Questo bellissimo post di Bazaar ha il ruolo dichiarato di servire da guida sia ai lettori più fedeli ed attenti, sia a quelli "sopraggiunti" e che hanno perso l'inizio dell'elaborazione del blog (protrattasi ormai da 4 anni).
Piuttosto che ripetermi con una lunga introduzione e riassumere in una prefazione il suo notevole sforzo di toccare così tanti punti fondamentali, ho preferito arricchire l'esposizione del post, in base agli spunti che esso fornisce nel suo dipanarsi, con delle "note di Quarantotto" [ndQ...].
Con esse, estendo, a beneficio di ogni categoria di lettore, l'esplicitazione di certi presupposti cognitivi di analisi economica del diritto (ovvero, di approccio economico istituzionalista), apprestando i links correlati.
La serie di post che culmina in questa Parte I (e nella seguente e, come vedrete, nei citati post antecedenti dello stesso Bazaar), svolge, così, anche il ruolo di costituire una nuova e più aggiornata guida al blog medesimo.
1- Introduzione:
imperialismo, sistema monetario internazionale e shock doctrine.
«Nel 1977 mia moglie ed io, con i nostri due bambini, abbiamo trascorso la prima di molte estati nella confortevole e rilassante casa di Nicky e Clarissa Kaldor a 2 Adams Road. Anche Nicky aveva lavorato con Keynes da giovane, e amava discutere (o meglio spiegare) l'Economia. Era ossessionato dalla necessità di salvare il mondo dai mali del “monetarismo”, e avrebbe sviluppato questo tema per molte ore consecutive.
Avrò fatto domande che probabilmente considerava da ignoranti o da incompetenti – o da entrambi – ma che gli davano rinnovata opportunità di inveire contro Milton Friedman e altri vari economisti “neoclassici” e liberisti. Nicky soffriva di narcolessia, e spesso si addormentava in piena foga del discorso, solo per riprendere dieci o quindici minuti dopo, esattamente dal punto in cui era rimasto. Era un meraviglioso e generoso insegnante ed amico, e ho imparato molto da queste lezioni, sebbene avessi un forte sospetto che stava combattendo una battaglia persa contro le forze delle tenebre.» Robert Skidelsky,
1.1. Si
voleva speculare sulla condizione umana e sull'esoterismo inteso come
strumento politico, solo come chiosa di questa riflessione: in verità sembrerà
un ritorno alla realtà materiale dopo aver riflettuto sul ruolo della moneta
nel conflitto tra classi.
Dopo
aver provato a chiarire alcuni strumenti cognitivi e cercato in via teorica di comprendere
alcuni macro-aspetti dell'evoluzione storica che ci vede passivamente protagonisti,
si inquadreranno i più importanti pilastri strutturali su cui sono
edificate le sovrastrutture politiche, giuridiche ed ideologiche
dell'ultima globalizzazione.
Continueremo
a costruire un modello di analisi economica in un paradigma sociologico conflittualista,
nei suoi vari aspetti storici e istituzionali, approfondendo come le naturali congiure dei gruppi sociali dominanti trovino simmetrica
responsabilità nella passività politica delle classi subalterne: ovvero
le riforme strutturali vengono imposte a svantaggio della collettività a
causa della mancanza di coordinazione di una società stordita dalla terapia
dello shock
permanente[1].
1.2. La
partita è doppia: ESSI vivono ← perché → NOI dormiamo.
In
questo modello di studio la Costituzione Italiana sarà assunta come archetipica, come se
fosse adottata da tutti gli stati nazionali democratici che compongono la
comunità internazionale.
[NdQ: e non per caso, dato che, a differenza dell'insieme dei provvedimenti del New Deal e del ben noto Rapporto Beveridge (qui p.1), la Costituzione italiana stabilizza a livello supernormativo e nel modo più compiuto, cioè superiore alla legge del parlamento, la risoluzione paradigmatica del conflitto sociale.
Ciò, a livello politico-ideologico, occupa, in nome della democrazia pluriclasse e "partecipata", esattamente quello spazio che si fa coincidere con la titolarità della sovranità: dunque, il ruolo costituzionale dello Stato costituzionale democratico esclude, in modo strutturale, l'applicabilità dell'assetto che la teoria neo-liberista di Hayek e di tutti i suoi sussidiari epigoni, fa risalire alla "Legge", cioè ad una fonte, pur essa ritenuta superiore alla legislazione del parlamento, ma esclusivamente legittimata dal bio-potere razional-naturalistico e organicamente antidemocratico, che fa capo alla pretesa di assetto allocativo predicato dalle oligarchie.]
1.3. Come
primo passo procederemo ad integrare l'analisi economica con la teoria del
circuito monetario, in modo da proporre spunti di analisi in un modello
coerente – in primis – a livello nazionale.
Questo
ci permetterà, nella dialettica tra dominanti ed asserviti, di fare
un'ulteriore distinzione all'interno delle classi dirigenti.
I
paradigmi mainstream – in quanto naturali sovrastrutture dei
rapporti di produzione – rimarranno sullo sfondo della trattazione,
presentandone solo gli effetti strutturali che, data la loro
natura normativa piuttosto che predittiva-previsionale,
“retroattivamente” inducono a supportare: le riforme in favore delle
classi dominanti.
Ricorderemo
come l'art.11 Cost. sia stato forzato tanto dall'esterno quanto
dall'interno dell'unità nazionale.
Si
lascerà sullo sfondo la dialettica della doppia verità, tanto dal punto
di vista etico-politico, quanto da quello dell'educazione e dell'istruzione.
[NdQ: i paradigmi mainstream, oltre che aver trovato un'esposizione organica nel libro "Euro e(o?) democrazia costituzionale", sono stati riportati all'interno della illustrazione della principale riforma, - quella che si potrebbe definire "madre"-, a valore normativo e istituzionale che caratterizza la restaurazione, perché di questo in sostanza si tratta, del paradigma (neo)liberista rispetto alle Costituzioni sociali quantomeno europee: cioè la dottrina (normativa) della banca centrale indipendente, corollario essenziale del predicato monetarista e delle altre teorie mainstream più recenti]
1.4. In
seguito ipotizzeremo che Keynes – figura paradigmatica del XX secolo
– sia stato osservatore di due snodi fondamentali in cui rapporti di
forza da “tettonica delle placche” si sono riassestati contestualmente alla due
grandi guerre mondiali: il Trattato di Versailles (1919) e la conferenza
di Bretton Woods (1944).
Se,
dall'analisi del primo, l'economista inglese intuì con saggezza
l'evolversi delle
dinamiche socioeconomiche e politiche europee (ovvero mondiali), la risoluzione del secondo snodo –
propedeutico alla pace di Jalta (1945) – fu anch'esso oggetto delle sue
critiche, a partire dal momento in cui le soluzioni da lui proposte per il sistema
monetario internazionale furono rigettate.
Si
proporrà che la valanga che ci sta investendo trova negli accordi di Bretton
Woods la palla di neve che già dagli anni '70 si trasformerà in una dottrina
dello shock con cui forzare globalmente un'asimmetria sociale e
politica riconducibile un dispotismo oligarchico a carattere totalitarista.
2
– Capitalismo, sovranità e moneta endogena.
«I monetaristi, in stretta analogia con Walras, sostengono che la sovrastruttura della moneta creditizia varia in modo strettamente proporzionale alla base monetaria. […]
In tale situazione raggiungere gli obiettivi monetari non sarebbe un problema: essi verrebbero automaticamente raggiunti determinando o razionando il volume di monete emesse ogni giorno. Ma, in realtà, la banca centrale non può rifiutare lo sconto di titoli primari...» N. Kaldor, “Il flagello del monetarismo”, 1984
2.1. In
un sistema capitalistico non temperato dall'intervento distributivo dello
Stato, la classe dominante vede tendenzialmente al vertice del processo
decisionale chi controlla il capitale finanziario, ovvero coloro che – attraverso
l'emissione di credito – detengono il controllo della prima fase del
processo economico capitalistico che, per definizione, è basato sul debito.
Questo
ruolo di primo anello del processo produttivo è conteso con lo Stato-nazione
democratico che – come tutte le comunità sociali autogovernantesi – rivendica e
ipostatizza la propria sovranità nella
capacità di “battere moneta” e di raccoglierla tramite l'imposizione fiscale.
Esistono
due importanti tipi di moneta: quella emessa dalla Banca Centrale[2]
e quella emessa dal sistema bancario in forma di credito[3].
2.2. La
moneta bancaria – ovvero il credito bancario – sta alla fonte del
sistema capitalistico: in partita doppia, ad ogni debito corrisponde un credito.
Poiché la variazione di domanda, da parte del pubblico, di contanti e depositi
bancari, deve trovare risposta diretta dall'offerta monetaria, questa,
in una economia a moneta creditizia, è
endogena – ovvero varia in funzione della domanda di credito di famiglie ed imprese –
e a garanzia della stabilità del sistema bancario sta la banca centrale,
ovvero l'ente strumentale e organo dello Stato che si occupa
delle funzioni di tesoreria del “sovrano”.
Se
sovrano è il popolo, la banca centrale svolge funzioni di mutuante
di ultima istanza nei confronti del sistema bancario[4] (art.47 Cost.) e monetizza il debito pubblico, attravero la funzione di "tesoriere" dello Stato (democratico in senso sostanziale).
[NdQ: sulla funzione di tesoreria, come distinta da quella di "prestatore di ultima istanza" rivolta al solo sistema bancario, all'interno di un paradigma di Stato non oligarchico, ma costituzionalmente orientato alla tutela dell'intera comunità sociale, si veda qui e qui].
2.3. Se sovrana è l'oligarchia
finanziaria, la banca centrale [NdQ: o il Ministero del tesoro, o equivalente, nel più frequente regime istituzionalizzato di separazione tra governo e banca centrale, quale predicato dalla dottrina delle BC indipendenti] colloca i titoli del debito pubblico
sul mercato finanziario privato (a tassi sensibilmente più alti) e può
rifiutare lo sconto di titoli primari che le vengono presentati dalle Casse di
sconto (è il caso della "indipendenza" che potremmo definire "semplice", quale riscontrabile in Italia a seguito del divorzio tesoro-Bankitalia, o come è previsto in banche centrali fondamentali quali la Fed o la BoE).
Ovvero, la banca centrale deve, rifiutare tale acquisto [NdQ: o l'equivalente, - in termini di emissione monetaria a favore dello Stato-, concessione di "scoperti di conto"], in ogni forma diretta, in base ad un esplicito divieto [NdQ: pretesamente supernormativo, in funzione monetarista e quindi liberista-oligarchica, come nel caso dell'imposizione ex art.123 del TFUE].
In quest'ultimo caso la banca centrale può essere definita indipendente
“pura” (come la BCE), ovvero coattivamente indipendente dal popolo in
quanto sovrana è l'oligarchia finanziaria, e, quindi, il sistema delle banche
commerciali può fallire in caso di carenze di liquidità. Con
quest'ultima eventualità si frantuma tanto l'unità politico-statuale (arché)
quanto la struttura sociale (come nel caso tipico di default statali).
2.4. Politica
monetaria e politica
fiscale sono il simbolo del potere sovrano in quanto possono essere
garantite “dalla spada”, ovvero tramite il monopolio della forza: sia che il
sovrano sia il signore medievale, sia che il sovrano sia il popolo, sia
che sovrana sia un'oligarchia.
Ad
oggi, il monopolio della forza è preceduto dal monopolio dei mezzi di
comunicazione, che ne fa le veci.
Sovranità, potere e libertà di una
comunità sociale sono il medesimo concetto visto da prospettive diverse. (artt.
1,11 Cost.).
[NdQ: sul punto ribadiamo quanto già linkato sopra ed esposto nel post: COSTITUZIONI, BANCHE E SOVRANITA']
Chiedere
“cessioni di sovranità” significa pretendere impotenza e
asservimento: questo è una tipica imposizione in caso di sconfitta bellica, con resa incondizionata.
[NdQ: l'equivalenza alla "debellatio" militare della cessione di sovranità imposta mediante trattato che sottragga prima la sovranità monetaria, - istituendo una valuta sovranazionale non statale e affidandone la gestione a una banca centrale indipendente pura, che opera sul presupposto esclusivo della conservazione di tale moneta- e quindi, per necessità, la sovranità fiscale, impedendo ogni possibile soddisfazione delle esigenze di sostegno alla domanda in funzione anticiclica, è illustrata in questo post: I POMPIERI CIECHI DELL'€UROPA E I NEO-LIBERISTI CAPACI "DI TUTTO"].
2.5. Dati
gli ordini formalmente democratici, però, ad oggi nessuno ha dovuto dichiarare la guerra a Stati nazionali europei: poiché il conflitto di classe si caratterizza
dall'ascondimento da parte della classe dominante della violenza esercitata
sulle classi subalterne (cfr. con “la scrittura reticente” nella
letteratura liberale),
il processo di oppressione e asservimento indicato dalle pressanti richieste di
“cessioni di sovranità”, ci porta – in questa congiuntura storica – ad
identificare l'imperialismo nazionalista con il conflitto di classe: stando con il prof. Ernesto Screpanti,
abbiamo a che fare con un imperialismo globale.
Tale
processo è garantito dalla globalizzazione finanziaria a trazione USA.
2.6. Libero
mercato e dottrina
della banca centrale indipendente – agendo in modo concertato
rispettivamente dall'esterno e dall'interno rispetto alla
sovranità statuale – si dimostrano funzionali alla tirannia di un governo
sovranazionale a vocazione mondialista.
Questo
è il motivo per cui il federalismo interstatale viene usato come grimaldello di ipocrita ideologia irenica, anti-nazionale e anti-sovrana: la sovranità che viene rigettata- ovvero assorbita e distrutta- è quella del
popolo, ovvero si impedisce “tecnicamente” quella forma di governo chiamata democrazia
in cui il potere sovrano viene socializzato.
2.7. [NdQ: Sul concetto di sovranità democratica, legato, dalle Costituzioni pluriclasse e solidaristiche, alla tutela primaria dei diritti sociali, cfr.; il citato "Euro e(o?) democrazia costituzionale" e i post: NON BISOGNA MAI DIMENTICARE nonché SOVRANITA' DEMOCRATICA, CITTADINI EUROPEI (only), COLLABORAZIONISTI.
Da quest'ultimo rammentiamo:
"Come si definisce la capacità-attitudine di un gruppo-comunità territoriale di perseguire i propri interessi (anche) rispetto agli altri Stati? Sovranità.
Se con un trattato, eliminandosi ogni termine finale dei vincoli che impone, vengano stabiliti PER SEMPRE i rapporti di forza tra gruppi sovrani,
si sarà, solo per questo, anzitutto eliminata la ragion d'essere della
stessa sovranità; ma con questo si sarà anche eliminata la dignità e
tutelabilità degli interessi che la sovranità perseguiva, come sua
naturale funzione.
OVVIAMENTE QUESTO SOLO PER CHI NEL RAPPORTO DI FORZA SIA LA PARTE "DEBOLE": per chi sia in posizione prevalente, si avrà, al contrario, una riaffermazione rafforzativa della sua sovranità.
Godendo
dunque della SOVRANITA' DEMOCRATICA - quella che, sul piano del diritto
internazionale esclude il ricorso alla guerra offensiva e sul piano
interno riconosce l'eguaglianza sostanziale dei cittadini (art.11 e 1-3
Cost.) - i cittadini si danno delle istituzioni (elettorali) per
perseguire, anche e specialmente, sul piano del diritto internazionale,
tali interessi democratici (se non altro perchè inclusivi, nel senso
della massima rappresentatività delle istituzioni rispetto agli
interessi dell'intero corpo sociale).
Invece, gli
stessi cittadini, all'interno di un'organizzazione internazionale che
stabilisca per sempre la crescente distruzione della sovranità, come
riflesso della inevitabile cristallizzazione
dei rapporti di forza tra gli Stati contraenti, perdono di ogni
rappresentanza e possono solo adeguarsi alla prevalenza ed alla
realizzazione di interessi diversi da quelli del gruppo, oramai assoggettato, di cui si trovano a far parte.
In altri termini, i trattati a fini generali economici (liberoscambisti) possono ottenere dei risultati che, spesso neanche le guerre riescono a raggiungere in favore del "vincitore":
sia per l'ampiezza degli interessi prevalenti affermati (in capo ad uno o
più Stati dominanti), sia per la stabilità di tale risultato.
Il
sacrificio definitivo e perenne degli interessi (solo) del popolo il
cui Stato agisce considerando la sovranità un bene rinunciabile, e tale
rinuncia un valore positivo, è dunque ciò che, nella sostanza, sostengono coloro che, pur appartenendo a quello stesso popolo (!), si dicono cittadini "europei", cioè di questa UE.
L'UE risulta perciò un'organizzazione non sovrana in senso democratico sostanziale , ma solo in senso strumentale e oligarchico, poichè, in base all'oggettivo contenuto del trattato, non persegue gli interessi pluralistici dell'intero gruppo sociale degli "europei" che il Trattato, in alcuna sua parte, neppure in via di enunciato formale e teorico, riconosce come corpo sociale detentore della sovranità.
Questa organizzazione, in effetti, com'è inevitabile, semplicemente maschera gli interessi dello Stato (o "degli Stati") che ha potuto affermare la prevalenza della propria sovranità nell'assetto del trattato, e cioè la prevalenza dei propri interessi.
E, a loro volta, questi interessi, corrispondono a quelli, più ristretti, propri della oligarchia dei paesi che rafforzano la propria prevalenza economico-politica]
Ovvero
«Federalismo interstatale E Democrazia» sono realizzazioni
politiche che – per motivi strutturali – non possono essere complementari: cioè, o «”federalismo” O “democrazia”».
Tutto il resto è “narrazione”, “propaganda”: ovvero falsa coscienza.
3 – Tradimento e collaborazionismo:
il Quarto Partito e il piede nella porta dell'articolo 11 Cost.
«I voti non sono tutto [...]. Non sono i nostri milioni di elettori che possono fornire allo Stato i miliardi e la potenza economica necessaria a dominare la situazione. Oltre ai nostri partiti, vi è in Italia un quarto partito, che può non avere molti elettori, ma che è capace di paralizzare e rendere vano ogni nostro sforzo, organizzando il sabotaggio del prestito e la fuga dei capitali, l'aumento dei prezzi e le campagne scandalistiche. L'esperienza mi ha convinto che non si governa oggi l'Italia senza attrarre nella nuova formazione di governo – in una forma o nell'altra – i rappresentanti di questo quarto partito» De Gasperi in versione complottista nel celebre discorso del maggio 1947.
3.1. Il “grimaldello federalista” è
stato possibile utilizzarlo perché, in realtà, era stato posto già un “piede
nella porta” della sovranità popolare da quel gruppo sociale che trovava
rappresentanza in ciò che il primo capo di governo dell'Italia repubblicana
aveva chiamato il “quarto
partito”.
Ovvero si constatava che il
Capitale nazionale, “tenendo
la spada dalla parte dell'elsa” nei rapporti di produzione,
metteva pressione affinché le sovrastrutture giuridiche e politiche si
conformassero ai suoi interessi. Interessi convergenti con il Capitale
internazionale ma che la
Costituzione del 1948 subordinerà a quelli del Lavoro:
interessi che, come annoterà in seguito Lelio Basso,
congeleranno l'attuazione della Costituzione stessa.
Questi “entristi”
rappresentavano e rappresentano un gruppo sociale che avrà tendenzialmente
interesse a collaborare con forze sovranazionali ed estere; rappresentano una
classe incline alla sovversione.
3.2. Ne consegue che i grandi liberali-federalisti-liberisti
– mandatari del grande capitale – potevano diffusamente agire dall'interno
delle istituzioni per spingere i “cammelli” dei Trattati dalla cruna dell'ago
dell'art.11 Cost.
Così Augusto Graziani
evidenzia che, dopo Jalta: «Tutti i ministeri economici vennero affidati
a uomini di sicura fede liberista. Einaudi lasciò il governo della Banca
d'Italia a Menichella e assunse la direzione del nuovo ministero del Bilancio:
Del Vecchio, autorevole studioso di eguali tendenze liberiste, assunse il
ministero del Tesoro; i ministeri delle Finanze e dell'Industria andarono
rispettivamente a Pela e a Merzagora, ambedue legati agli ambienti della
grande industria del Nord. A questo governo spettò di prendere nei mesi
immediatamente successivi i provvedimenti di maggiore portata, e di realizzare
la famosa svolta deflazionistica del 1947.»[5]
3.3. Prendiamo spunto da questa
autorevole citazione in cui liberismo, grande capitale e deflazione
sono strettamente legati, per rimarcare che il liberismo è sovrastruttura
ideologica del grande capitale, o meglio – a riguardo alla connotazione
“deflazionista” – del capitale finanziario: la deflazione è
naturale conseguenza della stabilità monetaria, permette
contemporaneamente di non veder svalutati i grandi investimenti, e di
disciplinare sindacati e rappresentanti politici delle classi subalterne,
quelle lavoratrici.
Inoltre, nel caso siano protratte
per lungo tempo, le politiche deflattive si rivelano funzionali al controllo
sociale e demografico[6].
_____________________________________
[1] Non è che se dei neocon usano lo
slogan della “rivoluzione permanente” quindi Trotskij era
un fascista ultraliberista... o viceversa.
[2] Ovvero la moneta legale, ovvero
quella “battuta” dal sovrano: regola i rapporti
economici tra i privati e lo Stato. Lo Stato – in una
democrazia sociale – è la comunità sociale nel suo complesso. Poiché
tutto si risolve in un circuito che costituisce “l'apparato
circolatorio” della struttura economica, in quest'ultimo caso la raccolta
fiscale sarà necessariamente informata a criteri
di progressività (art.53 Cost.), in favore di un'equità sociale
funzionale alla stabilità del sistema: inoltre la propensione al risparmio è
tanto maggiore quanto maggiore è il reddito, sottraendo moneta agli
investimenti. Se la moneta non ritorna in circolo diffusamente, si
favorisce la “necrosi” del sistema produttivo: le insolvenze.
[3] Questa moneta è scritturale: può
essere creata ex nihilo – dal nulla – e regola internamente i
rapporti tra privati.
[4] « Una volta valutata la solvibilità
della clientela, e stabilito un congruo ricarico sul tasso di interesse di
riferimento fissato dalla banca centrale, le banche commerciali non sono mai
vincolate (nella concessione di prestiti) dal rapporto tra riserve
immediatamente disponibili e depositi. Laddove necessario, le riserve vengono
sempre costituite ex post mediante ricorso a prestiti elargiti da altre banche
ovvero tramite cessione di titoli alla banca centrale (la quale non può far
altro che assecondare le necessità del sistema bancario). In effetti, in un
sistema compiutamente capitalistico non soltanto la quantità di mezzi monetari
è fuori dalle possibilità di controllo della banca centrale, essendo creata endogenamente
dal sistema, ma la moneta perde anche qualsivoglia agganciamento metallico. È,
per contro, possibile stabilire un’equivalenza tra valore aggiunto monetario
della produzione in un dato periodo e la quantità di lavoro vivo erogato nel
processo produttivo », Marco
Veronese Passerella.
[5] Citazioni filologicamente selezionate da
Arturo.
[6] « Si può di conseguenza affermare che
in tutti i paesi ove le entrate annuali delle classi lavoratrici non siano
sufficienti per allevare in piena salute le famiglie più numerose, la
popolazione è effettivamente frenata dalla difficoltà di procurarsi i mezzi di
sussistenza » Thomas Malthus, “Saggio sul principio di popolazione”
"L'euro è solo una moneta", una moneta magica che, secondo la leggenda, è in grado di dare la pace (eterna?) a chi la usa. Se non fosse che la leggenda taceva sul fatto che, oltre alla pace, comporta anche le quattro D (debito, deindustrializzazione, disoccupazione, deflazione). Eppure dovrebbe esser noto che la magia non è affar di dilettanti.
RispondiEliminaSegnalo alla vostra attenzione questo Cacciari post-katéchon sull'ethos del capitalismo.
RispondiEliminaL'unica proposizione che avesse un senso compiuto, tra mille frasi fatte, avulse dai fatti e indorate dalla tecnica retorica, è stata, nel finale: "che ne so io?"
EliminaQuante cose ci sarebbero da dire sulla differenza tra i "dotti" e gli "intellettuali": ad iniziare dal fatto che questi ultimi sono stati un prodotto tutto eurasiano e fondamentalmente ottocentesco (e dei primi del '900).
EliminaOvvero di una determinata fase geostorica e di un certo sviluppo culturale e produttivo.
In particolare, nonostante i noti casi tedeschi, è stato un fenomeno russo.
Filosofi ed eruditi laici e religiosi che - morti di fame - formeranno l'avanguardia rivoluzionaria, la vera élite dello spirito, quella che più si è avvicinata all'utopia platonica ne "la Repubblica": l'intellighenzia.
Si pensi alla tragica figura di Rodion Raskolnikov.
Per questo i nipotini di Bertand Russell ci regalano 'ste mostruosità...
Per carità, su alcuni punti la mia prospettiva e la sua sono concordi (ad esempio, sulla natura del capitalismo da non considerare come mero mezzo, ma da intendersi nel suo essere sistema portante della società moderna e, dunque, sulla sua irriformabilità sostanziale - tant'è vero che noi stessi, volenti o nolenti, discutiamo perlopiù su come "mettere un guinzaglio" al sistema, non su come "educarlo" o addirittura "superarlo"), su altri per niente (ad esempio, quando dice che la visione di Keynes sul ruolo dello Stato in economia non va più bene oggi perché essa "si incarna in eserciti di burocrati e amministrazioni" per funzionare e questo è evidentemente un male in sé).
EliminaQuello che fai notare tu, invece, direi che è un problema insito nella natura umana e a cui nessuno fra noi è pienamente immune, sul quale mi sono anche interrogato in passato giungendo alla formulazione di questo aforisma: le citazioni testuali sono quella forma pigra di linguaggio che viene tirata fuori nel momento in cui si vuol dare prova di aver letto qualcosa che non si è capito. E l'attuale funzionamento del sistema d'istruzione universitaria non fa che accentuare questo difetto, ostacolando, punendo ed emarginando sempre più chi non si conforma ad un metodo che favorisce la pedissequa riproposizione di formule arcinote (corrette o incorrette che siano) allo sviluppo delle capacità di analisi e giudizio critico presente in ognuno di noi. Questo modus operandi si estende invero anche al di fuori delle aule universitarie (si pensi alle sempre più stringenti regole in materia di copyright e plagio) e, personalmente, ritengo sia la causa principale della carenza di intellettuali veri al giorno d'oggi, dove l'intelligenza è identificata nella cultura e "dottoroni certificati" si sentono in dovere, per fare carriera, di scrivere volumoni polverosi per esporre idee e concetti che qualsiasi zappatore analfabeta che si rispetti fa suoi nei primi anni vita, presentandoli per giunta come scoperte "epocali" (non so se avete mai fatto caso a quanto a sproposito venga ormai utilizzata questa parola: ieri nel giro di trenta minuti di notiziario è stata impiegata almeno tre volte per descrivere tre situazioni ben diverse, manco a dirlo una più banale dell'altra). Ma la verità abbandonata è che nella maggior parte dei casi un dignitoso silenzio vale più di mille parole, se non altro per evitare di dover essere costretti a smentire tre giorni più tardi.
Tradotto nei termini a questa sede più congeniali, è la ragione per cui tristemente constato che, quando parlo in mezzo alla strada con il "volgo ignorante", non devo dire nulla sull'euro e sull'UE che non sia stato già compreso per mezzo dei fatti, mentre, quando parlo con i laureandi/laureati in economia e diritto, se provo a dire certe cose viene giù il mondo (il nuovo picco che ho toccato con mano è stato: "Se venisse giù l'Unione europea, finirebbe la civiltà: il diritto dell'UE ha fatto fare dei passi da gigante a questo Paese". Che dire: auguri e figli maschi, ammesso che tu possa "permetterteli", visto che oramai anche alla famiglia pare essere stato appioppato un cartellino del prezzo).
Dai Winston, non sprecare tempo ad essere d'accordo con Cacciari: nulla nella sua analisi risulta organicamente riconducibile a un sistema ermeneutico dotato di metodo.
EliminaSono slogan che trasmettono pillole di qualcosa elaborato altrove, nel bene e nel male, e richiamato in un impeto di retorica autogiustificativa.
Nulla che abbia a che vedere con il discorso condotto in questa sede. Ma proprio nulla.
L'unica domanda maieutica che puoi porti, sul "pezzo" di Cacciari, è: "perchè (ancora) gli presto attenzione (onde lo ritengo in qualche modo rilevante)?"
Ahahahah! Ci sono stato indirizzato (a Cacciari), a dire il vero, dalla sezione "Video consigliati". Secondo me, più che non capire, Cacciari è uno di quelli che ha capito e acquiescentemente condivide, ergo devia l'attenzione dell'osservatore dalle aporie concrete del progetto non menzionandone le criticità reali, ma presentando una serie di falsi problemi e soprattutto delegittimando le proposte di opposizione più scomode perché più centrate. Oppure è semplicemente la vecchiaia che esige il suo tributo alle facoltà intellettive, perché mi rifiuto di credere che una persona capace di questo tipo di analisi non abbia ben chiara la situazione attuale.
EliminaNon credo che l'abbia chiara: se non sai cos'è l'inflazione (sul serio), la curva di Phillips e il perché del principio cardine, lavoristico, della Costituzione italiana (il paradigma universale anticapitalismo internazionalista).
EliminaIn pratica: a che serve specializzarsi nell'evoluzione (descrittiva) della lotta per la supremazia tra forze proprietarie, per denunciarne la spietatezza, quando si è indifferenti alla stessa spietatezza rispetto alla ripresa del conflitto sociale?
Serve in termini di politica interna, legittimando che possa esistere una sinistra pur incurante del conflitto sociale, al più (e non per caso)...e nulla più
@ Bazaar: ancora una volta mi anticipi. Quale affinità di spirito... "S’i’ fosse foco, ardereï ‘l mondo", s'i' fosse donna, il tuo numero chiederei... Ma donna non fui, quindi sarà per un'altra volta. Ego te benedico, te maledico et te ce mando. :D
EliminaLIBERALS
RispondiEliminaReazionari, conservatori, moderati, progressisti, riformisti che non si configurano in alcuna ideologia: culturalmente stereotipi di se stessi, economicamente liberisti e, aggiungo, declinatori dei derivati liberalismo, libertario, libertinaggio, liberticida .. boh liberi tutti di fornire agli “indigenti e agli affamati (che devono confrontarsi con la durezza della vita) qualche forma di aiuto, ma solo nell’interesse di coloro che devono essere protetti da eventuali atti di disperazione da parte dei bisognosi”.
Mille sfumature dello stesso bigio sintetico, del moiré cadente smacchiato con l'agente arancio, il glifosate, il polisac irrorati da mercenari transgenici e sicofanti prezzolati che modificano l’accento tra libertà e uguaglianza a seconda della circostanza e dell’effimero vantaggio competitivo derivato.
Fate presto: nell’oblio del colore negato dall’ignavia del privilegio usurpato, sarete ricordati per l’arida vacuità di esistenze in fila per tre: il resto di due è quello che manca e mai potrete avere.
Fate presto: con la rabbiosa rabbia, contaminate gli ultimi pozzi calpestando i cadaveri della fuga: sulle macerie fumanti un crocco è pronto a germogliare.
In altre parole...
EliminaInteressi sovranazionali, particolari, convergenti. Un grazie a Bazaar, per le citazioni di De Gasperi e di Graziani, che danno vita e sostanza ai pensieri di chi viene tacciato di "gomblottismo"... Perchè ciò che accadde in Libia è solo uno degli ultimi "piedi nella porta" di cui le cronache rendono conto ogni giorno...
RispondiEliminaCredo che, a onor del vero e nell'ottica di una "guida", lo stesso Bazaar abbia riportato, nello specifico, citazioni a suo tempo fatte da Arturo...
Eliminahttp://orizzonte48.blogspot.com/2015/10/la-democrazia-sovrana-la-condizionalita.html?showComment=1444084413489#c8188797787244038922
Richiesta di servizio: la nota [5] riferisce che Arturo ha compilato alcuni testi di A. Graziani.
RispondiEliminaGli chiederei se fosse possibile avere una piccola bibliografia di Graziani sulla moneta. Ringrazio anticipatamente. Franco Perale
La nota [5] si riferisce al fatto che Arturo ha selezionato la citazione di Graziani insieme a quella di De Gasperi, connotandole storicamente e relazionandole.
EliminaOvvero, oltre alla segnalazione dei documenti, ha anche compiuto un'analisi filologica.
Qui Graziani.
Nella società moderna vi è un enorme abuso del debito, in particolare del debito finanziario (https://www.ascuoladimpresa.net/debiti-finanziari-vs-debiti-di-fornitura/). Si è confuso il consumo con l'iperconsumo. Il sistema economico è drogato da una mole di moneta che ci fa sembrare più ricchi ma che ci sta solamente paragonando al sistema finanziario anglosassone dalla forte matrice debitoria. L'Italia rimane un Paese di risparmiatori. Bisognerebbe spostare l'attenzione dal parlato al concreto e, in questo purtroppo, i burocrati non ci aiutano.
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