si isolano tra di loro gli stessi individui di ogni singolo popolo, ed ecco che l'apatia viene spiegata. In questo gioca un certo ruolo anche il fatto che le elites sono numericamente poche e hanno il tempo, proprio il tempo fisico, di coordinarsi facilitare da una certa omogeneità di obiettivi. I singoli hanno invece poco tempo fisico, cioè solo quello sottratto all'ottenimento dei mezzi di sostentamento, e in più quel poco tempo viene saturato con distrazioni continue.

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  3. Non ho molto da commentare o da aggiungere se non condividere il tuo (vostro) sgomento, perché io a morire per Maastricht non ci penso nemmeno (però se chi lo ha detto, volesse immolarsi "lui" per tutti noi me ne farò una ragione).
    Mi servirò ancora del buon Cicerone e delle inesauribili catilinarie, per sintetizzare il mio malessere.
    Io al "Mala tempora currunt", mi sto non dico abituando ma adeguando, è il "sed peiora parantur" che proprio non riesco a concepire (e i tuoi ultimi post hanno mostrato chiaramente cosa stanno per "servirci" les hommes de chambre della Merkel).
    Concludo con una battuta ma in realtà è un auspicio: don't worry be angry (io sono molto arrabbiata).
    Non devono vincere, non possono vincere. Sono troppo stupidi.

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    1. Grazie Sandra per le sensibilità umane che esprimi svaporate tra "tutt'altre faccende, affaccendati".
      Questa guerra richiede, ha bisogno, come tutte le guerre, della sensibilità delle madri della plaza.
      Grazie dagli appartenenti.

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    2. Il problema è anche per "cosa" si muore. Anche i partigiani morivano, ma per la libertà. Noi, invece, dobbiamo morire per la schiavitù!

      Quando vedo la foto di Draghi che firma le banconote ai "balilla" dell'€uro (un po' di sana retorica del ventennio non guasta mai, eh?), e gli europeisti che dicono che tutto questo "è per i nostri figli" (gli regaliamo "un sogno", giusto? E' anche a costo zero, dato che "sognare non costa nulla"!), mi viene davvero in mente il celebre aforisma di Goethe:

      "Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo"

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    3. E poi guarda qui come stiamo messi:
      http://www.gustavopiga.it/2013/a-maggio-2014-si-vota-per-il-parlamento-europeo-ricordiamoci-di-votare-per-il-futuro-delleuropa/

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    4. Splendido (detto in senso ironico).
      La risposta alla deindustrializzazione sta nell'elezione di un organo che, nel processo decisionale europeo, è da sempre -sostanzialmente- ai margini (ancorché sia l'unico dotato di una qualche forma di legittimazione popolare).

      Avesse sollecitato una revisione del ruolo, della composizione, dell'elezione delle istituzioni europee, forse (dico forse), avrei quanto meno provato a prendere in considerazione.
      Il futuro dell'europa, ora come ora, non è nell'Unione europea.

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    5. Grazie a voi Knigts.
      Perché dalla caverna non si esce da soli (il peggio è tornare giù a raccontare tutto ai trogloditi piddini: brutta gente :)

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  4. Sono partiti da questo e da anni allibiti guardiamo dove può arrivare l'"evoluzione" darwinista e la "modernità" della "Grande Società" euristica senza colpo sparare.

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  5. Ciao Quarantotto ma la perla secondo me del Prof Piga è questa:

    "Dobbiamo ritrovare un nuovo modello di crescita, non più basato sul debito pubblico, ma sull’iniziativa privata, senza aspettare la prossima rivoluzione industriale."

    A dire il vero tempo fa ho sentito anche il Prof Daveri su Sky 24 affermare che il nostro grande peccato risale agli anni 70: siamo cresciuti facendo debito pubblico.

    Per parafrasare il Prof Sapelli, io li manderei per un pò di tempo a raccogliere il riso, con la schiena bassa.

    Sempre secondo la mia modestissima opinione il problema non è del popolo che non capisce e che forse mai capirà, ma di questi personaggi che le cose le sanno e fanno finta di non saperle. Per dirne una ancora un anno fa avevo chiesto a Piga a quanto ammontasse l'avanzo primario dello Stato accumulato dal 1992 ad oggi. Risposta:" non lo so le farò sapere", se fosse per lui sarei ancora qui ad aspettare una risposta. Non poteva darmela in quanto il dato avrebbe confermato che il ns debito pubblico è stato prodotto dagli alti interessi pagati al mercato dopo divorzio Tesoro/ Banca d'Italia.
    Ha ragione Krugman, siamo al medio evo del pensiero economico .

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    1. Forse Piga non conosce i dati sul rapporto debito pubblico/PIl anteriori al "divorzio" e non conosce gli effetti della flessibilità del cambio sull'economia.
      E pensa che Giavazzi e Spaventa, su paper Bocconi, prima della folgorazione sulla via del "vincolo esterno" conoscevano benissimo entrambi. E li elogiavano come modello superiore al deflazionismo privatizzatore thatcheriano...
      http://didattica.unibocconi.it/mypage/upload/48751_20120523_100529_ITALYTHEREALEFFECTSOFINFLATIONANDDISINFLATIONPDF.PDF
      Che ci vuoi fa'? Sono grandi economisti

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