martedì 13 gennaio 2015

STIGLITZ: IL DANNO DELL'EURO NON E' STATO RIPARATO. I PIEDI PER TERRA




1. Risulta come al solito interessante il pensiero di Stiglitz sulla crisi globale e in particolare sulla vicenda della mancata ripresa europea. Vi riporto un brano significativo del suo ultimo intervento:
"Alla lunga distanza, gli Stati Uniti stanno mostrando segni di ripresa dalla crisi che scoppiò alla fine dell'amministrazione di George W.Bush, quando l'implosione del suo sistema finanziario trasmise le onde dello shock in tutto il mondo.  
Ma non è una "ripresa forte"; nel migliore dei casi, il gap tra dove l'economia avrebbe potuto essere e dove è oggi non si sta allargando. Se tale gap si sta chiudendo, lo sta facendo molto lentamente; il danno causato dalla crisi appare di lungo termine
Ma ancora una volta, potrebbe essere peggio. Dall'altra parte dell'Atlantico, ci sono pochi segni di una persino modesta ripresa stile-US. Il gap tra dove è l'Europa e dove sarebbe stata in assenza della crisi continua a crescere. Nella gran parte dei paesi UE, il PIL pro-capite è nferiore a quello di prima della crisi. 
Una mezza-decade perduta si sta rapidamente trasformando in una intera. Dietro le fredde statistiche, ci sono state vite rovinate, sogni infranti, e famiglie distrutte (o che non si sono formate), mentre la stagnazione -depressione in alcuni paesi- prosegue anno dopo anno.
L'UE ha gente di grande talento, altamente qualificata. I paesi membri hanno forti strutture legali a società che funzionano bene. Prima della crisi, delle economie più equilibrate e meglio funzionanti. In alcuni paesi, la produttività oraria - o il tasso di crescita- era tra i più alti del mondo.
Ma l'Europa non è una vittima. Sì l'America ha malcondotto la sua economia, ma, no, gli USA non hanno gestito le cose in modo da imporre l'impatto principale della caduta globale sull'Europa. La malattia dell'UE è auto-inflitta, dovuta ad un successione senza precedenti di cattive decisioni economiche, a cominciare dalla creazione dell'euro.
Sebbene inteso per unire l'Europa, alla fine l'euro l'ha divisa; e, in assenza della volontà politica di creare istituzioni che avrebbero posto in grado la moneta unica di funzionare, il danno non è stato riparato."

2. Stiglitz non nasconde la non eccezionale performance degli Stati Uniti che - come abbiamo visto qui- possono "solo" vantare di essere tornati appena-appena al di sopra del livello di PIL anteriore alla crisi del 2007. Con un "fermo investimenti" privati interni e una struttura del mercato del lavoro che la dicono lunga sull'indebitamento (privato) ri-accumulato nel frattempo. 
Nulla che si preoccupino di correggere veramente, come evidenziava Krugman oltre un anno fa. E fa bene rileggerselo alla luce dei dati più recenti di quella economia:
3
 



"...L'ironia amara, quindi, è scoprire che, non potendo affrontare la disoccupazione, stiamo sacrificando anche il futuro. Ciò che passa in questi giorni dai toni della politica è in realtà una forma di auto-mutilazione economica, che paralizzerà l'America per molti anni a venire.
O almeno così dicono i ricercatori della Federal Reserve, e sono spiacente di dire che io ci credo. Sto scrivendo questo dalla grande conferenza di ricerca che supporta ogni anno l’International Monetary Found.
Il tema centrale di quest’anno sono le cause e le conseguenze della crisi economica, e la gamma di notizie buone (la sorprendente stabilità negli ultimi anni dell’America Latina) e cattive (la crisi in Europa).
È abbastanza chiaro, tuttavia, che l’argomento di successo della conferenza sarà quello che si concentra veramente sul tema più brutto: la prova che tolleriamo l’elevata disoccupazione che abbiamo inflitto ma questo provocherà danni enormi sulle nostre prospettive di lungo periodo.
In che modo? Secondo lo studio della Fed (con il titolo senza pretese "Offerta aggregata negli Stati Uniti: gli ultimi sviluppi e le implicazioni per la conduzione della politica monetaria"), la nostra crisi apparentemente senza fine ha fatto danni a lungo termine attraverso molteplici canali.  
I disoccupati di lunga durata alla fine finiscono per essere visti come inabili al lavoro; gli investimenti delle imprese in ritardo grazie alle vendite deboli; nuove imprese non iniziano, e le aziende esistenti lesinano in materia di ricerca e sviluppo.
Cosa c'è di più, gli autori - uno dei quali è il direttore del Federal Reserve Board di ricerca e statistica, quindi non stiamo parlando di accademici oscuri - hanno messo un numero su questi effetti, ed è terrificante.
Essi suggeriscono che la debolezza economica ha già ridotto il potenziale economico dell'America di circa il 7 per cento, il che significa che ci rende più poveri per la somma di più di 1 trilione di dollari all'anno.  
E non stiamo parlando di perdite di un solo anno, stiamo parlando di danni a lungo termine: 1000 miliardi di dollari all'anno per più anni.
Tale stima è il prodotto finale della considerazione di un certo complesso di “dati-scricchiolio”, e si può disquisire con i dettagli.
“Ehi, forse stiamo solo perdendo 800 miliardi di dollari l'anno…”.
Ma ci sono prove schiaccianti che, non potendo rispondere efficacemente alla disoccupazione di massa tanto da non fare della disoccupazione nemmeno una priorità politica - abbiamo fatto a noi stessi danni immensi a lungo termine.
Ed è, come ho detto, una ironia amara, perché uno dei motivi principali per cui abbiamo fatto così poco per la disoccupazione, è la predicazione della “condanna morale” inflitta al deficit (pubblico) da parte di coloro che si sono avvolti nel manto della responsabilità di lungo periodo – “motivo” che sono riusciti a tenere fortemente impresso nella mente del pubblico comprimendo così il debito pubblico.
Questo non ha senso, anche nei termini propri dello stesso assunto. Come alcuni di noi hanno cercato di spiegare, il debito, mentre può porre dei problemi, non rende la nazione più povera, perché è denaro che dobbiamo a noi stessi
Chiunque parla di come stiamo prendendo in prestito dai nostri figli proprio non ha fatto i conti.
È vero, il debito può indirettamente renderci più poveri, se il deficit fa salire i tassi di interesse e quindi scoraggi gli investimenti produttivi. Ma questo non è accaduto. Invece, l'investimento è basso a causa della debolezza dell'economia.
E una delle cose principali che mantiene l’economia debole è l’effetto deprimente dei tagli alla spesa pubblica – in particolare, tra l’altro, i tagli agli investimenti pubblici – tutti giustificati in nome della tutela del futuro e della minaccia selvaggiamente esagerata del debito eccessivo.
C'è qualche possibilità di invertire questo danno? I ricercatori della Fed sono pessimisti, e, ancora una volta, temo che probabilmente hanno ragione. L'America probabilmente trascorrerà decenni pagando per le priorità sbagliate degli ultimi anni."

3. Ora, mi direte, abbiamo cominciato parlando di Stiglitz che accusa l'Europa di incapacità incorreggibile di uscire dalla crisi, in base ad una catenza di decisioni economiche sbagliate che, e lo dice lo stesso Stiglitz, cominciano con l'adozione dell'euro, oltretutto, ovviamente, "divisivo" della stessa unione e cooperazione tra paesi europei. 
Dunque perchè soffermarsi sull'autocritica degli USA di Stiglitz e, più che altro, di Krugman?
Perchè, se si rimane con i piedi per terra, il collegamento c'è eccome: e non è certo quello che si fa tra capi di Stato nelle sfilate in piazza a Parigi (a parte che Obama non ha neanche partecipato, scusandosi poi).
Ed infatti, al momento siamo alla prese con la indigeribile melassa del "siamo in guerra con l'Islam= ci vuole più Europa". Non spenderemo altre parole su questo argomento (abbondantemente trattato qui e qui).
Ci limitiamo a porre un interrogativo (articolato ma non meno inquietante proprio nel suo complesso):
Come può reggere la coesione tra paesi dell'UEM (abbiamo visto che quelli UE-non UEM sono in un'altra situazione), e più ancora la coesione sociale al loro interno, se, finito l'effetto mediatico-sedativo del "Je suis Charlie", arriveranno le onde di un nuovo shock finanziario USA?



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Ed ecco che (fresco di giornata)...

Warning: Stocks Will Collapse by 50%

"It is only a matter of time before the stock market plunges by 50% or more, according to several reputable experts.
“We have no right to be surprised by a severe and imminent stock market crash,” explains Mark Spitznagel, a hedge fund manager who is notorious for his hugely profitable billion-dollar bet on the 2008 crisis. “In fact, we must absolutely expect it."
Unfortunately Spitznagel isn’t alone.
We are in a gigantic financial asset bubble,” warns Swiss adviser and fund manager Marc Faber. “It could burst any day.
” 

E c'è molto altro nell'articolo appena linkato, quasi un proclama di ostinazione del mainstream-finanziario USA a considerare irrilevanti gli avvertimenti "strutturali" di Krugman e Stiglitz.

4. Ed allora si spiega la chiusa di Stiglitz, nell'articolo che abbiamo citato in partenza:
"The issue is not Greece. It is Europe. If Europe does not change its ways – if it does not reform the eurozone and repeal austerity – a popular backlash (contraccolpo, reazione negativa) will become inevitable. Greece may stay the course this time. But this economic madness cannot continue forever. Democracy will not permit it. But how much more pain will Europe have to endure before reason is restored?"
Si tratta di un ulteriore avvertimento che dà risposta all'interrogativo che abbiamo appena posto: anche Stiglitz ci sta dicendo che, mantenendo l'euro, la coesione sociale non potrà semplicemente tenere
E noi abbiamo perfettamente capito che l'eurozona non sarà riformata. 

Il backlash popolare è alle porte, in tutta l'UEM. Guerra all'Islam o meno.
 
E il problema è la democrazia, quella cosa che serve per garantire il benessere del popolo sovrano. E non, come l'UEM, i diktat di ESSI.

13 commenti:

  1. TESTE NEL PIEDE .. RETROVERSO

    Grazie per l'incessante LAVORO dl neurotrasmettitore acetilcolinico .. : -)

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    1. Sempre grazie a te, che infaticabilmente percorri il web covando la democrazia :-)

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    2. .. quel che si può e si "sente" di fare sul web e .. sui marciapiedi dei sobborghi di un Bel Paese :-)

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  2. DAS GLASPELENSPIEL
    (H Hesse, 1943)

    S’ha oggi il doveroso saluto al contemporaneo Josef Knecht – l’orfanello “servitore” ammesso ai tavoli dei giocatori di “perle” della Castalia - divenuto un giovine Magister Ludi per dosi oltre l’ordinario che, ora in età matura, lo conducono, incatenato, a riconsiderare un desiderio di LIBERTA’ in un trapassato intellettualmente “oscuro”.

    Avrebbe avuto - forse con l’immaginifico quadrivium mostrato - modo di contribuire a quei “desideri” in modo differente e più intensi per la comunità cui appartiene ma, comunque, ci piace ricordarlo mentre leggeva il 13/12/1978 nel Parlamento della Repubblica Italiana l’intervento da altri scritto che, sornioni, ne applaudivano il finale ..

    (pag. 24992 http://www.camera.it/_dati/leg07/lavori/stenografici/sed0383/sed0383.pdf)

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  3. In merito al crollo possibile... il petrolio sta -60% dalla scorsa estate... il rame (indicatore, dicono, di crisi, un po' come i canarini per i minatori) quota -8%... l'Italia nel frattempo registra una posizione Target2 a dir poco preoccupante...

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    1. Fuga di capitali dall'Italia? La rozza destinazione rifugio in Germania ante euro-break?
      Intanto la CorteGUE NON ha detto, sull'OMT, quello che riportano in giornali; anzi ancora non ha detto nulla.
      Vedremo in un prossimo-imminente post...

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    2. Infatti... non di meno poi le sofferenze bancarie a 180mld, pari a 11%PIL...

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  4. Grazie dell'illuminante lavoro che sta patriotticamente portando avanti, ho finalmente trovato un faro che mi ha guidato sul sentiero giusto, é come avere scelto la pillola giusta in Matrix, ho cominciato la ricerca della verità perché ho perso il mio ruolo nella società per colpa di ESSI... Ora consapevole di quanto sia distorto il mainstream massmediatico, vedo tutti gli eventi sociali politico-economici come fossero pezzi di puzzle, e nel comporli mi appare il messaggio Orwelliano a Lei tanto congeniale per far capire il dannoso bislinguaggio in atto: LA GUERRA É PACE LA LIBERTÀ É SCHIAVITÙ L'IGNORANZA É FORZA. Tutto ciò a sostegno di quelle teorie politico-economiche ordoliberiste care a F Von Hayek e a quanto pare ad ESSI i veri artefici del meraviglioso mondo. Sono mesi che la seguo sul blog e la inseguo su Twitter ma, ogni volta che mi "passa" un pezzo del puzzle, io mi sento sempre più impotente davanti a tanto odio e autolesionismo. Ho iniziato la ricerca della "pillola giusta "con il studiare il pensiero Keynesiano e la sua visione dell'economia ne avevo bisogno come un assetato davanti ad una fonte d'acqua fresca, perché ho perso una PMI in attività da tre generazioni, ho visto nel mio ufficio clienti in pellegrinaggio piangenti per aver perso il "cr€dito" e nel mentre perdevo l'azienda sentivo consumarsi come una candela anche la democrazia... Ho proseguito con il suo libro e il suo blog, con idem con Bagnai, con Rinaldi, con Borghi e altri leggendo chiedendo... Per arrivare ad urlare alla gente accecata che Democrazia ed economia sono inscindibili ...é scritto!! Io mi sento rapinato del mio essere del mio presente... la campana é un po' che la sento e mi dedico a suonarla anche io, perché se tutti la sentissero... potremmo scrivere un capitolo nuovo della storia. La Democrazia è in agonia ma, John Maynard Keynes è resuscitato ...e bravi italiani (c'è ne sono tanti) per un "buongoverno" farebbero rivivere un nuovo Rinascimento...solo dopo stracciato i Trattati... Già ora però c'è la guerra all'islam... LA GUERRA É PACE..."Oh Gosh!!" A proposito JE NE SUIS PAS "PLUS EUROPE".

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    1. "...e nel mentre perdevo l'azienda sentivo consumarsi come una candela anche la democrazia..."
      "Per arrivare ad urlare alla gente accecata che Democrazia ed economia sono inscindibili ...é scritto!!..."
      Questa consapevolezza dovrebbe essere l'unica via di salvezza praticabile. Dovrebbe..
      Un abbraccio solidale

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  5. Riallacciandomi anche alla eccezionale sintesi postata da Luciano su scenari economici, ormai penso appaia chiaro che la forma ordoliberalista di stato e di governo sia chiaramente riconducibile alla definizione di "fascismo bianco".
    Questa fortunata definizione viene da un ministro di destra, Giulio Tremonti, nel suo libro "uscita di sicurezza". E questo di per sè la dice lunga sul triste e disarmante stato intellettuale e culturale (prima ancora che politico), della sinistra italiana incarnata dall'odierno PD.
    Del resto, lo svuotamento delle istituzioni democratiche è tipico, metodologicamente, anche del fascismo classico. Da un punto di vista metodologico, la fattispecie a formazione progressiva di "neutralizzazione" delle istituzioni della democrazia parlamentare è molto simile. Quattro anni di fase "pseudo-parlamentare" e successiva "svolta autoritaria via leggi fascistissime" (allora rappresentate dalla legge sul capo del Governo, oggi dalla riforma costituzionale e dalla legge elettorale). Anche allora, peraltro, le istituzioni rimasero formalmente in piedi (almeno fino al 1939, anno dell'istituzione della Camera dei fasci), ed il corpo elettorale fu perfino consultato (raramente, nel 1929 e nel 1934). Per coloro che credono alla democraticità di Renzi: le legge elettorale del 1928 prevedeva che il Gran Consiglio compilasse una lista unica di candidati che il corpo elettorale era chiamato a suffragare in blocco. Qualche analogia sostanziale con l'avversione piddina alle preferenze?
    Anche allora, poi, l'entrata nella fase bellica produsse una situazione di insostenibilità ed un "backslash" popolare. Come spiegare, altrimenti, le manifestazioni post-25 luglio? La gente, era la stessa che riempiva Piazza Venezia lo stesso 10 giugno del '40. Certo, di fronte alle bombe degli alleati e all'invasione del territorio metropolitano del Paese, non c'era più propaganda che tenesse, forse.
    Il fascimo bianco ordoliberista, sembra seguirne le orme, quasi passo passo. Con la stessa incrollabile fede nella "vittoria finale" che fa dire, al nostro presidente del consiglio, che "le famiglie italiane si sono arricchite"......

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    1. Sai cosa intristisce di più?
      "La gente, era la stessa che riempiva Piazza Venezia lo stesso 10 giugno del '40"
      L'unica consolazione è che la Storia si ripete in farsa. Speriamo con meno morti...

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  6. Visto che in Italia va di moda il jobs act (da esperienza di conoscente posso già dire che per qualcuno sono avvenuti tagli di 100euro su tredicesima e qualche demansionamento), voglio sottolineare quanto affermano quei comunisti del Peterson Institute... thanks to Goofy.

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    1. Come vedrai dal post di oggi: non c'è verso. Ha ragione Lorenzo nella suia analisi storiografica. Speriamo non debbano passare (altri) 20 anni...

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