lunedì 8 febbraio 2016

TITOLI PUBBLICI COME RISK WEIGHTED ASSET: COME INTENDONO PORVI RIPARO?


http://image.slidesharecdn.com/castelfidardo-150322171254-conversion-gate01/95/mmt-a-castelfidardo-sovranit-saldi-settoriali-eurozona-66-638.jpg?cb=1427045174


1. Periodicamente, viene offerta come notizia qualche "indiscrezione" sulla volontà tedesca di uscire dall'euro.
Questa diffusione di "voci", a dire il vero, assume più spesso, nei toni di chi la diffonde, il sapore di un'implicita minaccia mediatica a noi italiani: la mamma severa ma esemplare, la Germania, si sarebbe stancata di noi discoli e ci manderebbe in collegio, prendendosi una lunga vacanza da questa integrazione €uropea, che tanto gli costa in termini di sacrifici fatti per noi inutili PIGS indisciplinati. 
Risultato: senza l'euro come faremmo ad andare avanti, chi ci proteggerebbe dalla Cina? Cosa potrebbe evitare il default del debito sovrano italiano e la conseguente spaventosa crisi di finanziamento dello Stato e di travolgimento di tutto il welfare che ne conseguirebbe? 
Insomma, viene agitato implicitamente lo "spauracchio Grecia" (in caso di uscita dall'euro!!!), dimenticando allegramente che quello che si è verificato in Grecia, in termini di tagli alle pensioni e sostanziale disattivazione del sistema sanitario pubblico nonchè di svendita di ogni possibile asset pubblico (e deprezzamento totale degli asset privati), STA AVVENENDO DENTRO LA MONETA UNICA E, ANZI, A CAUSA DEL MEMORANDUM DI MISURE FISCALI IMPOSTE dall'ESFS (ESM), FMI, e Eurogruppo, PER POTER RIMANERE DENTRO L'UEM.

2. Ma i tedeschi pensano veramente di uscire dall'euro? 
E lo pensano solo perché ci sono mal di pancia, politici interni, sulla questione degli immigrati e sulla sospensione di Schengen, come implicano queste voci intimidatorie ital-mediatiche? 
Insomma, le incongruenze sulla convenienza della German-€xit cozzano frontalmente con alcune realtà, dure realtà, fondamentali:
a) l'apertura ai "rifugiati", fuori da ogni assunzione di "quota" e dello stesso criterio del "paese d'arrivo" del trattato di Dublino, come (del tutto) apparente misura umanitaria, era stata unilateralmente decisa dalla Merkel; che poi se l'è pure rimangiata, delimitando il flusso di immigrati agli aventi diritto secondo la convenzioni internazionali e in conformità alla propria Costituzione. 
Ma rimane il fatto che questa apertura, e successiva richiusura, dettata dal dissenso interno (poi montato dopo i fatti del capodanno di Colonia), corrisponde, come ci avverte realisticamente Munchau, a un preciso interesse economico tedesco, quello a mantenere la competitività attraverso la prosecuzione della deflazione salariale, correggendo il trend demografico che la ostacolerebbe inesorabilmente nel lungo periodo;
b) la sospensione di Schengen è stata adottata finora da sei paesi, finora: Norvegia, Austria, Germania, Francia, Danimarca e Svezia. Notare che tre di questi sono fuori dall'area euro, e quindi possono in teoria ricorrere alla svalutazione monetaria, evitando di doversi avvantaggiare ad ogni costo (di coesione sociale interna) del basso costo salariale degli immigrati per mantenere la competività rispetto alle politiche deflattive e mercantiliste tedesche;  un quarto, l'Austria, ha comunque in corso una procedura per lo svolgimento di un referendum per l'uscita dall'UE, mentre la Francia ha sì l'ottima ragione di bandiera del terrorismo, ma, più ancora, quella di dover porre un freno all'avanzata elettorale della Le Pen.  
Insomma, la Germania sospende Schengen come principale stakeholder, teso a scaricare sui paesi come Italia e Grecia, cioè quelli che presidiano le frontiere esterne dell'Unione, i costi della selezione dei migranti buoni da quelli cattivi (il che significa lasciar fare il lavoro, "sporco" e costoso di primo impatto, agli altri, e provvedere a se stessa, e alla propria traiettoria demografica e salariale, alle condizioni più consone, che di volta in volta verranno stabilite dagli equilibri politici ed economici interni);

c) Abbiamo poi l'Hillary Clinton-leaks, che ci ha consentito di conoscere, per via di fonte informativa diretta, lo Schauble-pensiero sull'assoluta, e attualmente invariata, convenienza tedesca a mantenere in vita l'euro: “In ogni caso Schauble continua a credere che un completo collasso dell'unione monetaria sia inaccettabile per la Germania, perché un ricostituito marco tedesco risulterebbe considerevolmente rivalutato rispetto all'euro".

3. Si potrebbe obiettare che la Germania,  reintrapresa la via della deflazione salariale di medio-lungo periodo, per via di apporto della forza lavoro (di "buffer" demografico) degli immigrati, potrebbe ritenersi al sicuro, in termini di competitività e di connesso costo del lavoro, tanto da poter rinunciare alle moneta unica: ma questa ipotesi sicuramente non è attuale
Lo potrebbe divenire in un indeterminato futuro, che però risulta imponderabile, dato che lo scenario mondiale appare già oggi caratterizzato dalla instabilità finanziaria, potenzialmente esplosiva, innescata dalle tendenze deflazionistiche mondiali (a cui la situazione e le politiche dell'eurozona, proprio in quanto imposte dalla convenienza tedesca, non sono certo estranee).
In termini molto pratici, non è su incognite di questo tipo, che costituiscono un rischio incalcolabile (in tutti i sensi), in funzione di una sempre più incombente crisi mondiale di domanda,  che la Germania potrebbe coltivare l'idea di abbandonare l'enorme vantaggio competitivo che gli conferisce l'euro (che è tanto un marco sottovalutato, come mostra di ben sapere Schauble, che una valuta insostenibilmente sopravvalutata per gli altri paesi dell'eurozona).

4. La realtà è che la Germania preferisce rimanere nell'eurozona, preservando tutti i suoi vantaggi ormai ultradecennali e, piuttosto, tende ad accentuarli, proponendo, anzi, imponendo, regole sempre più stringenti e distruttive delle economie altrui, al fine di garantirsi una posizione di controllo mercantilista dell'intera eurozona.
In questo quadro, abbiamo già evidenziato l'idea e gli scopi fondamentali dell'Unione bancaria (a cui, abilmente, la Germania ha sottratto una parte estremamente consistente del proprio sistema creditizio, posta sotto la soglia assoggettata alla vigilanza BCE e alla regolazione UEM). 
Lo scopo fondamentale dell'Unione bancaria, ribadiamo, è sempre stato quello di rompere il legame tra Stati e finanziamento bancario nazionale del debito sovrano, lasciando a pochi soggetti in un ristretto oligopolio "concertato" (possibilmente franco-tedesco), la creazione della moneta bancaria quale unica forma di finanziamento degli Stati ammessa dal trattato europeo, e quindi lasciando a tali soggetti ogni decisione di quanto e a che condizioni finanziare l'azione degli Stati (a prescindere da qualunque priorità normativa, cioè costituzionale, alla quale tale azione debba rispondere). Con indubbi vantaggi in termini di un colossale (e crescente) trasferimento dei soldi pagati dai contribuenti degli Stati debitori (divenuti) "rischiosi" (in primis l'Italia), al sistema finanziario dei paesi dominanti, per poter sostenere i propri impoveriti sistemi pensionistici e previdenziali (pubblici e privati).

5. Questa opera di destrutturazione, per via finanziaria-bancaria privata, della sovranità degli Stati, cioè di destrutturazione della democrazia a favore del potere dei mercati, è sempre più apertamente perseguita dai tedeschi, che possono vantare un saldo controllo delle istituzioni UE-UEM e intendono accentuarlo.
In questo quadro, rientra l'arrembante proposta di por fine alla eccezione regolatoria dei titoli di debito sovrano, nei paesi UEM, rispetto al rischio (di bilancio bancario nazionale) che, finora, è stato escluso, cioè considerato pari a zero, insito nel loro acquisto da parte dei rispettivi sistemi bancari nazionali. 

La proposta tedesca, che abbiamo visto prontamente fatta propria da Dijsselbloem, consiste in una forbice implacabile di regole che trovano la loro giustificazione nella posticcia idea che l'unico fattore di crisi dell'eurozona sia nel superamento, da parte degli Stati, dei parametri di indebitamento annuale (deficit pubblico), e di rapporto debito/PIL. 
Forte di questa idea, che riposa sulla propria convenienza oltre che sulle regole antisolidali fondamentali del trattato (cioè, per la Germania assolutamente IRRINUNCIABILI), che quindi non vuole modificare nè ora nè mai, la Germania propone e dispone di includere i titoli sovrani fra quelli classificabili come "rischiosi"; dunque, come tali, soggetti a una ponderazione che ne diminuisce drasticamente il valore di bilancio per le banche sottoscrittrici, obbligandole alla creazione di riserve e di capitale aggiuntivo di vigilanza o, in alternativa, a disfarsi massicciamente dei titoli stessi, deprimendone i corsi e facendone aumentare i rendimenti, secondo spread che farebbero impallidire quelli del 2011-2012.

6. In aggiunta a ciò, cioè all'introduzione di un sostanziale rating di rischiosità dei titoli sovrani (depressivo dei loro corsi e degli attivi bancari), ben consapevole che le regole dell'eurozona non consentono alcun intervento alle banche centrali nazionali, prive di capacità di soccorso monetario, e neanche alla BCE, impeditavi dai ben noti artt. 123-124 e 125 del trattato, la Germania vuol aggiungere la regola per cui lo Stato che, in tale situazione (innescata dall'abolizione della natura risk-free dei titoli pubblici), fosse costretto a rivolgersi al fondo europeo di salvataggio finanziario (ESM), dovrebbe automaticamente andare in default, nella forma di una ristrutturazione obbligata: cioè le scadenze dei titoli verrebbero automaticamente allungate, determinando una repentina (ulteriore!) depressione dei valori e gli Stati sarebbero costretti ad adottare drastiche misure di riduzione immediata dell'indebitamento e del debito pubblico stesso, come appunto imponeva (con termini e clausole normalmente impossibili da rispettare PER QUALUNQUE PAESE UEM), il fiscal  compact. 

7. Al momento questa proposta avrebbe tempi di attuazione di un paio d'anni, giusto il tempo di lasciare al QE della BCE il modo di aiutare la prosecuzione (altrimenti del tutto insostenibile) dell'eurozona, sia dal punto di vista fiscale degli Stati che dal punto di vista commerciale del corso dell'euro rispetto al dollaro (finalità che in realtà non stanno dando i risultati sperati, nella situazione economica mondiale, ormai neppure rispetto alla continua rivalutazione del dollaro, e che comunque denunciano anche il clamoroso (ma non inaspettato) fallimento dello scopo formalmente dichiarato, che sarebbe stato quello di riportare il tasso di inflazione dell'eurozona al target tendenziale medio del 2%).
Ma il solo mettere in pratica il processo di regolazione bancario-europea in tal senso, avrebbe effetti immediati di destabilizzazione dei sistemi bancari nazionali obbligandoli, per un'impellente necessità prudenziale, e anzi di vera e propria sopravvivenza, a diminuire gli acquisti e la stessa esposizione in titoli sovrani nazionali.

8. La prospettiva appare molto concreta se si considera che, come abbiamo altrettanto riportato (grazie alla fonte fornitaci da Marco Zanni),  il 19 gennaio scorso, il parlamento europeo ha già approvato il Report Balz, che col consueto pretesto dell'efficienza dei mercati di capitali €uropei e del solito bla-bla-bla sulla stabilità finanziaria e sul completamento dell'integrazione bancaria, introduce la ponderazione di rischio sui titoli sovrani che diverrebbero Risk-Weighted-Asset.
Dunque, i titoli del debito pubblico dell'eurozona sono belli e pronti, dopo il via libero del parlamento europeo, a divenire oggetto di questa nuova regolazione europea (probabilmente, par di capire, in forma di un regolamento UE o di un mandato all'EPA a emanarlo con forza vincolante), sulla base di un "inevitabile" deliberato dell'Eurogruppo ovvero, (ma senza che si sia molta chiarezza su come distinguere queste fonti deliberative) di un Consiglio europeo; in queste sedi la Germania potrebbe presentarsi forte del suo apparato di controllo pre-orientativo delle maggioranze, se non proprio della unanimità degli Stati interessati (la cui capacità di resistenza risulta ormai del tutto "intimidita"), e, appunto, già col biglietto da visita della "democraticità" (...) di tale (folle) processo decisionale, garantita dal predetto voto del parlamento europeo!

Ora la domanda che si pone è naturalmente questa: le autorità di governo nazionali italiane, sono consapevoli di questa traiettoria e delle sue conseguenze? 
E soprattutto, semmai lo fossero (cosa che parrebbe del tutto logica...), come intendono porvi riparo (SE, intendono farlo)?
Con una maggior integrazione €uropea e cioè cedendo ulteriore sovranità, fuori da ogni pallida giustificazione nell'art.11 Cost. (e quindi nell'art.47 Cost.), proprio ai vari €urogruppo, Consiglio europei e organismi neutrali, (da affiancare alla Commissione, per i tedeschi troppo "politicizzata"), inventati dalla Germania per applicare automaticamente le regole che essa impone per la propria esclusiva convenienza? 

20 commenti:

  1. Che dire......
    Innanzitutto, a leggere le notizie di oggi, torna un amico che si credeva dimenticato. Il famigerato "spread", che è balzato oltre i 140 punti base.

    Sulla consapevolezza della classe politica italiana, la mia opinione è che "idealmente" non ne hanno alcuna, perché i lacci di 30 anni di europeismo di principio e di credo fideistico nella mano invisibile (coperto dalla formula, sempre più ipocrita e smentita dai fatti, della "economia sociale di mercato") sono assai forti.
    Cominciano però a maturarla nei fatti, almeno nella misura in cui la classe dirigente economica italiana (ed in particolare quella legata alle casse di risparmio, alle banchette e alle coop rosse), capisce che gli amici d'oltralpe amici non sono ed anzi, li vogliono tutti morti. Questo -credo- si traduce in delle "pressioni" più o meno esplicite sul "battere i pugni" del Governo in Europa. Un'Europa -stando all'ultimo post di Bagnai- dominata dalla Germania non solo politicamente, ma anche e soprattutto a livello burocratico-amministrativo, ossia a quel livello che tanto influisce sulla coscienza dei problemi maturata dall'autorità politica.

    Per tornare all'ipotesi frattalica, cosa cambia, rispetto al 1943? Semplificando: due fattori dominavano allora la scena. La sempre maggiore insostenibilità militare (americani in Sicilia e impero coloniale già perduto), e l'insostenibilità dello stesso alleato tedesco...come alleato. Il primo fattore, probabilmente, ha incluso il secondo e dato un'enorme spinta propulsiva al percorso che portò all'approvazione dell'odg Grandi, ossia quello che Bagnai (stando al suo ultimo post), chiamerebbe "un atto disperato che evita decenni di disperazione".
    Oggi, domina una sempre maggiore insostenibilità economica e sociale unita alla sempre maggiore insostenibilità dei rapporti con lo stesso "alleato" di allora. Non c'è una pressione esterna (Americani in Sicilia), bensì una interna (disgregazione totale del corpo sociale italiano e di un'intera economia, un tempo relativamente avanzata).

    Sotto questo aspetto, i media, nonché i movimenti "dal basso" (tipo M5S), hanno contribuito a tenere insieme i cocci indirizzando il malcontento sociale su falsi (ma credibili) bersagli, come la retorica della corruzione ed diritti cosmetici (facendo un grande favore all'interesse tedesco, ed un grande sfavore a quello nazionale). A ciò si aggiunge il fatto che molte associazioni di categoria (Confindustria, Confcommercio, ad es.), tengono ancora posizioni politicamente spurie se non addirittura orientate a giustificare lo status quo, tradendo clamorosamente l'interesse dei loro associati.
    Secondo me, se la crisi bancaria italiana andrà nella direzione che "€uropa vuole", forse si avrà uno shock tale da impedire di poter tenere gli occhi ancora foderati col prosciutto. E nello stesso PD si cominceranno a coagulare forze in grado di rivedere radicalmente certe posizioni (per quanto ideologicamente "belle" e "de sinistra", saranno di fatto insostenibili).

    Certo è che se la massima espressione della politica è costituita dal triumvirato Renzi-Boschi-Madia, beh, temo che il momento storico sia ben più grande di loro.

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    1. Una sola precisazione concettuale: i movimenti dal basso sono "rivolti" a incanalare il basso, come evidenzi, ma partono da tutt'altro che "il basso". Tutt'altro.
      Altrimenti non sarebbero esistiti e non avrebbero avuto i contenuti che invece hanno...

      Il momento storico è più grande di chiunque calchi il palcoscenico attuale (tranne che in Russia e, in misura più "collettiva", in Cina; e, in generale, nel mondo non allineatosi al...FMI): e probabilmente si è voluto che fosse così.

      Un Dissejlbloem o uno Juncker non sono molto meglio, sotto ogni profilo, di qualsiasi espressione nostrana. La governance si serve di altri uomini per prendere le decisioni: i tecno-pop sono solo front-folks più o meno spendibili (e anche sacrificabili e sostituibili con facilità estrema).

      Certo questo fa sì che, essendo tale governance tutta allocata fuori dal territorio patrio, noi si sia per definizione tagliati fuori.

      Decisamente, il 25 luglio è irriproducibile in termini di analogia completa; e non solo perché Obama non è Roosevelt o Truman.
      Siamo passati direttamente alla fase post-1945, quando si affrettarono a utilizzare i nazisti di governo per rinsaldare il dominio atlantista...

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  2. «The Obama White House said that outside of EU membership Britain would be faced with crippling trade tariffs, in the same category as China, Brazil or India.»

    A proposito di analisti, Finian Cunningham.

    Così, mentre i le commissioni d'inchiesta francesi studiano perché in UE non contano nulla, possiamo già annunciare a quali conlusioni arriveranno....

    Qui tradotto in italiano.

    Pare che il Brexit sia l'unica speranza per un percorso di salvezza europeo ed italiano: no UE, no TTIP, no "Pivot to Asia" e, soprattutto, no Pivot to Europe.

    Come al solito, dipendiamo da qualche Lord inglese con un po' di sale in zucca...

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    1. Non so: a rigor di logica non vedo come la Brexit possa fermare il panzer tedesco lanciato a cannoneggiare l'Italia, nei sensi indicati nel post (essendo oltretutto evidente che agli inglesi, attuali, e persino de futuro no-UE, non è che gli freghi nulla dell'Italia che si sta facendo radere al suolo dall'adesione all'UEM).

      Il TTIP inoltre ha ragioni poltico-negoziali che spingono per la sua conclusione anche in assenza del Regno Unito, ben radicate in ambienti tedeschi, francesi e italiani. Certo, con differenti gradi di consapevolezza, ma pur sempre spinti dalle elites: se Francia e Germania non lo avessero voluto, il negoziato si sarebbe arenato indipendentemente dallìinfluenza britannica.

      Il vero ostacolo al TTIP sono...gli USA (intesi come establishment: quello che Wolf indica e sostiene come "elite", monopolizzatrice dell'indirizzo politico) e la loro incapacità di prevenire in qualunque modo la causazione e l'amplificazione di crisi economico-finanziarie planetarie, mostrando la debolezza insostenibile del loro stesso modello socio-economico (distruttivo del benessere della maggioranza del loro stesso popolo).

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  3. Il vecchiaccio cerca di manovrare Mattarella http://www.ilsussidiario.net/News/Politica/2016/2/9/DIETRO-LE-QUINTE-Ue-Napolitano-Mattarella-prove-di-governo-tecnico/677805/

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  4. Ma ci fanno, ci sono o stanno solo prendendo tempo nel mentre che cercano disperatamente di riposizionarsi sul mercato delle opinioni?
    "Non c’è più spazio per mediazioni di sorta o compromessi al ribasso. Difesa, politica estera e politica economica hanno bisogno di una guida europea unica, di principi solidaristici effettivi e di un disegno condiviso di sviluppo che riduca, non aumenti, le distanze all’interno del Vecchio Continente. Non è più tempo di processi lasciati a metà: che cosa si aspetta a rendere effettiva la garanzia unica sui depositi bancari?
    [...]
    Diciamo le cose come stanno: per fare gli Stati Uniti d’Europa bisogna cedere sovranità (difesa, politica estera) e abbiamo, di certo, bisogno di un ministro del Tesoro europeo unico. Attenzione, però, un ministro del Tesoro “tedesco” con un controllo “francese” (e noi sempre alle porte) è un rischio politico europeo enorme. L’Italia deve volere, anzi pretendere, un ministro del Tesoro unico, ma a patto che questa scelta politica sia accompagnata dalla condivisione dei debiti pubblici conferendo a un nuovo veicolo (si scelga la soluzione tecnica ritenuta più idonea) le eccedenze nazionali rispetto al tetto previsto del 60% con l’impegno di disciplinare poi la ripartizione dei costi dimostrando ragionevolezza".
    di Roberto Napoletano - Il Sole 24 Ore 9/02/2016

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    1. LOL (tragico)!
      Su twitter stanno sfracellando questo bizzarro coacervo di luoghi comuni sorpassati clamorosamente dagli eventi e fondato sulla ostinata ignoranza delle norme fondamentali dei trattati invocate dalla Germania per inasprire, non mitigare, il carattere antisolidaristico e anti-cooperativo dell'UEM.

      C'è da domandarsi cosa possa mai smuovere la comprensione di questi informatori avviluppati nella vulgata tecno-pop del "fogno" €uropeo, che sta asfaltando l'Italia. E i loro datori di lavoro...

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    2. Questo è il direttore del principale quotidiano economico italiano. Il secondo quotidiano in Italia per diffusione. Rendiamoci conto.

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    3. E devi vedere cosa si scrive sul primo - per diffusione totale -, e non da oggi: ha una lunga tradizione...

      Rispondendo a Quarantotto, dubito fortemente che ci sia qualcosa che possa davvero smuovere i "datori di lavoro": è una guerra totale e totale sarà la vittoria di alcuni e la loro sconfitta di altri. È un meccanismo più grande di ognuno di noi ed è costantemente in atto: la Storia procede(rà) inarrestabile nel suo corso con loro o senza di loro. Il problema è che un tempo andava di moda presentare formalmente dichiarazione di guerra al nemico: ad un certo punto della storia qualcuno ha capito che può essere più conveniente evitare di prestare attenzione alla formalità (che è Etica prima ancora che Estetica, ma abbiamo assodato che l'Etica è stata abbandonata).
      A vanificare i loro sforzi contribuirà il fatto che l'equilibrio fra squilibrati non è raggiungibile: di ciò e di poco altro sono convinto a questo punto.

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  5. Renzi, oltre ad essere inconsapevole del pericolo che corre il sistema paese, ha un solo obbiettivo. Rimanere al potere. Se si opponesse alla Germania in modo efficace, rifiutando di aderire a queste regole folli, verrebbe defenestrato molto più velocemente di quanto lo è stato Berlusconi (avreste mai pensato di arrivare a rimpiangerlo?). Padoan però sa bene cosa si prospetta e come l'adesione a tali norme corrisponde a mettersi il cappio al collo. Dubito però che voglia o possa fare qualcosa. Quando vedrà le brutte si defilerà come un qualsiasi Varoufakis e chi s'è visto s'è visto. Io mi domando ormai solo una cosa. Se un giorno i miei figli mi chiederanno: papà mentre succedeva tutto questo voi che facevate per impedirlo? Tu che facevi? Non saprei cosa rispondere.

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    1. Rispondi con la verità: facevamo quello che potevamo.
      Prima di tutto, contarsi: disperatamente pochi.
      Poi, visto che abbiamo responsabilità (tipo figli, appunto) e che in genere si fanno più cose utili da vivi che da morti, niente "gesti eclatanti".
      Poi rompere le palle a tutti quelli che si conoscono, con misura perché non scappino al solo vederti, tenersi informati, seguire, commentare se viene. In sostanza cercare di diffondere la consapevolezza mentre i media lavorano indefessamente - e con qualche risorsa in più - alla mistificazione.
      Se qualcuno ha altre idee geniali, sono molto gradite.

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    2. Considerando che qualcuno ha provveduto a legare mani e piedi e qualcun altro acconsentito a che venisse fatto, il solo continuare a parlare è ciò che rimane in attuabile potere, almeno finché non venga incerottata anche la bocca: è dunque un modo per mantenere viva una memoria e, come dice Frank, di diffondere una consapevolezza, sicché non è cosa da poco per agire come possibile fermento, o lievito. D’altronde, in un carcere di massima sicurezza, non si ricerca forse di dialogare coi soggetti più affini, usando i più svariati accorgimenti, essendo ogni altro comportamento improduttivo e vano? In termini agro-alimentari ciò equivale al preservare il patrimonio genetico d’intere piante che hanno fatto la storia dell’alimentazione, dal fatto d’essere state soppiantate da profili per selezione più produttivi, ma più sensibili alle aggressioni ambientali e aventi spesso un valore nutrizionale meno ampio e variegato: perdere i primi potrebbe voler dire non poter più mantenere stabilmente neanche i secondi.
      Infine, e come riflessione estrema: se nei confronti del fato non è possibile uscire vincitori, si cerchi dunque di non venir sconfitti entro la propria dignità interiore. Il fato può cambiare mille volte: la dignità invece può rimanere perpetuabile così com’è.

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  6. Quel giorno sarà – una volta ancora – la denuncia del tradimento dei legittimi interessi di una comunità che ha voluto riconoscersi attorno ai principi di una Costituzione democratica dopo i disastri del secolo ”breve” con la tensione che non abbiano più da accadere.

    Sarà – una volta ancora – la lettura delle verità documentali, delle dichiarazioni, delle azioni consapevoli di “governatori” eterodiretti che non potevano non sapere quello che stava succedendo, del progetto voluto per il ritorno “alla durezza della vita”, della mistificazione di ogni verità per l’affermazione di un mercato libero, liberato, libertino, liberticida.

    Sara – una volta ancora – affermare ciò che non siamo, ciò che non vogliano.

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    1. Sono ancora indeciso se lo shock catartico che (necessariamente) precederà quel giorno, questa volta, sarà una tragedia, comè già stato, o una tragica farsa...

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    2. Sarà - penso - una tragedia. Il modello di riferimento è quello della Jugoslavia, su cui le elites si sono proficuamente esercitate dopo il successo dell'unificazione germanica. E quindi mi permetto di dubitare sul carattere catartico di questo shock. Sarà piuttosto un 'crollo di assestamento'.

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    3. A essere molto pessimisti si sbaglia meno: tuttavia, qui non stiamo parlando del modello €uropeo soltanto o dei conseguenti problemi sistmici italiani.
      Lo shock che si sta prospettando, e che abbiamo più volte segnalato, è quello globale, dei banchieri al potere e della loro clamorosa impresentabilità sopravvenuta, in caso di nuova crisi finanziaria dilagante.
      Ne potranno ancora riversare i costi sul mercato del lavoro, attraverso lo smantellamento degli Stati per via di vincoli internazionali?

      C'è un limite a tutto, persino a Weidman e a Rockfeller, detto in estrema sintesi. Specie se l'unica loro salvezza passi per la spinta a un conflitto armato mondiale...
      v. qui, p. VI-VIII http://orizzonte48.blogspot.it/2014/01/le-contromosse-dellordoliberismo-2-il.html (ripresi più volte).

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    4. La catarsi è il rito con cui si ottiene la purificazione per mezzo del sacrificio del capro espiatorio.
      Nella nostra vicenda, i capri espiatori sarebbero / saranno i banchieri.
      Ok, e dopo averli arrostiti cambierà qualcosa nel funzionamento del sistema?
      Se i meccanismi di funzionamento dell'economia rimangono quelli (e i capri espiatori servono proprio per introdurre norme di 'miglioramento' di tali meccanismi), il sistema può fallire e rifarsi innumerevoli volte ... dopo tutto, come giustamente ricordi spesso, per i liberisti non esistono crisi, ma soltanto agGIUSTamenti nella direzione dell'agognato equilibrio naturale.
      Sono dinamiche orwelliane: le masse, a seconda degli input del potere, scaricano il loro rancore in una direzione o in quella opposta nel volgere di pochi giorni, salvo scendere in piazza per ringraziare per lo "aumento" della razione di cioccolato diminuita a 20 grammi.
      E in argomento, almeno stamattina non posso non indignarmi con chi, con la scusa di farsi "portavoce dei cittadini", fa a brandelli quel poco che rimane di democrazia parlamentare costituzionale

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    5. Nessun arrostimento: ogni eccesso innaturale (cioè antitetico allistinto di sopravvivenza della specie) trova il suo momento finale nella Storia, allorchè diviene distruttivo.
      Parliamo di responsabilità gravi e di un potere sconfinato esercitato arbitrariamente e stupidamente: nessun caprio espiatorio, dunque, del tutto fuori luogo, ma riequilibrio dialettico e sistemico di forze bio-sociali.

      Non necessariamente per un nuovo equilibrio "ideale", sul quale è vano farsi illusioni, trattandosi di tempi della Storia che comunque eccedono la nostra scampagnata su questa meravigliosa Terra...

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  7. Ciao Quarantotto, mi auguro che sia una tragica farsa, forse un pò costosa. Non vorrei passare per catastrofista, però se quest'anno molliamo quota 13.000 di Mib40, temo che ci avviteremo verso questi obiettivi, spero di sbagliarli alla grandissima: 1) 9666 di mib40 che vuol dire una perdita del 40% dai valori attuali e se non bastasse, avremmo un 6736 di MIb40 che significherebbe una perdita dei valori attuali del 58%.
    Mi auguro che un lontano futuro qualcuno mi possa prendere in giro per quello scritto poc'anzi.

    PS: nel mentre scrivevo queste poche righe il mercato italiano ha guadagnato il 3%, quasi volesse smentirmi come analista.

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  8. io non voglio dimenticare e sogno una "raccolta" dei fatti . Li immagino elencati per data . chi li ha ideati , chi s'è adoperato per renderli "fatti" , cosa hanno generato . riconoscere questi signori a futura memoria e che questi siano direttamente riconoscibili ,un pochetto come la foto del Professor M. Monti poco piu in alto .
    sogno un blog del genere : g/m/a sig./sig.ra ( con foto ) ... proposto ... , descrizione ... , chi lo ha votato( camera e senato con foto ) , ricadute sociali .
    se ci fosse adeguato spazio indicherei anche i propagandisti i nomi dei giornali dei programmi tv dei giornalisti ecc
    carissimi saluti
    luigi

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