martedì 8 dicembre 2015

IL PRIMO TURNO. IL MISTERIOSO CASO "ITALICO" DI MARINE LE PEN


https://misteridthecnocaos.files.wordpress.com/2014/10/min.jpg

1. Tutti coloro che sono in grado di ragionare su una minima conoscenza dei fatti, rimangono sconcertati della "spiegazione" che, specialmente nelle estenuanti e sussiegose cronache televisive, è  stata data relativamente alla forte affermazione del Front National alle ultime elezioni regionali in Francia.
Al primo impatto, infatti, ci è stato ossessivamente detto che l'ondata terroristica avrebbe favorito un partito xenofobo e che coltiva i più bassi istinti anti-immigrati (musulmani e non), oltreche pericoloso, per la democrazia, perchè di "estrema destra". Con punte di incomprensione che risultano logicamente paradossali e ostinatamente irreali.

E' pur vero che, poi, dai più alti vertici si è poi aggiustato il tiro, mettendo l'accento sulle politiche imposte dall'UE come principale alleato della Le Pen; ma questo aggiustamento è stato fatto rivendicando le riforme effettuate in Italia come "giuste" e contrapponibili alla linea dettata dalle istituzioni europee
Il che appare obiettivamente contraddittorio, visto che sono state proprio queste riforme a giustificare la "flessibilità" concessa in sede di applicazione del fiscal compact all'Italia e, dunque, in quanto sono state ritenute particolarmente conformi alle linee di politica economica e del lavoro propugnate dal paradigma dell'eurozona (in cui, appunto, le politiche economico-fiscali sono rigidamente dettate dall'obiettivo del pareggio di bilancio e dalle relative eccezioni discrezionalmente ravvisate dalla Commissione).

2. Il che ci porta a dire che se probabilmente è vero che, rispetto al fenomeno MLP-Front National, in Italia, non si possono nutrire equivalenti "preoccupazioni", ciò, certamente, non è dovuto al fatto che qui da noi non si seguano le politiche rese inevitabili dalla volontà di conservare la moneta unica (in Francia, peraltro, le si è seguite molto meno); ma a ben altre ragioni.

Cominciamo col definire le ragioni dell'avanzata del FN in Francia.
Voci dall'estero ci riporta un articolo di Henry Tougha su "Bloomberg view", - e già la fonte è in sè significativa-, che considera questa verosimile spiegazione:
"Può sembrare che la vittoria dell’estrema destra al primo turno delle elezioni regionali francesi di questo fine settimana sia un’eco degli attacchi terroristici a Parigi. Non è così.
Il trionfo elettorale del Front National di Marine Le Pen ha a che vedere con l’economia, più che con la paura o la xenofobia."
E anzi, smentendo tutta la grancassa italico-mediatica di prima istanza, precisa:
"...Eppure i politici dell’establishment devono decidersi ad attaccare il problema della congestione economica, non la Le Pen
Gli stessi risultati del voto a Parigi suggeriscono che la gente che vive nei quartieri colpiti dai terroristi non ritiene che tenere lontano gli immigrati o dare un giro di vite sui musulmani – due punti fermi del Front National – servirà a risolvere il problema del terrorismo. Wallerand de Saint Just, tesoriere del Front National, non ha vinto e non è nemmeno arrivato secondo in alcuno dei 20 distretti della capitale francese. Saint Just ha ricevuto appena 59.429 voti in tutta Parigi, ed è stato battuto da entrambi i candidati dell’establishment, che ora si trovano testa a testa, entrambi con tre voti a uno contro il candidato del Front National.
"Il presidente François Hollande ha rubato alla Le Pen l’arma dell’anti-terrorismo nel momento in cui ha dichiarato guerra allo Stato Islamico, ordinando tra l’altro aggressivi raid della polizia contro i sospetti terroristi all’interno della stessa Francia, e impegnando una maggiore quantità di risorse per i servizi di intelligence e la polizia. La popolarità di Hollande è infatti balzata dal 20 al 27 percento, e il suo tasso di popolarità ha raggiunto i massimi dal 2012. Anche il primo ministro Manuel Valls, che dopo gli attacchi ha detto che l’Europa “non può più accogliere altri profughi“, ha visto crescere la propria popolarità dal 26 al 32 percento. Se gli elettori chiedevano durezza, Hollande e Valls gli hanno dato ciò che volevano. La Le Pen avrebbe probabilmente fatto la stessa cosa se fosse stata al potere.
È stato un altro il fallimento dell’establishment che ha portato al successo del Front National. La correlazione tra il livello di disoccupazione nelle varie regioni e i voti presi dal Front National nelle elezioni di domenica è 0.80 – un livello che suggerisce una relazione forte."

3. Ancora più nitida (e non sorprende) è la focalizzazione di  , su The Telegraph
"La Le Pen ha riempito un vuoto.
Ha abbandonato le visioni free-market (che in italiano si traduce in liberismo, pensate un po') del padre, che un tempo aveva sposato la  "Reaganomics" e auspicava di restringere (il perimetro de) lo Stato. 
MLP si sta nutrendo della base socialista della sinistra, affermando di voler difendere il modello di welfare francese contro i "neo-liberisti" e di sconfiggere la "dittatura dei mercati". Chiama la globalizzazione "la legge della giungla" che permette alle multinazionali di sfruttare il lavoro a basso costo in Cina contro il lavoro francese.
Il suo programma include una strategia di industria nazionale che metta da parte le norme UE sulla concorrenza, così come una riduzione dell'età di pensionamento a 60 anni, e un "riallineamento della imposizione fiscale contro il capitale e in favore dei lavoratori".
L'esigenza di conservare l'euro ad ogni costo, - che la Le Pen intende abbandonare come suo primo atto in caso di vittoria alle presidenziali-, aggiunge Evans-Pritchard, in qualche modo si rivolge a favore di Hollande:
"Il presidente Francois Hollande è quasi certo di poter mettere da parte i targets fiscali dopo il week-end di shock elettorale "Non ci sarà alcuna stretta fiscale prima delle elezioni" ha detto Hollande."I tedeschi neppure faranno pressione in questo senso. Sono terrorizzati di fare qualunque cosa che possa rafforzare la Le Pen. Sanno che lei pone un minaccia "esistenziale" all'asse Franco-tedesco".
Ma, sottolinea Evans-Pritchard, ciò non toglie che una spesa pubblica al 57% del PIL francese e l'esigenza di correggere del 20% la competitività del costo del lavoro, rimangono un pesante conto da pagare, prima o poi, passata l'esigenza delle elezioni presidenziali, in omaggio all'adesione all'euro; un "sospeso" che incombe sui lavoratori francesi e che spiega come il 55% di essi abbia votato per il Front National.

Collegamento permanente dell'immagine integrata
4. Insomma, alchimie di conservazione transitoria e strategica del consenso elettorale a parte, il problema dell'euro e della sua inesorabile esigenza di svalutazione interna mediante deflazione salariale e, dunque, crescente disoccupazione-sottoccupazione, nonchè taglio del welfare, rimane, in Francia come in Italia, un vera e propria bomba a orologeria sulle mire dell'UE-UEM, a trazione mercantilista germanica, di controllare le odiate masse di "privilegiati" lavoratori che non si rassegnano a diventare merce.
Non pare possibile che chi intenda conservare ad ogni costo questa traiettoria possa definirsi di "sinistra" e chi invece vi si oppone possa essere accusato, come fa a ogni piè sospinto la grancassa mediatica italiana, di essere di "estrema destra".

5. Ma in Italia, questa aporia colossale risulta del tutto oscurata. 
Sia a sinistra che a destra.
Nel primo campo, in ogni sua sfumatura, l'intangibilità dell'euro e il suo corollario indispensabile della Banca centrale unica e, specialmente, indipendente, non sono direttamente discutibili: al massimo si può lottare contro l'austerità e a favore dei diritti sanciti dalla Costituzione. 
Ma senza curarsi di capire e spiegare "come", in queste condizioni, questa tutela costituzionalistica, possa essere compatibile con la conservazione della moneta unica e della sua conseguenza economica inevitabile e praticamente inscindibile: cioè il fiscal compact e il recepimento del fiscal compact nella stessa Costituzione
La parola "euro", comunque, non deve figurare, perchè gli elettori italiani di sinistra, a differenza dei lavoratori francesi, a quanto pare molto più consapevoli, "non capirebbero".

6. A destra, le cose, non stanno molto diversamente in termini di comprensione operativa: vale a dire riflessa in un programma anche solo lontanamente paragonabile a quello della Le Pen, in termini di politiche di "pieno impiego", espressamente indicate come priorità, mediante intervento dello Stato nel rafforzare il welfare e la presenza industriale pubblica; con tanto di espressa condanna delle privatizzazioni dei beni del "popolo francese".
Questo perchè, "a destra", non ci si pone il problema del reale significato dell'euro, in termini di assetto sociale e del mercato del lavoro, e quindi in termini di rimedi ad una crisi di domanda, cavalcando solo l'onda della rivolta fiscale contro lo "Stato ladro": una visione, peraltro, non nuova rispetto a quanto sostenuto anche nell'accettare in precedenza il vincolo dell'euro, e che farebbe carico dei problemi dell'euro stesso solo sul lato dell'offerta, cioè dei costi che il settore imprenditoriale subirebbe a causa delle politiche fiscali, rammentandosi ogni tanto (non così tanto) di collegarle all'appartenenza alla moneta unica.
Ma sempre, contraddittoriamente, ravvisandosi le responsabilità di una crisi...da domanda e da sotto-occupazione, nella formulazione lavoristica della nostra Costituzione
Una cosa che finisce per rendere incomprensibile alle forze di destra italiana, ancorate al neo-liberismo dello Stato-minimo, il fenomeno Le Pen...

7. Questa estrema difficoltà di comprensione nel campo avverso alle c.d. sinistre, entusiasticamente o obtorto collo legate al carro della intangibilità dell'euro (essendo comunque "innominabile" un suo superamento), spiega, molto più efficacemente del presunto carattere "espansivo" delle riforme intraprese in Italia, perchè il fronte filo-moneta unica possa dormire sonni relativamente tranquilli.

Interessante l'analisi di Flavia Perina che si aggira, senza arrivare a coglierlo del tutto, su questo punto, richiamando però una "modernità" della destra francese essenzialmente incentrata sull'apertura rispetto ai neo-diritti cosmetici e non connessa col problema del conflitto sociale e del mercato del lavoro, in situazione di liberoscambismo unito alla moneta unica (simile al gold-standard, come ribadisce Evans-Pritchard):
"Sarà difficile per la destra italiana salire sul carro della vincitrice Marine Le Pen, anche se ci sta già provando. Le comuni radici – che senz'altro esistevano – sono state recise con decisione nel maggio scorso, quando Marine ha revocato la tessera del Front National al suo fondatore e ha convocato la stampa per dire: "Jean Marie Le Pen non deve più potersi esprimere a nome del partito, le sue affermazioni sono contrarie alla nostra linea". Un parricidio in piena regola, con il quale Marine ha sradicato il FN dall'immaginario della destra xenofoba, machista, antisemita che aveva fatto le (limitate) fortune di suo padre. 
La Marine Le Pen che ha vinto domenica in Francia è quella che ha risposto "confondere l'Islam con il terrorismo è da stronzi" a chi gli chiedeva un'opinione sul celebrato titolo di “Libero” contro i "Bastardi islamici". È la leader che ha scelto un gay dichiarato, Florian Philippot, come suo numero due. Che si è rifiutata di scendere in piazza con Manif Pour Tous contro la legge sulle unioni civili. Che ha accentuato l’autodefinizione "ni droite ni gauche" fino al punto di scrivere sulla sua pagina Facebook, alla voce “tendenza politica” un laconico "Altro".
Insomma, Marine Le Pen non è equiparabile né alla destra berlusconiana, tuttora in ostaggio del suo padre-padrone, né a quella neocentrista con il suo cotè confessionale, né tantomeno a quella salvin-meloniana, rimasta avvinghiata al lepenismo prima maniera e alla sua rozzezza anche estetica.
... Insomma, l'equivalenza Parigi-Roma non sta in piedi. Non se riferita alla destra attuale, in tutte le sue declinazioni. Salvini può dirsi felice per il risultato, e congratularsi, ed esibire come una bandiera il messaggino di Marine, ma finisce lì. Per una replica in salsa italiana di quel tipo di vittoria non ci sono né gli uomini, né le donne, né le condizioni". 

8. Ma intanto, la vittoria della Le Pen, al primo turno, è tutto un discorso da verificare, in termini pratici: bisognerà vedere cosa accadrà al secondo turno, in conseguenza di "desistenze" e voti "utili", invocati anche dal circuito della solidarietà istituzionale UE (cosa ne è della sovranità francese e della libertà di voto del suo popolo?). 
E poi il cammino verso le elezioni presidenziali francesi è ancora lungo, come preannuncia l'articolo di Bloomberg citato sopra: molte cose possono accadere.
Specie se tale fonte, molto "USA-conformed", pare obiettivamente credere che la soluzione anti-Le Pen sia un riaggiustamento dell'economia da parte dei governi filo-euristi, secondo linee che alludono con ogni evidenza alla riduzione della spesa pubblica, tagliando il welfare, e del costo del lavoro, tagliando l'occupazione.

La solita ricetta, internazionalmente suggerita, di "austerità espansiva", nonchè di ipostatizzazione della moneta unica, come strumento irrinunciabile di riforma strutturale dell'Occidente tutto.
La prima piace, anche senza rendersene ben conto, alla destra italiana nel suo complesso (fermamente tea-party); la seconda (l'ipostatizzazione espressa, o indiretta, cioè mediante il "non se ne può parlare") appare un idolo a sinistra.
E considerato il vento che tira nei piani alti (USA), questa traiettoria culturale non pare promettere veramente nulla di buono...

28 commenti:

  1. Ho letto Le Monde, La Tribune, Le Figaro, La Croix.....non hanno capito nulla. L'unico a capire è stato Jacques Sapir sul suo blog. Come ho già scritto su Goofynomics le nazioni europee stanno letteralmente vomitando la UE UEM,chi da destra e chi da sinistra...i disoccupati in Francia sono raddoppiati circa in un anno e di fronte a situazioni simili, Bruxelles se ne esce offrendo tre miliardi di euro a Erdogan. Ma credono che gli europei siano tutti stupidi? Particolarmente fuorviante il commento del gauche caviar Bernard Henri Levy almeno quanto quello del povero Lerner....

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    1. E "povero Lerner" e "povero Henry Levy", intanto vuol dire che materialmente se la passano piuttosto bene. Altrimenti avrebbero una ancorchè pallida idea della realtà.
      Il problema è ESSI, e i loro sicofanti, vivono su Elisyum ovvero nella sua anticamera cultural-mediatica (almeno finchè servono, come diceva Totò): quindi possono spietatamente ignorare e denigrare la condizione degli "zotici" popolani...

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    2. L'unica risposta possibile a BHL è quella che periodicamente riceve in Francia (non si può non amarlo almeno un po' quel paese...:-)).
      Concordo sulla bontà dell'analisi di Sapir: "La carte du vote pour le Front National correspond largement à celle de la France de l’industrie dans toutes ses dimensions, une industrie qui a payé un prix disproportionné à la mondialisation et à l’Euro." E all'uscita dall'urna, la prima preoccupazione espressa dai francesi secondo il sondaggio IPSOS è per la disoccupazione. Proprio un mistero 'sto risultato...anzi, no, che dico: riforme poco coraggiose. Per fortuna che noi abbiamo Renzi.

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    3. Il video su BHL da te linkato mi ha fatto letteralmente rotolare dalle risate...
      Consiglio vivamente ai lettori di vederselo: molto meglio di un cinepanettone :-)

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    4. Visto. Confermo che pure io non ho saputo trattenermi!

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  2. Mi risulta che i commenti in risposta a titolo Libero fossero di membro minore del FN (mi pare potenziale candidato sindaco addirittura) e per di più molto meno marcati rispetto alla traduzione "trionfalistica" riportata dalla Perina, che a occhio e croce pare (come quella entusiastica di molti altri) soddisfazione derivante da percezione che pure il babau non osi più criticare certi temi (parte fondante ormai della nostra "civiltà").

    Rogert Herbert

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  3. Da 1 a 30 centesimi per azione: la svendita delle banche greche agli avvoltoi alias investitori "istituzionali". Dal blog greekcrisis.fr di oggi. La disoccupazione è al 30 per cento! E ci meravigliamo della Le Pen? Ma cosa hanno in mente a Bruxelles e a Berlino? Davvero credono di poter fare in Francia quel che fanno in Grecia? Mi scuso per l'O.T.

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    1. Twitter de La Repubblica: "Schulz: "Con nazionalismi #Ue può sparire".
      https://t.co/zvEmin929g

      Ora: cosa c'entra il nazionalismo con il disagio occupazionale in Francia e con la distruzione della società greca?
      Il senso della realtà è ormai un optional, da considerare superfluo nella narrazione eurista; anzi, uno "spreco" da tagliare.

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  4. Vabbè, tutto il tecnofeudo delle varie "Repubbliche" e "RaiTr€" protagoniste di questo processo di restaurazione mondializzato - comunque vada a finire - ne esce veramente dalla parte peggiore della Storia (non entro nei dettagli).

    Il fascioelitismo europeista che si scandalizza dando del "fascista" a chi promuove programmi socialisti: anche Orwell ne rimmarrebbe lievemente confuso.

    Ma col capitale si può tutto: ma proprio tutto.

    Viene una leggera sensazione al piloro, no?

    Parliamoci chiaro, sono anche poco "telegenici"... e, quindi, quale si vuole che sia la risposta "elementare", se non neocon?

    (Ogni riferimento a "degli eventi" reali e ad "orizzonti" improbabili è casuale)

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  5. Complimenti, gli ultimi due post sono davvero fenomenali... Nel frattempo vado OT, ma segnalo che il nostro amico Erdogan ha "invaso" l'Iraq... Forse per "proteggere" qualcuno o qualcosa?

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    1. Un generale turco (a riposo, ma non so quanto vi rimarrà...):
      "Prima di inviare nello Stato vicino l'unità di tale potenza si doveva concordarlo con il governo centrale dell'Iraq. È ovvio che Baghdad non ne è stata avvisata e nessuno ha sentito il suo parere. Tra gli Stati vicini ciò è inammissibile. L'Iraq giustamente, in quanto ne aveva ogni diritto, ha dichiarato la sua protesta ad Ankara, rivendicando il ritiro entro 48 ore e minacciando di rivolgersi nel caso contrario al Consiglio di sicurezza dell'ONU.

      Rafforzare i reparti che legittimamente si trovano all'estero è possibile, ma deve essere fatto su scala più ridota e soltanto col consenso del paese, nel cui territorio si trovano i reparti che ricevono rinforzi. L'accaduto ha preoccupato tutti nella regione. Queste cose devono essere fatte in maniera concordata, perché non è una solita operazione di rinforzo programmata"

      Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/mondo/20151208/1686090/Turchia-Iraq-generale-commento.html#ixzz3tozRyMxS

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    2. "...consider where these Turkish troops (who, again, are supposed to be "training" the Peshmerga) are located... they're right next to Mosul and right between the Kurds and ISIS and, most importantly of all, right on what ... is the smuggling route for illegal ISIS crude into Turkey from Iraq...
      story takes a turn for the fantastic ... but the point is that it seems extraordinarily convenient that just as Russia is making an all-out effort to expose Turkey's role in financing Islamic State's lucrative oil operation and also to destroy ISIS oil convoys in Syria, that Ankara would dispatch troops and two dozen tanks to the exact place in Iraq where some reports suggest the heart of ISIS' Iraqi oil operation lies."

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    3. Va bene essere nel torto: ma questi sono il demonio.

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    4. Cosa molto grave. E che getta la maschera...Solo che in troppi sono accecati e sordi

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    5. Ma qui non è solo problema di "cecità e sordità": l'unico commento a quell'articolo è: "allora ha ragione Donald Trump?"

      Si innesta proprio sulla polemica portata dai miei interventi.

      Sembra che anche il pubblico più informato non riesca proprio a mettere due sillogismi aristotelici insieme: ma se è provato che gli USA, non solo tramite i loro protettorati, ma, a quanto pare, direttamente a casa loro e tramite "una rete di moschee", addestrano e organizzano a loro piacimento la rete di terrorismo, come può aver ragione il magnate Trump? Che ha recentemento chiesto di "spegnere" Internet a causa della "minaccia islamica"?

      Ma in una conclamata plutocrazia oligarchica come gli USA, a chi si pensa rispondano esercito e Servizi? Al popolo? A oscure burocrazie? A sette segrete? Ai protettorati e alle colonie? Sociologia non so cosa tu sia?

      La cosa che trovo più intollerabile in questa "rivelazione", è che, come Lattanzi fa notare nel rapporto tra il "feudo repubblichino nostrano", banche d'affari angloamericane e "compradores mediorientali", ci poniamo di fatto come negli anni '40 a schierarci ancora con i "nazisti" in ottica anti-russa.

      Mentre, fuori dai denti, è evidente l'influenza sul nuovo FN dell'eurasismo tramite Sapir.

      Mi sa che questo non è sufficiente per Salvini e la Meloni... non paiono all'altezza.

      (Mo: tra "rivelazioni", musulmani che esplodono, segni della bestia, la Russia "convertita", "papi neri" (e duplicati... mah!), credo diventerò "tradizionalista" anch'io... e confiderò come Blondet nel Katechon)

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    6. Ti rinvio più sotto alla risposta data a erne.1947

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    7. @Baazar

      CUORE BATTI LA BATTAGLIA

      Cioè viva e muoia Lev Trockij ([ˈlʲef ˈtrot͡skʲɪj]) (in russo: Лев Троцкий), Lev Trotsky o Leon Trotsky

      Ancora una volta Sofocle, imperituro

      Antigone: Sono due cose diverse morire per te e morire per la patria.
      Creonte: E allora non c’è una guerra?
      Antigone: Sì. La tua!

      ;-)

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  6. Questi ci vogliono morti.

    E l'Islam - come sempre è stato nella storia - non c'entra nulla.

    (Mentre qualche "mente elementare" pensa di armarsi contro i mussulmani, magari bisognerebbe prendere in considerazione chi ci vuole effettivamente morti: io scommetto che basta "puntare il dito" nel verso giusto e, incredibilmente, il terrorismo scompare... e l'Islam rimane, continuando a dare il suo contributo culturale al patrimonio della diversità: proprio quello che non vuole il mondialismo atlantista)

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    1. "E l'Islam - come sempre è stato nella storia - non c'entra nulla". Oltre alle giustissime considerazioni geopolitiche svolte qui sotto, il fatto che l'Islam vieti con forza l'usura ed il prestito ad interesse, potrebbe essere un altro motivo per cercare di distruggerlo?

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    2. Più di qualche mese fa il Corriere pubblicava le "illuminanti" tesi della scrittrice Ayaan Hirsi Ali, ritenuta da Time una delle persone più influenti al mondo, la quale spiegava come sarebbe potuta diventare terrorista, essendo stata sottoposta a un certo clima d'indottrinamento islamico nel suo paese d'origine (similmente, si potrebbe scrivere come potremmo diventare europeisti noi per motivi analoghi, ma siccome c’è di mezzo qualcosa che rassomiglia vagamente alla ragione e non alla religione, allora dormiamo sonni tranquilli e indotti), in seguito illustrando quali le possibili soluzioni. Sennonché, leggendo i punti che per la nostra signora sono la ricetta ideale dell'Islam moderato, appare chiaro, per chi mastica appena un poco di criteri religiosi (a prescindere dalla specifica professione o no, di fede) come le suddette proposte siano in realtà una vera e propria sterilizzazione dei fondamenti culturali dell'Islam stesso, i quali possono in sé non essere condivisi (in genere senza il minimo sforzo di comprensione per il fatto che siano maturati in ambiente “altro” dal proprio), ma vengono certamente distorti e strumentalizzati dai terroristi e, di contro, da coloro ai quali una visione tradizionale crea possibili problemi politici, economici e culturali (essendo per i quali ormai la “cultura” una questione di volumi di vendite dei libri, o di biglietti del cinematografo…). La logica è ancora quella per cui se i terroristi usano il martello di Allah per rompere la testa (peraltro scrivendogli sopra “Allah” di loro pugno) e non per le finalità a quello proprie, il martello di Allah è sbagliato, pertanto va abolito o riformato; e a decidere che sia sbagliato, dopo averne distorto il senso, è chi ne usa un altro meno appariscente e non per questo meno devastante, oppure quando lo fa lo pone in mano agli “estremisti” stessi.
      La cosa più preoccupante è lo spacciare la riduzione artefatta delle differenze culturali, o la loro sterilizzazione a criteri più “moderni” e docili, come un’operazione sociale e culturale anch’essa, la quale dovrebbe favorire una maggior comunicazione e integrazione globale (seppur valga tuttora la battuta di Guzzanti: “Abboriggeno, ma io e te che ccazzo se dovemo di’?”), a cui molti dei paladini della “cultura” abboccano: sarebbe come depauperare il lessico dai termini desueti, ridurre le lettere dell’alfabeto, o dire che nascere tutti con parametri biometrici affatto simili favorisca l’ergonomia… (ma perché pure l’esistere di tutte quelle specie d’alberi, di cui dover ricordare nome e forma delle foglie, se poi il processo di fotosintesi è eguale in tutti quanti?).

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    3. @ Melaina

      Sicuramente, se ai vertici della piramide sociale ci sono coloro che "prestano soldi ad interesse", facilmente sarà occasione "pretestuale" in più.

      @ Citodacal

      Grazie anche per il tuo feedback.

      In generale, poi, do per scontato (magari sbagliando) una serie di concetti "base":

      1 - Il mondialismo unipolare mette d'accordo tutte le élite atlantiche: la globalizzazione finanziaria, per motivi "tecnici" (movimento deregolamentato dei fattori della produzione), non può portare neanche ad un mondo multipolare: distrugge - come oramai è evidente - tutte le differenze identitarie, culturali e religiose, svuotandole di contenuti e lasciandone l'involucro giusto per aumentare la segmentazione sociale e i conflitti sezionali non di classe.

      Inziando con Coudenhove-Kalergi per cui la globalizzazione sostituisce "la diversità dei popoli con quella degli individui", finendo ad Hayek per cui è l'individuo a diventare soggetto di diritto "internazionale" (?)

      2 - L'archetipo è quello federalista USA, che è anche soggetto politico trainante nel processo: i Russi non sembrano contenti di perdere le loro peculiarità culturali e farsi americanizzare come gli europei (e non sono gli unici...)

      3 - L'estetica è soggettiva: ma il modello americano fa oggettivamente schifo

      4 - La Storia è fatta dalla dinamica dei rapporti di forza: che piaccia o meno ai neocon di riporto, chi è ricco e armato è forte, e chi è povero e disarmato è debole. Tutto il resto è sovrastruttura o come tu la voglia chiamare in funzione del bar in cui hai litigato con chi non la pesava come te... (il "tu" ha funzione retorica).

      Le religioni (e l'esoterismo) sono sovrastruttura, quindi "accidente" nella Storia: la "conforma" ma non la "crea". (Fino a prova contraria).

      L'olocausto (a livello sostanziale) fu previsto da Keynes dopo il trattato di Verseilles e il Mein Kampf non era ancora stato scritto.

      5 - C'è tutta una letteratura che promuove il multiculturalismo inteso come valorizzazione del diverso, gli interessi naturali dell'eterogeneità eurasiatica, che propone un mondo multipolare non necessariamente oligarchico, c'è tutta una letteratura - liberale/liberista/elitista - che promuove il multiculturalismo inteso come società segmentata - cioè senza cultura di fatto - e governata in tutti i suoi aspetti dalla "sanior pars" (stando con Einaudi, Pareto e gli elitisti di tutto il mondo).

      6 - Analiticamente: religione islamica (contributo all'eterogeneità), geopolitica in cui l'Islam è la religione della maggioranza (opportunità politica), e immigrazione (problema di ordine interno, arma di lotta di classe e contro la democrazia, nella sostanza indipendente da costumi e culto degli allogeni) sono tre concetti completamente diversi. È come dire debito pubblico, estero e privato: per il mainstream sono la stessa cosa, in modo che il popolo non possa esercitare con giudizio la propria sovranità.

      7 - Non faccio parte delle élite.

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    4. @Bazaar
      La questione è un vero ginepraio. Non sono uno specialista e cerco d’orientarmi secondo intuito, sostenuto dalle informazioni che riesco a cogliere. Che la Storia sia fatta dalla dinamica dei rapporti di forza sembra scontato, eppure potrebbe essere paragonabile a qualcosa di simile all’entropia: una tendenza tanto più forte quanto più ci sia supina e inconsapevole identificazione con ciò che verte, per gravità, verso il basso (homo homini lupus). Consapevoli di ciò, i cosiddetti “uomini di buona volontà” di qualsiasi cultura potrebbero tendere verso l’alto in virtù di qualcosa che originariamente accomuna tutti, per forza naturale di cose rispettando le differenti forme sociali e culturali, espressioni della medesima origine, che spesso sono legate anche alla latitudine prettamente geografica. Un possibile esempio poco chiarito dalla Storia stessa potrebbe essere stato quello dei Templari, i quali avevano rapporti politici con l’Ordine degli Assasi (spesso impropriamente definiti Assassini o Hashāshīn, in quanto assai presunti consumatori di droghe) poiché condividevano gli stessi assunti dottrinali profondi, apparentemente dissimili, ma intrinsecamente eguali e non formalmente ortodossi (impiegavano, tra le altre cose, gli stessi colori araldici – nero, rosso e bianco – che sono ricorrenti e ampiamente significanti nell’ambito dell’ermetismo autentico). Di ciò consapevoli, entrambi gli Ordini avrebbero operato per rompere la logica della dinamica dei rapporti di forza tal quali, spesso attirandosi l’ostilità e le accuse proprio di coloro i quali, anche collocati dalla loro medesima parte formale, non riuscivano, allora come oggi, a vedere oltre quegli stessi rapporti, in seno alle relazioni umane, e per motivi di pura convenienza contingente. Come sappiamo, l’astio e l’avidità di Filippo il Bello fecero piazza pulita dalla parte occidentale, adottando peraltro una campagna mediatica denigratoria e una grande operazione di polizia, entrambe degne degli attuali metodi al riguardo; in Medio Oriente invece ci pensarono i Mongoli. La globale situazione odierna sembra proporre qualcosa di simile, ma completamente e significativamente al contrario: laddove l’intenzione era lo smussamento delle logiche di forza compulsiva attraverso un elemento realmente identico e sovraessenziale per l’essere umano, il quale elemento può non essere riconosciuto da tutti - anzi è raro lo sia -, e tuttavia riconosce esso le sue stesse differenti forme senza pretendere d’assimilarle a un “egualitarismo” forzato e ipocrita, adesso invece un “egualitarismo” di siffatto stampo predica una finta eguaglianza, d’ordine puramente commerciale, che invece riduce esattamente le necessarie differenze formali e fisiologiche, fino a volerle uniformare per rendere più comoda la propria persistenza e il proprio dominio.

      p.s.: L'estetica è soggettiva soprattutto quando è debole: e il modello americano fa effettivamente un poco schifo.

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  7. I siti di "controinformazione" non sono sempre attendibili anche perché è impossibile effettuare controlli sul territorio;dunque queste notizie vanno prese con molta cautela. Detto ciò, occorre ricordare che molti analisti politici americani hanno denunciato più volte che tutti i consiglieri islamici dell'abbronzato sono vicini ai Fratelli Musulmani. Questo è coerente col profilo del Presidente che è a sua volta di fede islamica. Questo era comprensibile da subito,sapendo che il suo patrigno lo aveva fatto istruire in una scuola musulmana. Ora, sappiate che nessun cristiano può frequentare scuole musulmane, semplicemente non sarebbe ammesso, né genitori cristiani mai lo iscriverebbero. Viceversa le scuole cristiane accolgono studenti musulmani addirittura in alcuni casi aprono scuole solo per loro. Se vi chiedete come lo so, ho viaggiato in Libano e in Israele e sono al corrente di tutto ciò. In Libano ho visitato sullo Chouf una scuola di suore per bambini drusi. Dunque l'abbronzato è musulmano, come chiarito dallo sconvolgente baciamano al re saudita. Se accettiamo questo fatto, tutta la seguente politica Usa degli ultimi otto anni, sia interna che estera ci sarà perfettamente chiara. Aggiungo che, secondo me, le lobbies americane e multinazionali sono perfettamente al corrente e stanno semplicemente cavalcando la tigre.

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    1. Se adotti la logica analitica di Bazaar delle 17.55, non è possibile che "stiano semplicemente cavalcando la tigre": non c'è nessuna tigre che possa essere sguinzagliata senza che essi stessi l'abbiano creata secondo un preciso disegno di cui sono traccia (parziale) i finanziamenti elettorali.

      Personalmente, scorgo troppo pochi dati certi per arrivare a una conclusione univoca.
      Basti dire che la tattica dell'offerta petrolifera seguita attualmente dai sauditi, se mette in primo luogo in difficoltà la forza finanziaria dei russi di sostenere (tra l'altro) l'asse sciita Damasco-Baghdad-Teheran, ha anche l'effetto di travolgere impianti e occupazione ("pregiata") nel settore petrolifero negli USA.

      Se ne dovrebbe dedurre che Obama è il frutto di una "torsione" mondialista e persino anti-nazionale degli USA, volta al definitivo distacco persino dal formale rispetto degli interessi di quell'elettorato.
      Verso un definitivo transnazionalismo verticistico da distopia stile Elysium.

      Ora, se anche fosse possibile desumere ciò dai fatti a noi noti con ragionevole certezza (troppo pochi), ne deriverebbe che, al contrario di quel che dice poco sopra Bazaar, Trump avrebbe allora "ragione" (perchè ri-nazionalizza, per quanto nei limiti sistemici oligachici, la lotta politica in USA).
      Con ulteriori contraddizioni in qualunque spiegazione possa essere azzardata.

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    2. Ti quoto appieno: « Obama è il frutto di una "torsione" mondialista e persino anti-nazionale degli USA [..] Verso un definitivo transnazionalismo verticistico ».

      Infatti credo che Trump faccia da "sponda" (antitesi) nel gioco dialelettico della "complementarità degli opposti": ovvero fa "gatekeeping" facendo una opposizione di fatto volta a garantire politicamente gli interessi di classe (cosmopolita, fino a prova contraria, anche se "cita" Berlusconi).

      (La "superclasse atlantica" mi pare proprio che una "costituzione" ce l'abbia: credo litighino sul "come", ma non sul "cosa" ottenere: democratici, repubblicani e vassalli più o meno recalcitranti: vogliono la mondializzazione unipolare)

      I suoi interessi (sempre fino a prova contraria) sono "internazionali", e non si capisce perché dovrebbe scendere in prima persona a garantire "interessi nazionali" quando tutti i media mainstream sono compatti a promuovere la mondializzazione, che li esclude per definizione. (Tra l'altro David Rockefeller, nella sua biografia, esplicita chiaramente di essere "orgoglioso" che la sua famiglia abbia lavorato anche contro gli interessi americani... giusto per dar un po' di colore).

      Anche la Le Pen in quest'ultimo anno ha cambiato la propria propaganda distinguendo tra "terrorismo" ed "islamismo": da quando la responsabilità penale è collettiva? Allora esiste una "Stato islamico" che ha dichiarato guerra?

      Non capisco.

      E lo stesso problema con le "ruspe leghiste", e condivido l'analisi di Corey Robin:

      « It’s good to see people rallying against the more extreme statements and positions of Donald Trump. It’s worrisome to see them adopt milder versions of those statements and positions »

      A me pare proprio il "metodo Juncker".

      Quindi da una parte "crei il problema", dall'altro "offri la soluzione" che, guarda a caso, consiste nella restrizione poliziesca delle libertà individuali in piena crisi economica. Trump non fa altro che la parte del cattivone... in perfetta coerenza (ehm..) con la politica estera!

      Uno che fa delle "uscite" come Trump (per cui difficilmente verrà mai eletto...), anche se fosse parte di una oligarchia con interessi realmente USA, non fa altro che fomentare la "guerra tra civiltà" funzionale alla mondializzazione: se finalmente non vogliono più immigrazione, che la piantino di far sottoscrivere trattati di libero scambio. Altro che i messicani!

      Quello che mi pare non venga considerato, inoltre, è che l'Islam è l'area geopolitica che naturalmente rientra nel progetto eurasista (è "per sua natura" anche "nostro alleato"): ovvero sarebbero naturalmente contrapposti alla mondializzazione unipolare (purtroppo non penso che neanche nell'agenda russa siano compresi Stato-nazionale e democrazia).

      (Per me, con semplicità, dir "saudita" o "wahhabita" vuol dire "servizi Nato": ovvero braccio armato di chi detiene i pacchetti di controllo delle maggiori corporation "atlantiche")

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    3. Quello che dici, che non nego in termini di possibile ipotesi, porta dritto al fatto che negli USA arrivino a una decisa svolta autoritaria in vista della insufficienza del controllo-censura mediatica, a fronte della crisi economica che si stanno autoinfliggendo.

      Una "torsione", o meglio uno strappo, rispetto a un popolo di illusi, ma molto tradizionalisti, del free-speech e della democrazia partecipata, che in effetti si ebbe con il maccartismo.

      Però ammetterai che la costruzione del nemico non è altrettanto abile: i comunisti erano effettivamente un'autonoma forza dialetticamente e geo-politicamente opposta. Per l'islamismo-terrorismo, temo allora che dovranno buttare giù qualche altra torre...

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    4. Vero sul "maccartismo"; ma condivido le analisi di Zinoviev: se è vero che la Rivoluzione russa fu un "fallimento" già nell'opinione di Lenin a causa della mancata risposta dell'Europa occidentale, è plausibile che l'obiettivo "atlantista" non fu mai la "sconfitta del comunismo" (già "tecnicamente" sconfitto in gran parte della "grossraum" angloamericana): ma la sconfitta della Russia tout court.

      Quindi il "maccartismo" sembra essere una reazione molto simile a quella di Stalin in politica interna nonostante lo sbilancio nei rapporti di forza a favore degli americani: a causa della contrapposizione nucleare e della potente propaganda sovietica, che poteva colpire dove più fa male: fomentando le rivendicazioni di classe.

      Il "terrorismo" mi sembra proprio lotta di classe per procura: assolve la funzione di aumentare la stretta autoritaria in Occidente, ed è funzionale alle missioni di pace a fini imperialisti in Oriente.

      Quello che mi angoscia è che è talmente evidente (?) quello che ESSI hanno fatto e stanno facendo, che non credo si possano più fermare: sono nella situazione dei nazisti che erano consapevoli di come sarebbero stati giudicati per i campi di sterminio se avessero perso la guerra.

      È troppo pericoloso che la componente di coscienza critica di alcuni angoli remoti della Rete possa sfuggire dal controllo: una stretta su Internet la vogliono sicuramente dare....

      (Si pensi solo ai report dei Servizi USA che preannunciavano la grandissima pericolosità di Wikileaks quando era solo un anonimo progetto per aiutare i giornalisti negli Stati autoritari... ormai le carte sono scoperte)

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    5. p.s.

      I numeri del 2015 mi sembra parlino chiaro:

      43 Americans Killed By Terror 1058 Americans Killed By Their Own Police
      39 American Police Murdered 26 American Police Dogs Killed

      (Senza parlare degli 11 mila morti in sparatorie e le morti precoci per assenza di Stato sociale adeguato... gli unici "intabarrati" da cui aver paura sono quelli in giacca e cravatta di Wall Street)

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