martedì 3 gennaio 2017

LA LOTTA ALLA CORRUZIONE? LA MANO INVISIBILE (ma non troppo) CHE "AGGIUSTA LE ISTITUZIONI"

https://i1.wp.com/fusion.net/wp-content/uploads/2015/01/richest.jpg?resize=1600%2C900&quality=80&strip=all 
http://fusion.net/story/39185/oxfams-misleading-wealth-statistics/

Ho trovato una sorta di riassunto (qualcosa di più di un abstract) di un articolo di Ha Joon Chang sulla corruzione (la versione completa non l'ho rinvenuta). 
Ve lo propongo con un commento esplicativo (in corsivo) condotto alla luce di quanto abbiamo esposto in questa sede, in numerose occasioni sul problema della corruzione. Il commento sarà più di rinvio ad analisi già compiute e di sottolineatura del "frame" implicito nei vari passaggi che una trattazione organica: il tema, infatti, potrebbe altrimenti espandersi fino a costituire una vera e propria monografia (che prima o poi troverò il tempo di fare).
ADDENDUM: Intanto, consiglio "anche" di rileggersi la BREVE GUIDA SULL'USO MEDIATICO DELLA CORRUZIONE COME STRUMENTO DI DISATTIVAZIONE DELLA DEMOCRAZIA, dove si vede come il costo di 60 miliardi annui (!) della corruzione non possa aver fondamento e come le "classifiche" non riflettano, stranamente, i fatti più rilevanti di corruzione (internazionale). In dettaglio qui i 10 più grandi casi di corruzione che, essendo "business", non rilevano...


1. "Nel maggio 2016 il Regno Unito ha ospitato il Summit Anti-Corruzione a Londra, facendovi convergere leaders dalle nazioni sviluppate e in via di sviluppo, ed altrettanto, "esperti" e gruppi di interesse.
I leader mondiali e gli accademici hanno tratteggiato le loro visioni ed esperienze nell'affrontare la corruzione. Il summit s'è concluso con un forte comunicato che pone in risalto la malvagia influenza della corruzione sulla crescita e sulla società e a numerose proposte di iniziativa per combattere il fenomeno.
Pare così che la corruzione sia un fenomeno malvagio che occorre costantemente combattere ed eliminare".
Questo incipit, nel suo sottolineare la scontatezza tautologica dell'approccio corrente, è in sè piuttosto ironico e richiama la ritualizzazione, sostanzialmente inconcludente, della ormai autocelebrata versione mondialista di tale approccio: da tutto il mondo convergono esperti, accademici e esponenti delle autorità governative, per discutere della corruzione, sempre allo stesso modo, - salvo qualche aggiornamento di dati raccolti sempre all'interno delle stesse "curiose" metodologie di rilevazione
Lo schema è immutabile (come vedremo, in versione mondialista, a partire dall'affermarsi del Washington Consensus, ma "ideologicamente" da ben prima; qui, p.3-4): i paesi anglosassoni o che comunque si (auto)affermano al vertice sia delle classifiche del basso indice di corruzione (percepita), sia di quelle del raggiunto successo come "economie di mercato", si paludano con le condiscendenti vesti dei benefattori, preoccupati che il magico mondo del liberoscambismo globalizzato sia ostruito, nella sua marcia trionfale, dalla presenza di paesi che si ostinano a non capire quanto il "libero mercato" sia l'unica via possibile all'onestà e alla specchiata moralità dei costumi e della legislazione (qui, p.5), e disquisiscono, sempre allo stesso modo da circa tre decenni, di come "civilizzare" il resto del mondo.
L'Italia, notoriamente, nelle classifiche della corruzione, invariabilmente percepita, - cioè rilevata in base a questionari sottoposti da organizzazioni promosse dai paesi "moralmente superiori" (e finanziate da e/o collegate, direttamente o indirettamente, alla Open Society)-, si trova in posizione da quasi-paese in via di sviluppo: quindi, in partenza, - e con la preoccupata adesione di tutto il nostro mondo istituzional-culturale-, sul banco, se non proprio degli accusati, almeno di quelli che devono "rendere conto" a interlocutori benevoli (lo fanno per il nostro bene), ma giustamente severi.
La conclusione invariabile, per noi, ma anche per tutti i paesi non abbastanza mercatisti, è che la corruzione ha impedito la "vera" crescita e che c'è sempre tanta strada da fare per favorire l'ambiente ideale...per gli investitori esteri, che non tollerano, proprio no, di vedersi chiedere la mazzetta e di non avere tempi certi per le loro benefiche operazioni "di mercato". Operazioni che, invariabilmente, promuovono la crescita e, specialmente, l'occupazione (!) nei paesi in cui vanno ad investire, poiché il capitalismo globale, notoriamente, è sì rigorosamente attento al giusto profitto, e ci mancherebbe!, ma è essenzialmente mosso da spirito umanitario nel promuovere posti di lavoro e condizioni di dignità sociale nei paesi in cui, previa imposizione di giuste ed eque "condizionalità", generosamente interviene.

2. "Questo articolo tuttavia asserisce che non tutte le forme di corruzione sono contrarie allo sviluppo di un paese e che i metodi dell'anticorruzione possano risultare in effetti avversi sui vari paesi. 
Anzitutto, manca una univoca definizione di corruzione. Si può dire che la corruzione sia "l'abuso della pubblica fiducia per il guadagno privato". Ma il termine "pubblica fiducia" è una definizione troppo ampia poiché parti diverse della società, di una certa comunità, hanno diversi gradi di fiducia nei funzionari della pubblica amministrazione.
Allo stesso modo, "guadagno privato" ha una gamma differenziata di significati posto che tale guardagno potrebbe persino essere redistribuito alla comunità generale. 
In questo senso, l'azione di un individuo potrebbbe in effetti favorire e non ostacolare lo sviluppo. Una elargizione indebita da parte di un funzionario potrebbe o anche non portare a un produttore inefficiente.
E allo stesso modo, un capitalista nel libero mercato potrebbe non sempre usare i fondi pubblici in modo efficiente. Pertanto, non è consigliabile classificare tutte le forme di corruzione come contrarie alla crescita.
Potrebbero esserci casi in cui la corruzione "locale" potrebbe  in effetti condurre alla crescita.
Si può citare il caso in cui un investitore in Vietnam avrebbe fatto meglio ad accettare il pagamento di una mazzetta poiché il procedimento ordinario avrebbe richiesto una complessa serie di espletamenti burocratici. Questo potrebbe non essere vero in tutti i paesi. Ma, in ogni modo, indica che ogni paese ha istituzioni politiche e sociali o norme che conformano lo sviluppo in quell'area.
Da notare: la definizione della corruzione come "abuso della pubblica fiducia per il guadagno privato" la trovate, stranamente, "pari pari" qui: si tratta di un'associazione privata, ma, evidentemente, tanto influente, da imporre definizioni e basi di discussione, prese come "tecnico-giuridiche" (!), sulle quali le convergenti autorità governative di tutti i paesi del mondo disquisiscono, una volta "convocate", con assoluta serietà e convinzione.
Ma la definizione non è solo vaga, come enfatizza l'articolo in commento: indica piuttosto una "colpevolezza" in partenza tutta incentrata sull'abusivo funzionario pubblico, mostruosamente e maniacalmente propenso al proprio "guadagno privato", e all'abuso della sua posizione in danno del generoso tentativo dell'investitore estero...o del capitalista nazionale
Ma quest'ultima posizione è già meno "pura", moralmente, perchè vatti a fidare di come, un imprenditore non proveniente da un paese dichiaratosi virtuoso in base alle classifiche che ha previamente promosso, possa aver fatto funzionare il suo business: come vedremo il capitalismo "clientelare" o familista amorale, (quindi rigorosamente non anglosassone o nord-europeo), così diffuso nelle schiere delle razze inferiori - nelle classifiche- non si sa mai quali scheletri di connivenza con l'orrido Stato, nemico del "mercato libero", possa aver nascosto negli armadi. 
Dunque, la definizione di corruzione, ed è questo un punto molto importante, è fatta concidere principalmente con quella della "concussione", che è un fenomeno molto diverso, di "costrizione": non di accordo, cioè di mutuo consenso (e quindi di concorso condiviso nel reato), normalmente promosso dall'offerta avanzata operatore del "libero mercato".  
Insomma, la generosa preoccupazione dei supervisori mondialisti della "onestà", garantita dal "libero mercato",  si attiva proprio, e solo, a fronte dell'attività estorsiva fatta da un pubblico funzionario la cui autorità è naturalmente portata all'abuso. 
Ma, prima ancora, la visione della sfera del pubblico del paese "corrotto" è nutrita dall'aprioristica convinzione della sua non legittimazione a dettare regole (se non quelle rigorosamente "autorizzate" dalle organizzazioni economico-finanziarie sovranazionali o moralmente "approvate" dalle ONG mondialiste, benefattrici dei popoli "non all'altezza", come ci ricordano con classifiche, convegni e loro aggiornamenti). 
In pratica: se queste regole si rivelano aggirabili a costi ragionevoli, non ci si preoccupa della corruzione; ma se il prezzo diviene troppo alto, allora il tentativo di bypassare le regole del paese "inferiore" e non adeguato al "libero mercato", diviene una "transazione non corretta" e conveniente e il tentativo di corruzione viene tout-court definito come "concussione".
Cioè, l'episodio viene più esattamente "ribaltato" nel suo senso "negoziale": dalla corruzione, in cui l'offerta di "mazzetta" si ascrive alla iniziativa dell'investitore, alla forma dell'abuso con violenza e minaccia, tutti imputabili alla "naturale" propensione a delinquere dei pubblici ufficiali
In pratica, è questione di "potere di mercato" nella transazione: oliare i meccanismi è un incentivo al dovuto "riguardo" verso l'investitore e la sua instrinseca funzione filantropica. 
Invece, spartire i veri e propri profitti, associandosi alla loro compartecipazione, è, in definitiva intollerabile: un "salto di classe" che merita la creazione di un'autorità di supervisione mondialista e il conseguente sistema di invocazione di sanzioni e adeguati "rimedi". Rimedi alla intrusione indebita nell'affare, non limitata alla rispettosa agevolazione.

Questo dunque lo schema: il paese "inferiore" non può, per definizione, dettare regole che, pensando al pubblico interesse comunitario, risultino accettabili e legittime (almeno per l'investitore del "paese" moralmente degno e non familista): in quanto queste regole risultino comunque di ostacolo al libero fluire della "mano invisibile" che sospinge l'investitore estero, viene, perciò, abbandonata la proposta di  corruzione e si passa all'accusa implicita, - sanzionata dal pubblico ludibrio mondiale delle classifiche e dalla imposizione di "condizionalità" e "riforme" ad opera di organismi economici sovranazionali- di abuso, malversazione e, soprattutto, concussione. 
Lo Stato (altrui, non ad economia totalmente aperta agli investitori esteri dei paesi "benefattori"), è "violento o minaccioso" e quindi non legittimato né a dettare regole di ostacolo alla "mano invisibile" , né tantomeno a farle rispettare.
Eloquente dimostrazione di ciò la si ritrova in questa definizione di "corruzione" che si rinviene sul sito della Open Society: "The Open Society Foundations are working to secure legal remedies for bribery, the theft of public assets, and money laundering arising from the exploitation of natural resources". 
E già: chi è degno di appropriarsi delle "risorse naturali"? 
Non certo il funzionario sudaticcio di una paese mediterraneo o tropicale che immancabilmente chiede la mazzetta, "rubbbba" il pubblico denaro e aiuta il lavaggio del denaro sporco (non la finanza internazionalizzata anglofona, come dimostrano i "Panama Papers": proprio il funzionario pubblico dell'oscuro paese in via di sviluppo è il motore del riciclaggio!); il denaro sporco accumulato da mafie e capitalisti "clientelari" dei paesi "arretrati" (only).

3. "In secondo luogo, gli sforzi passati e attuali per combattere la corruzione o non l'hanno fermata o hanno in effetti inibito lo sviluppo di un certo paese.
Una consolidata visione dei privati assoggettati alla corruzione è che lo Stato dovrebbe avere una ridotta interferenza con l'attività economica. 
Questo approccio risalente durante gli anni 1980 e 1990, ha permesso in effetti alle imprese private e pubbliche di praticare l'attività corruttiva. Nell'era  post-Washington Consensus, gli operatori suggerirono che lo Stato intervenisse per assicurare diritti di proprietà più forti e transazioni economiche "razionali", o direttamente per "aggiustare le istituzioni".
Ciò voleva significare che lo Stato che assicurasse un sistema mercato-centrico dovesse proseguire a farlo. E inoltre, significava che lo stesso rigido schema fosse presentato ai paesi in via di sviluppo. Questo costituiva la "Agenda del Buon Governo", che ancora oggi non aiuta a correggere la corruzione. 
In effetti ha alimentato nuove forme di corruzione come il “crony capitalism” (ndt: capitalismo "clientelare" o "degli amici", tipico della transizione verso un paradigma mercatista puro), prevalente nei paesi post comunisti dell'Europa orientale e prima e durante la crisi finanziaria asiatica.
La "Good Governance Agenda" è stata inoltre un segnale che suggeriva, agli operatori che ricevevano aiuti e sussidi, di conformarvisi al fine di divenirne beneficiari, perpetuando condizioni simili a quelle presenti negli anni '80 (di dipendenza dalle indicazioni del potere costituito pur in un nuovo scenario ed indirizzo). Come lo stesso Washington Consensus, questa agenda ha in concreto inibito la crescita economica. Tuttavia, questa è l'agenda utilizzata dai leaders politici da quegli anni fino all'attuale agenda anti-corruzione.
Appunto: ridurre il perimetro dello Stato e promuovere i diritti di proprietà privata e le "transazioni economiche razionali". Inutile ripetere come ciò assomigli molto alla sistematica eliminazione di intrusi nella spartizione del bottino.

4. Queste indicazioni dalla realtà applicativa indicano che la corruzione non è sempre contraria allo sviluppo e che gli sforzi per eradicarla non l'hanno fermata e hanno frenato lo sviluppo.
Questo articolo non mira a lasciar dilagare la corruzione quanto ad indicare che c'è bisogno di nuovi approcci al problema. 
Anzitutto, gli operatori (esperti e governativi dei paesi che erogano fondi per combattere la corruzione nei paesi in via di sviluppo) non dovrebbero assumere tutte le forme di corruzione come cattive o contrarie allo sviluppo. Essi dovrebbero esaminare ciascun differente contesto istituzionale prima di applicare qualsiasi misura di contrasto. 
In secondo luogo, occorre una impostazione del tutto nuova per affrontare le forme attuali di corruzione. 
Gli operatori e i governi dovrebbero focalizzarsi sui poveri e sulla eguaglianza nel portare avanti le misure anti-corruzione. Non dovrebbero soltato porre attenzione su misure anti-corruzione mercato-centriche o funzionali alla crescita. 
In terzo luogo,  dovrebbe esserci un cambiamento di cultura operativa all'interno delle nazioni "eroganti" e le organizzazioni preposte. Gli esperti delle organizzazioni per lo sviluppo potrebbero (invece) permanere nelle stesse metodologie e soluzioni, nonostante l'affermazione di un cambio di approccio al problema. Un tale mutamento può naturalmente richiedere tempo per essere completato, ma è necessario per pervenire a un diverso approccio verso la corruzione.
Ma probabilmente, anzi con ampio margine di certezza, quando si parla di lotta alla corruzione, non si ha proprio in mente "lo sviluppo". Se così fosse, non ci si sarebbe ostinati nelle strategie anticorruzione che, negli ultimi decenni, si sono accompagnate (v, pp. 4-7) proprio alla marcata riduzione della crescita nella varie aree del mondo!
La lotta alla corruzione, condotta da decenni e con le incrollabili convinzioni che abbiamo visto, avrà mai fruttato, finora, oggettivi risultati nel promuovere la crescita "nel" libero mercato globalizzato e, specialmente, una più equa distribuzione della ricchezza? 
E più "combattono" la corruzione, ESSI, per il nostro bene, più diventa equa.
Ma si sa: è colpa degli Stati, brutticorrotti...

62 people own the same as half the world, reveals Oxfam Davos report



Infographic: The global pyramid of wealth | Statista
http://www.valuewalk.com/wp-content/uploads/2014/11/Wealth-Inequality-1.jpg

15 commenti:

  1. Questo “generoso” impegno contro la corruzione ha trovato in Italia un terreno molto fertile: nelle memorie di Carli, per esempio, la corruzione è un refrain ossessivo, il fil rouge con cui interpretare tutti gli scostamenti dalla più stretta ortodossia liberista avvenuti durante la storia repubblicana.

    Un esempio fra i tanti (G. Carli, Cinquant’anni di vita italiana, Laterza, Roma-Bari, 1996 [1993], pagg. 132-3): “Risale infatti al Consiglio dei ministri del 9 aprile 1951 la relazione del ministro La Malfa su «La riorganizzazione delle partecipazioni economiche dello Stato». La Malfa, tra le proteste dell’opposizione, era stato nominato cinque giorni prima da De Gasperi ministro per il Commercio con l ’Estero, ruolo che svolse brillantemente, dopo aver lasciato l ’incarico di studiare la ristrutturazione dell’Iri, affidatogli quando era ancora ministro senza portafoglio.
    De Gasperi ascoltò la relazione, accompagnata da uno studio commissionato alla società di consulenza Stanford Research Institute. Prese il progetto, lo mise nel cassetto e ve lo tenne chiuso per tutto il resto della sua presidenza del Consiglio. Nell’intervallo tra la presentazione del progetto La Malfa e il momento nel quale Segni lo tirò fuori dal cassetto e lo presentò alla Camera, l ’evento più significativo fu senza dubbio la legge del 10 febbraio 1953, n. 136, che istituiva l’Ente nazionale idrocarburi. Luigi Sturzo scrisse articoli durissimi contro quell’iniziativa nella quale vedeva la nascita di uno strumento di corruzione. Nei mesi che precedettero la sua morte, don Sturzo chiamava spessissimo la signora Berni per convocarmi nel convento delle orsoline sulla Tuscolana. Con gli occhi di oggi, posso dire che Sturzo aveva della società italiana, dei partiti, della Dc in particolare, una opinione assolutamente preveggente, direi profetica. Per lui Mattei, l’Eni erano il male assoluto, il demonio. Con gli occhi di allora, quelle sue prese di posizione apparivano reazionarie, contrarie al nuovo, al progresso. Non lo erano. Sturzo difendeva un modello di «Stato minimo» perché temeva che la corruzione da metodo limitato al reperimento di fondi per i partiti, evidente nell’Eni anche nel suo atto di nascita, si estendesse in tutta la società come una vera e propria epidemia, vincendo, con la seduzione, le forze che avrebbero potuto contrastare la corruzione.


    Quando le classi dirigenti di un paese considerano la democrazia sinonimo di corruzione, è un po’ difficile immaginarle pronte, o anche solo capaci, di arginare operazioni di spoliazione condotte sulla base di quello stesso presupposto di cui per anni hanno voluto che i media nazionali si facessero megafoni...

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    1. Come volevasi dimostrare, i "grandi protagonisti" della..democrazia costituzionale sono sempre gli stessi.
      Gli artt.41, 42 e 43 (la sistematica era, un tempo, incredibilmente insita nella stessa fonte normativa)avevano già svolto quel ruolo di spauracchio che gli attribuisce Kalecky.

      E certo, la classe dirigente italiana, non aveva bisogno di un occhiuto e folleggiante paradigma internazionalista, e sovranazionale, per dilettarsi di moralità.

      "Stranamente", sempre a danno della classe soccombente nel conflitto sociale; che doveva rimanere tale con ogni mezzo.

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    2. Grazie Arturo per questa ulteriore fonte; unita alle altre rende chiaro cosa intendessero come corruzione i CATTOLICI REAZIONARI: tutto ciò che toglie il LIBERO DISPIEGAMENTO DEL POTERE DEL VATICANO SULLO STATO ITALIANO, uno dei poteri PRIVATI più CORROTTI del pianeta. Il Vaticano non è una religione, e qui lo ripeto per l'ennesima volta, e non siamo in una guerra di religione; il Vaticano è una multinazionale immobiliar-finanziaria internazionalista unita a una gerarchia che ha orgasmi multipli a manneggiare e corropere i poteri pubblici dello Stato moderno, andando a braccetto nello stesso tempo con i più ricchi capitalisti del pianeta.
      "Paolo Gentiloni è discendente della famiglia dei conti Gentiloni Silveri, nobili di Filottrano, Cingoli e Macerata,[1] imparentati con Vincenzo Ottorino Gentiloni, noto per l'omonimo patto che all'inizio del Novecento segnò l'ingresso dei cattolici nella vita politica italiana. Durante l'infanzia Gentiloni frequenta un istituto montessoriano e riceve un'educazione cattolica: fa anche da catechista insieme con Agnese Moro, figlia di Aldo."
      https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Gentiloni
      "Casa Gentiloni è uno degli appartamenti del palazzo interamente di proprietà dei discendenti del famoso conte Ottorino Gentiloni Silverj, uomo di fiducia di Pio X e promotore del «patto» col quale i cattolici tornarono a votare nelle elezioni del 1913."
      http://www.lastampa.it/2014/11/01/italia/politica/quel-ministro-rutelliano-politicamente-renziano-prima-ancora-di-renzi-2LRqv0TzRCJU7zJcm8eP6L/premium.html
      " Dal Patto Gentiloni in poi è stato un crescendo dell’azione del cattolicesimo politico in Italia, compresa la gloriosa, unica esperienza della Democrazia cristiana.[...]
      Sì, perché la formazione cattolica di Paolo Gentiloni è figlia della storia delle sue origini. Infatti, il conte Gentiloni è stato fautore e protagonista con i vari Grosoli, Paganuzzi, Murri, Sturzo dell’ingresso ufficiale dei cattolici in politica, dopo l’attenuazione e l’abrogazione del non expedit, promulgato da Pio IX nel 1874, in seguito alla presa di Porta Pia, da parte dei Savoia, che impediva ai cattolici di partecipare attivamente alla vita politica nel nuovo regno. Il patto Gentiloni del 1913, voluto da cattolici e liberali giolittiani, fu sottoscritto per agevolare finalmente l’ingresso dei primi come deputati e per accrescere il peso parlamentare dei liberali, che aderivano ai sette punti dell’accordo in cambio dei voti dei cattolici. E’ proprio impossibile, agli inizi del terzo millennio della storia, pensare a un nuovo patto che consenta a una libera unione politica di cattolici di riprendere a fare politica in forma organizzata nelle nostre istituzioni locali, regionali, nazionali, europee? "
      http://formiche.net/2016/12/15/paolo-gentiloni-cattolici-politica/
      " In tal senso va aggiunto che la chiesa per secoli ha saputo trarre beneficio da un ordine sociale che le garantiva ampia facoltà d'azione, lasciandola agire quale luogo di educazione delle giovani generazioni: basti pensare ai gesuiti e a molti altri ordini religiosi. In seguito, con il pieno trionfo dello stato moderno, lo spazio di un'istruzione indipendente si è ridotto sempre di più, poiché i poteri sovrani hanno avuto bisogno di dotarsi di formidabili strumenti di costruzione del consenso."
      http://www.brunoleoni.it/a-scuola-di-imu
      Con lo stato moderno democratico "l'ampia facoltà d'azione" della Chiesa si era ovviamente ridotta.
      In tal senso possiamo interpretare la loro discesa in campo all'interno delle istituzioni dello Stato moderno, al fine di renderlo stato minimo, e la loro contemporanea alleanza internazionalista insieme ai capitalisti anglosassoni e ai peggiori poteri elitisti antidemocratici sparsi in tutto il mondo, compresa la dittatura Pinochettiana, tutti contro la democrazia e il benessere di massa.

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    3. « Carlo Marx è stato mandato in soffitta. »
      (Discorso alla Camera dei Deputati, 8 aprile 1911, citato in Discorsi parlamentari di Giovanni Giolitti, v. III, Tipografia della Camera dei deputati, Roma, 1953-1956)

      Giolitti aveva comunque capito la pressione che saliva dall'inaffidabile e contraddittorio movimento socialista ed andò quindi a cercare quei naturali alleati che gli offriva la Chiesa di papa Pio X che, preoccupato del pericolo sovversivo, aveva attenuato il non expedit[6] consentendo ai conservatori cattolici di partecipare alle elezioni politiche del 1909 assicurando in questo modo il rafforzamento del governo Giolitti[7] che da questo momento iniziò il suo cammino verso la destra conservatrice, la quale avrebbe celebrato nel 1910, a Firenze, la nascita del partito nazionalista che chiedeva a gran voce l'ingresso della Terza Italia nella gara coloniale delle grandi potenze europee.

      La guerra italo-turca, realizzata con l'appoggio diplomatico delle potenze dell'Intesa, voluta dall'opinione pubblica italiana e dalla borghesia industriale interessata alla produzione bellica, rappresenta l'inizio della fine dell'età giolittiana.
      [...]
      Dopo il congresso di Reggio Emilia del 1912 che aveva visto l'espulsione dell'ala moderata e il prevalere della corrente massimalista, guidata da un giovane anarco-sindacalista, Benito Mussolini, divenuto direttore dell'"Avanti!", tutto stava ad indicare che la lotta politica si stava acutizzando tra l'estremismo di sinistra e una borghesia passata alle tesi dell'imperialismo.
      Furono forse queste preoccupazioni che nell'imminenza delle elezioni del 1913 spinsero Giolitti alla ricerca di un più vasto consenso di massa con l'istituzione del suffragio universale maschile e soprattutto con il patto Gentiloni[8] con i cattolici in funzione antisocialista.
      https://it.wikipedia.org/wiki/Et%C3%A0_giolittiana

      Vincenzo Gentiloni e i cattolici vicini al suo orientamento si schieravano invece con la monarchia e con i liberali giolittiani per fermare l'avanzata socialista, marxista e anarchica. Tale orientamento, volto a preservare il patrimonio di valori tradizionali del mondo cattolico, era condiviso anche da Pio X, che nel decreto Lamentabili Sane Exitu nel 1907 aveva condannato 65 proposizioni moderniste e subito dopo aveva comminato la "scomunica" del modernismo nell'enciclica Pascendi Dominici gregis.
      [...]
      Giolitti, e con lui vari esponenti della classe politica che aveva governato l'Italia nel suo primo cinquantennio di vita, desiderava bloccare l'avanzata del Partito Socialista Italiano. Prese perciò l'iniziativa di rivolgersi all'Unione Elettorale Cattolica Italiana. Contando sull'esistenza di un precedente (le elezioni del 1909), l'esperimento della collaborazione con i cattolici fu rinnovato.
      https://it.wikipedia.org/wiki/Patto_Gentiloni

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    4. Naturalmente sono anche esistiti i cattolici progressisti come Enrico Mattei, che in effetti sono morti "incidentati" perché protagonisti del miracolo economico che creò benessere a tutta l'Italia e non solo ad un'élite.

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    5. Pensiamo pure ad Aldo Moro...
      D'altra parte "nulla salus sine ecclesiam", in molti, molti sensi (non quello di andare tutti i giorni a messa, peraltro)...

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    6. Si, e adesso abbiamo, non a caso, l'eterno ritorno dei "Gentiloni", oggi in salsa €uropeista:"Esatto, dobbiamo cedere sovranità a un'Europa unita e democratica"
      http://www.ilgiornale.it/news/politica/quando-gentiloni-twittava-dobbiamo-cedere-sovranit-ue-1341173.html
      "Roma, 26 set. (LaPresse) - "Su questo viaggio del Papa titolerei: il Papa globale o la globalizzazione della misericordia. Proprio perché il pontefice ha parlato più volte del rischio di una globalizzazione dell'indifferenza". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, a Soul, il programma-intervista di Tv2000 condotto da Monica Mondo.[...]Il ministro degli Esteri ha inoltre sottolineato che "nel contesto internazionale non essendoci più un ordine basato su due grandi potenze o su una singola superpotenza come è stato alla fine degli anni novanta, risalta il ruolo di autorità morale della Chiesa. E poi Papa Francesco è anche la personificazione della Chiesa globale"."
      http://www.lapresse.it/gentiloni-bergoglio-e-papa-della-globalizzazione-della-misericordia.html
      "Il premier Paolo Gentiloni dal canto suo ha chiamato il Pontefice ribadengoli la gratitudine dell'Italia " per la forza ispiratrice del suo messaggio e del suo esempio"."
      http://www.iltempo.it/cronache/2016/12/17/news/papa-francesco-compie-80-anni-gli-auguri-a-bergoglio-da-tutto-il-mondo-1024343/

      "Soprattutto, Papa Francesco, scrive nella prefazione il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, «ha cambiato il tono del discorso politico mondiale, con l’appello a un dialogo serio, all’inclusività, a stigmatizzare la “globalizzazione dell’indifferenza” e porre al centro dell’agenda internazionale la dignità della persona, invitando a guardare il mondo dalla “periferia”. Si tratta di concetti essenziali - osserva ancora Gentiloni - mentre risorgono barriere e nazionalismi nell’Europa alle prese con i flussi di migranti e rifugiati. Sta alla Comunità Internazionale fare tesoro del richiamo del Santo Padre ad agire nella consapevolezza dell’interdipendenza tra i popoli e nell’obiettivo condiviso del bene comune». "
      http://www.lastampa.it/2016/04/12/vaticaninsider/ita/recensioni/la-geopolitica-di-francesco-analizzata-da-un-diplomatico-K1CfxtuoUDWzwIra4IfIYN/pagina.html

      DA NOTARE IL "mentre RISORGONO BARRIERE E naZZionalismi"

      Ma Bergoglio era quello che "Accogliete tutti gli immigrati"
      http://www.ilgiornale.it/news/lappello-papa-ai-romani-accogliete-tutti-immigrati-1121739.html

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    7. Sono concetti così essenziali che, essendo tali alla lettera, non solo nessuno li aveva mai pensati prima, ma che hanno immediatamente avviato la soluzione del problema. Fin dalle sue cause, combattute con queste illuminanti e essenziali parole, in modo veramente concreto e definitivo...
      Definitivo specialmente

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  2. Chang è Chang.

    La corruzione è come la libertà dei liberali: è buona in funzione di chi ne gode.

    1 - la mazzetta è corruzione se produce diffusione di ricchezza QUINDI crescita economica.

    2 - la mazzetta è "finanziamento" se concentra potere e ricchezza dei grandi gruppi privati tramite la deindustrializzazione, la monopolizzazione violenta delle risorse e della captive demand: insomma, il finanziamento è tale se porta deflazione.

    Ricordate il sacramento del clero elitista: come sa il buon fenomenologo, quando un liberale parla di "fiducia", parla del "credito privato" da concedersi alla massa di zotici al posto di quello pubblico.

    Il debito pubblico è un atto impuro: essendo fondamentalmente una autoerotica "partita di giro".

    Lo Stato è brutto perché lo Stato È il Popolo: e il popolo è brutto.

    Il Mercato disse: « non avrai altro Dio all'infuori di me ».

    La trasparenza è sempre un concetto da inserirsi nei dieci comandamenti della dialettica liberale: trasparenza per gli oppressi, privacy per gli oppressori.

    (Il socing era effettivamente più... socialista)

    E la morale liberale, di banchieri e rentiers, la si conosce: la diffusione di ricchezza alla plebaglia, come quella che avviene tramite il pubblico Stato sociale, « è un crimine »

    Il Mercato dice: « Non rubare »

    (E sui sociale e nel web « non dite falsa testimonianza »)

    Ricordatevi, cari imprenditori, corruttori o concussi: sapete dove andarvi a confessare.

    Un banchiere sarà sempre il vostro sacerdote.

    Amen.

    ...e andate... in pace.

    (cosmopoliticamente e federalisticamente, si intende)

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    1. Ma tu dici che Trump ha già calato le braghe col clero elitista dei banchieri, viste le ultime "nomine"?
      (L'inquietante interrogativo è rivolto anche ad Arturo) :-)

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    2. • un'affermazione del post:

      "Gli operatori e i governi dovrebbero focalizzarsi sui poveri e sulla eguaglianza nel portare avanti le misure anti-corruzione. Non dovrebbero soltato porre attenzione su misure anti-corruzione mercato-centriche o funzionali alla crescita."

      • un commento di Quarantotto in http://orizzonte48.blogspot.it/2016/12/luropa-dei-network-tecnocratici.html?showComment=1481871769309#c8298470032528667366

      "Il rapporto normale del capitalismo con le pubbliche istituzioni politiche, dunque, è la corruzione, che rappresenta l'applicazione del metodo concorrenziale al processo di formazione dell'indirizzo politico (si tratta, a ben vedere, di un corollario della formazione dei prezzi in regime oligopolistico)."

      • e il commento di Bazaar

      "Lo Stato è brutto perché lo Stato È il Popolo: e il popolo è brutto."

      ------------------------

      Ne consegue che il solo modo per combattere la corruzione è rafforzare il controllo democratico sulle istituzioni (ché dal punto di vista del capitalista e nel linguaggio del capitalista il popolo è competitor). Fine. Ho capito bene? :-)

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    3. Grazie dell'operazione di "raccordo" interna al materiale del blog. Questo è lo spirito costruttivo to enhance awareness :-)

      Se vuoi un precedente "organico" su tale punto
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/03/lattacco-finale-del-liberismo-alle.html

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    4. Questa l’ho appena vista: ennesima "pick" non molto incoraggiante. Però le dinamiche di fondo restano quelle che sono...

      @Fabio: mi era piaciuto molto anche questo post (me lo ricordavo, ma non lo trovavo...:-)), in particolare questo passaggio: "E' chiaro che per la forma più massiccia e seriale di corruzione, quella che agisce sul processo normativo, il rimedio essenziale è la democrazia sostanziale, cioè il fare le leggi per gli interessi pluralistici e compositi tutelati dalle norme costituzionali che soprassiedono alle funzioni di governo (esecutivo e parlamento) e di "buona amministrazione". In breve, si tratterebbe di ripristinare, o meglio ancora, pienamente realizzare la LEGALITA' COSTITUZIONALE."

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  3. Maurizio Franzini: "La corruzione e il mercato". Interessanti osservazioni.

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